(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    L'Azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano  di  Caserta  e'
inserita  in  un  contesto  socio  ambientale  caratterizzato   dalla
presenza della criminalita' organizzata che mira ad  ingerirsi  nelle
attivita' economiche e nella gestione della cosa pubblica. 
    Il 21 gennaio 2015, in base alle risultanze di un'indagine  della
Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e' stata data  esecuzione
ad una ordinanza di  custodia  cautelare,  emessa  dal  tribunale  di
Napoli il 7 gennaio 2015, che ha portato all'arresto di  ventiquattro
persone ritenute organiche o contigue alla criminalita' organizzata -
tra cui figurano  dirigenti  e  dipendenti  dell'Azienda  ospedaliera
Sant'Anna e  San  Sebastiano  -  accusate  di  associazione  mafiosa,
corruzione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, con  l'aggravante  del
metodo mafioso. 
    In particolare, ai  predetti  soggetti  e'  stata  contestata  la
circostanza  di  aver  commesso  il  fatto  allo  scopo  di  favorire
l'organizzazione  camorristica  cosiddetta  dei  casalesi  e,   nello
specifico, la fazione facente capo ad un  noto  esponente  camorrista
operante nel territorio di Caserta e in quelli limitrofi. 
    Sulla base del quadro indiziario sopra delineato, il prefetto  di
Caserta, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la  sicurezza
pubblica, alla presenza del Procuratore della Repubblica f.f.  presso
il tribunale di S.  Maria  Capua  Vetere,  del  Procuratore  aggiunto
pro-tempore presso la  Direzione  distrettuale  antimafia  di  Napoli
delegato per Caserta e del Capo Centro della Direzione  investigativa
antimafia della regione Campania, ha redatto la  relazione  datata  2
marzo 2015, che forma parte integrante della  presente  proposta,  in
cui si da' atto della sussistenza di  concreti  univoci  e  rilevanti
elementi su collegamenti con  la  criminalita'  organizzata  di  tipo
mafioso  di  amministratori  e  dirigenti  dell'Azienda   ospedaliera
Sant'Anna e San Sebastiano, riscontrando pertanto i  presupposti  per
l'applicazione  della  misura  di  cui  all'art.  143   del   decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Contestualmente, ritenendo presenti nel caso di specie  i  motivi
di urgente necessita' di cui al comma 12  dell'art.  143  citato,  il
prefetto - con decreto del 2 marzo 2015  -  ha  sospeso  l'organo  di
direzione  della  predetta   Azienda   ospedaliera,   nominando   tre
commissari  prefettizi  per  la  provvisoria  amministrazione   della
struttura, con gli stessi poteri attribuiti all'organo sospeso. 
    La menzionata inchiesta costituisce un segmento di un piu'  ampio
filone di indagini svolte dai ROS dei Carabinieri di  Napoli  -  che,
gia'  in  passato,  avevano   comportato   l'emanazione   di   misure
restrittive della liberta'  personale  nei  confronti  di  centoventi
persone - a  seguito  dell'ingerenza  della  camorra  casalese  nelle
attivita' imprenditoriali casertane. 
    Nel corso delle indagini dei ROS, il  27  marzo  2013,  l'Azienda
ospedaliera Sant'Anna  e  San  Sebastiano  di  Caserta  e'  risultata
destinataria di un provvedimento emesso dalla Direzione investigativa
antimafia  di  Caserta,  su  delega  della   Direzione   distrettuale
antimafia di  Napoli,  finalizzato  al  rilascio  di  copie  di  atti
concernenti  affidamenti  di   gare,   incarichi   ed   appalti.   Le
investigazioni riguardavano i  delitti  di  cui  agli  articoli  110,
513-bis, e 513 c.p., aggravati dal metodo  mafioso,  in  relazione  a
condotte di turbativa di incanti e di affidamenti  di  lavori  ad  un
cartello di imprese gestito dal clan dei casalesi. 
    Le predette investigazioni hanno  anche  portato  all'esecuzione,
nel  novembre  2013,  di  un'ordinanza  di  custodia  cautelare   nei
confronti alcuni soggetti che sono stati  poi  coinvolti  nell'ultima
indagine  della  Direzione  distrettuale  antimafia,  terminata   con
l'emanazione delle recenti misure restrittive della libera' personale
del gennaio 2015. 
    Si tratta dell'allora direttore generale dell'Azienda ospedaliera
di Caserta, del direttore amministrativo della ASL di Caserta e di un
consigliere regionale, cui sono state contestate le ipotesi di  reato
di abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione,  con  l'aggravante
di aver commesso  il  fatto  avvalendosi  delle  condizioni  previste
dall'art. 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203. 
    L'Azienda ospedaliera  e'  stata  anche  oggetto  di  un  accesso
ispettivo, disposto dal prefetto di Caserta il 4 luglio 2013, le  cui
risultanze  non  avevano  dato   luogo   all'adozione   del   decreto
presidenziale di cui all'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267, atteso che - all'epoca - la fattispecie non  presentava
i requisiti di concretezza,  univocita'  e  rilevanza  richiesti  dal
comma 1 dello stesso art. 143, a riprova dei collegamenti  diretti  o
indiretti con la  criminalita'  organizzata  ovvero  delle  forme  di
condizionamento dei vertici dell'Azienda ospedaliera. 
    Conseguentemente, con decreto ministeriale dell'11 marzo 2014, il
procedimento avviato nei confronti dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna
e  San  Sebastiano  ai  sensi  del  richiamato  art.  143,  e'  stato
dichiarato concluso. 
    Sull'attivita'  amministrativa  dell'Azienda  e'  stato  comunque
disposto  dal  prefetto  di  Caserta  un  attento  monitoraggio,  con
particolare  riguardo  all'operato  dei  nuovi  organi   dirigenziali
dell'amministrazione, che si sono insediati il  1°  luglio  2014,  ai
quali e' stata raccomandata la sollecita adozione di  ogni  strumento
utile a prevenire forme di corruzione. 
    E' stata suggerita la necessita'  di  provvedere  alla  rotazione
degli  incarichi  interni,  all'adozione  del  piano  anticorruzione,
all'adesione alla  stazione  unica  appaltante  e  al  protocollo  di
legalita', nonche' al monitoraggio sistematico delle gare di  appalto
e degli affidamenti, attraverso i sistemi informativi dedicati. A tal
riguardo, all'epoca era gia' in via di sperimentazione da parte delle
prefetture campane e dei comuni gestiti da commissioni straordinarie,
un protocollo d'intesa anticorruzione, proposto dalla  prefettura  di
Napoli, con l'adesione dell'ANCI, che anche la regione Campania aveva
manifestato l'intenzione di sottoscrivere. 
    In esito alle raccomandazioni, a fronte di  una  situazione  nota
che   avrebbe   richiesto   interventi   urgenti    di    risanamento
dell'amministrazione,  il  nuovo  direttore   generale   dell'Azienda
ospedaliera ha sottoscritto soltanto il protocollo di  legalita',  il
10 dicembre 2014. 
    Con l'emanazione della citata ordinanza di custodia cautelare del
7 gennaio  2015,  attraverso  intercettazioni,  sia  telefoniche  che
ambientali, e con registrazioni audio e video,  e'  stata  ampiamente
documentata  l'ingerenza  del  clan   all'interno   della   struttura
ospedaliera, con la creazione di una pervasiva e consolidata rete  di
connivenze e collusioni, sotto la regia della camorra  casalese,  per
assicurare  al  clan  stesso  il  controllo  degli  appalti  pubblici
garantendo, nel contempo, al sodalizio la fruizione di uno  strumento
di sostentamento stabile e di apparente provenienza lecita. 
    In tale ambito, sono state sottoposte ad  indagine  tre  gare  di
appalto relative all'affidamento dei servizi di gestione, presidio  e
manutenzione  degli  impianti  elevatori   dell'Azienda   ospedaliera
Caserta, di manutenzione degli immobili, con l'esecuzione  di  lavori
edili  ed  affini  presso  il  nosocomio  di  Caserta,   nonche'   di
mantenimento degli immobili, attraverso interventi di tinteggiatura e
lavorazioni affini. 
    E' emersa la responsabilita' del dirigente  del  Dipartimento  di
ingegneria  ospedaliera  del  nosocomio,  indicato  dal  prefetto  di
Caserta quale stabile coadiutore nell'illecito affidamento di  lavori
e servizi in favore  del  gruppo  camorrista  egemone.  Peraltro,  il
dirigente in questione ha ricoperto lo  stesso  incarico  dal  giugno
2006 al dicembre 2014,  confermato  da  ultimo  dal  nuovo  direttore
generale con delibera del 6 agosto 2014. 
    Analoghe responsabilita' risultano a carico di alcuni  dipendenti
e di componenti di una delle commissioni aggiudicatrici delle gare. 
    Secondo l'ipotesi  accusatoria,  sostanzialmente  confermata  dal
tribunale del riesame, i predetti - in concorso tra  loro  e,  in  un
caso, anche in concorso con un soggetto che interveniva per conto del
clan - con piu' azioni  esecutive  del  medesimo  disegno  criminoso,
tramite collusioni e mezzi fraudolenti, abusando i pubblici ufficiali
dei loro poteri, in violazione dei loro doveri, turbavano il regolare
svolgimento  della  gara  di  cui  sopra   al   fine   di   garantire
l'aggiudicazione dell'appalto ad imprese contigue  alla  criminalita'
organizzata. 
    Due di queste ditte sono state sottoposte a sequestro preventivo. 
    Le vicende che hanno interessato l'Azienda ospedaliera sono state
oggetto di esame anche dell'Autorita' nazionale anticorruzione che, a
seguito di un accesso  ispettivo  presso  gli  uffici  aziendali,  ha
riscontrato un perdurante stato  di  inadempimento  nell'adozione  di
reali misure anticorruzione e di tutela della trasparenza,  che  sono
risultate carenti,  con  specifico  riguardo  al  conferimento  degli
incarichi e agli acquisti di beni e servizi compiuti  nel  corso  del
2014. 
    In particolare, dette  carenze,  secondo  la  predetta  Autorita'
nazionale sono sintomatiche  di  una  costante  sottovalutazione  del
rischio, i cui effetti si trovano ora ad essere amplificati in misura
esponenziale ab externo, per come emerge diffusamente  dall'ordinanza
emessa dal GIP presso il tribunale  di  Napoli,  da  una  consolidata
penetrazione della criminalita' organizzata in tutti i meccanismi  di
gestione politico amministrativa dell'ente. 
    Quanto alla gara per l'affidamento della gestione, del presidio e
della manutenzione degli  impianti  elevatori,  la  stessa  Autorita'
nazionale ha chiesto al prefetto di Caserta di adottare la misura  di
cui all'art. 32, comma 1, lettera  b)  del  decreto-legge  24  giugno
2014, n. 90, convertito, con modificazioni,  dalla  legge  11  agosto
2014,  n.  114,  provvedendo  direttamente   alla   straordinaria   e
temporanea gestione  dell'impresa  appaltatrice,  limitatamente  alla
completa esecuzione del contratto. 
    Il prefetto ha  quindi  adottato  apposito  decreto  in  data  11
febbraio  2015,  nominando  tre  amministratori   straordinari,   con
l'incarico  di   completare   l'appalto,   in   via   provvisoria   e
straordinaria. 
    Le  indagini  della  magistratura  hanno  riguardato  anche   gli
affidamenti in favore di un ristretto numero di ditte che, dal  2006,
si sono aggiudicate  molti  degli  interventi  disposti  dall'Azienda
ospedaliera  e  che  sono  state  qualificate  come   contigue   alla
criminalita' organizzata. 
    Le  predette  imprese  sono  risultate   beneficiarie   del   70%
dell'intero  importo  dei  lavori  eseguiti  dall'ente,  peraltro  di
rilevante importo, commissionati nel periodo 2008-2013. 
    Emblematica e' la circostanza che - come evidenziato dal prefetto
di Caserta - l'Azienda sia ricorsa al frazionamento  delle  opere  di
propria competenza,  affidando  gli  interventi  in  via  diretta  ed
evitando in tal modo di procedere a gara pubblica. 
    Gli  elementi  posti  a  sostegno  dell'ordinanza   di   custodia
cautelare comprovano  la  sussistenza  di  un  sistema  di  controllo
capillare degli appalti da parte del  clan  camorrista  egemone  che,
infiltrandosi  all'interno  dell'Azienda   ospedaliera,   ha   tratto
vantaggio da una rete di connivenze e  collusioni  tra  la  politica,
l'imprenditoria e l'amministrazione. 
    Rileva, in tal senso, nella rappresentazione complessiva  fornita
dal provvedimento cautelare, la presenza all'interno della  struttura
aziendale di due persone che hanno svolto un ruolo di intermediazione
con la locale criminalita' organizzata, collocati a  capo  di  uffici
nevralgici dell'amministrazione aziendale. 
    Gli   indizi   di   ingerenza   camorristica    nella    gestione
amministrativa  della   struttura   ospedaliera,   analiticamente   e
dettagliatamente esaminati nella relazione del prefetto  di  Caserta,
portano a ritenere sussistenti i presupposti previsti dalla legge per
l'intervento dello Stato mirato  a  prevenire  ed  a  contrastare  il
fenomeno dell'infiltrazione della criminalita' organizzata a  livello
locale, a ripristinare la legalita'  ed  a  recuperare  la  struttura
pubblica ai propri fini istituzionali. 
    La compromissione delle legittime aspettative  della  popolazione
ad essere garantita nella fruizione dei servizi  relativi  a  diritti
fondamentali, da un lato, nonche' la finalita' della misura di rigore
sotto il duplice profilo della repressione del fenomeno inquinante  e
del recupero  dell'ente  ad  una  gestione  ordinaria  delle  proprie
attivita',   con   il    miglioramento    dell'offerta    all'utenza,
rappresentano gli ambiti entro i  quali  si  articola  la  previsione
recata dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267,
applicabile, in virtu' del rinvio operato dal  successivo  art.  146,
anche agli organi delle aziende ospedaliere. 
    Per le considerazioni suesposte si ritiene necessario  provvedere
ad eliminare, attraverso lo  scioglimento  dell'organo  di  direzione
generale e la nomina di una commissione straordinaria cui affidare le
funzioni   da   questo   esercitate,   ogni   motivo   ulteriore   di
deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa dell'ente, a
salvaguardia degli interessi  delle  comunita'  comprese  nell'ambito
territoriale di  utenza  dell'Azienda  ospedaliera  Sant'Anna  e  San
Sebastiano. 
    La valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata,  in
relazione alla presenza ed all'estensione  del  fenomeno  inquinante,
rende necessario che  la  durata  della  gestione  commissariale  sia
determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 16 aprile 2015 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano 
 
 
                             ---------- 
 
 
                             PREFETTURA 
             UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO DI CASERTA 
 
Prot. n. 478/ O.E.S. 
 
                                                Caserta, 2 marzo 2015 
 
                                        Al sig. Ministro dell'interno 
                                                                 Roma 
 
OGGETTO: Azienda ospedaliera «Sant'Anna e San Sebastiano» di  Caserta
  -  Proposta  di  scioglimento  ai  sensi  dell'art.  143,   decreto
  legislativo n. 267/2000. 
 
    Di seguito alla relazione prot. n.  367/O.E.S.  del  15  febbraio
2014, a suo tempo  trasmessa  a  codesto  Ministero,  concernente  le
risultanze dell'accesso ispettivo, effettuato nel corso  del  secondo
semestre del  2013,  presso  l'Azienda  ospedaliera  in  oggetto,  si
formula proposta di  scioglimento  ai  sensi  dell'art.  143  decreto
legislativo n. 267/2000, in forza delle seguenti argomentazioni. 
    Si ritiene utile, per una piu' esaustiva ed organica esposizione,
fornire una rappresentazione  completa  delle  tappe  salienti  della
vicenda, a partire da marzo 2013, quando la  Direzione  investigativa
antimafia, su delega della D.D.A. di Napoli, dava  esecuzione  ad  un
provvedimento di acquisizione  di  atti  presso  la  citata  Azienda,
nell'ambito di indagini concernenti affidamenti di gare, incarichi ed
appalti. 
    In   proposito,   interessata   l'A.G.   procedente    ai    fini
dell'acquisizione  di  ogni   utile   elemento   informativo   e   di
valutazione, si  apprendeva  che  le  indagini,  coperte  da  segreto
istruttorio, riguardavano i delitti ex articoli 110,  513-bis  e  513
c.p. aggravati ai sensi dell'art. 7, legge n. 203/1991, in  relazione
a condotte di turbativa degli incanti e di affidamenti di  lavori  ad
un cartello di imprese gestito dal «clan dei casalesi». 
    Tale  situazione,  esaminata  in  sede  di  riunione  tecnica  di
coordinamento delle Forze di  Polizia  del  22  maggio  2013,  veniva
ritenuta meritevole  di  approfondimento,  in  quanto  potenzialmente
sintomatica di interferenze  di  sodalizi  malavitosi  nell'attivita'
gestionale della suddetta  Azienda  ospedaliera  e,  pertanto,  sulla
scorta delle  conformi  indicazioni  emerse  in  seno  alla  predetta
riunione tecnica, in data 24 maggio 2013, veniva formulata  richiesta
di delega di accesso ispettivo. 
    La commissione di indagine, all'uopo costituita, faceva pervenire
la sua relazione in data 2 gennaio 2014. 
    Gli esiti dei  lavori  svolti  dalla  citata  commissione  hanno,
quindi, costituito oggetto di esame  in  due  distinte  riunioni  del
Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutesi il
5 e il 13 febbraio 2014, cui  hanno  partecipato,  oltre  ai  vertici
delle Forze dell'ordine provinciali, il Procuratore della  Repubblica
presso il tribunale di S. Maria Capua Vetere, il Procuratore aggiunto
pro-tempore della DDA di Napoli delegato per Caserta, il Capo  Centro
DIA della regione  Campania  e  i  componenti  della  commissione  di
indagine. 
    Invero, il quadro delineato dalla commissione di indagine, che si
era concentrato sugli atti di gara e sul  conferimento  di  incarichi
dirigenziali  nel  periodo  2008/2013,  si  presentava   estremamente
critico sotto il  profilo  della  legittimita'  e  correttezza  della
gestione, in quanto l'attivita'  svolta  negli  anni  di  riferimento
appariva condotta in  diffuso  spregio  della  normativa  vigente  in
materia di appalti nonche' delle norme in materia  di  trasparenza  e
imparzialita' della P.A., risultando,  tra  l'altro,  che  un  numero
ristretto  di  sole  dieci  ditte  era  stata  beneficiaria  del  70%
dell'intero importo corrisposto nello stesso periodo (pari a oltre 60
milioni di euro); la situazione, peraltro, appariva  suscettibile  di
ulteriori sviluppi, stante l'indagine penale in corso sui cui  esiti,
ancora parziali, la  stessa  magistratura  distrettuale,  nell'ambito
delle  sue  prerogative  salvaguardate  dal  citato  art.  143  TUEL,
riteneva in quel momento di opporre il segreto  istruttorio  per  non
comprometterne l'esito. 
    Come noto, la normativa vigente in materia, e l'ormai consolidata
giurisprudenza  amministrativa,  ai  fini  della   legittimita'   del
provvedimento  di  scioglimento  ex   art.   143   TUEL,   richiedono
espressamente  l'individuazione  di  elementi  concreti,  univoci   e
rilevanti in  ordine  all'ipotesi  di  ingerenza  della  criminalita'
organizzata in contesti pubblici, per condizionarne l'azione, pur non
dovendosi raggiungere la certezza della prova richiesta dal  giudizio
penale, trattandosi di misura che opera nel campo della prevenzione. 
    Tenuto conto, in particolare, del  fatto  che  l'art.  143  TUEL,
terzo  comma,  prevede  che  «...  Nella  relazione  sono,  altresi',
indicati gli  appalti,  i  contratti  e  i  servizi  interessati  dai
fenomeni  di  compromissione  o  interferenza  con  la   criminalita'
organizzata o comunque connotati da condizionamenti o da una condotta
antigiuridica ...», il CPOSP, integrato come  sopra,  nel  quadro  di
forte  criticita'  amministrativa  sopradescritta,  suscettibile   di
apprezzamento sotto  diversi  profili,  ha  tenuto  le  due  distinte
riunioni  con  lo  scopo  precipuo  di  promuovere   ogni   ulteriore
approfondimento  in  ordine  alla  sussistenza  dei  predetti  indizi
concreti, univoci e rilevanti di condizionamento  della  criminalita'
organizzata su specifici appalti, disponendo integrazioni istruttorie
con particolare riferimento ai soggetti titolari del numero ristretto
di ditte beneficiarie della gran parte degli affidamenti,  che  erano
state evidenziate nella relazione  rassegnata  dalla  commissione  di
indagine. 
    Infatti, nel corso della prima delle due riunioni suindicate  del
CPOSP sono  stati  disposti  ulteriori  accertamenti  sul  conto  dei
titolari delle ditte  in  questione,  sia  sulla  base  di  eventuali
ulteriori risultanze agli atti delle  Forze  dell'ordine  e  di  atti
comunque in possesso  della  magistratura,  per  quanto  ostensibili,
nonche' di mirati approfondimenti con altre prefetture per i  profili
della documentazione antimafia. 
    Nella successiva riunione del 13 febbraio, il Comitato, esaminati
gli  elementi  raccolti,  invero   di   non   rilevante   e   univoca
significativita', all'unanimita', ha espresso  il  parere  che,  allo
stato, non sussistessero i «concreti, univoci e rilevanti indizi»  di
condizionamento   della   criminalita'    organizzata    sull'Azienda
ospedaliera in questione, tali da poter giustificare la  proposta  di
un provvedimento di rigore  ex  art.  143  TUEL,  ferma  restando  la
possibilita' di  reiterazione  dell'accesso,  in  presenza  di  nuovi
spunti, ovvero di diretta assunzione di provvedimenti di rigore sulla
base di gravi,  nuovi  elementi  sopravvenuti,  desumibili  anche  da
sviluppi delle indagini in corso. 
    Copia della citata relazione di accesso e' stata intanto inviata,
a richiesta, in data 27 febbraio 2014, alla Corte dei conti. 
    Nella  proposta  de  qua  il  CPOSP  non  manco',   inoltre,   di
sottolineare  la  necessita'  anche  di  uno   stretto   monitoraggio
dell'attivita'  amministrativa  dell'Azienda  ospedaliera,   esigenza
rappresentata, quindi, nelle sedi competenti e, in particolare,  alla
nuova dirigenza dell'Azienda ospedaliera, insediatasi  il  1°  luglio
2014, cui fu suggerita, tra l'altro, la sollecita adozione  di  tutti
gli  strumenti  di  prevenzione   anticorruzione   (Piano   triennale
anticorruzione,  rotazione  degli   incarichi,   ecc.   ...)   e   fu
rappresentata la possibilita' di adesione alla  SUA  (Stazione  unica
appaltante)  e  al  connesso  protocollo  di  legalita',  nonche'  al
monitoraggio   sistematico   delle   gare   e   degli    affidamenti,
preferibilmente attraverso l'utilizzazione  di  sistemi  infrantativi
dedicati; era, infatti, allora gia' in sperimentazione da parte delle
prefetture della Campania, coni quattordici comuni all'epoca retti da
commissioni straordinarie a seguito di  scioglimento  intervenuto  ex
art. 143 TUEL, il protocollo di intesa anticorruzione sottoscritto il
26 giugno 2013, su  input  della  Prefettura  di  Napoli,  cui  aveva
aderito anche l'ANCI e cui la regione Campania aveva  manifestato  al
Prefetto di Napoli la volonta' di aderire. 
    Il 28 agosto  2014,  il  nuovo  Direttore  generale  dell'Azienda
ospedaliera ha manifestato alla Prefettura l'intento  di  aderire  al
solo Protocollo di legalita', formalizzando la relativa deliberazione
di  adesione  il   successivo   21   novembre   e   procedendo   alla
sottoscrizione il 10 dicembre 2014. 
    Nel frattempo, gli sviluppi dell'indagine  della  DDA  di  Napoli
hanno comportato, da ultimo, l'adozione  dell'ordinanza  di  custodia
cautelare n. 9/15 (allegato 1), emessa dal  Tribunale  di  Napoli  in
data 7 gennaio 2015 ed  eseguita  il  21  gennaio  2015,  relativa  a
ventiquattro  ordini  di  custodia  cautelare  (dieci  in  carcere  e
quattordici  ai  domiciliari)  di  altrettanti   indagati,   ritenuti
organici o contigui alla criminalita'  organizzata,  con  accuse  che
vanno dall'associazione mafiosa, alla corruzione,  turbativa  d'asta,
abuso ufficio, questi ultimi reati con l'aggravante ex art. 7,  legge
n. 203/1991, per aver  commesso  il  fatto  allo  scopo  di  favorire
l'organizzazione  camorristica  cosiddetta   dei   casalesi   ed   in
particolare la fazione facente capo a Michele Zagaria,  operante  nel
territorio di Caserta e comuni limitrofi. 
    L'inchiesta, denominata «Sogno», si inserisce in  un  piu'  ampio
filone di indagini - cd. «Normandia 2» - svolte dal ROS CC di  Napoli
su  ingerenze  dell'associazione  camorristica  dei  casalesi,  nelle
attivita' imprenditoriali, che ha gia' comportato l'adozione  di  due
distinti provvedimenti cautelari, con l'arresto di  circa  centoventi
persone (tra cui omissis, gia' consigliere regionale  dell'UDEUR  nel
2005). 
    Nell'ambito dello stesso filone investigativo,  piu'  di  recente
(novembre 2013), era stata, inoltre, adottata altra OCC, emessa anche
nei  confronti  di  alcuni  dei  soggetti  ora  indagati  nell'ambito
dell'operazione  «Sogno»,  ovvero   omissis,   omissis   e   omissis,
rispettivamente,   all'epoca,   Direttore    generale    dell'Azienda
ospedaliera  di  Caserta,  Direttore  amministrativo  ASL  Caserta  e
consigliere regionale PDL, cui  erano  contestate  ipotesi  di  reato
quali  abuso  di   ufficio,   turbativa   d'asta,   corruzione,   con
l'aggravante ex art. 7, legge n. 203/1991. 
    Ebbene, tale complessa attivita' di indagine - come gia' detto  -
e', da ultimo, sfociata nell'ordinanza di custodia cautelare n. 9/15,
in cui l'ingerenza del  clan,  particolarmente  del  gruppo  Zagaria,
nella  struttura  ospedaliera  e'  stata  ricostruita  e   ampiamente
documentata con  gli  strumenti  tipici  dell'investigazione  penale,
quali  testimonianze,  intercettazioni  telefoniche   e   ambientali,
registrazioni audio e  video,  che  forniscono  una  solida  base  ad
un'interpretazione  univoca  della   documentazione   a   suo   tempo
acquisita. 
    Sulla  scorta  di  tali  riscontri,  infatti,  nella  motivazione
dell'OCC,  che  si  intende  qui  integralmente   richiamata,   viene
sottolineato che nell'Azienda ospedaliera in  questione  vi  era  una
pervasiva e consolidata rete di connivenze e  collusioni  venutasi  a
creare,  sotto  la  regia  dei  boss  della  camorra  casalese,   tra
appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della  politica
e  dell'imprenditoria.  In  particolare,  il  GIP   ha   puntualmente
evidenziato come nell'Ospedale in  questione  si  era  instaurato  un
«sistema» di controllo capillare degli appalti da  parte  del  gruppo
«Zagaria». Sulla base di tali elementi, tra l'altro, con  decreto  in
data 23 gennaio 2015 e' stata dichiarata  dalla  scrivente  ai  sensi
degli articoli 10 e 11 della legge  Severino,  la  sussistenza  della
causa  di  sospensione  dalla   carica   elettiva   del   consigliere
provinciale omissis, colpito da provvedimento di  custodia  cautelare
in carcere il 21 gennaio u.s., confermato in sede  di  riesame  nella
camera di consiglio seguita  all'udienza  del  9  febbraio  2015,  in
quanto gli viene contestato il reato di cui all'art. 416-bis, commi 1
e 3, «per avere partecipato,  nella  consapevolezza  della  rilevanza
causale del proprio  apporto,  ad  un'associazione  di  tipo  mafioso
denominata clan dei casalesi ...». 
    Al centro dell'inchiesta sono tre gare di appalto  e  affidamenti
di lavori assegnati, a partire dal 2006, sempre  alle  stesse  ditte,
che  l'indagine  ha  qualificato  come  contigue  alla   criminalita'
organizzata, ricorrendo talvolta all'artificioso frazionamento  delle
opere da eseguire, cosi' da evitare la gara pubblica e procedere, per
contro, all'affidamento diretto dei lavori. 
    Emblematiche,  come  gia'  sopra  evidenziato,  sono  le  vicende
relative a tre gare di appalto: 
      gara di appalto indetta dall'Azienda ospedaliera  con  delibera
n. 8 del 7 gennaio 2013, relativa  all'affidamento  del  servizio  di
gestione, presidio e manutenzione degli  impianti  elevatori  ubicati
presso l'Azienda ospedaliera di Caserta, aggiudicata nel luglio 2014,
dopo che i lavori della commissione di gara si sono protratti per ben
quattordici mesi, per un importo  complessivo  di  euro  1.015.200,00
(oltre  IVA),  cosi'  suddiviso:  euro  828.200,00,   per   presidio,
manutenzione ordinaria e straordinaria, pronto intervento e gestione;
euro  187.000,00  per  interventi  di  riparazione,  riqualificazione
tecnologica  ed  adeguamento  normativo.  Per  detta  gara  e'  stato
contestato al dirigente omissis, ai dipendenti omissis e omissis e  a
omissis, rappresentante della omissis, ditta aggiudicataria, il reato
di cui agli articoli 81 cpv, 110, 61, n. 9, 353-bis cp,  7  legge  n.
203/1991 perche' «in concorso tra loro, con piu' azioni esecutive  di
un  medesimo  disegno   criminoso,   tramite   collusioni   e   mezzi
fraudolenti, abusando  i  pubblici  ufficiali  dei  loro  poteri,  in
violazione dei loro doveri, turbavano il regolare  svolgimento  della
gara di cui sopra al fine di garantire l'aggiudicazione  dell'appalto
alla societa' omissis di omissis « [cfr  pagg.  4-5  OCC  9/153].  La
ditta in questione non  figura  tra  quelle  sottoposte  a  sequestro
preventivo. L'Autorita' nazionale anticorruzione, con nota in data  5
febbraio u.s., ha richiesto  a  questa  Prefettura  l'adozione  della
misura prevista dall'art. 32, comma 1,  lettera  b)  della  legge  n.
114/2014, cui si e' provveduto con decreto prefettizio  n.  7752/2015
in data 11 febbraio 2015; il Tribunale del riesame ha sostanzialmente
confermato l'impianto accusatorio; 
      gara di appalto indetta dall'Azienda ospedaliera  con  delibera
n.  30  del  15  gennaio   2013,   relativa   all'affidamento   delle
manutenzioni degli immobili, consistenti in  lavori  edili  e  lavori
affini presso l'Ospedale di Caserta del valore  di  150.000,00  euro,
oltre IVA. Per detta gara e' stato contestato al dirigente omissis  e
ai  dipendenti  omissis,  omissis,  omissis,  omissis,  a  omissis  e
omissis,  componenti  della  commissione  esaminatrice,  a   omissis,
omissis e omissis, soci della omissis, omissis, amministratore  unico
della predetta societa', il reato di cui agli articoli 81  cpv,  110,
112, n. 1, 61, n. 9, 353-bis e 353, commi  1  e  2  cp,  7  legge  n.
203/1991 perche' «in concorso tra loro, con piu' azioni esecutive  di
un  medesimo  disegno   criminoso,   tramite   collusioni   e   mezzi
fraudolenti, abusando  i  pubblici  ufficiali  dei  loro  poteri,  in
violazione dei loro doveri, turbavano il regolare  svolgimento  della
gara di cui sopra al fine di garantire l'aggiudicazione  dell'appalto
alla societa' omissis» [cfr pag. 4 OCC 9/15]. La ditta  in  questione
figura tra quelle sottoposte a sequestro preventivo; il Tribunale del
riesame ha sostanzialmente confermato l'impianto accusatorio; 
      gara di appalto indetta dall'Azienda ospedaliera  con  delibera
n.  31  del  15  gennaio   2013,   relativa   all'affidamento   delle
manutenzioni degli immobili, consistenti in lavori di tinteggiatura e
lavorazioni affini del valore di 450.000,00 euro, oltre IVA, relativa
a tre annualita'. Per detta gara e'  stato  contestato  al  dirigente
omissis e ai dipendenti omissis, omissis e omissis il  reato  di  cui
agli articoli 81 cpv, 110, 112, n. 1, 61, n. 9, 353-bis cp,  7  legge
n. 203/1991 perche'  «in  concorso  fra  loro,  e  con  omissis,  che
interveniva per conto del clan Zagaria, con piu' azioni esecutive  di
un  medesimo  disegno   criminoso,   tramite   collusioni   e   mezzi
fraudolenti, abusando  i  pubblici  ufficiali  dei  loro  poteri,  in
violazione dei loro doveri, turbavano il regolare  svolgimento  della
gara di cui sopra al fine di garantire l'aggiudicazione  dell'appalto
all'impresa di omissis»  [cfr  pagg.  3-4  OCC  9/15].  La  ditta  in
questione figura tra quelle sottoposte  a  sequestro  preventivo;  il
Tribunale  del  riesame  ha  sostanzialmente  confermato   l'impianto
accusatorio. 
    In tale contesto, assume particolare rilievo la contestazione del
reato di  cui  all'art.  416-bis,  commi  1  e  3,  c.p.,  mossa  nei
confronti, tra gli altri, di  omissis  (deceduto)  e  omissis,  nelle
qualita',  rispettivamente,  di   Direttore   generale   dell'Azienda
sanitaria Sant'Anna e San  Sebastiano  di  Caserta  e  dirigente  del
Dipartimento  di  ingegneria  ospedaliera  dello  stesso   nosocomio,
ritenuti stabili coadiutori nell'illecito  affidamento  di  lavori  e
servizi  in  favore  del  gruppo  «Zagaria».  Lo  stesso  omissis  ha
ricoperto  il  suddetto  incarico  dal  giugno  2006,  con  contratto
triennale a tempo  determinato,  rinnovato  nel  marzo  2009  per  un
quinquennio; in ultimo, essendo  in  scadenza  nell'agosto  2014,  il
contratto gli e' stato prorogato fino al dicembre  2014  dall'attuale
Direttore generale dell'Azienda con deliberazione n. 146  in  data  6
agosto 2014. 
    Non  meno  rilevanti  le   posizioni   degli   altri   dipendenti
dell'Azienda ospedaliera de qua omissis, omissis,  omissis,  omissis,
omissis e dei gia' citati omissis e omissis, che  hanno  concorso,  a
vario titolo, in reati che vanno dalla corruzione  (art.  319  c.p.),
abuso d'ufficio (323 c.p.), turbata liberta' degli incanti (art.  353
c.p.) alla turbata liberta' del procedimento di scelta del contraente
(art. 353-bis c.p.), nella maggior parte dei casi aggravati ai  sensi
dell'art. 7, legge n. 203/1991. 
    Gli elementi  e  i  riscontri  ora  forniti  dagli  inquirenti  e
positivamente valutati dal GIP vanno solidamente a connotare, dunque,
come forme di  documentata  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata nella  vita  amministrativa  dell'Ente  in  esame,  tutte
quelle  rilevanti  anomalie  procedurali  riscontrate   anche   dalla
commissione di accesso,  fornendo  gli  indizi  concreti,  univoci  e
rilevanti non potuti identificare in quella sede. 
    Acquista, altresi', piu' significativa valenza anche la presenza,
nell'ambito del personale dipendente - come  a  suo  tempo  segnalato
dalla DDA di Napoli e confermato dalla commissione di indagine  -  di
omissis  ,  a   capo   della   Direzione   medica   di   presidio   e
riorganizzazione  logistico  funzionali  per  l'accreditamento  delle
strutture (cfr. pagg. 74, 76, 144, 205, 281, 311 dell'OCC n. 9/15)  e
di omissis, Direttore amministrativo  dell'Azienda  ospedaliera  [cfr
pag. 46 della citata OCC]. 
    Trattasi, invero, di uno scenario investigativo [il cui  impianto
e' stato sostanzialmente confermato dal giudice del  riesame;  cfr  i
dispositivi costituenti l'allegato n. 4], che ha evidenziato come  il
sodalizio  criminoso  casalese  si   fosse   infiltrato   all'interno
dell'apparato amministrativo del predetto nosocomio, mettendo in luce
concordanti  ed  inequivoci  elementi  probanti  del  condizionamento
mafioso,  tali  da   compromettere   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed il
funzionamento  dei  servizi,  con  grave  pregiudizio  per  lo  stato
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    La vicenda, peraltro, e' stata  anche  all'esame  del  Presidente
dell'ANAC, che, in data 26 gennaio 2015,  ha  effettuato  un  accesso
ispettivo  presso  gli  uffici  interessati,  al  fine  di  acquisire
elementi utili, per i profili di sua competenza. 
    Quanto all'attualita' del condizionamento, va considerato che, in
sede di scambio  informativo  avuto  nella  stessa  giornata  del  26
gennaio con la scrivente, che ne ha puntualmente riferito in sede  di
riunione di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica
svoltasi il 29 gennaio 2015, il citato Presidente ANAC ha  anticipato
di  aver   riscontrato   un   perdurante   stato   di   inadempimento
nell'adozione di  reali  misure  anticorruzione  e  di  tutela  della
trasparenza, con  particolare  riferimento  ad  acquisti  di  beni  e
servizi  nell'arco  del  2014  e  al   conferimento   di   incarichi.
Successivamente, in data 5 febbraio u.s., il Presidente ANAC ha fatto
pervenire la memoria  che  si  allega  (allegato  2),  in  cui  dette
considerazioni sono formalizzate e documentate. 
    In particolare, il Presidente Cantone annota  «In  considerazione
degli elementi sopra esposti, il livello di  compliance  dell'Azienda
ospedaliera di Caserta rispetto alle misure per la trasparenza e  per
la  prevenzione  della  corruzione  non  appare  qualitativamente   e
quantitativamente adeguato, soprattutto in  materia  di  acquisti  di
beni e servizi compiuti nel corso del 2014. Le carenze  sembrano,  in
realta', sintomatiche di una costante sottovalutazione del rischio, i
cui  effetti  si  trovano  ora  ad  essere  amplificati   in   misura
esponenziale ab externo, per come emerge diffusamente  dall'ordinanza
emessa dal GIP presso il Tribunale  di  Napoli,  da  una  consolidata
penetrazione della criminalita' organizzata in tutti i meccanismi  di
gestione politico amministrativa dell'Ente». 
    Nella riunione tenutasi in data  29  gennaio  2015,  il  Comitato
provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica,  integrato  dal
Procuratore della Repubblica f.f. presso il  tribunale  di  S.  Maria
Capua Vetere, dal Procuratore aggiunto pro-tempore presso la  DDA  di
Napoli delegato per Caserta e  dal  Capo  Centro  DIA  della  regione
Campania, ha espresso il parere che le risultanze dell'indagine  DDA,
esposte nell'OCC n. 9/15, e le valutazioni  dell'Autorita'  nazionale
anticorruzione,  consentono  ora,  ad  integrazione  degli   elementi
forniti dalla relazione dell'accesso condotto  nel  secondo  semestre
del 2013, di attestare la  sussistenza  di  «concreti»,  «univoci»  e
«rilevanti»  elementi  su  collegamenti  diretti  e  indiretti  degli
amministratori e dirigenti  dell'Ente  de  quo  con  la  criminalita'
organizzata e su forme di condizionamento degli  stessi,  protrattisi
nel 2014, riscontrandosi, pertanto, i  presupposti  per  avanzare  la
proposta di scioglimento dell'Azienda  ospedaliera  Sant'Anna  e  San
Sebastiano di Caserta, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267. 
    Nel contempo, ricorrendo nella fattispecie  i  presupposti  della
grave ed urgente necessita' prevista dal comma 12 del richiamato art.
143, con decreto in pari data (allegato 3), viene sospeso l'organo di
Direzione dell'Azienda  ospedaliera  con  la  contestuale  nomina  di
commissari prefettizi  per  la  provvisoria  gestione  dell'Ente,  in
persona del Prefetto, dott.ssa  Cinzia  Guercio,  responsabile  della
prevenzione  della  corruzione  e   della   trasparenza   presso   il
Dipartimento per  le  politiche  del  personale  dell'Amministrazione
civile e per le  risorse  strumentali  e  finanziarie  del  Ministero
dell'interno,  del  dott.  Michele  Ametta,  designato  dal   MEF   -
Ragioneria generale dello Stato e dell'ing. Leonardo Pace,  designato
dal provveditorato interregionale alle OO.PP. della Campania, Puglia,
Basilicata e Molise, dotati di  adeguata  professionalita',  come  da
curricula allegati (allegato 5). 
    I  documenti,  non  classificati,  indicati   come   allegati   e
precisamente: 
    allegato 1 - OCC n. 9/2015, eseguita il 21 gennaio 2015; 
    allegato 2 - nota informativa trasmessa dal  Presidente  ANAC  in
data 5 febbraio 2015; 
    allegato 3 - decreto prefettizio di  sospensione  dell'organo  di
Direzione aziendale in data 2 marzo 2015; 
    allegato 4 -  ordinanze  emesse  dal  tribunale  del  riesame  di
Napoli, X sezione, collegio E; 
    allegato 5 - curricula  commissari  prefettizi  nominati  per  la
provvisoria gestione dell'ente ospedaliero Sant'Anna e San Sebastiano
di Caserta vengono trasmessi con separata nota non classificata, agli
indirizzi PEC: 
    gabinetto.ministro@pec.interno.it; 
    utgautonomie@pec.interno.it 
 
                                                  Il Prefetto: Pagano