(Annesso-art. 9)
                               Art. 9. 
 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica. 
    1. Fattori naturali rilevanti per il legame. 
    La  zona  geografica  delimitata  ricade  nella  parte  litoranea
meridionale della regione Lazio,  in  Provincia  di  Latina.  L'area,
della superfici di circa 27.550 ettari, comprende le pianure costiere
e la media collina,  situate  sulle  pendici  occidentali  dei  Monti
Ausoni, laddove,  principalmente  nelle  vallate,  sono  coltivati  i
vigneti del «Terracina» o «Moscato di Terracina». 
    Geologicamente gli Ausoni, assieme ai  Lepini  ed  agli  Aurunci,
costituiscono un'unica piattaforma carbonatica, la cosiddetta dorsale
dei  Volsci,  che  rappresenta  l'estrema  propaggine  dell'Appennino
laziale - abruzzese. La formazione mesozoica e' costituita da calcari
e  calcari  dolomitizzati  con  ridotti  affioramenti  delle  potenti
dolomie poste  alla  base  della  serie  (giurassico  -  cretacico  -
paleocene inf.) e costituisce l'ossatura montuosa. Meno estesa e'  la
formazione cenozoica, costituita da sedimenti di  differente  eta'  e
natura; detti terreni affiorano principalmente nelle vallate e  lungo
i  contorni  montuosi.  Si  tratta  di  calcari  marnosi,  marnoso  -
arenacei, talora intercalati a conglomerati e, nella parte  altra,  a
sedimenti alluvionali che si estendono nelle  zone  di  fondo  valle,
lungo i corsi d'acqua e su pendici di alcuni rilievi.  Le  formazioni
vulcaniche presenti nel massiccio, sono da  ascriversi  al  complesso
vulcanico situato nella media valle latina, e sono  rappresentate  da
intercalazioni tufitiche e materiali piroclastici frammisti  a  terre
rosse argillose. 
    Si possono distinguere quattro diverse tipologie di  terreno:  le
sabbie calcaree cementate, spesso di  colore  rossastro,  residuo  di
vecchie dune  cosparse  di  bassure  (pianura  meridionale  dell'Agro
pontino); i terreni alluvionali ghiaioso-argillosi recenti  formatesi
per deposito alluvionale proveniente dalle pendici dei  monti  Ausoni
ed  Aurunci  (piana  di  Fondi);  i   terreni   sedimentari   antichi
provenienti da substrati calcarei  ben  stratificati  (pendici  degli
Ausoni) ed i terreni derivati da materiale detritico di falda e terre
rosse  con  struttura  argillo-limosa  e  reazione  sub-acida  (valli
interne). 
    L'altitudine dei terreni coltivati a vite e' compresa tra gli 0 e
i 863 m s.l.m. con pendenza variabile  e  l'esposizione  generale  e'
orientata verso ovest. 
    Il clima dell'area e' di tipo mediterraneo ed  e'  caratterizzato
da precipitazioni medie annue di comprese tra i 727 ed i 1133 mm, con
aridita' estiva prolungata da maggio ad agosto (pioggia 61-83 mm) con
valori elevati  solo  nei  mesi  estivi.  Temperatura  media  elevata
compresa tra i 16,1 ed i 17,0°C: freddo poco  accentuato  concentrato
nel periodo invernale, con temperatura media inferiore  ai  10°C  per
1-3 mesi l'anno e temperatura  media  minima  del  mese  piu'  freddo
dell'anno piuttosto elevata che oscilla tra 5,5 e 6,6° C. 
    La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici  fanno
della zona delimitata come DOC Terracina o Moscato  di  Terracina  un
territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio. 
    2. Fattori umani rilevanti per il legame. 
    Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio
di produzione, che per consolidata tradizione  hanno  contribuito  ad
ottenere il vino «Terracina» o «Moscato di Terracina». 
    All'epoca  dei  Romani  il  Cecubo  si  produceva  principalmente
nell'agro di Amyclae (antichissima colonia greca distrutta  in  tempi
remoti,  che  era  sita  sul  mare  tra  Terracina  e  Gaeta)  e   la
coltivazione si estendeva nella  pianura  di  Fundis  (Fondi),  Anxur
(Terracina) e sui colli Cecubi che si elevano tra Sperlonga,  Itri  e
Fondi. Orazio  Flacco  riporta  nelle  Odi  che  il  vino  Cecubo  si
produceva tra Amyclae e Fundis e sui colli Cecubi: Vitruvio  Pollione
loda il vino cecubo che si produceva tra Terracina  e  Fondi;  Plinio
conferma che nella zona di Amyclae lo si coltivava maritato al pioppo
e Columella riporta che veniva coltivato oltre che a Fondi,  anche  a
Gaeta e Formia. 
    L'agricoltura ed in particolare  la  viticoltura  dell'areale  di
Terracina inizio' a  declinare  gia'  ai  tempi  Plinio,  spostandosi
progressivamente verso le zone limitrofe piu' a sud (Gaeta,  Formia);
la formazione  del  latifondo  e  la  diminuzione  della  popolazione
colonica completarono la decadenza della viticoltura che  per  secoli
si ridusse su superfici limitate  anche  a  causa  dei  disboscamenti
selvaggi  che  provocarono  la  formazione  di  zone  acquitrinose  e
paludose e l'insorgere della malaria. 
    Le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo  la
duna fossile, verso il litorale tirrenico (le aree piu' rilevate  del
territorio): gli interventi dell'uomo  sempre  piu'  limitati  fecero
estendere    la    palude    senza    soluzione    di    continuita',
longitudinalmente, nelle zone piu' depresse, dall'abitato di Cisterna
fin quasi a Terracina. 
    Gli Statuta Antichissimae  Civitatis  Terracinae,  approvati  nel
1504  da  Papa  Giulio  II  e  stampati  su   pergamena   nel   1549,
regolamentano anche l'agricoltura e la viticoltura. 
    Risalgono al Rinascimento i primi lavori di bonifica della palude
pontina ad opera del papa Leone X che furono proseguiti da Sisto V  e
da Pio  VI  sul  finire  del  Settecento:  cio'  permise  di  rendere
coltivabili    molti    terreni    contribuendo    alla     rinascita
dell'agricoltura. 
    Nell'Ottocento inizia il recupero della viticoltura tanto che  il
Passy in Agricoltura  e  quistioni  economiche:  che  la  riguardano,
(1860) Vol. 2 scrive «Si usano insieme negli Stati Romani due  metodi
di coltura affatto diversa: l'una, generalmente in uso  nei  dintorni
di Roma e nelle paludi Pontine, consiste a sostenere il  tralcio  per
mezzo di canne che si fanno  espressamente  crescere  in  grandissimo
numero..». 
    La bonifica definitiva della palude risale agli anni  trenta  del
secolo scorso, con il totale recupero dei terreni e  ha  permesso  un
nuovo sviluppo dell'agricoltura e della viticoltura. 
    Grazie alle loro peculiarita',  numerosi  sono  i  riconoscimenti
ottenuti dai vini a DOC Terracina  o  Moscato  di  Terracina  sia  in
ambito locale, nazionale che  internazionale;  ben  figurano  inoltre
sulle principali guide nazionali. Anche nei concorsi  sia  nazionali,
sia internazionali i vini hanno  ricevuto  e  continuano  a  ottenere
numerosi riconoscimenti. 
    L'incidenza dei fattori umani, nel  corso  della  storia,  e'  in
particolare riferita alla puntuale definizione dei  seguenti  aspetti
tecnico produttivi, che costituiscono parte  integrante  del  vigente
disciplinare di produzione: 
    base ampelografica dei vigneti: il vitigni idoneo alla produzione
del vino in questione, e' quello tradizionalmente coltivato nell'area
geografica considerata cioe' il Moscato di Terracina; 
    le forme di allevamento,  i  sesti  d'impianto  e  i  sistemi  di
potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali  e
tali  da  perseguire  la  migliore  e  razionale  disposizione  sulla
superficie  delle  viti,  sia  per   agevolare   l'esecuzione   delle
operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione  della
chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare  ben
esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro  i  limiti
fissati dal disciplinare pari a  77  hl/ha  per  tutte  le  tipologie
previste dal disciplinare; 
    le pratiche relative all'elaborazione dei vini, che  sono  quelle
tradizionalmente consolidate in zona per  la  vinificazione  di  vini
bianchi complessi ed equilibrati. 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico. 
    La DOC «Terracina» o «Moscato  di  Terracina»  e'  riferita  a  4
tipologie di vino bianco («secco», «amabile», «passito» e  «spumante»
secco o dolce) che dal punto  di  vista  analitico  ed  organolettico
presentano caratteristiche  molto  evidenti  e  peculiari,  descritte
all'art.  6  del  disciplinare,  che   ne   permettono   una   chiara
individuazione e tipicizzazione legata all'ambiente geografico. 
    Nello specifico le singole tipologie di vino si caratterizzano: 
      «Terracina» o «Moscato di  Terracina»  secco:  vino  fresco  ed
equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con
note floreali, fragrante e caratteristico, sapore asciutto, aromatico
tipico del vitigno. 
      «Terracina» o «Moscato di Terracina» amabile:  vino  fresco  ed
equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con
note  floreali,  intenso  e  caratteristico,   sapore   piacevolmente
amabile, gradevole e caratteristico. 
      «Terracina» o «Moscato di Terracina» passito: vino  strutturato
e pastoso con  colore  giallo  dorato  con  riflessi  ambrati,  odore
intenso e caratteristico, sapore dolce, gradevole, vellutato. 
      «Terracina» o «Moscato di Terracina» spumante: vino  fresco  ed
equilibrato con  colore  giallo  paglierino  tenue,  odore  con  note
floreali, fragrante e caratteristico, sapore  secco  o  piacevolmente
dolce, aromatico, armonico e fresco, spuma fine e persistente. 
    Al sapore tutti i  vini  presentano  un  gusto  e'  vellutato  ed
esprime a pieno le che nella tipologia passito sono molti esaltati. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    L'orografia  collinare  dell'areale  di  produzione,  nel   parte
meridionale dell'Agro pontino, e l'esposizione ad  ovest,  sud-ovest,
concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un  suolo
naturalmente sgrondante dalle acque  reflue,  particolarmente  vocato
per la  coltivazione  dei  vigneti  del  «Terracina»  o  «Moscato  di
Terracina». Da tale area sono peraltro esclusi i  terreni  ubicati  a
quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualita'. 
    Anche la tessitura e  la  struttura  chimico-fisica  dei  terreni
interagiscono in maniera determinante  con  la  coltura  della  vite,
contribuendo all'ottenimento delle peculiari  caratteristiche  fisico
chimiche ed organolettiche del «Terracina» o «Moscato di Terracina». 
    In particolare, i terreni, riconducibili  ai  calcari  e  calcari
dolo mitizzati, ai calcari marnosi, marnoso - arenacei, e da depositi
formatisi in ambiente fluvio-palustre  costituiti  da  alternanze  di
livelli sabbiosi, sabbioso-argillosi si distinguono  quattro  diverse
tipologie di terreno: le sabbie calcaree cementate, spesso di  colore
rossastro, residuo di vecchie dune cosparse  di  bassure;  i  terreni
alluvionali  ghiaioso-argillosi  recenti  formatesi  per;  i  terreni
sedimentari   antichi   provenienti   da   substrati   calcarei   ben
stratificati ed i terreni derivati da materiale detritico di falda  e
terre rosse con struttura argillo-limosa e reazione sub-acida  (valli
interne). Presentano un normale contenuto di elementi nutritivi e che
sono idonei ad una vitivinicoltura di  qualita'  conferendo  ai  vini
particolare equilibrio e complessita'. 
    Anche il  clima  dell'areale  di  produzione,  caratterizzato  da
precipitazioni sufficienti (mediamente 900  mm),  con  scarse  piogge
estive (67 mm) ed con aridita' estiva prolungata da maggio ad  agosto
con valori elevati solo nei mesi estivi, da una  elevata  temperatura
media annuale (17,0  °C),  unita  ad  una  temperatura  relativamente
elevata, un'ottima insolazione nei mesi di settembre  ed  ottobre  ma
con una elevata escursione termica tra notte e giorno, consente  alle
uve di maturare lentamente e completamente, contribuendo  in  maniera
significativa alle  particolari  caratteristiche  organolettiche  del
vino «Terracina» o «Moscato di Terracina». 
    In  particolare,  la  combinazione  tra  le  caratteristiche  del
terreno ed i fattori climatici, determina  per  i  vini  bianchi,  la
produzione di significative quantita'  di  precursori  aromatici  che
consentono di esaltare le caratteristiche organolettiche e i  sentori
tipici del vitigno. 
    La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell'antica
«Anxur», dall'epoca romana,  al  medioevo,  fino  ai  giorni  nostri,
attestata da numerosi documenti, e' la generale e fondamentale  prova
della stretta connessione ed  interazione  esistente  tra  i  fattori
umani e la qualita' e le peculiari caratteristiche del «Terracina»  o
«Moscato di Terracina». 
    Ovvero e' la testimonianza di  come  l'intervento  dell'uomo  nel
particolare territorio abbia, nel corso  dei  secoli,  tramandato  le
tradizionali tecniche di coltivazione della vite  ed  enologiche,  le
quali nell'epoca moderna e contemporanea  sono  state  migliorate  ed
affinate, grazie all'indiscusso progresso scientifico e  tecnologico,
fino ad ottenere i rinomati  vini  «Moscato  di  Terracina»,  le  cui
peculiari caratteristiche sono descritte all'art. 6 del disciplinare. 
    In particolare la  presenza  della  viticoltura  nella  zona  del
«Terracina» o «Moscato di  Terracina»  e'  attestata  fin  dall'epoca
romana, in molti reperti dei georgici latini. 
    Gli  Statuti  di  Terracina,   emanati   nel   1504,   regolavano
l'ordinamento della Comunita' su cui  era  basata  la  vita  sociale,
economica, religiosa, agricola e pastorale.  Diversi  capitoli  degli
statuti  trattano   della   vite   e   del   vino   a   testimonianza
dell'importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. 
    A causa dei disboscamenti selvaggi che provocarono la  formazione
di zone acquitrinose e paludose e l'insorgere della malaria, le  aree
coltivabili  rimasero  nella  fascia  pedemontana  o  lungo  la  duna
fossile, verso il litorale  tirrenico  (le  aree  piu'  rilevate  del
territorio): cio' comporto' anche la decadenza della viticoltura  che
per secoli si ridusse su superfici limitate. Comunque, a partire  dal
Rinascimento con le prime  opere  di  bonifica,  l'agricoltura  e  la
viticoltura dell'area iniziano un lento recupero. 
    Infatti il Lombardo nella pubblicazione Camera Urbis Dohana  Ripe
e Ripecte - Liber  introis  1428  (1878)  riporta  «A  Roma  soltanto
dall'aprile al giugno 1428 arrivarono via mare oltre 123.000 litri di
vino greco e oltre 121.000 litri  di  vino  di  Terracina;  nel  1551
l'Alberti, nell'opera Decrittione di  tutta  Italia,  descrivendo  il
territorio  di  Terracina  riporta  "..ha  questa  citta'  fertile  e
dilettevuole territorio ornato di vigne, di naranci..", e il  Theuli,
nel Theatro historico di  Velletri  (1644),  parlando  degli  antichi
popoli riporta "habitata dai  Volsci,  e  se  ne  vedono  li  vestigi
d'antiche rouine sotto le vigne  di  Sonnino".  Anche  lo  Scotto  in
Itinerario d'Italia (1747) che riporta "E'  il  paese  di  Terracina,
benche' di mal'aria, abbondante di biade, vino, ed olio.."». 
    Nell'Ottocento continuano le testimonianze della ripresa viticola
come  riporta  il  De'  Giovanni  nella  Difesa  del  popolo   romano
sull'abbandono  della  campagna  (1848)  che  afferma  «La  vite   e'
pressoche' indigena in tutte le provincie, e vi si fanno  distinguere
i vini di Orvieto... ed i nuovi di S. Felice, di Terracina,  prodotti
da nuove specie di viti, e da nuovo genere di coltura». 
    L'Alfano Nell'Istorica descrizione del  Regno  di  Napoli  (1823)
riporta  per  Monticelli  (l'attuale  Monte   san   Biagio)   produce
«..frutti,vini..», come il Rampoldi nella Corografia dell'Italia vol.
2 (1833) che scrive per Monticelli «Sta sopra un ameno colle  rivolto
a scirocco, circondato da ubertosi vigneti e boschetti di olivi».  Il
Marocco nel 1834  nell'opera  Monumenti  dello  Stato  pontificio:  e
relazione topografica di ogni paese scrive «il territorio di  Sonnino
produce olio, vino..». 
    Negli  Atti  della  Giunta  per  la  Inchiesta  Agraria  e  sulle
condizioni della classe agricola (1883)  e'  riportato  «esportazioni
del circondario di Velletri vino, fornito da Terracina, ..». 
    Il recupero della viticoltura dell'area culmino' intorno al 1917,
quando nella zona si coltivavano 1.500 ettari di Moscato di Terracina
con una produzione di oltre 120.000 quintali destinati principalmente
al consumo fresco. 
    La storia recente e'  caratterizzata  da  un'evoluzione  positiva
della denominazione, con l'impianto di nuovi vigneti,  dalla  nascita
di nuove aziende e dalla professionalita' degli operatori  che  hanno
contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la  rinomanza  del
«Terracina» o «Moscato di Terracina».