PIANO GLOBALE DI SVILUPPO DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 (Reg. CEE n. 2081/93 - Art. 8) Predisposto da: Ministero del Bilancio e della programmazione economica d'intesa con: Ministro del Coordinamento delle Politiche Comunitarie, Ministero del Tesoro, Ministero del Coordinamento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale sentite le Regioni: Abruzzo - Molise - Campania - Puglia - Basilicata - Calabria Sicilia e Sardegna Rapporto di sintesi 19 ottobre 1993 1. IL QUADRO SOCIO-ECONOMICO E TERRITORIALE DELLE REGIONI INTERESSATE ALL'OBIETTIVO 1 L'analisi dei caratteri strutturali del Mezzogiorno e delle sue prospettive di evoluzione nel medio e lungo periodo, con particolare attenzione alle disparita' e ai ritardi di sviluppo, e' alla base della strategia elaborata per il conseguimento dell'obiettivo 1 nelle regioni italiane. La situazione del Mezzogiorno nell'ambito dell'economia nazionale e' profondamente diversa da quella di venti o trenta anni fa, soprattutto per il venir meno dei due caratteri essenziali che avevano reso l'economia del Mezzogiorno e quella del Centro-Nord in qualche modo complementari e di conseguenza l'intero sistema nazionale, pur con le sue distorsioni, funzionale e funzionante. Da un lato, infatti, operava un meccanismo di aggiustamento del mercato del lavoro, basato su un elevato flusso di emigrazione dal Sud al Nord del Paese, il quale consentiva di assicurare l'espansione dell'industria settentrionale e al tempo stesso di ricondurre il tasso di disoccupazione meridionale entro limiti socialmente tollerabili; dall'altro, il sostegno del mercato meridionale era assicurato da consistenti trasferimenti pubblici, per cui la domanda espressa nel Mezzogiorno rappresentava una notevole occasione di sbocco dei prodotti dell'industria del Nord, del resto fortemente agevolata ad investire in nuovi impianti nel Sud. Entrambe queste condizioni sono venute a mancare: i flussi migratori sono ormai estremamente ridotti e il mercato meridionale e' sempre meno importante per l'industria settentrionale. In questa situazione, il Mezzogiorno appare ormai a larghi ceti sociali - prevalentemente, ma non esclusivamente, localizzati nel Nord del Paese - come un vincolo strutturale alla crescita, che si manifesta attraverso l'eccessivo peso fiscale, il mantenimento di alti livelli di debito pubblico e di tassi di interesse, l'occasione di sprechi quando non di comportamenti criminosi. Non di meno, il Mezzogiorno presenta tuttora una situazione di grave ritardo strutturale, che si manifesta in primo luogo in un insieme di ostacoli alla crescita, quali: l'insufficiente dotazione di infrastrutture 'economiche', per le quali si registra un divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord pari all'incirca al 50 (con punte piu' elevate per quelle energetiche e idriche) e la corrispondente sottodotazione in termini di infrastrutture 'sociali'; l'assenza o la scarsa efficienza dei servizi alle imprese, in particolare di quelli rivolti all'area organizzativa e commerciale, che gli stessi imprenditori giudicano i piu' rilevanti; la scarsa presenza di industrie tecnologicamente avanzate e la scarsa presenza di attivita' di ricerca scientifica, sia di quella di base, sia soprattutto di quella applicata allo sviluppo produttivo; il notevole ritardo del Mezzogiorno, secondo i dati disponibili, anche in termini di scolarizzazione e di qualita' dell'offerta formativa. Questi aspetti non positivi dell'ambiente esterno alle imprese si ripercuotono ovviamente sull'efficienza complessiva del sistema produttivo. Inoltre, agendo sulle aspettative degli imprenditori e ostacolando o rallentando la localizzazione di nuovi insediamenti produttivi, innescano un tipico circolo vizioso, in cui ambiente esterno sfavorevole e debolezza della struttura produttiva assumono di volta in volta il ruolo di causa e di effetto. Tali fattori operano, in modo costante e cumulativo, sull'economia e sul sistema produttivo del Mezzogiorno: l'apparato produttivo meridionale e l'offerta che esso esprime sono insufficienti a sostenere il livello e la dinamica della domanda interna per consumi e investimenti; ne discende il cronico squilibrio dell'interscambio dell'economia meridionale con il resto del Paese e la concentrazione nel Mezzogiorno di gran parte dello squilibrio commerciale con l'estero; un tasso di industrializzazione pari ancora a circa un terzo di quello registrato nel resto del Paese e una presenza del settore dei servizi del tutto sproporzionata rispetto alla consistenza dei comparti primario e secondario mettono in luce come la struttura produttiva localizzata nel Mezzogiorno sia debole ed esigua; il capitale meridionale e' poco efficiente (il rapporto capitale/prodottoe' superiore di almeno il 40% a quello riscontrato nel Centro-Nord) e la dinamica dell'accumulazione di capitale insufficiente (particolarmente preoccupanti i dati degli ultimi anni); le nuove localizzazioni produttive - in ispecie industriali - nel territorio meridionale fanno registrare una dinamica insufficiente, a riprova di condizioni poco attraenti per le imprese, nonostante gli aiuti finanziari (per altro anch'essi meno cospicui che nel passato, e con forti incertezze per il futuro). 2. LA STRATEGIA E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO La definizione degli obiettivi e delle strategie per lo sviluppo delle regioni italiane in ritardo di sviluppo e' fondata sull'analisi della situazione socioeconomica del Mezzogiorno e sulle sue prospettive di evoluzione nel medio e lungo periodo. Ha ovviamente il suo peso anche la situazione economica nazionale, soprattutto con riferimento al preoccupante quadro della finanza pubblica e alla necessita' di perseguire una politica economica compatibile con il programma di convergenza delle economie europee stabilito a Maastricht. Nel contesto restrittivo della finanza pubblica, assai piu' che in passato, l'apporto dei fondi comunitari costituira' una parte consistente delle disponibilita' finanziarie per la politica di sviluppo regionale in Italia. La contropartita finanziaria nazionale andra' anzitutto ricercata nell'ambito delle disponibilita' di bilancio per la politica di sviluppo regionale gia' accertate, senza dar luogo, almeno nell'immediato, a nuovi stanziamenti. Il quadro finanziario nel quale si inserisce la rinnovata politica nazionale per le aree depresse del Paese e' dominato dalla necessita' di operare in un regime di finanza pubblica assai restrittivo. Tale esigenza non e' connessa solo all'esistenza di vincoli di riequilibrio interno, ma discende anche dall'impegno che il nostro Paese ha assunto nella costruzione dell'Unione economica e monetaria europea e che comporta un alto grado di convergenza delle politiche e dei risultati economici tra i Paesi che vi partecipano. Ne' va dimenticato che la Comunita' e' intervenuta a favore dell'Italia con la concessione di un prestito, le cui erogazioni sono legate al rispetto di vincolanti condizioni macro-economiche e di riequilibrio della finanza pubblica. D'altro canto, i processi di convergenza reale delle economie, l'esercizio della sorveglianza multilaterale e il rispetto delle condizioni del prestito comunitario impongono vincoli alla liberta' di manovra della politica economica nazionale. In un Paese dove i problemi delle aree depresse e in ritardo di sviluppo interessano una parte consistente del territorio nazionale, tali vincoli contrastano con il maggiore impegno finanziario che, in relazione agli obiettivi di coesione economica e sociale, la Comunita' richiede agli Stati membri come contropartita del proprio intervento strutturale. Questo potenziale conflitto tra obiettivi non puo' essere risolto semplicemente sovra-ordinando l'obiettivo della convergenza macroeconomica a quello della coesione economica e sociale: una soluzione di questo tipo contrasta con la lettera della nuova formulazione del Trattato (che pone sullo stesso piano le finalita' generali della Comunita') e con la stessa decisione del Consiglio in materia di sorveglianza multilaterale (che investe tutti gli aspetti della politica economica, ivi compreso lo sviluppo regionale); contrasta soprattutto con la necessita' di colmare i divari di sviluppo che costituiscono un fattore implicito di squilibrio dei conti pubblici. Il rispetto delle compatibilita' dal punto di vista macro-economico e' dunque collegato alla disponibilita' di risorse comunitarie per le politiche strutturali, su cui si fonda la possibilita' di realizzare un flusso finanziario aggiuntivo da destinare al sostegno dello sviluppo regionale. Un secondo principio-chiave della nuova politica nazionale di sviluppo regionale deriva dalla necessita' di 'concentrare' gli interventi sotto diversi aspetti: quello di natura politico-economica, che consiste nel limitare il numero degli obiettivi da perseguire con riferimento ai problemi da affrontare e alla loro scala di priorita' (competitivita' delle imprese, divari di produttivita', disoccupazione, dotazione infrastrutturale, ..), identificando contestualmente gli strumenti e le modalita' piu' atti al loro conseguimento; quello territoriale, che consiste nell'individuare, mediante criteri statisticamente quantificabili, le aree di intervento e far convergere le risorse finanziarie e operative atte a sostenere i processi di sviluppo; quello della tipologia di intervento, ossia degli strumenti, delle modalita' e dei settori coi quali e sui quali programmare la politica regionale; quello delle autorita' e degli operatori responsabili dei programmi operativi e delle altre forme d'intervento, che rinvia alla necessita' di semplificare e di razionalizzare le procedure di attuazione della politica nazionale di sviluppo regionale. Le esigenze di concentrazione risultano piu' stringenti nel contesto delle citate difficolta' della finanza pubblica: essendo limitate le risorse disponibili per attivare nuovi investimenti da destinare alla politica regionale, diviene essenziale integrare le risorse comunitarie e nazionali, concentrandole su obiettivi, aree e strumenti di intervento specifici. 3. GLI ELEMENTI DI BASE DELLA STRATEGIA DI SVILUPPO REGIONALE Dall'analisi e dall'interpretazione delle caratteristiche strutturali condotte in sede di elaborazione del Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 emerge con evidenza che - al di la' delle specificita' proprie delle diverse situazioni - le imprese, il contesto produttivo e, piu' in generale, l'economia delle aree depresse del territorio nazionale presentano problemi e priorita' d'intervento comuni. In particolare, assumono rilievo i problemi interni alle imprese - che mostrano, in genere, minore competitivita' rispetto ai concorrenti localizzati nelle regioni piu' forti - e quelli legati alla situazione 'ambientale' in cui le imprese si trovano a operare. Quanto al primo tema, basta citare le analisi della Banca d'Italia, che mostrano come la produttivita' e la redditivita' delle imprese meridionali siano sistematicamente inferiori rispetto a quelle riscontrate presso le imprese del Centro-Nord comparabili per settore e dimensione. Altre ricerche hanno confermato che, rispetto a tali divari, le politiche di agevolazione finanziaria alle attivita' produttive nel Mezzogiorno hanno operato garantendo - ai lavoratori e agli investitori, rispettivamente - i salari e i rendimenti prevalenti nel resto del Paese. Percio' queste politiche, giustificate sotto il profilo dell'equita', non hanno influenzato se non marginalmente i divari di crescita della produttivita', che hanno richiesto, anzi, interventi correttivi e trasferimenti sempre maggiori. Per questa via, il persistere dei divari regionali e le politiche di sostegno alle regioni piu' deboli hanno costituito insieme un fattore di espansione del deficit pubblico. Si e' creato, in altre parole, un circolo vizioso che lega il ritardo delle regioni meridionali alle condizioni della finanza pubblica: i trasferimenti correnti a sostegno diretto del consumo e i trasferimenti in conto capitale a bassa produttivita' hanno protetto una consistente fetta del sistema economico dalla disciplina del mercato; hanno spiazzato l'attivita' manifatturiera esposta alla concorrenza sui mercati esteri; hanno ridotto il tasso di sviluppo dell'economia italiana e contribuito ad aumentare la disoccupazione. La minore crescita, a sua volta, comporta nel tempo un'ulteriore domanda di trasferimenti da parte delle famiglie e delle imprese. Sul tema dell'ambiente economico numerosi studi, anche di fonte comunitaria, hanno mostrato come nelle aree in ritardo di sviluppo permangano insufficienti le dotazioni infrastrutturali e inadeguata la qualita' dei servizi erogati alle imprese (compresi quelli resi dalla pubblica amministrazione). Ne consegue, per le aree territoriali in ritardo di sviluppo, una minore capacita' competitiva e una minore capacita' di attrarre nuove iniziative produttive: la situazione di 'perifericita'' - in senso economico oltre che geografico - si accentua e assume una connotazione dinamica, in un decennio dominato da processi di riorganizzazione territoriale dello spazio economico, cosi' come gli anni Ottanta furono l'epoca della ristrutturazione produttiva. Queste nuove tendenze della geografia economica implicano che si vada progressivamente estendendo e complicando l'ambito di intervento della politica regionale. A scala comunitaria, il rafforzamento della coesione economica e sociale rappresenta un passaggio obbligato, che costringe a considerare in modo nuovo i problemi della convergenza delle economie, dei divari di sviluppo tra regioni e tra Stati membri e dell'assetto territoriale della Comunita'. L'accento si sposta dal traguardo del livellamento dei tenori di vita a quello della convergenza reale delle economie e del coordinamento delle politiche di sviluppo, dei sistemi produttivi e della capacita' competitiva delle regioni. Coesione e competitivita' diventano dunque i due poli intorno ai quali ruotano le politiche comunitarie: il rilancio delle politiche per la coesione economica e sociale, come strategia per evitare che si costruisca un'Europa a piu' velocita'; la sottolineatura dei temi della competitivita', come precondizione di una piena funzionalita' dell'unione economica e monetaria. Cosi' recita a questo proposito il Pacchetto Delors 2: Sul cammino cosi' tracciato si presenta una contraddizione di rilievo: da un lato, i criteri adottati per valutare la convergenza costringono, tra l'altro, a un maggior rigore di bilancio, che nella sua attuazione ha necessariamente effetti negativi sulla crescita e sul benessere sociale; dall'altro, il progresso verso una maggiore coesione impone di creare per l'economia un contesto dinamico, per attuare nel modo migliore gli adeguamenti necessari, per colmare le disparita' riguardo non soltanto alle possibilita' di sviluppo ma anche al tenore di vita dei vari Paesi ( ..). Per la Commissione sara' un arduo compito proporre l'uso ottimale dei vari strumenti della politica comunitaria, per conciliare coesione, convergenza e crescita. Certamente sono necessari mezzi sufficienti ( ..). E' necessaria anche molta coerenza nel coordinamento delle politiche nazionali; e' necessaria infine una base piu' dinamica per la crescita economica e per la creazione di posti di lavoro. A scala nazionale, competitivita' e coesione si riflettono in un disegno di politica regionale che - per quanto resti ancora da completare in tutti i suoi aspetti - punta al rafforzamento dei diversi sistemi territoriali nazionali, al fine di contrastare la tendenza alla 'perifericita'' che contrassegna le aree meno favorite del Paese e di attenuare le situazioni di ritardo. Occorre dunque agire con un insieme di strumenti differenziato, in grado di intervenire sul sistema produttivo sia in modo diretto (agevolazioni alle imprese, sostegno alla ricerca e all'innovazione, formazione professionale, tecnica e manageriale) sia in modo indiretto, migliorando il contesto 'ambientale' (reti infrastrutturali, servizi alle imprese, ..). Appare, altresi', essenziale migliorare la capacita' di intervento dell'operatore pubblico, per quanto attiene sia alla quantita' e qualita' dei servizi erogati alle famiglie e alle imprese, sia al ruolo della pubblica amministrazione nel governo dei processi di cambiamento e di innovazione nel sistema produttivo, nel coordinamento degli interventi, nell'allocazione delle risorse e nella valutazione dell'efficacia dell'azione pubblica. In questa logica, e aderendo al principio della concentrazione, le finalita' strategiche alla base del Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 possono essere riassunte: nello sviluppo della base produttiva e della produttivita', con un'azione orientata a promuovere una maggiore efficienza e un'accresciuta produttivita' dei processi industriali, a favorire la crescita di iniziative produttive e di occasioni di lavoro in un contesto di equilibrato assetto del territorio e a stimolare la nascita e la diffusione di processi e prodotti a piu' elevato contenuto tecnologico e a minore impatto sull'ambiente (diffusione dell'innovazione tecnologica e promozione delle attivita' di ricerca e sviluppo); nel potenziamento del sistema relazionale, inteso in primo luogo a rimuovere alcuni condizionamenti significativi allo sviluppo delle regioni in ritardo, agendo sul completamento e sull'adeguamento della maglia infrastrutturale, sull'interconnessione tra i poli di sviluppo piu' dinamici, sull'integrazione con i mercati esterni e sulla promozione di avanzati e diffusi sistemi di telecomunicazioni; nell'attuazione di politiche del lavoro che, superando la forte impronta assistenziale che le ha caratterizzate in passato, stabiliscano uno stretto intreccio tra 'creare occupazione' e 'creare sviluppo' (ad esempio, integrando interventi infrastrutturali, sostegno dei programmi di ristrutturazione e razionalizzazione, promozione di nuove iniziative e di nuova imprenditorialita', riqualificazione professionale e formazione). In questo contesto, i processi formativi dovranno consentire, attraverso programmi e meccanismi flessibili, a ogni singolo soggetto di adeguare - con tempestivita', flessibilita' e capacita' di adattamento - la propria offerta alle mutevoli condizioni della domanda di lavoro; nel miglioramento della qualita' della vita, da conseguire attraverso la riqualificazione del sistema insediativo (qualificando e ampliando la gamma dei servizi, riorganizzando e riqualificando gli ambienti urbani, realizzando e completando i sistemi di infrastrutture a rete), il mantenimento di una elevata qualita' dei sistemi ambientali (non solo con la difesa del patrimonio storico, naturalistico e territoriale, ma considerando l'organizzazione complessiva del territorio e delle sue risorse), il miglioramento del sistema culturale e sociale (con la tutela delle fasce piu' deboli della popolazione, con il potenziamento delle strutture e dei servizi del sistema scolastico e universitario, con la diffusione della cultura d'impresa). 4. L'INDIVIDUAZIONE DEGLI ASSI PRIORITARI Per quanto concerne le regioni interessate all'obiettivo 1, confermando le scelte gia' effettuate nel passato, si e' predisposto un unico Piano di sviluppo regionale, articolato in una parte relativa al regime di aiuti per le imprese, in una fase nazionale (multi-regionale) e in parti dedicate alle singole regioni. Alla luce dell'esperienza del trascorso quinquennio, si e' inteso garantire una maggiore e piu' puntuale capacita' operativa e una superiore dinamica di spesa nella fase di attuazione. Di conseguenza, accanto alle priorita' di intervento sulla base delle strategie de- lineate in precedenza, si sono introdotti come criteri discriminanti quello della disponibilita' di risorse finanziarie proprie e quello dell'esistenza di strutture organizzative e di capacita' di intervento in grado di assicurare la necessaria tempestivita' di attuazione. Il rispetto di queste condizioni comporta che l'enfasi si sposti dalla titolarita' dei programmi di intervento alla destinazione territoriale degli interventi stessi. In altri termini, il carattere regionale del Piano non risulta verificato tanto sulla base della ripartizione tra programmi multi regionali e programmi regionali, quanto in relazione alla distribuzione degli investimenti e degli effetti attesi dagli interventi sul territorio delle singole regioni interessate. In questa logica, l'indicazione degli assi prioritari tiene conto (oltre che dei criteri specifici descritti piu' oltre, al paragrafo 4.2) dei vincoli che derivano dalla limitata disponibilita' di risorse nazionali per il co-finanziamento. Cio' si traduce, come si e' detto, in una concentrazione degli interventi su alcuni ambiti, rispetto ai quali e' riconosciuta una valenza strategica per lo sviluppo regionale e la possibilita' di finalizzare programmi di spesa compatibili con le risorse disponibili e con il vincolo di non procedere, nell'immediato, a nuovi stanziamenti di bilancio. Per quanto riguarda la destinazione programmatica delle risorse, il Ministro del bilancio ha concentrato la sua attenzione sugli interventi co-finanziabili dal FESR. Per quanto attiene i programmi co-finanziabili dal FSE e dal FEOGA-Orientamento, sono state recepite le indicazioni formulate dalle amministrazioni capo-fila (rispettivamente, Ministero del lavoro e della previdenza sociale e Ministero del coordinamento delle politiche agricole alimentari e forestali). Ovviamente per quanto riguarda le risorse programmatiche della Regione, sono state recepite le indicazioni contenute nelle proposte regionali. Tenuto conto delle caratteristiche proprie di ciascun fondo strutturale comunitario, che concorrono a circoscrivere i possibili settori di intervento, e di un'analisi che ha posto a confronto dotazioni e fabbisogni (1), le priorita' adottate per il Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 con riferimento a tutti i fondi e a tutti gli ambiti d'intervento sono: _______ (1) A tale fine sulla base dei lavori della Commissione volti a definire "indicatori strutturale" in grado di evidenziare gli eventuali ritardi in termini di dotazioni di infrastrutture nelle varie regioni e Stati membri, in appendice alla proposta di Piano e' riportata la situazione relativa alle varie regioni italiane dell'obiettivo I per le varie categorie di infrastrutture (Appendice D "Indicatori statistici per la valutazione di programmi di intervento"). per gli interventi co-finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale, le agevolazioni alle attivita' produttive - in particolare secondo le nuove regole definite dalla deliberazione del CIPI del 22 aprile 1993 - in modo da ridare slancio agli investimenti nei settori industriale e turistico e da sottolineare il carattere prioritario che il sostegno allo sviluppo delle attivita' produttive nelle regioni in ritardo riveste nella politica economica del Governo; la realizzazione di infrastrutture idriche per usi civili e industriali, per accrescere la disponibilita' di una risorsa che e' tuttora scarsa nelle regioni considerate e la cui importanza e' stata richiamata dal decreto legislativo n. 96/1993; gli interventi per la ricerca e l'innovazione tecnologica che appaiono strategici nel quadro delle trasformazioni strutturali del sistema produttivo su scala europea; quelli nel settore dei trasporti (in particolare ferroviari), delle telecomunicazioni e dell'energia, anche con il concorso finanziario e progettuale dei privati; la realizzazione di strutture per la formazione d'eccellenza; l'edilizia universitaria, specie negli atenei maggiori; per gli interventi co-finanziati dal Fondo sociale europeo (al di fuori delle azioni concernenti gli obiettivi 3 e 4), la formazione d'eccellenza, sia manageriale che tecnica, e la formazione professionale, a sostegno dei processi di sviluppo e trasformazione delle attivita' produttive e, in particolare, all'introduzione di quei processi le cui caratteristiche tecnologiche richiedono in misura crescente una parallela crescita delle risorse umane, anche al di fuori dei settori direttamente produttivi; per gli interventi co-finanziati dal Fondo europeo di orientamento e garanzia in agricoltura-sezione Orientamento, quelli diretti a facilitare la riconversione produttiva del settore agricolo, con particolare riferimento alle aree irrigue e ai settori tradizionali, e a promuovere l'integrazione con l'industria agro- alimentare, nelle prospettive aperte dalla nuova politica agricola comune e dal mercato unico europeo, nonche' la distribuzione e la commercializzazione dei prodotti a livello nazionale e internazionale. Il quadro finanziario complessivo per il Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 muove dall'ipotesi che l'ammontare complessivo delle risorse dei fondi strutturali destinato alle regioni italiane sia pari a 17.000 Mecu nel periodo 1994-1999 fB012(2) e che il peso relativo dei diversi fondi strutturali permanga pari a quello riscontrato nel quinquennio 1989-1993. Si ipotizza, pertanto, che il 65% delle disponibilita' sia assegnato al FESR (11.050 Mecu nel periodo 1994-1999), il 20% o circa al FSE (circa 3.450 Mecu) e il 15% circa al FEOGA (circa 2.500 Mecu). Per quanto riguarda le risorse disponibili per il FSE, queste soltanto in parte sono programmabili per l'obiettivo 1, in quanto in larga parte assegnate alle azioni e agli interventi da realizzare per il conseguimento degli obiettivi 3 e 4. Dei 3.450 Mecu disponibili per il FSE nel periodo 1994-1999 per le aree dell'obiettivo 1, la quota da destinare alle azioni e agli interventi finalizzati agli obiettivi 3 e 4 e' stata fissata programmaticamente in 2.313 Mecu (pari cioe' all'80% delle risorse totali). Per le azioni e per gli interventi da coordinare con le attivita' previste per il FESR e per il FEOGA nell'ambito dell'obiettivo 1, risultano pertanto programmabili 1.137 Mecu del FSE. Le risorse disponibili per ciascuno dei fondi, sono articolate tra interventi multiregionali e interventi regionali per far fronte alle diverse esigenze di azioni in relazione alle competenze delle amministrazioni centrali e regionali. Per quanto concerne i programmi co-finanziati dal FESR, l'articolazione assunta tra interventi multi- regionali e interventi regionali tiene conto sia dell'esigenza di migliorare, rispetto al passato, capacita' operative e dinamiche di spesa, sia delle priorita' d'intervento individuate, sia, infine, dei risultati di una valutazione preliminare dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione pubblica con riferimento al quadro comunitario di sostegno 1989-1993 fB012(3). Il Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 per quanto riguarda le risorse FESR, risulta pertanto suddiviso in tre distinte categorie di interventi: le agevolazioni alle attivita' produttive, cui e' destinato un terzo dei contributi del FESR (3.683 Mecu); gli interventi multi-regionali, cui e' destinato un ulteriore terzo delle risorse del FESR (3.683 Mecu); gli interventi regionali, nei settori prioritari identificati dalle Regioni in relazione alle disponibilita' di bilancio per il co- finanziamento, cui e' destinato il restante terzo delle risorse. ________ (2) In relazione ad una possibile diversa assegnazione indicativa delle risorse effettuata da parte della Commissione, si provvedera' in tempi brevi a trasmettere il quadro finanziario della presente proposta di piano modificato per renderlo compatibile con detta assegnazione. La rimodulazione da effettuare potra' comportare una diversa distribuzione percentuale tra fondi e una possibile riconsiderazione di alcune linee di intervento. (3) In appendice alla presente proposta di Piano sono riportati i principali risultati dell'analisi quantitativa svolta per valutare l'impatto socio-economico prodotto sul sistema produttivo delle regioni del Mezzogiorno nonche' le principali valutazioni circa l'efficacia della politica regionale comunitaria (vedi Appendice A - "La politica strutturale comunitaria nel periodo 1983-93: un'analisi critica e una riflessione sull'esperienza italiana". Ai fini della valutazione ex ante che la Commissione dovra' effettuare nella fase di definizione del Quadro Comunitario di Sostegno, sia del Piano nel suo insieme sia dei principali assi prioritari in cui esso si articola (regionali e multiregionali), sono stati predisposti una serie di elementi ed informazioni (vedi Appendice C - "La valutazione di impatto: una stima preliminare"). Si tratta di informazioni riferite alla valutazione dell'impatto sul sistema socio-economico delle regioni meridionali che la spesa pubblica attivata dai fondi strutturali unitari potra' determinare nel periodo 1994-1999. All'impatto in termini di occupazione e di prodotto determinato per singolo asse e per singolo programma regionale, e' affiancata in alcuni casi, laddove quantificabili, la esplicitazione di indicatori di successo che illustrano gli obiettivi specifici da perseguire con l'attivazione del programma. Per quanto riguarda il FSE, sempre nell'ambito dell'obiettivo 1, le risorse disponibili (1.137 Mecu nel periodo 1994-1999) risultano cosi' suddivise: per interventi multiregionali 554 Mecu, di cui 326 per gli interventi da realizzare attraverso l'azione degli Enti pubblici e 228 accantonati per altri programmi nazionali da definire nelle fasi di attuazione del Piano; per interventi regionali, nelle attivita' prioritarie identificate dalle Regioni anche in relazione alle rispettive disponibilita' di bilancio, cui e' destinato il residuo 50% (583 Mecu). Per quanto riguarda infine le risorse disponibili per il FEOGA, il 15% del totale e' attribuito ad attivita' promuovibili dall'Amministrazione Centrale per interventi multiregionali (375 Mecu) e 1'85% alle attivita' prioritarie identificate dalle Regioni (2.125 Mecu). Il quadro finanziario complessivo per gli interventi co-finanziati dai fondi strutturali e' rappresentato nella tab. 1. Tab. 1 - Quadro finanziario complessivo degli interventi co- finanziati dai fondi strutturali delle aree dell'obiettivo 1 ===================================================================== Fondi | Costo |Spesa | Fondo | Fondi |Privati strutturali | totale |pubblica | strutturale| pubblici | e tipologie | | | | nazionali | d'intervento | | | | | _______________|__________|_________|____________|___________|_______ Quadro finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ FESR Agevolazioni alle attivita' produttive 17.682 7.176 3.683 3.493 10.506 Interventi multi-regionali 7.584 7.146 3.683 3.463 438 Interventi regionali 7.737 6.220 3.683 2.537 1.517 TOTALE. . . 33.004 20.543 11.050 9.493 12.461 _____________________________________________________________________ FEOGA Interventi multi- regionali 751 563 375 188 188 Interventi regionali 4.268 3.178 2.125 1.053 94 - per l'obiettivo 1 2.276 2.182 1.129 1.053 94 - per l'obiettivo 5a 1.992 996 996 __ 996 TOTALE. . . 5.019 3.741 2.500 1.241 1.278 _____________________________________________________________________ FSE Interventi multi-regionali 852 852 554 298 __ - Progetto enti pubblici 501 501 326 175 __ - Accantonamento progr. nazionali 351 351 228 123 __ Interventi regionali 853 853 583 270 __ Obiettivi 3 e 4 3.559 3.559 2.313 1.246 __ TOTALE. . . 5.264 5.264 3.450 1.814 __ _____________________________________________________________________ COMPLESSO. . . 43.287 29.548 17.000 12.548 13.739 _____________________________________________________________________ PIANO GLOBALE DI SVILUPPO DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 (Reg. CEE n. 2081/93 - Art. 8) Predisposto da: Ministero del Bilancio e della programmazione economica d'intesa con: Ministro del Coordinamento delle Politiche Comunitarie, Ministero del Tesoro, Ministero del Coordinamento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale sentite le Regioni: Abruzzo - Molise - Campania - Puglia - Basilicata - Calabria Sicilia e Sardegna Rapporto di sintesi 19 ottobre 1993 4.1. Sostegno alle attivita' produttive Il peso attribuito anche in termini quantitativi agli aiuti alle attivita' produttive si ricollega direttamente alla priorita' assegnata all'obiettivo dello sviluppo della base produttiva e della produttivita'. L'obiettivo di garantire alle imprese operanti nel Mezzogiorno una produttivita' comparabile con quella dei concorrenti europei consiglia di intervenire con modalita' e meccanismi nuovi che evitino gli effetti collaterali perversi del precedente sistema. Il precedente meccanismo di incentivazione, oltre a presentare elevati costi in termini di finanza pubblica, produceva effetti di 'selezione avversa' che tendevano a favorire gli investimenti meno efficienti. Una politica industriale rinnovata nei contenuti non puo' non essere anche una politica industriale rinnovata nei modi di operare. Le linee di un nuovo regime di aiuti alle imprese sono delineate nella delibera CIPI del 22 aprile 1993. Il nuovo regime viene caratterizzato innanzitutto da una piu' ampia definizione delle zone di applicazione che coincidono con quelle interessate agli interventi strutturali comunitari ai sensi degli obiettivi 1, 2 e 5b, nonche' con quelle in cui la normativa comunitaria in materia di concorrenza riconosce la possibilita' di concedere aiuti di Stato a finalita' regionale. L'obiettivo della trasparenza ha indotto a introdurre importanti innovazioni per quel che attiene alla definizione delle iniziative ammissibili, all'intensita' degli aiuti e ai meccanismi procedurali e di valutazione delle domande. In base al nuovo regime le agevolazioni possono essere concesse in relazione a progetti di nuovi insediamenti produttivi, ampliamenti, ammodernamenti, ristrutturazioni, riconversioni, riattivazioni e delocalizzazioni, come definiti dall'art. 2 del decreto. Sempre al fine di conferire trasparenza al sistema agevolativo, per quanto attiene sia all'onere a carico del bilancio pubblico, sia alla determinazione dell'intensita' effettiva delle agevolazioni godute, il calcolo delle agevolazioni finanziarie, fiscali e contributive viene effettuato in 'equivalente sovvenzione netto' (ESN) secondo la prassi da tempo invalsa in sede comunitaria. Per quanto concerne l'intensita' degli aiuti rispetto agli investimenti, conformemente alle indicazioni legislative, il CIPI ha recepito i massimali indicati nella decisione del 9 dicembre 1992, con la quale la Commissione CE ha chiuso una procedura di infrazione aperta su una norma di puro rifinanziamento del regime di aiuti previsto dalla legge 64/1986. Per le aree dell'obiettivo 1, il tetto massimo di intensita' degli aiuti e' portato dal 75% al 65% degli investimenti, con una graduazione per dimensione di impresa e per territorio che, fino al 31 dicembre 1993 ricalca le fasce definite in attuazione della legge 64/1986. Dal 1994, contestualmente alla ridefinizione delle aree interessate, verranno rivisti i massimali d'intensita' di aiuto e, per l'obiettivo 1, verra' introdotta, con deliberazione CIPE, un'articolazione territoriale per aree omogenee sulla base di indicatori capaci di esprimere la reale situazione di arretratezza di ogni area. Al fine di assicurare la compatibilita' tra risorse disponibili e agevolazioni concesse, la deliberazione CIPI innova radicalmente i meccanismi procedurali; dal tradizionale sistema 'a domanda' nel quale, in presenza di determinati requisiti, risultava certa la concessione dell'incentivo ma non i tempi di erogazione e gli oneri a carico del bilancio pubblico, si passa a un sistema 'a concorso' che predetermina i tempi di concessione e gli oneri per il bilancio dello Stato, ma spezza il legame automatico tra requisiti soggettivi e certezza della concessione. Le agevolazioni sono concesse secondo l'ordine risultante da apposite graduatorie fino all'esaurimento delle risorse disponibili. Queste, infatti, sono pre determinate, ogni anno, per regione; le graduatorie delle domande formulate sono definite sulla base di indicatori che tendono a privilegiare le iniziative che, a parita' di aiuti concessi, presentano investimenti e livelli di occupazione attivata maggiori. Per rendere pienamente operativo questo nuovo regime di aiuti si e' posta l'esigenza di assicurare - attraverso il concorso del FESR - la necessaria dotazione finanziaria, al fine di consentire una rapida e consistente ripresa degli investimenti produttivi nelle regioni dell'obiettivo 1, che hanno fortemente risentito, nell'ultimo periodo, degli effetti negativi della fase recessiva e del blocco dell'intervento straordinario. Dal co-finanziamento sono esclusi gli interventi che formano oggetto di contratti di programma, compresi i contratti di impresa, e le agevolazioni alla ricerca (progetti e centri). Accanto a questo intervento, cui e' assegnata la quota maggiore di risorse, il Piano prevede il co-finanziamento anche di altri interventi finalizzati: alla promozione di nuova imprenditorialita' giovanile; al finanziamento degli investimenti delle piccole e medie imprese e al riequilibrio della struttura finanziaria; al sostegno finanziario degli investimenti produttivi delle imprese artigiane; al sostegno allo sviluppo di aree di crisi produttiva e occupazionale. Inoltre la promozione di nuove iniziative industriali va favorita attraverso una piu' efficace valorizzazione delle aree attrezzate all'interno delle Aree e Nuclei industriali. Una migliore utilizzazione della dotazione infrastrutturale esistente per permettere alle imprese di fruire di cospicue economie esterne e valorizzare i fattori di localizzazione presenti nelle regioni meridionali, puo' essere conseguita attraverso una piu' puntuale conoscenza di tali elementi. A tale scopo le Amministrazioni Centrali e territoriali, con il supporto tecnico dello IASM, dovranno creare una apposita 'banca dati', con la quale diffondere all'interno del Paese ed all'esterno l'informazione utile agli operatori per decidere sulla localizzazione territoriale piu' conveniente. Nel Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 un terzo delle risorse disponibili del FESR e' assegnato agli 'aiuti alle imprese', destinando al co-finanziamento del descritto regime di aiuto circa 3500 Mecu e riservando gli ulteriori 183 Mecu al finanziamento di eventuali sovvenzioni globali destinate alla realizzazione di programmi volti a fornire servizi reali e finanziari alle imprese industriali e turismo. Ad interventi nei servizi reali e finanziari per il settore industriale e per il turismo, da realizzare mediante sovvenzioni globali, sono inoltre riservati ulteriori 55 Mecu a valere sulle risorse del FESR destinate alle azioni operative multiregionali. Per il periodo 1994-1999 si verrebbe pertanto a disporre di un aiuto pubblico alle imprese dell'ordine dei 1.196 Mecu all'anno: si tratta di una disponibilita' che, pur tenuto conto della possibilita' che nello stesso periodo siano finanziati anche eventuali contratti di impresa, appare inferiore a quella media destinata ad azioni analoghe nel periodo di operativita' della legge 64/1986 (1986-1992). Tuttavia, grazie alla minore intensita' degli aiuti accordabili alle imprese e a una piu' attenta valutazione delle iniziative proposte al finanziamento, dall'attuazione di questo asse prioritario ci si attende parimenti un consistente ampliamento della base produttiva. Il piano di finanziamento per questo asse prioritario di intervento, con riferimento al periodo 1994-1999, e' riportato nella tab. 2. Tab. 2 - Asse prioritario: Sostegno alle attivita' produttive ===================================================================== Sotto-assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|_________|__________|__________|____________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Aiuti alle imprese 17.316 6.993 3.500 3.493 10.323 di cui -ex legge 488/92 9.444 5.246 2.623 2.623 4.198 -ex legge 44/86 244 222 111 111 22 -altri interventi 7.628 1.525 766 759 6.103 Servizi reali e finanziari alle imprese industriali e turismo (1) 366 183 183 - 183 TOTALE. . . 17.682 7.176 3.683 3.493 10.506 _____________________________________________________________________ (1) Al netto delle risorse destinate ad ulteriori sovvenzioni globali per l'industria e turismo riportate tra gli interventi multiregionali. 4.2. Interventi multi-regionali L'individuazione degli assi prioritari e la definizione del loro peso relativo in termini di allocazione di risorse e' stata effettuata contemperando tre esigenze per loro natura non necessariamente convergenti: il procedimento suggerito dalla Commissione di far discendere la scelta degli assi dal confronto di indicatori di fabbisogno e indicatori di dotazione; la Commissione, infatti, intende rafforzare gli aspetti della valutazione (ex ante, in itinere ed ex post) procedendo sin dalla formulazione del Piano globale di sviluppo alla individuazione di indicatori quantitativi, che aiutino a valutare gli effetti dell'azione strutturale co-finanziata dai fondi comunitari, sia in relazione ai singoli assi prioritari, sia in termini di effetti di sviluppo; le esigenze di continuita' legate al completamento del disegno formulato con il precedente Quadro comunitario di sostegno, subordinatamente a un giudizio in merito all'efficienza e all'efficacia dell'attuazione dei programmi operativi con cui e' stato attuato il precedente Quadro di sostegno. La Commissione ha, infatti, proposto di confermare per l'insieme dei territori del l'obiettivo 1 gli assi prioritari gia' individuati in occasione della formulazione dei Quadri comunitari di sostegno 1989-1993, con l'aggiunta di un asse relativo all'istruzione e un asse relativo alla sanita'. Inoltre, laddove sia venuto meno il finanziamento di parte nazionale, l'effettiva possibilita' di proseguire le azioni sara' verificata alla luce della situazione della finanza pubblica; il rispetto delle indicazioni implicite nelle attuali allocazioni di bilancio e nelle rispettive disponibilita' finanziarie. Per far cio' si e' condotta una verifica puntuale dell'ammontare di risorse destinabili alla copertura del finanziamento di parte nazionale e dei correlati programmi di intervento presso le amministrazioni centrali, le Regioni e gli enti pubblici nazionali dotati di autonomia di bilancio. Le priorita' individuate con riferimento agli interventi multi- regionali sono state proposte anche alle Regioni allo scopo di suggerire un terreno di convergenza dell'azione pubblica e non per condizionarne l'autonomia di scelta. Si e' cosi' aperta una prassi di concertazione volta, da una parte, ad acquisire indicazioni circa le priorita' di intervento nell'ambito dei programmi multi-regionali - anche per realizzarne una migliore regionalizzazione - dall'altra a creare le premesse per procedere, in fase di predisposizione, aggiornamento e attuazione dei programmi operativi alle valutazioni in merito alle possibilita' di copertura dei fabbisogni di co- finanziamento nazionale. Nel merito dell'individuazione delle priorita' di intervento il criterio-guida adottato ha fatto riferimento alle carenze registrate nella dotazione infrastrutturale nelle regioni dell'obiettivo 1 nel confronto tanto con la media nazionale quanto con quella comunitaria. La situazione della finanza pubblica richiede inoltre che - nell'ambito degli interventi multi-regionali (come, per altro, in quello delle proposte regionali) - si attribuisca grande importanza alla ricerca di soluzioni innovative di finanziamento, mobilitando risorse pubbliche di diversa fonte (amministrazioni pubbliche, agenzie di spesa, autonomie locali, ..), la Cassa Depositi e Prestiti, la BEI, e anche capitali privati, nella prospettiva del ricorso al project financing. 4.2.1. Comunicazioni L'obiettivo generale che si intende conseguire con le azioni di politica regionale attinenti all'asse prioritario delle comunicazioni e' quello di ridurre, attraverso investimenti nei trasporti e nelle telecomunicazioni, la perifericita' delle regioni dell'obiettivo 1, favorendo l'integrazione di queste regioni sia al loro interno, sia tra loro e con il resto del Paese, sia con le altre regioni della Comunita'. 4.2.1.1. Trasporti Il peso attribuito, nell'ambito del settore dei trasporti, a quelli su rotaia rappresenta un'inversione di tendenza rispetto alla prevalenza attribuita tradizionalmente al trasporto su gomma. Questa scelta presenta anche importanti riflessi di carattere ambientale. Il Ministero dei trasporti e le Ferrovie dello Stato hanno presentato un programma di investimenti aggiuntivi, articolato su tre tipologie di interventi, diretti a realizzare: raddoppi di linee, per soddisfare incrementi di traffico al di la' della potenzialita' esistente; nodi, cioe' l'insieme di impianti e infrastrutture ferroviarie che ricadono nell'ambito di una vasta area urbanizzata; varianti di tracciato, finalizzate a garantire un aumento della velocita' o un incremento del peso trainabile. Alcune Regioni, nell'indicare le proprie priorita' in materia di trasporti, hanno segnalato fabbisogni di interventi anche nel campo della viabilita'. Nel Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1, pertanto, e' stata assegnata una quota di risorse anche per infrastrutture viarie, che verranno identificate in sede di programmazione operativa di concerto con l'ANAS e le Regioni interessate. Il piano di finanziamento per questo asse prioritario di intervento, con riferimento al periodo 1994-1999, e' riportato nella tab. 3. Tab. 3 - Trasporti ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | ______________|_________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Ferrovie 1.613 1.613 968 645 __ Strade 95 95 56 39 __ TOTALE. . . 1.708 1.708 1.024 684 __ _____________________________________________________________________ 4.2.1.2. Telecomunicazioni Motivazioni analoghe a quelle esaminate per il settore dei trasporti inducono a assegnare priorita' agli interventi nel settore delle telecomunicazioni. La stessa Commissione CE, nell'esaminare il contributo che discende dallo sviluppo delle reti di telecomunicazione e di trasporto per il conseguimento della coesione economica e sociale, ha messo in rilievo come lo sviluppo delle reti di telecomunicazione da un lato rappresenti un'alternativa allo sviluppo dei trasporti e, dall'altro, determini su di essi un feedback positivo, in quanto promuovendo i contatti interpersonali, le telecomunicazioni favoriscono anche le motivazioni di incontro e, quindi gli spostamenti. Per il conseguimento di queste finalita', nel Piano si individuano tre linee di intervento nel settore della telefonia, finalizzate a promuovere: la telefonia di base, attraverso un programma di investimenti aggiuntivi della SIP SpA; le telecomunicazioni via satellite, mediante un programma di investimenti aggiuntivi della Telespazio SpA; le telecomunicazioni su lunga distanza, attraverso un programma di investimenti aggiuntivi della IRITEL SpA. A questi interventi si affianca un programma di investimenti nel campo della telematica pubblica che dovra' essere realizzato direttamente dall'Amministrazione P.T. Tenuto conto che la Commissione CE riconosce a questi interventi un tasso di aiuto del 35% in termini di spesa pubblica, il piano finanziario risulta essere quello presentato nella tab. 4. Tab. 4 - Telecomunicazioni ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Telecomunica- zioni 1.367 1.367 478 889 __ _____________________________________________________________________ 4.2.2. Ricerca, innovazione tecnologica, strutture di formazione Nella strategia di sviluppo posta alla base del Piano le risorse umane assumono una posizione preminente. Da un lato, infatti, la stessa filosofia dell'intervento comunitario a finalita' strutturale, dopo la riforma, promuove l'integrazione dei fondi e in particolare quella tra il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo come mezzo per conseguire la massima efficacia degli interventi ed 'effetti di sinergia' nello sviluppo del 'potenziale endogeno'. In particolare, il ruolo degli investimenti in ricerca e sviluppo e nell'innovazione tecnologica nell'ammodernamento delle strutture produttive e' troppo noto per dover essere qui richiamato. Con specifico riferimento alla situazione delle regioni italiane dell'obiettivo 1 conviene piuttosto ribadire gli obiettivi gia' posti a base del programma multi regionale 'ricerca e sviluppo tecnologico', anche alla luce di quanto previsto nel 'programma quadro' per la ricerca elaborato dalla Commissione CE come guideline per l'attivita' comunitaria in questo settore nei prossimi anni: promuovere lo sviluppo di strutture e programmi scientifici a rilevante impatto industriale; consolidare i nuclei esistenti di competenza scientifico- tecnologica; coordinare le iniziative scientifiche in essere e orientarne le attivita' verso finalita' applicative; creare 'fattori d'ambiente' che costituiscano elementi di attrazione di investimenti nei settori high tech; stimolare comportamenti innovativi nelle imprese (soprattutto quelle di minore dimensioni) assistendole nell'elaborazione di nuove scelte tecnologiche, organizzative e di mercato. Dal canto loro, gli interventi sul fattore umano divengono cruciali in un periodo caratterizzato da rapide trasformazioni della struttura industriale e del modo di produrre. Non a caso questo elemento costituisce un nuovo obiettivo della politica strutturale comunitaria (obiettivo 4) che discende direttamente dalle analisi poste al centro del Pacchetto Delors 2. Obiettivo del Piano e' quindi quello di promuovere piu' intense forme di integrazione tra gli interventi del FESR e del FSE, ancorche' a cio' si frappongano numerosi ostacoli di natura amministrativa e procedurale tanto sul piano nazionale quanto su quello comunitario. Per quanto concerne gli interventi per la ricerca, l'innovazione tecnologica e l'edilizia universitaria, le principali linee di intervento identificate nel Piano riguardano, tra l'altro: il consolidamento del sistema universitario meridionale, con particolare riferimento alle facolta' scientifiche; l'introduzione di nuove tecnologie nell'insegnamento degli istituti professionali; il rafforzamento delle reti scientifiche pubbliche e degli osservatori esistenti; la promozione del fattore umano delle istituzioni scientifiche; la promozione della ricerca industriale e dell'innovazione nelle imprese esistenti; la promozione dello sviluppo di programmi e attivita' di trasferimento tecnologico nonche' l'avvio di programmi operativi di parchi scientifici e tecnologici. Il piano di finanziamento per questo asse prioritario di intervento, con riferimento al periodo 1994-1999, e' riportato nella tab. 5. Tab. 5 - Ricerca, innovazione, edilizia e strutture formative ===================================================================== Sotto-assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Ricerca e sviluppo tecnologico, edilizia universitaria e strutture di formazione 1.627 1.466 733 733 161 _____________________________________________________________________ 4.2.3. Energia Le ragioni per assegnare priorita' agli interventi nel settore energetico sono molteplici. Gia' nel precedente Quadro comunitario di sostegno 1989-1993 al settore dell'energia erano state attribuite risorse di considerevole importanza anche per poter proseguire la graduale attuazione del programma di metanizzazione del Mezzogiorno specificamente previsto dalla legge 784/1980. Nonostante questo forte impegno di investimenti pubblici nel settore, la situazione delle infrastrutture energetiche nelle regioni dell'obiettivo 1 si presenta tuttora deficitaria sia in termini di dotazione complessiva, sia soprattutto in termini di qualita' e affidabilita' (basta pensare ai ben noti effetti di black-out e brown-out elettrici), con riflessi negativi sulle potenzialita' di sviluppo di queste regioni. Per superare questa condizione di inferiorita' che continua a caratterizzare le infrastrutture energetiche nelle regioni dell'obiettivo 1, nel Piano si individuano due linee prioritarie di intervento a carattere multiregionale: favorire l'incremento della disponibilita' di energia elettrica destinabile, soprattutto, alle utenze produttive; rendere maggiormente funzionale la rete di distribuzione del metano gia' realizzata nel Mezzogiorno. Per l'asse prioritario 'energia', il piano finanziario risulta essere quello presentato nella tab. 6. Tab. 6 - Energia ===================================================================== Sotto-assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Energia 555 555 194 361 __ _____________________________________________________________________ 4.2.4. Risorse idriche Il regime idrografico del Mezzogiorno e' condizionato dalla frequenza e dall'intensita' delle piogge, concentrate in brevi periodi, cui fanno seguito lunghi periodi di siccita'; storicamente in assenza di tecniche e di capitali che consentissero la costruzione di opere di regimazione, regolazione e riserva delle acque si e' determinata per l'intero Mezzogiorno una geografia e una economia dell'acqua, che ha concorso a influenzare in modo determinante lo sviluppo e l'assetto socio-economico. Nonostante l'ingente mole di realizzazioni e di investimenti effettuati dal dopoguerra a oggi, persistono nel Mezzogiorno situazioni di insufficienza strutturale, di disservizi, di diseconomie e di stati di crisi acuta. Aumenta, inoltre, in modo generalizzato la domanda d'acqua da parte di tutti i settori e le analisi, estese a proiezioni di medio-lungo periodo, confermano (non ostante l'auspicato processo di razionalizzazione nell'uso della risorsa) una sostanziale tendenza della domanda all'incremento nel tempo. Il suo soddisfacimento, quando e' possibile, rischia di avvenire al costo di un ulteriore scadimento della qualita' della risorsa. Questa diagnosi e' stata di recente confermata anche dallo studio promosso dalla Commissione CE su 'Valutazione delle iniziative intraprese nel campo delle risorse idriche e dell'ambiente nell'ambito del Quadro comunitario di sostegno 1989-1993 per l'Italia'. Gli interventi che si intende attuare nel periodo coperto dal Pi- ano concorrono alla graduale realizzazione di un programma complessivo che muove dagli schemi idrici elaborati a suo tempo dalla Cassa per il Mezzogiorno e dalle varianti regionali al Piano regolatore generale degli acquedotti. Essi si inseriscono, inoltre, in un quadro di profonde innovazioni in corso sul piano delle responsabilita' gestionali del settore idrico, nella prospettiva di una revisione legislativa all'esame del Parlamento (c. d. 'legge Galli') e delle indicazioni fornite dall'art. 10 del decreto legislativo n. 96/1993 (che prevede la possibilita' di procedere alla costituzione di apposite Societa' per la gestione degli impianti idrici). Le linee di intervento saranno precisate nella fase della programmazione operativa; va, comunque, riconosciuta priorita' agli interventi tesi a ridurre le perdite tra acqua immessa e acqua fatturata nelle reti esistenti. La revisione, l'ammodernamento e la razionalizzazione delle reti di distribuzione dell'acqua, oltre a ricostituire il capitale infrastrutturale deteriorato e vetusto, riduce gli investimenti necessari a rinvenire, potabilizzare e addurre nuove risorse idriche, il cui reperimento e' sempre piu' problematico e costoso. Per queste ragioni il massimo di priorita' e' stato attribuito nel Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1 agli interventi nel settore idrico, cui e' destinato il 30% circa delle risorse del FESR assegnate agli interventi multi-regionali. Al finanziamento della quota nazionale potranno contribuire sia le risorse pubbliche sia le risorse di privati da coinvolgere nella realizzazione e gestione dei sistemi acquedottistici. In particolare, per il co-finanziamento pubblico nazionale potranno essere utilizzate risorse della legge 64/1986 resesi disponibili a seguito della revoca dei finanziamenti a progetti non avviati, ovvero sulle disponibilita' previste dalla legge 488/1992; potranno essere, inoltre, attivate risorse della Cassa Depositi e Prestiti. Al finanziamento degli interventi potra' essere inoltre associato il capitale privato, al fine di promuovere un piu' diffuso ricorso al project financing. Dovra', comunque, essere assicurato, al fine di contemperare i contrapposti interessi del 'privato' e del 'pubblico' in questo settore, un adeguato controllo pubblico e un regime tariffario in grado di contemperare esigenze di equita' ed efficienza. Il piano di finanziamento per questo asse prioritario di intervento, con riferimento al periodo 1994-1999 e' riportato nella tab. 7. Tab. 7 - Risorse idriche ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Risorse idriche 2.083 1.861 1.111 750 222 _____________________________________________________________________ PIANO GLOBALE DI SVILUPPO DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 (Reg. CEE n. 2081/93 - Art. 8) Predisposto da: Ministero del Bilancio e della programmazione economica d'intesa con: Ministro del Coordinamento delle Politiche Comunitarie, Ministero del Tesoro, Ministero del Coordinamento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale sentite le Regioni: Abruzzo - Molise - Campania - Puglia - Basilicata - Calabria Sicilia e Sardegna Rapporto di sintesi 19 ottobre 1993 4.2.5. Ambiente La recente definizione del 'programma triennale per la tutela ambientale' porta ad individuare non solo gli obiettivi generali da conseguire a livello nazionale ma anche le specifiche 'aree programmate di intervento', che si configurano come i termini di riferimento territoriale per le azioni da intraprendere, nonche' i 'settori di intervento' che definiscono i termini di riferimento operativo al fine di concentrare nel breve periodo utilizzazione e destinazione delle risorse, cioe': gestione dei rifiuti; gestione delle risorse idriche; risanamento atmosferico ed acustico; azioni specifiche per la conservazione e fruizione dell'ambiente naturale; risanamento e sicurezza industriale; azioni strumentali per l'ambiente. A questo impianto programmatico si uniscono sia gli indirizzi per la individuazione delle azioni nazionali e delle azioni regionali sia la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili, per il Paese, globalmente pari a 1.788 Mecu, tra azioni nazionali (211 Mecu) e azioni regionali (1.577 Mecu). E' questa, pertanto, la base di riferimento generale che evidenzia soprattutto come sul piano operativo l'attuazione degli indirizzi di tutela ambientale nel Paese venga posta in essere dalle Regioni e quindi il peso attribuito al settore dell'ambiente non possa essere misurato dall'allocazione finanziaria FESR operata con riferimento agli interventi multi-regionali. Poiche' infatti gli interventi in materia ambientale rientrano prevalentemente nella competenza regionale, le Regioni, nel predisporre i contributi al Piano con riferimento alle risorse di propria competenza, hanno previsto pertanto di effettuare investimenti considerevoli nel settore. Cio' non toglie, pero' che le tematiche ambientali presentano natura orizzontale e come tali interessano i diversi assi prioritari di intervento e assumono rilevanza rispetto al modo in cui sono programmati e attuati i singoli interventi fB012(4). _______ (4) In appendice, in applicazione del Regolamento 2083/93 art. 8 comma 4, e' riportata la valutazione della situazione ambientale delle aree interessate dalla presente proposta di piano nonche' la normativa relativa alla tutela ambientale e le procedure che si intendono adottare per la valutazione dell'impatto della strategia e delle azioni da promuovere nel contesto del Piano (Appendice B - "La situazione ambientale e la normativa a tutela dell'ambiente"). Peraltro con il Ministero dell'ambiente, anche per tale motivo, e' previsto l'avvio di una procedura di consultazione permanente sugli investimenti proposti cosi' come indicato peraltro dai regolamenti comunitari. Quanto alla possibilita' di definire interventi a carattere multi-regionale questa e' stata individuata con riferimento a interventi prioritari da svolgersi da parte del Ministero stesso per le regioni del l'obiettivo 1. Il piano di finanziamento per questo asse prioritario di intervento, con riferimento al periodo 1994-1999, e' riportato nella tab. 8. Tab. 8 - Asse prioritario: Ambiente ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Ambiente 90 90 55 35 __ _____________________________________________________________________ 4.2.6. Formazione professionale Nelle regioni dell'obiettivo 1 - che rappresentano la vera area di tensione sociale del Paese in quanto il loro problema principale non e' la perdita di posti di lavoro ma la carenza di occasioni di lavoro - si deve determinare una forte sinergia tra le azioni rivolte localmente alla lotta alla disoccupazione di lunga durata (ob. 3) e all'adattamento dei lavoratori ai mutamenti e alla evoluzione produttiva (ob. 4) e quelle destinate a conseguire lo specifico obiettivo di riequilibrio strutturale. Pur se la formazione professionale non ha un ruolo risolutore dei problemi occupazionali e delle tensioni sociali, infatti, essa e' sicuramente considerata dal Piano uno 'strumento' per lo sviluppo socio-economico da utilizzare per contribuire a eliminare le differenze qualitative, rispetto al resto del Paese e dell'Europa, che caratterizzano le regioni dell'obiettivo 1 sul piano delle infrastrutture e dei servizi alle imprese. Il macro-obiettivo da conseguire con tutti gli interventi previsti nelle aree dell'obiettivo 1, pertanto, e' che l'intervento formativo rappresenti uno strumento essenziale per la politica del lavoro contribuendo a determinare le condizioni per un incremento delle occasioni di occupazione stabile attraverso l'apprestamento di livelli qualitativi in linea con le richieste attuali e potenziali del mercato del lavoro. Gli obiettivi strategici del Piano in materia di formazione attraverso gli 'interventi regionali' destinati a perseguire l'obiettivo 1 sono: la crescita dell'occupazione attraverso interventi di formazione continua e di orientamento e consiglio diretto ai lavoratori e ai disoccupati; lo sviluppo di sistemi adeguati di formazione, diretto in modo particolare ai formatori, anche studiando sistemi per il miglioramento dei servizi all'occupazione; la formazione dei funzionari preposti allo sviluppo delle politiche e degli interventi di formazione professionale. Gli obiettivi strategici del Piano da conseguire, invece, attraverso gli 'interventi multifunzionali' che si caratterizzano per la loro natura 'orizzontale' sono: principalmente la 'formazione di eccellenza' che si concretizza nel rafforzamento del potenziale umano in materia di scienza, ricerca e tecnologia (da sviluppare con interventi nell'ambito di Istituti di ricerca e Universita'); sussidiariamente, sia lo sviluppo dei collegamenti tra i centri di formazione e le imprese sia il rinnovamento dei sistemi nazionali di istruzione secondaria con percorsi specializzanti e strettamente connessi con il mondo del lavoro. Il quadro finanziario complessivo per gli interventi nel settore della formazione professionale con riferimento al periodo 1994-1999 e all'obiettivo 1, e' riportato nella tab. 9. Tab. 9 - Formazione professionale ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Formazione professionale 1.705 1.705 1.137 568 __ _____ _____ _____ ___ - Interventi multi-regionali 852 852 554 298 __ - Interventi regionali 853 853 583 270 __ _____________________________________________________________________ 4.2.7. Agricoltura Nelle regioni dell'obiettivo 1 sono necessari interventi strutturali e organizzativi che determinino una reale modernizzazione del settore agricolo. Gli obiettivi strategici del Piano in materia agricola sono cosi' riassumibili: favorire l'aumento della competitivita' dell'apparato produttivo; promuovere la maggiore integrazione della fase agricola con quella della trasformazione e commercializzazione; promuovere l'aumento del reddito degli agricoltori; fornire agli imprenditori agricoli adeguati strumenti per una rapida conversione, nelle aree di nuova irrigazione, da colture asciutte verso colture irrigue; indirizzare i processi produttivi verso una maggiore tutela dell'ambiente, della salute del consumatore e degli operatori agricoli. Il quadro finanziario complessivo per gli interventi nel settore agricolo con riferimento al periodo 1994-1999, e' riportato nella tab. 10. Tab. 10 - Valorizzazione delle risorse agricole e sviluppo rurale ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Valorizzazione delle risorse agricole e sviluppo rurale 5.019 3.741 2.500 1.241 1.278 _____ _____ _____ _____ _____ Interventi multi-regionali 751 563 375 188 188 Interventi regionali 4.268 3.178 2.125 1.053 1.090 _____ _____ _____ _____ _____ - per l'obiettivo 1 2.276 2.182 1.129 1.053 94 - per l'obiettivo 5a 1.992 996 996 __ 996 _____________________________________________________________________ Per quanto concerne gli interventi multiregionali, che sono principalmente rivolti al sostegno degli interventi regionali, le principali linee di azione riguardano: la valorizzazione delle produzioni agricole del Mezzogiorno; le attivita' di ricerca e sperimentazione; lo sviluppo delle sinergie tra agricoltura e agro-industria; la razionalizzazione e l'adeguamento delle strutture di trasformazione e commercializzazione di interesse interregionale; l'ingegneria finanziaria; l'assistenza tecnica. 4.2.8. Attivita' di assistenza tecnica, studio, monitoraggio e valutazione Rispetto all'esperienza dello scorso quinquennio si intende procedere al finanziamento di alcuni studi in materia di politica regionale, tra i quali si citano, a titolo esemplificativo: le attivita' di ricerca proposte dalla SVIMEZ (rapporto annuale sull'economia del Mezzogiorno, rapporto annuale sui Mezzogiorni d'Europa, rapporto sull'industria meridionale e la politica di industrializzazione); la ricerca su 'European Regional Incentives', che da molti anni porta avanti l'European Policies Research Centre dell'Universita' di Strathclyde (Glasgow), e che in passato era parzialmente finanziata, per la parte italiana, anche dall'Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno; il miglioramento della base statistica concernente indicatori quantitativi sulla dotazione e sulla qualita' delle infrastrutture e dei servizi a sostegno delle attivita' produttive, anche nella direzione di un approfondimento dei temi del monitoraggio e della valutazione. Particolare importanza, anche al fine di ottemperare agli obblighi posti dai regolamenti in materia di addizionalita', assume il co- finanziamento delle spese per il funzionamento dell'osservatorio per la spesa pubblica da costituire presso l'Osservatorio delle politiche regionali operante, ai sensi del decreto legislativo n. 96/1993, presso il Ministero del bilancio e della programmazione economica. Per quanto concerne il monitoraggio, ci si propone di affiancare alle attivita' di monitoraggio e valutazione dei programmi operativi, delle sovvenzioni globali e del Quadro comunitario di sostegno anche interventi sperimentali di monitoraggio relativi a singoli progetti per acquisire una serie di parametri fisici sull'avanzamento e la performance, al fine di valutare i risultati dell'intervento rispetto a specifici obiettivi e a programmare gli interventi di manutenzione. Si intende inoltre operare, in linea con quanto suggerito dalla Commissione CE, per rafforzare tutti gli aspetti della valutazione (ex ante, in itinere ed ex post) in relazione agli specifici obiettivi di intervento. Il quadro finanziario per questi interventi, nell'ipotesi di un tasso di aiuto del 75%, e' riportato nella tab. 11. Tab. 11 - Assistenza tecnica, monitoraggio e valutazione ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | Fondi | Privati prioritari | totale | pubblica | | pubblici| e categorie | | | | nazionali| d'intervento | | | | | _______________|________|___________|___________|___________|________ Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Assistenza tecnica, monitoraggio e valutazione 44 44 33 11 __ _____________________________________________________________________ 4.2.9. Pesca L'attivita' di pesca e di acquacoltura, come fatto economico- produttivo suscettibile di interventi di sostegno, rientra tra le azioni ammissibili a titolo dell'obiettivo 1 in quanto gli interventi in tale comparto concorrono a promuovere l'adeguamento strutturale delle Regioni il cui sviluppo e' in ritardo. Occorre, al riguardo, tenere tuttavia presente che il Regolamento (CEE) n. 2080/93 ha istituito lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP) che - nell'ambito degli interventi strutturali gia' disciplinati dei Regg. (CEE) n. 4028/86 e 4042/89 - e' finalizzato ad accelerare l'adeguamento delle strutture della pesca (obiettivo 5a). La sua applicazione rientra tra le funzioni che istituzionalmente il Ministero per il Coordinamento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e' chiamato ad assolvere in maniera programmatica generale, atteso il rilevante interesse che la gestione unitaria del comparto riveste sotto il profilo giuridico- amministrativo. Attesa, pertanto, la incontestabile valenza unitaria del comparto ed al fine di evitare, dal punto di vista programmatorio, un approccio non coordinato, si rinvia - per quanto attiene gli interventi di adeguamento delle strutture della pesca - alla programmazione unitaria di tali azioni operate dal predetto Dicastero a norma del Reg. (CEE) n. 2080/93 mediante l'utilizzazione dello strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), ferme restando le competenze del Ministro del bilancio e della programmazione economica per il coordinamento delle attivita' di programmazione e attuazione degli interventi co-finanziati dai fondi strutturali comunitari nelle aree economicamente depresse del Paese. Nel programma di interventi, relativo allo SFOP sara' data particolare accentuazione allo sviluppo delle aree depresse mediante: a) l'articolazione territoriale dei programmi con riferimento ai territori dell'obiettivo 1; b) la priorita' nelle scelte di programma e nell'attuazione degli interventi che oltre a concorrere agli obiettivi strategici di settore danno un significativo contributo allo sviluppo regionale delle aree dell'Obiettivo 1; c) la considerazione dell'impatto regionale nella valutazione ex ante ed ex post di tutti gli interventi dello SFOP. A tal fine i programmi degli interventi, le relazioni di monitoraggio e le valutazioni degli interventi dello SFOP, saranno trasmessi al Ministro del Bilancio. Da cio' discende l'indirizzo che la stessa Amministrazione pervenga ad esprimere una programmazione unitaria delle azioni strutturali per il settore della pesca e dell'acquacoltura e della trasformazione e commercializzazione dei relativi prodotti mediante l'utilizzazione dello strumento finanziario di orientamento della pesca e degli altri previsti. Correlativamente i piani di sviluppo regionale concernenti l'obiettivo 1, qualora l'attivita' di pesca e di acquacoltura venga valutata in tali piani in maniera specifica in termini economico- produttivi come suscettibile di interventi di sostegno in base a tale obiettivo, perche' concorrente a promuovere l'adeguamento strutturale delle regioni il cui sviluppo e' in ritardo, in sede di descrizione delle linee strategiche e della scelta degli obiettivi specifici previsti, faranno espresso rinvio ai programmi elaborati dalla citata Amministrazione, alla cui preparazione sarebbero comunque associate le Amministrazioni competenti. 4.2.10. Quadro riepilogativo In sintesi, i piani finanziari indicativi degli interventi multi- regionali, riferiti all'intero orizzonte temporale del Piano (1994-1999), sono riassunti nella tab. 12. Tab. 12 - Quadro riepilogativo degli assi prioritari multiregionali ===================================================================== Assi | Costo | Spesa | FESR | prioritari | totale | pubblica | | e categorie | | | | d'intervento | | | | _______________________|__________________|_____________|___________| Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Trasporti 1.708 1.708 1.024 Telecomunicazioni 1.367 1.367 478 Ricerca, innovazione, edilizia universitaria e strutture formative 1.627 1.466 733 Energia 555 555 194 Risorse idriche 2.083 1.861 1.111 Servizi industria e turismo (altre sov. glob.) 110 55 55 Ambiente 90 90 55 Formazione 852 852 __ Agricoltura 751 563 __ Assistenza tecnica, monitoraggio 44 44 33 TOTALE. . . 9.187 8.561 3.683 _____________________________________________________________________ ===================================================================== Assi | | | Fondi | | prioritari | FSE | FEOGA | pubblici | Privati | e categorie | | | nazionali| | d'intervento | | | | | ______________________|_________|___________|___________|___________| Piano finanziario 1994-1999 (Mecu) _____________________________________________________________________ Trasporti - - 684 - Telecomunicazioni - - 889 - Ricerca, innovazione, edilizia universitaria e strutture formative - - 733 161 Energia - - 361 - Risorse idriche - - 750 222 Servizi industria e turismo (altre sov. glob.) - - - 55 Ambiente - - 35 - Formazione 554 - 298 - Agricoltura - 375 188 188 Assistenza tecnica, monitoraggio - - 11 - TOTALE. . . 554(*) 375 3.949 626 _____________________________________________________________________ (*) Al netto delle risorse assegnate agli obiettivi 3 e 4 nelle aree obiettivo 1. 4.3. Gli interventi regionali Le risorse disponibili sui fondi strutturali per il periodo 1994-1999, per le Regioni dell'obiettivo 1, ammontano come gia' indicato, a 6.391 Mecu; e precisamente: 3.683 Mecu per il FESR; 583 Mecu per il FSE; 2.125 Mecu per il FEOGA. Di tali risorse, quelle relative al FEOGA potranno essere programmate dalle Regioni anche per azioni e interventi previsti per il conseguimento dell'obiettivo 5a, da realizzare sempre nelle regioni meridionali. Utilizzando il criterio di ripartizione delle risorse tra Regioni gia' adottato per il Quadro comunitario di sostegno 1989-1993 e tenuto conto del fatto che la Regione Abruzzo e' ammissibile all'obiettivo 1 solo per il triennio 1994-1996, si perviene al quadro indicativo delle quote regionali di contributo per il FESR e per il FEOGA riportato nella tab. 13. Per il FSE la ripartizione tra Regioni delle risorse attribuite per azioni ed interventi regionali e' stata effettuata sulla base delle attribuzioni originariamente assegnate, corrette dalle modificazioni intervenute nella fase di realizzazione del programma. Si tratta della base di riferimento a partire dalla quale e' sviluppato il percorso di concertazione con le Regioni di cui si da' conto nel seguito. Le Regioni, nel programmare le risorse comunitarie assegnate per azioni ed interventi regionali ai fini della formulazione del Piano globale di sviluppo per le aree dell'obiettivo 1, si sono avvalse delle indicazioni predisposte dal Ministero del Bilancio con riferimento sia alle priorita' programmatiche sia al quadro delle disponibilita' finanziarie di fonte comunitaria. In particolare, per quanto concerne le priorita' programmatiche, pur confermando l'autonomia delle Regioni nell'individuare gli assi prioritari con riferimento alla quota di risorse assegnate alla competenza regionale, si e' segnalata l'esigenza della concentrazione degli interventi su un numero ristretto di priorita' e l'opportunita' di un raccordo programmatico con le priorita' individuate per gli interventi multi-regionali. Si e' inoltre precisato come le priorita' dovessero essere individuate contestualmente alla specificazione delle risorse regionali che ne costituiscono la quota di finanziamento nazionale, dal momento che va esclusa, nell'attuale situazione della finanza pubblica la possibilita' di accollare al bilancio dello Stato (al di fuori di quanto gia' previsto dalla normativa vigente) quote di co-finanziamento di interventi di competenza regionale, almeno con riferimento al primo triennio di operativita' del Piano. Tab. 13 - Quote regionali di contributo dei fondi strutturali Quadro finanziario 1994-1999 (Mecu) ===================================================================== Regione | FESR | FSE | FEOGA | TOTALE |____________|______________|_____________|____________ |milioni % | milioni % | milioni % | milioni % ______________|____________|______________|_____________|____________ Abruzzo 117,8 3,2 46,2 7,9 80 3,8 244,0 3,8 Molise 140,0 3,8 18,6 3,2 127 6,0 285,6 4,5 Campania 821,3 22,3 83,3 14,3 356 16,7 1.260,6 19,7 Puglia 651,1 16,7 111,0 19,0 351 16,5 1.077,1 16,9 Basilicata 276,2 7,5 74,0 12,7 224 10,5 574,2 9,0 Calabria 464,1 12,6 37,1 6,4 254 12,0 755,2 11,8 Sicilia 773,4 21,0 111,0 19,0 353 16,6 1.237,4 19,4 Sardegna 475,1 12,9 101,8 17,5 380 17,9 956,9 15,0 TOTALE. . . 3.683,0 100,0 583,0 100,0 2.125 100,0 6.391,0 100,0 (*) (**) (*) Al netto delle risorse assegnate agli obiettivi 3 e 4 nelle aree obiettivo 1. (*) Al lordo delle risorse assegnate all'obiettivo 5a nelle aree obiettivo 1. Si e' inoltre richiesto di fornire indicazioni in merito agli interventi che le Regioni consideravano prioritari con riferimento sia agli assi indicati per gli interventi multi-regionali, sia alle proposte formulate dalle amministrazioni centrali, applicando il metodo di concertazione descritto in precedenza (paragrafo 4.2). Le Regioni hanno potuto rispettare soltanto in parte le indicazioni di metodo formulate a livello centrale; cio' sia per i vincoli di risorse regionali disponibili per il cofinanziamento che ha di fatto impedito una concentrazione delle risorse comunitarie su pochi assi di intervento, sia per l'esigenza di verificare piu' concretamente in fase di formulazione dei Programmi operativi la possibilita' di collegare ed integrare interventi regionali con quelli degli assi multiregionali. In merito al cofinanziamento delle attivita' regionali nell'ambito del Piano globale, essendo venuta meno la fonte relativa all'intervento straordinario, le regioni fanno affidamento: sulle risorse in bilancio libere da vincoli di destinazione o vincolate a obiettivi e settori in linea con le proposte regionali formulate per il Piano globale di sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1; sulla utilizzazione e ri-programmazione di canali di finanziamento non interamente utilizzati (in particolare, i 'programmi regionali di sviluppo' dell'intervento straordinario); sull'individuazione e sulla mobilitazione di tutte le risorse disponibili presso gli enti sub-regionali e le autonomie locali, purche' riconducibili agli assi prioritari individuati dalle Regioni e finalizzabili agli obiettivi del Piano (in questa linea operativa andra' inquadrato anche il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti e alla Banca Europea degli Investimenti); sull'attivazione di meccanismi di finanziamento innovativi (mutui della Cassa Depositi e Prestiti, sovvenzioni globali, project financ- ing ..), la cui fattibilita' dovra' essere verificata in fase di predisposizione dei Programmi operativi. Le proposte presentate dalle Regioni formulate dalle rispettive Giunte e presentate ai Consigli regionali, sono state riportate ai livelli di risorse finanziarie assegnate nel Piano globale delle azioni ed interventi di natura regionale. PIANO GLOBALE DI SVILUPPO DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 (Reg. CEE n. 2081/93 - Art. 8) Una sintesi della distribuzione percentuale per asse dei contributi comunitari per le Regioni dell'obiettivo 1 e' riportata nella tab. 14, dalla quale risulta la diversa allocazione programmata dalle Regioni meridionali nell'utilizzazione delle risorse FESR, FSE e FEOGA. Nelle tabelle successive (da 14a a 14h), una per ciascuna regione, sono sintetizzati i Piani finanziari delle diverse azioni inserite nelle proposte regionali. Sono state riportate contestualmente le di- verse attivita' finanziabili con i tre fondi strutturali comunitari; in calce alla tabella sono specificati i contributi di ciascun fondo al cofinanziamento dell'intervento regionale. Tab. 14: QUADRO DELLE PROPOSTE DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 Stato: Italia REGIONI OBIETTIVO 1 Obiettivo: 1 Articolazione dei contributi comunitari richiesti per asse prioritario per il periodo 1994-99 ___________________________________________________________________ | | REGIONI | | Assi prioritari |_________________________________| | | ABRUZZO (1) | MOLISE | CAMPANIA | |_________________________________|_____________|________|__________| | | | | 1. Comunicazioni | 14 27 4 | | | | | 1.2. Strade | 14 | | 1.3. Ferrovie | 5 | | 1.4. Porti | 3 3 4 | | 1.7. Altri mezzi di trasporto| 12 5 | | | | | 2. Industria, artigianato e | | | servizi alle imprese | 9 7 22 | | | | | 2.2. Aiuti all'artigianato | 4 4 22 | | 2.3. Aiuti ai servizi alle | | | imprese | 3 3 | | 2.4. Sviluppo locale | | | 2.5. Zone industriali e | | | artigianali | 3 | | | | | 3. Ricerca scientifica ed | | | edilizia scolastica | 2 8 0 | | | | | 3.1. Ricerca e parchi | | | tecnologici | 2 | | 3.2. Edilizia universitaria | 4 | | 3.3. Edilizia scolastica | 4 | | | | | 4. Edilizia sanitaria | 0 0 0 | | | | | 4.1. Edilizia sanitaria | | | 4.2. Altro | | | | | | 5. Turismo | 11 16 21 | | | | | 5.1. Aiuti agli investimenti | | | turistici | 1 7 | | 5.2. Valorizzazione delle | | | risorse d'interesse | | | turistico | 10 9 21 | | | | | 6. Valorizzazione delle risorse | | | agricole e sviluppo rurale | 26 28 22 | | | | | 6.2. Qualificazione delle | | | attivita' agricole | 6 7 22 | | 6.3. Zootecnia | 2 1 | | 6.4. Attivita' d'integrazione| | | del reddito agricolo | 2 | | 6.9. Sviluppo della | | | divulgazione e attivita'| | | connesse | 1 | | 6.10 Infrastrutture rurali | 17 19 | | | | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 17 5 23 | | | | | 7.1. Acqua | 5 2 | | 7.2. Energia | 4 | | 7.3. Protezione e | | | miglioramento | | | dell'ambiente e | | | forestazione | 11 0 12 | | 7.4. Ricerca, sviluppo e | | | innovazione | 6 4 | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse | | | umane | 21 8 8 | | | | | 8.1. Formazione collegata a | | | piu' assi | 21 8 8 | | | | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | 0 0 0 | |_________________________________|_________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1, di cui: | 100 100 100 | | Fesr | 53 63 76 | | Feoga | 26 28 16 | | Fse | 21 8 8 | |_________________________________|_________________________________| (1) Richieste relative al triennio 1994-96 ___________________________________________________________________ | | REGIONI | | Assi prioritari |_________________________________| | | BASILICATA | PUGLIA | CALABRIA | |_________________________________|____________|________|___________| | | | | 1. Comunicazioni | 9 17 8 | | | | | 1.2. Strade | 9 17 8 | | 1.3. Ferrovie | | | 1.4. Porti | | | 1.7. Altri mezzi di trasporto| | | | | | 2. Industria, artigianato e | | | servizi alle imprese | 14 19 15 | | | | | 2.2. Aiuti all'artigianato | 5 19 6 | | 2.3. Aiuti ai servizi alle | | | imprese | 5 6 | | 2.4. Sviluppo locale | 3 | | 2.5. Zone industriali e | | | artigianali | 4 | | | | | 3. Ricerca scientifica ed | | | edilizia scolastica | 3 3 4 | | | | | 3.1. Ricerca e parchi | | | tecnologici | 2 | | 3.2. Edilizia universitaria | | | 3.3. Edilizia scolastica | 3 3 2 | | | | | 4. Edilizia sanitaria | 10 8 2 | | | | | 4.1. Edilizia sanitaria | 10 8 2 | | 4.2. Altro | | | | | | 5. Turismo | 18 6 33 | | | | | 5.1. Aiuti agli investimenti | | | turistici | 10 6 18 | | 5.2. Valorizzazione delle | | | risorse d'interesse | | | turistico | 9 15 | | | | | 6. Valorizzazione delle risorse | | | agricole e sviluppo rurale | 20 25 20 | | | | | 6.2. Qualificazione delle | | | attivita' agricole | 8 13 20 | | 6.3. Zootecnia | 3 3 | | 6.4. Attivita' d'integrazione| | | del reddito agricolo | 8 3 | | 6.9. Sviluppo della | | | divulgazione e attivita'| | | connesse | | | 6.10 Infrastrutture rurali | 1 6 | | | | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 8 10 11 | | | | | 7.1. Acqua | 4 2 | | 7.2. Energia | 1 2 | | 7.3. Protezione e | | | miglioramento | | | dell'ambiente e | | | forestazione | 3 10 7 | | 7.4. Ricerca, sviluppo e | | | innovazione | 1 | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse | | | umane | 17 11 6 | | | | | 8.1. Formazione collegata a | | | piu' assi | 17 11 6 | | | | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | 2 0 1 | |_________________________________|_________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1, di cui: | 100 100 100 | | Fesr | 63 63 74 | | Feoga | 20 25 20 | | Fse | 17 11 6 | |_________________________________|_________________________________| (TOTALE = 100) __________________________________________________________________ | | REGIONI | | | Assi prioritari |_______________________| TOTALE | | | SICILIA | SARDEGNA | | |________________________________|___________|___________|_________| | | | |1. Comunicazioni | 0 27 11 | | | | | 1.2. Strade | 26 9 | | 1.3. Ferrovie | 2 0 | | 1.4. Porti | 1 | | 1.7. Altri mezzi di trasporto| 1 | | | | |2. Industria, artigianato e | | | servizi alle imprese | 10 12 15 | | | | | 2.2. Aiuti all'artigianato | 7 12 12 | | 2.3. Aiuti ai servizi alle | | | imprese | 3 2 | | 2.4. Sviluppo locale | 0 | | 2.5. Zone industriali e | | | artigianali | 0 | | | | |3. Ricerca scientifica ed | | | edilizia scolastica | 2 10 4 | | | | | 3.1. Ricerca e parchi | | | tecnologici | 10 2 | | 3.2. Edilizia universitaria | 2 1 | | 3.3. Edilizia scolastica | 1 | | | | |4. Edilizia sanitaria | 3 0 3 | | | | | 4.1. Edilizia sanitaria | 3 3 | | 4.2. Altro | 0 | | | | |5. Turismo | 14 5 15 | | | | | 5.1. Aiuti agli investimenti | | | turistici | 2 5 | | 5.2. Valorizzazione delle | | | risorse d'interesse | | | turistico | 13 5 11 | | | | |6. Valorizzazione delle risorse | | | agricole e sviluppo rurale | 18 23 22 | | | | | 6.2. Qualificazione delle | | | attivita' agricole | 18 23 17 | | 6.3. Zootecnia | 1 | | 6.4. Attivita' d'integrazione| | | del reddito agricolo | 1 | | 6.9. Sviluppo della | | | divulgazione e attivita'| | | connesse | 0 | | 6.10 Infrastrutture rurali | 3 | | | | |7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 41 9 19 | | | | | 7.1. Acqua | 4 2 | | 7.2. Energia | 3 9 3 | | 7.3. Protezione e | | | miglioramento | | | dell'ambiente e | | | forestazione | 21 10 | | 7.4. Ricerca, sviluppo e | | | innovazione | 13 4 | | | | |8. Valorizzazione delle risorse | | | umane | 10 14 11 | | | | | 8.1. Formazione collegata a | | | piu' assi | 10 14 11 | | | | |9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | 0 0 0 | |________________________________|_________________________________| |TOTALE OBIETTIVO 1, di cui: | 100 100 100 | | Fesr | 72 63 68 | | Feoga | 18 23 21 | | Fse | 10 14 11 | |________________________________|_________________________________| Tab. 14 a - PIANO FINANZIARIO DELLE PROPOSTE DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 - Periodo 1994/1999 - Stato: Italia REGIONI OBIETTIVO 1 Obiettivo: 1 Abruzzo ___________________________________________________________________ | | | | | | Totale | Totale spesa | | Assi prioritari | | pubblica | | |_______________|__________________| | | 1 = 2 + 8 | 2 = 3 + 7 | |________________________________|_______________|__________________| | | | | 1. Comunicazioni | 53 53 | | | | | Strade | - - | | Ferrovie | - - | | Altri | 53 53 | | | | | 2. Telecomunicazioni | - - | | 3. Industria artigianato e | | | servizi alle imprese | 34 31 | | 4. Edilizia sanitaria | - - | | 5. Turismo | 71 63 | | 6. Valorizzazione delle | | | risorse agricole e sviluppo| | | rurale | 119 88 | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 46 46 | | | | | 7.1. Acqua | - - | | 7.2. Energia | - - | | 7.3. Ambiente | 25 25 | | 7.4. Ricerca scientifica | 20 20 | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse| | | umane | 76 76 | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | - - | |________________________________|__________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1: | 398 357 | | | | | OBIETTIVO 5a | 44 22 | | | | | OBIETTIVO 3 e 4 | 168 168 | | | | | TOTALE GENERALE | 610 546 | |________________________________|__________________________________| ___________________________________________________________________ | | Contributo comunitario | | |__________________________________| | Assi prioritari | Totale | FESR | FSE | FEOGA | | |_____________|______|_____|_______| | |3 = 4 + 5 + 6| 4 | 5 | 6 | |________________________________|_____________|______|_____|_______| | | | | 1. Comunicazioni | 31 31 - - | | | | | Strade | - - - - | | Ferrovie | - - - - | | Altri | 31 31 - - | | | | | 2. Telecomunicazioni | - - - - | | 3. Industria artigianato e | | | servizi alle imprese | 21 21 - - | | 4. Edilizia sanitaria | - - - - | | 5. Turismo | 23 23 - - | | 6. Valorizzazione delle | | | risorse agricole e sviluppo| | | rurale | 58 - - 58 | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 41 41 - - | | | | | 7.1. Acqua | - - - - | | 7.2. Energia | - - - - | | 7.3. Ambiente | 23 23 - - | | 7.4. Ricerca scientifica | 18 18 - - | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse| | | umane | 46 - 46 - | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | - - - - | |________________________________|__________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1: | 220 116 46 58 | | | | | OBIETTIVO 5a | 22 - - 22 | | | | | OBIETTIVO 3 e 4 | 109 - 109 - | | | | | TOTALE GENERALE | 351 116 155 80 | |________________________________|__________________________________| ___________________________________________________________________ | | Contributo | | | | | Nazionale | Settore | Prestiti | | Assi prioritari | Totale | privato | comunitari| | |____________|_________|___________| | | 7 | 8 | 9 | |________________________________|____________|_________|___________| | | | | 1. Comunicazioni | 22 - - | | | | | Strade | - - - | | Ferrovie | - - - | | Altri | 22 - - | | | | | 2. Telecomunicazioni | - - - | | 3. Industria artigianato e | | | servizi alle imprese | 10 3 - | | 4. Edilizia sanitaria | - - - | | 5. Turismo | 39 8 - | | 6. Valorizzazione delle | | | risorse agricole e sviluppo| | | rurale | 30 31 - | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 5 - - | | | | | 7.1. Acqua | - - - | | 7.2. Energia | - - - | | 7.3. Ambiente | 2 - - | | 7.4. Ricerca scientifica | 2 - - | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse| | | umane | 30 - - | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | - - - | |________________________________|__________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1: | 136 42 - | | | | | OBIETTIVO 5a | - 22 - | | | | | OBIETTIVO 3 e 4 | 59 - - | | | | | TOTALE GENERALE | 195 64 - | |________________________________|__________________________________| Tab. 14 b - PIANO FINANZIARIO DELLE PROPOSTE DELLE REGIONI DELL'OBIETTIVO 1 - Periodo 1994/1999 - Stato: Italia REGIONI OBIETTIVO 1 Obiettivo: 1 Molise ___________________________________________________________________ | | | | | | Totale | Totale spesa | | Assi prioritari | | pubblica | | |_______________|__________________| | | 1 = 2 + 8 | 2 = 3 + 7 | |________________________________|_______________|__________________| | | | | 1. Comunicazioni | 116 100 | | | | | Strade | 74 58 | | Ferrovie | 10 10 | | Altri | 31 31 | | | | | 2. Telecomunicazioni | - - | | 3. Industria artigianato e | | | servizi alle imprese | 41 16 | | 4. Edilizia sanitaria | - - | | 5. Turismo | 72 43 | | 6. Valorizzazione delle | | | risorse agricole e sviluppo| | | rurale | 93 93 | | 7. Infrastrutture di supporto | | | alle attivita' economiche | 47 47 | | | | | 7.1. Acqua | 17 17 | | 7.2. Energia | - - | | 7.3. Ambiente | - - | | 7.4. Ricerca scientifica | 29 29 | | | | | 8. Valorizzazione delle risorse| | | umane | 25 25 | | 9. Assistenza tecnica, | | | pubblicita', monitoraggio | 2 2 | |________________________________|__________________________________| | TOTALE OBIETTIVO 1: | 396 326 | | | | | OBIETTIVO 5a | 127 64 | | | | | OBIETTIVO 3 e 4 | 63 63 | | | | | TOTALE GENERALE | 586 453 | |________________________________|__________________________________| ___________________________________________________________________ | | Contributo comunitario | | |__________________________________| | Assi prioritari | Totale | FESR | FSE | FEOGA | | |_____________|______|_____|_______| | |3 = 4 + 5 + 6| 4 | 5 | 6 | |________________________________|_____________|______|_____|_______| | | | | 1. Comunicazioni | 60 60 - - | | | | | Strade | 31 31 - - | | Ferrovie | 10 10 - - | | Altri | 19 19 - - | | | | | 2. Telecomunicazioni | - - - - |