(all. 1 - art. 1) (parte 3)
|servizi extraziendali       |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Spese generali              |      150  |     1,2    |      -      |
|(telefono, postali, ecc.)   |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Canoni, diritti e affitti   |       45  |     0,4    |      -      |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Imposte, contributi e tasse |      340  |     2,7    |      -      |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Salari e stipendi (inclusi  |    2.980  |    23,2    | 2.800-3.100 |
|oneri sociali) e            |           |            |             |
|remunerazione               |           |            |             |
|dell'imprenditore           |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Ammortamenti                |    1.300  |    10,1    |   950-1.600 |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Interessi sul capitale      |      485  |     3,8    |   390-730   |
|circolante                  |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Interessi sul capitale fisso|      755  |     5,9    |   505-1.005 |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|COSTO TOTALE UNITARIO       |   12.825  |   100,0    |      -      |
|___________________________________________________________________|
|____________________________ ___________ ____________ _____________|
|Reddito lordo               |    7.695  |    51,3    | 6.900-8.500 |
|(RL=Ricavo-costi espliciti) |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Reddito netto aziendale     |    6.395  |    42,6    | 4.600-5.500 |
|(RNA=RL - ammortamenti)     |           |            |             |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Reddito da capitale (RC=RNA-|           |            |             |
|costo totale del lavoro     |           |            |             |
|aziendale incluso quello    |           |            |             |
|dell'imprenditore e dei     |           |            |             |
|familiari)                  |    3.415  |    22,8    | 1.600-550   |
|____________________________|___________|____________|_____________|
|Reddito da lavoro           |           |            |             |
|dell'imprenditore e dei suoi|           |            |             |
|familiari (RLav=RNA - costo |           |            |             |
|del lavoro esterno)         |    4.465  |    29,8    | 3.500-4.400 |
|____________________________|___________|____________|_____________|
   A tale data risultavano censiti 675 allevamenti, comprensivi delle
aziende agricole, per un totale di 2.400 addetti.
   La  produzione totale dell'acquicoltura nel 1981 e' stata di circa
60.000 tonn, quella del  1991  di  162.000  tonn,  mentre  il  numero
attuale  degli  impianti  e'  di  1.000;  si  osserva  come in questo
decennio la produttivita' per azienda sia aumentata,  passando  dalle
88 tonn del 1981 alle attuali 160 tonn. Stimando che la produttivita'
per  addetto sia passata dalle 25 tonn del 1981 alle 40 tonn attuali,
il numero totale degli addetti risulta essere 4.000 e di circa  7.000
se si considera l'indotto.
   A  tali dati vengono poi aggiunti quelli riguardanti la produzione
ittica in ambienti lagunari, gestiti per lo piu' da  imprese  cooper-
ative medio-piccole, che costituiscono il tipo di impresa piu' idonea
e  funzionale  alla  particolare  gestione  che gli ambienti lagunari
richiedono.
   Da  una  recente  indagine eseguita presso le tre Centrali Cooper-
ative, riguardanti le cooperative ad  esse  associate  che  risultano
esclusivamente   o   parzialmente   operanti  in  ambienti  lagunari,
risultano censite 58 aziende con un numero di 4.500 occupati tra soci
e dipendenti.
   In  generale,  quindi,  il  numero  degli  occupati  nel   settore
dell'acquicoltura in Italia e' di circa 12.000 addetti.
   1.9    Analisi  degli  interventi  comunitari.  -  La  politica di
supporto a favore del settore acquicoltura  prevede  varie  forme  di
finanziamento  regolamentate da leggi nazionali - L. 17/2/1982 n. 41;
L. 1/3/1986 n. 64; L. 28/2/1986 n. 44 -, regionali e comunitarie.
   Le fonti di finanziamento utilizzate sono risultate  per  lo  piu'
l'autofinanziamento (44 %), oltre a fondi pubblici (23 %), prestiti e
mutui agevolati, rispettivamente il 20 percento ed il 12 %.
   A  supporto  delle  esigenze  di  start-up economico finanziario e
gestionale degli operatori del settore, analizziamo  di  seguito  gli
interventi comunitari.
   La  CEE e' intervenuta finanziando in Italia, nell'ambito del Reg.
2908/83, nel periodo 1983-86, 38 progetti per un totale di 12.333.967
ECU; nell'ambito del Reg. 4028/86 la CEE ha  finanziato  nel  periodo
1987-89 41 progetti per un ammontare di 15.956.113 ECU (tabella 23) e
nel  periodo  1990-92  48  progetti  per  un totale di 28.356.000 ECU
(tabella 24).
   Da sottolineare che solitamente non tutti  i  progetti  ammessi  a
contributo  vengono realizzati; nel 1990, ad esempio, solo 7 impianti
risultavano realizzati a fronte di 19 progetti approvati.
   Poiche'  il  gap  esistente  tra  il  sistema  italiano  e  quello
straniero  viene  fatto  risalire  per  lo  piu'  ad elevati costi di
produzione, si auspica che la politica di supporto  venga  in  futuro
orientata a progetti che prevedano l'integrazione delle aziende in un
ciclo  produttivo  piu' ampio, che comprenda centri di riproduzione e
svezzamento, impianti per la  produzione  di  alimenti,  servizi  per
l'assistenza tecnica etc.
   Da   non  sottovalutare  la  necessita'  del  perseguimento  della
cosiddetta qualita' totale, in modo da migliorare  la  competitivita'
del  prodotto,  al  fine  di  realizzare  un  fattore di difesa della
produzione nazionale dalle importazioni sempre piu' competitive.
   E' inoltre, opportuno che gli interventi siano  tarati  a  seconda
della fase di esistenza dell'impianto, nell'ottica del mercato finale
di  riferimento.  Sara'  opportuno  distinguere  il mercato di sbocco
secondo la destinazione del prodotto, considerandolo  segmentato  in:
mercato  dei  consumatori finali, catering, mercato di trasformazione
industriale.
   Infine,  in  un'ottica  strategica  di  politica  di  investimenti
futuri,   si   impone   per  gli  imprenditori  il  passaggio  da  un
orientamento alla produzione ad un orientamento al mercato o, meglio,
ai mercati di sbocco opportunamente segmentati.
   1.10  Identificazione dei maggiori fattori limitanti  lo  sviluppo
settoriale.   -  Nel  Terzo  Piano  Triennale  della  Pesca  e  della
Acquicoltura, per le produzioni ittiche da  allevamento  erano  stati
identificati i seguenti fattori limitanti:
-  complesso  rapporto  tra  acquicoltura ed ambiente, sia per quanto
riguarda la capacita' di utilizzare al meglio le risorse  ambientali,
talvolta   degradate,   sia   per   gli   impianti  dell'acquicoltura
sull'ambiente,  con  particolare  riferimento  a  quegli   ecosistemi
soggetti a fragili equilibri;
-  mancanza  di  strumenti  legislativi, che permettano un piu' agile
accesso alle aree demaniali ed adeguamento dei  canoni  alla  realta'
economica  dell'acquicoltura,  che  in particolare per le attivita' a
mare evidenzia ancora molteplici rischi;
- mancanza di una educazione ambientale  produttiva,  anche  in  aree
conservate  da attivita' umane, e crescita progressiva di una visione
di tutela integrale che, impedendo gli interventi gestionali, rischia
di vanificare simultaneamente ambienti e produzioni estensive;
- mancanza di una reale capacita' produttiva per il novellame di spe-
cie da acquicoltura,  che  permetta  di  ottenere  risultati  stabili
grazie  a  solide  metodiche  produttive.  Cio' e' testimoniato dalla
importazione di novellame,  che  riguarda  gran  parte  delle  specie
allevate.  L'elevato  costo  del  novellame e la sua qualita', non ne
consentono l'impiego per ripopolamenti in ambienti naturali, come  ad
esempio le lagune costiere demaniali;
   Ne  consegue  una  dipendenza ancora forte dalla disponibilita' di
novellame raccolto in natura, che  non  permette  di  programmare,  a
causa  delle variazioni di rendimento stagionali, e che comunque puo'
creare conflitti.
- Basso numero di specie acquatiche  per  le  quali  si  disponga  di
adeguate tecnologie riproduttive;
-  carenze  di  tipo  bio-tecnico relative alle fasi di ingrasso e di
svezzamento larvale, a causa della ancora ridotta  disponibilita'  di
alimenti   ottimali   per  l'allevamento  delle  specie  marine,  con
particolare riferimento agli stadi  in  svezzamento  ed  alla  ancora
limitata conoscenza dei processi ontegenetici;
-  mancanza  di sistemi che permettano una piu' corretta circolazione
dell'informazione tra ricercatori e produttori e tra produttori,  con
conseguente  mancanza  di  omogeneita' delle tecniche applicate, come
avviene invece in capitoli piu' maturi dell'acquicoltura;
- mancanza di Centri di Quarantena per il materiale  di  importazione
per allevamento;
-  non  adeguamento  della  normativa sanitaria vigente con il Codice
Zoosanitario Internazionale (O.I.E.);
- mancanza di operativita' di un sistema  efficiente  di  rilevamento
statistico  che  permetta  di programmare i nuovi interventi, in base
alle tendenze di mercato,  inquadrando  la  produzione  italiana  nel
contesto  mediterraneo,  dato  che  il servizio avviato dall'ICRAM e'
ancora in fase iniziale;
- carenti programmi di formazione che non  rispondono  alle  esigenze
del   mondo   della   produzione,   che  peraltro  reclama  personale
specializzato;
- ridotto impatto dei programmi  di  ricerca  sulla  produzione,  per
mancanza   di   coordinamento,   e   per   assenza  di  diffusione  e
trasferimento dei risultati ottenuti;
- squilibrio nei sostegni alla produzione  tra  contributi  in  conto
capitale  ed  in  conto  interesse; in generale, carente politica del
credito di esercizio in acquicoltura;
- carente confronto tra Stato e Regioni, tra Regioni e Comuni;
-  incerta  collocazione  istituzionale dell'acquicoltura nelle varie
Amministrazioni (INPS, Tariffe elettriche).
   I fattori limitanti  elencati,  con  una  divisione  adottata  per
questo   documento   di   lavoro,   pur   esistendo   vaste  aree  di
sovrapposizione  di  quanto  identificato,  si  possono  dividere  in
estrinseci, se riferiti a fattori al contorno del comparto, che sullo
stesso hanno vari gradi di incidenza ed interazione; ed intrinseci se
superabili all'interno del comparto stesso.
   L'Amministrazione   marittima  ha  considerato,  alla  luce  della
analisi conoscitiva effettuata, che gran parte dei fattori estrinseci
sopra elencati, per la loro complessita', restano  ancora  del  tutto
validi anche se il maggior grado di maturita' del settore ne permette
una piu' dettagliata identificazione.
   Per  quanto  concerne  alcuni fattori intrinseci, l'attuazione del
Piano ha consentito il superamento parziale o totale degli stessi.
   In particolare ci si  riferisce  ai  punti  d,  f  e  l,  relativi
rispettivamente   alla   produzione   del   seme,  alle  tecniche  di
svezzamento larvale e  di  ingrasso  ed  al  rilevamento  statistico:
aspetti sui quali si sono riscontrati notevoli avanzamenti sia per la
produzione che per il supporto alla programmazione.
   Da  un  punto  di  vista  generale l'Amministrazione marittima, in
considerazione dello stato dell'arte e  del  conforto  diretto  delle
esperienze  dei  produttori,  ha  identificato  da  un punto di vista
gerarchico  due  grandi  ordini  di  problemi  che   possono   essere
identificati come Ambiente e Mercato.
   Infatti,  i  problemi  ambientali  considerati  sono  strettamente
legati all'evoluzione del comparto in Italia ed all'estero.
   Nel trascorso triennio si e' assistito ai primi conflitti relativi
in materia di acquicoltura ed  ambiente,  e  per  la  prima  volta  i
produttori  di  specie ittiche pregiate hanno dovuto fronteggiare una
consistente offerta di prodotto  da  altri  Paesi,  con  effetti  sui
prezzi e quindi su tutta la struttura economica dell'attivita'.
Acquacoltura: numero di progetti finanziati nell'ambito del
              Reg. 4028/86 (1987-1988) (ECU)
Tab. 23
 ___________________________________________________________________
|     anno         |                   1987                         |
|                  |________________________________________________|
|     Stati        |    N›    |  Investimento    |  Investimento    |
|     Membri       | progetti |    ammesso       |    concesso      |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| Germania         |     8    |     4.144.834    |       963.800    |
| Belgio           |     1    |       443.221    |       110.805    |
| Danimarca        |     7    |     2.095.923    |       523.850    |
| Spagna           |    44    |    25.466.418    |     8.940.368    |
| Francia          |    21    |     5.017.490    |     1.267.943    |
| Grecia           |    12    |     8.037.116    |     2.896.340    |
| Italia           |    11    |    12.357.713    |     4.094.567    |
| Irlanda          |     9    |     4.046.476    |     1.469.595    |
| Paesi Bassi      |     2    |     1.716.181    |       407.135    |
| Portogallo       |    16    |     5.775.372    |     2.244.712    |
| Regno Unito      |     6    |     1.769.347    |       628.598    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| TOTALE           |   137    |    70.870.091    |    23.557.713    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
Fonte: banca dati ICRAM
                                                         segue
Tab. 23
 ___________________________________________________________________
|     anno         |                   1988                         |
|__________________|________________________________________________|
|     Stati        |    N›    |  Investimento    |  Investimento    |
|     Membri       | progetti |    ammesso       |    concesso      |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| Germania         |     6    |     5.288.319    |     1.309.236    |
| Belgio           |     -    |         -        |         -        |
| Danimarca        |     9    |     6.197.696    |     1.532.326    |
| Spagna           |   111    |    34.485.619    |    11.657.406    |
| Francia          |    40    |     9.849.003    |     2.608.678    |
| Grecia           |    15    |    14.466.306    |     4.970.093    |
| Italia           |    13    |    15.292.329    |     5.767.871    |
| Irlanda          |    18    |    12.326.027    |     4.345.740    |
| Paesi Bassi      |     6    |     1.731.347    |       432.836    |
| Portogallo       |    17    |     5.274.340    |     2.031.617    |
| Regno Unito      |    31    |    15.140.518    |     5.321.312    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| TOTALE           |   266    |   120.051.506    |    39.977.115    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
Fonte: banca dati ICRAM
                                                      segue
Tab. 23
 ___________________________________________________________________
|     anno         |                   1989                         |
|                  |________________________________________________|
|     Stati        |    N›    |  Investimento    |  Investimento    |
|     Membri       | progetti |    ammesso       |    concesso      |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| Germania         |     4    |       476.827    |       119.958    |
| Belgio           |     -    |          -       |          -       |
| Danimarca        |     3    |     2.311.342    |       523.480    |
| Spagna           |    47    |    20.652.097    |     6.841.614    |
| Francia          |    38    |    16.490.838    |     3.996.897    |
| Grecia           |    14    |    11.895.761    |     4.067.412    |
| Italia           |    17    |    19.878.343    |     6.093.675    |
| Irlanda          |    12    |     7.392.887    |     2.565.168    |
| Paesi Bassi      |     7    |     3.099.128    |       675.917    |
| Portogallo       |    16    |     9.881.744    |     3.782.560    |
| Regno Unito      |    19    |     9.709.790    |     3.744.214    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| TOTALE           |   177    |    101.788.757   |    32.430.895    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
Fonte: banca dati ICRAM
                                                       segue
Tab. 23
 ___________________________________________________________________
|     anno         |                    TOTALE                      |
|                  |                   1987-1989                    |
|                  |________________________________________________|
|     Stati        |    N›    |  Investimento    |  Investimento    |
|     Membri       | progetti |    ammesso       |    concesso      |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| Germania         |    18    |      9.909.900   |     2.392.994    |
| Belgio           |     1    |        443.221   |       110.805    |
| Danimarca        |    19    |     10.604.963   |     2.579.656    |
| Spagna           |   202    |     88.664.134   |    27.439.388    |
| Francia          |    99    |     31.357.331   |     7.873.519    |
| Grecia           |    41    |     34.399.183   |    11.953.845    |
| Italia           |    41    |     47.528.385   |    15.956.113    |
| Irlanda          |    39    |     23.765.390   |     8.380.503    |
| Paesi Bassi      |    15    |      6.546.656   |     1.515.888    |
| Portogallo       |    49    |     20.931.456   |     8.058.889    |
| Regno Unito      |    56    |     26.619.655   |     9.694.124    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
| TOTALE           |   580    |    292.710.354   |    95.955.723    |
|__________________|__________|__________________|__________________|
Fonte: banca dati ICRAM
Acquacoltura: numero di progetti finanziati nell'ambito del
              Reg. 4028/86 (1990-1992) (ECU)
 Tab. 24
 __________________________________________________________________
|     anno     |         1990            |          1991           |
|              |_________________________|_________________________|
|     Stati    |     N›   | Investimento |    N›    | Investimento |
|    Membri    | progetti |   concesso   | progetti |   concesso   |
|______________|__________|______________|__________|______________|
| Germania     |     2    |     500.000  |     2    |     392.000  |
| Belgio       |     -    |       -      |     -    |        -     |
| Danimarca    |     7    |   1.380.000  |     9    |     904.000  |
| Spagna       |    81    |   9.340.000  |    67    |   8.134.000  |
| Francia      |    51    |   4.680.000  |    64    |   5.427.000  |
| Grecia       |    37    |   6.420.000  |    33    |   7.713.000  |
| Italia       |    19    |  11.530.000  |    12    |   8.156.000  |
| Irlanda      |    10    |   2.221.000  |     6    |   1.449.000  |
| Paesi Bassi  |     8    |     840.000  |     5    |     646.000  |
| Portogallo   |    32    |   7.360.000  |    18    |   2.919.000  |
| Regno Unito  |    15    |   2.830.000  |    10    |   1.901.000  |
|______________|__________|______________|__________|______________|
| TOTALE       |   262    |  47.101.000  |   226    |  37.641.000  |
|______________|__________|______________|__________|______________|
Fonte. banca dati ICRAM
                                                       segue
 Tab. 24
 __________________________________________________________________
|    anno      |         1992            |         TOTALE          |
|              |                         |        1990-1992        |
|              |__________ ______________|__________ ______________|
|    Stati     |    N›    | Investimento |    N›    | Investimento |
|   Membri     | progetti |   concesso   | progetti |   concesso   |
|______________|__________|______________|__________|______________|
| Germania     |     2    |     830.000  |     6    |   1.722.000  |
| Belgio       |     1    |     400.000  |     1    |     400.000  |
| Danimarca    |     6    |   1.750.000  |    22    |   4.034.000  |
| Spagna       |    37    |   5.460.000  |   185    |  22.934.000  |
| Francia      |    62    |   6.790.000  |   177    |  16.897.000  |
| Grecia       |    35    |   7.450.000  |   105    |  21.581.000  |
| Italia       |    17    |   8.670.000  |    48    |  28.356.000  |
| Irlanda      |     6    |     780.000  |    22    |   4.450.000  |
| Paesi Bassi  |     1    |      30.000  |    14    |   1.516.000  |
| Portogallo   |    14    |   4.820.000  |    64    |  15.099.000  |
| Regno Unito  |     7    |   2.050.000  |    32    |   6.781.000  |
|______________|__________|______________|__________|______________|
| TOTALE       |   188    |  39.030.000  |   676    | 123.772.000  |
|______________|__________|______________|__________|______________|
Fonte: banca dati ICRAM
   Poiche'  il  Piano  dovrebbe,  a fronte della situazione economica
complessiva   del   nostro   Paese,   considerare    prioritariamente
l'occupazione  e  l'autosufficienza  alimentare,  e'  conseguente che
tutti  i  fattori  che  limitano  il  consolidamento  e  lo  sviluppo
settoriale, limitano anche la crescita occupazionale.
   Cio'  premesso  e  con  spirito  di  continuita'  dell'azione  del
precedente Piano, sono di seguito elencati i  fattori  estrinseci  ed
intrinseci che sono ancora ritenuti limitanti per il settore.
   Fattori estrinseci:
-   Crescente  degrado  ambientale  lungo  la  fascia  costiera,  con
particolare riguardo agli ecosistemi lagunari, che rende  incerto  il
futuro  di  quelle attivita' di acquicoltura che di fatto evidenziano
il piu' elevato livello di compatibilita' ambientale.
- Mancanza di formazione ed educazione ambientale produttiva,  dovuta
alla  crescita  progressiva  di  una visione di tutela integrata, che
impedendo gli interventi gestionali mette a  rischio  simultaneamente
ambienti e produzioni ecologicamente ed economicamente sostenibili.
- Complesso ed incerto regime concessorio per l'uso delle aree marine
da   destinare   ad   acquicoltura,   con  ritardo  del  processo  di
riconversione ed utilizzazione integrata  della fascia costiera.
-  Difficolta'  di   identificazione   di   quadri   di   riferimento
amministrativo    certo,    per   mancanza   di   coordinamento   tra
amministrazioni locali  e  centrali,  per  incerta  collocazione  del
comparto nell'ambito dei futuri riassetti istituzionali.
-  Difficolta' di recepimento ed attuazione delle normative sanitarie
internazionali  con  riflessi  sull'efficacia  del  controllo  e  sul
mercato, accentuato dalla mancanza di centri di quarantena.
-  Programmazione comunitaria insufficiente a garantire un'armonica e
diversificata crescita delle produzioni nei Paesi membri.
   Fattori intrinseci:
- Ridotta diversificazione produttiva per il basso numero  di  specie
allevate.
-  Ridotta  ricaduta  della  ricerca sulla produzione per mancanza di
coretti sistemi di informazione e trasferimento delle conoscenze.
- Mancanza di un sistema di formazione  che  effettivamente  risponda
alla  domanda  di mercato ed al rilascio di certificazioni con valore
legale per i formati.
-  Eccessivo  impiego  dell'incentivo alle realizzazioni attraverso i
contributi in conto  capitale  e  carente  politica  del  credito  di
esercizio con particolare riferimento alle fasi di avvio produttivo.
-  Mancanza  di  tecnologie affidabili per il trattamento delle acque
reflue dagli intensivi.
- Mancanza di una produzione di seme qualitativamente  migliorata  ed
adatta alle differenti strategie produttive.
-  Ritardo  dell'organizzazione  di  Associazioni  di  Produttori  in
riferimento all'organizzazione dei mercati ed alla messa a  punto  di
marchi di qualita' competitivi.
   2    Orientamenti  del  piano  per il consolidamento e lo sviluppo
dell'acquicoltura nazionale. - Il quadro di riferimento ed i  fattori
limitanti   illustrati   consentono  di  identificare  una  strategia
affidabile per l'acquicoltura nazionale, che  si  basi  sui  seguenti
elementi prioritari:
- aumentata capacita' produttiva dell'acquicoltura mediterranea ed un
mercato   ittico   sempre  piu'  internazionalizzato  impongono  alla
produzione italiana nuove strategie di distribuzione dei prodotti, di
organizzazione dei produttori, di  migliore  tutela  del  consumatore
attraverso  una politica di mercato che premi la qualita', risultando
in tal maniera competitiva;
- esigenza di contribuire al miglioramento delle politiche ambientali
del  Paese  impone  anche  all'acquicoltura  di   ricercare   modelli
produttivi  compatibili  e simultaneamente di ridurre i rischi che il
degrado ambientale causa al settore in questione. In  tal  senso  gli
impianti  in mare, localizzati in siti ad elevato idrodinamismo, e le
forme di acquicoltura a terra, che consentono la conservazione  delle
zone  umide  e  delle  lagune  costiere,  sono  da  considerare  come
prioritari ed in quanto tali  da  incentivare;  cosi'  come  sono  da
incentivare quegli interventi che consentiranno agli impianti a terra
di  ridurre  gli  impatti  ambientali attraverso il trattamento delle
acque reflue e la riduzione dell'impatto paesaggistico;
- riduzione dei costi di produzione deve essere perseguita attraverso
l'ottimizzazione tecnologica, supportata dalla ricerca scientifica  e
dalla  applicazione  di  modelli  gestionali  efficaci  sia a livello
aziendale, sia finalizzati alla creazione  di  poli  produttivi,  che
facilitino  il  compito  delle  Amministrazioni  locali e la crescita
delle associazioni dei produttori.
   L'acquicoltura italiana, considerato l'elevato  costo  del  lavoro
nel nostro Paese, deve raggiungere una produzione per addetto che sia
la piu' elevata tra i Paesi mediterranei. In tal caso il vantaggio di
un  mercato  interno  a forte e diversificata domanda si rivelera' un
vantaggio importante anche nello scenario recessivo, che il  presente
Piano dovra' fronteggiare.
   Lo   spazio   per   un   aumento  della  occupazione  nel  settore
dell'acquicoltura e  le  opportunita'  di  riconversione  che  questo
comparto  puo'  potenzialmente  offrire  al mondo della pesca debbono
essere considerati con molta attenzione nelle varie  realta'  locali.
In  generale  i  settori  indotti  potrebbero  evidenziare un maggior
spazio occupazionale a servizio delle attivita'  produttive.  In  tal
senso  la capacita' tecnologica del nostro Paese dovrebbe rapidamente
consentire la produzione della gamma completa degli equipaggiamenti e
delle strutture degli impianti in mare aperto.
   Le possibilita' di riconversione dovrebbe basarsi sul mantenimento
del  carattere di gente di mare dei pescatori, che si orientano verso
l'allevamento o preferibilmente verso la gestione integrata  di  aree
marine.
   Gli  accordi  di programma e gli scenari di alleanze tra ricerca e
produzione dovranno consentire nel prossimo triennio  di  avviare  un
processo del tutto innovativo e per la gestione delle lagune costiere
e  per la riduzione del libero accesso nei tratti vocali della fascia
costiera.
   Ricerca  e  formazione  ed  una  politica  economica  sempre  piu'
orientata  a  premiare  l'impresa  realmente competitiva giustificano
l'investimento  della  collettivita'  nazionale   per   il   sostegno
dell'acquicoltura.
   Il   processo  avviato  con  il  terzo  Piano  triennale  dovrebbe
completarsi alla fine di questo decennio con  una  produzione  ittica
basata  sulla  piena  responsabilita' dei pescatori e sulla capacita'
degli  acquicoltori  di  produrre  in  impianti   a   basso   impatto
ambientale.
                                                             ALLEGATO
                         IV PIANO TRIENNALE
                             1994 - 1996
                        DELLA PESCA MARITTIMA
                                  E
                          DELL'ACQUICOLTURA
                     IN ACQUE MARINE E SALMASTRE
   D'altro canto che l'opzione futura sia quella  di  conquistare  il
mare  aperto  come area da coltivare non sembra avere concorrenti sul
piano razionale,  soprattutto  se  si  vuole  effettivamente  ridurre
l'impatto a terra.
   Investire  in  acquicoltura  e  piccola  pesca  risulta dunque una
strategia integrata da cui dobbiamo attendere risultati certi sul pi-
ano economico-sociale ed ambientale.
   Le  azioni  preparatorie   a   questo   Piano,   basate   su   una
partecipazione  attiva  di  addetti  ai lavori, hanno identificato il
ruolo  strategico  dell'acquicoltura,  da  porre  come  strumento  di
supporto ed integrazione alla pesca, e non come alternativa.
   Pesca  ed acquicoltura contribuiscono alle produzioni ittiche ed i
prodotti convergono sullo stesso mercato, cosi' come molti  operatori
della pesca stanno sviluppando attivita' di acquicoltura.
   Dunque  il  Piano  vuole  rafforzare  il  carattere unitario delle
produzioni acquatiche, pur nel rispetto delle caratteristiche proprie
di ogni attivita' produttiva nell'ambito della economia ittica.
   Tale strategia  consentira'  di  accelerare  la  riconversione  di
alcune  attivita'  di  pesca,  consentendo per alcune produzioni alla
acquicoltura di regolare in parte gli effetti della  riduzione  dello
sforzo di pesca sulla occupazione e sulla economia settoriale piu' in
generale.
   Gli  stessi  effetti  di  alcune misure tecniche, come il fermo di
pesca, se armonicamente articolate potranno  consentire  di  modulare
gli  effetti  sul  mercato  durante tali fasi del ciclo produttivo da
cattura in mare.
   La riduzione  dei  costi  di  produzione  in  acquicoltura  e  una
partecipazione  piu'  attiva  del mondo della pesca nell'allevamento,
potranno consentire con realismo il raggiungimento di tali obiettivi.
   La enorme  plasticita'  delle  attivita'  di  acquicoltura,  dagli
intensivi  a  terra  a quelli in mare aperto, la molluschicoltura, la
gestione  produttiva  delle  lagune   e   la   vallicoltura   offrono
opportunita'  concrete di sviluppo con elevato grado di adattabilita'
alle locali condizioni, consentendo peraltro quella  diversificazione
produttiva  necessaria  per una politica di mercato e per ridurre gli
effetti di monocolture sull'ambiente e sul mercato.
   Cio' anche  in  considerazione  che  in  Italia  esiste  gia'  una
troticoltura  che  deve  essere  tutelata  per  l'importante  compito
produttivo che assolve offrendo un  prodotto  di  qualita'  a  prezzi
competitivi  e  nelle  aree interne talvolta dimenticate dai processi
programmatori dei consumi.
   Dunque lo sviluppo della acquicoltura di specie marine a terra  ed
in  mare  deve  crescere  non  come  vicariante  ma  come integrativo
dell'esistente. Cio' domanda una programmazione unitaria e criteri di
valutazione che premino la capacita' produttiva e  la  competitivita'
senza  per  questo marginalizzare l'esistente che ha giocato un ruolo
attivo nella occupazione e nella economia settoriale.
                            PARTE SECONDA
                        LE STRUTTURE A TERRA
1  L'INDUSTRIA CONSERVIERA ITTICA ITALIANA
   1.1  La struttura dell'industria di  trasformazione  dei  prodotti
della  pesca  ha  mantenuto sostanzialmente inalterate le tendenze di
fondo, sia positive che negative, gia' registrate nel precedente  Pi-
ano Triennale.
   1.2    In  particolare,  le  caratteristiche  del comparto possono
essere sintetizzate nei seguenti punti:
- mantenimento di una struttura differenziata sia di tipo industriale
che semindustriale ed artigianale;
- intensificazione delle  strategie  commerciali  e  finanziarie,  in
linea  con  il  piu'  generale  processo  di concentrazione esistente
nell'ambito dell'industria alimentare internazionale;
-    intensificazione     della     dipendenza     esterna     quanto
all'approvvigionamento della materia prima;
-  intensificazione  delle  difficolta'  di approvvigionamento quanto
alla materia prima di origine interna;
   1.3    Anche  i  livelli  occupazionali  del  settore  conserviero
industriale  confermano  un  andamento  decrescente,  tanto  che  gli
addetti sono passati da 7.100 nel 1989 a 6.500 nel 1992. A tale cifra
vanno  poi  aggiunti  circa  1800  addetti  impegnati   nel   settore
artigianale,   la   gran   parte  dei  quali  assume  caratteristiche
stagionali.
   La utilizzazione degli impianti mostra un andamento fluttuante  in
funzione  della  domanda  da  un  lato,  ma  anche  e soprattutto, in
funzione degli investimenti diretti ad incrementare la  produttivita'
del   capitale   e  del  lavoro.  In  tal  senso  la  percentuale  di
utilizzazione  degli  impianti  rispetto  alla  capacita'  produttiva
totale  si  e'  attestata  nel  1992  sul  60  % rispetto al 63 % del
precedente triennio.
   E' il caso di sottolineare che l'occupazione complessiva,  essendo
dipendente  dal  livello  di  utilizzazione  degli impianti, con ogni
probabilita' manterra' il trend decrescente attuale, a  meno  di  una
forte   spinta   produttiva,   peraltro,  allo  stato,  di  difficile
previsione.
   1.4   Sotto quest'ultimo  aspetto  va  rilevato  che,  seppure  il
livello   di   utilizzazione   degli  impianti  mostra  un  andamento
fluttuante, gli investimenti fissi lordi si mantengono  al  contrario
su livelli costanti fino al 1990. Si conferma, quindi, l'esistenza di
una  politica  autonoma  assunta  dalle  imprese operanti nel settore
volta alla  sostituzione  dello  stock  di  capitale  esistente  che,
tuttavia, non ha intaccato fino al 1990 la produttivita' del lavoro e
del capitale.
   In  realta',  si puo' notare che in un primo periodo tale politica
ha consentito la difesa dei livelli di competitivita'  rispetto  alle
produzioni  estere,  stante  la  invarianza  della  produttivita' del
lavoro e del capitale.
   Solo in un secondo tempo, a  partire  dal  1991,  si  registra  un
inversione  del  trend  determinato  da  un  lato  dall'aumento della
produzione a fronte di una riduzione degli addetti e dall'altro da un
forte  incremento  degli  investimenti  fissi  lordi,  anche  se   in
congiunzione  con  una  riduzione  del livello di utilizzazione della
capacita' produttiva.
   Tali ultimi andamenti dimostrano da un lato la viscosita'  sociale
che  limita  ed  informa la struttura produttiva di un settore maturo
come  puo'  essere  quello  delle  conserve  ittiche,  ma  dall'altro
conferma  anche  la dinamicita' di un settore industriale che intende
contrastare le  tendenze  "naturali"  che  vorrebbero  tale  comparto
destinato  ad  una  rapida e progressiva emarginazione. In tal senso,
non si puo' non rilevare che le politiche  di  sostegno  adottate  in
favore  del settore, ancorche' prive di uno specifico indirizzo volto
ad orientare  gli  investimenti  in  funzione  dell'unificazione  del
mercato  unico  e delle aperture alle produzioni provenienti da Paesi
terzi, hanno consentito, pur con alcune eccezioni,  la  realizzazione
di  strategie  prima  di difesa dell'esistente e, successivamente, di
adeguamento alle mutate condizioni operative esterne.
   1.5  L'esame degli indicatori settoriali, pur con tutte le cautele
derivanti dalla collocazione internazionale del settore in termini di
competitivita', lascia intravedere condizioni di operativita'  ancora
in  grado  di  far  fronte,  da  un  lato  alla forte competizione e,
dall'altro, agli alti costi del lavoro.
   1.6   Rimane, tuttavia, confermata  la  tendenza  all'aumento  dei
prodotti  di  importazione  la  cui presenza tende a soddisfare quote
crescenti della domanda finale.
   1.7  Andamento relativo alla produzione  delle  conserve  ittiche.
Nel corso del periodo 89/92, il comparto, nel suo complesso, conferma
gli andamenti gia' evidenziati in precedenza. Infatti, nell'ambito di
un  incremento  della  produzione  complessiva,  che  ha raggiunto le
155.700 tonnellate di prodotto per un valore  di  1.540  miliardi  di
lire nel 1992 (+ 13.3 % e + 12 percento rispettivamente) si registra:
- un aumento relativo per le conserve di tonno ed altre preparazioni;
-  un  incremento  sensibile  per  le  acciughe  salate, i filetti di
acciughe, prodotti surgelati;
- un regresso sensibile per le sardine  all'olio  e  per  le  vongole
conservate e surgelate.
   1.8    Import - Export delle principali specie ittiche trasformate
in  Italia.  La  crescente   produzione   registrata   dal   comparto
conserviero  implica un analogo andamento dello sbilancio commerciale
quanto   all'approvvigionamento   della   materia    prima,    stante
l'irrilevante  quota  di origine interna. L'interscambio con l'estero
di  prodotto  finito  mostra  un  forte  incremento  con  conseguente
maggiore   dipendenza   interna.   In  particolare,  le  importazioni
complessive di prodotti conservati passano dalle 94.868 nel 1989 alle
122.014 tonnellate nel 1992,  (+  28,6  %),  mentre  le  esportazioni
registrano   perfino   un  decremento  (14.516  e  11.969  tonnellate
rispettivamente) nello stesso periodo.
2  ANALISI DELLE PROBLEMATICHE RELATIVE A CIASCUN COMPARTO
   2.1  Stante la gia' citata invarianza delle problematiche e  degli
andamenti  strutturali registrati nei singoli comparti si confermano,
ed in qualche caso si accentuano,  le  tendenze  e  le  analisi  gia'
contenute nel precedente Piano triennale.
   2.1  Conserve di tonno
   2.1.1    Approvvigionamento  della  materia prima. - Le 19 aziende
operanti nel comparto dispongono di una capacita' produttiva  che  si
aggira intorno alle 170 mila tonnellate di materia prima lavorata per
anno,  cui  fa  riscontro  una  effettiva  utilizzazione  di 133 mila
tonnellate di tonno  grezzo  nel  1992,  con  un  leggero  incremento
rispetto  alle  121 mila tonnellate registrate nel 1989. Tuttavia, va
rilevato che, al momento, va sviluppandosi una crescente importazione
di "loins" (filetti di tonno semilavorato e congelato) allo scopo  di
ridurre gli elevati costi della manodopera.
   2.1.2  Struttura del settore. - Le strutture produttive, come gia'
si  e'  accennato  in  precedenza, sono caratterizzate da un costante
processo di razionalizzazione ed ammodernamento  degli  impianti.  In
particolare  le  recenti norme in materia igienico sanitaria, emanate
in sede comunitaria  e  recepite  in  sede  nazionale,  impongono  un
sostenuto e costoso processo di adeguamento alle aziende produttrici.
   2.1.3    Concorrenza  esterna. - L'andamento delle importazioni di
prodotto finito conferma le tendenze  gia'  in  atto  nel  corso  del
precedente  Piano.  Infatti,  pur  in presenza di una forte struttura
commerciale e distributiva delle aziende italiane, parte delle  quali
a  prevalente  o  completo  capitale  estero,  le  importazioni  sono
aumentate da 10.539 a 14.530 ton. (+ 38 %),  mentre  le  esportazioni
mostrano un andamento opposto, passando da 4.938 a 3.395 ton. (- 31.2
%).  Le  implicazioni  derivanti  da  tali  andamenti  consentono  di
confermare  l'esistenza  di  una  forte  pressione   sui   meccanismi
concorrenziali,  aggravati  peraltro, dal fatto che gli incrementi di
valore unitari delle conserve di tonno prodotte in Italia  continuano
a  mantenersi  al  di  sotto  del  saggio  di  inflazione,  con ovvia
pressione sui margini operativi delle aziende interne.
Seppure l'andamento del cambio e dei prezzi internazionali del  tonno
grezzo hanno consentito negli anni scorsi una capacita' di resistenza
da  parte  delle  aziende,  cio'  con  ogni  probabilita'  non potra'
accadere nel prossimo triennio stante l'attuale andamento  del  tasso
di  cambio.  Soltanto  una  accentuata  politica di razionalizzazione
degli  impianti  con  conseguente  incrementi  di  produttivita'  dei
fattori  produttivi  potrebbe  ristabilire  un  regime concorrenziale
accettabile.
PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE CONSERVE DI TONNO
                      ANNI 1989 / 1992
____________________________________________________________________
                               1989           1992           %
____________________________________________________________________
PRODUZIONE (Ton.)             85.000         93.100        + 9.5
____________________________________________________________________
VALORE (Milioni/Lit)         688.500        744.800        + 8.2
____________________________________________________________________
PREZZO MEDIO (Lit/Kg           8.100          8.000        - 0.1
____________________________________________________________________
IMPORT (Ton.)                 10.539         14.530        +37.9
____________________________________________________________________
EXPORT (Ton.)                  4.938          3.395        -31.2
____________________________________________________________________
CONSUMO APPARENTE             90.601        104.235        +15.0
____________________________________________________________________
Fonte:  ANCIT
   2.1.4   Consumo di tonno in Italia. - Il consumo apparente di con-
serve di tonno mostra un ulteriore  incremento  del  15  %,  passando
dalle  precedenti  90.601 ton. alle 104.235 nel 1992. Tali andamenti,
nonostante la  maturita'  che  caratterizza  le  conserve  di  tonno,
mostrano   l'esistenza   di  un  crescente  interesse  da  parte  del
consumatore italiano.
   2.2  Conserve di sardine. - Il comparto  in  esame  attraversa  in
questo  periodo una crisi senza precedenti che trova le sue radici in
anni non recenti. Nel corso di  quest'ultimo  triennio,  infatti,  le
aziende  attive  del  comparto  sono passate dalle iniziali otto alle
attuali tre, le quali peraltro, in piu' occasioni hanno fatto ricorso
alla cassa integrazione. Tale crisi, peraltro  annunciata  nel  corso
della  precedente  edizione  del  Piano,  trova specifica motivazione
nella non competitivita' della produzione nazionale rispetto a quella
proveniente dai paesi extra europei, stante la caratteristica di alta
intensita'  della  manodopera  impiegata  nello  specifico  comparto.
D'altra  parte  e'  noto  che  il  mercato  di  sbocco  delle  nostre
produzioni  e'  prevalentemente  europeo  per  cui  e'  evidente  che
l'accordo   tra   la  CEE  ed  il  Marocco,  in  materia  di  tariffe
preferenziali all'importazione, costituisce uno dei  principali  nodi
che ostacolano la permanenza di una industria di trasformazione delle
sardine in Italia. Altre ragioni che pure impediscono il mantenimento
dei tradizionali livelli produttivi vanno individuati:
- nella limitata dimensione dei consumi;
-  nella  riduzione  degli stanziamenti per l'acquisto di conserve di
sardine da inviare nei P.V.S.
   L'insieme delle cause qui di nuovo ricordate non  consente  facili
ottimismi  circa  i  livelli  produttivi  in  futuro. Nel corso degli
ultimi anni il trend negativo, che gia' esisteva in precedenza, si e'
ulteriormente consolidato.
   La produzione ha subito una riduzione del 50 %, passando da  8.400
a  5.000  ton.,  mentre  il valore della produzione si attesta sui 28
miliardi di lire con una variazione negativa del 43.5 %.    Anche  il
consumo apparente, a causa della riduzione delle importazioni e delle
esportazioni,  registra  una riduzione del 45 % nel corso del periodo
1989/1992.
   Va, comunque, rilevato che  l'attuale  livello  di  concentrazione
produttiva   potrebbe   preludere   all'avvio   di   un   periodo  di
stabilizzazione e razionalizzazione del comparto, forse in  grado  di
impedire  un  ulteriore  e,  in questo caso, definitivo degrado della
struttura produttiva residua.
   Tuttavia, al momento, l'insieme  degli  indicatori  ora  riportati
dimostra  il  livello  di  difficolta' in cui il comparto in esame si
trova ad operare e cio' non puo'  non  interessare  l'Amministrazione
nazionale,  stante  la  capacita' di assorbimento della materia prima
prodotta dall'armamento interno e che, nel 1992 si e' risultata  pari
a ca. 10.000 ton., cioe' il 25 % del prodotto totale sbarcato.
_____________________________________________________________________
                               1989                 1992            %
_____________________________________________________________________
PRODUZIONE (Ton.)               8.400           5.000           -40.5
_____________________________________________________________________
VALORE  (Milioni di Lire)       49.560          28.000          -43.5
_____________________________________________________________________
PREZZO MEDIO                    5.900           5.700          -  3.4
_____________________________________________________________________
IMPORT  (Ton.)                    2.398           1.661         -30.7
_____________________________________________________________________
EXPORT (Ton.)                   3.558           2.668           -25.0
_____________________________________________________________________
CONSUMO  APPARENTE (Ton.)        7.240           3.973          -45.1
_____________________________________________________________________
Fonte: ANCIT
   2.3   Prodotti  conservati  a  base  di  acciughe.  -  La  ripresa
produttiva  che  ha  caratterizzato  lo  sfruttamento  dei  banchi di
acciughe  ha  comportato  una  positiva   ricaduta   sia   dal   lato
dell'industria   di   trasformazione  che  dal  lato  della  bilancia
commerciale.
   Infatti,  le  importazioni,  in  particolare  di  acciughe  salate
utilizzate  come  prodotto intermedio per la preparazione dei filetti
all'olio, hanno subito una drastica riduzione (- 42 %)  ed  il  ciclo
positivo si chiude con una ripresa delle esportazioni del salato che,
ancorche'   limitate  quanto  al  volume,  presentano  un  incremento
percentuale di tutto interesse (+ 96 %).  L'andamento complessivo del
settore, sia per  quanto  riguarda  il  prodotto  salato  che  quello
preparato  all'olio,  mantiene inalterate le caratteristiche positive
gia' riscontrate nel corso  degli  anni  precedenti.  La  domanda  si
presenta,  infatti,  sostenuta ed il valore della produzione consente
previsioni ancora positive per  il  prossimo  futuro.  La  produzione
aumenta  del 46 % e del 30 percento ca.  nel caso rispettivamente del
salato e del prodotto all'olio, mentre il  valore  della  produzione,
seppure  in  misura minore, si attesa sugli stessi livelli + 36.6 % e
19.2 percento rispettivamente. Il valore della produzione  delle  due
linee  di  lavorazione raggiunge nel 1992 1 440 miliardi di lire, che
rappresenta ca il 60 % del valore della produzione delle conserve  di
tonno.  La  dimensione  del  comparto  ha  raggiunto oramai una massa
critica  tale  da  ridurre  fortemente  i   pericoli   derivanti   da
motivazioni  cicliche  o  congiunturali  ed  e'  testimonianza  della
capacita degli operatori, la maggior parte dei  quali  di  piccole  o
piccolissime  dimensioni.  I  prezzi  medi registrano qualche leggera
flessione nell'ordine del 6.7 % e 7.7  percento  rispettivamente,  ma
cio'  e'  da  attribuirsi  ai  minori  costi di produzione, stante la
relativa  maggiore  abbondanza  di  prodotto  pescato  dall'armamento
nazionale.  Nel  complesso il consumo apparente, gia' sostenuto negli
anni precedenti, si mantiene su tassi di incremento notevoli  ed,  in
assoluto,   i  piu'  elevati  nel  panorama  delle  conserve  ittiche
italiane.
         PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE ACCIUGHE
                           ANNI 1989-1992
                               SALATO
_____________________________________________________________________
                               1989           1992        %
_____________________________________________________________________
PRODUZIONE (Ton.)              4.100          6.000         +46.3
_____________________________________________________________________
VALORE (Milioni di Lire)      49.200         67.200         +36.6
_____________________________________________________________________
PREZZO MEDIO (Lire/Kg)        12.000         11.200         - 6.7
_____________________________________________________________________
IMPORT (Ton.)                 10.882          5.589         -42.2
_____________________________________________________________________
EXPORT (Ton.)                    321            629         +96.0
_____________________________________________________________________
CONSUMO APPARENTE             14.661         10.960         -25.2
_____________________________________________________________________
                          FILETTI ALL'OLIO
_____________________________________________________________________
                               1989           1992        %
_____________________________________________________________________
PRODUZIONE (Ton.)             12.000         15.000         +29.2
_____________________________________________________________________
VALORE (Milioni di Lire)     312.000        372.000         +19.2
_____________________________________________________________________
PREZZO MEDIO (Lire/Kg)        26.000         24.000         - 7.7
_____________________________________________________________________
IMPORT (Ton.)                    229          1.256        +448.5
_____________________________________________________________________
EXPORT (Ton.)                    620            709         -14.4
_____________________________________________________________________
CONSUMO APPARENTE (Ton.)      11.609         16.047         +38.2
_____________________________________________________________________
Fonte: ANCIT
   2.4  Conserve di vongole. - Analogamente a quanto gia' riscontrato
nel caso delle conserve di sardine, anche gli indicatori del comparto
vongole  definiscono una situazione di forte crisi laddove la materia
prima e' esclusivamente di origine interna. L'eccessivo  sfruttamento
dei  banchi  di vongole negli anni passati ha determinato infatti una
situazione di impoverimento della risorsa e, di conseguenza, anche la
materia prima per l'industria di trasformazione  e'  andata  via  via
riducendosi.  Anche rispetto al 1989, anno in cui la produzione aveva
toccato il minimo storico con 3.900 ton. l'attuale produzione risulta
fortemente ridotta  attestandosi  sulle  2.100  ton.  A  causa  della
competizione  con  il  prodotto allevato i prezzi della materia prima
hanno registrato una riduzione del 18.8 % nel  periodo,  per  cui  il
valore  della  produzione totale ha raggiunto i 27.3 miliardi di lire
rispetto ai 62.4 registrati nel 1989.
   Stante il permanere delle difficolta' esistenti per la lavorazione
del  prodotto  di  importazione,  che  pure  ha  subito  un  notevole
incremento  passando da 327 ton a 3270, nel periodo 89/92, il consumo
apparente ha potuto soddisfare solo parzialmente la  domanda  finale,
passando dalle 4.157 ton. nel 1989 alle 5.314 ton. nel 1992. Cio' sta
a  dimostrare  l'esistenza  di  un  sicuro  interesse  da  parte  dei
consumatori, che, tuttavia, le aziende non riescono a soddisfare.
   Va infine rilevato che  a  causa  del  perdurare  della  crisi  di
approvvigionamento  le aziende hanno sviluppato o potenziato linee di
lavorazione aggiuntive in modo da  differenziare  il  mix  produttivo
offerto.
    PRINCIPALI INDICATORI DELL'INDUSTRIA DELLE VONGOLE CONSERVATE
                           ANNI 1989/1992
_____________________________________________________________________
                               1989           1992        %
_____________________________________________________________________
PRODUZIONE (Ton.)              3.900          2.100         -46.2
_____________________________________________________________________
VALORE (Milioni di Lire)      62.400         27.300         -56.3
_____________________________________________________________________
PREZZO MEDIO (Lire/Kg)        16.000         13.000         -18.8
_____________________________________________________________________
IMPORT (Ton.)                    327          3.270         +900
_____________________________________________________________________
EXPORT (Ton.)                     70             56         -20.0
_____________________________________________________________________
CONSUMO APPARENTE (Ton.)       4.157          5.314         +27.8
_____________________________________________________________________
Fonte: ANCIT
   2.5    Altre  specie  ittiche  oggetto  di  trasformazione.  -  Le
preparazioni ittiche afferenti questo comparto sono oggetto da  tempo
di  una  maggior attenzione da parte delle aziende di trasformazione.
In molti casi le linee di lavorazione  sono  aggiuntive  rispetto  ad
impianti  piu' tradizionali (vongole, conserve ortofrutticole, ecc.).
Gia' nel corso della precedente edizione del Piano si  ebbe  modo  di
constatare  la  crescente  importanza  di tali produzioni che possono
essere raggruppate in funzione della materia prima utilizzata:
- molluschi, con provenienza sud est asiatico,
- calamari di origine polacca ed argentina,
- seppie di origine nord africana e francese.
   La  produzione,  pur   differenziata   in   una   moltitudine   di
preparazioni,  puo'  essere  stimata  in  circa 12.000 tonnellate cui
corrisponde  una  utilizzazione  di  materia  prima  di  ca.   25.000
tonnellate.   Le   importazioni   di  materia  prima  destinata  alla
successiva  lavorazione  continuano  ad  aumentare  e   cio'   lascia
prevedere  una  ulteriore  espansione  del  comparto  in  un prossimo
futuro.
   Un segmento produttivo che pure risulta attraversare una  fase  di
espansione  sostenuta  e'  quello  delle  preparazioni di prodotto di
allevamento in acque dolci. Le  trote  filettate  ed  affumicate,  ma
anche  altre  produzioni,  realizzate  in  molti  casi  dagli  stessi
allevatori,  costituiscono  una  realta'  produttiva  di   un   certo
interesse  che  occorre far emergere e collocare nel piu' ampio pano-
rama della politica alimentare ittica nazionale.
   2.6  Prodotti ittici surgelati. - I  consumi  di  prodotti  ittici
surgelati  mostrano un trend crescente a ritmi sostenuti che nel 1992
ha fatto registrare 53.000 tonnellate con  un  incremento  del  10  %
rispetto al 1989.
   I  prodotti  piu' richiesti dal mercato sono i filetti di pesce al
naturale (19.650 Ton.),  i  filetti  impanati  (20.000  Ton.)  ed  il
rimanente riguarda altri tipi di preparazione surgelate.
   La materia prima, ma in molti casi anche il prodotto finito, viene
importata  integralmente  ed,  anche  per  queste produzioni, vale la
relazione secondo  cui  maggiori  consumi  corrispondono  a  maggiori
importazioni.
3  COMPARTO COMMERCIALE
   3.1      La   frammentazione  dei  punti  di  sbarco  e  la  forte
differenziazione delle specie sbarcate, sia in termini di qualita'  e
quantita' che di pezzatura, rappresentano le caratteristiche, ed allo
stesso tempo le strozzature, che informano il processo distributivo e
commerciale dei prodotti ittici freschi in Italia.
   3.2  L'andamento della domanda conferma l'esistenza di una marcata
tendenza  all'aumento,  cui  e'  possibile far fronte solo attraverso
importazioni addizionali. In tal senso, viene  ad  essere  confermata
l'esistenza  di  un  vincolo  commerciale  che  da  tempo  ha assunto
carattere  strutturale  per  cui   lo   sviluppo   dei   consumi   e'
indissolubilmente  legato  allo  sviluppo  delle importazioni. Queste
ultime, di fatti, hanno superato per la prima volta nel 1991, le  500
mila tonnellate, attestandosi sulle 516.282 tonnellate, per un valore
di oltre 2.351 miliardi di lire.
   3.3   La consistente dimensione del giro d'affari oramai raggiunto
dal comparto ittico richiede da un  lato  un'azione  di  monitoraggio
quanto alla provenienza delle importazioni e dall'altro l'adozione di
misure dirette alla eliminazione delle strozzature e delle viscosita'
che impediscono un trasparente andamento delle contrattazioni.
   3.4    Il primo dei due aspetti ora citati rimanda ovviamente alla
apertura delle frontiere  intracomunitarie  ed  alla  gestione  degli
squilibri commerciali esistenti nell'area comunitaria. Infatti, se da
un  lato e' vero che l'area di libero scambio comporta l'abbattimento
di vincoli interni ostativi allo sviluppo dei commerci, e' anche vero
che ostacoli tariffari e doganali permangono quanto  alle  produzioni
extracomunitarie   con  evidenti  tentazioni  alla  utilizzazione  di
triangolazioni commerciali da parte di Paesi  terzi  esportatori.  La
dimensione  dell'import  italiano  costituisce  ovviamente  un  forte
richiamo per quelle esportazioni che trovano  collocazione  a  prezzi
certamente competitivi rispetto al prodotto interno.
   In  questo  senso,  si  rende necessaria un'azione di tutela delle
imprese di pesca nazionali rispetto a  prodotti  extracomunitari  che
potrebbero  aggirare  gli  ostacoli  tariffari  e  doganali  grazie a
sperimentate azioni di triangolazione commerciale. Infatti, l'impatto
sui prezzi interni, e quindi sui margini di profitto imprenditoriale,
potrebbe rivelarsi disastroso in assenza di una opportuna  azione  di
controllo di origine.
   3.5    Quanto  al  secondo aspetto prima citato va rilevato che un
primo importante punto di attacco al problema consiste nella adozione
di iniziative in grado di favorire una politica di concentrazione del
pescato nazionale. E' noto che la frammentarieta' dell'offerta impone
la azione di circuiti commerciali lunghi,  i  quali,  a  loro  volta,
implicano  la  presenza di ricarichi molteplici a tutto vantaggio del
produttore e del consumatore.
   3.6    Il  fallimento  delle  misure  comunitarie  relative   alla
realizzazione  e funzionamento delle Organizzazioni dei Produttori in
Italia,  e  nel  Mediterraneo  in  generale,  ha  mostrato  tutte  le
difficolta'  ed  i limiti di una politica non sostenuta da un forte e
preventivo rafforzamento delle organizzazioni di categoria  in  grado
di indirizzare le scelte dei propri associati.
   3.7  Ne segue che, nell'ambito delle produzioni ittiche nazionali,
la   risposta   alla   frammentazione   della   produzione   ed  alla
valorizzazione della  stessa  produzione  trova  ulteriore  riscontro
nella  adozione  di  una  politica  di sviluppo ed ammodernamento dei
mercati ittici gia' prevista nel precedente Piano Triennale e che  ha
dato  luogo  ad  alcuni  positivi  risultati gia' nel corso del breve
periodo di tempo intercorso.
   A  fronte  di  nuove iniziative gia' approvate, esistono, infatti,
richieste inevase per nuovi mercati, a  dimostrazione  dell'interesse
maturato dall'operatore pubblico in relazione al settore ittico.
   3.8    La  realizzazione  di  poli  di  concentrazione  produttiva
rappresenta,  oltre  che  un  fondamentale  momento   di   difesa   e
valorizzazione  della  produzione  interna, anche il momento iniziale
necessario all'avvio di una  politica  commerciale,  ed  industriale,
diretta  alla  affermazione  di  canali  di  vendita  brevi, del tipo
Produzione - Grande Distribuzione Organizzata (G.D.O.).
   Sotto questo aspetto si ritiene necessario sviluppare la  politica
dei  mercati  ed  agevolare  la realizzazione di misure specifiche di
sostegno  dirette  alla  creazione  e  rafforzamento   di   strutture
commerciali  consortili.  Il  tal  senso,  sulla base di programmi di
attivita' presentati dalle  Associazioni  di  Categoria,  nell'ambito
delle  iniziative  di  tipo  consortile  previste dal presente Piano,
potranno essere assegnati contributi per la realizzazione  di  centri
di  concentrazione  e commercializzazione della produzione dei propri
associati. Si tratta, in sostanza di  favorire  lo  sviluppo  di  una
autonomia contrattuale da parte del sistema produttivo, allo scopo di
difendere e valorizzare la produzione interna rispetto alla esiguita'
dei  margini  imposti  la  dove  mancano  forme di concentrazione del
pescato, ovvero rispetto alla progressiva riduzione dei prezzi  reali
imposti  da  una  attivita'  commerciale  di importazione sempre piu'
aggressiva.
   Sulla  base  dei   programmi   di   attivita'   presentati   dalle
Associazioni   di   Categoria  nell'ambito  delle  citate  iniziative
consortili potra' essere assegnato  un  contributo  nella  misura  da
stabilirsi,  in  applicazione  della  vigente normativa, dal Comitato
finanziamenti, nel  corso  dei  primi  tre  anni  di  esercizio,  ivi
compresi  i  costi  di  organizzazione  commerciale,  di  raccolta  e
trasporto del pescato che risultano esiziali  all'espletamento  della
funzione di concentrazione e redistribuzione diretta del pescato.
   3.9    Sempre  nell'ambito  delle  iniziative  a  sostegno  di una
politica di  concentrazione  dell'offerta  ed  allo  scopo  di  poter
consentire  una valorizzazione del prodotto interno, saranno ritenute
meritevoli di incentivazione le iniziative dirette alla  affermazione
di  Marchi  di  Qualita'  o di Origine da parte delle Associazioni di
Categoria, loro consorzi ed associati.
   Sulla   base   di   programmi   di   attivita'   elaborati   dalle
organizzazioni   proponenti   potranno  essere  assegnati  contributi
commisurati ai costi sostenuti.
   Allo scopo di garantire la piena efficacia della  spesa  pubblica,
l'erogazione  delle  agevolazioni,  nelle  forme  e nei modi previsti
dalla vigente normativa, sara' corrisposta previa  dimostrazione  del
raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali previsti. Tuttavia,
nel  periodo  di  validita'  del  piano,  occorrera'  pervenire  alla
modifica della legge 165/92 al fine  di  consentire  l'erogazione  di
anticipazioni  per  talune iniziative strutturali, tra cui appunto, i
marchi.
   3.10   Le problematiche commerciali relative  alle  produzioni  da
allevamento  ed alle importazioni trovano diversa collocazione stante
l'esistenza di un elevato livello di concentrazione della produzione,
della costante distribuzione dei flussi in  termini  di  quantita'  e
pezzatura, della limitata oscillazione dei prezzi.
   Lo  sviluppo  dei  punti di vendita di prodotti ittici all'interno
della G.D.O. trovano di conseguenza  in  queste  produzioni  un'ovvia
fonte   di  approvvigionamento  da  proporre  alla  clientela  stante
l'esistenza dei punti di forza ora evidenziati. D'altra parte,  anche
nell'ambito  del  sistema  distributivo tradizionale non e' possibile
non  rilevare  che  tali  produzioni  si   pongono   quale   segmento
commerciale   separato  dal  fresco,  laddove  nelle  sedi  mercatali
istituzionali, solo  una  modesta  aliquota  si  trova  realmente  in
competizione con il prodotto pescato nazionale.
   3.11  Nuovi modelli di consumo, privilegiando alimenti di facile e
rapida  preparazione  e  risultando  caratterizzati  dall'aumento dei
pasti  consumati  fuori  casa  e  da  attese  salutistico-dietetiche,
coinvolgono  sempre  piu'  il comparto dei prodotti ittici, nel quale
l'alto  livello  qualitativo  e  l'elevato  contenuto   di   servizio
diventano  fattori  chiave  per  l'acquisizione  di  uove  nicchie di
mercato.  In questo contesto, i prodotti di acquicoltura,  sia  dolce
sia  marina  e salmastra, possono assumere un ruolo centrale, poiche'
garantiscono alle imprese di trasformazione pezzatura, reperibilita',
standards  qualitativi,  costanza  di  prezzo  e  freschezza.  Con  i
prodotti   dell'acquicoltura,  le  aziende  di  trasformazione  hanno
infatti la possibilita' di attuare politiche di prezzo ed  iniziative
promozionali,  che  ottimamente  si  coniugano  con le esigenze della
Distribuzione Moderna. I prodotti  dell'acquicoltura,  che  si  vanno
affacciando  sul  mercato,  hanno  raggiunto  la IV generazione, sono
cioe'  quei  prodotti  gia'  "pronti  a  cuocere",  confezionati   in
contenitori  gia'  porzionati.  Del  resto,  oramai da tempo sono una
solida realta' commerciale, i prodotti della II generazione, cioe' il
decapitato, l'eviscerato, i tranci o i filetti  di  trota.  Mentre  i
prodotti  della  III  generazione,  cioe'  i prodotti F.P.P. (further
processed products), quali ad esempio "appetizers",  "fish  burgers",
spiedini,  involtini di pesce, etc., rappresentano una realta' che si
va consolidando soprattutto in un sistema distributivo nel  quale  si
vanno  affermando  i  prodotti  a piu' elevato contenuto di servizio.
Valga quale esempio l'evoluzione dei consumi  dei  prodotti  avicoli:
pollo venduto intero, in tranci, precotto, trasformato, ecc.
   Se   l'incremento   dei  consumi  dei  prodotti  ittici  manterra'
l'attuale trend di crescita, e' presumibile  un'ulteriore  espansione
del  mercato,  soprattutto  per  quei  prodotti innovativi, cioe' per
quelli di III e  IV  generazione.  In  questo  contesto,  i  prodotti
dell'acquicoltura    hanno    caratteristiche    tali   da   renderli
particolarmente idonei allo sviluppo di un  mercato  nel  quale  sono
garantiti: regolarita' di approvvigionamento, prezzi senza variazioni
stagionali o giornaliere, qualita' costante, contenuta differenza tra
prezzo    all'origine   ed   al   consumo,   programmabilita'   della
trasformazione,   uniformita'   della   pezzatura   con   conseguente
standardizzazione  degli imballaggi. D'altro canto, il comparto della
trasformazione, che si sta indirizzando verso la  gamma  di  prodotti
della  III  e  soprattutto  IV generazione, necessita piu' che mai di
adeguati sostegni tecnologici, tali da consentire  alle  aziende  del
settore  di stare al passo con le normative CEE sia in tema di igiene
sia in tema di controllo della qualita', ma soprattutto necessita  di
una  catena  del  freddo che deve essere costante dalla produzione al
consumo. Le aziende che operano nel settore necessitano  pertanto  di
adeguati   sostegni   creditizi,   che   devono   essere  indirizzati
soprattutto  all'abbattimento del costo del denaro; cio' per favorire
anche lo sviluppo di quelle iniziative che risultino effettivamente a
carattere imprenditoriale.  Inoltre,  si  deve  tener  conto  che  la
capitalizzazione  della  distribuzione  richiede  una sempre maggiore
specializzazione nel sistema distributivo, che deve  essere  adeguato
all'evoluzione  strutturale  delle  reti  di commercializzazione e di
vendita. In questo contesto, risulta chiaro  che  se  da  un  lato  i
prodotti  innovativi  dell'acquicoltura  rappresentano  il  perno  di
un'ulteriore penetrazione del mercato, d'altro canto, accordi  quadro
tra  le  imprese  trasformatrici e organizzazioni della pesca possono
trovare concreti punti di convergenza  in  un  mercato  dei  prodotti
ittici  che  va  assumendo  sempre  piu'  una  sua precisa identita',
differenziandosi dagli usuali canali.
   3.12   L'insieme delle motivazioni  ora  riportate,  limitatamente
agli  aspetti  commerciali,  consente  di affermare l'esigenza di una
azione  tesa  alla  tutela  e  salvaguardia  del  prodotto  nazionale
mediante l'assunzione di una strategia diretta alla concentrazione ed
alla valorizzazione del prodotto.
   3.13    Tuttavia, non puo' non rilevarsi, ancora una volta, che e'
nell'attuale normativa e regolamentazione  che  si  annidano  i  piu'
forti  ostacoli allo sviluppo di una politica commerciale trasparente
ed efficiente. In particolare, e' la L. 125/59, che fa riferimento ad
una realta' ormai ampiamente  superata,  che  occorre  aggiornare  in
molti  dei  suoi  punti. Piu' volte ed in varie occasioni ne e' stata
richiesta la modifica, senza tuttavia pervenire  ad  alcun  risultato
concreto.  Come  nella precedente edizione del Piano, anche in questa
occasione   l'Amministrazione   della   Marina   Mercantile   intende
proseguire  nell'azione  di  sensibilizzazione in modo da favorire la
modifica  della  attuale  normativa,  di  intesa  con   i   Ministeri
competenti e le Regioni.
   3.14   Al fine di superare i fattori limitanti sopra delineati per
quanto  attiene  la  rete  mercatale  andranno  inserite   specifiche
previsioni  programmatiche  in  materia  di  mercati  all'atto  della
predisposizione del programma settoriale 1994-99 da  presentare  alla
Commissione CEE nell'ambito della riforma dei fondi strutturali.
4  CAMPAGNE PROMOZIONALI
   Le  precedenti  considerazioni  in  merito  alle  difficolta'  che
attraversano il comparto commerciale ed industriale, ma  soprattutto,
i  riflessi  negativi  che, a partire dagli elevati tassi dei consumi
ittici interni, si dispiegano sulla stessa capacita' reddituale della
flotta nazionale, richiedono un approccio  innovativo  rispetto  alle
modalita'   di  realizzazione  delle  future  campagne  promozionali.
Infatti, al momento la situazione puo' essere sintetizzata nel  fatto
che   a   maggiori   consumi   di  prodotti  ittici,  corrisponde  un
peggioramento della redditivita' delle imprese di pesca e, dunque dei
redditi dei pescatori. Cio' a causa della incapacita' dei prezzi  del
fresco  a  sostenere  la  concorrenza  proveniente  dal  prodotto  di
importazione.
   In questo contesto si rende,  pertanto,  necessario  un'iniziativa
promozionale che tenda a valorizzare i prodotti della pesca interni e
distinguerli  da quelli di importazione; cio' e' possibile prevedendo
una sintonia tra le iniziative promozionali ex legge 41/82  e  quelle
che  saranno  assunte  da  parte delle Associazioni di categoria allo
scopo  di  procedere   alla   concentrazione   ed   alla   successiva
distribuzione del pescato con eventuale marchi di qualita'.
  D'altra  parte, le profonde differenze organolettiche e qualitative
che differenziano i due tipi di  prodotto  dovrebbero  consentire  un
agevole perseguimento degli obiettivi citati.
                             PARTE TERZA
                            GLI OBIETTIVI
1  GLI OBIETTIVI
   1.1    L'analisi  sviluppata  nel  corso  delle precedenti sezioni
consente una agevole definizione degli obiettivi che si ritiene utile
perseguire, nell'ambito del disposto previsto dall'articolo  1  della
Legge 41/82 e successiva modifica.
                                                             ALLEGATO
                         IV PIANO TRIENNALE
                             1994 - 1996
                        DELLA PESCA MARITTIMA
                                  E
                          DELL'ACQUICOLTURA
                     IN ACQUE MARINE E SALMASTRE
   1.2  Infatti tenuto conto:
- della esigenza di continuare l'azione di modernizzazione e sviluppo
dell'apparato produttivo gia' intrapreso nel corso del precedente Pi-
ano;
- della contestuale azione dei regolamenti comunitari  tendenti  alla
salvaguardia delle risorse attraverso una politica di riduzione dello
sforzo di pesca e quindi dell'occupazione diretta ed indiretta;
-  del forte grado di dipendenza dall'estero quanto ai consumi ittici
interni, con conseguente elevato deficit della  bilancia  commerciale
di settore.
   Emerge  con  sufficiente  chiarezza la griglia degli obiettivi del
prossimo Piano Triennale:
- Politica di razionalizzazione del settore produttivo in mare
- Miglioramento del grado di autosufficienza alimentare
- Salvaguardia dei livelli occupazionali.
   E'  chiaro  che  i  tre  obiettivi  non  sono  indipendenti  l'uno
dall'altro,  ma  possono  essere  considerati alla stregua di insiemi
intersecatisi, in cui alcune azioni ricadono nel dominio di  piu'  di
un obiettivo.
   1.3  Quanto al primo dei tre obiettivi risulta evidente l'esigenza
di  proseguire  nella  ricerca di un equilibrato rapporto fra risorse
disponibili   e sforzo di pesca  effettivamente  esercitato.  In  tal
senso  la  riduzione dello sforzo di pesca rappresenta ancora oggi un
obiettivo irrinunciabile e come tale va perseguito. D'altra parte  e'
anche vero che una politica di razionalizzazione deve poter sfruttare
le  possibili  occasioni  di  ristrutturazione  della struttura dello
sforzo di pesca nell'ambito dei diversi  sistemi  di  pesca  e  delle
differenti  aree di pesca. In tal senso, a partire dall'analisi degli
indicatori bio-economici di  cui  all'Art.  2  della  L.  165,  sara'
adottata   una   gestione  delle  licenze  tendente  a  favorire  una
riallocazione dello sforzo di pesca in  funzione  dello  stato  delle
risorse.
   1.4    Nel  quadro di una gestione attiva dello sforzo di pesca va
anche rilevato che  stante  la  complementarieta'  esistente  fra  le
azioni  di demolizione e la politica delle licenze di pesca, ne segue
che nelle aree in cui si prevede il  mantenimento  del  blocco  delle
licenze sara' invece possibile assicurare priorita' alle richieste di
demolizione e viceversa.
   1.5    Il perseguimento del secondo dei tre obiettivi prima citati
richiede la contestuale attivazione di:
- misure dirette al sostegno del processo di utilizzazione produttiva
della fascia costiera e del largo;
- misure dirette allo sviluppo della maricoltura  e  dell'allevamento
ittico in generale
-  misure dirette alla salvaguardia e valorizzazione della produzione
interna;
- misure destinate alla promozione del sistema pesca in Italia e  nei
Paesi a maggiore potenziale commerciale.
   1.6      Quanto   al   problema  della  salvaguardia  dei  livelli
occupazionali,  si  e'  gia'  detto  che  l'azione  dei   regolamenti
esistenti  determina  l'attivazione  di  un processo di espulsione di
occupati dal settore. Finora, il  processo  e'  stato  governato  con
sufficiente  facilita',  ma  non  e' detto che cio' possa verificarsi
anche  in  futuro,  stante  la   crisi   economica,   e   soprattutto
occupazionale,   che   attraversa  i  Paesi  comunitari  e  non  solo
comunitari.  Il  permanere  del  processo  di   espulsione   comporta
ovviamente  l'esigenza di individuare attivita' alternative per tutti
coloro che, volontariamente o meno,  decideranno  di  abbandonare  il
settore  direttamente  produttivo.  L'analisi  sviluppata nella prima
Parte del Piano  ha  consentito  di  evidenziare  la  dimensione  dei
problemi  in  discussione,  che  non  e' certamente trascurabile . Ne
segue l'esigenza di assicurare l'attivazione di iniziative  destinate
ad  assorbire  gli  addetti  che  non  potranno continuare la propria
attivita' nel settore della pesca allargato all'indotto. Al  riguardo
andrebbe  costituita,  d'intesa  con il Ministero del Lavoro e con la
partecipazione delle parti interessate (professionali  e  sindacati),
una   apposita   unita'  di  monitoraggio  e  di  proposizione  delle
iniziative da adottare.
2  GLI STRUMENTI DI INTERVENTO
   2.1  Sulla base dell'esperienza maturata nel corso del Terzo Piano
Triennale si ritiene utile confermare anche in  questa  edizione  del
Piano   la   distinzione   fra   quelle  misure  che     attraversano
orizzontalmente l'intero sistema  pesca,  per  cui  assumono  valenza
generale,  e  quelle  misure  che,  al  contrario,  sono destinate ad
incidere  all'interno  dei   differenti   segmenti   produttivi   che
compongono la pesca.
   2.2  Gli strumenti che assumono valenza generale e che interessano
l'intero   sistema   pesca   possono  essere  sintetizzati  in:     -
Assegnazione dei contributi a valere sul Fondo Centrale, in  funzione
della priorita' stabilita per ciascun tipo di intervento.  Sulla base
della  modifica  della  L.  41/82 e' possibile concedere mutui per un
ammontare fino all'80% della spesa documentata. Nel caso delle  coop-
erative  tale limite e' elevato all'85 %. Ne segue la possibilita' di
assegnare i  contributi  a  valere  sul  Fondo  Centrale  secondo  le
seguenti priorita':
   a) Prima priorita': percentuale di contribuzione fino al 100 % del
limite previsto;
   b)  Seconda  priorita': percentuale di contribuzione fino all'80 %
del limite previsto;
   c) Terza priorita': percentuale di contribuzione fino al 60 %  del
limite previsto;
-  Utilizzazione delle risorse finanziarie destinate ai contributi in
conto capitale per iniziative di  particolare  interesse  collettivo,
ivi   compreso   il  cofinanziamento  di  programmi  di  orientamento
pluriennale concordati con le Regioni. Tale assunto implica  che  non
tutte  le  iniziative  previste  potranno  essere oggetto di sostegno
finanziario.  Infatti,  nel  corso  di  validita'  del  quarto  Piano
Triennale sara' possibile assegnare contributi in conto capitale alle
seguenti iniziative:
   a) Realizzazione Accordi di Programma ed Iniziative Consortili
   b)  Acquisto  di  marchi  collettivi  per  la  comunicazione  e la
commercializzazione
   c) Piani di ristrutturazione aziendale finalizzati al  risanamento
della gestione a favore di cooperative e loro consorzi
   d) Programmi di formazione professionale
   e) Realizzazione di spacci per la vendita ai soci di cooperative
   f) Costituzione di societa' miste non rientranti fra quelle
      finanziate dalla CEE
   h) Realizzazione di nuove costruzioni limitatamente ad
      imbarcazioni   iscritte   nei  Compartimenti  Sardi  ed  i  cui
      proprietari siano residenti da almeno 5 anni in Sardegna
   i) Ammodernamenti
   Nessun contributo in conto capitale e' previsto per le  iniziative
di  demolizione,  costruzione ed ammodernamento di impianti a terra e
di acquicoltura.
- Adozione degli accordi di programma stipulati fra l'Amministrazione
e le Associazioni di Categoria;
- Assegnazione di priorita' assoluta ai progetti consortili destinati
allo sviluppo ed alla modernizzazione del settore pesca.
- Per agevolare  il  perseguimento  degli  obiettivi  previsti  dagli
accordi  di  programma  e  dalle  iniziative  consortili  le  risorse
finanziarie disponibili sul Fondo centrale potranno essere utilizzate
per favorire il processo di capitalizzazione  delle  imprese  cooper-
ative aderenti.
-   Costituzione,  nell'ambito  del  Comitato  Finanziamenti,  di  un
sottocomitato con compiti di istruttoria e verifica delle  iniziative
con  gli  obiettivi  del  Piano.  Fanno  parte  del sottocomitato: un
rappresentante dell'Amministrazione della  Direzione  Generale  Pesca
del  Ministero  della  Marina  Mercantile,  tre  rappresentanti delle
associazioni   nazionali   delle   cooperative   della   pesca,    un
rappresentante  degli armatori delle navi da pesca, un rappresentante
dell'associazione  piscicoltori  italiani  nei  casi  in  cui   siano
all'ordine del giorno progetti attinenti l'acquicoltura.
   2.3    Gli strumenti di intervento specifici, destinati ad operare
nell'ambito di ciascuno  dei  settori  operativi  che  compongono  il
settore, richiedono un'attenzione particolare. Infatti, la ricerca di
misure praticabili che non si risolvano nell'introduzione di alterna-
tive traumatiche richieste l'elaborazione di una strategia articolata
che  se  da  un  lato deve consentire la riduzione della pressione di
pesca,  dall'altro  deve  contribuire  all'aumento  della  produzione
ittica.
   2.4  In tal senso sara' assicurato il massimo sostegno ai progetti
che  prevedono l'assegnazione delle concessioni demaniali ai Consorzi
di  pescatori  per  iniziative  di  ripopolamento  e  sviluppo  delle
risorse.
   L'introduzione  dei  distretti  di  pesca,  una volta definiti gli
aspetti   amministrativi   e   legali   che   ne    definiscono    le
caratteristiche,  rientra  anche  essa  in una strategia destinata ad
incrementare la potenzialita' produttiva del Paese.
   2.5   Le misure di  intervento  dirette  a  favorire  un  corretto
equilibrio  fra  sforzo  di  pesca  e  risorse  disponibili,  che  si
manifesta in termini economici ancor piu' che in  termini  biologici,
investono   non   solo   la   struttura   produttiva,  ma  la  stessa
organizzazione del settore. Pertanto, nell'ambito di una strategia di
regolamentazione   dello  sforzo  di  pesca  si  ritiene  necessario,
preliminarmente,  individuare  i  criteri  di  ammissibilita'   delle
richieste di finanziamento comunitario e nazionale:
-  per  le  costruzioni  si  ritengono  ammissibili  le  richieste di
finanziamento che abbiano le seguenti percentuali di ritiro;
   strascico, traino pelagico e mestieri assimilati
   zona costiera e mediterranea    120 %
   pesca oceanica                  115 %
- si ritengono ammissibili le richieste di  finanziamento  per  nuove
costruzioni  purche'  queste  siano  compatibili  con  il  livello di
sfruttamento delle  risorse  esistenti.  In  tal  senso  il  Comitato
Tecnico  Scientifico,  sulla  base  dell'analisi degli indicatori bio
economici disponibili, procede alla approvazione ed aggiornamento  di
una  griglia  entro  cui  far rientrare le iniziative ammissibili. La
griglia terra' conto, pertanto, delle aree, dei sistemi  di  pesca  e
della dimensione dei battelli.
  Coerentemente  con  tale  impostazione,  sara'  data priorita' alle
richieste di fermo definitivo provenienti dalle aree e per i  sistemi
temporaneamente esclusi dai benefici in questione;
- la stazza e la potenza devono essere effettive, misurate secondo le
norme ISO e conformi al Reg. CEE 2930/86;
-  sono  ritenuti  prioritari  tutti  gli  interventi  concernenti la
sicurezza, l'igiene ed in generale le condizioni di lavoro a bordo;
- l'accesso ai contributi nazionali e comunitari  e'  subordinato  al
rispetto delle norme del contratto collettivo di lavoro vigente.
   2.6    Quanto  alle  misure  di intervento specifiche dirette alla
modifica della stessa struttura produttiva  del  settore  si  ritiene
necessario:
-  favorire  la riduzione dello sforzo di pesca esercitato dalle navi
adibite alla pesca a strascico ed  a  volante  del  Mediterraneo  con
priorita'  assegnata  a  quelle adibite alla pesca a strascico locale
mediante il pieno utilizzo del fermo definitivo e secondo  i  criteri
precedentemente  proposti;  seppure  il costo di tale azione gravera'
integralmente  sulle  risorse   finanziarie   rese   disponibili   in
applicazione  del  Reg. CEE 3944/89 va evidenziato in questa sede non
solo la forte complementarieta' di tale misura con altre mirate  alla
riduzione   dello   sforzo   di   pesca,   ma  soprattutto  l'impegno
dell'Amministrazione  nazionale   ad   utilizzare   pienamente   tale
strumento gestionale;
- consentire la costruzione di navi adibite alla pesca a strascico ed
a  volante  in  sostituzione  di  battelli  di  tale stazza e potenza
offerti in  demolizione.  Ferme  restando  tutte  le  limitazioni  al
rilascio  di  nuove  licenze per la pesca a strascico e volante, e di
cui si dira' fra poco, si ricorda che nel corso  del  triennio  sara'
consentita l'incentivazione di nuove costruzioni solo nel caso in cui
il battello risultera' iscritto presso uno dei compartimenti sardi ed
il  beneficiario  risulti residente in Sardegna da almeno 5 anni. Nel
caso di utilizzazione dei fondi che insistono sul Fondo  Centrale  si
intende   assegnata   la  prima  priorita'.  Non  saranno  ammesse  a
contributo, ne' per esse saranno  rilasciate  licenze  di  pesca,  le
iniziative  di  nuova costruzione o ammodernamento di battelli aventi
potenza massima continuativa ed effettiva  superiore  al  cavallaggio
del  motore  precedentemente  installato sull'imbarcazione offerta in
demolizione o su quelle oggetto  di  ammodernamento  e  comunque  con
motore tarato sin dalla fase di costruzione;
-  agevolare  la  riconversione  delle  navi  da strascico, volante e
spadare  con  reti  derivanti  presso  altri  sistemi  di  pesca   in
sostituzione di battelli di pari stazza e potenza, attribuendo a tali
iniziative  di  investimento  la  prima  priorita'  nell'ambito della
concessione di mutui;
-  consentire  la  costruzione,  l'acquisto  l'ammodernamento   delle
imbarcazioni  abilitate al sistema termosoffiante esclusivamente allo
scopo di adeguare le unita', in  questione  alla  normativa  tipo  in
materia;
-  consentire  la costruzione di navi adibite alla pesca costiera lo-
cale, con il ritiro  almeno  del  100%,  purche'  non  richiedano  il
rilascio  della  licenza  per  pesca a strascico. Per tali iniziative
viene assegnata la prima priorita'.
   2.7   In  aggiunta  alle  misure  di  intervento  finanziario  ora
evidenziate si ritiene necessario procedere:
-  alla  verifica  ed  eventuale  ampliamento  dei  periodi  di fermo
tecnico;
- quanto al fermo biologico, pur confermando l'esigenza di  mantenere
inalterato  nel  corso  del  prossimo  triennio il programma di fermo
annuale con pagamento dall'armatore ed ai marittimi imbarcati  di  un
premio per il mancato esercizio dell'attivita' occorre riflettere sui
costi  di realizzazione di tale forma gestionale e sulle possibilita'
che, a causa delle difficolta' economiche del Paese, potrebbe  essere
piu'  difficile  reperire i fondi necessari in un prossimo futuro. In
tale caso andrebbe comunque prevista una indennita' per garantire  il
pagamento  delle  competenze  ai  marittimi imbarcati. Potrebbe darsi
luogo alla predisposizione dei provvedimenti consentiti dall'art.  98
del  DPR  1639/68,  in  modo  da garantire in ogni caso un periodo di
riposo alle risorse ed ovviamente all'armamento;
- ad introdurre limitazioni alla pesca  delle  specie  batiali  nelle
aree  e  nei periodi di riproduzione sulla base dei risultati forniti
dalla ricerca scientifica. E' possibile prevedere la chiusura  totale
dell'area per periodi ti tempo stabiliti in sede  di Comitato Tecnico
Scientifico;
- riduzione (a due o tre mesi) ovvero eventuale abrogazione al 1/1/95
della deroga dell'art. 111 del regolamento della pesca marittima, che
permette  ai pescatori dei compartimenti da Trieste a Rimini compresi
di effettuare la pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa in
acque profonde meno di 50 metri nei mesi da  novembre  a  giugno  per
quanto  riguarda  la pesca delle seppie. Per quanto riguarda la pesca
di quelle specie (acqua delle, marsioni, etc.) che, ove non pescate a
strascico sarebbero perdute al consumo umano, si prevede la  conferma
della  deroga  nel  periodo  di  validita'  del  piano  sempre che le
indicazioni di carattere biologico confermino la validita'  di  detta
deroga;
-  sulla  base  dei risultati delle indagini svolte nel periodo della
vigenza del  III  Piano  triennale,  si  prevede  di  prevenire  alla
revisione  dell'art.  107  del  DPR 1639/68, nel senso di autorizzare
l'uso di reti da circuizione a chiusura meccanica entro le tre miglia
della costa, anche ove la batimetrica sia inferiore a 50  metri,  per
la  cattura  di  pesce  bianco,  con attrezzi di dimensioni limitate,
aventi  l'apertura  della  maglia non inferiore a 40 mm., con navi di
dimensioni determinate. Le autorizzazioni  per  tale  tipo  di  pesca
saranno  rilasciate  in  via  prioritaria  alle navi di proprieta' di
imprese di pesca  che  hanno  partecipato  all'indagine  conoscitiva,
sempreche'    rientranti   nelle   caratteristiche      stabilite   e
subordinatamente alle navi iscritte ai  compartimenti  marittimi  ove
tale tipo di pesca e' esercitata tradizionalmente.
- ad accelerare il processo di decentramento amministrativo in favore
delle   Commissioni  Consultive  Locali,  sia  per  la  soluzione  di
conflitti locali, sia anche per la gestione delle pesche  speciali  a
valenza  esclusivamente  locale  e non esplicitamente regolamentate a
livello centrale.
   2.8   Le licenze di pesca. La  regolamentazione  dello  sforzo  di
pesca  trova  nella adozione di criteri per la gestione delle licenze
di  pesca  uno  dei  principali  strumenti  di  intervento   e   tale
impostazione  e'  confermata  in  questa edizione del Piano.   In tal
senso, l'individuazione di  criteri  sottostanti  al  rilascio  delle
nuove licenze rappresenta un elemento fondamentale della strategia di
contenimento  dello sforzo di pesca ed alleggerimento della pressione
di pesca nei mari italiani.
   Viene, pertanto, confermato l'indirizzo concernente il blocco  del
rilascio generalizzato di nuove licenze di pesca.
   Inoltre:
-  nella logica di ottimizzare l'allocazione delle licenze si prevede
la redistribuzione di quelle  ritirate  o  restituite  verso  aree  o
sistemi  scelti  sulla base della piu' efficiente utilizzazione delle
risorse biologiche, economiche e finanziarie;
- per i singoli  segmenti  della  flotta,  in  cui  si  registra  una
capienza  rispetto  all'obiettivo  POP  per  il  segmento  stesso, e'
possibile il rilascio di nuove licenze (anche senza  ritiro  e  senza
contribuzione)  fino al raggiungimento dell'obiettivo previsto per il
segmento stesso;
- in via generale, sono rilasciate nuove licenze previa riconsegna di
una licenza per pari tonnellaggio e potenza; tuttavia, per i  sistemi
per  i  quali  e'  prevista  una riduzione in termini di capacita' si
richiede un ulteriore riduzione secondo quanto indicato al punto 2.5,
lett. a);
- nelle aree e per i sistemi per i quali e' accertata la presenza  di
sovracapacita' di pesca, non si prevede comunque il rilascio di nuove
licenze   di   pesca,   pur   in   presenza   di   capienza  rispetto
all'obbiettivo; alle stesse aree  e  per  gli  stessi  sistemi  viene
automaticamente  assegnata  priorita' quanto alle richieste di ritiro
effettivo;
- per le imbarcazioni inferiori a 10 TSL non autorizzate alla pesca a
strascico o  al  traino  pelagico  o  all'uso  della  turbosoffiante,
l'aggiunta di nuovi mestieri nella licenza e' libera;
-   nell'ipotesi  di  fusione  di  piu'  pescherecci  abilitato  allo
strascico si prevede il rilascio di una nuova licenza  a  fronte  del
ritiro del solo 100%;
-  per  le  iniziative  localizzate in Sardegna e per i giovani al di
sotto dei 36 anni, e' possibile il rilascio della  licenza  a  fronte
del ritiro del solo 50%. Rimane allo scopo confermata la riserva fino
alla  concorrenza  del  40%  del  plafond  previsto in sede del Piano
91/93;
-  per  tutte le licenze, a qualsiasi titolo rilasciate, la potenza e
la  stazza  dovranno  essere  misurate  secondo  le   norme   ISO   e
conformemente al Reg. CEE 2930/86;
-  non  si  prevede  il  rilascio  di  nuove  licenze  per  le unita'
finanziate dalle Regioni in difformita' da quanto previsto dal Piano.
A tale riguardo, prima del finanziamento e' necessario richiedere  il
nulla osta del Ministero della marina Mercantile.
   2.9    Le pesche speciali. Gran parte delle pesche speciali, cosi'
come  previsto  dal  precedente  Piano,   sono   state   oggetto   di
regolamentazione  in sede centrale. In linea di massima si ritiene di
poter confermare per il prossimo triennio le  norme  regolamentatrici
gia'  emanate.  Tuttavia  per  quanto  concerne  le pesche speciali a
rilevanza locale, anche a seguito della modifica  della  composizione
delle Commissioni Consultive locali, intervenuta con la L. 165/92, si
demanda  a tali commissioni la facolta' di proposta di autorizzazione
alla pesca, valutate eventuali controindicazioni di  ordine  sociale.
Sulla  base  delle  richieste  pervenute  il  Ministero  rilascia  il
provvedimento autorizzativo.
   2.10   Ammodernamento della flotta.  Lo  stato  di  invecchiamento
della  flotta  da  pesca  italiana  richiede  l'adozione di misure di
intervento in grado di accelerare il  processo  di  sostituzione  del
capitale  obsoleto.  In  questo senso, compatibilmente con le risorse
finanziarie disponibili si prevede di sostenere tali  iniziative  sia
con  contributi in conto capitale sia con mutui agevolati attribuendo
la prima priorita' purche' le navi da ammodernare non risultino avere
una eta' inferiore a 10 anni. Per le navi aventi eta' maggiore di  30
anni,  il  contributo  per  l'ammodernamento  sara'  concesso  previa
certificazione attestante la validita' dell'iniziativa, rilasciata da
parte di un organo tecnico competente. Qualora  detta  certificazione
non  venga rialasciata in considerazione dell'obsolescenza della nave
questa potra' essere offerta in ritiro per una nuova  costruzione  od
usufruire  del  contributo per il ritiro definitivo dell'attivita' di
pesca.
   2.11   La pesca oceanica. La  flotta  oceanica  italiana  pur  non
rivestendo  un  ruolo fondamentale nel panorama della pesca italiana,
e' ancora oggi impegnata in una difficile fase di transizione in  cui
da  un  lato si rende necessaria la demolizione delle imbarcazioni di
maggiori  dimensioni  e  dall'altro  la  costruzione  di  navi   piu'
rispondenti   ai   requisiti   posti   dalle  attuali  condizioni  di
sfruttamento. Si riconferma, pertanto,  l'esigenza  di  elaborare  un
programma  di  settore  volto  alla  definizione  del  ruolo  e delle
necessita' proprie di una politica di sviluppo  della  moderna  pesca
oceanica.  Indubbiamente,  tale programma potra' essere sviluppato in
occasione della predisposizione del  Piano  settoriale  previsto  dal
nuovo  regolamento  comunitario  in  tema  di strumenti finanziari di
orientamento della pesca (SFOP) nell'ambito della riforma  dei  fondi
strutturali.
   La   predisposizione  del  programma  consentira'  di  individuare
specifiche forme di interventi sia finanziario che in tema di licenze
di pesca, finalizzate al raggiungimento  degli  obiettivi  per  detto
segmento della flotta, individuati dal POP 1993-1996.
   2.12   Le strutture a terra. La rilevanza del comparto commerciale
ed industriale nel panorama del sistema alimentare nazionale e' stata
ampiamente riconosciuta, cosi' come sono stati individuati i nodi che
ne impediscono un ulteriore sviluppo ed i  fattori  di  successo  che
hanno  consentito il mantenimento di standard produttivi e di mercato
forse imprevisti.
   In occasione di questa edizione del Piano si e' cosi' ritenuto  di
confermare  il  sostegno finanziario a quelle iniziative di interesse
collettivo che meglio di altre consentono di rafforzare il legame fra
lo sfruttamento delle risorse locali e l'industria di trasformazione.
In tal senso  si  e'  ritenuto  di  dare  priorita'  alle  iniziative
destinate a:
-  piani  di  ristrutturazione  aziendale  finalizzati al risanamento
della gestione a favore di cooperative e loro consorzi di particolare
rilevanza;
-  acquisto  di  marchi  collettivi  per  la   comunicazione   e   la
commercializzazione.
   Quanto  alle iniziative a carattere industriale e commerciale, cui
si ritiene dover prestare la massima attenzione  in    un  quadro  di
forte   riconsiderazione  della  politica  alimentare  nazionale,  si
rimanda  al  programma  settoriale  previsto  dal  nuovo  regolamento
comunitario  in  tema  di  strumenti  finanziari di orientamento alla
pesca, in applicazione del Reg. 2052/88 recante norme  sulla  riforma
dei fondi strutturali.
   2.13    La  pesca  sportiva. Nel corso dell'ultimo triennio non e'
stato possibile dare seguito alle indicazioni contenute nel Terzo Pi-
ano  Triennale  in  materia  di  pesca  sportiva.     Cio'   implica,
ovviamente,   che  le  stesse  indicazioni  all'epoca  inserite  sono
recepite nel quarto Piano.
   2.13.1 Nell'ambito del periodo di validita' del Piano,  potrebbero
essere  elevati  specifici accordi di programma tra il Ministero e la
Federazione Italiana Pesca Sportiva e le altre Associazioni nazionali
su materie particolari afferenti la pratica della pesca sportiva.
   Nello stesso periodo vanno adottate, tra  le  altre,  le  seguenti
misure:
   a)  regolamentazione  della  licenza  di  pesca sportiva ovvero di
altro documento equivalente realizzando il  massimo  della  snellezza
procedurale e del decentramento amministrativo;
   b)  previsione  dei  giorni in cui e' consentito l'esercizio della
pesca sportiva;
   c) revisione degli attrezzi consentiti, con  conseguente  modifica
della relativa norma del regolamento per la pesca marittima;
   d)  definizione  dello status del pescatore sportivo anche al fine
di prevenire situazioni d'illeceita' da parte di soggetti  che  nulla
hanno  a  che  fare con una sana pratica sportiva (a tale riguardo si
prevede  di  effettuare,  di   intesa   con   i   suddetti   soggetti
rappresentativi  della  pesca  sportiva, un'indagine censitaria sulla
consistenza del fenomeno).
   2.14 Tra le  iniziative  meritevoli  di  incentivazione  ai  sensi
dell'articolo 20 della legge 41/82 vanno ricomprese quelle intraprese
dalle  aziende  speciali  delle  Camere  di  Commercio specificamente
costituite per il sostegno dell'attivita' ittica,  nonche'  dall'Ente
autonomo  della  Fiera  di  Ancona  -  Internazionale  della  pesca e
dall'Ente autonomo della Fiera di Verona - Acquicoltura.
   Essi svolgono attivita' di  promozione  e  sviluppo  dell'economia
ittica,     nel    settore    della    ricerca    economica,    della
commercializzazione,  della  trasformazione  alimentare  in  pesca  e
acquicoltura.
   2.15    E'  richiesta all'Amministrazione una presenza sempre piu'
incisiva in tutte le sedi  internazionali  in  cui  si  elaborano  le
strategie  e  si  pianificano  gli  interventi  sia di livello che di
rilievo extracomunitario (FAO,  MEDRAP,  ONU,  etc.).  Appare  quindi
opportuno  prevedere  che una parte delle dotazioni del Piano (0,1 %)
sia destinata a coprire le spese di missione all'estero che non siano
prese a carico da altre Amministrazioni.
                                                             ALLEGATO
                         IV PIANO TRIENNALE
                             1994 - 1996
                        DELLA PESCA MARITTIMA
                                  E
                          DELL'ACQUICOLTURA
                     IN ACQUE MARINE E SALMASTRE
3  LA RICERCA SCIENTIFICA
   3.1  Nel corso del periodo di applicazione  del  precedente  Piano
Triennale   si   e'  registrato  un  ulteriore  consolidamento  delle
strutture di ricerca attive nel settore, sia in relazione  al  numero
dei ricercatori impegnati, ma soprattutto, in relazione alla qualita'
dei  risultati scientifici conseguiti. Sotto quest'ultimo aspetto, va
rilevato,  infatti,  che  molte  delle  ricerche  realizzate  con  il
contributo   della  Pubblica  Amministrazione  sono  state  utili  al
perseguimento degli stessi obbiettivi del Piano ed  hanno  consentito
la  formulazione  di ipotesi operative utili all'avvio della prevista
politica di salvaguardia  delle  risorse  e  di  riconversione  degli
addetti sulla base di nuovi modelli produttivi. Cosi' e' stato per la
ricerca  biologica  e  per  acquicoltura,  per  quella tecnologica ed
economica, senza trascurare gli aspetti giuridici.
   3.2     In tal  senso,  i  risultati  ed  il  livello  di  analisi
conseguiti,    la   gamma   di   opportunita'   strategiche   offerte
all'Amministrazione, anche in  occasione  della  predisposizione  del
quarto  Piano,  testimoniano  il  grado  di maturita' raggiunto dalla
ricerca italiana di settore. Prova ne  sia  il  crescente  numero  di
lavori pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali.
   3.3    Tuttavia,  l'attuale  quadro,  se considerato in termini di
ricerca  realizzata  anche  al  di  fuori  del  sistema  avviato  con
l'applicazione della L. 42/82, rivela ancora una situazione in cui le
ricerche  si  presentano  con  livelli  di approfondimento e sviluppo
fortemente diversificati e frammentati.
   3.4  Si ritiene, allora, doversi avviare un'azione di monitoraggio
anche in merito alle  ricerche  prodotte  sulla  base  di  contributi
concessi    da    altre    Amministrazioni,   nazionali,   regionali,
internazionali, oltre che da Enti territoriali autonomi.
   Questa  situazione  di  frammentazione  comporta  alcuni   aspetti
positivi,  ma  altri  negativi. Fra i primi va segnalata la capacita'
del sistema di considerare problematiche ampie, ma anche di adattarsi
a tematiche specifiche a  valenza  locale.  Fra  i  secondi  il  piu'
evidente  e'  il  rischio  concreto ed attuale che problematiche meno
urgenti, in  settori  marginali  in  relazione  alla  dimensione  dei
problemi,  siano  giudicate  meritevoli  di  finanziamento.  Anche il
rischio  della  ripetitivita'  dei  finanziamenti  puo'  considerarsi
elevato  in  un  contesto  frammentato,  dove  gli  Enti erogatori di
finanziamenti non sono fra di loro coordinati.
   3.5   Al contrario, nell'ambito  dell'ultimo  Piano  Triennale  va
rilevato che alcune operazioni di coordinamento fra le diverse unita'
operative,  sono state avviate ed hanno  consentito la trasformazione
di ogni  singolo  problema  oggetto  di  ricerca  in  un  modello  di
riferimento  contenente  ogni  possibile  elemento  di  conoscenza di
ordine scientifico ambientale, economico sociale.
   3.6  Ancora una volta, sulla base delle precedenti considerazioni,
non  si  puo' non riaffermare la correttezza delle scelte a suo tempo
adottate  in  merito  al  potenziamento  della  ricerca   scientifica
applicata alla pesca ed acquicoltura. Allo stesso tempo, tuttavia, va
segnalata  l'esistenza  di  aree  di  ricerca in cui si ritiene dover
produrre un  ulteriore  sforzo  per  assicurare  crescente  efficacia
all'azione   intrapresa   in   termini   di  ricaduta  dei  risultati
sull'attivita'   di   gestione   bio   economica    delle    risorse,
nell'interesse  della  collettivita'  e  delle  categorie produttive,
oltre che della stessa Pubblica Amministrazione.
   In molti casi si tratta  di  assicurare  una  maggiore  efficienza
all'azione  di  coordinamento  delle  unita'  operative  coinvolte in
ricerche che si svolgono su aree diverse, in altri casi si tratta  di
finalizzare  sempre meglio gli obbiettivi della ricerca alle esigenze
dell'Amministrazione.
   3.7  Cio' implica, da un lato, di  confermare  le  priorita'  gia'
esistenti  alle  ricerche biologiche ed economiche dirette alla stima
ed alla quantificazione  dei  fenomeni  caratterizzanti  il  settore,
dall'altro  di  sviluppare  quelle tematiche di ricerca che investono
direttamente l'attivita' produttiva delle categorie.
   Nel primo caso il proseguimento delle ricerche  sulla  valutazione
delle  risorse  e  sulla dinamica delle popolazioni riveste carattere
prioritario,  sia  per  la  conoscenza   degli   elementi   biologici
fondamentali,  sia  per il supporto che esse sono in grado di offrire
all'Amministrazione  in  termini  di  elaborazione   di   misure   di
regolamentazione.   D'altra   parte,   e'  anche  vero  che  in  sede
comunitaria il processo di integrazione della  comunita'  scientifica
richiede  l'esistenza  di  metodologie collaudate e di serie storiche
omogenee.
   Analogamente  sono  da  considerarsi   prioritarie   le   ricerche
economiche in tema di proseguimento e potenziamento dell'attivita' di
monitoraggio e rilevazione dell'attivita' di pesca in Italia. I nuovi
compiti   affidati   dalla   L.   165/92  al  Ministero  in  tema  di
regolamentazione dello sforzo di pesca in funzione  degli  indicatori
bio-economici,  come  pure  il  tradizionale  supporto  conoscitivo e
dettagliato che esse  sono  in  grado  di  offrire  all'attivita'  di
programmazione    propria    dell'Amministrazione    ne   determinano
l'importanza e l'esigenza di continuita'.
   3.8   Analoga priorita' va  data  alla  ricerca  finalizzata  alla
riduzione   dei   costi   di   produzione   in   acquicoltura,   alla
diversificazione produttiva  di  questa  attivita'  ed  al  controllo
dell'impatto ambientale sulla (e della) acquicoltura.
   3.9   Per quanto riguarda la organizzazione delle ricerche, con il
presente  Piano  saranno  considerati  come  prioritari  i  programmi
presentati  da  gruppi di ricerca costituiti da piu' unita' operative
coordinate. Cio'  al  fine  di  ridurre  la  dispersione  dei  fondi,
facilitando   la   aggregazione   di  competenze  necessarie  per  il
raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso.
   3.10 Soggetti della ricerca. Le  attivita'  di  ricerca  applicata
alla pesca ed alla acquicoltura hanno avuto dagli interventi previsti
dalla legge 41/82 un notevole supporto.
   La   scelta  dell'Amministrazione  Marittima  di  "investire"  nel
settore della ricerca risultava d'obbligo al fine  di  affrontare  su
precisa  base  conoscitiva  i complessi problemi della gestione delle
risorse biologiche e della messa a punto di tecniche di  acquicoltura
sempre piu' affidabili.
   Il  ritorno  di  tale  investimento  e' testimoniato dal numero di
Unita'  operative  che,  nelle  varie  istituzioni  di  ricerca   sul
territorio nazionale, stanno operando nel settore.
   E'  comunque  a  livello  del quadro informativo che il ritorno si
manifesta di insostituibile utilita' per l'Amministrazione.
   Tutte le proposte di carattere normativo, di  interventi  urgenti,
sono  stati  presi  su  base conoscitiva, in gran parte sostenuta dai
programmi di ricerca finanziati dal  Piano,  attraverso  un  continuo
articolarsi  di  commissioni  e  gruppi  di lavoro ad hoc, nonche' di
continua attivita' degli organi consultivi.
   Alcune  grandi  tematiche,  come  la  valutazione  delle  risorse,
proprio  per  la  loro  complessita',  sono  soggette  ad un continuo
dibattito, di cui la  scuola  italiana  non  avrebbe  beneficiato  in
assenza   di   una   richiesta   pressante   e  stimolante  da  parte
dell'Amministrazione che domanda strumenti affidabili su cui decidere
dell'uso e del futuro di un bene collettivo e strategico.
   L'ICRAM, come Istituto Centrale per la Ricerca Applicata al  mare,
come  organo  direttamente collegato all'amministrazione della pesca,
ha segnato un salto di qualita' assumendo un  ruolo  crescente  anche
grazie alle modifiche della 41.
   Analogamente hanno contribuito gli istituti specializzati del CNR;
particolare  attenzione  va  posta  al  gran  numero  di  Universita'
coinvolte, che stanno sempre piu' portando competenze alla  pesca  ed
alla    acquicoltura    consentendo    di    attivare   progetti   di
interdisciplinarieta'  e  completando,  sul  piano  della  formazione
superiore,  il  quadro con crescente numero di tesi sperimentali e di
corsi istituzionali, che consento  ai  cittadini  di  avvicinarsi  ai
problemi della produzione alimentare acquatica.
   Anche  le associazioni dei produttori hanno ampliato la loro gamma
di servizi alla produzione grazie ad una maggiore  partecipazione  ai
programmi di ricerca.
   I  soggetti  della  ricerca  (ICRAM,  CNR,  Universita e gruppi di
ricerca della cooperazione), hanno meglio identificato il loro ruolo.
Infatti ricerche  fondamentali  di  supporto  ad  una  seria  ricerca
applicata  e  diffusione dei risultati debbono essere ben "miscelate"
per ottenere risultati affidabili.
   In questo scenario  non  va  certo  dimenticato  lo  sforzo  delle
Amministrazioni  locali,  che  hanno  avviato programmi di ricerca in
materia di pesca e acquicoltura,  coprendo  anche  il  settore  delle
acque interne spesso sottostimato.
   In  questo  quadro  articolato  il  coordinamento tra i molteplici
soggetti  impegnati  e'  certamente  auspicabile,  cosi'   come   gli
interventi  comunitari  per  la  ricerca  settoriale  dovrebbero  non
consentire duplicazioni con quanto in corso nelle azioni nazionali di
supporto alla ricerca.
   3.11 L'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e  Tecnologica
Applicata al Mare (ICRAM).
   L'Istituto,  istituito  sulla  base dell'art. 8 della Legge 41/82,
per  l'espletamento  sistematico  delle  ricerche  di   ogni   ordine
scientifico  e  tecnologico nonche' di servizi tecnici riguardanti le
attivita' della pesca marittima nel suo significato  piu'  ampio,  e'
stato   oggetto,   nel   corso  del  3›  Piano  Triennale,  di  varie
disposizioni   legislative   che   ne  hanno  ridisegnato  il  quadro
istituzionale, mutando la denominazione dell'Ente (ICRAP) in Istituto
Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata  al  Mare
(ICRAM)  conferendogli  nuove competenze; integrando, la composizione
del C.d.A.; istituendo la Giunta Esecutiva; modificando le  Norme  di
Organizzazione  per un piu' rapido e puntuale raggiungimento dei fini
istituzionali ampliati per rispondere alle nuove esigenze.
   In particolare il legislatore con la Legge 220/92 ha previsto  che
l'ICRAM  coordini le attivita ed enti di ricerca nazionali nonche' di
istituti a carattere  scientifico  specializzato  nelle  scienze  del
mare.
   Nel  corso  del  III piano Triennale l'ICRAM, in relazione ai suoi
compiti istituzionali,  ha  sviluppato  l'attivita'  di  ricerca  nei
settori  della  pesca  marittima,  dell'acquicoltura  e dell'ambiente
marino; quella di consulenza e di assistenza tecnica in  qualita'  di
struttura    operativa    tecnico-scientifica    dell'Amministrazione
Marittima; ha diffuso i risultati delle ricerche e  delle  conoscenze
acquisite   attraverso   convegni,  conferenze  e  pubblicazioni;  ha
conferito borse di studio a laureati e diplomati.
   Le strutture periferiche  di  Chioggia  a  Palermo  hanno  operato
tipicamente  sviluppando  in  loco  attivita' di ricerca e consulenza
tecnica agli operatori economici.
   I nodi da risolvere nel periodo di validita' del IV Piano al  fine
di   sviluppare   le   attivita'   istituzionali  sono  precipuamente
l'adeguamento del contributo ordinario  del  Ministero  della  Marina
Mercantile,   la   nuova  sede  e  la  riqualificazione  dell'assetto
organizzativo.
4  IL BILANCIO PREVENTIVO
   4.1    Le  risorse  finanziarie  disponibili.      Il   fabbisogno
finanziario  necessario  alla  realizzazione  del  presente  Piano e'
quantificato in Lit. 305.000 milioni.
   Alla copertura del fabbisogno in questione si provvedera' mediante
l'utilizzazione delle risorse all'uopo destinate per gli  anni  1994,
1995  e  1996  dalle  tabelle  A e C del disegno di legge finanziaria
1994.
   Sul Fondo Centrale per il credito  peschereccio  sono  disponibili
per  rate  scadute  e  versate  lire  162.281.428.677,  che  vanno ad
aumentarla disponibilita' per la concessione di mutui per il triennio
considerato.
   La  disponibilita'  globale  e'  ripartita  fra  vari  settori  di
intervento  e,  nell'ambito  dei  singoli  settori, tra le iniziative
ammesse secondo le misure  percentuali  indicate  nelle  tabelle  che
seguono.
                   RIPARTIZIONE DEGLI STANZIAMENTI
                              TABELLA A
_____________________________________________________________________
                                                              %
         SETTORI DI INTERVENTO                            disponibile
                                                            globale
_____________________________________________________________________
Fondo centrale credito peschereccio                           48.0
_____________________________________________________________________
Contributi a fondo perduto                                    10.0
_____________________________________________________________________
Contributi per incentivi alla cooperazione                    15.0
_____________________________________________________________________
Ricerca applicata pesca ed acquicoltura                       15.0
_____________________________________________________________________
Campagne promozionali                                          7.2
_____________________________________________________________________
Realizzazione sistema statistico                               3.9
_____________________________________________________________________
Funzionamento degli organi collegiali                          0.1
_____________________________________________________________________
Missioni all'estero (FAO, CEE, etc.)                           0.1
_____________________________________________________________________
Contributi per iniziative a sostegno dell'attivita' ittica     0,7
(punto 2.14)
_____________________________________________________________________
  TOTALI                                                     100.0
_____________________________________________________________________
             FONDO CENTRALE PER IL CREDITO PESCHERECCIO
   Per  il  funzionamento  del fondo centrale si utilizzeranno sia le
assegnazioni del 48 % della disponibilita' globale  ripartita  fra  i
diversi  settori  di  intervento secondo la precedente tabella che la
ulteriore disponibilita' di Lit.  162.241.428.677  milioni  di  lire,
accertata  al  31  agosto  1993,  costituita  dai "rientri" al "Fondo
Centrale" per rate scadute  e  ammortamenti  anticipati,  nonche'  da
versamenti degli stanziamenti relativi al precedente Piano Triennale.
                              TABELLA B
_____________________________________________________________________
      TIPO  DI INIZIATIVA AMMESSA                        Ripartizione
                                                               %
_____________________________________________________________________
Nuove costruzioni (limitate alla Sardegna)                      20
_____________________________________________________________________
Ammodernamenti                                                  20
_____________________________________________________________________
Acquicoltura                                                    30
_____________________________________________________________________
Marchi collettivi                                                5
_____________________________________________________________________
Iniziative consortili e accordi programma                       15
_____________________________________________________________________
Piani di ristrutturazione aziendale                             10
_____________________________________________________________________
  TOTALI                                                       100
_____________________________________________________________________
                     CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO
                              TABELLA C
_____________________________________________________________________
      TIPO DI INIZIATIVA AMMESSA                         Ripartizione
                                                              %
_____________________________________________________________________
Societa' miste (in aree non ammesse dalla CEE)                  17
_____________________________________________________________________
Nuove costruzioni (Litorale Sardo)                              15
_____________________________________________________________________
Ammodernamento                                                  10
_____________________________________________________________________
Marchi                                                           8
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Spacci cooperativi (fino a 400 milioni per iniziativa)           5
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Iniziative consortili e accordi programma                       25
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Piani di ristrutturazione aziendale                             10
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Formazione professionale                                        10
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  TOTALI                                                       100
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                        ELENCO DELLE RICERCHE
A    Risorse Biologiche
 A1     Prosecuzione progetti di valutazione delle risorse
 A2     Studi sulla competizione interspecifica delle principali spe-
cie  di  interesse  commerciale  finalizzati  all'orientamento  della
produzione
 A3     Valutazione dell'impatto delle misure di intervento del piano
triennale sulla consistenza delle risorse
 A4     Metodologie innovative nella valutazione delle risorse
 A5     Ecologia della pesca
Spesa prevista: 39 %
B    Tecnologia
 B1     Sperimentazione di nuovi attrezzi e dispositivi  di  ausilio,
di sicurezza a bordo e controllo delle attivita' di pesca
 B2     Tecnologia dell'acquicoltura
Spesa prevista: 6 %
C    Acquicoltura in acque marine e salmastre
 C1     Ampliamento delle basi conoscitive in acquicoltura
 C1.1   Studi sulla riproduzione artificiale e sulla genetica di spe-
cie di acquicoltura
 C1.2   Patologia delle specie allevate in acquicoltura
 C1.3   Definizione di diete artificiali
 C1.4   Metodologie ecologiche in acquicoltura
 C2     Maricoltura
 C2.1   Impianti sperimentali di maricoltura
 C2.2   Studi sul ripopolamento attivo
 C2.3      Oceanografia  della  fascia  costiera  in  funzione  della
maricoltura
Spesa prevista: 39 %
D        Igiene  e  qualita'  dei  prodotti  ittici  della  pesca   e
dell'acquicoltura
 D1     Igiene della pesca e dell'acquicoltura
 D2          Studi  sulle proprieta' alimentari dei prodotti ittici e
derivati in funzione della loro valorizzazione
 D3     Prodotti innovativi
Spesa prevista: 2 %
E    Economia e sociologia della pesca e dell'acquicoltura
 E1       Prosecuzione della rilevazione sistematica degli indicatori
economici della pesca e dell'acquicoltura
 E2      Impatto economico ed ambientale sull'attivita'  di  pesca  e
dell'acquicoltura
 E3     Modelli bio-economici per la gestione dello sforzo di pesca
 E4     Sociologia della pesca e dell'acquicoltura
Spesa prevista: 8,40 %
F    Diritto della Pesca e dell'acquicoltura
Spesa prevista: 2,80 %
G    Diffusione dei risultati e seminari tematici
 G1    Organizzazione (e contributi per l'organizzazione) di seminari
e convegni sulle tematiche e sui risultati delle ricerche
 G2     Pubblicazione dei risultati delle ricerche
Spesa prevista: 2,80 %