(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Sant'Ilario dello Jonio  (Reggio  Calabria),  i  cui
organi   elettivi   sono   stati   rinnovati   nelle    consultazioni
amministrative del 27-28 maggio 2007, presenta forme di ingerenza  da
parte della criminalita'  organizzata  che  compromettono  la  libera
determinazione  e  l'imparzialita'  dell'amministrazione,   il   buon
andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio  per
lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    A seguito di un rapporto redatto nel mese di dicembre 2010  dalle
locali  forze  dell'ordine  che  aveva  evidenziato  una   serie   di
collegamenti e frequentazioni tra componenti degli  organi  politici,
dipendenti comunali e personaggi legati alla  locale  criminalita'  e
tenuto conto di alcune  informazioni  interdittive  emesse  ai  sensi
dell'art. 10 del decreto del Presidente  della  Repubblica  3  giugno
1998, n. 252 nei confronti di ditte operanti nell'ambito  del  comune
di Sant'Ilario dello Jonio,  il  Prefetto  di  Reggio  Calabria,  con
decreto del 2 aprile 2011,  successivamente  prorogato,  ha  disposto
l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art.  1,  comma  4,
del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12
ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. 
    Al termine delle indagini effettuate, la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il  Prefetto  di  Reggio  Calabria,  sentito  il  comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza  pubblica  integrato  con  la
partecipazione  del  Procuratore   della   Repubblica,   ha   redatto
l'allegata relazione in data 22 novembre 2011, che costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo  scioglimento  del
consiglio comunale. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  messo  in
rilievo una compagine politica caratterizzata,  al  suo  interno,  da
stretti vincoli  di  parentela,  affinita'  e  rapporti  di  amicizia
intercorrenti tra amministratori ed apparato burocratico oltre che da
collegamenti  e  frequentazioni  dei  menzionati  amministratori  con
persone contigue alle locali organizzazioni criminali. 
    In particolare nei confronti del primo cittadino,  che  ha  avuto
una condanna per falso ideologico, e di componenti della giunta  sono
state evidenziate ripetute frequentazioni con esponenti  della  cosca
mafiosa egemone. Per un assessore sono state anche messe  in  rilievo
cointeressenze  con  societa'   risultate   positive   ai   controlli
antimafia. 
    I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame
il  contesto  ambientale,  oltre  all'intero   andamento   gestionale
dell'amministrazione comunale nel periodo di riferimento. 
    Dalle  procedure  esaminate  emergono  i  caratteri   sintomatici
dell'ingerenza   della   criminalita'   organizzata   nei   confronti
dell'amministrazione comunale atteso che alcuni procedimenti, per  la
loro  deviazione  dai  principi  di  trasparenza,   imparzialita'   e
correttezza,  mostrano  quei  chiari  e   non   casuali   indizi   di
condizionamento da parte  della  criminalita'  organizzata  richiesti
dalla giurisprudenza  affinche'  possano  ritenersi  sussistenti  gli
elementi per l'adozione del provvedimento previsto dall'art. 143  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Molte delle procedure esaminate, in particolare quelle in materia
di contratti di appalto di lavori o  servizi  riferibili  all'attuale
amministrazione e in alcuni casi, per motivi di continuita', anche  a
quella precedente, presentano  aspetti  difformi  rispetto  a  quanto
previsto dalle direttive comunitarie e dal codice dei  contratti.  E'
stata inoltre riscontrata la mancanza di un'attivita' di vigilanza  e
controllo da  parte  dell'amministrazione  comunale,  in  particolare
nella fase di esecuzione delle opere pubbliche. 
    Elementi sintomatici  della  volonta'  dell'apparato  politico  e
gestionale  di  mantenere  rapporti  privilegiati  con  alcune  ditte
collegate alla locale criminalita' organizzata sono rinvenibili nella
ripetuta elusione  delle  disposizioni  in  materia  di  informazione
antimafia, circostanza questa che  ha  dato  luogo  ad  un  intreccio
politico amministrativo  affaristico  con  un  conseguente  sviamento
dell'azione  amministrativa  dai  principi  di   buon   andamento   e
correttezza. 
    Cio' ha consentito che appalti di lavori o forniture  di  beni  e
servizi  siano  stati  conferiti  a  societa'  gia'  destinatarie  di
certificazione interdittiva ai sensi del decreto del Presidente della
Repubblica   n.   252/1998   o   comunque   contigue   ad    ambienti
controindicati. 
    Significativa  in  tal  senso  e'  stata  l'assegnazione  di   un
sub-appalto alla societa' di cui e' titolare il  padre  del  sindaco,
risultata positiva ai controlli  antimafia  con  misura  interdittiva
confermata  in  sede  giurisdizionale  proprio  con  riferimento   ai
collegamenti con la cosca egemone. 
    La scarsa abitudine  al  rispetto  delle  regole,  funzionale  al
mantenimento di consolidati rapporti e  cointeressenze  tra  apparato
politico  e  burocratico  ed  esponenti  della  locale   criminalita'
organizzata e' emersa anche all'esito delle indagini esperite  presso
il settore deputato al rilascio delle licenze commerciali.  E'  stata
accertata  la  ripetuta  elusione  delle  verifiche  concernenti   la
sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge 31  maggio  1965,  n.
575. La relazione della commissione d'indagine ha messo in rilievo il
consistente numero di procedure, rispetto a quelle  esaminate,  nelle
quali  e'  stata   evidenziata   la   suddetta   violazione.   Alcune
autorizzazioni sono state rilasciate a  soggetti  con  precedenti  di
polizia, affiliati o contigui alle locali cosche e, in  alcuni  casi,
di pessima condotta morale e civile; uno di questi, per il quale sono
stati rilevati collegamenti con componenti del consiglio  comunale  e
dell'apparato burocratico, e' stato condannato per reato  associativo
e sottoposto a sorveglianza speciale di P.S. 
    Aspetti   che   evidenziano    uno    sviamento    dell'attivita'
amministrativa sono emersi anche per quanto attiene le  delibere  con
le quali il consiglio comunale ha disposto variazioni allo  strumento
urbanistico. 
    Significativo in tal senso e' il contenuto di una delibera con la
quale l'organo di  indirizzo,  all'unanimita',  circostanza  che  per
alcuni versi evidenzia la mancanza  di  una  sostanziale  opposizione
alla maggioranza, ha votato la variazione allo strumento urbanistico,
al fine  di  favorire  la  costruzione  di  un  centro  turistico  da
realizzarsi a  cura  di  un'azienda  che  e'  risultata  positiva  ai
controlli antimafia. 
    Analoga  vicenda  e'  quella   concernente   un'altra   delibera,
approvata con urgenza rispetto ai tempi ordinariamente necessari  per
l'espletamento  di  analoghe  procedure  e,  anche  in  questo   caso
all'unanimita', con la quale e' stata votata una variazione del piano
regolatore  onde  consentire  la  costruzione  di  un   impianto   di
calcestruzzi. L'opera e' stata realizzata da un'azienda di proprieta'
di uno stretto congiunto del sindaco, che ha avuto rapporti economici
con soggetti legati alle locali cosche mafiose. 
    La relazione  prefettizia  ha  inoltre  messo  in  evidenza  come
l'ufficio  di  polizia  municipale   sia   di   fatto   venuto   meno
all'esercizio delle proprie funzioni, atteso che, dall'analisi  degli
atti,  risulta  che  non  e'  stata  esperita  alcuna  attivita'   di
controllo, di vigilanza o verifiche di  polizia  amministrativa,  ne'
sono state comminate contravvenzioni. 
    L'ufficio,  privo  di  comandante,  e'  costituito  da  due  vice
ispettori ed un ex L.S.U. che e' stato nominato ausiliario di polizia
municipale  con  un   decreto   sindacale   illegittimo   in   quanto
contrastante   con   la   vigente   normativa.   L'altro   componente
dell'Ufficio e' stato deferito per  violazione  dei  contenuti  della
legge 31 maggio 1965, n.  575,  concernente  disposizioni  contro  le
organizzazioni criminali di tipo mafioso. 
    Ulteriori elementi che contribuiscono a  definire  il  quadro  di
precaria funzionalita' dell'ente e di diffusa illegalita' sono quelli
concernenti la situazione finanziaria del  comune  che,  come  emerso
dagli accertamenti, pur non versando in  una  situazione  di  deficit
strutturale, ha evidenziato difficolta'  nel  pagamento  dei  residui
passivi ed una scarsa incisivita' nel recupero dei tributi.  Inoltre,
per molti dei cittadini nei confronti dei quali e' stato accertato il
mancato  pagamento  di  imposte  e  tributi  sono  state  evidenziate
cointeressenze con ambienti controindicati. 
    La relazione prefettizia ha messo  in  rilievo  che,  sebbene  il
comune di Sant'Ilario dello Jonio  sia  un  ente  locale  di  ridotte
dimensioni  demografiche  con  una  conseguente  contenuta  attivita'
amministrativa, l'operato del comune e' caratterizzato dal  ripetersi
di  illegittimita'  procedurali  che   hanno   favorito,   in   buona
percentuale, soggetti o  societa'  legate  alla  locale  criminalita'
organizzata. 
    Tale stato di cose e' stato certamente facilitato, come  rivelato
dalla commissione d'indagine, dalla circostanza che  nell'ambito  del
consiglio comunale di Sant'Ilario dello Ionio non sussiste una vera e
propria opposizione, tale da garantire che le funzioni di indirizzo e
controllo vengano svolte in linea con  i  principi  di  democrazia  e
trasparenza. 
    Un'indiretta  conferma  di  tale  assunto  puo'  essere  ricavata
dall'analisi delle liste dei candidati presentate  al  momento  dello
svolgimento della competizione elettorale, dalla quale si evince  che
la lista contrapposta a quella del sindaco aveva  come  candidato  la
moglie convivente dello stesso primo cittadino e in tale  lista,  che
peraltro ha ottenuto solamente 1'11% dei voti, erano inoltre presenti
affini del sindaco. 
    Tale utilizzo del meccanismo  elettorale,  sebbene  non  presenti
formali irregolarita',  sembra  sintomatico,  unitamente  agli  altri
elementi  evidenziati  dall'indagine   ispettiva,   di   un   sistema
finalizzato al mantenimento del controllo politico del  territorio  e
volto  ad  evitare  possibili  forme  di  verifica,  da  parte  della
popolazione, sull'operato dell'amministrazione;  tale  sistema,  come
evidenziato, ha comportato  non  solo  uno  sviamento  dell'attivita'
amministrativa dai  principi  di  buon  andamento  e  rispetto  della
legalita'  ma  spesso  ha  favorito  soggetti  legati   ad   ambienti
controindicati. 
    Ritengo pertanto che ricorrano le condizioni per  l'adozione  del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale  di  Sant'Ilario
dello Jonio (Reggio Calabria) ai  sensi  dell'art.  143  del  decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 13 febbraio 2012 
 
                                Il Ministro dell'interno: Cancellieri