(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Bagnara Calabra  (Reggio  Calabria),  i  cui  organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del
15 e 16 maggio 2011, presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    In relazione ad una serie di atti  intimidatori  indirizzati,  in
alcuni casi, ad esponenti dell'amministrazione locale il Prefetto  di
Reggio Calabria, con decreto  del  12  giugno  2014,  successivamente
prorogato, ha disposto,  per  gli  accertamenti  di  rito,  l'accesso
presso il suddetto comune, ai  sensi  dell'art.  143,  comma  2,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    All'esito  dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il Prefetto di Reggio Calabria, sentito nella  seduta  del
20 gennaio 2015 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza
pubblica,   integrato   con   la   partecipazione   del   Procuratore
distrettuale antimafia, ha redatto in pari data l'allegata relazione,
che costituisce parte integrante della presente proposta, in  cui  si
da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti  elementi
su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali  con
la  criminalita'  organizzata  di  tipo  mafioso  e   su   forme   di
condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per
lo scioglimento del consiglio comunale ai  sensi  dell'art.  143  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  la  locale
consorteria. 
    Il territorio del comune di  Bagnara  Calabra  e'  caratterizzato
dalla  radicata  e  pervasiva  presenza  di   locali   organizzazioni
criminali  ed  e'  stato  interessato  nel  recente   periodo   dalla
recrudescenza di attivita' delittuose quali  attentati  incendiari  e
danneggiamenti, che hanno destato un elevato  allarme  sociale  nella
comunita'  e  che,  in  relazione  alle  vittime  ed  alle  modalita'
esecutive, denotano  un  collegamento  con  la  vita  politica  della
cittadina in argomento. 
    Una recente operazione di polizia giudiziaria ha evidenziato  gli
stretti rapporti  intercorrenti  tra  alcuni  amministratori  locali,
esponenti della cosca predominante ed imprenditori locali. 
    L'organo ispettivo si e' soffermato in particolare sulla figura e
sul ruolo svolto dall'attuale  sindaco,  risultato  eletto  all'esito
della tornata elettorale svolta nella  primavera  del  2011,  nonche'
assessore ai lavori pubblici  e  all'edilizia  scolastica  nel  corso
della precedente amministrazione fino all'aprile del 2010. 
    Avvalendosi anche delle risultanze  della  menzionata  operazione
giudiziaria,  la  commissione  d'indagine  ha  posto  in  rilievo   i
collegamenti tra un imprenditore, esponente di  spicco  della  locale
cosca criminale, destinatario di un'ordinanza di  custodia  cautelare
in carcere emessa il 28 agosto  2013  dal  giudice  per  le  indagini
preliminari presso il  Tribunale  di  Reggio  Calabria,  e  il  primo
cittadino,   rilevando   come   il   sindaco   di   Bagnara   Calabra
rappresentasse un sicuro punto di riferimento all'interno del  comune
per il menzionato imprenditore e per gli  interessi  di  quest'ultimo
nel settore edile. 
    Vicenda   sintomatica,   che   evidenzia   la   sussistenza    di
cointeressenze tra il sindaco e il citato imprenditore, tra  i  quali
peraltro risultano frequentazioni non sporadiche, e' quella  relativa
ad un'operazione di finanziamento, per l'avvio di una  societa',  che
il sindaco avrebbe dovuto  ottenere  sulla  base  di  un  assegno  di
importo rilevante emesso a garanzia dal menzionato imprenditore. 
    L'organo ispettivo ha inoltre  rilevato  la  sussistenza  di  una
serie  di  interessi,  anche  di   natura   economica,   tra   alcuni
amministratori in rapporto  di  stretta  parentela  con  imprenditori
titolari di ditte che hanno avuto affidamenti di  lavori,  servizi  e
forniture da parte dell'amministrazione comunale. 
    Viene, in particolare, segnalata la posizione di  un  consigliere
comunale che, come emerso da fonti tecniche di prova, risulta  essere
referente di fiducia del sindaco e stretto  parente  di  un  soggetto
ripetutamente intercettato con persone coinvolte in indagini relative
a cosche  mafiose.  Inoltre,  un  locale  imprenditore,  strettissimo
familiare del menzionato  consigliere,  e'  proprietario  di  un'area
oggetto di sequestro penale, sulla  quale  e'  in  corso  un'indagine
giudiziaria. Di tali vicende si riferira'  piu'  dettagliatamente  in
prosieguo. 
    Ulteriore circostanza  che  significativamente  pone  in  rilievo
radicali comportamenti non in linea con i principi di buon  andamento
attiene alla vicenda che interessa  un  consigliere  di  maggioranza,
indagato per  il  reato  di  peculato,  per  aver  posto  in  essere,
unitamente  al  comandante  dei  vigili  urbani,  affine  del   primo
cittadino, atti volti ad  ottenere  dal  comune  di  Bagnara  Calabra
indebite somme di denaro. 
    La limitata estensione territoriale del comune e la sua contenuta
dimensione  demografica,  elementi  che  favoriscono  una   capillare
conoscenza delle dinamiche  territoriali,  avrebbero  dovuto  indurre
coloro che rivestono cariche  pubbliche  ad  esercitare  un  adeguato
controllo    sociale    e    ad    adottare    prudenziali     scelte
politico-amministrative mentre, soprattutto per quanto  attiene  alla
sfera relazionale, i diversi personaggi politici non hanno  in  alcun
modo posto in essere una effettiva presa  di  distanza  dalle  locali
organizzazioni criminali. 
    L'attivita' di accesso ha appurato,  all'interno  dell'ente,  una
situazione  di  generale  disordine  amministrativo,   di   sviamento
dell'attivita'  di  gestione  dai  principi  di  legalita'   e   buon
andamento, elementi questi che costituiscono, nel  loro  insieme,  le
condizioni  prodromiche  per  il  determinarsi  del   condizionamento
mafioso, atteso che l'ingerenza criminale  risulta  piu'  agevole  in
condizioni di mancanza di rispetto  delle  procedure  amministrative,
consentendo tali circostanze  che  l'illegalita'  faccia  da  schermo
all'infiltrazione delle cosche locali. 
    Tale modus operandi trova riscontro, in  particolare,  nell'esame
dei procedimenti di gestione  dei  rifiuti  e  di  affidamento  degli
appalti di lavori pubblici. 
    E' stato accertato, per quanto attiene al servizio di smaltimento
dei rifiuti solidi  urbani,  che  si  sono  succeduti  una  serie  di
affidamenti e proroghe caratterizzati da procedure non trasparenti  e
comunque in contrasto con le disposizioni dettate dalla normativa  di
settore. 
    Gli accertamenti effettuati hanno, peraltro,  posto  in  evidenza
l'indebita  ingerenza  degli  organi  politici   sull'operato   della
struttura burocratica, in contrasto con il principio  di  separazione
tra i poteri di indirizzo degli organi politici e quelli di  gestione
dell'apparato dirigente. 
    La giunta comunale infatti, con proprie delibere,  si  e'  spinta
fino al punto di indicare quale ditta dovesse svolgere il servizio di
raccolta. 
    L'organo ispettivo, nell'evidenziare come gli  atti  deliberativi
della giunta, del consiglio comunale e le determine dirigenziali  non
distinguono,  con  chiarezza,  la  natura   dei   servizi   affidati,
ingenerando confusione sugli specifici affidamenti, ha inoltre  posto
in  rilievo  come,  a  decorrere  dall'anno   2011,   successivamente
all'insediamento   dell'attuale   amministrazione   e   nelle    more
dell'espletamento delle relative gare, il servizio  di  raccolta  dei
rifiuti solidi  urbani  sia  stato  affidato,  senza  alcun  criterio
selettivo, piu' volte alla stessa societa' che  ha  beneficiato,  per
anni,  di  diverse  proroghe  in  violazione  delle  disposizioni  di
settore. 
    Ulteriori concreti elementi comprovanti la sussistenza di retrivi
codici comportamentali che  connotano  il  tessuto  economico-sociale
bagnarese  si  rinvengono  nello  svolgimento   di   tale   servizio,
aggiudicato, all'esito di una gara  espletata  dalla  stazione  unica
appaltante della provincia di Reggio Calabria (SUAP), ad una societa'
proveniente da altra regione  e  il  cui  affidamento,  disposto  con
determina dell'agosto 2013, viene risolto bonariamente tra  le  parti
nell'aprile 2014; poco tempo prima, come risulta dal verbale  redatto
dalle  forze  dell'ordine,  alcuni  autocompattatori  della  societa'
aggiudicataria erano stati dati alle fiamme. 
    Dettagli significativi che attestano una gestione  amministrativa
non aderente al principio di legalita' sono  emersi  anche  all'esito
della gara disposta con il sistema del cottimo fiduciario nel mese di
aprile 2014, per l'affidamento, per sei mesi, di tale servizio. 
    Dall'esame della determina di indizione della gara e dal relativo
allegato risultano invitate sette ditte, mentre il  verbale  di  gara
riporta otto inviti. Le offerte sono pervenute da  parte  di  quattro
ditte, tra cui anche quella formulata dalla societa' che ha  ottenuto
negli  anni  le  numerose  proroghe  e  che  non   risulta   inserita
nell'elenco visionato dalla commissione d'indagine. 
    Successivamente, nel maggio 2014, a  seguito  di  ulteriore  gara
espletata anche in  questo  caso  dalla  stazione  unica  appaltante,
l'affidamento  del  servizio  di  manutenzione  ordinaria  di  tutela
ambientale e viabilita' e' stato assegnato, in avvalimento con  altra
societa' (ausiliaria), ancora una volta alla stessa societa' che, per
lunghi periodi, lo ha svolto in regime di proroga. 
    La relazione prefettizia evidenzia che il titolare della societa'
in argomento e' uno stretto congiunto di una persona  con  pregiudizi
di natura penale gia' condannato per gravi reati e facente  parte  di
organizzazioni criminali. 
    Elementi rilevanti che  attestano  uno  sviamento  dell'attivita'
amministrativa dai principi di buon andamento e legalita' sono emersi
anche nel settore dei lavori pubblici. 
    Significativo, in tal senso, e' risultato l'esame dei  lavori  di
pavimentazione di un tratto del piano viabile del centro abitato.  E'
emerso che i motivi posti alla base della relativa perizia tecnica di
variante non rientrano tra quelli  espressamente  previsti  dall'art.
132 del decreto legislativo 12  aprile  2006,  n.  163,  i  soli  che
giustificano il ricorso a  tale  strumento.  L'esame  della  relativa
documentazione  attesta,  inoltre,  che  l'«atto  di   sottomissione»
relativo alla perizia in questione e' stato  stipulato  prima  ancora
che la determina di approvazione  diventasse  esecutiva  e  anche  le
opere sono state eseguite e concluse prima di tale fase. 
    Analoghe modalita' sono state riscontrate per quanto  riguarda  i
pagamenti, atteso che tutte le somme  dovute  alla  societa'  che  ha
eseguito i lavori sono state liquidate e  pagate  ben  prima  che  la
relativa determina di variante fosse esecutiva. 
    Ulteriore  circostanza  significativa  e'  che  la  societa'   in
argomento e' risultata destinataria  di  certificazione  interdittiva
antimafia. 
    Concreti elementi comprovanti una serie di rapporti tra i vertici
dell'amministrazione e la locale imprenditoria, che hanno dato  luogo
ad  uno  sviamento   dell'attivita'   amministrativa,   sono   emersi
dall'analisi degli affidamenti di lavori e servizi disposti in favore
di una societa' appartenente ad un imprenditore, stretto congiunto di
un consigliere comunale. 
    Il  titolare  della  predetta  societa',  unitamente  al  proprio
coniuge che in precedenza  aveva  la  titolarita'  della  stessa,  e'
indagato nell'ambito di  un  procedimento  penale  ed  entrambi  sono
ritenuti contigui alla locale cosca malavitosa. 
    In relazione ai suddetti affidamenti e' stata presa in  esame  la
determina concernente un intervento con «motopala» e «bob cat»  dalla
quale si evince che  il  servizio  e'  stato  disposto  senza  alcuna
procedura selettiva; viene inoltre evidenziato che la fattura fiscale
emessa dalla ditta, mancante  peraltro  dell'indicazione  del  numero
delle ore di utilizzo  del  bene  noleggiato,  reca  la  stessa  data
dell'affidamento. 
    La  relazione  della  commissione  d'indagine  evidenzia  inoltre
l'anomala cessione, da parte del menzionato imprenditore  al  comune,
di un terreno in comodato d'uso gratuito affinche'  fosse  adibito  a
deposito temporaneo  di  rifiuti  solidi  urbani  e  speciali.  Detto
terreno peraltro e' attualmente oggetto di sequestro penale,  perche'
destinato a centro di raccolta di rifiuti di  diversa  tipologia,  in
contrasto con le vigenti disposizioni normative. 
    L'imprenditore in questione risulta indagato per reati ambientali
e la vicenda e' oggetto di un'indagine giudiziaria, in relazione alla
quale  sono  stati  deferiti  alla  competente  autorita'  il   primo
cittadino e alcuni dipendenti dell'amministrazione comunale  ritenuti
perseguibili per la gestione illegale, su area  non  autorizzata,  di
rifiuti speciali pericolosi,  rifiuto  di  atti  d'ufficio,  falsita'
materiale commessa da pubblico ufficiale. 
    Il medesimo detiene anche quote azionarie di societa' di  cui  e'
azionista un soggetto gravato da pregiudizi per ricettazione e  reati
ambientali. 
    Viene, inoltre, evidenziato  che  l'amministrazione  comunale  ha
erogato  alla  famiglia  dell'imprenditore  in   argomento,   stretto
congiunto, come gia' riportato, del menzionato consigliere  comunale,
un contributo economico, sebbene di limitato importo, a fronte di  un
modello I.S.E.E. comprovante un basso reddito e dal quale  si  rileva
che il patrimonio mobiliare ed immobiliare del detto nucleo familiare
e'  pari  a  zero  sebbene,  dalle   verifiche   effettuate   risulti
proprietario di numerosi beni mobili e immobili. 
    La consolidata prassi dell'amministrazione comunale di  agire  in
violazione del principio  di  legalita'  e'  emersa  anche  all'esito
dell'esame dei lavori affidati ad altra ditta  operante  nel  settore
edile e trasporti - di proprieta' di  uno  stretto  congiunto  di  un
assessore comunale - che nel corso degli anni ha realizzato per conto
dell'amministrazione comunale molti lavori, tra i quali quelli per la
costruzione di vasche in conglomerato  cementizio  e  quelli  per  la
costruzione di canalizzazioni delle acque bianche. La relazione della
commissione d'indagine pone in  rilievo  come  molti  dei  lavori  in
argomento siano stati affidati senza indizione di alcuna gara. 
    Dalle indagini ispettive sono,  altresi',  emersi  a  carico  del
titolare  della  menzionata   ditta   precedenti   di   polizia   per
favoreggiamento; lo stesso inoltre e' considerato elemento di  spicco
della criminalita' bagnarese. 
    La  pervicacia  e  la  capacita'  delle  locali  consorterie   di
inserirsi nella gestione amministrativa dell'ente  emerge  con  tutta
evidenza  anche  dall'esame  delle  gare  d'appalto,  alle  quali  ha
partecipato un personaggio di spicco della criminalita'  organizzata,
destinatario della menzionata ordinanza di custodia cautelare  emessa
dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio
Calabria  il  28  agosto  2013,  nella  quale  viene  descritto  come
personaggio inserito a pieno titolo  nel  contesto  mafioso  e  viene
collocato tra gli imprenditori  in  grado  di  accaparrarsi  numerosi
lavori attraverso l'aggiudicazione di importanti appalti. 
    Da fonti tecniche di prova emergono, inoltre, importanti elementi
sia per quanto attiene ai rapporti che lo stesso aveva con  esponenti
politici locali, in  particolare  con  il  sindaco,  sia  per  quanto
riguarda l'attivita' che quest'ultimo ha posto in  essere  in  favore
del citato appaltatore. 
    Sono state, al riguardo, prese in esame la gara per i  lavori  di
riqualificazione del centro urbano e quella per  la  ristrutturazione
di un edificio da destinarsi ad asilo nido. 
    La gara relativa all'affidamento dei lavori  di  rifacimento  del
centro storico e' stata espletata con procedure  difformi  da  quanto
previsto  dalla  normativa  di  settore,   che   presentano   diverse
irregolarita' concernenti la siglatura e la numerazione delle  buste;
molte ditte inoltre,  tra  cui  quella  dell'imprenditore  in  esame,
aggiudicataria dei lavori, sono state ammesse alla gara  sebbene  non
in possesso dei requisiti richiesti. 
    Successivamente, tuttavia, il relativo contratto viene risolto  a
seguito  della  intervenuta  informazione  interdittiva  antimafia  a
carico della ditta aggiudicataria. 
    Si  conferma,  anche  in  questo   procedimento,   un'illegittima
ingerenza da parte del sindaco nell'attivita' riservata  agli  organi
di gestione concretizzatasi nella comunicazione data al  responsabile
unico  del  procedimento  di  non  eseguire  parte  dei  lavori  gia'
approvati. 
    Anche  la   procedura   d'appalto   concernente   i   lavori   di
ristrutturazione di un edificio da destinarsi ad asilo nido ha  posto
in  rilevo  la  forza  invasiva  e  la   capacita'   del   menzionato
imprenditore di inserirsi negli affidamenti  degli  appalti  disposti
dall'amministrazione comunale. Viene rappresentato,  in  particolare,
che il  contratto  stipulato  tra  l'amministrazione  comunale  e  la
societa'   aggiudicataria   dell'appalto   e'   stato    sottoscritto
dall'imprenditore in  questione,  quale  procuratore  speciale  della
ditta vincitrice della  gara.  Viene,  inoltre,  evidenziato  che  lo
stesso ha poi ottenuto, in subappalto,  l'affidamento  di  parte  dei
predetti lavori e due dipendenti della sua ditta sono  stati  assunti
dalla suddetta societa' aggiudicataria. 
    Ulteriori elementi che attestano  come  l'attivita'  di  gestione
dell'ente  sia  connotata  dal  mancato  rispetto  dei  principi   di
legalita' e trasparenza sono emersi dall'analisi degli interventi  di
riparazione effettuati sugli automezzi comunali; tale servizio  viene
svolto esclusivamente da due ditte, in contrasto con quanto  disposto
dal vigente regolamento sui lavori in economia che prevede l'avvio di
un apposito procedimento amministrativo con l'acquisizione di  cinque
preventivi. 
    Le relative competenze, inoltre, sono state liquidate senza  aver
provveduto ad impegnare prima  le  somme  in  bilancio  con  apposita
determina. Anche in questo caso a carico  del  titolare  dell'azienda
sono stati registrati precedenti di polizia;  lo  stesso  inoltre  e'
riconducibile,   per   stretti   vincoli   parentali,   ad   ambienti
controindicati. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del Prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti, nell'amministrazione comunale  di  Bagnara  Calabra,
volti a perseguire fini diversi da quelli  istituzionali,  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi  della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Bagnara
Calabra  (Reggio  Calabria),  ai  sensi  dell'art.  143  del  decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 9 aprile 2015 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano