(Allegato tecnico)
Decreto attuativo dell'art. 109, comma 2 lettera a), D.lgs.  152/2006
                             e ss.mm.ii. 
 
 
                          Allegato Tecnico 
 
                              SOMMARIO 
 
PREMESSA 
 
CAPITOLO 1 - SCHEDA DI INQUADRAMENTO DELL'AREA DI ESCAVO 
1.1. Informazioni generali sull'ubicazione dell'area di escavo 
1.1.1. Indicazioni del "tipo" di area 
Aree afferenti al Percorso I 
Aree afferenti al Percorso II 
1.1.2. Breve descrizione delle caratteristiche generali dell'ambiente
circostante  l'area  di  escavo  e  periodo  di   riferimento   delle
informazioni. 
1.2. Analisi delle principali pressioni che insistono sull'area 
1.3. Analisi dei principali elementi di pregio naturalistico e  degli
obiettivi sensibili presenti in aree limitrofe (entro un raggio di  5
MN) Errore. Il segnalibro non e' definito. 
1.4. Analisi e mappatura (scala 1:5000) dei  principali  elementi  di
pregio  naturalistico,  delle  aree  di  tutela  e  degli   obiettivi
sensibili presenti nell'area di escavo e in aree limitrofe (entro  un
raggio di 3 MN). 
1.5.   Informazioni    sulle    caratteristiche    idrodinamiche    e
chimico-fisiche della colonna d'acqua 
1.6. Informazioni sulle attivita' di escavo pregresse 
1.7. Informazioni sulle caratteristiche  morfo-batimetriche  e  sulle
caratteristiche dei fondali 
1.8.  Informazioni  sulle  caratteristiche  chimiche  dei   sedimenti
dell'area di escavo 
1.9. Informazioni sugli organismi animali  e  vegetali  dell'area  di
escavo 
1.10. Informazioni pregresse sulle attivita' di immersione/utilizzo 
1.11.  Informazioni  sulle  precedenti  attivita'   di   monitoraggio
ambientale 
1.12.  Programmazione  delle  attivita'  di  escavo  e  gestione  dei
materiali 
1.13. Riduzione delle fonti di inquinamento 
 
CAPITOLO  2  -  CARATTERIZZAZIONE  E  CLASSIFICAZIONE  DEI  MATERIALI
DELL'AREA DI ESCAVO DI FONDALI MARINI 
2.1. Percorsi di caratterizzazione 
2.1.1. Disegno di campionamento 
2.2. Modalita' di prelievo, conservazione ed analisi dei campioni 
2.2.1. Relazione tecnica 
2.3. Caratterizzazione e classificazione ecotossicologica 
2.3.1. Batteria di saggi biologici 
2.3.2. Classificazione ecotossicologica 
2.4. Caratterizzazione e classificazione chimica 
2.4.1. Caratterizzazione chimica 
2.4.2. Classificazione chimica dei materiali 
2.5. Caratterizzazione fisica 
2.6. Caratterizzazione biologica 
2.6.1. Caratterizzazione microbiologica 
2.6.2. Analisi delle comunita' bentoniche 
2.7. Classificazione di qualita' dei materiali di escavo 
2.8. Opzioni di gestione 
2.9. Ulteriori semplificazioni inerenti la gestione 
 
APPENDICE  2A:  INFORMAZIONI  DA  RIPORTARE  NEI  RAPPORTI  DI  PROVA
RELATIVI ALLE INDAGINI ECOTOSSICOLOGICHE 
 
APPENDICE 2B: CRITERI DI INTEGRAZIONE PONDERATA  PER  LA  VALUTAZIONE
DELLE RISULTANZE ECOTOSSICOLOGICHE 
 
APPENDICE 2C: CRITERI DI INTEGRAZIONE  PONDERATA  PER  L'ELABORAZIONE
DEI DATI CHIMICI 
 
APPENDICE 2D:  INDIVIDUAZIONE  DEI  LIVELLI  CHIMICI  DI  RIFERIMENTO
LOCALI SOTTO IL PROFILO AMBIENTALE (L1LOC) 
 
APPENDICE 2E: CRITERI DI INTEGRAZIONE  PONDERATA  PER  L'ELABORAZIONE
DEI DATI DI BIODISPONIBILITA' (BIOACCUMULO) 
 
APPENDICE 2F: CRITERIO PER LA STIMA  DEL  LIVELLO  DI  EFFETTO  GRAVE
(LEG) 
 
CAPITOLO 3 - INDICAZIONI TECNICHE PER LA GESTIONE DEI MATERIALI 
3.1. Indicazioni tecniche per l'individuazione e la caratterizzazione
dell'area destinata all'immersione dei materiali di escavo 
3.1.1. Area marina per l'immersione dei materiali di escavo (oltre le
3 mn dalla costa) 
3.1.2. Area di spiaggia da sottoporre a ripascimento 
3.1.3. Ambienti conterminati 
3.2. Indicazioni tecniche per le modalita'  di  escavo,  trasporto  e
immersione dei materiali dragati 
3.2.1. Immersione in aree marine dei materiali di escavo (oltre le  3
mn dalla costa) 
3.2.2. Ripascimento con materiali di escavo 
3.2.3. Immersione in ambiente conterminato di materiali di escavo 
3.3. Attivita' di monitoraggio ambientale 
3.3.1. Monitoraggio delle attivita' di escavo 
3.3.2. Monitoraggio delle attivita' di trasporto dei materiali 
3.3.3. Monitoraggio delle attivita'  di  immersione  in  aree  marine
(oltre le 3 mn dalla costa) 
3.3.4. Monitoraggio delle attivita' di ripascimento 
3.3.5.  Monitoraggio  delle  attivita'  di  immersione  in   ambiente
conterminato 
3.4. Movimentazione di sedimenti in ambito portuale 
 
 
 
                              PREMESSA 
 
In Figura 1 e' riportato uno schema sintetico della procedura per  la
caratterizzazione,  classificazione  e  gestione  dei  materiali   di
escavo. Le indicazioni di dettaglio vengono riportate nei Capitoli 1,
2 e 3. 
L'entita' delle indagini ambientali richieste segue  un  criterio  di
semplificazione graduale in  relazione  al  livello  di  inquinamento
presunto. 
Le informazioni pregresse  relative  all'area  di  intervento  devono
essere riportate nella "Scheda di inquadramento dell'area di  escavo"
di cui al Capitolo 1. 
Le attivita' di caratterizzazione e classificazione dei materiali  da
dragare vengono descritte nel Capitolo 2. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 1 - Quadro generale per la caratterizzazione,  classificazione
                      e gestione dei materiali. 
 
Nel Capitolo 3 vengono  riportate  le  indicazioni  tecniche  per  la
gestione dei materiali: individuazione e caratterizzazione  dell'area
destinata all'immersione dei materiali di escavo (area oltre le 3 mn,
area di spiaggia, area conterminata); modalita' di escavo,  trasporto
e immersione dei materiali; monitoraggio ambientale  delle  attivita'
di escavo, trasporto e immersione. 
 
      Capitolo 1 - Scheda di inquadramento dell'area di escavo 
 
Laddove non  espressamente  indicato  con  risposte  precompilate  da
contrassegnare  o  con  documentazione  da  allegare,  e'  necessario
predisporre un documento tecnico secondo le indicazioni riportate nei
paragrafi del presente Capitolo, mantenendo la  medesima  numerazione
dei paragrafi. 
 
1.1. Informazioni generali sull'ubicazione dell'area di escavo 
1.1.1. Indicazioni del "tipo" di area 
Sulla base della tipologia dell'area di escavo, deve  essere  seguito
uno specifico percorso  di  indagine  (Percorso  I  o  Percorso  II),
secondo quanto riportato nel Capitolo 2. 
  Aree afferenti al Percorso I 
    • area  interna  ad  un  porto  anche  parzialmente  industriale,
commerciale, di servizio passeggeri, pescherecci. 
    • area portuale esterna all'imboccatura e/o passo di  accesso  al
porto per un volume complessivo ≥ 40000 m³ 
  Aree afferenti al Percorso II 
    • area interna ad un porto esclusivamente turistico 
    • area portuale esterna all'imboccatura e/o passo di  accesso  al
porto per un volume complessivo < 40000 m³ 
    • area di foce fluviale non portuale 
    • area costiera non portuale 
L'area di dragaggio con i relativi confini deve essere restituita  su
mappa o carta nautica in idonea  scala,  non  superiore  a  1:10.000.
L'informazione   cartografica   andra'   restituita    in    versione
informatizzata (formato shape file . shp  o  cad  .dwg),  sistema  di
riferimento UTM WGS 84 Fusi 32-33. 
Riportare l'area su idonea mappa o carta nautica di idonea scala, con
i riferimenti geografici e  i  relativi  confini,  da  allegare  alla
presente scheda. 
1.1.2. Breve descrizione delle caratteristiche generali dell'ambiente
circostante  l'area  di  escavo  e  periodo  di   riferimento   delle
informazioni. 
1.2. Analisi delle principali pressioni che insistono sull'area 
 
           Tabella 1.1 - Tipologia e livelli di pressioni 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
1.3. Analisi e mappatura (scala 1:5000) dei  principali  elementi  di
pregio  naturalistico,  delle  aree  di  tutela  e  degli   obiettivi
sensibili presenti nell'area di escavo e in aree limitrofe (entro  un
raggio di 5 MN). 
• Siti della rete Natura 2000 
• Ecosistemi fragili  e  protetti:  praterie  di  posidonia,  zone  a
coralligeno, etc. 
• Specie protette 
• Aree marine protette 
• Parchi nazionali 
• Santuario dei Cetacei 
• Aree archeologiche a mare e altre aree di interesse paesaggistico a
valenza regionale o provinciale 
• Zone di tutela biologica 
• Aree destinate ad usi legittimi  (cavi,  condotte  e  installazioni
petrolifere, poligoni  militari,  maricoltura,  trasporti  marittimi,
barriere artificiali, terminali off-shore, ecc.). 
• Altro 
 
1.4.   Informazioni    sulle    caratteristiche    idrodinamiche    e
chimico-fisiche della colonna d'acqua 
. Regime correntometrico; 
. Torbidita' 
. Temperatura 
. PH 
. Salinita' 
. Conducibilita' 
 
1.5. Informazioni sulle attivita' di escavo pregresse 
Deve essere fornita una planimetria in scala opportuna  che  evidenzi
se l'area o  parte  di  essa  sia  stata  oggetto  di  interventi  di
dragaggio negli ultimi  5  anni  e  comunque  dell'ultimo  intervento
effettuato in ordine temporale. 
La raccolta dei dati relativi al singolo dragaggio  deve  seguire  lo
schema di cui alla Tabella 1.2. 
 
  Tabella 1.2 - Dati relativi alle singole operazioni di dragaggio 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
1.6. Informazioni sulle caratteristiche  morfo-batimetriche  e  sulle
caratteristiche dei fondali Riportare l'area su mappa o carta nautica
di  idonea  scala,  con  i  principali  riferimenti   morfologici   e
batimetrici. 
Riportare i fondali molli o rocciosi presenti nell'area. 
Riportare una descrizione della tessitura  e  della  mineralogia  dei
sedimenti,     nonche'     delle      principali      caratteristiche
ecotossicologiche. 
 
1.7.  Informazioni  sulle  caratteristiche  chimiche  dei   sedimenti
dell'area di escavo 
Le informazioni  richieste  devono  essere  fornite  per  entrambi  i
percorsi previsti. In  particolare,  per  usufruire  della  procedura
semplificata  di  caratterizzazione  prevista  per  il  Percorso   II
(Capitolo 2), le  informazioni  chimiche  disponibili  devono  essere
IDONEE e SUFFICIENTI. Queste ultime  devono  essere  valutate  da  un
soggetto del Sistema Nazionale delle Agenzie (ISPRA-ARPA- APPA) o  da
altro Istituto Scientifico Pubblico diverso da  quello  eventualmente
coinvolto nelle indagini ambientali di caratterizzazione dell'area. 
L'idoneita' delle informazioni  sulle  caratteristiche  chimiche  dei
sedimenti dell'area di  escavo  viene  valutata  secondo  i  seguenti
criteri: 
  • le metodologie analitiche impiegate  per  la  determinazione  dei
parametri chimici devono essere metodiche normalizzate (es.  UNI  EN,
ISO, USEPA), o riportate nei Manuali e Linee Guida ISPRA; 
  • i valori medi delle concentrazioni misurate,  la  cui  deviazione
standard sia  inferiore  al  medesimo  valore  medio,  devono  essere
inferiori  al   corrispondente   valore   di   L1   locale   (qualora
disponibile), o  inferiore  ai  valori  di  L1  stabiliti  a  livello
nazionale (Capitolo 2). 
La sufficienza delle informazioni chimiche  e'  determinata  da  dati
idonei non antecedenti 5 anni  e  provenienti  dall'area  di  escavo,
purche' non si siano verificati eventi naturali e/o artificiali  tali
da modificarne lo stato di qualita' ambientale. 
Le informazioni possono essere ritenute sufficienti anche in  assenza
di dati sull'area di intervento, ma in presenza  di  idonei  dati  in
aree  immediatamente  contigue  e  con  le  medesime  caratteristiche
ambientali (dinamica di sedimentazione, correnti,  fonti  antropiche,
ecc.). 
Sulla base delle informazioni pregresse selezionare  i  dati  che  si
intende utilizzare  ai  fini  della  valutazione  della  idoneita'  e
sufficienza degli stessi dati, secondo lo schema di Tabella  1.3,  al
fine di potersi avvalere di una procedura semplificata. 
 
Tabella 1.3 - Valutazione delle informazioni pregresse per l'area  di
                               escavo 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
1.8. Informazioni sugli organismi animali  e  vegetali  dell'area  di
escavo 
Riportare  una  descrizione  delle  principali  comunita'  bentoniche
presenti nell'area mediante l'individuazione delle liste  faunistiche
e floristiche delle biocenosi presenti, nonche' una descrizione delle
popolazioni ittiche demersali ed aree  di  nursery,  con  particolare
riferimento a specie di interesse commerciale. 
Qualora disponibile, riportare la definizione dello  stato  ecologico
della  prateria  di  Posidonia  oceanica  e  anche  una   valutazione
quantitativa delle comunita' macrozoobentoniche, mediante  l'utilizzo
dei parametri strutturali  di  comunita',  incluso  l'indice  Biotico
M-AMBI (Multimetric-AZTI Marine Biotic Index) e gli eventuali impatti
noti. 
 
1.9. Informazioni pregresse sulle attivita' di immersione/utilizzo 
Riportare   le   informazioni    richieste    per    interventi    di
immersione/utilizzo negli ultimi 5 anni e comunque  per  l'intervento
piu' recente effettuato, secondo la Tabella 1.4 riguardo a: 
  1. aree d'immersione in mare (oltre le 3 mn); 
  2. aree di ripascimento costiere (spiaggia sommersa e/o emersa); 
  3. altri utilizzi (es.: vasca di colmata,  terrapieni,  riempimenti
di banchine, ecc.). 
 
Tabella 1.4 - Schema per  la  restituzione  dei  dati  relativi  alla
                 destinazione del materiale dragato 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
1.10.  Informazioni  sulle  precedenti  attivita'   di   monitoraggio
ambientale 
Descrivere sinteticamente le  attivita'  di  monitoraggio  ambientale
eseguite nell'area di escavo negli  ultimi  5  anni  e  i  principali
risultati. 
Descrivere sinteticamente le  attivita'  di  monitoraggio  ambientale
eseguite nell'area di immersione/deposizione negli ultimi 5 anni e  i
principali risultati. 
 
1.11.  Programmazione  delle  attivita'  di  escavo  e  gestione  dei
materiali 
Fornire informazioni sintetiche sulla programmazione delle  attivita'
di movimentazione e gestione dei materiali su base  pluriennale  (per
un massimo di 5 anni) secondo le indicazioni di cui alla Tabella 1.5.
nonche' sulle iniziative intraprese o da intraprendere per migliorare
la qualita' dei fondali, favorendo l'uso sostenibile  delle  risorse.
Dovranno  essere  fornite  planimetrie  dei  siti  da  sottoporre   a
movimentazione (dragaggio/deposizione) in scala  opportuna.  Dovranno
essere fornite planimetrie dei siti da  sottoporre  a  movimentazione
(dragaggio/deposizione) in scala opportuna. 
 
1.12. Riduzione delle fonti di inquinamento 
Fornire informazioni sintetiche  sulle  iniziative  intraprese  o  da
intraprendere per migliorare la qualita' dei fondali, favorendo l'uso
sostenibile  delle   risorse,   in   accordo   con   le   indicazioni
internazionali di riduzione delle fonti di inquinamento. 
 
Tabella  1.5   -   Scheda   delle   informazioni   sintetiche   sulla
programmazione delle  attivita'  di  movimentazione  e  gestione  dei
                              materiali 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
Capitolo  2  -  Caratterizzazione  e  classificazione  dei  materiali
                dell'area di escavo di fondali marini 
 
2.1. Percorsi di caratterizzazione 
  Sulla base della tipologia dell'area di escavo di cui al Capitolo 1
deve essere seguito uno dei due percorsi di indagine seguenti: 
  • Percorso I che prevede una caratterizzazione COMPLETA 
  • Percorso II  dove  puo'  essere  eseguita  una  caratterizzazione
SEMPLIFICATA 
Vengono di  seguito  riportate  le  indicazioni  tecniche  comuni  ad
entrambi i percorsi, evidenziando  nei  riquadri  le  specifiche  per
ciascun percorso. 
 
    
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Rientrano nel Percorso I: 
  •  le  aree  interne  ai  porti  anche  parzialmente   industriali,
commerciali, di servizio passeggeri, pescherecci (paragrafo 1.1.1); 
  • le aree poste all'esterno dell'imboccatura dei porti e/o le  aree
soggette a ostruzione ricorrente o accidentale del passo marittimo di
accesso per volumi annui complessivi di materiale uguali o  superiori
a 40.000 m³. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Rientrano nel Percorso II: 
  • le aree costiere non portuali; 
  • le aree di foce fluviale non portuale; 
  • le aree interne ai porti esclusivamente turistici; 
  • le aree poste all'esterno dell'imboccatura dei porti e/o le  aree
soggette a ostruzione ricorrente o accidentale del passo marittimo di
accesso per volumi annui complessivi di materiale inferiori a  40.000
m³ 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
2.1.1. Disegno di campionamento 
La  strategia  ottimale  di   campionamento   deve   consentire   una
caratterizzazione rappresentativa dell'intera superficie e del volume
di materiale da sottoporre a movimentazione. 
 
    
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Percorso I 
  • Strategia di campionamento per aree portuali 
Aree unitarie 
Sono previste tre  tipologie  di  aree  unitarie,  da  posizionare  a
ridosso dei manufatti interni al  porto  (Tipologia  1),  nelle  zone
centrali del porto (Tipologia 2) e presso le  zone  all'ingresso  dei
porti (Tipologia 3). 
  • Tipologia «1» 
    Lungo la perimetrazione interna caratterizzata dalla presenza  di
manufatti, quali ad esempio pontili, darsene e banchine, all'area  da
sottoporre a escavo deve essere  sovrapposta  una  griglia  a  maglia
quadrata di 50 m x 50  m.  Eventuali  aree  residue,  risultanti  dal
frazionamento nei lotti di 2.500 m², possono essere tralasciate se di
superficie inferiore a 1.500 m² (figure 1 - 4). 
  • Tipologia «2» 
    Nelle zone interne a distanze dai manufatti  superiori  a  50  m,
all'area da  sottoporre  a  dragaggio  deve  essere  sovrapposta  una
griglia a maglia quadrata di lato pari a 100 m. Tale griglia di  aree
unitarie deve essere posizionata in contiguita' con le eventuali aree
unitarie di tipo «1» e «3». Eventuali aree  residue,  risultanti  dal
frazionamento nei lotti di 10.000 m², possono essere  tralasciate  se
di superficie inferiore a 5.000 m² (figure 1-2). 
  • Tipologia «3» 
    Nell'ambito delle imboccature portuali,  delle  zone  esterne  al
porto a esso adiacenti, lungo le dighe di  protezione  esterna  e  le
barriere frangiflutto, all'area da sottoporre a dragaggio deve essere
sovrapposta una griglia a maglia quadrata di lato pari a 200 m.  Tale
griglia di aree unitarie deve essere posizionata in  contiguita'  con
le griglie di aree unitarie «1» e «2» ove  presenti.  Eventuali  aree
residue, risultanti dal frazionamento nei lotti di 40.000 m², possono
essere tralasciate se di superficie inferiore a 10.000 m² (figura 2). 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 1 - Esempio di posizionamento delle aree unitarie di tipologia
                               1 e 2. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 2 - Esempio di posizionamento delle aree unitarie di tipologia
                              1, 2 e 3. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 3 - Esempio di posizionamento delle aree unitarie di tipologia
             1 in canali di larghezza superiore a 100 m. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 4 - Esempio di posizionamento delle aree unitarie di tipologia
             1 in canali di larghezza inferiore a 100 m. 
 
    
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Percorso II 
  • Strategia di campionamento per aree costiere non portuali e  aree
di foce fluviale non portuale 
Aree unitarie 
In aree di foce fluviale, nelle zone da sottoporre a  dragaggio  deve
essere sovrapposta una griglia a maglia quadrata di lato fino  a  100
m; in aree costiere deve essere  sovrapposta  una  griglia  a  maglia
quadrata di lato fino  a  200  m.  Eventuali  Aree  Unitarie  residue
possono essere tralasciate se di superficie inferiore  al  50%  della
misura adottata. 
  • Strategia di campionamento per porti turistici o aree di  accesso
al porto 
Deve essere seguita la medesima "Strategia di campionamento per  aree
portuali" di cui al Percorso I. 
    
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Stazioni di campionamento 
All'interno  di  ciascuna   area   unitaria   (maglia   quadrata   di
campionamento) e per tutte le tipologie deve  essere  individuato  un
punto   di   campionamento,   rappresentativo   dell'area   unitaria,
posizionato in funzione del volume di  materiale  da  dragare,  della
morfologia del fondale e della distanza dal punto delle aree unitarie
contigue. 
In caso di superficie di escavo limitata ad una o due aree  unitarie,
il numero delle stazioni per l'intera area da sottoporre a  dragaggio
non deve essere comunque inferiore a 3, con la facolta' di  ricorrere
alla costituzione di campioni compositi accorpando le aliquote  delle
medesime sezioni del sedimento. 
 
2.2. Modalita' di prelievo, conservazione ed analisi dei campioni 
Campionamento 
La tecnica di campionamento da utilizzare e' prioritariamente  quella
del carotaggio. 
Nel caso di indagini riguardanti strati maggiori di 50 cm,  l'altezza
di ciascuna carota deve essere almeno pari allo spessore di materiale
da  asportare  previsto  nel  punto  di  campionamento,  minimizzando
rimescolamenti o diluizioni della matrice solida del sedimento. 
Nel caso di indagini limitate ai primi  50  cm  del  fondale  possono
essere utilizzate anche altre tecniche, quali benne o box-corer. 
Le carote di  sedimento  devono  essere  preventivamente  decorticate
della parte piu' esterna a contatto con le pareti interne al liner  o
al carotiere, per evitare la contaminazione da trascinamento. 
Le attrezzature utilizzate che prevedono il contatto con il sedimento
devono essere accuratamente pulite prima del loro reimpiego. 
Per ciascuna carota devono essere individuate sezioni di 50  cm,  100
cm o 200 cm, o sezioni residue di almeno 20  cm  rappresentative  del
livello piu' profondo, secondo le seguenti modalita': 
  • le carote fino a 1 m di altezza devono essere  suddivise  in  due
sezioni, di cui la prima di 50 cm a partire dalla sommita'; 
  • per carote con altezza superiore ai 1 metro e fino a 2  m,  oltre
alle 2 sezioni di cui al punto precedente,  deve  essere  individuata
almeno una sezione rappresentativa del metro successivo al primo; 
  • per carote con altezza superiore ai 2 m, oltre alle 3 sezioni  di
cui  ai  punti  precedenti,  deve  essere  individuata  una   sezione
rappresentativa di ogni successivo intervallo di 2 m; 
  • qualora sia accertato il raggiungimento del  substrato  geologico
naturale  costitutivo  dell'area,  opportunamente  documentato  nella
relazione  tecnica,  per  il  quale  si  possa  escludere   qualunque
contaminazione antropica, e' sufficiente l'individuazione di  sezioni
rappresentative dell'intero strato. 
 
Preparazione del campione 
Da ciascuna sezione deve essere prelevata una aliquota  di  sedimento
in modo tale da garantire la massima rappresentativita' del campione. 
Il campione prelevato deve essere  omogeneizzato  e  suddiviso  nelle
aliquote previste per le diverse analisi. 
La quantita' di materiale prelevata per ciascun campione deve  essere
sufficiente  a  garantire  tutte  le   analisi   fisiche,   chimiche,
microbiologiche ed ecotossicologiche, compresa l'aliquota di  riserva
da conservare per eventuali approfondimenti e/o verifiche. 
Dal campione, prima delle analisi, devono essere rimosse  manualmente
le componenti di  origine  antropica  (es.:  frammenti  di  plastica,
vetro,  metallo,  ecc.)   e   naturale   (ciottoli,   organismi   del
macrobenthos) di dimensioni comunque superiori a  5  mm.  Qualora  il
campione cosi' ottenuto sia  costituito  da  oltre  l'80%  di  ghiaia
(diametro > 2 mm), le analisi chimiche possono essere omesse, a  meno
di macroscopiche evidenze di inquinamento. In questo caso, la  classe
di qualita' deve seguire il criterio riportato al paragrafo 2.7. 
All'atto del campionamento deve essere compilata una apposita "Scheda
di campo" contenente  almeno  le  informazioni  identificative  della
stazione di prelievo (coordinate proiettate UTM WGS84 fuso  32/33)  e
dei campioni da avviare alle successive analisi. 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso I 
Per le aree del Percorso I tutti  campioni  prelevati  devono  essere
avviati alla successiva fase di analisi e classificazione. 
Qualora, per ragioni tecniche e/o economiche, il  proponente  intenda
perseguire come unica opzione di gestione la deposizione in  ambiente
conterminato, analogamente a quanto previsto per il Percorso II e  ad
esclusione  di  aree  collocate  all'interno  di  Siti  di   Bonifica
(Paragrafo 2.8), viene introdotta la possibilita' di formare campioni
compositi per le successive analisi, ottenuti miscelando  i  campioni
singoli provenienti da aree unitarie contigue aventi  caratteristiche
macroscopiche similari, fermo restando la possibilita' di  analizzare
i singoli campioni di cui deve essere sempre disponibile una aliquota
conservata. 
I  campioni  compositi  da  sottoporre  ad  analisi,   ottenuti   per
miscelazione "a fresco" di aliquote di pari volume (minimo  100  cc),
rappresentative   di   ciascun   campione   da   miscelare,   possono
rappresentare volumi contigui massimi da  dragare  di  10.000  m³  se
provenienti da aree unitarie di Tipologia 1 (50 x 50 m), di 20.000 m³
se provenienti da aree unitarie di Tipologia 2 (100 x  100  m)  e  di
40.000 m³ se provenienti da aree unitarie di Tipologia 3 (200  x  200
m) (Percorso II - Tabella 2.1). 
Deve comunque essere conservata a -20 °C una aliquota di  almeno  250
ml di ciascun campione (accorpato  e  non  accorpato)  per  eventuali
accertamenti o approfondimenti. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso II 
Ad esclusione di aree  collocate  all'interno  di  Siti  di  Bonifica
(Paragrafo 2.8) , per le aree del Percorso  II  viene  introdotta  la
possibilita' di formare campioni compositi per le successive analisi,
ottenuti miscelando i campioni singoli provenienti da  aree  unitarie
contigue  aventi  caratteristiche   macroscopiche   similari,   fermo
restando la possibilita' di analizzare i singoli campioni di cui deve
essere sempre disponibile una aliquota conservata. 
Sulla  base  delle  informazioni  pregresse  e'   infatti   possibile
l'analisi di tutti o parte dei campioni  (non  accorpati)  in  quelle
zone  identificate  come  aree  o  strati  del  fondale  a   maggiore
potenziale inquinamento. 
La procedura semplificata prevede la formazione di campioni compositi
da sottoporre ad analisi, ottenuti per  miscelazione  "a  fresco"  di
aliquote di pari volume (minimo 100 cc), rappresentative  di  ciascun
campione da miscelare. Essi  possono  rappresentare  volumi  contigui
massimi da dragare di 10.000 m³ se provenienti da  aree  unitarie  di
Tipologia 1 (50 x 50 m), di 20.000 m³ se provenienti da aree unitarie
di Tipologia 2 (100 x 100 m) e di 40.000 m³ se  provenienti  da  aree
unitarie di Tipologia 3 (200 x 200 m) (Tabella 2.1). 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
Tabella 2.1 - Criterio di accorpamento  di  campioni  provenienti  da
                       aree unitarie contigue. 
 
    

+==============+============+===================+===================+
|              |            |  N. campioni da   |  N. campioni da   |
|              | Volumi max |   accorpare per   |   accorpare per   |
|Tipologia Area|    (m³)    | spessori di 0.5 m |  spessori di 1 m  |
+==============+============+===================+===================+
|      1       |   10.000   |     fino a 8      |     fino a 4      |
+--------------+------------+-------------------+-------------------+
|      2       |   20.000   |     fino a 4      |     fino a 2      |
+--------------+------------+-------------------+-------------------+
|      3       |   40.000   |     fino a 2      |      nessuno      |
+--------------+------------+-------------------+-------------------+

    
 
Deve comunque essere conservata a -20 °C una aliquota di  almeno  250
ml di ciascun campione (accorpato  e  non  accorpato)  per  eventuali
accertamenti o approfondimenti. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
Conservazione del campione 
Le modalita' di  trasporto  e  di  conservazione  dei  campioni  sono
indicate nella Tabella 2.2. 
Il periodo di conservazione dell'aliquota di  materiale  destinata  a
eventuali controanalisi e/o verifiche non deve essere inferiore  a  3
mesi dal termine delle attivita' di gestione dei  materiali  dragati.
Si precisa che non  viene  considerato  il  periodo  necessario  alle
attivita' di monitoraggio Post operam. 
Le metodologie analitiche da utilizzare  per  la  determinazione  dei
parametri fisici, chimici, microbiologici ed ecotossicologici  devono
essere   conformi   a   protocolli   nazionali   e/o   internazionali
standardizzati o riportati su  Manuali  e  Linee  Guida  del  Sistema
Nazionale delle Agenzie. 
 
Tabella 2.2 - Modalita' di trasporto e di conservazione dei campioni 
 
    

+==================+===========+==============+==================+
|    PARAMETRO     |CONTENITORE|TRASPORTO (°C)|CONSERVAZIONE (°C)|
+==================+===========+==============+==================+
|                  |plastica o |              |                  |
|  GRANULOMETRIA   |   vetro   |    4 - 6     |      4 - 6       |
+------------------+-----------+--------------+------------------+
|SOSTANZA ORGANICA |  vetro o  |              |                  |
|      O TOC       |polietilene|    4 - 6     |     ≤ -20(1)     |
+------------------+-----------+--------------+------------------+
|                  |  Vetro o  |              |                  |
| CHIMICA ORGANICA |polietilene|    4 - 6     |    ≤ - 20(1)     |
+------------------+-----------+--------------+------------------+
|    METALLI E     |polietilene|              |                  |
|    INORGANICI    |  o vetro  |    4 - 6     |    ≤ - 20(1)     |
+------------------+-----------+--------------+------------------+
|                  |polietilene|              |                  |
|                  |     o     |              |                  |
|                  |polistirolo|              |                  |
| MICROBIOLOGIA(2) |  sterili  |    4 - 6     |      4 - 6       |
+------------------+-----------+--------------+------------------+
|                  |polietilene|              |                  |
|ECOTOSSICOLOGIA(3)|  o vetro  |    4 - 6     |      4 - 6       |
+------------------+-----------+--------------+------------------+

    
 
    (1) solo per campioni che non siano stati liofilizzati 
    (2) da allestire in coltura sul campioni fresco entro 36 ore 
    (3) da eseguire sul campione fresco (paragrafo 3.1). 
 
 
Qualita' del dato 
A garanzia della qualita' del dato: 
  • devono essere garantite le prestazioni  di  qualita'  di  cui  al
D.Lgs 219/2010, come recepimento della  Direttiva  90/2009/EC,  fatta
eccezione per quanto riportato al Capitolo 3; 
  • le indagini devono essere condotte da Enti e/o Istituti  Pubblici
di comprovata esperienza, oppure da laboratori privati accreditati da
organismi riconosciuti ai sensi della norma UNI CEI EN 17011/05 per i
parametri utilizzati ai fini della classificazione  di  qualita'  dei
materiali di cui al presente Capitolo 1; in  entrambi  i  casi  viene
richiesto il possesso di certificazioni nazionali e/o  internazionali
relative all'inserimento in circuiti di calibrazione  specifici  (es.
QUASIMEME, etc.) laddove esistenti,  che  diano  dimostrazione  della
qualita' delle analisi; 
  • i risultati delle analisi e delle relative  misure  di  controllo
qualita' per ciascun  parametro  fisico,  chimico,  ecotossicologico,
devono  essere  riportati  su  rapporti  di  prova   rilasciati   dai
laboratori e nella Relazione tecnica che deve contenere anche i  dati
relativi all'analisi delle comunita'  bentoniche  e  delle  biocenosi
presenti redatti  da  tecnico  qualificato,  secondo  le  indicazioni
riportate nei paragrafi specifici. 
Le risultanze analitiche  sono  considerate  valide  per  un  periodo
diverso per il Percorso I o per il Percorso II, a seconda  si  tratti
di sedimenti soggetti  a  rimescolamento  o  sedimenti  dello  strato
profondo non interessato  da  fenomeni  di  perturbazione.  In  linea
generale si assume che in un'area portuale, costiera  o  fluviale,  i
primi 50 cm di fondale siano soggetti a fenomeni di perturbazione. 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso I 
Le risultanze analitiche sono considerate valide per un periodo di  2
anni, purche' non si siano verificati eventi naturali  o  artificiali
che abbiano modificato  la  situazione  ambientale  dal  momento  del
campionamento. Tale validita' puo' essere estesa fino a 3  anni,  con
la sola  ripetizione  delle  analisi  fisiche  ed  ecotossicologiche,
almeno sui campioni compositi dello strato superficiale (0-50 cm) del
fondale, ottenuti con i medesimi criteri  di  miscelazione  descritti
per la procedura semplificata nel presente paragrafo. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso II 
Le risultanze analitiche sono considerate valide per un periodo di  3
anni, purche' non si siano verificati eventi naturali  o  artificiali
che abbiano modificato  la  situazione  ambientale  dal  momento  del
campionamento. Tale validita' puo' essere estesa fino a 5  anni,  con
la sola  ripetizione  delle  analisi  fisiche  ed  ecotossicologiche,
almeno sui campioni compositi dello strato superficiale  (0  -50  cm)
del  fondale,  ottenuti  con  i  medesimi  criteri  di   miscelazione
descritti nel presente paragrafo. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
L'estensione della validita'  delle  analisi  per  l'intero  spessore
viene confermata se il livello di tossicita' della batteria di  saggi
ecotossicologici ripetuti (secondo le modalita' di cui  al  paragrafo
2.3), risulti uguale o inferiore a quello precedentemente ottenuto, e
comunque "basso" o "assente". Nel caso il livello di  tossicita'  dei
campioni ripetuti risulti piu' alto  o  comunque  "medio"  o  "alto",
dovranno essere ripetute  anche  le  analisi  chimiche  sui  medesimi
campioni (secondo le modalita' di cui al paragrafo 2.4) e  lo  strato
di sedimenti nuovamente  caratterizzato  dovra'  essere  classificato
secondo i criteri di cui alle tabelle 2.5 o 2.6 (criterio tabellare o
ponderato). In tal caso la validita' delle analisi e  la  conseguente
classificazione degli strati sottostanti  viene  comunque  estesa  in
funzione del percorso. 
 
2.2.1. Relazione tecnica 
Tutti i dati relativi al campionamento, alla caratterizzazione,  alle
prestazioni analitiche (QA/QC), alla classificazione e  alle  opzioni
di gestione proposte devono essere riportate in una relazione tecnica
con allegate: 
  • la Scheda di inquadramento dell'area di escavo di cui al Capitolo
1; 
  • le "Schede di campo" di cui ai Capitoli 1 e 5; 
  • i rapporti di prova. 
La  classificazione  delle  singole   aree   unitarie   deve   essere
rappresentata (per livelli) su  carta  rispetto  alla  batimetria,  a
partire dalla quota di dragaggio e fino alla quota l.m.m. del fondale
al momento del campionamento. Un esempio viene riportato in Figura 5. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 5 - Sezione longitudinale del volume di sedimento da  dragare:
rappresentazione delle classi di qualita' riferite a ciascuna sezione
                   delle carote prelevate (P1-P5). 
 
 
2.3. Caratterizzazione e classificazione ecotossicologica 
2.3.1. Batteria di saggi biologici 
I  saggi  biologici  devono  essere  eseguiti  su  tutti  i  campioni
destinati alle analisi,  singoli  o  accorpati.  I  risultati  devono
essere riportati su rapporti  di  prova  rilasciati  dai  laboratori,
indicando, oltre ai dati grezzi, il metodo ed i parametri  statistici
necessari, a  supporto  della  affidabilita'  del  dato,  cosi'  come
riportato in Appendice 2A; in particolare: 
  • nel caso di utilizzo dei criteri di integrazione ponderata di cui
all'Appendice 2B, i risultati devono  essere  espressi  come  effetto
misurato nel campione (± scarto tipo σ) e nel controllo  negativo  (±
scarto tipo σ), riferito alla  massima  concentrazione  del  campione
testata (compatibilmente al metodo del saggio impiegato); 
  •  nel  caso  della  classificazione  ecotossicologica  secondo  il
criterio tabellare  ottenuto  nell'ambito  della  batteria  di  saggi
biologici utilizzata, i risultati devono essere  espressi  come  EC20
e/o EC50 con i relativi limiti fiduciali o  come  effetto  (±  scarto
tipo σ) rispetto al controllo negativo (riportando il dato  anche  di
quest'ultimo) e riferito alla  massima  concentrazione  del  campione
testata in relazione al metodo del saggio impiegato. 
I medesimi risultati, inclusi i dati relativi ai  controlli  positivi
(rapportati alla  carta  di  controllo  del  laboratorio),  in  forma
riepilogativa tabellare, devono essere comunque riportati e  discussi
nella Relazione tecnica. 
Salvo specifiche indicazioni del metodo adottato, il sedimento intero
o la frazione solida del sedimento deve essere saggiata a fresco (non
congelata, non essiccata ne' liofilizzata) prima possibile e comunque
non oltre 15 giorni di conservazione a 4 - 6 °C al buio; la  frazione
liquida  (acqua  interstiziale  o  elutriato  1:4  p/v)  deve  essere
preparata entro 10 giorni dal sedimento tal quale conservato a 4°C al
buio e, se non saggiata entro le 24 h dalla preparazione,  conservata
a -20°C fino al momento dell'analisi. I contenitori con la matrice di
prova non devono presentare spazio d'aria. La batteria di minima deve
essere  composta  da  almeno  3  organismi  appartenenti   a   gruppi
tassonomici ben distinti, scegliendo una delle  combinazioni  di  cui
alla Tabella 2.: per ciascuna delle tipologia 1, 2 e  3  deve  essere
selezionato un saggio biologico a scelta tra quelli indicati  con  il
segno "X". La combinazione deve essere la stessa per la totalita' dei
campioni previsti nell'ambito della medesima istruttoria. 
A titolo esemplificativo una combinazione e' la seguente: 
1ª tipologia: saggio sulla fase solida.  Bioluminescenza  con  Vibrio
fischeri su sedimento privato dell'acqua interstiziale; 
2ª tipologia: saggio su fase liquida. Inibizione di  crescita  algale
con Pheodactylum tricornutum o Dunaliella tertiolecta  o  Skeletonema
costatum su elutriato; 
3ª tipologia: saggio con effetti cronici/sub-letali/a lungo termine e
di  comprovata  sensibilita'.   Embriotossicita'   con   Paracentotus
lividus, Mytilus galloprovincialis o Crassostrea gigas su elutriato. 
In caso di sedimento con percentuali  di  sabbia/ghiaia  (diametro  >
0,63 mm) maggiori del 90%,  in  considerazione  dei  possibili  falsi
positivi o della impossibilita' di eseguire il saggio,  la  prova  su
fase solida puo' essere sostituita con almeno un ulteriore  saggio  a
scelta su fase liquida tra quelli indicati in  Tabella  2.3  come  2ª
tipologia. 
 
Tabella  2.3  -  Saggi  biologici  utili  per  l'allestimento   della
batteria. Con la "x" vengono indicati i possibili  saggi  alternativi
                       per ciascuna tipologia 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
2.3.2. Classificazione ecotossicologica 
Completata la fase di  campionamento  e  analisi,  sulla  base  delle
risultanze   ottenute   si    procede    con    la    classificazione
ecotossicologica   di   ciascun   campione   di   sedimento    basata
sull'utilizzo dei criteri  di  integrazione  ponderata  di  cui  all'
Appendice 2B. 
Tuttavia,   nell'ambito   di   indagini   con   elevata   numerosita'
campionaria, in cui la stragrande maggioranza  dei  campioni  risulti
particolarmente  tossica  o  non   mostri   effetti,   e'   possibile
semplificare la procedura di classificazione avvalendosi del criterio
tabellare riportato in Figura 6. 
In particolare, il criterio tabellare puo' essere applicato a tutti i
campioni analizzati nei seguenti casi: 
  a)  oltre  il  90%  dei  campioni  analizzati  mostrino  Tossicita'
"assente" per l'intera batteria di saggi  biologici  impiegati  e  le
concentrazioni  chimiche  dei  medesimi  campioni  risultino   <   L2
(Capitolo 2.4, tabella 2.5); 
  b) oltre il 90%  dei  campioni  analizzati  mostrino  Tossicita'  ≥
"alta" per l'intera batteria di saggi biologici impiegati; 
  c) debba  essere  confermata  l'estensione  della  validita'  delle
analisi di cui al Capitolo 2; 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura  6  -  Classificazione  ecotossicologica  tabellare   ottenuto
nell'ambito della batteria di saggi biologici  utilizzata.  L'effetto
ormetico e' esclusivamente riferito alla  biostimolazione  nei  saggi
algali. 
 
 
Percorso II 
La classificazione ecotossicologica riferita a  ciascun  campione  di
sedimento basata sul criterio tabellare puo' essere  applicata  anche
per confermare  la  possibilita'  di  una  caratterizzazione  chimica
mirata, di cui al successivo Capitolo 4. 
 
2.4. Caratterizzazione e classificazione chimica 
2.4.1. Caratterizzazione chimica 
La  caratterizzazione  chimica  puo'  risultare  differente  nei  due
percorsi. 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso I 
  • Caratterizzazione chimica standard: per la totalita' dei campioni
e' prevista l'analisi dei parametri chimici standard (Tabella 2.4). 
Sulla base di indagini pregresse e/o  delle  caratteristiche  desunte
dalla Scheda di Inquadramento dell'area di  escavo  (Capitolo  1)  e'
facolta' dell'autorita' competente  al  rilascio  del'autorizzazione,
che puo' avvalersi di soggetto del Sistema  Nazionale  delle  Agenzie
(ISPRA-ARPA- APPA) o di altro Istituto Scientifico  Pubblico  diverso
da quello coinvolto nelle indagini  ambientali  di  caratterizzazione
dell'area, richiedere l'analisi di  sostanze  aggiuntive  di  cui  si
presume la pericolosita' ambientale e/o sanitaria. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
       Tabella 2.4 - Parametri chimici standard da analizzare 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
    
---------------------------------------------------------------------
    
Percorso II 
Qualora si voglia usufruire del  percorso  semplificato,  le  analisi
chimiche devono essere precedute dalle analisi ecotossicologiche. 
Una  volta  eseguite  le  analisi  ecotossicologiche  e  le   analisi
granulometriche  sui  campioni  singoli  o  compositi,   purche'   la
tossicita' della batteria sia risultata  bassa  o  assente,  si  puo'
procedere con la verifica della  idoneita'  e  sufficienza  dei  dati
chimici disponibili. Solo in questo caso sui corrispondenti  campioni
a disposizione opportunamente  conservati  si  dovra'  procedere  con
l'analisi dei soli parametri chimici non  idonei  o  non  sufficienti
(Allegato 1). 
La caratterizzazione chimica dei campioni  segue  quindi  i  seguenti
criteri: 
  • Caratterizzazione chimica mirata: sui campioni  classificati  con
tossicita' bassa o assente e con informazioni  idonee  e  sufficienti
(Capitolo 1) e' possibile procedere all'analisi di una lista  ridotta
di parametri chimici (parametri mirati). Su  questi  campioni  devono
essere  analizzati  i  soli  parametri  chimici  di  cui  non   siano
disponibili  le  informazioni,  mentre  per  ciascuno   degli   altri
parametri viene assunto il valore  di  concentrazione  corrispondente
alla media geometrica di tutti i valori considerati idonei. 
  • Caratterizzazione chimica standard: sui campioni classificati con
tossicita' media o alta o per  i  quali  le  informazioni  non  siano
ritenute idonee e/o sufficienti (Capitolo 3), si deve  procedere  con
l'analisi dei parametri chimici standard (Tabella 2.4). 
Sulla base di indagini pregresse e/o  delle  caratteristiche  desunte
dalla Scheda di Inquadramento dell'area di  escavo  (Capitolo  1)  e'
facolta' dell'autorita' competente  al  rilascio  del'autorizzazione,
che puo' avvalersi di soggetto del Sistema  Nazionale  delle  Agenzie
(ISPRA-ARPA- APPA) o di altro Istituto Scientifico  Pubblico  diverso
da quello coinvolto nelle indagini  ambientali  di  caratterizzazione
dell'area, richiedere l'analisi di  sostanze  aggiuntive  di  cui  si
presume la pericolosita' ambientale e/o sanitaria. 
    
---------------------------------------------------------------------
    
 
 
Qualora il campione sia costituito da oltre l'80% di ghiaia (diametro
> 2 mm), le  analisi  chimiche  possono  essere  omesse,  a  meno  di
macroscopiche evidenze di inquinamento. 
I  risultati  delle  analisi  chimiche  devono  essere  riportati  su
rapporti  di   prova   rilasciati   dai   laboratori.   Le   seguenti
informazioni: 
  •  percentuale  di   recupero   rispetto   a   materiali   standard
certificati; 
  • limite di quantificazione (garantendo quelli di cui alla  Tabella
2.4); 
  • incertezza estesa; 
  • valutazioni di QA/QC; 
possono essere inserite  sui  medesimi  rapporti  o  riportate  nella
Relazione tecnica.  I  medesimi  risultati,  in  forma  riepilogativa
tabellare,  devono  essere  riportati  e  discussi  nella   Relazione
tecnica. 
 
2.4.2. Classificazione chimica dei materiali 
La classificazione  chimica  dei  materiali  e'  basata  sui  livelli
chimici di riferimento (L1 e L2),  di  cui  alla  Tabella  2.5.  Tali
valori possono essere aggiornati a livello nazionale. 
I valori di riferimento L1 relativi  al  gruppo  degli  "Elementi  in
tracce"  possono  essere  sostituiti  su  base  locale   dai   valori
corrispondenti al cosiddetto "fondo naturale" e inseriti nei Piani di
gestione dei bacini idrografici. 
In alternativa, i valori di  riferimento  L1  per  la  totalita'  dei
parametri chimici possono altresi' essere sostituiti su  base  locale
(L1loc ) secondo quanto riportato nell'Appendice 2D. Nel caso in cui 
il valore di L1loc calcolato per un "elemento in tracce" risulti 
uguale o superiore al valore di L2 nazionale, dovra' essere stabilito
dall'Autorita' competente al rilascio, sulla base delle indagini  del
sistema  nazionale  delle  agenzie  e  con  il  supporto  degli  Enti
scientifici nazionali (ISPRA, CNR, ISS), un valore  di  L2  "locale",
seguendo il medesimo  criterio  utilizzato  per  il  calcolo  dell'L2
nazionale. 
Qualora per le analisi  ecotossicologiche  siano  stati  applicati  i
criteri di integrazione ponderata di cui all'Appendice 2B, si  dovra'
seguire il medesimo criterio anche per le analisi  chimiche,  la  cui
procedura e' descritta in  Appendice  2C;  il  tool  applicativo  per
eseguire automaticamente tale elaborazione dei  dati  e'  scaricabile
dal sito istituzionale dell'ISPRA. 
Qualora  non  siano  stati  utilizzati  i  criteri  di   integrazione
ponderata di cui all'Appendice 2B per le analisi ecotossicologiche, i
risultati delle analisi chimiche  devono  essere  confrontati  con  i
Livelli chimici di riferimento (L1 e L2) di cui alla Tabella 2.5. 
 
       Tabella 2.5 - Livelli chimici di riferimento nazionali 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
2.5. Caratterizzazione fisica 
La descrizione delle caratteristiche fisiche e' riportata in  Tabella
2.. 
La descrizione macroscopica deve essere particolarmente accurata  per
l'area di prelievo e per l'area di deposizione nel caso una possibile
opzione di gestione dei materiali da dragare possa essere l'attivita'
di ripascimento costiero;  in  particolare  per  la  descrizione  del
colore devono essere utilizzate tavole  cromatiche  con  la  medesima
scala per entrambi i siti. 
 
        Tabella 2.6 - Parametri fisici e relative specifiche 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
La descrizione macroscopica deve essere riportata  nella  "scheda  di
campo", di cui al paragrafo 1.1, assieme ai dati  di  campo  ritenuti
piu' significativi. 
Nella Relazione tecnica devono essere riportate le principali  classi
granulometriche per ciascun campione analizzato, ovvero: 
  • ghiaia (> 2 mm); 
  • sabbia (2 mm < x < 0,063 mm); 
  • pelite (silt: 0,063 mm < x < 0,004 mm + argilla: < 0,004 mm). 
Nel caso di ripascimenti costieri deve essere prodotta anche la curva
di distribuzione granulometrica  cumulata  e  la  ripartizione  delle
differenti frazioni sabbiose. 
La metodologia preferibile per le analisi mineralogiche (facoltative)
e' mediante tecniche di diffrattometria a raggi X. 
 
2.6. Caratterizzazione biologica 
2.6.1. Caratterizzazione microbiologica 
Dragaggio, immersione in mare oltre le 3 mn e ripascimenti costieri 
Attualmente non risulta possibile definire valori limite di carattere
sanitario per le abbondanze di indicatori di contaminazione fecale  e
singoli microrganismi patogeni nei sedimenti e nelle sabbie. 
Sulla base delle informazioni di cui  alla  Scheda  di  inquadramento
dell'area (Capitolo 1), qualora i siti di dragaggio e/o di immersione
oltre le 3 mn e/o di ripascimento siano situati nei  pressi  di  aree
destinate all'acquacoltura o alla balneazione, in queste ultime  deve
essere garantito il rispetto dei requisiti di qualita' previsti nella
normativa  vigente  per  il  comparto  acque   (decreto   legislativo
152/2006; Reg. CE 854/2004; Decreto Legislativo 30  maggio  2008,  n.
116 e Decreto 30 marzo 2010 del Ministero della Salute). 
In  caso  di  ripascimenti  costieri,  i  sedimenti  possono   essere
collocati nel sito di destinazione solo al di  fuori  della  stagione
balneare. 
 
2.6.2. Analisi delle comunita' bentoniche 
Fornire una descrizione: 
  -  delle  comunita'  fito-zoobentoniche  esistenti   nell'area   di
intervento (lista specie,  gruppi  ecologici,  gruppi  trofici),  con
l'identificazione delle biocenosi piu'  importanti,  con  particolare
riferimento alla eventuale presenza di biocenosi  di  elevato  pregio
conservazionistico (praterie di fanerogame marine, coralligeno, beach
rocks,  ecc.),  anche  desumibili  dalla  Scheda   di   inquadramento
dell'area di escavo (Capitolo 1). 
  - delle popolazioni ittiche  demersali  ed  aree  di  nursery,  con
particolare riferimento a specie di interesse commerciale. 
 
2.7. Classificazione di qualita' dei materiali di escavo 
Qualora per le  analisi  ecotossicologiche  e  chimiche  siano  stati
applicati i criteri di integrazione ponderata di cui  alle  Appendici
2B e 2C, si deve procedere con  la  loro  integrazione,  al  fine  di
determinare la classe di qualita' dei sedimenti. 
 
Classificazione ponderata 
L'attribuzione della Classe  di  Qualita'  dei  materiali  scaturisce
dalla integrazione della classificazione chimica ed  ecotossicologica
ottenute  attraverso  l'applicazione  dei  criteri  di   integrazione
ponderata di cui alle Appendici 2B e 2C. 
In particolare, la classificazione ecotossicologica e' basata  su  un
giudizio di pericolo  ecotossicologico  (da  Assente  a  Molto  alto)
elaborato dalla integrazione ponderata  dei  risultati  di  tutte  le
componenti dell'intera batteria di saggi biologici. 
La classificazione chimica e' basata sull'elaborazione di  un  indice
Hazard Quotient chimico (HQc) che considera la tipologia e il  numero
dei parametri non conformi, nonche' l'entita' di tali  superamenti  e
sulla sua successiva attribuzione  in  una  classe  di  pericolo  (da
assente a Molto alto), (Tab. 2.7). 
Qualora  non  siano  stati  utilizzati  i  criteri  di   integrazione
ponderata in base ai casi  di  cui  al  paragrafo  3.2,  deve  essere
adottata la classificazione dei materiali secondo quanto riportato in
tabella 2.8. 
Con concentrazioni chimiche > L2 e tossicita' "assente" o "bassa"  la
classificazione  dovra'  procedere  comunque   con   i   criteri   di
integrazione ponderata di cui alla Tabella 2.7. 
Qualora il campione sia costituito da oltre l'80% di ghiaia (diametro
> 2 mm) e quindi non sia possibile definire una  classe  chimica,  la
classe di qualita' del materiale corrisponde alla migliore tra quelle
previste dalla classe di tossicita' rilevata (Tabella 2.8). 
 
Tabella 2.7 - Classificazione della Qualita' dei sedimenti secondo  i
                 criteri di integrazione ponderata. 
                   HQC = Hazard Quotient (chimico) 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
Tabella 2.8  -  Classificazione  dei  sedimenti  basata  sui  criteri
              tabellari; [C] = concentrazione chimica. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
2.8. Opzioni di gestione 
Le opzioni di gestione, in funzione  della  classe  di  qualita'  dei
materiali determinata secondo quanto riportato nelle  tabelle  2.7  e
2.8, sono rappresentate in Figura 7,  con  ulteriori  indicazioni  di
seguito descritte. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 7 - Opzioni di gestione compatibili con la classificazione  di
                  qualita' dei materiali da dragare 
 
 
Sedimenti  di  classe  "A"  che   possono   essere   utilizzati   per
ripascimenti in presenza di impianti di acquacoltura 
Per i sedimenti destinati a ripascimento della  spiaggia  emersa  e/o
sommersa, qualora nel raggio di 3 mn dal sito di  destinazione  siano
presenti in mare impianti di acquacoltura,  devono  essere  applicate
specifiche misure di  prevenzione  e  di  controllo  degli  organismi
destinati all'alimentazione umana, come dettagliato  nel  Capitolo  3
(paragrafo 3.3.4). 
 
Sedimenti di classe  "D"  che  possono  essere  immersi  in  ambienti
conterminati in grado di trattenere tutte le frazioni granulometriche
del sedimento 
I sedimenti di classe D possono essere trattati come di  classe  C  e
pertanto immersi in ambienti  conterminati  in  grado  di  trattenere
tutte le frazioni granulometriche del sedimento nei seguenti casi: 
  • con tossicita' del sedimento  "Assente"  o  "Bassa"  (secondo  il
criterio ponderato o tabellare), purche' collocati non a contatto con
le pareti laterali o il fondo del bacino conterminato parzialmente  o
totalmente emerso; 
  • la tossicita' del sedimento valutata secondo i criteri  tabellari
di cui alla figura 5 sia interamente dovuta alla fase solida; 
  • il  pericolo  ecotossicologico  valutato  secondo  i  criteri  di
integrazione ponderata di cui all'Appendice 2B  sia  dovuto  per  2/3
alla fase solida. 
 
Sedimenti di classe  "E"  che  possono  essere  immersi  in  ambienti
conterminati  impermeabilizzati:  stima  del   Livello   di   Effetto
Ecotossicologico Grave (LEG) 
In relazione al potenziale pericolo ecotossicologico valutato tramite
criteri di integrazione ponderata, al fine di meglio discriminare  la
qualita' dei materiali di classe  E,  viene  indicata  una  procedura
statistica per la derivazione di  un  ulteriore  Livello  Chimico  di
riferimento sito specifico: il Livello di Effetto Grave  (LEG).  Tale
livello, stabilito per ottimizzare la gestione di  sedimenti  dragati
da collocare in ambienti conterminati impermeabilizzati, puo'  essere
definito come "la concentrazione del contaminante  in  corrispondenza
del quale sono attesi effetti ecotossicologici gravi  (medi,  alti  o
molto alti) con una probabilita' del  95%"  e  per  i  quali  occorre
adottare particolari misure di salvaguardia ambientale. 
Nel caso sia possibile calcolare il LEG, la procedura e' descritta in
Appendice 2F e il relativo tool applicativo e' disponibile  sul  sito
istituzionale ISPRA. 
I  materiali  da  dragare  di  classe  E  che  presentano  valori  di
contaminazione  chimica  inferiori  al  LEG  possono  essere  gestiti
secondo quanto previsto per i materiali di classe D. 
I materiali  da  dragare  che  presentano  valori  di  contaminazione
chimica superiore al LEG rimangono  di  classe  E,  e  devono  essere
gestiti con particolari cautele  ambientali,  in  tutte  le  fasi  di
gestione, dal dragaggio alla destinazione finale. 
 
Sedimenti posti all'interno di Siti di Interesse Nazionale da gestire
all'esterno dei SIN 
Qualora, all'interno di un Sito di bonifica di  Interesse  Nazionale,
si intenda gestire i sedimenti da  dragare  al  di  fuori  del  corpo
idrico da cui provengono (ovvero al di fuori del  SIN),  deve  essere
attuata  una   caratterizzazione   che   soddisfi   quanto   previsto
dall'Allegato A al D.M. 7  novembre  2008  e  dal  presente  Allegato
Tecnico. 
Entrambe  le  procedure  di  caratterizzazione  vengono   soddisfatte
operando secondo quanto di seguito riportato. 
Riguardo  alla  caratterizzazione  ecotossicologica   devono   essere
eseguite le  analisi  secondo  quanto  previsto  al  Capitolo  2  del
presente Allegato Tecnico  sui  campioni  dei  livelli  delle  carote
prelevate ai sensi dell'Allegato A al D.M. 7 novembre 2008,  come  di
seguito specificato: 
  • 0-50 cm; 
  • 50-100 cm; 
  • 100-200 cm (aliquota  derivante  dall'accorpamento  e  successiva
omogenizzazione dei livelli 100-150 cm e 150-200 cm); 
  • 200-400 cm (aliquota  derivante  dall'accorpamento  e  successiva
omogeneizzazione dei livelli 200-300 cm e 300-400 cm) e  analogamente
per gli eventuali successivi livelli da 2 m o frazioni  superiori  al
metro. 
Riguardo  alla  caratterizzazione  chimica  e'  fatto  salvo   quanto
previsto dal D.M. 7 novembre 2008,  ritenendo  valide  le  risultanze
analitiche ottenute. In particolare, per le aliquote derivanti  dagli
accorpamenti sopra indicati e' ammesso  l'utilizzo  dei  valori  medi
delle   concentrazioni   riferite   ai   due   campioni    analizzati
separatamente. Per i parametri chimici di cui  al  presente  Allegato
Tecnico non previsti dall'Allegato A  al  D.M.  7  novembre  2008  si
dovra' procedere all'analisi dei campioni sopra indicati. 
 
2.9. Ulteriori semplificazioni inerenti la gestione 
Nell'ottica  di  isolare  eventuali  "hot  spot"  ed  ottimizzare  la
gestione compatibile, una volta  completata  la  caratterizzazione  e
alla luce delle risultanze analitiche, sono  possibili  successive  e
ulteriori  caratterizzazioni  delle  aree  unitarie  con  risoluzioni
minime fino a 300 m³ di materiale da dragare. 
Con la finalita' di ottimizzare la gestione di lotti di materiale  il
piu' possibile  omogenei  da  sottoporre  alla  medesima  opzione  di
gestione,  ad  esclusione  delle  attivita'  di  ripascimento   della
spiaggia emersa e ad esclusione dei casi in cui sia stata operata una
riduzione dei campioni  nella  fase  di  caratterizzazione  (mediante
formazione  di   campioni   compositi),   una   volta   ottenuta   la
classificazione  dei  singoli  volumi  unitari  associati  a  ciascun
campione (non  composito),  e'  possibile  gestire  con  la  medesima
opzione lotti contigui accorpati  appartenenti  al  medesimo  livello
batimetrico, purche' la differenza sia di una sola classe di qualita'
e il volume di materiale di classe peggiore non costituisca piu'  del
20% del volume complessivo. 
 
 
 
    APPENDICE 2A: INFORMAZIONI DA RIPORTARE NEI RAPPORTI DI PROVA 
              RELATIVI ALLE INDAGINI ECOTOSSICOLOGICHE 
    


+--------------------------------+----------------------------------+
|Campione                        |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Data campionamento              |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Matrice                         |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Concentrazione/i testata/e:     |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Organismo test                  |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Metodo utilizzato               |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|End point misurato              |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Sostanza tossica di riferimento |                                  |
|(controllo positivo)            |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|EC50 e limiti fiduciali         |                                  |
|(controllo positivo)            |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Range di riferimento e/o carta  |                                  |
|di controllo                    |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Acqua usata per il test come    |                                  |
|controllo/diluente              |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Parametri di controllo (es.     |                                  |
|salinita', pH, Temperatura)     |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Nr. repliche                    |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Tempo di esposizione            |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|EC20 con limiti fiduciali       |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|EC50 con limiti fiduciali       |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Effetto percentuale medio alla  |                                  |
|conc. max                       |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Dev. St. delle repliche alla    |                                  |
|conc. max                       |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+


    
 
Per il saggio in fase solida con Vibrio fischeri 
    

+--------------------------------+----------------------------------+
|Tossicita' misurata (TU50) ± Lim|                                  |
|fiduc. ( 95%)                   |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|R²                              |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|Sediment Toxicity Index (STI)   |                                  |
+--------------------------------+----------------------------------+

    
Dati da utilizzare per l'applicazione  dei  criteri  di  integrazione
ponderata 
    

+--------------+---------------+---------------+--------------------+
|¹Misura       |               |Deviazione     |                    |
|dell'endpoint |Media          |standard       |Nr. repliche        |
+--------------+---------------+---------------+--------------------+
|              |Media delle    |Deviazione     |                    |
|              |letture delle  |standard tra le|                    |
|              |repliche alla  |repliche alla  |                    |
|              |massima concen-|massima concen-|Nr. Repliche alla   |
|Controllo     |trazione       |trazione       |massima concen-     |
|negativo      |testata        |testata        |trazione            |
+--------------+---------------+---------------+--------------------+
|              |Media delle    |Deviazione     |                    |
|              |letture delle  |standard tra le|                    |
|              |repliche alla  |repliche alla  |                    |
|              |massima concen-|massima concen-|Nr. Repliche alla   |
|Campione      |trazione       |trazione       |massima concen-     |
|(trattato)    |testata        |testata        |trazione            |
+--------------+---------------+---------------+--------------------+
    
 
Solo per saggio in fase solida mediante Vibrio fischeri 
    

+----------+------------------+-----------------+-------------------+
|          |                  |Deviazione       |                   |
|          |Media             |standard         |Nr. repliche       |
+----------+------------------+-----------------+-------------------+
|          |                  |CV delle letture |                   |
|          |                  |di controllo I0  |                   |
|          |                  |[(dev. Std. I0 / |                   |
|          |                  |media I0         |                   |
|          |                  |controllo] * 100)|                   |
|          |                  |espresse in TU   |                   |
|          |                  |proporzionali    |                   |
|          |                  |rispetto alla    |                   |
|          |Soglia Tossicita' |Soglia di        |                   |
|Controllo |Naturale stimata  |Tossicita'       |Numero repliche    |
|negativo  |(TU50)            |Naturale         |controllo          |
+----------+------------------+-----------------+-------------------+
|          |                  |¼ dei limiti     |                   |
|          |Tossicita'        |fiduciali della  |                   |
|          |misurata riferita |tossicita'       |                   |
|Campione  |al peso secco     |misurata riferita|                   |
|(trattato)|(TU50)            |al peso secco    |2                  |
+----------+------------------+-----------------+-------------------+

    
 
 
    
---------------------
¹ Test algale: densita'  cellulare  o  tasso  di  crescita;  test  di
fecondazione/  sviluppo  lavale:  %  fecondati/sviluppati;  test   di
mortalita'/immobilizzazione: numero sopravvissuti;  test  con  Vibrio
fischeri su fase liquida: % bioluminescenza.
    
 
 
 
APPENDICE 2B: CRITERI DI INTEGRAZIONE PONDERATA  PER  LA  VALUTAZIONE
                 DELLE RISULTANZE ECOTOSSICOLOGICHE 
 
I criteri di integrazione ponderata considerano aspetti importanti  e
caratteristiche specifiche dei saggi biologici inclusi nella batteria
utilizzata, tra cui la significativita' statistica  della  differenza
di effetto tra campione e controllo (contemplando la variabilita' tra
le repliche, sia nel  controllo,  sia  nel  campione);  la  severita'
dell'effetto (inteso come gravita' del danno biologico misurato dallo
specifico end-point); la tipologia di esposizione (acuta  o  a  breve
termine, cronica o a lungo termine); la rappresentativita' ambientale
della matrice testata. 
Per ciascuno dei saggi previsti nelle diverse tipologie  di  batterie
utilizzabili e' indicata una "soglia" di effetto che  rappresenta  la
variazione minima ritenuta biologicamente significativa per  ciascuna
condizione sperimentale  (Tabella  A1);  vengono  anche  riportati  i
"pesi" attribuiti  a  ciascun  saggio  in  funzione  della  rilevanza
biologica dell'end-point  misurato,  della  durata  dell'esposizione,
della matrice testata (Tabella A2). 
 
Tabella A1 - Valori di soglia attribuiti ai saggi biologici  previsti
                           nelle batterie. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
Tabella  A.2  -  Pesi  attribuiti   in   funzione   della   rilevanza
dell'endpoint biologico, la  matrice,  il  tempo  di  esposizione  ed
utilizzati per il calcolo del coefficiente W2 . Vengono riportati 
            anche i valori per la biostimolazione algale. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Vengono di seguito descritti i passaggi e le procedure di calcolo per
l'integrazione dei  risultati  e  la  formulazione  del  giudizio  di
tossicita' di cui e' riportato uno schema  complessivo  nella  Figura
A1: 
  • dopo la verifica dei dati, per  ciascun  saggio  biologico  viene
calcolato l'effetto (Ei ), inteso come variazione percentuale 
dell'endpoint misurato e compensato tramite la correzione  di  Abbott
rispetto  alle  variazioni  osservate  nel  controllo  (eq.   2   del
flow-chart di Figura A1); 
    
  •  l'effetto  Ei  viene  corretto  in  base  alla  significativita'
statistica della variazione  rispetto  ai  controlli,  applicando  il
coefficiente Z che viene calcolato in funzione  del  valore  ottenuto
dal test T per dati con varianza disomogenea (punto 3 del  flow-chart
di Figura A1). Il coefficiente Z ha  un  valore  pari  a  1  (nessuna
riduzione dell'effetto) quando il campione risulta significativamente
diverso dal controllo (p < 0.05);  esso  decresce  con  il  diminuire
della significativita', passando in maniera lineare da 1 a 0.5 quando
p cresce da 0.05 a 0.06.  Per  valori  di  p  superiori  a  0.06,  il
coefficiente Z diminuisce rapidamente in maniera non lineare  fino  a
0.2, quando p tende a 1. Questa correzione riduce progressivamente il
peso complessivo di un saggio non statisticamente  significativo,  ma
non ne elimina completamente il contributo alla batteria;
    
    
  • ciascun effetto (Ei ) moltiplicato per  il  suo  coefficiente  Z,
viene rapportato con la "soglia" specifica per quel saggio (eq. 4 del
flow-chart di figura A1); l'effetto corretto (Eiw  )  cosi'  ottenuto
    
indica di quante volte la variazione misurata  in  un  saggio  supera
quella ritenuta biologicamente rilevante; 
  •  solo  per  i  saggi  algali,  in   caso   di   un   effetto   di
biostimolazione, viene assegnato un valore di Eiw pari a 0 se 
l'effetto e' < 40%, 1.25 se l'effetto e' > 40% ma < 100%, pari a  1.5
se l'effetto e' > 100%; 
  •  l'indice  di  pericolo  complessivo  della  batteria  di   saggi
ecotossicologici (Hazard Quotient, HQBatteria ) viene calcolato come 
sommatoria degli effetti pesati (Eiw ) dei singoli saggi (eq. 5 del 
flow-chart di figura A1), ulteriormente corretti secondo  il  fattore
W2 che corrisponde al prodotto dei pesi assegnati in funzione della 
rilevanza  biologica  dell'endpoint  considerato,   della   rilevanza
ecologica della matrice testata, della esposizione  acuta  o  cronica
degli organismi (Tabella A2). 
  • per  l'attribuzione  del  livello  di  pericolo  derivante  dalla
batteria di saggi ecotossicologici, il valore ottenuto  per  l'indice
HQBatteria e' normalizzato ad una scala compresa tra 0 e 10 (eq. 6 
del flow-chart di figura A1), dove 1 corrisponde al valore di  soglia
della batteria (cioe' il valore di HQ che si otterrebbe  se  tutti  i
saggi della batteria mostrassero  un  effetto  pari  alla  rispettiva
soglia) e 10 corrisponde al valore  massimo  della  batteria  (quando
tutti i saggi mostrano il 100% di  effetto).  A  seconda  del  valore
dell'HQBatteria normalizzato, il livello di pericolo ecotossicologico 
viene attribuito ad una classe di gravita' (da assente a molto alto),
identificata  da  un  diverso  colore:   Assente/bianco   se   <   1;
Basso/azzurro se HQBatteria ≥ 1 e < 1.5; Medio/giallo se HQBatteria ≥ 
1.5 e < 3; Alto/rosso se HQBatteria ≥ 3 e < 6; Molto Alto/nero se 
HQBatteria ≥ 6 (Tabella A3). 
 
Tabella A3 - Classi di pericolo ecotossicologico rispetto  ai  valori
          di HQ (Hazard Quotient) della batteria di saggi. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura  A1  -  Procedura  per  l'elaborazione  dei  dati  dei   saggi
                          ecotossicologici. 
 
 
 
APPENDICE 2C: CRITERI DI INTEGRAZIONE  PONDERATA  PER  L'ELABORAZIONE
                          DEI DATI CHIMICI 
 
I criteri di integrazione  ponderata  considerano  la  tipologia  dei
parametri, il numero dei contaminanti  che  eccedono  il  riferimento
specifico, nonche' l'entita' di tali sforamenti  rispetto  ai  limiti
previsti. Viene dunque abbandonata la logica del mero superamento del
valore tabellare, anche minimo e da parte di un unico parametro, come
principio fondamentale per la classificazione chimica. 
Tutti i parametri chimici di cui  e'  prevista  l'analisi,  hanno  un
"peso" (da 1 a  1.3)  a  seconda  che  non  siano  contemplati  dalla
Direttiva 2013/39/UE (peso 1), o  che  al  contrario  siano  inseriti
nella lista delle sostanze "prioritarie" (peso 1.1) o in quella delle
sostanze "pericolose e prioritarie" (peso 1.3),  o  siano  annoverati
nella convenzione di Stoccolma sui POP) (peso 1.3 ). Il diverso  peso
assegnato ai vari composti ha lo  scopo  di  conferire  una  maggiore
rilevanza nella classificazione chimica dei sedimenti alla variazione
di quegli inquinanti che siano caratterizzati  da  una  piu'  elevata
tossicita', tendenza al bioaccumulo e persistenza nell'ambiente o che
debbano essere soggetti ad una  progressiva  riduzione  nell'ambiente
secondo gli  obiettivi  posti  dalla  Direttiva  Quadro  sulle  Acque
(Tabella C1). 
 
Tabella C.1- Lista dei parametri e dei  relativi  pesi  previsti  per
                   l'elaborazione dei dati chimici 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Vengono di seguito descritti i passaggi e le procedure di calcolo per
l'integrazione dei risultati e la classificazione chimica; lo  schema
complessivo e' riassunto nella Figura C1. 
L'elaborazione  dei  dati  chimici  inizia  con  il  confronto  delle
concentrazioni misurate nei sedimenti con L1 e L2 di cui alla Tabella
2.5 (e suoi  successivi  aggiornamenti);  il  confronto  puo'  essere
effettuato con "riferimenti" sito-specifici (ad esempio L1loc e L2loc 
), qualora tali livelli siano stati definiti a livello locale secondo
i criteri di cui all'Appendice 2D. 
In  funzione  del  riferimento,   per   ciascun   parametro   chimico
analizzato, viene calcolata la variazione rispetto al limite,  ovvero
il Ratio To Reference (RTR) (eq. 3 del flow-chart di Figura  C1);  il
valore di RTR viene corretto in funzione del "peso" del  contaminante
per ottenere un valore di RTRw (eq. 4 del flow-chart di figura C1), 
al fine di enfatizzare l'importanza delle variazioni osservate per  i
contaminanti piu' pericolosi. 
Il calcolo dell'indice di pericolo  quantitativo  (Hazard  Quotient),
specifico per la caratterizzazione chimica dei sedimenti (HQC ), e' 
ottenuto dalla media di tutti gli RTRw dei parametri con RTR ≤ 1 
(cioe'  valori  inferiori  rispetto  al  limite   del   riferimento),
addizionato con la sommatoria ∑ degli RTRw di tutti i contaminanti 
con RTR >1 (eq. 5 del flow-chart di figura C1): 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
dove N and M sono il numero dei parametri con RTR rispettivamente ≤ o
>1, mentre j e k sono indici che permettono di  ripetere  il  calcolo
per N o M volte. 
Con tale procedura di calcolo, l'indice di pericolo chimico (HQC ) 
varia in funzione del numero di parametri che superano i  riferimenti
(i cui RTRw sono addizionati nella sommatoria ∑), dell'entita' del 
superamento e della tipologia dei contaminanti. 
L'indice chimico HQC e' assegnato ad una classe di pericolo (da 
assente  a  molto  alto),  identificata   da   un   diverso   colore:
Assente/bianco se HQC < 0.7; Trascurabile/verde se 0.7 ≥ HQC < 1.3; 
Basso/azzurro se 1.3 ≥ HQC < 2.6; Medio/giallo se 2.6 ≥ HQC < 6.5; 
Alto/rosso se 6.5 ≥ HQC < 13; Molto Alto/nero se HQC ≥ 13 (eq. 6 del 
flow-chart di Figura C1 e Tabella C2). 
Poiche' la procedura di calcolo non cambia in funzione  del  tipo  di
riferimento scelto per il confronto, i dati chimici vengono elaborati
contemporaneamente per ottenere un valore di HQC ed una classe di 
pericolo chimico nei confronti di tutti i riferimenti adottati. 
 
 Tabella C.2 - Classi di pericolo chimico rispetto ai valori di HQC 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura   C1   -   Procedura   per   l'elaborazione   dei   dati    di
              caratterizzazione chimica dei sedimenti. 
 
 
 
APPENDICE 2D:  INDIVIDUAZIONE  DEI  LIVELLI  CHIMICI  DI  RIFERIMENTO
LOCALI SOTTO IL PROFILO AMBIENTALE (L1LOC ) 
 
Procedura per l'individuazione del L1 Locale (L1loc ) 
Il Livello  Chimico  L1  e'  la  concentrazione  di  una  determinata
sostanza presente nella  matrice  sedimento,  in  miscela  con  altri
eventuali contaminanti, in corrispondenza  della  quale  sono  attesi
generici effetti tossici e di bioaccumulo con scarsa probabilita'. 
Per ciascuna sostanza L1loc e' dato dal 90° percentile della 
distribuzione di dati giudicati "non tossici". 
E' indispensabile utilizzare una numerosita' campionaria di almeno 30
campioni risultati  privi  di  pericolo  ecotossicologico  (HQ  <  1)
secondo i criteri di integrazione ponderata (Appendice  2B),  di  cui
almeno 15 con bioaccumulo ricadente nella classe "Absent" o "Slight",
secondo quanto riportato nell'Appendice 2E. 
Le analisi ecotossicologiche devono rispondere ai requisiti di cui al
paragrafo 3.1. 
Sono utilizzabili soltanto i  dati  di  campioni  per  i  quali  sono
disponibili sia analisi chimiche che ecotossicologiche. Tali  analisi
possono  essere  riferite  anche  a  tempi  differenti,  purche'  non
antecedenti 10 anni e basate su "coppie" di dati  associati  (chimici
ed ecotossicologici riferiti al medesimo campione), indipendentemente
dal periodo in cui essi sono  stati  acquisiti.  L'utilizzo  di  dati
recenti permettera' di descrivere una situazione piu'  "fedele"  allo
stato attuale dei luoghi. 
Ciascun valore di  riferimento  cosi'  individuato  ha  un  campo  di
applicazione  ottimale  nei  confronti  di   sedimenti   locali   con
concentrazioni ricadenti nel medesimo range individuato  dal  set  di
dati  utilizzato  per   le   elaborazioni.   Pertanto,   l'estensione
dell'utilizzo   dei   valori   di   riferimento   a   sedimenti   con
caratteristiche  diverse  deve  tener  conto  dell'entita'  di   tali
differenze, valutando l'opportunita' di una rielaborazione  dei  dati
che includa tutte le misure effettuate, eventualmente ottenute  anche
da indagini integrative. 
 
 
 
APPENDICE 2E: CRITERI DI INTEGRAZIONE  PONDERATA  PER  L'ELABORAZIONE
             DEI DATI DI BIODISPONIBILITA' (BIOACCUMULO) 
 
L'applicazione dell'indice sintetico sulla biodisponibilita' permette
di stabilire quali e quanti contaminanti sono associati ai sedimenti,
nonche' il rischio  associato  al  loro  possibile  trasferimento  al
comparto biotico. 
L'indice segue i seguenti principi: 
  • la biodisponibilita' dei contaminanti e' valutata sulla base  del
confronto tra concentrazioni analizzate  negli  organismi  esposti  e
quelle dei controlli negativi; 
  • applicabilita' a diversi organismi e diversi tessuti; 
  • il bioaccumulo complessivo e' inteso come numero di  contaminanti
accumulati, loro  tipologia  e  entita'  delle  variazioni  osservate
rispetto ai controlli. 
Inoltre: 
  •  e'  possibile  selezionare  la  specie   su   cui   testare   la
biodisponibilita', scegliendo in una lista di numerosi  vertebrati  o
invertebrati tra quelli maggiormente utilizzati come bioindicatori in
Mediterraneo (ad  esempio  mitili,  vongole,  ostriche,  policheti  e
numerose specie ittiche); 
  • e' possibile selezionare il tessuto/i in  cui  sono  condotte  le
analisi, e la condizione sperimentale che puo' prevedere  popolazioni
naturali,  organismi  trapiantati  o   esposti   in   condizioni   di
laboratorio ad esempio al sedimento tal quale,  all'elutriato,  o  ad
altre matrici. 
Il pericolo biodisponibilita' per ciascun parametro  viene  calcolato
come variazione di concentrazione rispetto ai controlli, ovvero  come
rapporto Ratio To Reference (RTR)  tra  la  concentrazione  tissutale
misurata nei campioni rispetto al controllo (eq. 3 del flow chart  di
figura D1), corretto in funzione  della  tipologia  del  contaminante
(RTRp ) (punto 5 del flow chart di figura D1), e ulteriormente 
corretto per un coefficiente di significativita'  statistica;  questo
e' calcolato sulla base di una funzione che puo'  lasciare  invariato
l'RTR  o   diminuirne   il   contributo   in   funzione   della   sua
significativita' (punto 4 del flow chart di figura D1). 
A seconda dell'entita' della variazione, ciascun parametro analizzato
viene attribuito ad una di 5 classi di  effetto  (punto  6  del  flow
chart di figura D1),  diversamente  pesata  nel  calcolo  del  valore
complessivo di HQ biodisponibilita'.  La  stima  dell'HQ  complessivo
viene  effettuata  mediando  il  contributo  di  quei  parametri  che
presentano  variazioni  "basse"  in   termini   di   bioaccumulo,   e
addizionando la sommatoria degli RTRw di tutti quei parametri con 
effetto ≥ "moderato" (eq. 7 del flow chart di figura D1).  La  classe
di pericolo  biodisponibilita'  viene  calcolata  in  funzione  della
distribuzione % dei  parametri  nelle  varie  classi  di  effetto  ed
assegnata ad uno di cinque livelli: da Assente a Molto  alto  (eq.  8
del flow chart di figura D1). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura   D1   -   Procedura   per   l'elaborazione   dei   dati    di
              caratterizzazione chimica dei sedimenti. 
 
 
 
APPENDICE 2F: CRITERIO PER LA STIMA  DEL  LIVELLO  DI  EFFETTO  GRAVE
                                (LEG) 
 
Per i soli sedimenti di classe E, al fine di stimare la  probabilita'
di  gravi  effetti  tossici  in  relazione  alla  concentrazione  del
contaminante   possono   essere   utilizzati   i   Modelli   Additivi
Generalizzati (modelli GAMs; Hasti e Tibshirani, 1990). 
I modelli additivi generalizzati (GAMs;  Hasti  e  Tibshirani,  1990)
sono estensioni semiparametriche dei piu' classici  modelli  lineari.
Non   conoscendo   esattamente   la   migliore   interpolazione   tra
probabilita' di effetti tossici e contaminante, essi costituiscono un
approccio  flessibile  all'identificazione  e  alla  descrizione   di
relazioni di tipo non lineare, non essendo legati a particolari forme
funzionali. Questo puo' essere realizzato introducendo  una  funzione
di smoothing per ciascun predittore, ottenendo la seguente struttura: 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
dove le funzioni s sono i lisciatori di regressione (smoothers)  e  g
e' detta "funzione di link". 
Sono, quindi, basati sulla  somma  di  p  funzioni  non  parametriche
relative a p variabili, oltre al termine costante e  sull'impiego  di
una funzione  legame  (g)  parametrica  nota  che  collega  la  parte
additiva del modello alla parte dipendente. La sola assunzione e' che
le variabili risposta  (Y)  siano  indipendenti  e  che  abbiano  una
distribuzione di probabilita' nota. 
Rispetto ai modelli  lineari,  quindi,  il  vantaggio  principale  e'
quello di poter includere nel modello  i  predittori  con  una  forma
interamente determinata dalle informazioni contenute nei dati. 
Una volta selezionati i  dati  idonei  e  costruito  il  database  da
utilizzare  nella  elaborazione,  verra'  costruita  la  variabile  Y
binaria con valori: 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Tale funzione  avra'  una  distribuzione  di  probabilita'  nota:  la
distribuzione binomiale. Quindi, il  modello  GAM  piu'  adatto  alla
presente finalita' utilizza una distribuzione dell'errore binomiale e
come  funzione  di  link  la  funzione  "logit"  =  log[(probabilita'
tossico)/(probabilita' non tossico)]. 
Tramite   la   funzione   logit    la    variabile    binaria    (non
tossico-debolmente tossico/mediamente tossico  -  altamente  tossico)
viene  trasformata  in  una  variabile  con  range  da  0  a  1,  che
rappresenta la probabilita' (p) che ci sia un effetto tossico ad ogni
concentrazione [X] del contaminante. 
Stimate le probabilita', e' possibile derivare la concentrazione  del
contaminante in corrispondenza di qualunque valore di p compreso  tra
0 e 1. In particolare, il "Livello di Effetto Grave (LEG)"  sara'  il
piu' piccolo valore del contaminante con p = 0.95. 
La procedura individua livelli chimici di riferimento solo  per  quei
parametri che, nell'ambito del range di  concentrazione  individuato,
contribuiscono   in   misura   statisticamente   evidenziabile   alla
tossicita' complessiva rilevata nel campione. 
La stima della funzione di smoothing viene  determinata  mediante  la
procedura  descritta  in  Wood  (2000),  utilizzando  le   "penalized
regression splines" con piu' polinomi di grado non superiore a 3  per
diversi intervalli della variabile esplicativa. In questo modo  viene
stimata la forma funzionale  che  interpola  meglio  i  dati,  basata
quindi  esclusivamente  sulle  informazioni  contenute  nei  campioni
osservati. Per uniformare la stima delle differenti forme  funzionali
ottenibili, e' stato scelto di imporre  nella  presente  proposta  un
limite massimo pari a 4 gradi di liberta', come migliore  compromesso
tra curve con gradi di liberta' inferiori, e quindi troppo  smussate,
e superiori, quindi troppo sinuose. 
Il modello valuta l'effetto del contaminante  sulla  probabilita'  di
ottenere risposte tossicologiche da medie a molto gravi,  analizzando
l'esposizione diretta degli organismi test ai  campioni,  che  devono
essere quindi rappresentativi dell'area indagata. 
La    classificazione    dei    risultati    ecotossicologici     per
l'individuazione del LEG  potrebbe  essere  effettuata  mediante  due
sistemi alternativi, in funzione dei percorsi  1  o  2,  con  diverso
grado di complessita' e quindi di affidabilita' e oggettivita'. 
Sistema 1 
Il metodo di piu' semplice applicazione e' basato  sull'approccio  di
cui alla Figura 6. In particolare ai campioni  verra'  attribuito  il
codice binario "0" quando risulteranno con tossicita' assente o bassa
e "1" quando risulteranno con tossicita' media o alta. 
Sistema 2 
Criteri di integrazione ponderata di cui all'Appendice 2B. I campioni
saranno considerati tossici se appartenenti alle classi  di  pericolo
HQ  "medio",  "alto"  o  "molto  alto"   secondo   quanto   riportato
all'Appendice 2B. 
Requisiti del set analitico per l'elaborazione dei LEG 
Ai fini dell'applicazione della procedura descritta, finalizzata alla
stima della migliore funzione della probabilita'  di  effetti  attesi
tramite applicazione del modello  binario  GAM,  vengono  di  seguito
indicati i requisiti minimi del set di dati da utilizzare: 
  • sono ammissibili soltanto i dati di campioni  per  i  quali  sono
disponibili sia analisi chimiche che ecotossicologiche; 
  • le  concentrazioni  di  ciascun  contaminante  dovrebbero  essere
distribuite all'interno di un ampio range  rappresentativo  dell'area
di interesse; 
  • i risultati  ecotossicologici  dovrebbero  essere  ripartiti  tra
campioni tossici e non tossici; 
  • e' necessario che la distribuzione binomiale  dei  dati  descriva
una funzione con pendenza positiva  (seppur  variabile),  ovvero  con
tendenza all'aumento di p, ovvero della  probabilita',  all'aumentare
della concentrazione [X] del contaminante. 
 
 
 
   Capitolo 3 - Indicazioni tecniche per la gestione dei materiali 
 
Nel presente Capitolo 3,  in  relazione  alle  possibili  opzioni  di
gestione di cui alla Figura 1,  vengono  specificate  le  indicazioni
tecniche relative alle seguenti attivita': 
  •   individuazione   e   caratterizzazione   dell'area    destinata
all'immersione dei materiali di escavo (area oltre le  3mn,  area  di
spiaggia, area conterminata); 
  • modalita' di escavo, trasporto e immersione dei materiali; 
  • monitoraggio ambientale delle attivita' di  escavo,  trasporto  e
immersione; 
  • spostamenti in aree contigue. 
 
3.1. Indicazioni tecniche per l'individuazione e la caratterizzazione
dell'area destinata all'immersione dei materiali di escavo 
L'area di immersione  non  deve  ricadere  su  habitat  e  specie  di
interesse conservazionistico quali praterie di Posidonia  oceanica  o
aree a coralligeno. 
 
3.1.1. Area marina per l'immersione dei materiali di escavo (oltre le
3 mn dalla costa) 
Individuazione del sito 
La ricerca del sito di immersione dove collocare i materiali  dragati
deve tener conto delle caratteristiche di un'area  vasta  all'interno
della quale poter disporre di differenti alternative finalizzate alla
scelta della soluzione a minore impatto. 
Attraverso informazioni reperibili in letteratura e/o indagini mirate
rappresentative  della  stato  ambientale  recente,   devono   essere
acquisiti i seguenti elementi conoscitivi  riguardanti  l'area  vasta
nella quale localizzare il sito: 
  1. caratteristiche dinamiche della massa d'acqua; 
  2. caratteristiche fisiche e chimiche della colonna d'acqua; 
  3. caratteristiche  del  fondale  (morfologia,  batimetria)  e  dei
sedimenti superficiali (granulometria, chimica, ecotossicita'); 
  4.   principali   biocenosi   bentoniche   (con   verifica    della
presenza/distribuzione   di   habitat   e   specie    di    interesse
conservazionistico), popolazioni ittiche demersali e aree di nursery,
con particolare riferimento a specie di interesse commerciale; 
  5. individuazione e descrizione dei vincoli e degli usi  del  mare:
altri siti di immersione autorizzati, Aree  Marine  Protette,  Parchi
Nazionali, Siti Rete Natura 2000, Aree Archeologiche Marine, Zone  di
Tutela Biologica (ZTB), grandi  infrastrutture  (strutture  offshore,
cavi, condotte,  oleodotti,  rigassificatori),  attivita'  antropiche
(acquacoltura), poligoni militari, aree di divieto  di  ancoraggio  e
pesca. 
Sulla base delle informazioni di cui ai  punti  1-5,  anche  mediante
tecniche di overlay mapping dei dati processati e cartografati in  un
sistema G.I.S., viene individuato lo specifico sito di immersione. 
Il sito  specifico  d'immersione  deve  essere  restituito  su  carta
nautica prodotta dall'Istituto  Idrografico  della  Marina  (IIM)  in
scala opportuna, riportando, per un raggio di almeno 10 mn le aree  a
vario titolo protette. 
La  localizzazione  del  sito  di  immersione  deve  essere  indicata
mediante i seguenti parametri: 
  • coordinate proiettate UTM WGS84 fuso 32/33 dei vertici del sito e
delle singole aree Unitarie, nonche' delle aree di controllo; 
  • distanza minima e massima dalla costa (in miglia nautiche); 
  • profondita' minima e massima (in metri). 
I siti di immersione devono essere  ubicati  ad  una  distanza  dalla
costa superiore a 3 mn, ovvero oltre la batimetrica dei 200 m qualora
questa sia a distanza inferiore. 
Nelle aree marine a vario titolo protette l'immersione dei  materiali
deve rispettare la sostenibilita' ambientale di tale  operazione  nei
confronti di quegli elementi di natura biologica o di  altra  origine
che hanno generato il regime di protezione. 
 
Caratterizzazione del sito 
Il sito deve essere dimensionato in funzione dei volumi di  materiale
da immergere (ricoprimento teorico medio massimo pari  a  5  cm),  in
considerazione anche dell'eventualita'  di  ulteriori  immersioni  da
ripetere periodicamente, secondo la programmazione  di  gestione  dei
materiali di cui alla Scheda di inquadramento dell'area (Capitolo 1). 
La  forma  del  sito  di  immersione  deve  essere  definita  secondo
geometrie regolari suddivisibili in Subaree  Unitarie  di  superficie
pari a 1 miglio nautico (mn) x 1 miglio  nautico  (mn),  nelle  quali
differenziare temporalmente i volumi di materiale da immergere. 
Nel caso di siti ubicati entro  la  batimetrica  dei  200  m,  devono
essere individuate almeno due aree di  controllo  con  superficie  di
almeno 1 mn2 ciascuna, che abbiano le stesse caratteristiche del sito 
di immersione e relativamente prive di impatto di  origine  antropica
e, presumibilmente, non influenzabili dalle attivita' di scarico. 
Nel sito d'immersione e nelle aree di controllo, quando ubicate sulla
piattaforma continentale, il piano di  indagine  e  campionamento  di
sedimenti superficiali deve prevedere: 
  • il posizionamento di un numero di stazioni non inferiore a 3  per
siti di immersione con superficie minore di 2 mn2 ; 
  • il posizionamento di un numero di stazioni non inferiore a 2  per
ogni mn2 per siti di immersione con superficie maggiore di 2 mn2 ; 
  • il posizionamento di un numero di stazioni non inferiore a 3  per
ogni mn2 nelle aree di controllo. 
Se il sito e' situato oltre la batimetrica dei 200 m le  indagini  di
caratterizzazione devono essere opportunamente mirate. In particolare
devono essere eseguite indagini ambientali in almeno tre stazioni  di
controllo prospicienti le zone  costiere  potenzialmente  influenzate
dallo scarico o altre aree da attenzionare per eventuali e potenziali
vulnerabilita' ambientali, tenendo  conto  dell'idrodinamismo  locale
prevalente. La tipologia di  indagine  dovra'  riguardare  almeno  la
caratterizzazione chimica, fisica ed ecotossicologica  dei  sedimenti
superficiali. 
E'  richiesta  altresi'  la  produzione   cartografica   di   rilievi
morfologici del  sito  di  immersione  e  delle  aree  di  controllo,
attraverso indagini acustiche (es. Multibeam,  Sise  Scan  Sonar)  in
scala adeguata. 
I campioni di sedimento superficiale devono essere prelevati mediante
benna di tipo Van Veen, con l'ausilio di box corer  e/o  carotiere  a
seconda della tipologia di analisi. 
I campioni devono essere sottoposti alle seguenti indagini: 
  • analisi chimiche, fisiche del sedimento, secondo quanto  indicato
all'Capitolo 2; queste ultime devono  essere  eseguite  solo  qualora
siano presenti impianti di acquacoltura nel raggio di 5 mn; 
  •  descrizione   delle   comunita'   fito-zoobentoniche   esistenti
nell'area di  intervento  (lista  specie,  gruppi  ecologici,  gruppi
trofici), con l'identificazione delle biocenosi piu' importanti e con
particolare riferimento  alla  presenza/distribuzione  di  habitat  e
specie  di  interesse  conservazionistico  (praterie  di   fanerogame
marine, coralligeno, beach rocks, ecc.); inoltre: 
    - per il macrozoobenthos, analisi dei  parametri  strutturali  di
comunita' e  calcolo  dell'indice  biotico  M-AMBI  (Multimetric-AZTI
Marine Biotic Index); 
    - per le fanerogame,  definizione  dello  stato  ecologico  della
prateria; 
  • analisi ecotossicologiche secondo i criteri di  cui  all'Capitolo
2; 
Le indagini devono essere condotte da Enti e/o Istituti  Pubblici  di
comprovata esperienza, oppure da laboratori  privati  accreditati  da
organismi riconosciuti ai sensi della norma UNI CEI EN  17011/05  per
le   specifiche   prove   previste,   inseriti   in    circuiti    di
intercalibrazione nazionali e/o internazionali ove esistenti. 
La caratterizzazione  del  sito  di  immersione  puo'  essere  omessa
qualora le informazioni richieste siano desumibili  o  da  precedenti
caratterizzazioni effettuate secondo il presente Capitolo 3  o  dalla
Scheda di inquadramento dell'area (Capitolo  1),  purche'  realizzata
negli ultimi 3 anni. Tale periodo puo' essere esteso fino  a  5  anni
con la ripetizione delle analisi fisiche ed ecotossicologiche, almeno
sui  campioni  dello  strato  superficiale  del  fondale  soggetto  a
possibili variazioni (0 - 10 cm). L'estensione della validita'  viene
confermata  solo  se  la   tossicita'   della   batteria   di   saggi
ecotossicologici,  elaborata  secondo  i  criteri  dell'Capitolo   2,
risulta  collocata  nella  medesima  classe  o  inferiore  a   quella
precedentemente misurata. In assenza di  dati  confrontabili,  verra'
considerata valida la nuova caratterizzazione ecotossicologica. 
Se l'area di scarico e' stata utilizzata in precedenti operazioni  di
immersione, deve essere formulata una valutazione delle  possibilita'
di riutilizzo in relazione alle attivita' di monitoraggio pregresse e
alle risultanze della caratterizzazione aggiornata. Tale  valutazione
e'  finalizzata  alla  verifica  del  ripristino   delle   condizioni
ambientali dell'area rispetto  alle  caratteristiche  rilevate  prima
delle attivita' di immersione. 
 
3.1.2. Area di spiaggia da sottoporre a ripascimento 
L'attivita' di ripascimento puo' interessare la spiaggia  emersa  e/o
la spiaggia sommersa ed essere realizzata  attraverso  interventi  da
mare o da terra con mezzi idraulici. 
Per spiaggia emersa si intende quella porzione di arenile al di sopra
del limite superiore della piu' alta "alta marea  sizigiale",  mentre
per spiaggia sommersa s'intende quella zona posta  al  di  sotto  del
limite inferiore della piu' bassa "bassa marea  sigiziale"  e  al  di
sopra della profondita' di chiusura della spiaggia sommersa, oltre la
quale i sedimenti del fondo non subiscono rimaneggiamento per  azione
del moto ondoso. 
La conseguente distinzione utilizzata tra ripascimenti della spiaggia
emersa  e  sommersa  e'  da  considerarsi  di   carattere   puramente
operativo, dovuta  alle  modalita'  di  deposizione,  in  quanto,  al
termine dell'intervento di ripascimento destinato al  ripristino  e/o
mantenimento  e/o  avanzamento  della  linea  di  riva,  i  materiali
raggiungeranno   una   condizione   di   equilibrio,   in    funzione
dell'idrodinamismo  locale,  delle  caratteristiche  granulometriche,
ecc. 
Si possono distinguere tre casi: 
 
Caso 1: Piccoli interventi 
Per piccoli interventi annuali che comportano un apporto  complessivo
di  sabbia  inferiore  a  5.000  m³,  ai  fini  della  compatibilita'
ambientale e' sufficiente  seguire  un  criterio  "non  peggiorativo"
rispetto  alla  qualita'  dell'ambiente   recettore.   Il   materiale
utilizzabile per queste attivita' e' quello  di  origine  marina  che
periodicamente e/o naturalmente si accumula su fondali limitrofi,  in
assenza di  eventi  che  ne  abbiano  modificato  le  caratteristiche
fisiche (granulometria e mineralogia) e la qualita' ambientale. 
Accertato  una  prima  volta  il  non  peggioramento  della  qualita'
ambientale,  attraverso  l'analisi  delle  caratteristiche   fisiche,
chimiche,   ecotossicologiche,    biocenotiche    ed    eventualmente
microbiologiche del materiale da utilizzare e dell'area  di  deposito
secondo  i  criteri  descritti  nell'Capitolo  2,  per  i  successivi
interventi, occasionali  o  periodici,  per  un  periodo  complessivo
massimo di 10  anni,  le  indagini  ambientali  di  caratterizzazione
possono essere limitate ai soli parametri ecotossicologici (almeno un
saggio  tra  quelli  indicati  come  tipologia  2  in  Tabella  2.4),
prevedendo un unico campione  composito  (ottenuto  dall'accorpamento
dei 3 minimi previsti). Qualora risulti misurabile almeno un EC20, la
caratterizzazione  deve  essere  ripetuta  secondo  quanto   indicato
nell'Capitolo 2. 
 
Caso 2: Interventi di media entita' 
Per interventi annuali di entita' complessiva superiore a 5.000 m³  e
fino a 40.000 m³ di materiale dragato, puo'  essere  utilizzato  solo
materiale di Classe A,  secondo  quanto  riportato  nell'Capitolo  1,
incluso i casi particolari di cui al paragrafo 7.1. 
Ai  fini  della  determinazione  di  compatibilita'  ambientale   dei
sedimenti  di  apporto,  devono  essere   disponibili   le   seguenti
informazioni relative al sito da ripascere: 
  1. cartografia dell'area, comprensiva delle  isobate  ed  eventuale
relativa documentazione fotografica; 
  2.  caratteristiche  meteo   marine   e   climatologiche   annuali,
stagionali ed estreme; 
  3. regime sedimentario e trasporto solido litoraneo nel  tratto  di
costa interessato; 
  4. analisi storiografica dell'andamento della linea di  costa,  dei
fondali e delle eventuali opere o interventi di protezione; 
  5. analisi delle pressioni e dello stato ambientale  delle  spiagge
da ripascere (superficie emersa e sommersa); 
  6.  caratteristiche  cromatiche,  mineralogiche,   granulometriche,
ecotossicologiche e chimiche, microbiologiche (qualora  indicate  dal
soggetto tecnico pubblico deputato al controllo); 
  7.   principali   biocenosi   bentoniche   (con   verifica    della
presenza/distribuzione   di   habitat   e   specie    di    interesse
conservazionistico); 
  8.  popolazioni  ittiche  e  aree  di   nursery   con   particolare
riferimento a specie di interesse commerciale. 
Qualora le informazioni di cui ai punti 6 e 7 non siano disponibili o
non siano rappresentative dello stato recente dei luoghi  (ultimi  10
anni), dovra' essere eseguita  una  specifica  indagine  integrativa.
Tale indagine dovra' prevedere il prelievo e l'analisi  di  almeno  2
campioni  superficiali  rappresentative  del  livello  0-10   cm   da
prelevare con le  modalita'  previste  nel  Capitolo  2,  all'interno
dell'area interessata al ripascimento, e  ulteriori  2  di  controllo
all'esterno di essa, prelevati dalla spiaggia  sommersa  in  funzione
del tipo di intervento e delle correnti prevalenti nell'area,  uno  a
monte ed una a valle della medesima area di intervento.  I  parametri
da analizzare devono essere i medesimi di quelli ricercati nella fase
di caratterizzazione dell'area di escavo. 
Per aree di intervento particolarmente estese (> 1 km) le stazioni da
considerare per le  caratteristiche  sopra  descritte  devono  essere
opportunamente   incrementate,   in    funzione    della    eventuale
disomogeneita' dell'area, comprese tra un minimo di 1  stazione  ogni
500 metri lineari (o sua  frazione  residua),  ed  un  massimo  di  1
campione ogni 250 metri lineari di spiaggia (o sua frazione residua). 
 
Caso 3: Interventi di notevole entita' 
Per volumi complessivi superiori ai 40.000  m³  annui,  oltre  quanto
previsto  per  gli  interventi  di  media   entita',   la   fase   di
caratterizzazione deve prevedere: 
  •  riguardo  il  comparto  sedimenti,  lo  studio  delle  comunita'
fito-zoobentoniche esistenti nell'area di intervento  (lista  specie,
gruppi  ecologici,  gruppi  trofici),  con  l'identificazione   delle
biocenosi  piu'  importanti  e  con  particolare   riferimento   alla
presenza/distribuzione   di   habitat   e   specie    di    interesse
conservazionistico (praterie di fanerogame marine, coralligeno, beach
rocks, ecc.); inoltre: 
    - per il macrozoobenthos, analisi dei  parametri  strutturali  di
comunita' e  calcolo  dell'indice  biotico  M-AMBI  (Multimetric-AZTI
Marine Biotic Index); 
    - per le fanerogame,  definizione  dello  stato  ecologico  della
prateria; 
  • riguardo il comparto colonna d'acqua una specifica  indagine  dei
profili chimico-fisici in situ con idonee sonde multiparametriche e/o
tramite analisi condotte su  campioni  di  acqua  prelevati  mediante
bottiglia tipo Niskin, durante almeno due campagne  di  monitoraggio,
con misurazioni rappresentative dell'intera colonna (anche miscelando
aliquote di differenti livelli  in  funzione  della  profondita').  I
risultati  delle  misurazioni  rappresentative  di  condizioni  meteo
marine  differenti  comprendenti  possibili  apporti  terrigeni   e/o
risospensioni  dei  sedimenti  per  il  transito  delle  imbarcazioni
saranno utilizzati per avere informazioni sui livelli di base  (medi,
massimi e distribuzione dei percentili) di torbidita'  e/o  contenuto
di solidi sospesi delle acque dell'area di studio.  Tali  rilevamenti
dovranno  successivamente  consentire  di  stabilire  un  valore   di
riferimento al fine di valutare, in occasione  delle  varie  fasi  di
intervento  (attivita'  di  deposizione  del  materiale  dragato)   e
relativo monitoraggio ambientale, eventuali anomalie, in  particolare
lungo percorsi preferenziali di trasporto  verso  zone  di  interesse
alieutico (pesca e/o itticoltura) e/o ricreativo,  e  le  conseguenti
prescrizioni.  Per  valutare  l'impatto  eventuale   sulla   qualita'
microbiologica di queste zone, e' necessario  effettuare  le  analisi
degli indicatori di contaminazione fecale  previsti  nella  normativa
nazionale (Reg. CE 853/2004; Decreto Legislativo 30 maggio  2008,  n.
116 e Decreto 30 marzo 2010 del Ministero della Salute). 
 
3.1.3. Ambienti conterminati 
Gli  ambienti  conterminati  si  distinguono  in  strutture  portuali
completamente sommerse (tra cui l'attivita' di capping), parzialmente
sommerse (vasche di colmata, banchine  portuali,  bacini  costieri  e
darsene) e strutture emerse (bacini costieri demaniali  completamente
emersi nei quali il materiale dragato e' trasportato  a  destinazione
finale tramite mezzi navali). 
La  collocazione  del  materiale   dragato   nei   diversi   ambienti
conterminati  viene  indicata  indifferentemente  come  immersione  o
deposizione  e  deve  essere  accompagnata  da  idonee  attivita'  di
monitoraggio di cui al Paragrafo 3.3.5. 
 
Capping 
Trattasi di un intervento in situ finalizzato a isolare il  materiale
dragato rispetto alle matrici ambientali circostanti,  rimanendo  nel
medesimo ambiente marino. 
L'attivita' di "capping" consiste nel posizionamento di uno strato di
sabbia/ghiaia  non  contaminati  oppure  di  uno  o  piu'  strati  di
geotessile  distribuiti  sui  sedimenti   depositati   in   un   sito
predisposto ad accoglierli. Possono essere previste delle  variazioni
del capping con l'impiego di una copertura a seguito di una rimozione
dei  sedimenti  preesistenti.  In  questo  ultimo  caso  deve  essere
pianificata una caratterizzazione adeguata del volume di materiale da
rimuovere. 
Il capping puo' essere eseguito  con  sedimenti  di  classe  B  o  C.
Qualora i sedimenti depositati nel bacino sommerso siano di classe  C
e' necessaria una copertura con  uno  strato  di  almeno  0,50  m  di
sedimenti di classe A o B. 
La posa in opera  puo'  essere  realizzata  solo  meccanicamente  con
draghe o benne. 
Il deposito dei materiali  deve  avvenire  lentamente  e  in  maniera
uniforme, per permettere la stratificazione ed evitare la dispersione
o il mescolamento con i sedimenti contaminati sottostanti. 
Il rivestimento subacqueo o "tappo" non deve risentire del  passaggio
di natanti o di altre attivita' di movimentazione. 
La misurazione reale della copertura e le analisi ambientali su acque
e sedimenti devono essere programmate nell'ambito  di  uno  specifico
piano di monitoraggio. Deve essere verificata la mobilita' geochimica
degli elementi in relazione alle caratteristiche chimico-fisiche  del
sedimento per verificare tipologia  di  materiale  di  ricopertura  e
soprattutto spessori. 
 
Vasche di colmata, bacini conterminati e banchine 
Sono ambienti caratterizzati da una struttura parzialmente sommersa o
emersa, conterminata con materiali che assicurino un diverso grado di
trattenimento   delle   particelle   solide   o    liquide    (bacini
impermeabilizzati) e  all'interno  dei  quali  vengono  depositati  i
materiali di dragaggio. Una volta riempito e stabilizzato, lo  spazio
soprastante puo' essere convertito a piazzali per lo stoccaggio delle
merci o altre funzioni. 
Nel sito sul quale dovra' sorgere la struttura  di  contenimento  dei
materiali dragati devono essere note le seguenti informazioni: 
  1. caratteristiche meteo marine; 
  2.  caratteristiche   batimetriche,   geologiche,   geotecniche   e
geomorfologiche; 
  3. caratteristiche granulometriche, chimiche,  ecotossicologiche  e
biocenotiche. 
Tali informazioni possono essere  ottenibili  da  indagini  di  campo
mirate o dalla letteratura specifica e dalla Scheda di  Inquadramento
dell'area di escavo (Capitolo 1), qualora la zona di  intervento  sia
stata oggetto di precedenti indagini non antecedenti i 3 anni  e  non
si siano verificati eventi che abbiano modificato la stato ambientale
preesistente. 
La caratterizzazione del sedimento deve riguardare almeno lo spessore
del materiale coinvolto nella eventuale  movimentazione  del  fondale
durante la costruzione del bacino di contenimento e la sua  gestione.
In ogni caso deve essere caratterizzato uno  spessore  di  50  cm  in
corrispondenza di quello  che  e',  o  sara',  il  fondo  dell'intera
superficie occupata dall'opera. 
Sulle stazioni di campionamento, per il materiale da rimuovere e  per
la  caratterizzazione  dei  50  cm  del  fondo  della  struttura   di
contenimento, devono essere eseguite le indagini come da  Capitolo  2
(Capitoli 3, 4 e 5), con l'eccezione delle  analisi  microbiologiche,
salvo specifiche variazioni (riduzioni o estensione dei parametri  da
considerare) giustificate dalle informazioni desumibili dalla  Scheda
di Inquadramento dell'area. 
Il sito specifico di deposizione deve essere riportato su cartografia
ufficiale comprensiva della batimetria (Carta Tecnica  Regionale  e/o
carte nautiche  dell'Istituto  Idrografico  della  Marina)  in  scala
opportuna, riportando per un raggio di almeno 3 miglia nautiche: 
  1. aree protette, habitat e specie di interesse  conservazionistico
(praterie di fanerogame marine, biocenosi del coralligeno, ecc.); 
  2. zone di maricoltura, pesca, aree  di  nursery,  zone  di  tutela
biologica, aree di coltivazione di sabbie relitte, aree  di  transito
di specie ittiche migratorie e di mammiferi marini; 
  3. cavi, zone di ancoraggi, condotte, impianti di desalinizzazione,
piattaforme  e  pozzi  per  la  coltivazione  di  idrocarburi,  rotte
principali di natanti, siti militari, rigassificatori offshore, ecc. 
Nel caratterizzare il sito di deposizione devono essere individuati e
descritti anche i seguenti dati riguardanti l'uso del territorio: 
  1. destinazioni d'uso finale dell'area; 
  2. prossimita' alle aree urbane e industriali; 
  3. contaminazioni storiche  nel  sito  proposto  (desumibili  anche
dalla Scheda di Inquadramento di cui al Capitolo 1. 
 
3.2. Indicazioni tecniche per le modalita'  di  escavo,  trasporto  e
immersione dei materiali dragati 
Le modalita' di escavo, trasporto e immersione devono essere tali  da
non  comportare  un   peggioramento   delle   condizioni   ambientali
preesistenti  nelle  aree  circostanti  l'area  di  attivita'  ed  in
particolare arrecare disturbo per le risorse di interesse alieutico. 
A tal fine l'attivita' di escavo, trasporto e  immersione,  qualsiasi
modalita' venga scelta (dragaggio meccanico o idraulico)  e  seguendo
il principio di gradualita' a seconda della classe di qualita' e  del
potenziale trasferimento della contaminazione alla colonna d'acqua  e
al biota,  devono  essere  programmate  in  dettaglio  e  monitorate,
ponendo particolare attenzione alle vie/aree di eventuale dispersione
del materiale verso zone di valenza ambientale. 
Se tali attivita' si svolgono in prossimita'  di  aree  di  interesse
alieutico e interessano materiali  di  classe  C  o  D,  esse  devono
avvenire in modo tale da minimizzare la dispersione di sedimento,  in
particolare della frazione piu' fine e  comunque  evitando  eccessivi
approfondimenti localizzati, in modo da non influenzare  la  dinamica
del moto ondoso e delle correnti dell'area. 
Durante il trasporto devono essere effettuati controlli  relativi  ai
mezzi navali atti a prevenire dispersioni e  rilasci  accidentali  di
materiali. Devono  essere  utilizzati  strumenti  di  navigazione  di
precisione per il monitoraggio in tempo  reale  delle  rotte  seguite
durante il trasporto, che devono essere rese disponibili su richiesta
degli organismi di controllo. 
 
3.2.1. Immersione in aree marine dei materiali di escavo (oltre le  3
mn dalla costa) 
Le operazioni di immersione in mare dei materiali  di  escavo  devono
avvenire attuando un monitoraggio ambientale  che  ponga  particolare
attenzione alle vie di eventuale dispersione verso le zone costiere o
di particolare valenza ambientale (paragrafo 3.3). 
 
3.2.2. Ripascimento con materiali di escavo 
L'attivita'  di  ripascimento  deve  avvenire  secondo  un  piano  di
intervento che renda massimo l'apporto  di  sabbia  alla  spiaggia  e
contrasti i fenomeni di erosione nel tratto di costa individuato. 
L'attivita' deve avvenire evitando manovre dei mezzi  meccanici  tali
da  costituire  un  rischio  di  impatto  per  eventuali  habitat  di
interesse  conservazionistico  (tipologia  di  eventuali   ancoraggi,
movimento delle eliche a pieno carico, ecc.). 
Deve  essere  fornita  una  documentazione  tecnica   contenente   le
specifiche  progettuali   dell'attivita',   comprese   le   eventuali
strutture fisse di protezione, le modalita' e il cronoprogramma delle
stesse, nonche' le  valutazioni  sulla  necessita'  di  ripetere  gli
interventi  nel  tempo  (piano  di   manutenzione),   attraverso   la
previsione della stabilita' e durevolezza dell'opera. 
Deve essere fornita una sintetica descrizione dei  possibili  impatti
che tali attivita' possono causare all'ambiente, tra cui gli  effetti
di un aumento della  torbidita'  sui  popolamenti  macrobentonici  ed
ittici in prossimita' del sito da ripascere ed essere esplicitate  le
eventuali misure di mitigazione. 
Le attivita' di  ripascimento  devono  evitare  il  seppellimento  di
praterie  di  fanerogame  marine  o  coralligeno   e   comunque   una
compromissione  del   loro   stato   di   salute   (paragrafo   3.4),
evidenziabile attraverso idonei e commisurati piani di monitoraggio. 
Poiche'  le  indagini  devono  tener  conto  dell'area  di  influenza
dell'opera e' utile individuare i limiti dell'Unita' Fisiografica (U.
F.) e il relativo paraggio costiero, il cui limite  a  mare  e'  dato
dalla profondita' di chiusura della spiaggia sommersa, oltre la quale
i sedimenti del fondo non subiscono rimaneggiamento  per  azione  del
moto ondoso. 
 
3.2.3. Immersione in ambiente conterminato di materiali di escavo 
Indicazioni tecniche per la realizzazione  di  ambienti  conterminati
sommersi, parzialmente sommersi o demaniali emersi. 
La progettazione dell'opera deve prevedere, al  fine  dei  successivi
controlli ambientali, in funzione della capacita' volumetrica e delle
caratteristiche strutturali, una analisi delle probabili vie di  fuga
degli inquinanti, anche in caso di incidenti. 
La conterminazione deve riguardare il fondo della vasca e  le  pareti
delle dighe di contenimento laterali e deve possedere caratteristiche
strutturali tali da evitare la diffusione di  eventuali  contaminanti
all'esterno dell'ambiente conterminato. 
Per utilizzi del materiale dragato che prevedano  il  riempimento  di
strutture conterminate devono essere fornite informazioni relative a: 
  1. caratteristiche geologiche del sito, caratteristiche litologiche
dei materiali sottostanti la struttura e  di  quelli  costituenti  la
conterminazione  laterale   (incluse   informazioni   relative   alla
permeabilita' e al consolidamento dei materiali gia'  presenti  e  di
quelli da allocare); 
  2. principali caratteristiche tecniche progettuali delle  strutture
e delle dighe/barriere di contenimento (i.e. tipologie dei  materiali
utilizzati, dimensionamenti); 
  3.  principali  caratteristiche   idrologiche   e   meteoclimatiche
dell'area interessata dalla  struttura  (i.e.  regime  pluviometrico,
livelli, flusso e direzione della falda) e  gestione/regolamentazione
delle acque meteoriche, di eventuali scarichi idrici e corsi  d'acqua
esistenti; 
  4. caratteristiche biologiche ed ambientali:  habitat,  prossimita'
di  aree  a  vario  titolo  protette  e/o  sensibili,   presenza   di
insediamenti produttivi, vie di  accesso  all'area  per  automezzi  e
persone, destinazione d'uso e reali opportunita' di  utilizzo  finale
del sito. 
 
Indicazioni tecniche per  la  deposizione  in  ambienti  conterminati
sommersi, parzialmente sommersi o demaniali emersi. 
 
Particolare attenzione deve essere posta alla gestione degli scarichi
idrici (acque di  efflusso)  e  delle  acque  meteoriche  provenienti
dall'ambiente conterminato, ponendo in atto misure per  la  riduzione
degli apporti solidi all'esterno (i.e. vasche di  sedimentazione  e/o
chiarificazione  delle  acque,  sistemi  di  filtrazione),   pozzetti
d'ispezione e prelievo campioni (i.e. pozzi  piezometrici  lungo  gli
argini, almeno fino  allo  strato  sottostante  il  fondale  naturale
dell'area). 
Di seguito sono rappresentate alcune  indicazioni  generali  relative
alle modalita' di deposizione di materiali in tali strutture: 
  1. collocare il materiale  dragato  ad  elevata  concentrazione  di
solido,  evitando  lo  stramazzo  non  controllato  di  materiale  di
risulta; 
  2. favorire  e  diversificare  i  processi  di  sedimentazione  dei
materiali (i.e. tramite  la  compartimentalizzazione  del  bacino  di
contenimento, la creazione di zone di amplificazione o sedimentazione
forzata, la creazione di barriere mobili, predisposizione di percorsi
di intercettazione, ecc.), incrementando il tempo di  ritenzione,  la
profondita' dello specchio acqueo e la lunghezza dei percorsi  e  del
numero delle vie di uscita della matrice acquosa; 
  3. evitare l'uso di additivi chimici che possano  compromettere  la
qualita' delle acque  e  dei  sedimenti  presenti  all'interno  delle
conterminazioni e nelle acque di efflusso; 
  4. agevolare la raccolta,  il  trattamento  ed  il  riutilizzo  dei
flussi di acqua (acque di superficie, effluente, percolato, acque  di
drenaggio) come acque reflue, anche impiegando processi  naturali  di
abbattimento dei contaminanti disciolti; 
  5. deporre i sedimenti meno contaminati (di  classe  migliore)  sul
fondo della vasca, lungo i perimetri esterni e nella parte  superiore
della stessa (deposizione selettiva); 
  6. creare le condizioni per il monitoraggio  della  qualita'  delle
acque in uscita dalle vasche, come effluenti superficiali, o lungo  i
perimetri  esposti  al  mare,  attraverso   la   predisposizione   di
piezometri posizionati lungo gli argini e negli strati  significativi
del fondale. 
 
3.3. Attivita' di monitoraggio ambientale 
Indicazioni generali 
Le attivita' di  dragaggio,  trasporto  e  immersione  devono  essere
sottoposte  ad  un  monitoraggio  ambientale   con   l'obiettivo   di
verificare l'ipotesi di impatto, ovvero l'entita' degli  effetti  sul
comparto abiotico e biotico e verificare la  tendenza  al  ripristino
delle condizioni precedenti le attivita' di  movimentazione,  ponendo
particolare attenzione alla  variazione  della  biodisponibilita'  di
sostanze potenzialmente  tossiche,  alla  comparsa  di  modificazioni
"precoci" (biomarker) nei sistemi biologici indicatori e  di  effetti
tossici a breve o piu' lungo  termine,  nonche'  alle  alterazioni  a
carico delle biocenosi, soprattutto di habitat e specie di  interesse
conservazionistico. 
Tali indagini devono riguardare la valutazione dei possibili  impatti
sulla colonna d'acqua e/o sul fondale,  privilegiando  l'utilizzo  di
bioindicatori. 
Le attivita' di  dragaggio,  trasporto  e  immersione  devono  essere
sottoposte ad un monitoraggio ambientale secondo il  principio  della
gradualita': il numero delle  stazioni,  i  parametri  da  monitorare
nella colonna d'acqua, nel sedimento superficiale e nel biota  devono
essere commisurati alla qualita' e alla quantita'  dei  materiali  da
sottoporre a movimentazione, alla durata e alle  modalita'  operative
relative alla localizzazione degli specifici interventi. 
Tali attivita' devono essere descritte in un  Piano  di  Monitoraggio
che si articola in fasi distinte: ante operam, in  corso  d'operea  e
post operam. 
La fase ante operam puo'  essere  esclusa  o  opportunamente  ridotta
tenendo conto di quella parte di indagine gia' effettuata nella  fase
di caratterizzazione qualora non siano trascorsi  3  anni  e  non  si
siano verificati eventi tali da aver modificato lo stato dei luoghi. 
Il Piano di Monitoraggio e'  parte  integrante  della  documentazione
tecnica necessaria ai fini dell'autorizzazione. 
Le indagini devono essere condotte da Enti e/o Istituti  Pubblici  di
comprovata esperienza, oppure da laboratori  privati  accreditati  da
organismi riconosciuti ai sensi della norma UNI CEI EN  17011/05  per
le   specifiche   prove   previste,   inseriti   in    circuiti    di
intercalibrazione nazionali e/o internazionali ove esistenti. 
 
3.3.1. Monitoraggio delle attivita' di escavo 
Relativamente   all'area   portuale,   fluviale   e   litoranea,   il
monitoraggio deve  tener  conto  dei  seguenti  aspetti  relativi  ai
comparti sedimento, colonna d'acqua e biota, nelle  aree  circostanti
la zona di dragaggio: 
  • variazioni nella  qualita'  dei  sedimenti  superficiali  tramite
analisi chimiche dei parametri risultati piu' critici nella  fase  di
caratterizzazione ed esecuzione di saggi ecotossicologici; 
  • variazioni  nella  qualita'  della  colonna  d'acqua  tramite  il
controllo dei livelli di  torbidita'  e/o  concentrazione  di  solidi
sospesi in particolare  lungo  percorsi  preferenziali  di  trasporto
verso zone di interesse alieutico e/o ricreativo, nonche'  variazioni
della biodisponibilita'  e/o  ecotossicita'  (bioaccumulo,  saggi  in
situ, saggi biologici di tipo 3 di cui alla Tabella 2., biomarker e/o
accumulatori passivi che consentono la  rilevazione  anche  di  basse
concentrazioni di elementi nella frazione disciolta); 
  • eventuali alterazioni delle principali biocenosi bentoniche  (con
verifica  della  presenza/distribuzione  di  habitat  e   specie   di
interesse conservazionistico). 
Nella fase "ante operam" occorre individuare un valore di riferimento
relativo alla torbidita' e/o concentrazione dei solidi sospesi  nella
colonna d'acqua, corrispondente al 90° percentile del set  di  misure
sufficientemente   ampio   da   risultare    rappresentativo    della
variabilita' dell'area, qualora non sia desumibile da  letteratura  o
da  indagini  pregresse,  o  diversamente  stabilito  dal  Piano   di
monitoraggio  che  deve  anche  prevedere  le  opportune  misure   da
intraprendere in caso di difformita'. 
Nella  fase  "in  corso  d'opera",  deve  essere  verificato  che  le
eventuali variazioni della torbidita'  e/o  della  concentrazione  di
solidi  sospesi  siano  contenute  entro  il  valore  di  riferimento
definito nell'ambito delle indagini "ante operam". 
In  fase  post  operam,  condotta  al  termine  delle  operazioni  di
dragaggio deve  essere  verificato  il  ripristino  delle  condizioni
ambientali "ante operam" o definite nella fase di caratterizzazione. 
 
3.3.2. Monitoraggio delle attivita' di trasporto dei materiali 
L'attivita'  di  trasporto   dei   materiali   verso   la   specifica
collocazione deve essere sottoposta  ad  un  monitoraggio  ambientale
qualora sussistano rischi  di  "sversamenti"  di  materiale  lungo  i
tragitti stabiliti, in particolare nei confronti di habitat e  specie
di interesse  conservazionistico  (praterie  di  Posidonia  oceanica,
coralligeno, beach rocks, ecc.), nonche' transiti in  zone  limitrofe
destinate ad attivita' di acquacoltura. 
 
3.3.3. Monitoraggio delle attivita'  di  immersione  in  aree  marine
(oltre le 3 mn dalla costa) 
A completamento di  quanto  previsto  ed  effettuato  nella  fase  di
caratterizzazione (Paragrafo 1.1), devono  essere  eseguite  indagini
ambientali nel sito e nelle aree di controllo. 
Nel caso il sito di immersione sia localizzato entro  la  batimetrica
dei 200 m devono essere  condotte  tutte  le  attivita'  indicate  in
Tabella 3.1; nel caso il sito sia localizzato oltre tale  batimetrica
devono essere condotte le attivita' indicate alle lettere "B" e  "C",
nelle zone costiere potenzialmente influenzate dallo scarico, secondo
quanto dettagliato nel Piano di monitoraggio. 
In particolare, nel caso il sito di immersione sia localizzato  oltre
il limite della batimetrica dei 200  m,  devono  essere  eseguite  le
indagini ambientali di cui sopra in almeno tre stazioni di  controllo
prospicienti  le  zone  costiere  potenzialmente  influenzate   dallo
scarico. 
Le indagini ambientali relative alla  fasi  "Ante  operam,  in  corso
d'opera e Post operam" devono essere eseguite in stazioni scelte  tra
quelle utilizzate nella fase  di  caratterizzazione  e  indicate  nel
Piano di monitoraggio. 
 
Tabella 3.1 - Tipologia e tempistica orientativa delle  attivita'  da
eseguire in relazione all'immersione dei materiali nelle aree  marine
oltre  le  3  mn  (sulla  piattaforma/  oltre  la  piattaforma),   da
dettagliare nel Piano di monitoraggio. 
 
 
    

=====================================================================
|       TIPOLOGIA DI INDAGINE       |             FASE              |
+===================================+===============================+
|                                   |Ante operam (qualora non       |
|                                   |desumibili da letteratura e    |
|                                   |indagini pregresse) e Post     |
|A. MORFOLOGIA E BATIMETRIA DEL SITO|operam                         |
+-----------------------------------+-------------------------------+
|B. CHIMICO-FISICA DELLA COLONNA    |                               |
|D'ACQUA (SST, profilo batimetrico  |                               |
|di Torbidita', Temperatura,        |                               |
|Ossigeno disciolto ed altri        |                               |
|parametri previsti dal Piano di    |Ante operam , In corso d'opera,|
|monitoraggio)                      |Post operam                    |
+-----------------------------------+-------------------------------+
|                                   |In corso d'opera, Post operam e|
|                                   |ogni 12 mesi successivi per un |
|                                   |minimo di un anno,             |
|                                   |limitatamente ai               |
|                                   |parametri/sostanze ritenuti    |
|                                   |maggiormente di interesse in   |
|                                   |base alla qualita'/quantita'   |
|C. CHIMICA , FISICA,               |dei materiali sversati e dei   |
|ECOTOSSICOLOGIA E MICROBIOLOGIA DEI|sedimenti superficiali del sito|
|SEDIMENTI DI FONDO                 |antecedenti l'immersione.      |
+-----------------------------------+-------------------------------+
|                                   |Ante operam , In corso d'opera |
|                                   |(da valutare in base alla      |
|                                   |durata dell'opera), Post       |
|                                   |operam, in relazione a quanto  |
|                                   |gia' eseguito in fase di       |
|                                   |caratterizzazione del sito     |
|D. COMUNITA' BENTONICHE            |(Paragrafo 3.1.1).             |
+-----------------------------------+-------------------------------+
|                                   |In caso di presenza di sostanze|
|E. BIOACCUMULO E/O BIOMARKER E/O   |con valori superiori a LCL nel |
|ALTRE VALUTAZIONI ECOTOSSICOLOGICHE|materiale sversato, Ante operam|
|RELATIVE AD ORGANISMI STANZIALI CON|, Post operam ed ogni 12 mesi  |
|PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE SPECIE|dopo il termine dei lavori, per|
|ITTICHE DI INTERESSE COMMERCIALE   |un minimo di un anno.          |
+-----------------------------------+-------------------------------+
    
 
 
3.3.4. Monitoraggio delle attivita' di ripascimento 
L'attivita' di monitoraggio deve essere commisurata ai volumi e  alla
qualita'  del  materiale,  nonche'  alle  caratteristiche   dell'area
ricevente, e deve essere sviluppata nello spazio e  nel  tempo.  Tale
sviluppo puo'  prevedere  fasi  successive  (Ante  operam,  in  corso
d'opera e Post operam). 
Riguardo i piccoli interventi (Caso  1),  di  cui  al  paragrafo  1.3
dell'Capitolo  2,  non  sono   richieste   ulteriori   attivita'   di
monitoraggio. 
Riguardo i casi di media e notevole entita' (Casi 2 e 3), di  cui  al
paragrafo 1.3 dell'Capitolo 2, deve  essere  previsto  uno  specifico
piano di monitoraggio Ante, durante e Post operam, dell'area e  delle
aree limitrofe che consideri almeno i seguenti parametri riferiti  ai
fondali e alla colonna d'acqua: 
  •   granulometria   dei   sedimenti   superficiali   dell'area   di
ripascimento e delle aree limitrofe; 
  • livelli di torbidita' nell'area e nelle immediate  vicinanze  del
sito da ripascere; 
  • principali popolamenti fito-zoobentonici e,  nel  caso  3,  anche
analisi  della  struttura  della  comunita'  presenti  nel  sito   di
ripascimento e nell'area circostante, ripetendo le medesime  indagini
eseguite nella fase di caratterizzazione dell'area di intervento, con
particolare riferimento alla presenza di Posidonia oceanica;  in  tal
caso  l'indagine  deve  essere  estesa  al  limite  superiore   della
prateria, valutando anche eventuali effetti sul suo stato di salute. 
La ricerca di parte  o  tutti  i  parametri  della  caratterizzazione
standard (Tabella 2.) sui sedimenti dell'area da  ripascere  e  nelle
immediate vicinanze deve essere orientata dalla presenza di eventuali
valori critici di concentrazione  chimica,  da  difformita'  rispetto
alle misure effettuate sui sedimenti  dell'area  di  prelievo,  o  da
eventuali  evidenze  di  ecotossicita'  riscontrate  nella  fase   di
caratterizzazione dei sedimenti dell'area di escavo e/o dell'area  da
ripascere. 
Nel caso  3,  con  particolare  riferimento  al  comparto  biota,  il
monitoraggio deve comprendere  misure  di  bioaccumulo  in  organismi
indicatori rappresentativi del comparto sedimenti e/o  della  colonna
d'acqua, e/o prove con accumulatori passivi. Le prove di  bioaccumulo
possono  essere   condotte   in   situ   con   il   bivalve   Mytilus
galloprovincialis (Mussel Watch). I risultati possono essere valutati
utilizzando   i   criteri   di   valutazione   ponderata    riportati
nell'Appendice 2E. Nel caso di ripascimento con sedimenti di classe A
e con tossicita' bassa, deve essere  verificata  l'ecotossicita'  sui
sedimenti  superficiali  dell'area   tramite   l'impiego   di   saggi
biologici, secondo quanto previsto al Capitolo 2 (Tabella 2.) e/o  la
misura di biomarker in organismi indicatori. 
Nei Casi 2 e 3, qualora nel raggio di 3 mn dal sito  di  destinazione
siano presenti in mare impianti di acquacoltura, la  deposizione  dei
materiali  di  escavo  dovra'  tener  conto  dell'idrologia  e  delle
correnti presenti nell'area al fine di limitare per quanto  possibile
l'impatto sulla qualita' di queste  acque.  Dovranno  inoltre  essere
effettuate le attivita'  di  monitoraggio  finalizzate  al  controllo
degli organismi destinati  all'alimentazione  umana  da  parte  delle
autorita' sanitarie locali secondo la normativa vigente. 
Per valutare l'efficacia dell'intervento e' necessario  prevedere  un
ulteriore Piano di  monitoraggio  (diverso  da  quello  indicato  nel
presente Capitolo), finalizzato alla valutazione della compatibilita'
tessiturale e  relativa  stabilita'  e  durevolezza  dell'opera,  che
comprenda, nel  tempo,  rilievi  topografici  della  linea  di  riva,
rilievi batimetrici dell'area di intervento e della costa limitrofa. 
 
3.3.5.  Monitoraggio  delle  attivita'  di  immersione  in   ambiente
conterminato 
Le attivita' di monitoraggio devono essere commisurate alla  qualita'
e quantita' del materiale dragato e deposto in ambiente  conterminato
e alle caratteristiche della struttura di contenimento. 
Considerata  l'eterogeneita'  degli  ambienti,   dei   materiali   da
collocare e delle modalita' operative di deposizione, le  indicazioni
di dettaglio devono essere descritte nel Piano  di  monitoraggio  che
deve prevedere almeno l'acquisizione delle informazioni relative a: 
  1. la qualita' fisica, chimica, ecotossicologica e la  presenza  di
solidi sospesi nelle aree in  corrispondenza  della  reimmissione  in
mare delle acque di efflusso in uscita dagli ambienti conterminati; 
  2. la qualita' delle  acque  piezometriche  ospitate  nei  depositi
naturali e nei materiali costituenti la  conterminazione  laterale  e
del fondo del bacino; 
  3. la qualita' delle acque, dei sedimenti  e  del  biota  nell'area
marina circostante il bacino, privilegiando l'impiego  di  indicatori
biologici; 
  4. le possibili perdite di materiale e il rilascio di  contaminanti
sia nell'effluente, sia da vie preferenziali; 
  5. i dati meteomarini  ai  fini  della  valutazione  del  grado  di
ingressione marina. 
In  particolare,  per  conferimenti  in  ambienti  conterminati   con
materiali di classe A  (Capitolo  2),  deve  essere  predisposto  uno
specifico "Piano di monitoraggio" che preveda il controllo  dei  soli
parametri fisici nelle aree circostanti l'area di deposizione e/o  in
corrispondenza della reimmissione in mare delle  acque  di  efflusso;
nel caso di materiali di classe da B ad E (Capitolo 2),  deve  essere
predisposto uno specifico "Piano di  monitoraggio"  commisurato  alle
peculiarita' degli  ambienti  di  prelievo  e  di  deposizione,  alla
qualita'/quantita' di materiale da conferire, suddiviso in differenti
fasi temporali: ante operam, in corso d'opera e post operam. 
Possono  essere  previste  vasche  di   stoccaggio   temporaneo   dei
sedimenti, anche finalizzate al recupero di materiali da riutilizzare
prima o al termine di  eventuali  attivita'  di  trattamento  che  ne
migliorino la classe  di  qualita'.  In  questo  caso  devono  essere
garantite misure di isolamento  appropriate  sul  fondo  e  lungo  le
pareti in funzione della  qualita'  del  materiale  e  dei  tempi  di
permanenza e deve essere fornita una programmazione  delle  attivita'
previste per il  ripristino  delle  condizioni  ambientali  iniziali.
L'intera attivita'  di  realizzazione  e  gestione  dello  stoccaggio
temporaneo deve essere attentamente monitorata  dal  punto  di  vista
ambientale, in funzione delle caratteristiche  del  materiale  e  del
sito di stoccaggio. 
 
3.4. Movimentazione di sedimenti portuali in aree contigue 
Le movimentazioni di sedimenti portuali, diversi dagli spostamenti in
ambito portuale di cui all'art. 2, lettera f) ed effettuate  mediante
il semplice spostamento di sedimenti in aree immediatamente  contigue
per  il  ripristino  della  navigabilita',  nonche'   per   agevolare
l'operativita' portuale, sono consentite sulla base delle  risultanze
delle sole  analisi  ecotossicologiche  (Capitolo  2)  alle  seguenti
condizioni: 
  • i quantitativi coinvolti siano inferiori a 10.000 m³; 
  • i sedimenti coinvolti presentino tossicita'  "assente"  (Capitolo
2); 
  • siano esclusi impatti su biocenosi sensibili presenti in loco.