(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Sorbo San Basile (Catanzaro), i cui organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio
2015,  presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica. 
    Sulla base di alcuni  esposti  che  evidenziavano  situazioni  di
contiguita' della famiglia di un amministratore locale con  esponenti
delle locali consorterie e  a  seguito  dell'omicidio,  nel  mese  di
luglio 2106, di un imprenditore del posto gravato da condanne  penali
e segnalato dagli organi  di  polizia  come  soggetto  contiguo  alla
locale cosca criminale il prefetto di Catanzaro, con decreto  del  29
agosto  2016,  successivamente  prorogato,  ha  disposto,   per   gli
accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto comune,  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267. 
    All'esito  dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Catanzaro,  sentito  nella  seduta  del  15
marzo 2017 il  Comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione  del  procuratore  aggiunto
della  Repubblica  presso  la  direzione  distrettuale  antimafia  di
Catanzaro, ha predisposto l'allegata relazione, che costituisce parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo  scioglimento  del
consiglio comunale ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale,  con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  le  locali
cosche, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa  pubblica
si sia  concretizzato  nel  favorire  soggetti  o  imprese  collegati
direttamente  od   indirettamente   ad   ambienti   malavitosi,   per
l'esistenza di una fitta ed intricata rete di  parentele,  affinita',
amicizie  e  frequentazioni,  che  lega  alcuni   amministratori   ad
esponenti delle locali consorterie criminali o  a  soggetti  ad  esse
contigui. 
    Il comune di Sorbo San Basile, di ridotte dimensioni demografiche
e  caratterizzato  da  un'economia   prevalentemente   agricola,   e'
ricompreso in  un  ambito  territoriale  notoriamente  caratterizzato
dalla pervasiva presenza  di  una  locale  organizzazione  criminale,
profondamente radicata nel tessuto economico e sociale e a sua  volta
legata alle principali consorterie del crotonese, con  un  raggio  di
azione che si estende oltre l'ambito provinciale. 
    In tale contesto la relazione della commissione  d'indagine  pone
in rilievo  la  figura  del  menzionato  imprenditore,  pregiudicato,
ucciso nel luglio 2016  in  un  agguato  di  tipico  stampo  mafioso,
titolare di un'azienda presso la quale si sono  tenuti  incontri  con
esponenti della criminalita' organizzata e gia' condannato a due anni
di reclusione per aver favorito la latitanza di due  esponenti  della
locale  cosca  ospitandoli  nella  propria  abitazione  e  per   aver
illegittimamente detenuto armi. 
    La rilevanza criminale dell'imprenditore emerge  chiaramente  dai
contenuti di una relazione della direzione distrettuale antimafia ove
viene rilevato che nel corso di un «summit»  tenutosi  con  esponenti
`nranghentisti  della  regione,  «nel   tratteggiare   le   strategie
criminali che riguardano il controllo dei lavori pubblici e  privati,
e nell'evocare le ditte utilizzate per la fornitura di inerti o altri
materiali»,  gli  esponenti  criminali  presenti  facevano   espresso
riferimento all'impresa del citato imprenditore. 
    La  relazione  della  commissione  d'indagine  si  sofferma   sui
rapporti intercorsi tra  il  predetto  imprenditore  -  padre  di  un
assessore facente parte dell'amministrazione in carica - e  il  primo
cittadino del Comune di Sorbo San Basile. 
    Viene posta in rilievo la circostanza che la partecipazione nella
lista elettorale, facente capo al candidato sindaco, della figlia del
predetto imprenditore,  personaggio  noto  a  tutti  nella  comunita'
locale come  soggetto  riconducibile  alla  criminalita',  sia  stata
voluta proprio dal primo cittadino al fine di  ottenere  i  voti  che
tale soggetto, rispettato e temuto  in  quel  contesto  territoriale,
avrebbe potuto procurare. 
    E' inoltre emerso che il primo cittadino, prima di coinvolgere il
predetto assessore nella competizione elettorale, chiese al padre, di
cui ben  conosceva  la  caratura  criminale,  il  permesso  di  poter
candidare la figlia nella propria lista e  che  durante  la  campagna
elettorale il menzionato imprenditore,  in  quel  periodo  sottoposto
all'obbligo di firma presso la locale stazione dei Carabinieri, abbia
svolto  un'assidua  propaganda  in  favore  della  figlia  comparendo
frequentemente in luoghi pubblici contrariamente alle sue abitudini. 
    All'esito della campagna elettorale la stessa risultera' uno  dei
candidati piu' votati e sara' nominata dalla copia  conforme  sindaco
assessore, con l'attribuzione di deleghe in  settori  di  particolare
interesse per la locale criminalita' organizzata. 
    Ulteriori concreti elementi, che  attestano,  inequivocabilmente,
la deferenza dell'amministrazione comunale nei confronti  del  citato
esponente malavitoso sono rappresentati dai ridondanti contenuti  del
manifesto  di  partecipazione  dell'ente  al  lutto  della   famiglia
dell'imprenditore in parola e dalla circostanza che la  locale  festa
dell'AVIS programmata nel periodo estivo, veniva formalmente rinviata
dall'amministrazione locale per «ragioni logistiche» laddove, invece,
dagli accertamenti disposti dalla commissione  d'indagine  e'  emerso
che la manifestazione non ebbe luogo in segno di  «rispetto»  per  la
morte del sopra citato imprenditore. 
    La limitata estensione territoriale del comune e la sua contenuta
dimensione  demografica,  elementi  che  favoriscono  una   capillare
conoscenza delle dinamiche  territoriali,  avrebbero  dovuto  indurre
coloro  che  rivestono  cariche  pubbliche  ad  adottare   non   solo
prudenziali  scelte  politico-amministrative  ma  anche,  per  quanto
attiene alla sfera relazionale, un'effettiva presa di distanza  dalle
locali organizzazioni criminali. 
    Ulteriori concreti elementi che attestano una gestione  dell'ente
non in linea con i principi di legalita' e buon andamento sono emersi
dall'analisi delle attivita' svolte dall'area tecnica. 
    La relazione della commissione d'indagine ha posto in rilievo  un
ripetuto e generalizzato ricorso agli affidamenti in via  diretta  ad
un ristretto numero di ditte con elusione dei principi di trasparenza
e buon andamento. 
    Il comune peraltro non dispone di una «short list» ne' di un albo
dei fornitori a cui fare riferimento in caso di affidamenti di lavori
o servizi pubblici. 
    Dall'esame  delle  procedure  d'appalto   e'   emerso   che   gli
amministratori ed i vertici burocratici dell'ente non hanno adottato,
in quel contesto ambientale notoriamente caratterizzato da un'elevata
presenza di esponenti della criminalita' organizzata, idonei  criteri
di legalita' per l'individuazione delle ditte alle quali  affidare  i
lavori e i servizi pubblici. 
    Della quasi totalita' dei lavori pubblici ha beneficiato il  piu'
volte  citato  imprenditore  nonche'  alcune  ditte  i  cui  titolari
annoverano precedenti di polizia. 
    In tale contesto e'  emblematica  anche  la  circostanza  che  il
Comune di Sorbo San Basile, nel cui territorio e' nota l'operativita'
e  l'ingerenza  delle  locali  consorterie  non  abbia   aderito   al
protocollo di legalita' con la prefettura di  Catanzaro  sottoscritto
nel mese di maggio 2015 da buona parte dei comuni della provincia: 
    La mancata adesione dell'ente al citato protocollo ha  comportato
che non e'  mai  stata  richiesta,  da  parte  dell'ente  locale,  la
certificazione antimafia delle ditte esecutrici di opere pubbliche  e
fomiture per i contratti sotto soglia che costituiscono quasi il 100%
dei contratti stipulati dal Comune di Sorbo San Basile. 
    Elementi concreti che attestano la sussistenza di  cointeressenze
tra amministratori locali e  criminalita'  organizzata  sono  inoltre
emersi dall'analisi della procedura di affidamento della gestione  di
un albergo - ristorante di proprieta' comunale. 
    La giunta nel 2015 ha  dato  mandato  all'ufficio  competente  di
risolvere il contratto in essere per inadempimento e anziche' avviare
una gara ad evidenza pubblica ha disposto  la  pubblicazione  di'  un
avviso  per  l'acquisizione  di  manifestazioni  d'interesse  per  la
gestione della struttura alberghiera a cui ha aderito una sola  ditta
locale che armovera tra i propri soci una  persona  con  segnalazioni
per reati associativi. 
    Dalle indagini effettuate dalla commissione d'accesso  e'  emerso
che il primo cittadino organizzo' un incontro al  quale  egli  stesso
partecipo' unitamente al menzionato socio dell'impresa aggiudicataria
e all'imprenditore ucciso nel 2016 per verificare la possibilita'  di
far partecipare alla gestione dell'albergo, di  proprieta'  comunale,
anche il fratello del  piu'  volte  citato  imprenditore,  secondo  i
desiderata di quest'ultimo. 
    Elementi univoci che delineano un agire dell'amministrazione  non
improntato ai principi di buona  gestione  e  legalita'  sono  emersi
anche dall'esame del procedimento per l'affidamento del  servizio  di
trasporto scolastico. 
    La relazione della commissione d'indagine pone in rilievo che per
l'anno scolastico 2015-2016, a seguito della rinuncia da parte  della
ditta aggiudicataria dell'appalto, formalmente motivata  da  problemi
tecnico-organizzativi, il servizio e' stato affidato, fino  alle  fme
dell'anno scolastico,  ad  una  locale  ditta  di  cui  e'  socio  un
consigliere comunale. 
    Il servizio in  questione  e'  stato  nuovarnente  affidato  alla
stessa  ditta,  anche  per  il  periodo  2016-2017,   con   determina
dirigenziale nella quale e' precisato che nessun altra azienda  aveva
presentato istanza di partecipazione al citato appalto. 
    E' solo  a  seguito  della  segnalazione  di  un  consigliere  di
minoranza, il quale evidenziava  che  anche  un'altra  azienda  aveva
prodotto istanza di partecipazione, che l'ente  locale  formalizzera'
la revoca dell'affidamento in questione. 
    Anomalie e irregolarita' sono  emerse  anche  in  relazione  alla
procedura di affidamento del  servizio  di  gestione  dei  depuratori
comunali per il quale l'ente, dopo aver fatto ripetutarnente  ricorso
all'istituto della proroga, solo nel maggio del 2016, all'esito di un
procedimento ad evidenza pubblica, ha affidato  il  servizio  ad  una
locale ditta sebbene l'offerta con il  maggior  ribasso  fosse  stata
presentata da altra societa'. Dall'esame della documentazione di gara
sono inoltre emerse irregolarita' tecnico-contabili. 
    E' noto che le situazioni di generale disordine amministrativo  e
di  sviamento  dell'attivita'  di  gestione  dai  principi  di   buon
andamento costituiscono, nel loro insieme, le condizioni  prodromiche
per  il  determinarsi  del  condizionamento   mafioso,   atteso   che
l'ingerenza criminale risulta piu' agevole in quelle  amministrazioni
in  cui  piu'  diffuso  e'  il  mancato  rispetto   delle   procedure
amministrative. 
    Ulteriori elementi che emblematicamente  attestano  una  gestione
dell'ente avulsa dal rispetto del principio di legalita' sono  emersi
dalle  verifiche  della  procedura  denominata  «ambiente  e  futuro»
riguardante un progetto per la selezione  di  sei  volontari  per  la
salvaguardia e la tutela dei parchi e delle oasi naturalistiche. 
    All'esito della valutazione dei candidati - che e' stata peraltro
oggetto di denunce alle autorita' competenti - sono stati selezionati
soggetti legati da rapporti di parentela con amministratori locali  o
con componenti della commissione esaminatrice. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale  di  Sorbo  San  Basile
volti a perseguire fini diversi da  quelli  istituzionali  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del Consiglio  comunale  di  Sorbo  San
Basile (Catanzaro), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 9 giugno 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti