|servizi extraziendali | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Spese generali | 150 | 1,2 | - | |(telefono, postali, ecc.) | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Canoni, diritti e affitti | 45 | 0,4 | - | |____________________________|___________|____________|_____________| |Imposte, contributi e tasse | 340 | 2,7 | - | |____________________________|___________|____________|_____________| |Salari e stipendi (inclusi | 2.980 | 23,2 | 2.800-3.100 | |oneri sociali) e | | | | |remunerazione | | | | |dell'imprenditore | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Ammortamenti | 1.300 | 10,1 | 950-1.600 | |____________________________|___________|____________|_____________| |Interessi sul capitale | 485 | 3,8 | 390-730 | |circolante | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Interessi sul capitale fisso| 755 | 5,9 | 505-1.005 | |____________________________|___________|____________|_____________| |COSTO TOTALE UNITARIO | 12.825 | 100,0 | - | |___________________________________________________________________| |____________________________ ___________ ____________ _____________| |Reddito lordo | 7.695 | 51,3 | 6.900-8.500 | |(RL=Ricavo-costi espliciti) | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Reddito netto aziendale | 6.395 | 42,6 | 4.600-5.500 | |(RNA=RL - ammortamenti) | | | | |____________________________|___________|____________|_____________| |Reddito da capitale (RC=RNA-| | | | |costo totale del lavoro | | | | |aziendale incluso quello | | | | |dell'imprenditore e dei | | | | |familiari) | 3.415 | 22,8 | 1.600-550 | |____________________________|___________|____________|_____________| |Reddito da lavoro | | | | |dell'imprenditore e dei suoi| | | | |familiari (RLav=RNA - costo | | | | |del lavoro esterno) | 4.465 | 29,8 | 3.500-4.400 | |____________________________|___________|____________|_____________| A tale data risultavano censiti 675 allevamenti, comprensivi delle aziende agricole, per un totale di 2.400 addetti. La produzione totale dell'acquicoltura nel 1981 e' stata di circa 60.000 tonn, quella del 1991 di 162.000 tonn, mentre il numero attuale degli impianti e' di 1.000; si osserva come in questo decennio la produttivita' per azienda sia aumentata, passando dalle 88 tonn del 1981 alle attuali 160 tonn. Stimando che la produttivita' per addetto sia passata dalle 25 tonn del 1981 alle 40 tonn attuali, il numero totale degli addetti risulta essere 4.000 e di circa 7.000 se si considera l'indotto. A tali dati vengono poi aggiunti quelli riguardanti la produzione ittica in ambienti lagunari, gestiti per lo piu' da imprese cooper- ative medio-piccole, che costituiscono il tipo di impresa piu' idonea e funzionale alla particolare gestione che gli ambienti lagunari richiedono. Da una recente indagine eseguita presso le tre Centrali Cooper- ative, riguardanti le cooperative ad esse associate che risultano esclusivamente o parzialmente operanti in ambienti lagunari, risultano censite 58 aziende con un numero di 4.500 occupati tra soci e dipendenti. In generale, quindi, il numero degli occupati nel settore dell'acquicoltura in Italia e' di circa 12.000 addetti. 1.9 Analisi degli interventi comunitari. - La politica di supporto a favore del settore acquicoltura prevede varie forme di finanziamento regolamentate da leggi nazionali - L. 17/2/1982 n. 41; L. 1/3/1986 n. 64; L. 28/2/1986 n. 44 -, regionali e comunitarie. Le fonti di finanziamento utilizzate sono risultate per lo piu' l'autofinanziamento (44 %), oltre a fondi pubblici (23 %), prestiti e mutui agevolati, rispettivamente il 20 percento ed il 12 %. A supporto delle esigenze di start-up economico finanziario e gestionale degli operatori del settore, analizziamo di seguito gli interventi comunitari. La CEE e' intervenuta finanziando in Italia, nell'ambito del Reg. 2908/83, nel periodo 1983-86, 38 progetti per un totale di 12.333.967 ECU; nell'ambito del Reg. 4028/86 la CEE ha finanziato nel periodo 1987-89 41 progetti per un ammontare di 15.956.113 ECU (tabella 23) e nel periodo 1990-92 48 progetti per un totale di 28.356.000 ECU (tabella 24). Da sottolineare che solitamente non tutti i progetti ammessi a contributo vengono realizzati; nel 1990, ad esempio, solo 7 impianti risultavano realizzati a fronte di 19 progetti approvati. Poiche' il gap esistente tra il sistema italiano e quello straniero viene fatto risalire per lo piu' ad elevati costi di produzione, si auspica che la politica di supporto venga in futuro orientata a progetti che prevedano l'integrazione delle aziende in un ciclo produttivo piu' ampio, che comprenda centri di riproduzione e svezzamento, impianti per la produzione di alimenti, servizi per l'assistenza tecnica etc. Da non sottovalutare la necessita' del perseguimento della cosiddetta qualita' totale, in modo da migliorare la competitivita' del prodotto, al fine di realizzare un fattore di difesa della produzione nazionale dalle importazioni sempre piu' competitive. E' inoltre, opportuno che gli interventi siano tarati a seconda della fase di esistenza dell'impianto, nell'ottica del mercato finale di riferimento. Sara' opportuno distinguere il mercato di sbocco secondo la destinazione del prodotto, considerandolo segmentato in: mercato dei consumatori finali, catering, mercato di trasformazione industriale. Infine, in un'ottica strategica di politica di investimenti futuri, si impone per gli imprenditori il passaggio da un orientamento alla produzione ad un orientamento al mercato o, meglio, ai mercati di sbocco opportunamente segmentati. 1.10 Identificazione dei maggiori fattori limitanti lo sviluppo settoriale. - Nel Terzo Piano Triennale della Pesca e della Acquicoltura, per le produzioni ittiche da allevamento erano stati identificati i seguenti fattori limitanti: - complesso rapporto tra acquicoltura ed ambiente, sia per quanto riguarda la capacita' di utilizzare al meglio le risorse ambientali, talvolta degradate, sia per gli impianti dell'acquicoltura sull'ambiente, con particolare riferimento a quegli ecosistemi soggetti a fragili equilibri; - mancanza di strumenti legislativi, che permettano un piu' agile accesso alle aree demaniali ed adeguamento dei canoni alla realta' economica dell'acquicoltura, che in particolare per le attivita' a mare evidenzia ancora molteplici rischi; - mancanza di una educazione ambientale produttiva, anche in aree conservate da attivita' umane, e crescita progressiva di una visione di tutela integrale che, impedendo gli interventi gestionali, rischia di vanificare simultaneamente ambienti e produzioni estensive; - mancanza di una reale capacita' produttiva per il novellame di spe- cie da acquicoltura, che permetta di ottenere risultati stabili grazie a solide metodiche produttive. Cio' e' testimoniato dalla importazione di novellame, che riguarda gran parte delle specie allevate. L'elevato costo del novellame e la sua qualita', non ne consentono l'impiego per ripopolamenti in ambienti naturali, come ad esempio le lagune costiere demaniali; Ne consegue una dipendenza ancora forte dalla disponibilita' di novellame raccolto in natura, che non permette di programmare, a causa delle variazioni di rendimento stagionali, e che comunque puo' creare conflitti. - Basso numero di specie acquatiche per le quali si disponga di adeguate tecnologie riproduttive; - carenze di tipo bio-tecnico relative alle fasi di ingrasso e di svezzamento larvale, a causa della ancora ridotta disponibilita' di alimenti ottimali per l'allevamento delle specie marine, con particolare riferimento agli stadi in svezzamento ed alla ancora limitata conoscenza dei processi ontegenetici; - mancanza di sistemi che permettano una piu' corretta circolazione dell'informazione tra ricercatori e produttori e tra produttori, con conseguente mancanza di omogeneita' delle tecniche applicate, come avviene invece in capitoli piu' maturi dell'acquicoltura; - mancanza di Centri di Quarantena per il materiale di importazione per allevamento; - non adeguamento della normativa sanitaria vigente con il Codice Zoosanitario Internazionale (O.I.E.); - mancanza di operativita' di un sistema efficiente di rilevamento statistico che permetta di programmare i nuovi interventi, in base alle tendenze di mercato, inquadrando la produzione italiana nel contesto mediterraneo, dato che il servizio avviato dall'ICRAM e' ancora in fase iniziale; - carenti programmi di formazione che non rispondono alle esigenze del mondo della produzione, che peraltro reclama personale specializzato; - ridotto impatto dei programmi di ricerca sulla produzione, per mancanza di coordinamento, e per assenza di diffusione e trasferimento dei risultati ottenuti; - squilibrio nei sostegni alla produzione tra contributi in conto capitale ed in conto interesse; in generale, carente politica del credito di esercizio in acquicoltura; - carente confronto tra Stato e Regioni, tra Regioni e Comuni; - incerta collocazione istituzionale dell'acquicoltura nelle varie Amministrazioni (INPS, Tariffe elettriche). I fattori limitanti elencati, con una divisione adottata per questo documento di lavoro, pur esistendo vaste aree di sovrapposizione di quanto identificato, si possono dividere in estrinseci, se riferiti a fattori al contorno del comparto, che sullo stesso hanno vari gradi di incidenza ed interazione; ed intrinseci se superabili all'interno del comparto stesso. L'Amministrazione marittima ha considerato, alla luce della analisi conoscitiva effettuata, che gran parte dei fattori estrinseci sopra elencati, per la loro complessita', restano ancora del tutto validi anche se il maggior grado di maturita' del settore ne permette una piu' dettagliata identificazione. Per quanto concerne alcuni fattori intrinseci, l'attuazione del Piano ha consentito il superamento parziale o totale degli stessi. In particolare ci si riferisce ai punti d, f e l, relativi rispettivamente alla produzione del seme, alle tecniche di svezzamento larvale e di ingrasso ed al rilevamento statistico: aspetti sui quali si sono riscontrati notevoli avanzamenti sia per la produzione che per il supporto alla programmazione. Da un punto di vista generale l'Amministrazione marittima, in considerazione dello stato dell'arte e del conforto diretto delle esperienze dei produttori, ha identificato da un punto di vista gerarchico due grandi ordini di problemi che possono essere identificati come Ambiente e Mercato. Infatti, i problemi ambientali considerati sono strettamente legati all'evoluzione del comparto in Italia ed all'estero. Nel trascorso triennio si e' assistito ai primi conflitti relativi in materia di acquicoltura ed ambiente, e per la prima volta i produttori di specie ittiche pregiate hanno dovuto fronteggiare una consistente offerta di prodotto da altri Paesi, con effetti sui prezzi e quindi su tutta la struttura economica dell'attivita'. Acquacoltura: numero di progetti finanziati nell'ambito del Reg. 4028/86 (1987-1988) (ECU) Tab. 23 ___________________________________________________________________ | anno | 1987 | | |________________________________________________| | Stati | N | Investimento | Investimento | | Membri | progetti | ammesso | concesso | |__________________|__________|__________________|__________________| | Germania | 8 | 4.144.834 | 963.800 | | Belgio | 1 | 443.221 | 110.805 | | Danimarca | 7 | 2.095.923 | 523.850 | | Spagna | 44 | 25.466.418 | 8.940.368 | | Francia | 21 | 5.017.490 | 1.267.943 | | Grecia | 12 | 8.037.116 | 2.896.340 | | Italia | 11 | 12.357.713 | 4.094.567 | | Irlanda | 9 | 4.046.476 | 1.469.595 | | Paesi Bassi | 2 | 1.716.181 | 407.135 | | Portogallo | 16 | 5.775.372 | 2.244.712 | | Regno Unito | 6 | 1.769.347 | 628.598 | |__________________|__________|__________________|__________________| | TOTALE | 137 | 70.870.091 | 23.557.713 | |__________________|__________|__________________|__________________| Fonte: banca dati ICRAM segue Tab. 23 ___________________________________________________________________ | anno | 1988 | |__________________|________________________________________________| | Stati | N | Investimento | Investimento | | Membri | progetti | ammesso | concesso | |__________________|__________|__________________|__________________| | Germania | 6 | 5.288.319 | 1.309.236 | | Belgio | - | - | - | | Danimarca | 9 | 6.197.696 | 1.532.326 | | Spagna | 111 | 34.485.619 | 11.657.406 | | Francia | 40 | 9.849.003 | 2.608.678 | | Grecia | 15 | 14.466.306 | 4.970.093 | | Italia | 13 | 15.292.329 | 5.767.871 | | Irlanda | 18 | 12.326.027 | 4.345.740 | | Paesi Bassi | 6 | 1.731.347 | 432.836 | | Portogallo | 17 | 5.274.340 | 2.031.617 | | Regno Unito | 31 | 15.140.518 | 5.321.312 | |__________________|__________|__________________|__________________| | TOTALE | 266 | 120.051.506 | 39.977.115 | |__________________|__________|__________________|__________________| Fonte: banca dati ICRAM segue Tab. 23 ___________________________________________________________________ | anno | 1989 | | |________________________________________________| | Stati | N | Investimento | Investimento | | Membri | progetti | ammesso | concesso | |__________________|__________|__________________|__________________| | Germania | 4 | 476.827 | 119.958 | | Belgio | - | - | - | | Danimarca | 3 | 2.311.342 | 523.480 | | Spagna | 47 | 20.652.097 | 6.841.614 | | Francia | 38 | 16.490.838 | 3.996.897 | | Grecia | 14 | 11.895.761 | 4.067.412 | | Italia | 17 | 19.878.343 | 6.093.675 | | Irlanda | 12 | 7.392.887 | 2.565.168 | | Paesi Bassi | 7 | 3.099.128 | 675.917 | | Portogallo | 16 | 9.881.744 | 3.782.560 | | Regno Unito | 19 | 9.709.790 | 3.744.214 | |__________________|__________|__________________|__________________| | TOTALE | 177 | 101.788.757 | 32.430.895 | |__________________|__________|__________________|__________________| Fonte: banca dati ICRAM segue Tab. 23 ___________________________________________________________________ | anno | TOTALE | | | 1987-1989 | | |________________________________________________| | Stati | N | Investimento | Investimento | | Membri | progetti | ammesso | concesso | |__________________|__________|__________________|__________________| | Germania | 18 | 9.909.900 | 2.392.994 | | Belgio | 1 | 443.221 | 110.805 | | Danimarca | 19 | 10.604.963 | 2.579.656 | | Spagna | 202 | 88.664.134 | 27.439.388 | | Francia | 99 | 31.357.331 | 7.873.519 | | Grecia | 41 | 34.399.183 | 11.953.845 | | Italia | 41 | 47.528.385 | 15.956.113 | | Irlanda | 39 | 23.765.390 | 8.380.503 | | Paesi Bassi | 15 | 6.546.656 | 1.515.888 | | Portogallo | 49 | 20.931.456 | 8.058.889 | | Regno Unito | 56 | 26.619.655 | 9.694.124 | |__________________|__________|__________________|__________________| | TOTALE | 580 | 292.710.354 | 95.955.723 | |__________________|__________|__________________|__________________| Fonte: banca dati ICRAM Acquacoltura: numero di progetti finanziati nell'ambito del Reg. 4028/86 (1990-1992) (ECU) Tab. 24 __________________________________________________________________ | anno | 1990 | 1991 | | |_________________________|_________________________| | Stati | N | Investimento | N | Investimento | | Membri | progetti | concesso | progetti | concesso | |______________|__________|______________|__________|______________| | Germania | 2 | 500.000 | 2 | 392.000 | | Belgio | - | - | - | - | | Danimarca | 7 | 1.380.000 | 9 | 904.000 | | Spagna | 81 | 9.340.000 | 67 | 8.134.000 | | Francia | 51 | 4.680.000 | 64 | 5.427.000 | | Grecia | 37 | 6.420.000 | 33 | 7.713.000 | | Italia | 19 | 11.530.000 | 12 | 8.156.000 | | Irlanda | 10 | 2.221.000 | 6 | 1.449.000 | | Paesi Bassi | 8 | 840.000 | 5 | 646.000 | | Portogallo | 32 | 7.360.000 | 18 | 2.919.000 | | Regno Unito | 15 | 2.830.000 | 10 | 1.901.000 | |______________|__________|______________|__________|______________| | TOTALE | 262 | 47.101.000 | 226 | 37.641.000 | |______________|__________|______________|__________|______________| Fonte. banca dati ICRAM segue Tab. 24 __________________________________________________________________ | anno | 1992 | TOTALE | | | | 1990-1992 | | |__________ ______________|__________ ______________| | Stati | N | Investimento | N | Investimento | | Membri | progetti | concesso | progetti | concesso | |______________|__________|______________|__________|______________| | Germania | 2 | 830.000 | 6 | 1.722.000 | | Belgio | 1 | 400.000 | 1 | 400.000 | | Danimarca | 6 | 1.750.000 | 22 | 4.034.000 | | Spagna | 37 | 5.460.000 | 185 | 22.934.000 | | Francia | 62 | 6.790.000 | 177 | 16.897.000 | | Grecia | 35 | 7.450.000 | 105 | 21.581.000 | | Italia | 17 | 8.670.000 | 48 | 28.356.000 | | Irlanda | 6 | 780.000 | 22 | 4.450.000 | | Paesi Bassi | 1 | 30.000 | 14 | 1.516.000 | | Portogallo | 14 | 4.820.000 | 64 | 15.099.000 | | Regno Unito | 7 | 2.050.000 | 32 | 6.781.000 | |______________|__________|______________|__________|______________| | TOTALE | 188 | 39.030.000 | 676 | 123.772.000 | |______________|__________|______________|__________|______________| Fonte: banca dati ICRAM Poiche' il Piano dovrebbe, a fronte della situazione economica complessiva del nostro Paese, considerare prioritariamente l'occupazione e l'autosufficienza alimentare, e' conseguente che tutti i fattori che limitano il consolidamento e lo sviluppo settoriale, limitano anche la crescita occupazionale. Cio' premesso e con spirito di continuita' dell'azione del precedente Piano, sono di seguito elencati i fattori estrinseci ed intrinseci che sono ancora ritenuti limitanti per il settore. Fattori estrinseci: - Crescente degrado ambientale lungo la fascia costiera, con particolare riguardo agli ecosistemi lagunari, che rende incerto il futuro di quelle attivita' di acquicoltura che di fatto evidenziano il piu' elevato livello di compatibilita' ambientale. - Mancanza di formazione ed educazione ambientale produttiva, dovuta alla crescita progressiva di una visione di tutela integrata, che impedendo gli interventi gestionali mette a rischio simultaneamente ambienti e produzioni ecologicamente ed economicamente sostenibili. - Complesso ed incerto regime concessorio per l'uso delle aree marine da destinare ad acquicoltura, con ritardo del processo di riconversione ed utilizzazione integrata della fascia costiera. - Difficolta' di identificazione di quadri di riferimento amministrativo certo, per mancanza di coordinamento tra amministrazioni locali e centrali, per incerta collocazione del comparto nell'ambito dei futuri riassetti istituzionali. - Difficolta' di recepimento ed attuazione delle normative sanitarie internazionali con riflessi sull'efficacia del controllo e sul mercato, accentuato dalla mancanza di centri di quarantena. - Programmazione comunitaria insufficiente a garantire un'armonica e diversificata crescita delle produzioni nei Paesi membri. Fattori intrinseci: - Ridotta diversificazione produttiva per il basso numero di specie allevate. - Ridotta ricaduta della ricerca sulla produzione per mancanza di coretti sistemi di informazione e trasferimento delle conoscenze. - Mancanza di un sistema di formazione che effettivamente risponda alla domanda di mercato ed al rilascio di certificazioni con valore legale per i formati. - Eccessivo impiego dell'incentivo alle realizzazioni attraverso i contributi in conto capitale e carente politica del credito di esercizio con particolare riferimento alle fasi di avvio produttivo. - Mancanza di tecnologie affidabili per il trattamento delle acque reflue dagli intensivi. - Mancanza di una produzione di seme qualitativamente migliorata ed adatta alle differenti strategie produttive. - Ritardo dell'organizzazione di Associazioni di Produttori in riferimento all'organizzazione dei mercati ed alla messa a punto di marchi di qualita' competitivi. 2 Orientamenti del piano per il consolidamento e lo sviluppo dell'acquicoltura nazionale. - Il quadro di riferimento ed i fattori limitanti illustrati consentono di identificare una strategia affidabile per l'acquicoltura nazionale, che si basi sui seguenti elementi prioritari: - aumentata capacita' produttiva dell'acquicoltura mediterranea ed un mercato ittico sempre piu' internazionalizzato impongono alla produzione italiana nuove strategie di distribuzione dei prodotti, di organizzazione dei produttori, di migliore tutela del consumatore attraverso una politica di mercato che premi la qualita', risultando in tal maniera competitiva; - esigenza di contribuire al miglioramento delle politiche ambientali del Paese impone anche all'acquicoltura di ricercare modelli produttivi compatibili e simultaneamente di ridurre i rischi che il degrado ambientale causa al settore in questione. In tal senso gli impianti in mare, localizzati in siti ad elevato idrodinamismo, e le forme di acquicoltura a terra, che consentono la conservazione delle zone umide e delle lagune costiere, sono da considerare come prioritari ed in quanto tali da incentivare; cosi' come sono da incentivare quegli interventi che consentiranno agli impianti a terra di ridurre gli impatti ambientali attraverso il trattamento delle acque reflue e la riduzione dell'impatto paesaggistico; - riduzione dei costi di produzione deve essere perseguita attraverso l'ottimizzazione tecnologica, supportata dalla ricerca scientifica e dalla applicazione di modelli gestionali efficaci sia a livello aziendale, sia finalizzati alla creazione di poli produttivi, che facilitino il compito delle Amministrazioni locali e la crescita delle associazioni dei produttori. L'acquicoltura italiana, considerato l'elevato costo del lavoro nel nostro Paese, deve raggiungere una produzione per addetto che sia la piu' elevata tra i Paesi mediterranei. In tal caso il vantaggio di un mercato interno a forte e diversificata domanda si rivelera' un vantaggio importante anche nello scenario recessivo, che il presente Piano dovra' fronteggiare. Lo spazio per un aumento della occupazione nel settore dell'acquicoltura e le opportunita' di riconversione che questo comparto puo' potenzialmente offrire al mondo della pesca debbono essere considerati con molta attenzione nelle varie realta' locali. In generale i settori indotti potrebbero evidenziare un maggior spazio occupazionale a servizio delle attivita' produttive. In tal senso la capacita' tecnologica del nostro Paese dovrebbe rapidamente consentire la produzione della gamma completa degli equipaggiamenti e delle strutture degli impianti in mare aperto. Le possibilita' di riconversione dovrebbe basarsi sul mantenimento del carattere di gente di mare dei pescatori, che si orientano verso l'allevamento o preferibilmente verso la gestione integrata di aree marine. Gli accordi di programma e gli scenari di alleanze tra ricerca e produzione dovranno consentire nel prossimo triennio di avviare un processo del tutto innovativo e per la gestione delle lagune costiere e per la riduzione del libero accesso nei tratti vocali della fascia costiera. Ricerca e formazione ed una politica economica sempre piu' orientata a premiare l'impresa realmente competitiva giustificano l'investimento della collettivita' nazionale per il sostegno dell'acquicoltura. Il processo avviato con il terzo Piano triennale dovrebbe completarsi alla fine di questo decennio con una produzione ittica basata sulla piena responsabilita' dei pescatori e sulla capacita' degli acquicoltori di produrre in impianti a basso impatto ambientale. ALLEGATO IV PIANO TRIENNALE 1994 - 1996 DELLA PESCA MARITTIMA E DELL'ACQUICOLTURA IN ACQUE MARINE E SALMASTRE D'altro canto che l'opzione futura sia quella di conquistare il mare aperto come area da coltivare non sembra avere concorrenti sul piano razionale, soprattutto se si vuole effettivamente ridurre l'impatto a terra. Investire in acquicoltura e piccola pesca risulta dunque una strategia integrata da cui dobbiamo attendere risultati certi sul pi- ano economico-sociale ed ambientale. Le azioni preparatorie a questo Piano, basate su una partecipazione attiva di addetti ai lavori, hanno identificato il ruolo strategico dell'acquicoltura, da porre come strumento di supporto ed integrazione alla pesca, e non come alternativa. Pesca ed acquicoltura contribuiscono alle produzioni ittiche ed i prodotti convergono sullo stesso mercato, cosi' come molti operatori della pesca stanno sviluppando attivita' di acquicoltura. Dunque il Piano vuole rafforzare il carattere unitario delle produzioni acquatiche, pur nel rispetto delle caratteristiche proprie di ogni attivita' produttiva nell'ambito della economia ittica. Tale strategia consentira' di accelerare la riconversione di alcune attivita' di pesca, consentendo per alcune produzioni alla acquicoltura di regolare in parte gli effetti della riduzione dello sforzo di pesca sulla occupazione e sulla economia settoriale piu' in generale. Gli stessi effetti di alcune misure tecniche, come il fermo di pesca, se armonicamente articolate potranno consentire di modulare gli effetti sul mercato durante tali fasi del ciclo produttivo da cattura in mare. La riduzione dei costi di produzione in acquicoltura e una partecipazione piu' attiva del mondo della pesca nell'allevamento, potranno consentire con realismo il raggiungimento di tali obiettivi. La enorme plasticita' delle attivita' di acquicoltura, dagli intensivi a terra a quelli in mare aperto, la molluschicoltura, la gestione produttiva delle lagune e la vallicoltura offrono opportunita' concrete di sviluppo con elevato grado di adattabilita' alle locali condizioni, consentendo peraltro quella diversificazione produttiva necessaria per una politica di mercato e per ridurre gli effetti di monocolture sull'ambiente e sul mercato. Cio' anche in considerazione che in Italia esiste gia' una troticoltura che deve essere tutelata per l'importante compito produttivo che assolve offrendo un prodotto di qualita' a prezzi competitivi e nelle aree interne talvolta dimenticate dai processi programmatori dei consumi. Dunque lo sviluppo della acquicoltura di specie marine a terra ed in mare deve crescere non come vicariante ma come integrativo dell'esistente. Cio' domanda una programmazione unitaria e criteri di valutazione che premino la capacita' produttiva e la competitivita' senza per questo marginalizzare l'esistente che ha giocato un ruolo attivo nella occupazione e nella economia settoriale. PARTE SECONDA LE STRUTTURE A TERRA 1 L'INDUSTRIA CONSERVIERA ITTICA ITALIANA 1.1 La struttura dell'industria di trasformazione dei prodotti della pesca ha mantenuto sostanzialmente inalterate le tendenze di fondo, sia positive che negative, gia' registrate nel precedente Pi- ano Triennale. 1.2 In particolare, le caratteristiche del comparto possono essere sintetizzate nei seguenti punti: - mantenimento di una struttura differenziata sia di tipo industriale che semindustriale ed artigianale; - intensificazione delle strategie commerciali e finanziarie, in linea con il piu' generale processo di concentrazione esistente nell'ambito dell'industria alimentare internazionale; - intensificazione della dipendenza esterna quanto all'approvvigionamento della materia prima; - intensificazione delle difficolta' di approvvigionamento quanto alla materia prima di origine interna; 1.3 Anche i livelli occupazionali del settore conserviero industriale confermano un andamento decrescente, tanto che gli addetti sono passati da 7.100 nel 1989 a 6.500 nel 1992. A tale cifra vanno poi aggiunti circa 1800 addetti impegnati nel settore artigianale, la gran parte dei quali assume caratteristiche stagionali. La utilizzazione degli impianti mostra un andamento fluttuante in funzione della domanda da un lato, ma anche e soprattutto, in funzione degli investimenti diretti ad incrementare la produttivita' del capitale e del lavoro. In tal senso la percentuale di utilizzazione degli impianti rispetto alla capacita' produttiva totale si e' attestata nel 1992 sul 60 % rispetto al 63 % del precedente triennio. E' il caso di sottolineare che l'occupazione complessiva, essendo dipendente dal livello di utilizzazione degli impianti, con ogni probabilita' manterra' il trend decrescente attuale, a meno di una forte spinta produttiva, peraltro, allo stato, di difficile previsione. 1.4 Sotto quest'ultimo aspetto va rilevato che, seppure il livello di utilizzazione degli impianti mostra un andamento fluttuante, gli investimenti fissi lordi si mantengono al contrario su livelli costanti fino al 1990. Si conferma, quindi, l'esistenza di una politica autonoma assunta dalle imprese operanti nel settore volta alla sostituzione dello stock di capitale esistente che, tuttavia, non ha intaccato fino al 1990 la produttivita' del lavoro e del capitale. In realta', si puo' notare che in un primo periodo tale politica ha consentito la difesa dei livelli di competitivita' rispetto alle produzioni estere, stante la invarianza della produttivita' del lavoro e del capitale. Solo in un secondo tempo, a partire dal 1991, si registra un inversione del trend determinato da un lato dall'aumento della produzione a fronte di una riduzione degli addetti e dall'altro da un forte incremento degli investimenti fissi lordi, anche se in congiunzione con una riduzione del livello di utilizzazione della capacita' produttiva. Tali ultimi andamenti dimostrano da un lato la viscosita' sociale che limita ed informa la struttura produttiva di un settore maturo come puo' essere quello delle conserve ittiche, ma dall'altro conferma anche la dinamicita' di un settore industriale che intende contrastare le tendenze "naturali" che vorrebbero tale comparto destinato ad una rapida e progressiva emarginazione. In tal senso, non si puo' non rilevare che le politiche di sostegno adottate in favore del settore, ancorche' prive di uno specifico indirizzo volto ad orientare gli investimenti in funzione dell'unificazione del mercato unico e delle aperture alle produzioni provenienti da Paesi terzi, hanno consentito, pur con alcune eccezioni, la realizzazione di strategie prima di difesa dell'esistente e, successivamente, di adeguamento alle mutate condizioni operative esterne. 1.5 L'esame degli indicatori settoriali, pur con tutte le cautele derivanti dalla collocazione internazionale del settore in termini di competitivita', lascia intravedere condizioni di operativita' ancora in grado di far fronte, da un lato alla forte competizione e, dall'altro, agli alti costi del lavoro. 1.6 Rimane, tuttavia, confermata la tendenza all'aumento dei prodotti di importazione la cui presenza tende a soddisfare quote crescenti della domanda finale. 1.7 Andamento relativo alla produzione delle conserve ittiche. Nel corso del periodo 89/92, il comparto, nel suo complesso, conferma gli andamenti gia' evidenziati in precedenza. Infatti, nell'ambito di un incremento della produzione complessiva, che ha raggiunto le 155.700 tonnellate di prodotto per un valore di 1.540 miliardi di lire nel 1992 (+ 13.3 % e + 12 percento rispettivamente) si registra: - un aumento relativo per le conserve di tonno ed altre preparazioni; - un incremento sensibile per le acciughe salate, i filetti di acciughe, prodotti surgelati; - un regresso sensibile per le sardine all'olio e per le vongole conservate e surgelate. 1.8 Import - Export delle principali specie ittiche trasformate in Italia. La crescente produzione registrata dal comparto conserviero implica un analogo andamento dello sbilancio commerciale quanto all'approvvigionamento della materia prima, stante l'irrilevante quota di origine interna. L'interscambio con l'estero di prodotto finito mostra un forte incremento con conseguente maggiore dipendenza interna. In particolare, le importazioni complessive di prodotti conservati passano dalle 94.868 nel 1989 alle 122.014 tonnellate nel 1992, (+ 28,6 %), mentre le esportazioni registrano perfino un decremento (14.516 e 11.969 tonnellate rispettivamente) nello stesso periodo. 2 ANALISI DELLE PROBLEMATICHE RELATIVE A CIASCUN COMPARTO 2.1 Stante la gia' citata invarianza delle problematiche e degli andamenti strutturali registrati nei singoli comparti si confermano, ed in qualche caso si accentuano, le tendenze e le analisi gia' contenute nel precedente Piano triennale. 2.1 Conserve di tonno 2.1.1 Approvvigionamento della materia prima. - Le 19 aziende operanti nel comparto dispongono di una capacita' produttiva che si aggira intorno alle 170 mila tonnellate di materia prima lavorata per anno, cui fa riscontro una effettiva utilizzazione di 133 mila tonnellate di tonno grezzo nel 1992, con un leggero incremento rispetto alle 121 mila tonnellate registrate nel 1989. Tuttavia, va rilevato che, al momento, va sviluppandosi una crescente importazione di "loins" (filetti di tonno semilavorato e congelato) allo scopo di ridurre gli elevati costi della manodopera. 2.1.2 Struttura del settore. - Le strutture produttive, come gia' si e' accennato in precedenza, sono caratterizzate da un costante processo di razionalizzazione ed ammodernamento degli impianti. In particolare le recenti norme in materia igienico sanitaria, emanate in sede comunitaria e recepite in sede nazionale, impongono un sostenuto e costoso processo di adeguamento alle aziende produttrici. 2.1.3 Concorrenza esterna. - L'andamento delle importazioni di prodotto finito conferma le tendenze gia' in atto nel corso del precedente Piano. Infatti, pur in presenza di una forte struttura commerciale e distributiva delle aziende italiane, parte delle quali a prevalente o completo capitale estero, le importazioni sono aumentate da 10.539 a 14.530 ton. (+ 38 %), mentre le esportazioni mostrano un andamento opposto, passando da 4.938 a 3.395 ton. (- 31.2 %). Le implicazioni derivanti da tali andamenti consentono di confermare l'esistenza di una forte pressione sui meccanismi concorrenziali, aggravati peraltro, dal fatto che gli incrementi di valore unitari delle conserve di tonno prodotte in Italia continuano a mantenersi al di sotto del saggio di inflazione, con ovvia pressione sui margini operativi delle aziende interne. Seppure l'andamento del cambio e dei prezzi internazionali del tonno grezzo hanno consentito negli anni scorsi una capacita' di resistenza da parte delle aziende, cio' con ogni probabilita' non potra' accadere nel prossimo triennio stante l'attuale andamento del tasso di cambio. Soltanto una accentuata politica di razionalizzazione degli impianti con conseguente incrementi di produttivita' dei fattori produttivi potrebbe ristabilire un regime concorrenziale accettabile. PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE CONSERVE DI TONNO ANNI 1989 / 1992 ____________________________________________________________________ 1989 1992 % ____________________________________________________________________ PRODUZIONE (Ton.) 85.000 93.100 + 9.5 ____________________________________________________________________ VALORE (Milioni/Lit) 688.500 744.800 + 8.2 ____________________________________________________________________ PREZZO MEDIO (Lit/Kg 8.100 8.000 - 0.1 ____________________________________________________________________ IMPORT (Ton.) 10.539 14.530 +37.9 ____________________________________________________________________ EXPORT (Ton.) 4.938 3.395 -31.2 ____________________________________________________________________ CONSUMO APPARENTE 90.601 104.235 +15.0 ____________________________________________________________________ Fonte: ANCIT 2.1.4 Consumo di tonno in Italia. - Il consumo apparente di con- serve di tonno mostra un ulteriore incremento del 15 %, passando dalle precedenti 90.601 ton. alle 104.235 nel 1992. Tali andamenti, nonostante la maturita' che caratterizza le conserve di tonno, mostrano l'esistenza di un crescente interesse da parte del consumatore italiano. 2.2 Conserve di sardine. - Il comparto in esame attraversa in questo periodo una crisi senza precedenti che trova le sue radici in anni non recenti. Nel corso di quest'ultimo triennio, infatti, le aziende attive del comparto sono passate dalle iniziali otto alle attuali tre, le quali peraltro, in piu' occasioni hanno fatto ricorso alla cassa integrazione. Tale crisi, peraltro annunciata nel corso della precedente edizione del Piano, trova specifica motivazione nella non competitivita' della produzione nazionale rispetto a quella proveniente dai paesi extra europei, stante la caratteristica di alta intensita' della manodopera impiegata nello specifico comparto. D'altra parte e' noto che il mercato di sbocco delle nostre produzioni e' prevalentemente europeo per cui e' evidente che l'accordo tra la CEE ed il Marocco, in materia di tariffe preferenziali all'importazione, costituisce uno dei principali nodi che ostacolano la permanenza di una industria di trasformazione delle sardine in Italia. Altre ragioni che pure impediscono il mantenimento dei tradizionali livelli produttivi vanno individuati: - nella limitata dimensione dei consumi; - nella riduzione degli stanziamenti per l'acquisto di conserve di sardine da inviare nei P.V.S. L'insieme delle cause qui di nuovo ricordate non consente facili ottimismi circa i livelli produttivi in futuro. Nel corso degli ultimi anni il trend negativo, che gia' esisteva in precedenza, si e' ulteriormente consolidato. La produzione ha subito una riduzione del 50 %, passando da 8.400 a 5.000 ton., mentre il valore della produzione si attesta sui 28 miliardi di lire con una variazione negativa del 43.5 %. Anche il consumo apparente, a causa della riduzione delle importazioni e delle esportazioni, registra una riduzione del 45 % nel corso del periodo 1989/1992. Va, comunque, rilevato che l'attuale livello di concentrazione produttiva potrebbe preludere all'avvio di un periodo di stabilizzazione e razionalizzazione del comparto, forse in grado di impedire un ulteriore e, in questo caso, definitivo degrado della struttura produttiva residua. Tuttavia, al momento, l'insieme degli indicatori ora riportati dimostra il livello di difficolta' in cui il comparto in esame si trova ad operare e cio' non puo' non interessare l'Amministrazione nazionale, stante la capacita' di assorbimento della materia prima prodotta dall'armamento interno e che, nel 1992 si e' risultata pari a ca. 10.000 ton., cioe' il 25 % del prodotto totale sbarcato. _____________________________________________________________________ 1989 1992 % _____________________________________________________________________ PRODUZIONE (Ton.) 8.400 5.000 -40.5 _____________________________________________________________________ VALORE (Milioni di Lire) 49.560 28.000 -43.5 _____________________________________________________________________ PREZZO MEDIO 5.900 5.700 - 3.4 _____________________________________________________________________ IMPORT (Ton.) 2.398 1.661 -30.7 _____________________________________________________________________ EXPORT (Ton.) 3.558 2.668 -25.0 _____________________________________________________________________ CONSUMO APPARENTE (Ton.) 7.240 3.973 -45.1 _____________________________________________________________________ Fonte: ANCIT 2.3 Prodotti conservati a base di acciughe. - La ripresa produttiva che ha caratterizzato lo sfruttamento dei banchi di acciughe ha comportato una positiva ricaduta sia dal lato dell'industria di trasformazione che dal lato della bilancia commerciale. Infatti, le importazioni, in particolare di acciughe salate utilizzate come prodotto intermedio per la preparazione dei filetti all'olio, hanno subito una drastica riduzione (- 42 %) ed il ciclo positivo si chiude con una ripresa delle esportazioni del salato che, ancorche' limitate quanto al volume, presentano un incremento percentuale di tutto interesse (+ 96 %). L'andamento complessivo del settore, sia per quanto riguarda il prodotto salato che quello preparato all'olio, mantiene inalterate le caratteristiche positive gia' riscontrate nel corso degli anni precedenti. La domanda si presenta, infatti, sostenuta ed il valore della produzione consente previsioni ancora positive per il prossimo futuro. La produzione aumenta del 46 % e del 30 percento ca. nel caso rispettivamente del salato e del prodotto all'olio, mentre il valore della produzione, seppure in misura minore, si attesa sugli stessi livelli + 36.6 % e 19.2 percento rispettivamente. Il valore della produzione delle due linee di lavorazione raggiunge nel 1992 1 440 miliardi di lire, che rappresenta ca il 60 % del valore della produzione delle conserve di tonno. La dimensione del comparto ha raggiunto oramai una massa critica tale da ridurre fortemente i pericoli derivanti da motivazioni cicliche o congiunturali ed e' testimonianza della capacita degli operatori, la maggior parte dei quali di piccole o piccolissime dimensioni. I prezzi medi registrano qualche leggera flessione nell'ordine del 6.7 % e 7.7 percento rispettivamente, ma cio' e' da attribuirsi ai minori costi di produzione, stante la relativa maggiore abbondanza di prodotto pescato dall'armamento nazionale. Nel complesso il consumo apparente, gia' sostenuto negli anni precedenti, si mantiene su tassi di incremento notevoli ed, in assoluto, i piu' elevati nel panorama delle conserve ittiche italiane. PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE ACCIUGHE ANNI 1989-1992 SALATO _____________________________________________________________________ 1989 1992 % _____________________________________________________________________ PRODUZIONE (Ton.) 4.100 6.000 +46.3 _____________________________________________________________________ VALORE (Milioni di Lire) 49.200 67.200 +36.6 _____________________________________________________________________ PREZZO MEDIO (Lire/Kg) 12.000 11.200 - 6.7 _____________________________________________________________________ IMPORT (Ton.) 10.882 5.589 -42.2 _____________________________________________________________________ EXPORT (Ton.) 321 629 +96.0 _____________________________________________________________________ CONSUMO APPARENTE 14.661 10.960 -25.2 _____________________________________________________________________ FILETTI ALL'OLIO _____________________________________________________________________ 1989 1992 % _____________________________________________________________________ PRODUZIONE (Ton.) 12.000 15.000 +29.2 _____________________________________________________________________ VALORE (Milioni di Lire) 312.000 372.000 +19.2 _____________________________________________________________________ PREZZO MEDIO (Lire/Kg) 26.000 24.000 - 7.7 _____________________________________________________________________ IMPORT (Ton.) 229 1.256 +448.5 _____________________________________________________________________ EXPORT (Ton.) 620 709 -14.4 _____________________________________________________________________ CONSUMO APPARENTE (Ton.) 11.609 16.047 +38.2 _____________________________________________________________________ Fonte: ANCIT 2.4 Conserve di vongole. - Analogamente a quanto gia' riscontrato nel caso delle conserve di sardine, anche gli indicatori del comparto vongole definiscono una situazione di forte crisi laddove la materia prima e' esclusivamente di origine interna. L'eccessivo sfruttamento dei banchi di vongole negli anni passati ha determinato infatti una situazione di impoverimento della risorsa e, di conseguenza, anche la materia prima per l'industria di trasformazione e' andata via via riducendosi. Anche rispetto al 1989, anno in cui la produzione aveva toccato il minimo storico con 3.900 ton. l'attuale produzione risulta fortemente ridotta attestandosi sulle 2.100 ton. A causa della competizione con il prodotto allevato i prezzi della materia prima hanno registrato una riduzione del 18.8 % nel periodo, per cui il valore della produzione totale ha raggiunto i 27.3 miliardi di lire rispetto ai 62.4 registrati nel 1989. Stante il permanere delle difficolta' esistenti per la lavorazione del prodotto di importazione, che pure ha subito un notevole incremento passando da 327 ton a 3270, nel periodo 89/92, il consumo apparente ha potuto soddisfare solo parzialmente la domanda finale, passando dalle 4.157 ton. nel 1989 alle 5.314 ton. nel 1992. Cio' sta a dimostrare l'esistenza di un sicuro interesse da parte dei consumatori, che, tuttavia, le aziende non riescono a soddisfare. Va infine rilevato che a causa del perdurare della crisi di approvvigionamento le aziende hanno sviluppato o potenziato linee di lavorazione aggiuntive in modo da differenziare il mix produttivo offerto. PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE VONGOLE CONSERVATE ANNI 1989/1992 _____________________________________________________________________ 1989 1992 % _____________________________________________________________________ PRODUZIONE (Ton.) 3.900 2.100 -46.2 _____________________________________________________________________ VALORE (Milioni di Lire) 62.400 27.300 -56.3 _____________________________________________________________________ PREZZO MEDIO (Lire/Kg) 16.000 13.000 -18.8 _____________________________________________________________________ IMPORT (Ton.) 327 3.270 +900 _____________________________________________________________________ EXPORT (Ton.) 70 56 -20.0 _____________________________________________________________________ CONSUMO APPARENTE (Ton.) 4.157 5.314 +27.8 _____________________________________________________________________ Fonte: ANCIT 2.5 Altre specie ittiche oggetto di trasformazione. - Le preparazioni ittiche afferenti questo comparto sono oggetto da tempo di una maggior attenzione da parte delle aziende di trasformazione. In molti casi le linee di lavorazione sono aggiuntive rispetto ad impianti piu' tradizionali (vongole, conserve ortofrutticole, ecc.). Gia' nel corso della precedente edizione del Piano si ebbe modo di constatare la crescente importanza di tali produzioni che possono essere raggruppate in funzione della materia prima utilizzata: - molluschi, con provenienza sud est asiatico, - calamari di origine polacca ed argentina, - seppie di origine nord africana e francese. La produzione, pur differenziata in una moltitudine di preparazioni, puo' essere stimata in circa 12.000 tonnellate cui corrisponde una utilizzazione di materia prima di ca. 25.000 tonnellate. Le importazioni di materia prima destinata alla successiva lavorazione continuano ad aumentare e cio' lascia prevedere una ulteriore espansione del comparto in un prossimo futuro. Un segmento produttivo che pure risulta attraversare una fase di espansione sostenuta e' quello delle preparazioni di prodotto di allevamento in acque dolci. Le trote filettate ed affumicate, ma anche altre produzioni, realizzate in molti casi dagli stessi allevatori, costituiscono una realta' produttiva di un certo interesse che occorre far emergere e collocare nel piu' ampio pano- rama della politica alimentare ittica nazionale. 2.6 Prodotti ittici surgelati. - I consumi di prodotti ittici surgelati mostrano un trend crescente a ritmi sostenuti che nel 1992 ha fatto registrare 53.000 tonnellate con un incremento del 10 % rispetto al 1989. I prodotti piu' richiesti dal mercato sono i filetti di pesce al naturale (19.650 Ton.), i filetti impanati (20.000 Ton.) ed il rimanente riguarda altri tipi di preparazione surgelate. La materia prima, ma in molti casi anche il prodotto finito, viene importata integralmente ed, anche per queste produzioni, vale la relazione secondo cui maggiori consumi corrispondono a maggiori importazioni. 3 COMPARTO COMMERCIALE 3.1 La frammentazione dei punti di sbarco e la forte differenziazione delle specie sbarcate, sia in termini di qualita' e quantita' che di pezzatura, rappresentano le caratteristiche, ed allo stesso tempo le strozzature, che informano il processo distributivo e commerciale dei prodotti ittici freschi in Italia. 3.2 L'andamento della domanda conferma l'esistenza di una marcata tendenza all'aumento, cui e' possibile far fronte solo attraverso importazioni addizionali. In tal senso, viene ad essere confermata l'esistenza di un vincolo commerciale che da tempo ha assunto carattere strutturale per cui lo sviluppo dei consumi e' indissolubilmente legato allo sviluppo delle importazioni. Queste ultime, di fatti, hanno superato per la prima volta nel 1991, le 500 mila tonnellate, attestandosi sulle 516.282 tonnellate, per un valore di oltre 2.351 miliardi di lire. 3.3 La consistente dimensione del giro d'affari oramai raggiunto dal comparto ittico richiede da un lato un'azione di monitoraggio quanto alla provenienza delle importazioni e dall'altro l'adozione di misure dirette alla eliminazione delle strozzature e delle viscosita' che impediscono un trasparente andamento delle contrattazioni. 3.4 Il primo dei due aspetti ora citati rimanda ovviamente alla apertura delle frontiere intracomunitarie ed alla gestione degli squilibri commerciali esistenti nell'area comunitaria. Infatti, se da un lato e' vero che l'area di libero scambio comporta l'abbattimento di vincoli interni ostativi allo sviluppo dei commerci, e' anche vero che ostacoli tariffari e doganali permangono quanto alle produzioni extracomunitarie con evidenti tentazioni alla utilizzazione di triangolazioni commerciali da parte di Paesi terzi esportatori. La dimensione dell'import italiano costituisce ovviamente un forte richiamo per quelle esportazioni che trovano collocazione a prezzi certamente competitivi rispetto al prodotto interno. In questo senso, si rende necessaria un'azione di tutela delle imprese di pesca nazionali rispetto a prodotti extracomunitari che potrebbero aggirare gli ostacoli tariffari e doganali grazie a sperimentate azioni di triangolazione commerciale. Infatti, l'impatto sui prezzi interni, e quindi sui margini di profitto imprenditoriale, potrebbe rivelarsi disastroso in assenza di una opportuna azione di controllo di origine. 3.5 Quanto al secondo aspetto prima citato va rilevato che un primo importante punto di attacco al problema consiste nella adozione di iniziative in grado di favorire una politica di concentrazione del pescato nazionale. E' noto che la frammentarieta' dell'offerta impone la azione di circuiti commerciali lunghi, i quali, a loro volta, implicano la presenza di ricarichi molteplici a tutto vantaggio del produttore e del consumatore. 3.6 Il fallimento delle misure comunitarie relative alla realizzazione e funzionamento delle Organizzazioni dei Produttori in Italia, e nel Mediterraneo in generale, ha mostrato tutte le difficolta' ed i limiti di una politica non sostenuta da un forte e preventivo rafforzamento delle organizzazioni di categoria in grado di indirizzare le scelte dei propri associati. 3.7 Ne segue che, nell'ambito delle produzioni ittiche nazionali, la risposta alla frammentazione della produzione ed alla valorizzazione della stessa produzione trova ulteriore riscontro nella adozione di una politica di sviluppo ed ammodernamento dei mercati ittici gia' prevista nel precedente Piano Triennale e che ha dato luogo ad alcuni positivi risultati gia' nel corso del breve periodo di tempo intercorso. A fronte di nuove iniziative gia' approvate, esistono, infatti, richieste inevase per nuovi mercati, a dimostrazione dell'interesse maturato dall'operatore pubblico in relazione al settore ittico. 3.8 La realizzazione di poli di concentrazione produttiva rappresenta, oltre che un fondamentale momento di difesa e valorizzazione della produzione interna, anche il momento iniziale necessario all'avvio di una politica commerciale, ed industriale, diretta alla affermazione di canali di vendita brevi, del tipo Produzione - Grande Distribuzione Organizzata (G.D.O.). Sotto questo aspetto si ritiene necessario sviluppare la politica dei mercati ed agevolare la realizzazione di misure specifiche di sostegno dirette alla creazione e rafforzamento di strutture commerciali consortili. Il tal senso, sulla base di programmi di attivita' presentati dalle Associazioni di Categoria, nell'ambito delle iniziative di tipo consortile previste dal presente Piano, potranno essere assegnati contributi per la realizzazione di centri di concentrazione e commercializzazione della produzione dei propri associati. Si tratta, in sostanza di favorire lo sviluppo di una autonomia contrattuale da parte del sistema produttivo, allo scopo di difendere e valorizzare la produzione interna rispetto alla esiguita' dei margini imposti la dove mancano forme di concentrazione del pescato, ovvero rispetto alla progressiva riduzione dei prezzi reali imposti da una attivita' commerciale di importazione sempre piu' aggressiva. Sulla base dei programmi di attivita' presentati dalle Associazioni di Categoria nell'ambito delle citate iniziative consortili potra' essere assegnato un contributo nella misura da stabilirsi, in applicazione della vigente normativa, dal Comitato finanziamenti, nel corso dei primi tre anni di esercizio, ivi compresi i costi di organizzazione commerciale, di raccolta e trasporto del pescato che risultano esiziali all'espletamento della funzione di concentrazione e redistribuzione diretta del pescato. 3.9 Sempre nell'ambito delle iniziative a sostegno di una politica di concentrazione dell'offerta ed allo scopo di poter consentire una valorizzazione del prodotto interno, saranno ritenute meritevoli di incentivazione le iniziative dirette alla affermazione di Marchi di Qualita' o di Origine da parte delle Associazioni di Categoria, loro consorzi ed associati. Sulla base di programmi di attivita' elaborati dalle organizzazioni proponenti potranno essere assegnati contributi commisurati ai costi sostenuti. Allo scopo di garantire la piena efficacia della spesa pubblica, l'erogazione delle agevolazioni, nelle forme e nei modi previsti dalla vigente normativa, sara' corrisposta previa dimostrazione del raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali previsti. Tuttavia, nel periodo di validita' del piano, occorrera' pervenire alla modifica della legge 165/92 al fine di consentire l'erogazione di anticipazioni per talune iniziative strutturali, tra cui appunto, i marchi. 3.10 Le problematiche commerciali relative alle produzioni da allevamento ed alle importazioni trovano diversa collocazione stante l'esistenza di un elevato livello di concentrazione della produzione, della costante distribuzione dei flussi in termini di quantita' e pezzatura, della limitata oscillazione dei prezzi. Lo sviluppo dei punti di vendita di prodotti ittici all'interno della G.D.O. trovano di conseguenza in queste produzioni un'ovvia fonte di approvvigionamento da proporre alla clientela stante l'esistenza dei punti di forza ora evidenziati. D'altra parte, anche nell'ambito del sistema distributivo tradizionale non e' possibile non rilevare che tali produzioni si pongono quale segmento commerciale separato dal fresco, laddove nelle sedi mercatali istituzionali, solo una modesta aliquota si trova realmente in competizione con il prodotto pescato nazionale. 3.11 Nuovi modelli di consumo, privilegiando alimenti di facile e rapida preparazione e risultando caratterizzati dall'aumento dei pasti consumati fuori casa e da attese salutistico-dietetiche, coinvolgono sempre piu' il comparto dei prodotti ittici, nel quale l'alto livello qualitativo e l'elevato contenuto di servizio diventano fattori chiave per l'acquisizione di uove nicchie di mercato. In questo contesto, i prodotti di acquicoltura, sia dolce sia marina e salmastra, possono assumere un ruolo centrale, poiche' garantiscono alle imprese di trasformazione pezzatura, reperibilita', standards qualitativi, costanza di prezzo e freschezza. Con i prodotti dell'acquicoltura, le aziende di trasformazione hanno infatti la possibilita' di attuare politiche di prezzo ed iniziative promozionali, che ottimamente si coniugano con le esigenze della Distribuzione Moderna. I prodotti dell'acquicoltura, che si vanno affacciando sul mercato, hanno raggiunto la IV generazione, sono cioe' quei prodotti gia' "pronti a cuocere", confezionati in contenitori gia' porzionati. Del resto, oramai da tempo sono una solida realta' commerciale, i prodotti della II generazione, cioe' il decapitato, l'eviscerato, i tranci o i filetti di trota. Mentre i prodotti della III generazione, cioe' i prodotti F.P.P. (further processed products), quali ad esempio "appetizers", "fish burgers", spiedini, involtini di pesce, etc., rappresentano una realta' che si va consolidando soprattutto in un sistema distributivo nel quale si vanno affermando i prodotti a piu' elevato contenuto di servizio. Valga quale esempio l'evoluzione dei consumi dei prodotti avicoli: pollo venduto intero, in tranci, precotto, trasformato, ecc. Se l'incremento dei consumi dei prodotti ittici manterra' l'attuale trend di crescita, e' presumibile un'ulteriore espansione del mercato, soprattutto per quei prodotti innovativi, cioe' per quelli di III e IV generazione. In questo contesto, i prodotti dell'acquicoltura hanno caratteristiche tali da renderli particolarmente idonei allo sviluppo di un mercato nel quale sono garantiti: regolarita' di approvvigionamento, prezzi senza variazioni stagionali o giornaliere, qualita' costante, contenuta differenza tra prezzo all'origine ed al consumo, programmabilita' della trasformazione, uniformita' della pezzatura con conseguente standardizzazione degli imballaggi. D'altro canto, il comparto della trasformazione, che si sta indirizzando verso la gamma di prodotti della III e soprattutto IV generazione, necessita piu' che mai di adeguati sostegni tecnologici, tali da consentire alle aziende del settore di stare al passo con le normative CEE sia in tema di igiene sia in tema di controllo della qualita', ma soprattutto necessita di una catena del freddo che deve essere costante dalla produzione al consumo. Le aziende che operano nel settore necessitano pertanto di adeguati sostegni creditizi, che devono essere indirizzati soprattutto all'abbattimento del costo del denaro; cio' per favorire anche lo sviluppo di quelle iniziative che risultino effettivamente a carattere imprenditoriale. Inoltre, si deve tener conto che la capitalizzazione della distribuzione richiede una sempre maggiore specializzazione nel sistema distributivo, che deve essere adeguato all'evoluzione strutturale delle reti di commercializzazione e di vendita. In questo contesto, risulta chiaro che se da un lato i prodotti innovativi dell'acquicoltura rappresentano il perno di un'ulteriore penetrazione del mercato, d'altro canto, accordi quadro tra le imprese trasformatrici e organizzazioni della pesca possono trovare concreti punti di convergenza in un mercato dei prodotti ittici che va assumendo sempre piu' una sua precisa identita', differenziandosi dagli usuali canali. 3.12 L'insieme delle motivazioni ora riportate, limitatamente agli aspetti commerciali, consente di affermare l'esigenza di una azione tesa alla tutela e salvaguardia del prodotto nazionale mediante l'assunzione di una strategia diretta alla concentrazione ed alla valorizzazione del prodotto. 3.13 Tuttavia, non puo' non rilevarsi, ancora una volta, che e' nell'attuale normativa e regolamentazione che si annidano i piu' forti ostacoli allo sviluppo di una politica commerciale trasparente ed efficiente. In particolare, e' la L. 125/59, che fa riferimento ad una realta' ormai ampiamente superata, che occorre aggiornare in molti dei suoi punti. Piu' volte ed in varie occasioni ne e' stata richiesta la modifica, senza tuttavia pervenire ad alcun risultato concreto. Come nella precedente edizione del Piano, anche in questa occasione l'Amministrazione della Marina Mercantile intende proseguire nell'azione di sensibilizzazione in modo da favorire la modifica della attuale normativa, di intesa con i Ministeri competenti e le Regioni. 3.14 Al fine di superare i fattori limitanti sopra delineati per quanto attiene la rete mercatale andranno inserite specifiche previsioni programmatiche in materia di mercati all'atto della predisposizione del programma settoriale 1994-99 da presentare alla Commissione CEE nell'ambito della riforma dei fondi strutturali. 4 CAMPAGNE PROMOZIONALI Le precedenti considerazioni in merito alle difficolta' che attraversano il comparto commerciale ed industriale, ma soprattutto, i riflessi negativi che, a partire dagli elevati tassi dei consumi ittici interni, si dispiegano sulla stessa capacita' reddituale della flotta nazionale, richiedono un approccio innovativo rispetto alle modalita' di realizzazione delle future campagne promozionali. Infatti, al momento la situazione puo' essere sintetizzata nel fatto che a maggiori consumi di prodotti ittici, corrisponde un peggioramento della redditivita' delle imprese di pesca e, dunque dei redditi dei pescatori. Cio' a causa della incapacita' dei prezzi del fresco a sostenere la concorrenza proveniente dal prodotto di importazione. In questo contesto si rende, pertanto, necessario un'iniziativa promozionale che tenda a valorizzare i prodotti della pesca interni e distinguerli da quelli di importazione; cio' e' possibile prevedendo una sintonia tra le iniziative promozionali ex legge 41/82 e quelle che saranno assunte da parte delle Associazioni di categoria allo scopo di procedere alla concentrazione ed alla successiva distribuzione del pescato con eventuale marchi di qualita'. D'altra parte, le profonde differenze organolettiche e qualitative che differenziano i due tipi di prodotto dovrebbero consentire un agevole perseguimento degli obiettivi citati. PARTE TERZA GLI OBIETTIVI 1 GLI OBIETTIVI 1.1 L'analisi sviluppata nel corso delle precedenti sezioni consente una agevole definizione degli obiettivi che si ritiene utile perseguire, nell'ambito del disposto previsto dall'articolo 1 della Legge 41/82 e successiva modifica. ALLEGATO IV PIANO TRIENNALE 1994 - 1996 DELLA PESCA MARITTIMA E DELL'ACQUICOLTURA IN ACQUE MARINE E SALMASTRE 1.2 Infatti tenuto conto: - della esigenza di continuare l'azione di modernizzazione e sviluppo dell'apparato produttivo gia' intrapreso nel corso del precedente Pi- ano; - della contestuale azione dei regolamenti comunitari tendenti alla salvaguardia delle risorse attraverso una politica di riduzione dello sforzo di pesca e quindi dell'occupazione diretta ed indiretta; - del forte grado di dipendenza dall'estero quanto ai consumi ittici interni, con conseguente elevato deficit della bilancia commerciale di settore. Emerge con sufficiente chiarezza la griglia degli obiettivi del prossimo Piano Triennale: - Politica di razionalizzazione del settore produttivo in mare - Miglioramento del grado di autosufficienza alimentare - Salvaguardia dei livelli occupazionali. E' chiaro che i tre obiettivi non sono indipendenti l'uno dall'altro, ma possono essere considerati alla stregua di insiemi intersecatisi, in cui alcune azioni ricadono nel dominio di piu' di un obiettivo. 1.3 Quanto al primo dei tre obiettivi risulta evidente l'esigenza di proseguire nella ricerca di un equilibrato rapporto fra risorse disponibili e sforzo di pesca effettivamente esercitato. In tal senso la riduzione dello sforzo di pesca rappresenta ancora oggi un obiettivo irrinunciabile e come tale va perseguito. D'altra parte e' anche vero che una politica di razionalizzazione deve poter sfruttare le possibili occasioni di ristrutturazione della struttura dello sforzo di pesca nell'ambito dei diversi sistemi di pesca e delle differenti aree di pesca. In tal senso, a partire dall'analisi degli indicatori bio-economici di cui all'Art. 2 della L. 165, sara' adottata una gestione delle licenze tendente a favorire una riallocazione dello sforzo di pesca in funzione dello stato delle risorse. 1.4 Nel quadro di una gestione attiva dello sforzo di pesca va anche rilevato che stante la complementarieta' esistente fra le azioni di demolizione e la politica delle licenze di pesca, ne segue che nelle aree in cui si prevede il mantenimento del blocco delle licenze sara' invece possibile assicurare priorita' alle richieste di demolizione e viceversa. 1.5 Il perseguimento del secondo dei tre obiettivi prima citati richiede la contestuale attivazione di: - misure dirette al sostegno del processo di utilizzazione produttiva della fascia costiera e del largo; - misure dirette allo sviluppo della maricoltura e dell'allevamento ittico in generale - misure dirette alla salvaguardia e valorizzazione della produzione interna; - misure destinate alla promozione del sistema pesca in Italia e nei Paesi a maggiore potenziale commerciale. 1.6 Quanto al problema della salvaguardia dei livelli occupazionali, si e' gia' detto che l'azione dei regolamenti esistenti determina l'attivazione di un processo di espulsione di occupati dal settore. Finora, il processo e' stato governato con sufficiente facilita', ma non e' detto che cio' possa verificarsi anche in futuro, stante la crisi economica, e soprattutto occupazionale, che attraversa i Paesi comunitari e non solo comunitari. Il permanere del processo di espulsione comporta ovviamente l'esigenza di individuare attivita' alternative per tutti coloro che, volontariamente o meno, decideranno di abbandonare il settore direttamente produttivo. L'analisi sviluppata nella prima Parte del Piano ha consentito di evidenziare la dimensione dei problemi in discussione, che non e' certamente trascurabile . Ne segue l'esigenza di assicurare l'attivazione di iniziative destinate ad assorbire gli addetti che non potranno continuare la propria attivita' nel settore della pesca allargato all'indotto. Al riguardo andrebbe costituita, d'intesa con il Ministero del Lavoro e con la partecipazione delle parti interessate (professionali e sindacati), una apposita unita' di monitoraggio e di proposizione delle iniziative da adottare. 2 GLI STRUMENTI DI INTERVENTO 2.1 Sulla base dell'esperienza maturata nel corso del Terzo Piano Triennale si ritiene utile confermare anche in questa edizione del Piano la distinzione fra quelle misure che attraversano orizzontalmente l'intero sistema pesca, per cui assumono valenza generale, e quelle misure che, al contrario, sono destinate ad incidere all'interno dei differenti segmenti produttivi che compongono la pesca. 2.2 Gli strumenti che assumono valenza generale e che interessano l'intero sistema pesca possono essere sintetizzati in: - Assegnazione dei contributi a valere sul Fondo Centrale, in funzione della priorita' stabilita per ciascun tipo di intervento. Sulla base della modifica della L. 41/82 e' possibile concedere mutui per un ammontare fino all'80% della spesa documentata. Nel caso delle coop- erative tale limite e' elevato all'85 %. Ne segue la possibilita' di assegnare i contributi a valere sul Fondo Centrale secondo le seguenti priorita': a) Prima priorita': percentuale di contribuzione fino al 100 % del limite previsto; b) Seconda priorita': percentuale di contribuzione fino all'80 % del limite previsto; c) Terza priorita': percentuale di contribuzione fino al 60 % del limite previsto; - Utilizzazione delle risorse finanziarie destinate ai contributi in conto capitale per iniziative di particolare interesse collettivo, ivi compreso il cofinanziamento di programmi di orientamento pluriennale concordati con le Regioni. Tale assunto implica che non tutte le iniziative previste potranno essere oggetto di sostegno finanziario. Infatti, nel corso di validita' del quarto Piano Triennale sara' possibile assegnare contributi in conto capitale alle seguenti iniziative: a) Realizzazione Accordi di Programma ed Iniziative Consortili b) Acquisto di marchi collettivi per la comunicazione e la commercializzazione c) Piani di ristrutturazione aziendale finalizzati al risanamento della gestione a favore di cooperative e loro consorzi d) Programmi di formazione professionale e) Realizzazione di spacci per la vendita ai soci di cooperative f) Costituzione di societa' miste non rientranti fra quelle finanziate dalla CEE h) Realizzazione di nuove costruzioni limitatamente ad imbarcazioni iscritte nei Compartimenti Sardi ed i cui proprietari siano residenti da almeno 5 anni in Sardegna i) Ammodernamenti Nessun contributo in conto capitale e' previsto per le iniziative di demolizione, costruzione ed ammodernamento di impianti a terra e di acquicoltura. - Adozione degli accordi di programma stipulati fra l'Amministrazione e le Associazioni di Categoria; - Assegnazione di priorita' assoluta ai progetti consortili destinati allo sviluppo ed alla modernizzazione del settore pesca. - Per agevolare il perseguimento degli obiettivi previsti dagli accordi di programma e dalle iniziative consortili le risorse finanziarie disponibili sul Fondo centrale potranno essere utilizzate per favorire il processo di capitalizzazione delle imprese cooper- ative aderenti. - Costituzione, nell'ambito del Comitato Finanziamenti, di un sottocomitato con compiti di istruttoria e verifica delle iniziative con gli obiettivi del Piano. Fanno parte del sottocomitato: un rappresentante dell'Amministrazione della Direzione Generale Pesca del Ministero della Marina Mercantile, tre rappresentanti delle associazioni nazionali delle cooperative della pesca, un rappresentante degli armatori delle navi da pesca, un rappresentante dell'associazione piscicoltori italiani nei casi in cui siano all'ordine del giorno progetti attinenti l'acquicoltura. 2.3 Gli strumenti di intervento specifici, destinati ad operare nell'ambito di ciascuno dei settori operativi che compongono il settore, richiedono un'attenzione particolare. Infatti, la ricerca di misure praticabili che non si risolvano nell'introduzione di alterna- tive traumatiche richieste l'elaborazione di una strategia articolata che se da un lato deve consentire la riduzione della pressione di pesca, dall'altro deve contribuire all'aumento della produzione ittica. 2.4 In tal senso sara' assicurato il massimo sostegno ai progetti che prevedono l'assegnazione delle concessioni demaniali ai Consorzi di pescatori per iniziative di ripopolamento e sviluppo delle risorse. L'introduzione dei distretti di pesca, una volta definiti gli aspetti amministrativi e legali che ne definiscono le caratteristiche, rientra anche essa in una strategia destinata ad incrementare la potenzialita' produttiva del Paese. 2.5 Le misure di intervento dirette a favorire un corretto equilibrio fra sforzo di pesca e risorse disponibili, che si manifesta in termini economici ancor piu' che in termini biologici, investono non solo la struttura produttiva, ma la stessa organizzazione del settore. Pertanto, nell'ambito di una strategia di regolamentazione dello sforzo di pesca si ritiene necessario, preliminarmente, individuare i criteri di ammissibilita' delle richieste di finanziamento comunitario e nazionale: - per le costruzioni si ritengono ammissibili le richieste di finanziamento che abbiano le seguenti percentuali di ritiro; strascico, traino pelagico e mestieri assimilati zona costiera e mediterranea 120 % pesca oceanica 115 % - si ritengono ammissibili le richieste di finanziamento per nuove costruzioni purche' queste siano compatibili con il livello di sfruttamento delle risorse esistenti. In tal senso il Comitato Tecnico Scientifico, sulla base dell'analisi degli indicatori bio economici disponibili, procede alla approvazione ed aggiornamento di una griglia entro cui far rientrare le iniziative ammissibili. La griglia terra' conto, pertanto, delle aree, dei sistemi di pesca e della dimensione dei battelli. Coerentemente con tale impostazione, sara' data priorita' alle richieste di fermo definitivo provenienti dalle aree e per i sistemi temporaneamente esclusi dai benefici in questione; - la stazza e la potenza devono essere effettive, misurate secondo le norme ISO e conformi al Reg. CEE 2930/86; - sono ritenuti prioritari tutti gli interventi concernenti la sicurezza, l'igiene ed in generale le condizioni di lavoro a bordo; - l'accesso ai contributi nazionali e comunitari e' subordinato al rispetto delle norme del contratto collettivo di lavoro vigente. 2.6 Quanto alle misure di intervento specifiche dirette alla modifica della stessa struttura produttiva del settore si ritiene necessario: - favorire la riduzione dello sforzo di pesca esercitato dalle navi adibite alla pesca a strascico ed a volante del Mediterraneo con priorita' assegnata a quelle adibite alla pesca a strascico locale mediante il pieno utilizzo del fermo definitivo e secondo i criteri precedentemente proposti; seppure il costo di tale azione gravera' integralmente sulle risorse finanziarie rese disponibili in applicazione del Reg. CEE 3944/89 va evidenziato in questa sede non solo la forte complementarieta' di tale misura con altre mirate alla riduzione dello sforzo di pesca, ma soprattutto l'impegno dell'Amministrazione nazionale ad utilizzare pienamente tale strumento gestionale; - consentire la costruzione di navi adibite alla pesca a strascico ed a volante in sostituzione di battelli di tale stazza e potenza offerti in demolizione. Ferme restando tutte le limitazioni al rilascio di nuove licenze per la pesca a strascico e volante, e di cui si dira' fra poco, si ricorda che nel corso del triennio sara' consentita l'incentivazione di nuove costruzioni solo nel caso in cui il battello risultera' iscritto presso uno dei compartimenti sardi ed il beneficiario risulti residente in Sardegna da almeno 5 anni. Nel caso di utilizzazione dei fondi che insistono sul Fondo Centrale si intende assegnata la prima priorita'. Non saranno ammesse a contributo, ne' per esse saranno rilasciate licenze di pesca, le iniziative di nuova costruzione o ammodernamento di battelli aventi potenza massima continuativa ed effettiva superiore al cavallaggio del motore precedentemente installato sull'imbarcazione offerta in demolizione o su quelle oggetto di ammodernamento e comunque con motore tarato sin dalla fase di costruzione; - agevolare la riconversione delle navi da strascico, volante e spadare con reti derivanti presso altri sistemi di pesca in sostituzione di battelli di pari stazza e potenza, attribuendo a tali iniziative di investimento la prima priorita' nell'ambito della concessione di mutui; - consentire la costruzione, l'acquisto l'ammodernamento delle imbarcazioni abilitate al sistema termosoffiante esclusivamente allo scopo di adeguare le unita', in questione alla normativa tipo in materia; - consentire la costruzione di navi adibite alla pesca costiera lo- cale, con il ritiro almeno del 100%, purche' non richiedano il rilascio della licenza per pesca a strascico. Per tali iniziative viene assegnata la prima priorita'. 2.7 In aggiunta alle misure di intervento finanziario ora evidenziate si ritiene necessario procedere: - alla verifica ed eventuale ampliamento dei periodi di fermo tecnico; - quanto al fermo biologico, pur confermando l'esigenza di mantenere inalterato nel corso del prossimo triennio il programma di fermo annuale con pagamento dall'armatore ed ai marittimi imbarcati di un premio per il mancato esercizio dell'attivita' occorre riflettere sui costi di realizzazione di tale forma gestionale e sulle possibilita' che, a causa delle difficolta' economiche del Paese, potrebbe essere piu' difficile reperire i fondi necessari in un prossimo futuro. In tale caso andrebbe comunque prevista una indennita' per garantire il pagamento delle competenze ai marittimi imbarcati. Potrebbe darsi luogo alla predisposizione dei provvedimenti consentiti dall'art. 98 del DPR 1639/68, in modo da garantire in ogni caso un periodo di riposo alle risorse ed ovviamente all'armamento; - ad introdurre limitazioni alla pesca delle specie batiali nelle aree e nei periodi di riproduzione sulla base dei risultati forniti dalla ricerca scientifica. E' possibile prevedere la chiusura totale dell'area per periodi ti tempo stabiliti in sede di Comitato Tecnico Scientifico; - riduzione (a due o tre mesi) ovvero eventuale abrogazione al 1/1/95 della deroga dell'art. 111 del regolamento della pesca marittima, che permette ai pescatori dei compartimenti da Trieste a Rimini compresi di effettuare la pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa in acque profonde meno di 50 metri nei mesi da novembre a giugno per quanto riguarda la pesca delle seppie. Per quanto riguarda la pesca di quelle specie (acqua delle, marsioni, etc.) che, ove non pescate a strascico sarebbero perdute al consumo umano, si prevede la conferma della deroga nel periodo di validita' del piano sempre che le indicazioni di carattere biologico confermino la validita' di detta deroga; - sulla base dei risultati delle indagini svolte nel periodo della vigenza del III Piano triennale, si prevede di prevenire alla revisione dell'art. 107 del DPR 1639/68, nel senso di autorizzare l'uso di reti da circuizione a chiusura meccanica entro le tre miglia della costa, anche ove la batimetrica sia inferiore a 50 metri, per la cattura di pesce bianco, con attrezzi di dimensioni limitate, aventi l'apertura della maglia non inferiore a 40 mm., con navi di dimensioni determinate. Le autorizzazioni per tale tipo di pesca saranno rilasciate in via prioritaria alle navi di proprieta' di imprese di pesca che hanno partecipato all'indagine conoscitiva, sempreche' rientranti nelle caratteristiche stabilite e subordinatamente alle navi iscritte ai compartimenti marittimi ove tale tipo di pesca e' esercitata tradizionalmente. - ad accelerare il processo di decentramento amministrativo in favore delle Commissioni Consultive Locali, sia per la soluzione di conflitti locali, sia anche per la gestione delle pesche speciali a valenza esclusivamente locale e non esplicitamente regolamentate a livello centrale. 2.8 Le licenze di pesca. La regolamentazione dello sforzo di pesca trova nella adozione di criteri per la gestione delle licenze di pesca uno dei principali strumenti di intervento e tale impostazione e' confermata in questa edizione del Piano. In tal senso, l'individuazione di criteri sottostanti al rilascio delle nuove licenze rappresenta un elemento fondamentale della strategia di contenimento dello sforzo di pesca ed alleggerimento della pressione di pesca nei mari italiani. Viene, pertanto, confermato l'indirizzo concernente il blocco del rilascio generalizzato di nuove licenze di pesca. Inoltre: - nella logica di ottimizzare l'allocazione delle licenze si prevede la redistribuzione di quelle ritirate o restituite verso aree o sistemi scelti sulla base della piu' efficiente utilizzazione delle risorse biologiche, economiche e finanziarie; - per i singoli segmenti della flotta, in cui si registra una capienza rispetto all'obiettivo POP per il segmento stesso, e' possibile il rilascio di nuove licenze (anche senza ritiro e senza contribuzione) fino al raggiungimento dell'obiettivo previsto per il segmento stesso; - in via generale, sono rilasciate nuove licenze previa riconsegna di una licenza per pari tonnellaggio e potenza; tuttavia, per i sistemi per i quali e' prevista una riduzione in termini di capacita' si richiede un ulteriore riduzione secondo quanto indicato al punto 2.5, lett. a); - nelle aree e per i sistemi per i quali e' accertata la presenza di sovracapacita' di pesca, non si prevede comunque il rilascio di nuove licenze di pesca, pur in presenza di capienza rispetto all'obbiettivo; alle stesse aree e per gli stessi sistemi viene automaticamente assegnata priorita' quanto alle richieste di ritiro effettivo; - per le imbarcazioni inferiori a 10 TSL non autorizzate alla pesca a strascico o al traino pelagico o all'uso della turbosoffiante, l'aggiunta di nuovi mestieri nella licenza e' libera; - nell'ipotesi di fusione di piu' pescherecci abilitato allo strascico si prevede il rilascio di una nuova licenza a fronte del ritiro del solo 100%; - per le iniziative localizzate in Sardegna e per i giovani al di sotto dei 36 anni, e' possibile il rilascio della licenza a fronte del ritiro del solo 50%. Rimane allo scopo confermata la riserva fino alla concorrenza del 40% del plafond previsto in sede del Piano 91/93; - per tutte le licenze, a qualsiasi titolo rilasciate, la potenza e la stazza dovranno essere misurate secondo le norme ISO e conformemente al Reg. CEE 2930/86; - non si prevede il rilascio di nuove licenze per le unita' finanziate dalle Regioni in difformita' da quanto previsto dal Piano. A tale riguardo, prima del finanziamento e' necessario richiedere il nulla osta del Ministero della marina Mercantile. 2.9 Le pesche speciali. Gran parte delle pesche speciali, cosi' come previsto dal precedente Piano, sono state oggetto di regolamentazione in sede centrale. In linea di massima si ritiene di poter confermare per il prossimo triennio le norme regolamentatrici gia' emanate. Tuttavia per quanto concerne le pesche speciali a rilevanza locale, anche a seguito della modifica della composizione delle Commissioni Consultive locali, intervenuta con la L. 165/92, si demanda a tali commissioni la facolta' di proposta di autorizzazione alla pesca, valutate eventuali controindicazioni di ordine sociale. Sulla base delle richieste pervenute il Ministero rilascia il provvedimento autorizzativo. 2.10 Ammodernamento della flotta. Lo stato di invecchiamento della flotta da pesca italiana richiede l'adozione di misure di intervento in grado di accelerare il processo di sostituzione del capitale obsoleto. In questo senso, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili si prevede di sostenere tali iniziative sia con contributi in conto capitale sia con mutui agevolati attribuendo la prima priorita' purche' le navi da ammodernare non risultino avere una eta' inferiore a 10 anni. Per le navi aventi eta' maggiore di 30 anni, il contributo per l'ammodernamento sara' concesso previa certificazione attestante la validita' dell'iniziativa, rilasciata da parte di un organo tecnico competente. Qualora detta certificazione non venga rialasciata in considerazione dell'obsolescenza della nave questa potra' essere offerta in ritiro per una nuova costruzione od usufruire del contributo per il ritiro definitivo dell'attivita' di pesca. 2.11 La pesca oceanica. La flotta oceanica italiana pur non rivestendo un ruolo fondamentale nel panorama della pesca italiana, e' ancora oggi impegnata in una difficile fase di transizione in cui da un lato si rende necessaria la demolizione delle imbarcazioni di maggiori dimensioni e dall'altro la costruzione di navi piu' rispondenti ai requisiti posti dalle attuali condizioni di sfruttamento. Si riconferma, pertanto, l'esigenza di elaborare un programma di settore volto alla definizione del ruolo e delle necessita' proprie di una politica di sviluppo della moderna pesca oceanica. Indubbiamente, tale programma potra' essere sviluppato in occasione della predisposizione del Piano settoriale previsto dal nuovo regolamento comunitario in tema di strumenti finanziari di orientamento della pesca (SFOP) nell'ambito della riforma dei fondi strutturali. La predisposizione del programma consentira' di individuare specifiche forme di interventi sia finanziario che in tema di licenze di pesca, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi per detto segmento della flotta, individuati dal POP 1993-1996. 2.12 Le strutture a terra. La rilevanza del comparto commerciale ed industriale nel panorama del sistema alimentare nazionale e' stata ampiamente riconosciuta, cosi' come sono stati individuati i nodi che ne impediscono un ulteriore sviluppo ed i fattori di successo che hanno consentito il mantenimento di standard produttivi e di mercato forse imprevisti. In occasione di questa edizione del Piano si e' cosi' ritenuto di confermare il sostegno finanziario a quelle iniziative di interesse collettivo che meglio di altre consentono di rafforzare il legame fra lo sfruttamento delle risorse locali e l'industria di trasformazione. In tal senso si e' ritenuto di dare priorita' alle iniziative destinate a: - piani di ristrutturazione aziendale finalizzati al risanamento della gestione a favore di cooperative e loro consorzi di particolare rilevanza; - acquisto di marchi collettivi per la comunicazione e la commercializzazione. Quanto alle iniziative a carattere industriale e commerciale, cui si ritiene dover prestare la massima attenzione in un quadro di forte riconsiderazione della politica alimentare nazionale, si rimanda al programma settoriale previsto dal nuovo regolamento comunitario in tema di strumenti finanziari di orientamento alla pesca, in applicazione del Reg. 2052/88 recante norme sulla riforma dei fondi strutturali. 2.13 La pesca sportiva. Nel corso dell'ultimo triennio non e' stato possibile dare seguito alle indicazioni contenute nel Terzo Pi- ano Triennale in materia di pesca sportiva. Cio' implica, ovviamente, che le stesse indicazioni all'epoca inserite sono recepite nel quarto Piano. 2.13.1 Nell'ambito del periodo di validita' del Piano, potrebbero essere elevati specifici accordi di programma tra il Ministero e la Federazione Italiana Pesca Sportiva e le altre Associazioni nazionali su materie particolari afferenti la pratica della pesca sportiva. Nello stesso periodo vanno adottate, tra le altre, le seguenti misure: a) regolamentazione della licenza di pesca sportiva ovvero di altro documento equivalente realizzando il massimo della snellezza procedurale e del decentramento amministrativo; b) previsione dei giorni in cui e' consentito l'esercizio della pesca sportiva; c) revisione degli attrezzi consentiti, con conseguente modifica della relativa norma del regolamento per la pesca marittima; d) definizione dello status del pescatore sportivo anche al fine di prevenire situazioni d'illeceita' da parte di soggetti che nulla hanno a che fare con una sana pratica sportiva (a tale riguardo si prevede di effettuare, di intesa con i suddetti soggetti rappresentativi della pesca sportiva, un'indagine censitaria sulla consistenza del fenomeno). 2.14 Tra le iniziative meritevoli di incentivazione ai sensi dell'articolo 20 della legge 41/82 vanno ricomprese quelle intraprese dalle aziende speciali delle Camere di Commercio specificamente costituite per il sostegno dell'attivita' ittica, nonche' dall'Ente autonomo della Fiera di Ancona - Internazionale della pesca e dall'Ente autonomo della Fiera di Verona - Acquicoltura. Essi svolgono attivita' di promozione e sviluppo dell'economia ittica, nel settore della ricerca economica, della commercializzazione, della trasformazione alimentare in pesca e acquicoltura. 2.15 E' richiesta all'Amministrazione una presenza sempre piu' incisiva in tutte le sedi internazionali in cui si elaborano le strategie e si pianificano gli interventi sia di livello che di rilievo extracomunitario (FAO, MEDRAP, ONU, etc.). Appare quindi opportuno prevedere che una parte delle dotazioni del Piano (0,1 %) sia destinata a coprire le spese di missione all'estero che non siano prese a carico da altre Amministrazioni. ALLEGATO IV PIANO TRIENNALE 1994 - 1996 DELLA PESCA MARITTIMA E DELL'ACQUICOLTURA IN ACQUE MARINE E SALMASTRE 3 LA RICERCA SCIENTIFICA 3.1 Nel corso del periodo di applicazione del precedente Piano Triennale si e' registrato un ulteriore consolidamento delle strutture di ricerca attive nel settore, sia in relazione al numero dei ricercatori impegnati, ma soprattutto, in relazione alla qualita' dei risultati scientifici conseguiti. Sotto quest'ultimo aspetto, va rilevato, infatti, che molte delle ricerche realizzate con il contributo della Pubblica Amministrazione sono state utili al perseguimento degli stessi obbiettivi del Piano ed hanno consentito la formulazione di ipotesi operative utili all'avvio della prevista politica di salvaguardia delle risorse e di riconversione degli addetti sulla base di nuovi modelli produttivi. Cosi' e' stato per la ricerca biologica e per acquicoltura, per quella tecnologica ed economica, senza trascurare gli aspetti giuridici. 3.2 In tal senso, i risultati ed il livello di analisi conseguiti, la gamma di opportunita' strategiche offerte all'Amministrazione, anche in occasione della predisposizione del quarto Piano, testimoniano il grado di maturita' raggiunto dalla ricerca italiana di settore. Prova ne sia il crescente numero di lavori pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali. 3.3 Tuttavia, l'attuale quadro, se considerato in termini di ricerca realizzata anche al di fuori del sistema avviato con l'applicazione della L. 42/82, rivela ancora una situazione in cui le ricerche si presentano con livelli di approfondimento e sviluppo fortemente diversificati e frammentati. 3.4 Si ritiene, allora, doversi avviare un'azione di monitoraggio anche in merito alle ricerche prodotte sulla base di contributi concessi da altre Amministrazioni, nazionali, regionali, internazionali, oltre che da Enti territoriali autonomi. Questa situazione di frammentazione comporta alcuni aspetti positivi, ma altri negativi. Fra i primi va segnalata la capacita' del sistema di considerare problematiche ampie, ma anche di adattarsi a tematiche specifiche a valenza locale. Fra i secondi il piu' evidente e' il rischio concreto ed attuale che problematiche meno urgenti, in settori marginali in relazione alla dimensione dei problemi, siano giudicate meritevoli di finanziamento. Anche il rischio della ripetitivita' dei finanziamenti puo' considerarsi elevato in un contesto frammentato, dove gli Enti erogatori di finanziamenti non sono fra di loro coordinati. 3.5 Al contrario, nell'ambito dell'ultimo Piano Triennale va rilevato che alcune operazioni di coordinamento fra le diverse unita' operative, sono state avviate ed hanno consentito la trasformazione di ogni singolo problema oggetto di ricerca in un modello di riferimento contenente ogni possibile elemento di conoscenza di ordine scientifico ambientale, economico sociale. 3.6 Ancora una volta, sulla base delle precedenti considerazioni, non si puo' non riaffermare la correttezza delle scelte a suo tempo adottate in merito al potenziamento della ricerca scientifica applicata alla pesca ed acquicoltura. Allo stesso tempo, tuttavia, va segnalata l'esistenza di aree di ricerca in cui si ritiene dover produrre un ulteriore sforzo per assicurare crescente efficacia all'azione intrapresa in termini di ricaduta dei risultati sull'attivita' di gestione bio economica delle risorse, nell'interesse della collettivita' e delle categorie produttive, oltre che della stessa Pubblica Amministrazione. In molti casi si tratta di assicurare una maggiore efficienza all'azione di coordinamento delle unita' operative coinvolte in ricerche che si svolgono su aree diverse, in altri casi si tratta di finalizzare sempre meglio gli obbiettivi della ricerca alle esigenze dell'Amministrazione. 3.7 Cio' implica, da un lato, di confermare le priorita' gia' esistenti alle ricerche biologiche ed economiche dirette alla stima ed alla quantificazione dei fenomeni caratterizzanti il settore, dall'altro di sviluppare quelle tematiche di ricerca che investono direttamente l'attivita' produttiva delle categorie. Nel primo caso il proseguimento delle ricerche sulla valutazione delle risorse e sulla dinamica delle popolazioni riveste carattere prioritario, sia per la conoscenza degli elementi biologici fondamentali, sia per il supporto che esse sono in grado di offrire all'Amministrazione in termini di elaborazione di misure di regolamentazione. D'altra parte, e' anche vero che in sede comunitaria il processo di integrazione della comunita' scientifica richiede l'esistenza di metodologie collaudate e di serie storiche omogenee. Analogamente sono da considerarsi prioritarie le ricerche economiche in tema di proseguimento e potenziamento dell'attivita' di monitoraggio e rilevazione dell'attivita' di pesca in Italia. I nuovi compiti affidati dalla L. 165/92 al Ministero in tema di regolamentazione dello sforzo di pesca in funzione degli indicatori bio-economici, come pure il tradizionale supporto conoscitivo e dettagliato che esse sono in grado di offrire all'attivita' di programmazione propria dell'Amministrazione ne determinano l'importanza e l'esigenza di continuita'. 3.8 Analoga priorita' va data alla ricerca finalizzata alla riduzione dei costi di produzione in acquicoltura, alla diversificazione produttiva di questa attivita' ed al controllo dell'impatto ambientale sulla (e della) acquicoltura. 3.9 Per quanto riguarda la organizzazione delle ricerche, con il presente Piano saranno considerati come prioritari i programmi presentati da gruppi di ricerca costituiti da piu' unita' operative coordinate. Cio' al fine di ridurre la dispersione dei fondi, facilitando la aggregazione di competenze necessarie per il raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso. 3.10 Soggetti della ricerca. Le attivita' di ricerca applicata alla pesca ed alla acquicoltura hanno avuto dagli interventi previsti dalla legge 41/82 un notevole supporto. La scelta dell'Amministrazione Marittima di "investire" nel settore della ricerca risultava d'obbligo al fine di affrontare su precisa base conoscitiva i complessi problemi della gestione delle risorse biologiche e della messa a punto di tecniche di acquicoltura sempre piu' affidabili. Il ritorno di tale investimento e' testimoniato dal numero di Unita' operative che, nelle varie istituzioni di ricerca sul territorio nazionale, stanno operando nel settore. E' comunque a livello del quadro informativo che il ritorno si manifesta di insostituibile utilita' per l'Amministrazione. Tutte le proposte di carattere normativo, di interventi urgenti, sono stati presi su base conoscitiva, in gran parte sostenuta dai programmi di ricerca finanziati dal Piano, attraverso un continuo articolarsi di commissioni e gruppi di lavoro ad hoc, nonche' di continua attivita' degli organi consultivi. Alcune grandi tematiche, come la valutazione delle risorse, proprio per la loro complessita', sono soggette ad un continuo dibattito, di cui la scuola italiana non avrebbe beneficiato in assenza di una richiesta pressante e stimolante da parte dell'Amministrazione che domanda strumenti affidabili su cui decidere dell'uso e del futuro di un bene collettivo e strategico. L'ICRAM, come Istituto Centrale per la Ricerca Applicata al mare, come organo direttamente collegato all'amministrazione della pesca, ha segnato un salto di qualita' assumendo un ruolo crescente anche grazie alle modifiche della 41. Analogamente hanno contribuito gli istituti specializzati del CNR; particolare attenzione va posta al gran numero di Universita' coinvolte, che stanno sempre piu' portando competenze alla pesca ed alla acquicoltura consentendo di attivare progetti di interdisciplinarieta' e completando, sul piano della formazione superiore, il quadro con crescente numero di tesi sperimentali e di corsi istituzionali, che consento ai cittadini di avvicinarsi ai problemi della produzione alimentare acquatica. Anche le associazioni dei produttori hanno ampliato la loro gamma di servizi alla produzione grazie ad una maggiore partecipazione ai programmi di ricerca. I soggetti della ricerca (ICRAM, CNR, Universita e gruppi di ricerca della cooperazione), hanno meglio identificato il loro ruolo. Infatti ricerche fondamentali di supporto ad una seria ricerca applicata e diffusione dei risultati debbono essere ben "miscelate" per ottenere risultati affidabili. In questo scenario non va certo dimenticato lo sforzo delle Amministrazioni locali, che hanno avviato programmi di ricerca in materia di pesca e acquicoltura, coprendo anche il settore delle acque interne spesso sottostimato. In questo quadro articolato il coordinamento tra i molteplici soggetti impegnati e' certamente auspicabile, cosi' come gli interventi comunitari per la ricerca settoriale dovrebbero non consentire duplicazioni con quanto in corso nelle azioni nazionali di supporto alla ricerca. 3.11 L'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare (ICRAM). L'Istituto, istituito sulla base dell'art. 8 della Legge 41/82, per l'espletamento sistematico delle ricerche di ogni ordine scientifico e tecnologico nonche' di servizi tecnici riguardanti le attivita' della pesca marittima nel suo significato piu' ampio, e' stato oggetto, nel corso del 3 Piano Triennale, di varie disposizioni legislative che ne hanno ridisegnato il quadro istituzionale, mutando la denominazione dell'Ente (ICRAP) in Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al Mare (ICRAM) conferendogli nuove competenze; integrando, la composizione del C.d.A.; istituendo la Giunta Esecutiva; modificando le Norme di Organizzazione per un piu' rapido e puntuale raggiungimento dei fini istituzionali ampliati per rispondere alle nuove esigenze. In particolare il legislatore con la Legge 220/92 ha previsto che l'ICRAM coordini le attivita ed enti di ricerca nazionali nonche' di istituti a carattere scientifico specializzato nelle scienze del mare. Nel corso del III piano Triennale l'ICRAM, in relazione ai suoi compiti istituzionali, ha sviluppato l'attivita' di ricerca nei settori della pesca marittima, dell'acquicoltura e dell'ambiente marino; quella di consulenza e di assistenza tecnica in qualita' di struttura operativa tecnico-scientifica dell'Amministrazione Marittima; ha diffuso i risultati delle ricerche e delle conoscenze acquisite attraverso convegni, conferenze e pubblicazioni; ha conferito borse di studio a laureati e diplomati. Le strutture periferiche di Chioggia a Palermo hanno operato tipicamente sviluppando in loco attivita' di ricerca e consulenza tecnica agli operatori economici. I nodi da risolvere nel periodo di validita' del IV Piano al fine di sviluppare le attivita' istituzionali sono precipuamente l'adeguamento del contributo ordinario del Ministero della Marina Mercantile, la nuova sede e la riqualificazione dell'assetto organizzativo. 4 IL BILANCIO PREVENTIVO 4.1 Le risorse finanziarie disponibili. Il fabbisogno finanziario necessario alla realizzazione del presente Piano e' quantificato in Lit. 305.000 milioni. Alla copertura del fabbisogno in questione si provvedera' mediante l'utilizzazione delle risorse all'uopo destinate per gli anni 1994, 1995 e 1996 dalle tabelle A e C del disegno di legge finanziaria 1994. Sul Fondo Centrale per il credito peschereccio sono disponibili per rate scadute e versate lire 162.281.428.677, che vanno ad aumentarla disponibilita' per la concessione di mutui per il triennio considerato. La disponibilita' globale e' ripartita fra vari settori di intervento e, nell'ambito dei singoli settori, tra le iniziative ammesse secondo le misure percentuali indicate nelle tabelle che seguono. RIPARTIZIONE DEGLI STANZIAMENTI TABELLA A _____________________________________________________________________ % SETTORI DI INTERVENTO disponibile globale _____________________________________________________________________ Fondo centrale credito peschereccio 48.0 _____________________________________________________________________ Contributi a fondo perduto 10.0 _____________________________________________________________________ Contributi per incentivi alla cooperazione 15.0 _____________________________________________________________________ Ricerca applicata pesca ed acquicoltura 15.0 _____________________________________________________________________ Campagne promozionali 7.2 _____________________________________________________________________ Realizzazione sistema statistico 3.9 _____________________________________________________________________ Funzionamento degli organi collegiali 0.1 _____________________________________________________________________ Missioni all'estero (FAO, CEE, etc.) 0.1 _____________________________________________________________________ Contributi per iniziative a sostegno dell'attivita' ittica 0,7 (punto 2.14) _____________________________________________________________________ TOTALI 100.0 _____________________________________________________________________ FONDO CENTRALE PER IL CREDITO PESCHERECCIO Per il funzionamento del fondo centrale si utilizzeranno sia le assegnazioni del 48 % della disponibilita' globale ripartita fra i diversi settori di intervento secondo la precedente tabella che la ulteriore disponibilita' di Lit. 162.241.428.677 milioni di lire, accertata al 31 agosto 1993, costituita dai "rientri" al "Fondo Centrale" per rate scadute e ammortamenti anticipati, nonche' da versamenti degli stanziamenti relativi al precedente Piano Triennale. TABELLA B _____________________________________________________________________ TIPO DI INIZIATIVA AMMESSA Ripartizione % _____________________________________________________________________ Nuove costruzioni (limitate alla Sardegna) 20 _____________________________________________________________________ Ammodernamenti 20 _____________________________________________________________________ Acquicoltura 30 _____________________________________________________________________ Marchi collettivi 5 _____________________________________________________________________ Iniziative consortili e accordi programma 15 _____________________________________________________________________ Piani di ristrutturazione aziendale 10 _____________________________________________________________________ TOTALI 100 _____________________________________________________________________ CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO TABELLA C _____________________________________________________________________ TIPO DI INIZIATIVA AMMESSA Ripartizione % _____________________________________________________________________ Societa' miste (in aree non ammesse dalla CEE) 17 _____________________________________________________________________ Nuove costruzioni (Litorale Sardo) 15 _____________________________________________________________________ Ammodernamento 10 _____________________________________________________________________ Marchi 8 _____________________________________________________________________ Spacci cooperativi (fino a 400 milioni per iniziativa) 5 _____________________________________________________________________ Iniziative consortili e accordi programma 25 _____________________________________________________________________ Piani di ristrutturazione aziendale 10 _____________________________________________________________________ Formazione professionale 10 _____________________________________________________________________ TOTALI 100 _____________________________________________________________________ ELENCO DELLE RICERCHE A Risorse Biologiche A1 Prosecuzione progetti di valutazione delle risorse A2 Studi sulla competizione interspecifica delle principali spe- cie di interesse commerciale finalizzati all'orientamento della produzione A3 Valutazione dell'impatto delle misure di intervento del piano triennale sulla consistenza delle risorse A4 Metodologie innovative nella valutazione delle risorse A5 Ecologia della pesca Spesa prevista: 39 % B Tecnologia B1 Sperimentazione di nuovi attrezzi e dispositivi di ausilio, di sicurezza a bordo e controllo delle attivita' di pesca B2 Tecnologia dell'acquicoltura Spesa prevista: 6 % C Acquicoltura in acque marine e salmastre C1 Ampliamento delle basi conoscitive in acquicoltura C1.1 Studi sulla riproduzione artificiale e sulla genetica di spe- cie di acquicoltura C1.2 Patologia delle specie allevate in acquicoltura C1.3 Definizione di diete artificiali C1.4 Metodologie ecologiche in acquicoltura C2 Maricoltura C2.1 Impianti sperimentali di maricoltura C2.2 Studi sul ripopolamento attivo C2.3 Oceanografia della fascia costiera in funzione della maricoltura Spesa prevista: 39 % D Igiene e qualita' dei prodotti ittici della pesca e dell'acquicoltura D1 Igiene della pesca e dell'acquicoltura D2 Studi sulle proprieta' alimentari dei prodotti ittici e derivati in funzione della loro valorizzazione D3 Prodotti innovativi Spesa prevista: 2 % E Economia e sociologia della pesca e dell'acquicoltura E1 Prosecuzione della rilevazione sistematica degli indicatori economici della pesca e dell'acquicoltura E2 Impatto economico ed ambientale sull'attivita' di pesca e dell'acquicoltura E3 Modelli bio-economici per la gestione dello sforzo di pesca E4 Sociologia della pesca e dell'acquicoltura Spesa prevista: 8,40 % F Diritto della Pesca e dell'acquicoltura Spesa prevista: 2,80 % G Diffusione dei risultati e seminari tematici G1 Organizzazione (e contributi per l'organizzazione) di seminari e convegni sulle tematiche e sui risultati delle ricerche G2 Pubblicazione dei risultati delle ricerche Spesa prevista: 2,80 %