(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
         METODI UFFICIALI DI ANALISI DEI CEREALI E DERIVATI
                         (Supplemento n. 4)
    DETERMINAZIONE DELLE SOSTANZE AZOTATE NEI CEREALI E DERIVATI
 
1.  Scopo e campo di applicazione
    Il metodo si applica alla determinazione delle  sostanze  azotate
nei cereali e nei prodotti da essi derivati.
2.  Riferimenti
    ICC 105/1.
3.  Definizione
    Per  "sostanze  azotate"  si  intende  il  contenuto  di composti
azotati  nel  prodotto   analizzato,   calcolato   moltiplicando   il
corrispondente   contenuto   di  azoto,  determinato  con  il  metodo
descritto, per un fattore convenzionale.
4.  Principio
    Le sostanze organiche presenti nel  campione  sono  ossidate  con
acido  solforico  concentrato  in  presenza  di  un catalizzatore; il
solfato di ammonio che  si  forma  nella  reazione  e'  trattato  con
alcali, e l'ammoniaca che si libera viene distillata e titolata.
5.  Reattivi
    Tutti  i  reattivi  usati  devono  essere  di  qualita' e purezza
analitica riconosciuta.
    5.1.  Biossido di selenio sublimato;
    5.2.  Solfato di rame pentaidrato;
    5.3.  Solfato di potassio;
    5.4.  Acido solforico concentrato esente da impurezze azotate,  d
          = 1,84;
    5.5.  Pomice granulare;
    5.6.  Paraffina liquida;
    5.7.    Idrossido di sodio esente da impurezze azotate, soluzione
          40% p/v (400 g NaOH diluito a 1 litro);
    5.8.  Soluzione di acido borico 4% p/v (40 g H3BO3  diluito  a  1
          litro);
    5.9.  Acido cloridrico (o solforico) 0,1 N;
    5.10.  Miscela  di  indicatori  di  viraggio:  10 ml di soluzione
          alcoolica 0,1% di verde di bromocresolo e 2 ml di soluzione
          alcoolica 0,1% di rosso metile;
    5.11. Saccarosio.
6.  Apparecchiatura
    6.1.  Macinello da laboratorio;
    6.2.  Bilancia analitica con precisione di 0,1 mg;
    6.3.  Pallone per digestione (Kjeldahl) da 800 ml;
    6.4.  Refrigerante con pescante antirisucchio;
    6.5.  Beuta di raccolta da 300 ml;
    6.6.  Buretta da 50 ml graduata a 0,1 o 0,05 ml.
7.  Campionamento
    Preparare un campione di laboratorio  in  accordo  con  le  norme
vigenti per i prodotti in questione.
8.  Procedimento
    Il  procedimento qui descritto puo' essere sostituito, in tutto o
in parte, con  metodi  strumentali  automatici  o  semiautomatici,  a
condizione che i risultati siano confrontabili.
    8.1.  Preparazione del campione
          Macinare  il campione, se necessario, in modo che almeno il
          90% abbia una finezza inferiore a 1 mm.
    8.2.  Determinazione
          8.2.1. Pesare esattamente 1-2 g di  campione  (in  funzione
          del  presumibile  contenuto  di  azoto)  ed  introdurlo nel
          pallone di Kjeldahl (6.3).  Aggiungere  come  catalizzatore
          0,1  g  di  biossido  di selenio (5.1), 0,5 g di solfato di
          rame in polvere (5.2), 5 g di solfato di potassio  (5.3)  e
          20  ml  di  acido solforico (5.4). Per pesate sensibilmente
          superiori a 1 g, aumentare la qualita' dell'acido solforico
          in ragione di 10 ml per ogni grammo, e gli  altri  reagenti
          nella stessa proporzione.
          Qualora  vengano  usati  altri  catalizzatori  (biossido di
          titanio, acido clorico, ecc.), e' necessario verificare che
          non vi siano differenze nei risultati.
          Qualora sia necessario controllare una eventuale  influenza
          dei reattivi sul risultato, preparare un bianco sostituendo
          al  campione  1  g  di saccarosio (5.11), procedendo poi in
          maniera identica.
          8.2.2. Sistemare  il  pallone  in  posizione  inclinata,  e
          scaldare  leggermente fino a che non cessa la produzione di
          schiuma,  aggiungendo  se  necessario  qualche  goccia   di
          paraffina (5.6) in funzione di antischiuma. Far bollire poi
          vivacemente  fino  ad  ottenere  una  soluzione limpida, ed
          ancora per 30 minuti.
          8.2.3. Raffreddare,  aggiungere  circa  200  ml  di  acqua,
          raffreddare  ancora,  aggiungere  alcuni granelli di pomice
          (5.5), una piccola quantita' di paraffina (5.6), e 50 ml di
          soluzione di idrossido di sodio (5.7) senza agitare.
          8.2.4. Collegare immediatamente il pallone al  refrigerante
          (6.4),  la  cui  estremita' termina nella beuta di raccolta
          (6.5) in cui sono stati introdotti 25 ml  di  soluzione  di
          acido  borico  (5.8),  curando  che il pescante sia immerso
          profondamente nelle soluzione, al fine di  evitare  perdite
          di ammoniaca.
          8.2.5.  Agitare  leggermente  il  pallone  per miscelare il
          contenuto,  quindi  scaldare  all'ebollizione  raccogliendo
          almeno  150  ml  del  distillato,  al fine di assicurare il
          passaggio completo dell'ammoniaca nella beuta di raccolta.
          8.2.6. Estrarre la beuta, lavare il pescante facendo cadere
          i  lavaggi   nella   beuta,   aggiungere   qualche   goccia
          dell'indicatore  (5.10) e titolare l'ammoniaca raccolta con
          acido 0,1 N (5.9) fino a viraggio, a pH 4,1.
9.  Espressione dei risultati
    Calcolare il contenuto di sostanze azotate per 100 g di  sostanza
secca con la formula:
                               V . N . F . 10000
    Sostanze azotate % s.s. = ___________________
                               E . (100 - U)
dove:
V = ml di acido 0,1 N (6.9);
N = 0,0014008 (grammi di azoto corrispondenti a 1 ml di acido 0,1 N);
E = peso del campione in grammi;
U = umidita' percentuale del campione;
F = fattore di conversione dell'azoto in sostanze azotate, eguale a:
    5,70 per grano e segale;
    5,95 per riso;
    6,25 per mais e orzo;
    il fattore 6,25 viene anche usato nelle etichette nutrizionali e
per i prodotti cerealicoli in miscela.
10. Ripetibilita'
    La  differenza  tra i risultati di due determinazioni, effettuate
simultaneamente o in rapida successione  dallo  stesso  analista  non
deve superare i seguenti valori:
- 0,03 in valore assoluto per contenuti di azoto inferiori al 3%;
- 1% in valore relativo per contenuti di azoto fra 3% e 6%;
- 0,06 in valore assoluto per contenuti di azoto superiori al 6%.
METODO  MANUALE  DI RIFERIMENTO PER IL DOSAGGIO DEL GLUTINE SECCO NEL
GRANO E NEGLI SFARINATI
1.  Scopo e campo di applicazione
    Questa norma  specifica  un  metodo  per  la  determinazione  del
contenuto  in  glutine  negli  sfarinati  di  grano tenero e duro. E'
applicabile a tutti i grani  commerciali  previa  eliminazione  delle
impurezze, ed ai loro sfarinati.
2.  Definizione
    Il   glutine  del  frumento  e'  una  sostanza  plastico-elastica
costituita  da  gliadine  e  glutenine,  e  ottenuta  con  il  metodo
specificato in questa norma.
3.  Principio
    Si  prepara  un  impasto  mescolando lo sfarinato derivante dalla
macinazione del campione di grano pulito con una soluzione  tamponata
di  cloruro  sodico;  il glutine umido e' isolato per lisciviazione e
lavaggio dell'impasto con la stessa soluzione, seccato e pesato.
4.  Reattivi
    I reattivi usati devono essere di qualita'  e  purezza  analitica
riconosciuta. L'acqua usata deve essere distillata o deionizzata o di
purezza equivalente.
    4.1.    Soluzione  di cloruro sodico 20 g/1, tamponata a pH 5,95.
          Sciogliere in un matraccio  tarato  da  1  litro  20  g  di
          cloruro  sodico  in  acqua,  aggiungere 0,754 g di KH2PO4 e
          0,246 g di Na2HPO4.H2O e portare  a  volume.  La  soluzione
          deve essere preparata di fresco ogni giorno.
    4.2.  Soluzione di iodio circa 0,001 N.
5.  Apparecchiatura
    5.1.   Macinello da laboratorio; deve essere in grado di macinare
          il  campione  alla  finezza  prescritta   senza   eccessivo
          riscaldamento e senza assorbimento di umidita';
    5.2.  Setaccio a maglie di luce 325 (m greco)m;
    5.3.  Setaccio a maglie di luce 250 (m greco)m;
    5.4.    Mortaio  di  porcellana  verniciata all'interno, diametro
          100-150 mm;
    5.5.  Spatola da 180-200 mm;
    5.6.  Guanti di caucciu' a superficie liscia;
    5.7.  Lastra di vetro circa 400 x 400 mm;
    5.8.    Piastre  "pressaglutine",  costituite  da  due piastre di
          materiale poroso disposte in modo che la  distanza  tra  di
          esse sia di 2,4 mm;
    5.9.  Piastrina di metallo o di vetro, o vetro da orologio;
    5.10. Stufa termostatabile;
    5.11. Bilancia con precisione di 0,01 g.
6.  Campionamento
    Preparare  un  campione  di  laboratorio  in accordo con le norme
vigenti per i prodotti in questione.
7.  Procedimento
    7.1.  Macinazione del grano pulito.
          Passare al macinello (5.1) 50-60 g di grano pulito  facendo
          attenzione  a  che il macinato non superi la temperatura di
          30 gradi centigradi, fino ad  ottenere  uno  sfarinato  che
          passa almeno per il 95% sotto il setaccio di 325 (m greco)m
          (5.2).
    7.2.  Preparazione dell'impasto.
          Dopo  accurata  omogeneizzazione del macinato, comprendente
          anche il residuo  trattenuto  dalle  maglie  del  setaccio,
          pesarne  esattamente  20 g, ed impastarli nel mortaio (5.4)
          con 12 ml di soluzione salina (4.1) a 20 gradi  centigradi,
          aggiunta  goccia  a  goccia  agitando  continuamente con la
          spatola  (5.5).  Comprimere  la  miscela  con  la   spatola
          formando   una   palla   d'impasto,   evitando  perdite  di
          materiale:   i  residui  che  aderiscono  alle  pareti  del
          mortaio e alla spatola vanno riuniti alla palla d'impasto.
          Omogeneizzare  l'impasto  arrotolandolo  con il palmo della
          mano, protetta con  il  guanto  di  caucciu'  (5.6),  sulla
          lastra  di  vetro  (5.7),  fino a fargli assumere una forma
          allungata di 7-8 cm, e ripiegando  poi  le  due  estremita'
          verso  il  centro. Ripetere questa operazione 5 volte, fino
          ad avere un impasto omogeneo di forma sferica.
    7.3.  Riposo dell'impasto.
          Lasciar riposare l'impasto cosi' preparato  per  45  minuti
          all'aria, coperto da un bicchiere.
    7.4.  Lisciviazione dell'impasto.
          Sottoporre    la  palla  d'impasto a lisciviazione sotto un
          sottile  getto   della   soluzione   (4.1),   manipolandola
          opportunamente   in   modo   da   favorire   l'asportazione
          dell'amido  e  delle  parti  cruscali;  prima  di  iniziare
          l'operazione  sistemare  al disotto il setaccio a maglie di
          250  (m  greco)m  (5.3),  in  modo  che  la  soluzione   di
          lisciviazione  vada  a cadere su di esso, permettendo cosi'
          il recupero di eventuali particelle  di  glutine  asportate
          dal  getto.  La  durata dell'operazione e'   di circa 15-20
          minuti, il tempo comunque necessario ad  avere una completa
          asportazione dell'amido (verificare  che  la  soluzione  di
          iodio  (4.2)  non  colori  piu' l'acqua di lisciviazione) e
          delle parti cruscali (verificare visivamente).
    7.5.  Riposo del glutine.
          Lasciar riposare la pallina del glutine cosi' isolato per 5
          minuti all'aria, coperta da un bicchiere.
    7.6.  Asciugatura del glutine.
          Per  eliminare l'acqua eccedente, strizzare dapprima a mano
          la pallina di  glutine,  ripetendo  l'operazione  5  volte;
          completare    quindi    l'operazione    con    le   piastre
          "pressaglutine" (5.8), comprimendo  il  glutine  formato  a
          lamella 10 volte, cambiando la posizione fra le piastre tra
          un'operazione  e l'altra. L'eliminazione dell'acqua si puo'
          considerare terminata quando la pallina di glutine comincia
          ad incollarsi alle dita o alla piastra.
    7.7.  Essiccamento del glutine.
          Schiacciare la pallina di  glutine  sulla  piastrina  (5.9)
          precedentemente pesata e mettere il tutto in stufa (5.10) a
          105  gradi  centigradi  fino  a  peso costante; pesare dopo
          raffreddamento in essiccatore  e  detrarre  il  peso  della
          piastrina.
8.  Espressione dei risultati
    Calcolare  il  contenuto in glutine secco, espresso su 100 grammi
          di sostanza secca, con la seguente formula:
                                  100
Glutine secco % s.s. = m . 5 . _________
                                100 - U
dove: m = massa del glutine secco (7.7);
      U = umidita' percentuale del campione.
9.  Ripetibilita'
    La differenza tra i risultati di  due  determinazioni  effettuate
simultaneamente  o  in  rapida  successione dallo stesso analista non
deve essere superiore a 0,1 in valore assoluto.
DETERMINAZIONE  MECCANICA  DEL  CONTENUTO  IN  GLUTINE  SECCO   NEGLI
SFARINATI
1.  Scopo e campo di applicazione
    Questa  norma specifica un metodo per la determinazione meccanica
del contenuto in glutine degli sfarinati di grano tenero e  duro;  e'
applicabile a semole e farine, ma non a sfarinati di grano integrali.
2.  Riferimenti
    ICC n. 137.
3.  Definizione
    Il  glutine  degli  sfarinati  di grano e' una sostanza plastico-
elastica costituita da gliadine e glutenine e ottenuta con il  metodo
specificato in questa norma.
4.  Principio
    Si prepara un impasto da un campione di sfarinato aggiungendo una
soluzione  tamponata  di  cloruro sodico; il glutine umido e' isolato
lavando questo impasto con la predetta soluzione  mediante  l'ausilio
di adatta apparecchiatura.
    L'acqua    residua   aderente   al   glutine   e'   rimossa   per
centrifugazione e il residuo viene essiccato e pesato.
5.  Reattivi
    I reattivi usati devono essere di qualita'  e  purezza  analitica
riconosciuta. L'acqua usata deve essere distillata o deionizzata o di
purezza equivalente.
    5.1.    Soluzione  di cloruro sodico 20 g/1, tamponata a pH 5.95.
          Sciogliere in un matraccio  tarato  da  1  litro  20  g  di
          cloruro  sodico  in  acqua,  aggiungere 0.754 g di KH2PO4 e
          0.246 g di Na2HPO4.H2O e portare  a  volume.  La  soluzione
          deve essere preparata di fresco ogni giorno.
6.  Apparecchiatura
    Normale attrezzatura da laboratorio.
    6.1.    Apparecchio  automatico  in  grado  di  fornire risultati
          confrontabili con quelli ottenuti con il metodo manuale.  A
          titolo  indicativo  si descrive l'apparecchio "Glutomatic",
          con controllo elettronico delle varie fasi, costituito da:
          6.1.1. Impastatore standardizzato (Figg. 1 e 2);
          6.1.2. Camera di lavaggio standardizzata, diametro  60  mm,
                 con  setacci  metallici rimovibili a maglie di 80 (m
                 greco)m (Fig. 1);
          6.1.3. Centrifuga standardizzata, 6000  giri/min.,  con  un
                 tempo  di  corsa  e  frenata programmato a 1 minuto,
                 comprendente due setacci centrifuga standardizzati a
                 maglie di 500 (m greco)m (Fig.  3);
          6.1.4. Pipetta automatica regolabile;
          6.1.5. Piastre riscaldanti.
    6.2.  Bilancia con precisione di 0.01 g.
7.  Campionamento
    Preparare un campione di laboratorio  in  accordo  con  le  norme
     vigenti per i prodotti in questione.
8.  Procedimento
    8.1.      Pesare   10   g  dello  sfarinato  da  analizzare,  con
          un'accuratezza di 0.01 g, e trasferirli senza perdite nella
          camera di lavaggio (6.1.2). Assicurarsi che il setaccio  in
          fondo   alla  camera  di  lavaggio  non  sia  completamente
          asciutto. Dopo ogni determinazione pulire il setaccio sotto
          un potente getto d'acqua.
    8.2.  Preparazione dell'impasto.
          Aggiungere la soluzione (5.1) con la  pipetta  (6.1.4).  In
          condizioni  normali  la  quantita' di soluzione da usare e'
          compresa tra  4.9  e  5.2  ml.  In  caso  di  campioni  con
          contenuto di glutine notevolmente basso o notevolmente alto
          determinare  l'assorbimento  della  soluzione  con  un test
          preliminare.
           Accendere  l'apparecchio.  La  preparazione   dell'impasto
          nella camera di lavaggio avviene in 20 secondi.
    8.3.  Lavaggio.
          La  temperatura della soluzione di lavaggio 5.1 deve essere
          di 20 (piu' o meno) 2 gradi centigradi.  Il  lavaggio  dura
          approssimativamente  5  minuti e il consumo di soluzione e'
          di circa 250 ml.
    8.4.  Centrifugazione
          Dopo la fine della procedura di  lavaggio  rimuovere  dalla
          camera   la   pallina   di   glutine   ed  allontanare  per
          centrifugazione l'acqua che ad essa aderisce. A tale  scopo
          dividere  la  pallina  di  glutine in due parti e pressarla
          delicatamente sui perni di tenuta della centrifuga (6.1.3).
          Dopo  una  centrifugazione  di  60  secondi,  rimuovere  il
          glutine della centrifuga.
    8.5.   Porre la pallina di glutine tra le due piastre riscaldanti
          (6.1.5)  per  4  minuti  alla  temperatura  di  150   gradi
          centigradi.       Pesare   il   prodotto   essiccato   dopo
          raffreddamento di 5 minuti in essiccatore.
9.  Espressione dei risultati
    Calcolare  il  contenuto  in  glutine secco, espresso su 100 g di
sostanza secca, con la seguente formula:
                                    100
Glutine secco % s.s. = m . 10 .  _________
                                  100 - U
dove m = massa del glutine secco (8.5.);
     U = umidita' percentuale del campione.
10. Ripetibilita'
    La differenza tra i risultati di  due  determinazioni  effettuate
simultaneamente  o  in  rapida  successione dallo stesso analista non
deve superare 0,04 in valore assoluto.
VEDI IMMAGINE A PAG. 13 - 14
DETERMINAZIONE DELLE SOSTANZE GRASSE TOTALI  -  METODO  PER  IDROLISI
ACIDA
1.  Scopo e campo di applicazione
    Il  metodo  si  applica alla determinazione delle sostanze grasse
presenti nei cereali, nei prodotti derivati e di trasformazione.
2.  Riferimenti
   A.O.A.C.  Official Methods of Analysis, 15a ed. (1990), 922, 06.
3.  Definizione
    Per sostanze grasse totali si intende il contenuto  totale  delle
sostanze  ottenute  per  idrolisi  ed estrazione secondo le modalita'
prescritte.
4.  Principio
    Il prodotto macinato viene idrolizzato con soluzione  diluita  di
acido cloridrico. Le sostanze grasse vengono estratte con una miscela
di  volumi uguali di etere etilico ed etere di petrolio e pesate dopo
eliminazione del solvente.
5.  Reattivi
    Tutti i reattivi  usati  devono  essere  di  qualita'  e  purezza
analitica riconosciuta.
    5.1. Alcool etilico 95 gradi;
    5.2.  Soluzione  di  acido  cloridrico: mescolare 250 ml di acido
          cloridrico al 37% con 110 ml di acqua distillata;
    5.3. Etere etilico;
    5.4. Etere  di  petrolio  (intervallo  di  ebollizione  40  gradi
          centigradi - 60 gradi centigradi;
    5.5. Miscela di volumi uguali di 5.3 e 5.4;
    5.6. Solfato sodico anidro.
6.  Apparecchiatura
    6.1. Macinello da laboratorio;
    6.2. Bagnomaria;
    6.3. Stufa termostatata;
    6.4. Bilancia analitica;
    6.5. Imbuto filtrante, diametro 6 cm, porosita' 2;
    6.6. Materiale da laboratorio di uso corrente.
7.  Campionamento
    Preparare  un  campione  di  laboratorio  in accordo con le norme
vigenti per i prodotti in questione.
8.  Procedimento
    Effettuare,  in parallelo con la determinazione sul campione, una
prova in bianco.
    8.1. Idrolisi
         8.1.1. Pesare esattamente circa 2 g  di  prodotto  finemente
                macinato  ed  introdurli  in  una  beuta  da  100 ml;
                aggiungere 2 ml di alcool etilico (5.1)  e  mescolare
                per agitazione.
         8.1.2.  Aggiungere 10 ml della soluzione di acido cloridrico
                (5.2).
         8.1.3.  Porre  la  beuta  nel  bagnomaria  a   70-80   gradi
                centigradi   e  mantenervela  per  circa  30  minuti,
                agitando spesso, fino ad idrolisi completa.
    8.2. Estrazione
         8.2.1. Raffreddare ed aggiungere 10  ml  di  alcool  etilico
                (5.1),  trasferire in un cilindro da 100 ml munito di
                tappo a smeriglio, lavando la beuta con tre  porzioni
                di etere etilico (5.3) per un totale 25 ml; agitare.
         8.2.2.  Aggiungere  25  ml  di  etere  di  petrolio (5.4) ed
                agitare di nuovo.
         8.2.3. Lasciar separare  le  fasi  e  trasferire  lo  strato
                etereo in un pallone da 200 ml con collo a smeriglio,
                precedentemente tarato, filtrando attraverso l'imbuto
                con  setto  poroso  (6.5)  contenente  uno  strato di
                solfato sodico anidro  (5.6) di circa 10 g.
         8.2.4. Estrarre ancora due volte con 25 ml della miscela  di
                etere  etilico  ed  etere di petrolio (5.5), agitando
                ogni volta e lasciando separare le fasi;  riunire  le
                fasi nel pallone.
         8.2.5. Portare quasi a secco la frazione eterea raccolta.
         8.2.6.  Completare  l'eliminazione  del  solvente tenendo il
                pallone in stufa (6.3) a 100 gradi centigradi fino  a
                peso costante (circa 75 minuti).
         8.2.7. Pesare il pallone dopo raffreddamento all'aria.
9.  Espressione del risultato
    Calcolare il contenuto in sostanze grasse, espresso su 100 grammi
di sostanza secca, mediante la formula:
                         (P - Po) - (B - Bo)               100
Sostanze grasse % s.s. = ____________________ . 100 .  __________
                                  C                    (100 - U)
dove:
Po = peso del pallone vuoto;
P  = peso del pallone con l'estratto;
Bo = peso del pallone vuoto usato per il bianco;
B  = peso del pallone dopo la prova in bianco;
C  = peso del campione;
U  = umidita' percentuale del campione.
10. Ripetibilita'
    La  differenza  tra i risultati di due determinazioni, effettuate
simultaneamente o in rapida successione  dallo  stesso  analista  non
deve essere superare, in valore assoluto, i seguenti valori:
0,1 per contenuti in sostanze grasse fino al 3%;
0,2 per contenuti in sostanze grasse superiori al 3%.
DETERMINAZIONE  DEL  CONTENUTO  IN  STEROLI  NELLE  PASTE  ALIMENTARI
PREPARATE CON AGGIUNTA DI UOVA
1.  Scopo e campo di applicazione
    Il metodo si applica alla determinazione degli steroli  contenuti
nelle paste alimentari all'uovo, al fine della valutazione del numero
di uova impiegate nella loro preparazione.
2.  Riferimenti
    A.O.A.C. Official Methods of Analysis, 15o ed., (1990), 954, 03.
3.  Definizione
    Gli  steroli  rappresentano  la frazione lipidica precipitata con
digitonina secondo il metodo descritto.
4.  Principio
    L'insaponificabile ottenuto dalla pasta all'uovo  viene  estratto
con  acetone,  e gli steroli, precipitati dall'estratto acetonico con
digitonina, sono determinati per pesata come digitonide.
    Per il calcolo del numero di uova:  degli  steroli  totali  cosi'
ottenuti  si  considera lo 0,050% su sostanza secca proveniente dallo
sfarinato, e lo 0,025% su sostanza secca proveniente da un  uovo  del
peso medio di 50 g aggiunto a 1 kg di sfarinato.
5.  Reattivi
    Tutti  i  reattivi  usati  devono  essere  di  qualita' e purezza
analitica riconosciuta.
    5.1.  Soluzione di acido cloridrico al 37% diluita 1:1  in  acqua
          distillata;
    5.2.  Idrato di potassio in pastiglie;
    5.3.  Alcool etilico al 95%;
    5.4.  Etere etilico;
    5.5.  Soluzione acquosa all'1% di idrato di potassio;
    5.6.  Acetone;
    5.7.  Digitonina;
    5.8.  Alcool etilico all'80%;
    5.9.   Soluzione di digitonina: sciogliere al momento dell'uso 40
          mg di digitonina (5.7) in 5 ml  di  alcool  etilico  (5.8);
          scaldare   a  40-50  gradi  centigradi  per  facilitare  la
          dissoluzione.
6.  Apparecchiatura
    6.1.  Macinello da laboratorio;
    6.2.  Setaccio con maglie di luce 0,25 mm;
    6.3.  Pallone a fondo piano con collo a smeriglio da 300 ml;
    6.4.  Bagnomaria;
    6.5.  Refrigerante a ricadere;
    6.6.  Imbuto separatore da 500 ml;
    6.7.  Imbuto separatore da 250 ml;
    6.8.  Stufa termostatata;
    6.9.  Pompa per il vuoto;
    6.10. Filtri con setto di vetro poroso (porosita' 2);
    6.11. Beuta da vuoto da 100 ml;
    6.12. Crogiolo di vetro a fondo poroso (porosita' 3);
    6.13. Carta da filtro di porosita' media;
    6.14. Essiccatore;
    6.15. Bilancio analitica;
    6.16. Evaporatore rotante.
7.  Procedimento
    7.1.  Idrolisi del campione
          7.1.1.  Macinare il campione di pasta al macinello (6.1) in
                  modo  che  il macinato passi attraverso il setaccio
                  (6.2);
          7.1.2.  Pesare esattamente circa 5 g del campione  macinato
                  ed  introdurli  nel pallone (6.3); aggiungere 20 ml
                  della soluzione di acido cloridrico (5.1);
          7.1.3.  Scaldare il pallone, con  refrigerante  a  ricadere
                  (6.5),   su  bagnomaria  bollente  per  30  minuti,
                  agitando spesso;
          7.1.4.   Raffreddare  sotto  il  rubinetto  e,  durante  il
                  raffreddamento,   aggiungere  20  g  di  idrato  di
                  potassio in pastiglie (5.2) a piccole porzioni,  in
                  modo   da  evitare  l'ebollizione  del  liquido  ed
                  eventuali perdite per spruzzi;
          7.1.5.  Raffreddare completamente ed aggiungere  20  ml  di
                  alcool   etilico   (5.3),  lavando  le  pareti  del
                  pallone; scaldare di nuovo su  bagnomaria  bollente
                  per  45  minuti, con refrigerante a ricadere (6.5),
                  agitando spesso;
          7.1.6.  Togliere il pallone dal bagnomaria,  aggiungere  25
                  ml di acqua fredda, mescolare e raffreddare.
    7.2.  Estrazione
          7.2.1.   Aggiungere 50 ml di etere etilico (5.4), agitare e
                  trasferire in un imbuto separatore da 500 ml (6.6).
          7.2.2.  Lavare il pallone successivamente con 25 ml e 10 ml
                  di etere etilico, e con 50 ml  della  soluzione  di
                  idrato  di  potassio  all'1%  (5.5),  aggiungendo i
                  lavaggi nell'imbuto separatore.
          7.2.3.  Ruotare l'imbuto separatore per  circa  un  minuto,
                  evitando   la   formazione  di  emulsioni;  lasciar
                  separare le fasi.
          7.2.4.    Trasferire  lo  strato  inferiore  in  un  imbuto
                  separatore da 250 ml (6.7), trattenendo l'eventuale
                  emulsione.
          7.2.5.    Lavare  lo strato etereo rimasto nel primo imbuto
                  separatore con 5 ml della soluzione  di  idrato  di
                  potassio  (5.5)  e  raccogliere  nuovamente la fase
                  acquosa nel secondo imbuto separatore.
          7.2.6.  Versare 25 ml di etere etilico nel  secondo  imbuto
                  separatore ed agitare per un minuto.
          7.2.7.    Dopo  conveniente  riposo,  eliminare  lo  strato
                  inferiore e travasare  la  fase  eterea  nel  primo
                  imbuto  separatore, lavando il secondo con 10 ml di
                  etere.
          7.2.8.  Lavare la soluzione eterea per tre volte con 50  ml
                  della   soluzione  di  idrato  di  potassio  (5.5),
                  trattenendo    ancora    nell'imbuto     separatore
                  l'eventuale emulsione.
          7.2.9.    Lavare  per  altre  due  volte con 50 ml di acqua
                  distillata.
          7.2.10. Raccogliere la soluzione eterea nel pallone (6.3) e
                  lavare  tre  volte  l'imbuto separatore con 5 ml di
                  etere, aggiungendo i lavaggi nel pallone.
          7.2.11. Evaporare l'estratto nel pallone  su  bagnomaria  o
                  con   evaporatore   rotante   (6.16),   completando
                  l'essiccamento  in  stufa   (6.8)   a   100   gradi
                  centigradi per 30 minuti.
    7.3.  Precipitazione e determinazione
          7.3.1.  Sciogliere il residuo in 5 ml di acetone.
          7.3.2.  Filtrare sotto vuoto attraverso il filtro con setto
                  poroso  (6.10)  raccogliendo  nella  beuta da vuoto
                  (6.11); lavare tre  volte  con  5  ml  di  acetone,
                  curando di non superare in totale i 20 ml.
          7.3.3.    Aggiungere  la  soluzione  di  digitonina  (5.9),
                  agitando leggermente, quindi lasciar  riposare  per
                  30 minuti.
          7.3.4.    Aggiungere  25  ml di acqua riscaldata a 60 gradi
                  centigradi e  lasciare  raffreddare  a  temperatura
                  ambiente.
          7.3.5.    Introdurre  nel crogiolo a fondo poroso (6.12) un
                  dischetto di carta da filtro (6.13)  che  ne  copra
                  esattamente  il  fondo (allo scopo di facilitare il
                  distacco   del    precipitato    dopo    la    fine
                  dell'analisi).  Essiccare  in  stufa  a  100  gradi
                  centigradi, raffreddare e pesare.
          7.3.6.  Filtrare il precipitato di digitonide attraverso il
                  crogiolo, lavando  parecchie  volte  la  beuta  con
                  pochi  ml di acetone, e curando di recuperare tutto
                  il precipitato aderente alle pareti.
          7.3.7.  Lavare il precipitato tre volte con 5 ml di acetone
                  e due volte con 5 ml di etere.
          7.3.8.  Essiccare in stufa a 100 gradi  centigradi  per  45
                  minuti, raffreddare e pesare.
8.  Espressione dei risultati
    8.1.    Calcolare  la  quantita'  di steroli su 100 g di sostanza
          secca mediante la formula:
                 (p - po) . 100       100
Steroli % s.s. = _______________ . ________ . 0,243
                       c           100 - U
dove:
po    = peso del crogiolo vuoto;
p     = peso del crogiolo + precipitato;
c     = peso del campione;
U     = umidita' percentuale del campione;
0,243 = rapporto steroli/digitonide.
    8.2.  Calcolare il numero di uova per kg di sfarinato mediante la
          formula:
                       S - 0,050
                 N = _____________
                        0,025
dove:
N     = numero di uova;
S     = contenuto di steroli nella pasta, % s.s.;
0,050 = contenuto medio di steroli nello sfarinato, % s.s.;
0,025 = quantita' media di steroli, % s.s., derivante dall'aggiunta
        di un uovo del peso di 50 g per chilogrammo di sfarinato.
9.  Ripetibilita'
    La  differenza  tra i risultati di due determinazioni, effettuate
simultaneamente o in rapida successione dallo  stesso  analista,  non
deve superare il 3%.
 
 
 
 
                                                             ALLEGATO
         METODI UFFICIALI DI ANALISI DEI CEREALI E DERIVATI
                         (Supplemento n. 4)
DETERMINAZIONE DEL CONTENUTO IN FIBRA ALIMENTARE TOTALE NEI CEREALI E
DERIVATI
1.  Scopo e campo di applicazione
    Il metodo e' applicabile  alla  determinazione  quantitativa  del
contenuto  in  fibra  alimentare totale negli sfarinati dei cereali e
nei prodotti derivati.
2.  Riferimenti
    A.O.A.C. Official Methods of Analysis, XV ed., (1990), 985, 29.
3.  Definizione
    Viene  definita  fibra  alimentare   l'insieme   delle   sostanze
commestibili  di  origine  vegetale che di norma non sono idrolizzate
dagli enzimi secreti dall'apparato digerente dell'uomo.
4.  Principio
    Il campione viene enzimaticamente digerito in presenza  di  alfa-
amilasi  stabile  al calore, proteasi ed amiloglucosidasi, in modo da
rimuovere le proteine e l'amido; dopo precipitazione con etanolo,  il
residuo  viene  filtrato  ed  essiccato.  Il  peso di questo residuo,
detratte le ceneri e le  rimanenti  proteine,  costituisce  la  fibra
alimentare totale.
5.  Reattivi
    5.1.    Alfa-amilasi stabile al calore (es. Termamyl, da Bacillus
          licheniformis, att. appr. 1500 U/ml);
    5.2.     Proteasi  (es.   Subtilisin   Carlsberg,   da   Bacillus
          licheniformis, att. appr. 10 U/mg di solido). Preparare una
          soluzione  di 50 mg in 1 ml di tampone fostato (5.4) subito
          prima dell'uso;
    5.3.   Amiloglucosidasi da Aspergillus  niger,  att.  appr.  3000
          U/ml;
    5.4.    Tampone  fosfato 0.08 M, pH 6.0.  Sciogliere in 700 ml di
          acqua distillata 1,40 g di Na2HPO4  anidro  (o  1,75  g  di
          biidrato)  e  9,68  g  di  Na2HPO4 monoidrato (o 10,94 g di
          biidrato): Portare il volume a 1 litro e aggiustare il pH a
          6,0 con aggiunte di NaOH o H3PO4;
    5.5.  NaOH 0,275 N.
          Sciogliere 11,0 g di NaOH in acqua distillata e portare  ad
          1 litro;
    5.6.  HCl 0,325 N:
          Diluire 28,8 ml di HCl 37% ad 1 litro con acqua distillata;
    5.7.  Etanolo 95% (v/v);
    5.8.  Etanolo 78% (v/v).
          Porre  in  un  matraccio  tarato da 1 litro 207 ml di acqua
          distillata; portare a volume con etanolo 95%,  miscelare  e
          portare di nuovo a volume, se necessario, con etanolo 95%;
    5.9.    Celite  545  trattata  con  acido  cloridrico,  lavata ed
          essiccata o farina fossile analoga;
    5.10. Acetone per analisi;
    5.11. Etere etilico per analisi.
6.  Apparecchiatura
    6.1.  Bilancia analitica con precisione di 0,1 mg.
    6.2.  pHmetro.
    6.3.  Macinello da laboratorio.
    6.4.  Bagnomaria.
    6.5.      Bagnomaria  termostatato  a  60  gradi  centigradi  con
          agitatore.
    6.6.  Pompa per vuoto.
    6.7.  Muffola per incenerimento a 525 gradi centigradi.
    6.8.  Crogioli filtranti porosita' 2 (40-60 (m greco)m).
    6.9.  Bicchieri a forma alta da 600 ml.
    6.10. Micropipette da 100 e 300 (m greco)l.
    6.11. Essiccatori da lavoratorio.
    6.12. Stufa da vuoto.
    6.13. Beute da vuoto.
7.  Campionamento
    Preparare un campione da laboratorio secondo le norme vigenti per
i prodotti in questione.
8.  Procedimento
    8.1.  Allestire un bianco, sul quale verranno eseguite  tutte  le
          operazioni  a  partire  dal  punto  8.4, per determinare il
          contributo dei reagenti al peso del residuo.
    8.2.  Se il campione contiene una  quota  lipidica  superiore  al
          10%,  sgrassare  lavando  per  tre volte con 25 ml di etere
          etilico (5.11). Della quantita' di grasso  estratto  dovra'
          essere tenuto conto nell'espressione finale del risultato.
    8.3.    Omogenizzare accuratamente il campione e seccarlo per una
          notte in stufa sotto vuoto a  70  gradi  centigradi,  o  in
          stufa normale a 105 gradi centigradi; quindi raffreddare in
          essiccatore  e  macinare  a  finezza  inferiore  a  300  (m
          greco)m.  Essiccare  di  nuovo  brevemente   in   stufa   e
          conservare in essiccatore fino al momento della pesata.
    8.4.    Per  ogni determinazione (il valore finale deve risultare
          dalla media di almeno due determinazioni) pesare in  doppio
          circa  1  g di campione (le due pesate non devono differire
          di piu' di 20 mg) e  introdurlo  in  bicchiere  da  600  ml
          pretarato,  unitamente a 50 ml di tampone fosfato (5.4) e a
          100  (m   greco)l   di   alfa-amilasi   (5.1),   miscelando
          accuratamente.  Introdurre  i  bicchieri,  coperti  con  un
          foglio  di  alluminio,  nel  bagnomaria  bollente  (6.4)  e
          tenerveli  per  15  minuti  oltre  il  tempo  necessario  a
          raggiungere, nella sospensione, la  temperatura  di  95-100
          gradi centigradi, agitando delicatamente ogni 5 minuti.
    8.5.    Raffreddare fino a temperatura ambiente e portare il pH a
          7,5 (piu' o meno) 0,2 con NaOH 0,275  N  (5.5);  aggiungere
          0,1   ml  della  soluzione  di  proteasi  (5.2),  miscelare
          accuratamente ed incubare per 30 minuti in bagnomaria a  60
          gradi centigradi (6.5) con agitazione continua.
    8.6.  Raffreddare fino a temperatura ambientale e portare il pH a
          4,0  -  4,6  con  HCl  0,325  N (5.6); aggiungere 300 ul di
          amiloglucosidasi (5.3), miscelare accuratamente, coprire il
          bicchiere con un foglio di alluminio  ed  incubare  per  30
          minuti  in  bagnomaria  a  60  gradi  centigradi  (6.5) con
          agitazione continua.
    8.7.    Preparare i crogioli trattandoli come segue: collocare in
          ciascun crogiolo 0,5 g di  celite  (5.9),  condizionare  in
          muffola  a  525  gradi centigradi per 1 ora, raffreddare in
          essiccatore e pesare con precisione di  0,1  mg;  prima  di
          eseguire  la  filtrazione  del  campione,  ridistribuire la
          celite nel crogiolo, usando alcuni millilitri di etanolo al
          78% (5.8) e, mediante  aspirazione,  formare  un  letto  di
          filtrazione  che  permetta  poi  una  facile  rimozione del
          materiale.
    8.8.  Portare il peso della miscela enzimatica  nel  bicchiere  a
          100 g con acqua distillata.
    8.9.    Aggiungere 400 ml di etanolo al 95% (5.7) preriscaldato a
          60  gradi  centigradi   (misurare   il   volume   dopo   il
          riscaldamento)   e   lasciar   precipitare   per  1  ora  a
          temperatura ambiente.
    8.10. Filtrare attraverso il crogiolo in beuta da vuoto;  qualora
          vi  fossero  difficolta'  nella  filtrazione,  puo'  essere
          opportuno rimuovere la pellicola, che si  forma  sul  fondo
          del  crogiolo,  con l'ausilio di una bacchetta o applicando
          saltuariamente una contropressione. Lavare il  residuo  tre
          volte  con  20 ml di etanolo al 78%, due volte con 10 ml di
          etanolo al 95% e due volte con 10 ml di acetone (5.10).
    8.11. Essiccare i crogioli per una notte a 70 gradi centigradi in
          stufa sotto vuoto o a 105  gradi  centigradi  in  stufa  ad
          aria.
    8.12.  raffreddare  in essiccatore e pesare con precisione di 0,1
          mg;  sottrarre  la  tara  del  crogiolo  con  la  celite  e
          registrare il peso del residuo.
    8.13. Determinare su uno dei residui le proteine usando il metodo
          di Kjehldal, con fattore 5,70 per la conversione dell'azoto
          in proteina.
    8.14.  Incenerire  il  secondo residuo in muffola per 5 ore a 525
          gradi centigradi; raffreddare in essiccatore e  pesare  con
          precisione di 0,1 mg. Sottrarre la tara del crogiolo con la
          celite per determinazione le ceneri.
9.  Espressione dei risultati
    9.1.  Valore del bianco:
                            _________________________________________
                            |         |         |         |         |
                            |    a    |    b    |    c    |    d    |
____________________________|_________|_________|_________|_________|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara (crogiolo + celite)    |    |    |    |    |    |    |    |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara + residuo              |    |    |    |    |    |    |    |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Peso del residuo            | R1 | R2 | R1 | R2 | R1 | R2 | R1 | R2 |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Proteine (P)                |    |  X |    |  X |    |  X |    |  X |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara + ceneri               |  X |    |  X |    |  X |    |  X |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Ceneri (A)                  |  X |    |  X |    |  X |    |  X |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |         |         |         |         |
Bianco                      |         |         |         |         |
____________________________|_________|_________|_________|_________|
                                        R1 + R2
                             Bianco = __________ - P - A
                                           2
    9.2.  Campione
                            _________________________________________
                            |         |         |         |         |
                            |    1    |    2    |    1    |    2    |
____________________________|_________|_________|_________|_________|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Peso del campione           | m1 | m2 | m1 | m2 | m1 | m2 | m1 | m2 |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara (crogiolo + celite)    |    |    |    |    |    |    |    |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara + residuo              |    |    |    |    |    |    |    |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Peso del residuo            | R1 | R2 | R1 | R2 | R1 | R2 | R1 | R2 |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Proteine (P)                |    |  X |    |  X |    |  X |    |  X |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Tara + ceneri               |  X |    |  X |    |  X |    |  X |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |    |    |    |    |    |    |    |    |
Ceneri (A)                  |  X |    |  X |    |  X |    |  X |    |
____________________________|____|____|____|____|____|____|____|____|
                            |         |         |         |         |
Bianco (B)                  |         |         |         |         |
____________________________|_________|_________|_________|_________|
                            |         |         |         |         |
Fibra alimentare totale %   |         |         |         |         |
____________________________|_________|_________|_________|_________|
                                    R1 + R2
                                  __________ - P - A - B
                                       2
Fibra alimentare totale % s.s. = ______________________ . 100
                                      m1 + m2
                                     _________
                                         2
    9.3.  Ripetibilita'
          La   differenza  tra  i  risultati  di  due  determinazioni
          effettuate simultaneamente o in  rapida  successione  dallo
          stesso analista non deve superare:
          - il 15% del valore aritmetico medio per quantita' di fibra
            alimentare totale fino al 4,5%;
          - il 10% per quantita' di fibra alimentare totale superiori
            al 4,5%.
METODO  PER LA DETERMINAZIONE DELL'ACIDO ASCORBICO (VITAMINA C) NELLE
FARINE
1.  Scopo e campo di applicazione
    Il metodo e' applicabile alla determinazione dell'acido ascorbico
(vitamina C) nelle farine, in assenza di altre sostanze riducenti.
2.  Riferimenti
    A.O.A.C. Official Methods of Analysis, 15o ed. (1990), 967, 21.
3.  Principio
    L'acido  ascorbico  riduce   l'indicatore   di   ossido-riduzione
2,6-diclorofenoloindofenolo  al  leucoderivato incolore; al punto fi-
nale, l'iniziale eccesso di indicatore colora in rosa la soluzione in
ambiente acido.
    L'estrazione e la titolazione vengono effettuate in  presenza  di
acido  metafosforico  ed acido acetico, per mantenere l'acidita' piu'
adatta alla reazione.
4.  Apparecchiature
    4.1.  Bilancia analitica.
    4.2.  Centrifuga.
    4.3.  Tubi per centrifuga da 100 ml.
    4.4.  Buretta graduata da 25 ml - 1/20.
    4.5.  Omogeneizzatore Ultraturrax o equivalente.
5.  Reattivi
    5.1.  Soluzione di estrazione.
          Sciogliere, agitando, 15 g di acido metafosforico in 40  ml
          di  acido  acetico glaciale e 200 ml di acqua distillata in
          un matraccio tarato da 500 ml. Portare a volume e  filtrare
          su filtro a pieghe. Conservare in frigorifero; preparare di
          fresco ogni otto giorni.
    5.2.  Soluzione standard di acido ascorbico.
          Pesare esattamente 100 mg di acido ascorbico, conservato in
          essiccatore  e al riparo dalla luce, in un matraccio tarato
          da 100 ml.  Sciogliere e portare a volume con la  soluzione
          (5.1) immediatamente prima dell'uso.
    5.3.  Soluzione standard di 2,6-diclorofenoloindofenolo.
          5.3.1.  Sciogliere  250  mg  di 2,6-diclorofenoloindofenolo
                 sale sodico in 300 ml di acqua  distillata  a  30-40
                 gradi  centigradi  C,  in un matraccio tarato da 500
                 ml. Dopo raffreddamento portare a volume e  filtrare
                 su  filtro a pieghe raccogliendo in bottiglia scura.
                 Conservare in frigorifero e preparare di fresco ogni
                 otto giorni.
          5.3.2.  In  alcuni  casi,  prodotti  di decomposizione gia'
                 presenti  nell'indofenolo,  o  che  si  formano   in
                 soluzione,  possono  rendere  incerto  il  punto  di
                 viraggio.  Controllare  aggiungendo,  a  15  ml   di
                 soluzione,  5  ml  di  soluzione di estrazione (5.1)
                 contenente un eccesso  di  acido  ascorbico.  Se  la
                 soluzione  ridotta  non  e'  praticamente  incolore,
                 scartare e preparare di nuovo il reattivo.
          5.3.3. Trasferire tre aliquote da 5 ml della  soluzione  di
                 acido  ascorbico  (5.2) in matracci conici da 50 ml.
                 Titolare rapidamente con la soluzione standard (5.3)
                 fino a che una colorazione rosa, leggera  ma  netta,
                 sia  persistente per piu' di 5 secondi. Esprimere il
                 titolo come mg di acido  ascorbico/ml  di  reattivo.
                 Ripetere il titolo quotidianamente, con soluzione di
                 acido ascorbico preparata di fresco.
6.  Campionamento
    Preparare  un  campione  di  laboratorio  in accordo con le norme
vigenti per i prodotti in questione.
7.  Procedimento
    7.1.   Pesare esattamente circa 5  g  del  campione  in  tubo  da
          centrifuga (4.3).
    7.2.    Stemperare  in circa 40 ml di soluzione (5.1), aiutandosi
          con una bacchetta di vetro.
    7.3.   Passare  all'omogeneizzatore  (4.5)  per  20  secondi;  al
          termine  lavare  l'asta  dello  strumento  con la soluzione
          (5.1).
    7.4.  Centrifugare a 1000 giri/min. per dieci minuti.
    7.5.  Travasare il surnatante in un matraccio conico da 250 ml.
    7.6.  Ripetere l'estrazione e la centrifugazione con altri 40  ml
          di soluzione (5.1).
    7.7.    Riunire gli estratti e titolare rapidamente con soluzione
          (5.3) fino a colorazione  rosa  persistente  per  almeno  5
          secondi.
8.  Calcolo
    Calcolare il contenuto di acido ascorbico con la formula:
           a . k. 100
    C  =  _____________
                P
dove:
C = acido ascorbico mg/100g;
a = ml di soluzione 5.3 impiegati;
k = titolo della soluzione 5.3;
P = peso del campione in grammi.
9.  Ripetibilita'
    La  differenza  tra  i risultati di due determinazioni effettuate
simultaneamente o in rapida successione  dallo  stesso  analista  non
deve essere superiore al 1%.
         DETERMINAZIONE DELLE IMPURITA' SOLIDE (FILTH-TEST)
          NEGLI SFARINATI E NEI PRODOTTI DI TRASFORMAZIONE
1.  Scopo e campo di applicazione
    La  presente norma specifica una metodica di determinazione delle
impurita' solide nelle farine e nelle semole di cereali  e  nei  loro
prodotti di trasformazione.
2.  Definizione
    Sono  definite  impurita'  solide le impurita' di origine animale
(uova, larve, ninfe o adulti di insetti e  loro  frammenti,  acari  e
loro  frammenti,  peli  di roditori e loro frammenti, peli di ovini e
loro frammenti, peli umani e loro  frammenti),  di  origine  vegetale
(peli e fibre vegetali e loro frammenti), di origine sintetica (fibre
sintetiche  e  loro  frammenti,  frammenti  di plastica) separate dai
prodotti nelle condizioni specificate nella presente norma.
3.  Principio
    Il  campione   e'   sottoposto   a   digestione   acetico-nitrica
all'ebollizione;  le impurita' presenti sono separate per flottazione
con alcool e benzina in beuta Wildman e raccolte su carta  da  filtro
mediante filtrazione sotto vuoto con imbuto Buchner.
    Il  materiale  sul  filtro viene osservato al microscopio a basso
ingrandimento e, se  necessario,  le  impurita'  vengono  raccolte  e
montate  su  vetrino  con  il liquido di Faure per la osservazione al
microscopio composto.
4.  Reattivi
    Tutti i reattivi devono essere di qualita'  analitica  e  l'acqua
deve essere distillata o deionizzata o di purezza equivalente.
    4.1.  Acido acetico diluito al 30%;
    4.2.  Acido nitrico 65% (d20 = 1,4);
    4.3.  Alcool isoamilico;
    4.4.  Alcool etilico al 60%;
    4.5.    Benzina  purificata  o  etere  di petrolio (intervallo di
          ebollizione 60-80 gradi centigradiC);
    4.6.  Liquido di Faure, della seguente composizione:
          - idrato di cloralio        100 g;
          - acqua distillata          150 g;
          - glicerina                  40 g;
          - gomma arabica              60 g.
           Filtrare prima dell'uso con una tela da filtro a maglie di
           apertura 10-11 (m  greco)m  al  massimo,  resistente  agli
           acidi ed ai solventi (naylon o polietilene).
5.  Apparecchiatura
    Materiale di laboratorio di uso corrente:
    5.1.  Cappa aspirante;
    5.2.  Cristallizzatore o bacinella, capacita' 5 litri, di altezza
          leggermente inferiore al collo della beuta (5.4);
    5.3.  Ancoretta magnetica;
    5.4.  Beuta da 1 litro a collo smerigliato;
    5.5.  Imbuto in vetro per polveri, diametro 10 cm;
    5.6.  Refrigerante ad aria, altezza 1 m;
    5.7.  Beuta Wildman da 1 litro;
    5.8.  Imbuto Buchner, diametro 10 cm, montato su beuta da vuoto;
    5.9.    Dischi  di  carta  da filtro quadrettata, diametro 10 cm.
          Qualora non si disponga di dischi quadrettati, e' opportuno
          tracciare sulla carta, con matita a mina dura, un  reticolo
          con  linee  distanti  circa  15  mm,  al fine di facilitare
          l'osservazione al microscopio.
    5.10. Cilindri graduati da 500 ml a 50 ml;
    5.11. Pipetta graduata da 10 ml;
    5.12. Bilancia con precisione di 0.1 g;
    5.13. Spatola a manico lungo;
    5.14.   Microscopio   ottico   o  microscopio  stereoscopico  con
          ingrandimenti vicini ai 25x e 50x;
    5.15. Microscopio composto, con ingrandimenti 100x, 600x;
    5.16. Capsula Petri di 120 mm di diametro;
    5.17. Ago fine, in acciaio, montato su manico porta ago;
    5.18. Pinzetta in acciaio;
    5.19. Agitatore magnetico, riscaldante;
    5.20. Pompa da vuoto, che  permetta  di  ottenere  una  pressione
          residuale inferiore a 10 mbar;
    5.21.  Film  di  protezione estensibile, paraffinato o in materia
          plastica;
    5.22. Zavorra per vetreria.
6.  Campionamento
    Preparare un campione di laboratorio, del peso minimo di  600  g,
secondo  le  norme vigenti per i prodotti in questione. I campioni di
laboratorio vanno conservati a temperatura non superiore ai 10  gradi
centigradi.
    Le  apparecchiature  usate  per  la  campionatura  devono  essere
accuratamente pulite  dopo  ogni  operazione,  ad  esempio  con  aria
compressa filtrata ed evitando l'uso di materiali tessili.
7.  Procedimento
    Le manipolazioni devono essere effettuate in un locale pulito, al
riparo dalle correnti d'aria, o meglio sotto una cappa non ventilata.
    Dopo  l'utilizzazione,  il materiale deve essere lavato con acqua
filtrata e, dopo asciugatura, ricoperto con un film di protezione.
    7.1.  Prelievo del campione per analisi
          Omogeneizzare il campione per laboratorio  all'interno  del
          suo contenitore con l'aiuto della spatola (5.13); pesare 50
          g di campione prelevandolo in piu' punti e introdurli nella
          beuta (5.4) mediante l'imbuto (5.5).
          Effettuare   due   determinazioni   per  ogni  campione  di
          laboratorio.
    7.2.  Idrolisi acetico-nitrica
          Deporre  un'ancoretta  magnetica  nella  beuta  insieme  al
          campione.   Aggiungere, sotto cappa aspirante (5.1), 300 ml
          di acido acetico (4.1), 15 ml di acido nitrico (4.2) e  3-4
          ml  di  alcool isoamilico (4.3) come antischiuma. Innestare
          il  refrigerante  (5.6)  sulla   beuta   per   evitare   la
          dispersione  dei  vapori, mettere in funzione l'agitatore e
          la    piastra     riscaldante     portando     gradatamente
          all'ebollizione.  Lasciar  bollire per 5-10 minuti, fino ad
          idrolisi completa del campione.
          Ricoprire la  beuta  con  il  film  di  protezione  (5.21),
          introdurla,   appesantita   con   la  zavorra  (5.22),  nel
          cristallizzatore (5.2), raffreddandola con una circolazione
          di acqua fredda fino a temperatura ambiente.
    7.3.  Separazione delle impurita'
          Trasferire  la  soluzione  nella  beuta  Wildman  (5.7)   e
          sciacquare  ripetutamente  con alcool (4.4) la beuta in cui
          e'  avvenuta  la  digestione,  al  fine  di  rimuovere   le
          impurita'   eventualmente  rimaste  aderenti  alle  pareti;
          trasferire  i  lavaggi  nella  beuta  Wildman.   Aggiungere
          ancora nella beuta Wildman alcool al 60% fino a  un  volume
          di  circa  700 ml, poi 30-40 ml di benzina (4.5) e di nuovo
          alcool al 60% fino a raggiungere  i  2/3  del  collo  della
          beuta.  Agitare  vigorosamente  e  lasciar  riposare  per 5
          minuti; agitare di nuovo leggermente, ad  intervalli  di  1
          minuto, per favorire la flottazione, nel collo della beuta,
          della  benzina  e  delle  impurita'  presenti,  che vengono
          trascinate in superficie.
    7.4.  Filtrazione
          Mediante il tappo di gomma  intrappolare  nel  collo  della
          beuta  Wildman lo strato di benzina che contiene la maggior
          parte  delle  impurita'  presenti  e  versarlo  nell'imbuto
          Buchner  (5.8)  nel  quale, mediante la pinzetta (5.18), e'
          stato posto un disco di carta da filtro (5.9)  bagnato  con
          acqua   distillata,  e  fatto  aderire  al  fondo  mediante
          aspirazione.
          Aggiungere  nuovamente  benzina  alla  soluzione  contenuta
          nella  beuta  Wildman,  agitare,  lasciar  riposare  per  5
          minuti, intrappolare e filtrare lo strato  superiore  nello
          stesso imbuto, sempre sotto aspirazione.
          Ripetere  una  terza  volta,  con  le  stesse modalita', le
          operazioni  di  flottazione  e  di  filtrazione.  Asciugare
          sottovuoto  la  carta  da  filtro, estrarla dall'imbuto con
          l'aiuto della pinzetta (5.18)  e  deporla  in  una  capsula
          Petri (5.16).
    7.5.  Esame microscopico
          Esaminare  la  carta da filtro al microscopio stereoscopico
          (5.14), procedendo  all'identificazione  ed  al  censimento
          delle    impurita'   presenti,   striscia   per   striscia.
          L'operatore deve essere in grado di riconoscere le parti di
          insetti  o  di  acari  dispersi  sul  filtro  in  mezzo  ai
          frammenti  di  pericarpo  contenuti,  in  maggiore o minore
          quantita', nel campione.
          La prima osservazione va fatta a 25x-50x,  eventualmente  a
          75x-80x per le particelle di dubbia identificazione.
          L'identificazione  dei  frammenti  puo'  essere  facilitata
          saggiando con un ago (5.17) le differenti materie organiche
          e sistemandole su una zona pulita del  filtro,  per  meglio
          confrontarle.
          Ove  le dimensioni o le caratteristiche delle impurita' non
          consentano ancora il loro  riconoscimento,  approntare  dei
          preparati  microscopici  montando i frammenti su un vetrino
          con il  liquido  di  Faure  (4.6),  per  l'osservazione  al
          microscopio  composto  (5.15),  a  piu' forti ingrandimenti
          (100x, 600x). E' possibile in questo modo il riconoscimento
          di impurezze come peli di vertebrati, barbule  di  uccelli,
          ecc..
          Contare  i  frammenti  identificati  per  ogni categoria di
          impurita' prevista dal certificato d'analisi.
          Le impurita' che non sono di origine  animale  non  vengono
          contate  ma  indicate  nel  certificato  d'analisi  con  un
          commento dettagliato (esempio: fili colorati  di  materiale
          sintetico, pezzi metallici, particella minerale ecc.).
8.  Espressione dei risultati
    Per  ogni  filtro,  annotare il numero delle impurita' di origine
animale per i seguenti tipi:
     - peli di roditori o loro frammenti;
     - insetti interi (larve, ninfe o adulti);
     - frammenti di insetti (ivi comprese le squame di  Lepidotteri),
       uova di insetti, acari interi e loro frammenti.
    Specificare  separatamente  nelle osservazioni, se necessario, la
ripartizione delle impurita' animali dell'ultima categoria secondo  i
tipi seguenti:
     - frammenti di insetti;
     - uova di insetti;
     - squame di Lepidotteri;
     - acari interi;
     - frammenti di acari.
    Se le condizioni di ripetibilita' sono soddisfatte (9), esprimere
separatamente  i  risultati  dei  due  prelievi del campione. In caso
contrario, effettuare due nuove determinazioni dopo  omogeneizzazione
del campione di laboratorio.
    Nel  caso invece si siano trovati almeno un pelo di roditore o un
frammento di pelo in uno dei due prelievi  del  campione,  effettuare
quattro nuove determinazioni.
    Esprimere separatamente i risultati per le sei determinazioni.
9.  Ripetibilita'
    La  differenza  tra  i risultati di due determinazioni effettuate
simultaneamente o in rapida successione dallo stesso  operatore,  non
deve essere superiore a 10 frammenti.
10. Certificato di analisi
    Nel  certificato  di  analisi  devono  essere riportate almeno le
caratteristiche delle impurita' solide indicate nell'allegato A.
    Devono, inoltre, essere menzionati tutti i  dettagli    operativi
non  previsti  nella  presente  norma  o  facoltativi e gli eventuali
incidenti che possono aver influito sui risultati.
Allegato A (informativo)
Modello del certificato d'analisi
                DETERMINAZIONE DELLE IMPURITA' SOLIDE
IDENTIFICAZIONE DEL CAMPIONE
RISULTATI DEI CONTEGGI
_____________________________________________________________________
       Prove di analisi              1     2     3     4     5     6
                                                   se sono presenti
                                                   peli di roditori
_____________________________________________________________________
Pelo di roditore
_____________________________________________________________________
Insetti interi
_____________________________________________________________________
Frammenti di insetti (squame
comprese) o acari interi o
pezzi di acari
_____________________________________________________________________
a) Commentare:
    - il modo in cui si e' operato;
    - lo sviluppo dell'analisi.
b)  Per le impurita' diverse da quelle animali indicare il numero per
   ciascun tipo.
Osservazioni:
Data di analisi
 
 
 
 
                                                             ALLEGATO
         METODI UFFICIALI DI ANALISI DEI CEREALI E DERIVATI
                         (Supplemento n. 4)
     DETERMINAZIONE DEI DIFETTI DEL RISO SEMIGREGGIO O LAVORATO
1.  Scopo e campo d'applicazione
    Determinazione delle materie estranee, delle rotture,  dei  grani
difettosi, degli altri tipi di riso, nel riso (Oryza sativa L.) sotto
le forme seguenti: riso semigreggio, riso parboiled semigreggio, riso
lavorato, riso parboiled lavorato.
2.  Riferimenti
    UNI-ISO 7301: 1990. Riso - Caratteristiche qualitative.
    Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste: D.M. 3 febbraio 1992.
    Determinazione  della  denominazione  delle  varieta' di risone e
      delle
          corrispondenti varieta' di  riso  e  loro  attribuzioni  al
      gruppo di
          appartenenza per l'annata agraria 1990-91.
    Regolamento  CEE  n.  1418/76  del  Consiglio  del 21 giugno 1976
relativo all'organizzazione comune del mercato del riso.
    Legge 18 marzo 1958, n. 325. Disciplina del commercio interno del
riso.
3.  Definizioni
    Alcune delle definizioni di seguito  riportate,  sebbene  di  uso
generale,  possono  presentare differenze rispetto a quelle riportate
da Leggi o Regolamenti cui il  campione  in  esame  e'  eventualmente
soggetto, ed alle quali, nel caso, va fatto riferimento.
    3.1.  Riso greggio: riso vestito della lolla dopo trebbiatura.
    3.2.    Riso  semigreggio: riso greggio da cui e' stata asportata
          solo la lolla.
          I   processi   di   sbramatura   e    di    movimentazione,
          particolarmente  nel  riso  parboiled,  possono  comportare
          abrasioni del pericarpo.
    3.3.   Riso  lavorato:  riso  ottenuto  dopo  una  operazione  di
          lavorazione  che  consiste nel togliere al riso semigreggio
          tutto o parte del pericarpo e del germe. Esso  puo'  essere
          classificato secondo i gradi di lavorazione seguente:
          a)  riso  semilavorato: riso ottenuto dalla lavorazione del
             riso semigreggio ma ad  un  grado  non  sufficiente  per
             essere considerato riso lavorato - secondo grado;
          b)  riso  lavorato  -  secondo  grado:  riso ottenuto dalla
             lavorazione del riso semigreggio dal  quale  sono  stati
             asportati  una parte del germe, tutti gli strati esterni
             e gran parte di quelli interni del pericarpo;
           c) riso  lavorato  -  primo  grado:  riso  ottenuto  dalla
             lavorazione  del  riso  semigreggio dal quale sono stati
             asportati quasi tutto il germe, tutti gli strati esterni
             e gran parte di quelli interni  del  pericarpo,  nonche'
             parte dell'endosperma.
    3.4.      Riso   parboiled:  riso  nel  quale  l'amido  e'  stato
          completamente gelatinizzato per  bagnatura  con  acqua  del
          riso   greggio  o  del  riso  semigreggio,  seguito  da  un
          trattamento a caldo e da essiccazione.
    3.5.  Riso glutinoso: varieta' particolari di riso  i  cui  grani
          hanno aspetto bianco e opaco. L'amido del riso glutinoso e'
          costituito   quasi   interamente  da  amilopectina.  Ha  la
          tendenza ad ammassarsi dopo la cottura.
    3.6.  Dimensioni dei grani, delle rotture e dei frammenti
          3.6.1. Grano intero: grano senza alcuna parte mancante.
          3.6.2. Grano: grano la cui lunghezza e' superiore o  uguale
                 ai    tre   quarti   della   lunghezza   media   del
                 corrispondente grano intero.
          3.6.3. Rottura grossa: parte di grano la cui  lunghezza  e'
                 inferiore  ai  tre  quarti,  ma superiore alla meta'
                 della  lunghezza  media  del  corrispondente   grano
                 intero.
          3.6.4.  Rottura  media:  parte di grano la cui lunghezza e'
                 inferiore o  uguale  alla  meta',  ma  superiore  al
                 quarto  della  lunghezza  media  del  corrispondente
                 grano intero.
          3.6.5. Rottura piccola: parte di grano la cui lunghezza  e'
                 inferiore  o  uguale al quarto della lunghezza media
                 del corrispondente grano intero, ma  che  non  passa
                 attraverso un setaccio metallico a fori tondi di 1,4
                 mm di diametro.
          3.6.6.  Frammento:  parte  di grano che passa attraverso un
                 setaccio  metallico  a  fori  tondi  di  1,4  mm  di
                 diametro.
    3.7.    Materie  estranee:  materiali  estranei  organici  e  non
          organici, diversi dai grani di riso, interi o rotti:
          a) per  le  materie  estranee  organiche:  grani  estranei,
             lolla, pula, frammenti di paglia, ecc.;
          b)  per  le materie estranee non organiche: pietre, sabbia,
             terra, ecc.
    3.8.  Grani danneggiati da calore: grani o parti di grani la  cui
          colorazione  naturale e' cambiata per l'effetto del calore.
          Questa categoria comprende i grani o  parti  di  grani  che
          presentano  una colorazione gialla dovuta ad alterazione. I
          grani di riso parboiled in un lotto di riso non  parboiled,
          sono compresi in questa categoria.
    3.9.   Grani danneggiati: grani o parti di grani che mostrano  un
          evidente deterioramento provocato da umidita', predatori  o
          altre  cause,  ma  che non sono grani danneggiati da calore
          (3.8).
    3.10. Grani immaturi: grani o parti di grani non maturi  e/o  mal
          sviluppati.
    3.11.  Grani  gessati:  grani  o  parti di grani, eccetto il riso
          glutinoso, dei quali almeno i tre quarti  della  superficie
          presentano un aspetto opaco e farinoso.
    3.12.  Grani  rossi:  grani  o  parti  di  grani il cui pericarpo
          presenta una colorazione rossa su piu' di un  quarto  della
          superficie,  ma  che  non sono grani danneggiati dal calore
          (3.8)
    3.13.  Grani striati rossi: grani o parti di grani che presentano
          striature rosse la cui lunghezza e' superiore o uguale alla
          meta' della lunghezza del grano intero, ma che occupano una
          superficie inferiore ad un quarto della superficie totale.
    3.14. Packs: grani o parti di grani di riso parboiled  nei  quali
          piu' di un quarto della superficie presenta una colorazione
          nera o marrone scura.
    3.15.  Gruppo  merceologico:  raggruppamento, definito da Leggi o
          Regolamenti specifici, a cui un dato riso appartiene.
    3.16. Altri tipi di riso
          3.16.1. Il riso greggio  nel  riso  semigreggio,  nel  riso
                  semigreggio  parboiled  e  nel  riso lavorato e nel
                  riso lavorato parboiled.
          3.16.2. Il riso semigreggio nel riso semigreggio parboiled,
                  nel riso lavorato e nel riso lavorato parboiled.
          3.16.3. Il riso lavorato nel  riso  semigreggio  parboiled,
                  nel riso lavorato parboiled.
          3.16.4. Il riso glutinoso nel riso non glutinoso.
          3.16.5.  Il  riso di altro gruppo merceologico, nel riso di
                  un dato gruppo merceologico.
4.  Principio
    Separazione per selezione manuale  delle  materie  estranee,  dei
grani  difettosi  e  degli  altri  tipi di riso e loro determinazione
ponderale.
5.  Apparecchiature
    5.1.    Divisore  di  campioni,  tipo   campionatore   conico   o
          campionatore   a   cassetti   multipli   con   sistema   di
          distribuzione;
    5.2.  Setaccio metallico, o fori tondi di 1,4 mm di diametro;
    5.3.  Pinzette, bisturi e spazzolino;
    5.4.  Piccole ciotole;
    5.5.  Bilancia, con precisione di 0,01 g.
6.  Campionamento
    Il campionamento deve essere effettuato  conformemente  a  quanto
previsto da "Metodi ufficiali di analisi dei cereali".
7.  Procedimento
    Quando   un   grano   presenta   diversi   difetti,  deve  essere
classificato nella categoria dove il valore  massimo  ammesso  e'  il
piu' restrittivo.
    Tutte  le  parti  di  grani bloccati nei fori del setaccio devono
essere considerate come trattenute dal setaccio.
    I  caratteri  biometrici  sono  determinati  sulla   base   della
misurazione di almeno 100 grani interi presi a caso.
    7.1.  Preparazione del campione
          Miscelare  con  cura  il campione di laboratorio al fine di
          renderlo il piu' uniforme possibile, quindi  procedere,  se
          necessario,  alla  riduzione,  con  l'aiuto  di un divisore
          (5.1), fino a ottenere una quantita' di circa 800 g.
          Prender nota di eventuali odori particolari  o  estranei  a
          quello  del  riso, cosi' come la presenza di insetti vivi o
          morti,  di  loro  parti  o  escrementi  e  tutte  le  altre
          anomalie.
    7.2.  Determinazione
          Dividere  il  campione  per  l'analisi mediante l'aiuto del
          divisore (5.1) in due porzioni uguali di circa 400 g.
          Secondo il tipo di riso  da  esaminare:  riso  semigreggio,
          riso  lavorato, riso parboiled semigreggio o riso parboiled
          lavorato, seguire le modalita' operative adeguate descritte
          di seguito.
          7.2.1. Riso semigreggio (vedere schema 8.1)
          Pesare, con precisione di 0,1 g,  una  delle  porzioni  del
          campione  di  analisi  cosi' ottenuta e separare, riponendo
          nelle ciotole (5.4), le materie estranee  organiche  (3.7),
          le  materie  estranee non organiche (3.7) e il riso greggio
          (3.1). Pesare, con precisione di 0,01 g, le frazioni  cosi'
          ottenute.
          Dividere  la  seconda  porzione del campione d'analisi, con
          l'aiuto del divisore, in modo da ottenere quattro parti  di
          circa  100 g.   Pesare, con precisione di 0,01 g, una prima
          parte. Stenderla e separare,  ponendoli  nelle  ciotole,  i
          grani  danneggiati (3.9), i grani immaturi (3.10) e i grani
          rossi (3.12). Pesare, con precisione di 0,01 g, le frazioni
          cosi' ottenute.
          Pesare, con  precisione  di  0,01  g,  una  seconda  parte.
          Stenderla  e  separare, ponendole nelle ciotole, le rotture
          classificandole  in rotture grosse (3.6.3),  rotture  medie
          (3.6.4),  rotture  piccole  (3.6.5) e frammenti (3.6.6); la
          separazione  dei  frammenti  e  delle  rotture  piccole  e'
          effettuata   mediante   il   setaccio  (5.2).  Pesare,  con
          precisione di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.
          Procedere alla lavorazione di una terza porzione.
          Pesare con precisione di 0,01 g, il  riso  cosi'  ottenuto.
          Stenderla  e  separare,  ponendoli  nelle  ciotole, i grani
          danneggiati dal calore (3.8), i grani  gessati  (3.11),  il
          riso   glutinoso   (3.5)   ed   il  riso  di  altro  gruppo
          merceologico (3.15). Pesare, con precisione di 0,01  g,  le
          frazioni cosi' ottenute.
          7.2.2. Riso lavorato (vedere schema 8.2)
          Pesare,  con  precisione  di  0,1 g, una delle porzioni del
          campione d'analisi cosi'  ottenuta  e  separare,  riponendo
          nelle  ciotole  (5.4), le materie estranee organiche (3.7),
          le materie estranee non organiche (3.7) e il  riso  greggio
          (3.1)  e il riso semigreggio (3.2).  Pesare, con precisione
          di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.
          Dividere la seconda porzione del  campione  d'analisi,  con
          l'aiuto  del divisore, in modo da ottenere quattro parti di
          circa 100 g.
          Pesare,  con  precisione  di  0,01  g,  una  prima   parte.
          Stenderla  e  separare,  ponendoli  nelle  ciotole, i grani
          danneggiati da calore (3.8), i grani danneggiati  (3.9),  i
          grani  immaturi  (3.10),  i  grani  gessati (3.11), i grani
          rossi (3.12), i grani striati  di  rossi  (3.13),  il  riso
          glutinoso  (3.5)  ed  il  riso di altro gruppo merceologico
          (3.15). Pesare, con precisione di 0,01 g, le frazioni cosi'
          ottenute.
          Pesare, con  precisione  di  0,01  g,  una  seconda  parte.
          Stenderla  e  separare, ponendole nelle ciotole, le rotture
          classificandole  in rotture grosse (3.6.3),  rotture  medie
          (3.6.4),  rotture  piccole  (3.6.5) e frammenti (3.6.6); la
          separazione  dei  frammenti  e  delle  rotture  piccole  e'
          effettuata  mediante  il  setaccio   (5.2).   Pesare,   con
          precisione di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.
          Procedere  alla  lavorazione  di una terza porzione. Pesare
          con precisione di 0,01 g, il riso cosi' ottenuto. Stenderla
          e separare, ponendoli nelle ciotole,  i  grani  danneggiati
          dal calore (3.8), i grani gessati (3.11), il riso glutinoso
          (3.5)  ed  il  riso  di  altro  gruppo merceologico (3.15).
          Pesare,  con  precisione  di  0,01  g,  le  frazioni  cosi'
          ottenute.
          7.2.3.  Riso  parboiled  semigreggio  (vedere  schema  8.3)
                 Pesare, con precisione di 0,1 g, una delle  porzioni
                 del  campione  d'analisi  cosi' ottenuta e separare,
                 riponendo nelle ciotole (5.4), le  materie  estranee
                 organiche  (3.7),  le materie estranee non organiche
                 (3.7)  e  il  riso  greggio   (3.1).   Pesare,   con
                 precisione di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.
                 Dividere la seconda porzione del campione d'analisi,
                 con  l'aiuto  del  divisore,  in  modo  da  ottenere
                 quattro parti di circa 100 g.
                 Pesare, con precisione di 0,01 g, una  prima  parte.
                 Stenderla  e  separare,  ponendoli  nelle ciotole, i
                 grani danneggiati (3.9), i grani immaturi (3.10),  i
                 grani  rossi  (3.12),  e  il  riso  lavorato  (3.3).
                 Pesare, con precisione di 0,01 g, le frazioni  cosi'
                 ottenute.
                 Pesare, con precisione di 0,01 g, una seconda parte.
                 Stenderla  e  separare,  ponendole nelle ciotole, le
                 rotture classificandole  in rotture grosse  (3.6.3),
                 rotture  medie  (3.6.4),  rotture  piccole (3.6.5) e
                 frammenti (3.6.6); la separazione  dei  frammenti  e
                 delle  rotture  piccole  e'  effettuata  mediante il
                 setaccio (5.2). Pesare, con precisione di 0,01 g, le
                 frazioni cosi' ottenute.
                 Procedere alla lavorazione di  una  terza  porzione.
                 Pesare  con  precisione  di  0,01  g,  il riso cosi'
                 ottenuto.  Stenderla  e  separare,  ponendoli  nelle
                 ciotole,  i  grani  danneggiati dal calore (3.8), il
                 riso  glutinoso  (3.5),  il  riso  di  altro  gruppo
                 merceologico  (3.15)  e  i pecks (3.14). Pesare, con
                 precisione di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.
          7.2.4. Riso parboiled lavorato (vedere schema 8.4)
                 Pesare, con precisione di 0,1 g, una delle  porzioni
                 del  campione  d'analisi  cosi' ottenuta e separare,
                 riponendo nelle ciotole (5.4), le  materie  estranee
                 organiche  (3.7),  le materie estranee non organiche
                 (3.7) e il riso greggio (3.1) e il riso  semigreggio
                 (3.2).    Pesare,  con  precisione  di  0,01  g,  le
                 frazioni cosi' ottenute.
                 Dividere la seconda porzione del campione d'analisi,
                 con  l'aiuto  del  divisore,  in  modo  da  ottenere
                 quattro   parti   di  circa  100  g.    Pesare,  con
                 precisione di 0,01 g, una prima parte.  Stenderla  e
                 separare,   ponendoli   nelle   ciotole,   i   grani
                 danneggiati da calore  (3.8),  i  grani  danneggiati
                 (3.9),  i  grani  immaturi  (3.10),  i  grani  rossi
                 (3.12), i grani striati di  rosso  (3.13),  il  riso
                 lavorato  (3.3),  il  riso  glutinoso (3.5), il riso
                 appartenente ad altro gruppo merceologico (3.15) e i
                 pecks (3.14). Pesare, con precisione di 0,01  g,  le
                 frazioni  cosi'  ottenute. Pesare, con precisione di
                 0,01 g, una seconda  parte.  Stenderla  e  separare,
                 ponendole  nelle ciotole, le rotture classificandole
                 in rotture grosse (3.6.3),  rotture  medie  (3.6.4),
                 rotture  piccole  (3.6.5)  e  frammenti  (3.6.6); la
                 separazione dei frammenti e delle rotture piccole e'
                 effettuata mediante il setaccio (5.2).  Pesare,  con
                 precisione di 0,01 g, le frazioni cosi' ottenute.