(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Strongoli (Crotone) sono state riscontrate forme di
ingerenza  da  parte  della  criminalita'   organizzata   che   hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 26 e  27  maggio  2013,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Il 9 gennaio 2018 e' stata eseguita un'ordinanza  applicativa  di
misure restrittive cautelari  emessa  dal  Giudice  per  le  indagini
preliminari presso  il  Tribunale  di  Catanzaro  nei  confronti  del
sindaco sottoposto ad indagini per il reato di cui agli artt.  110  e
416-bis del codice penale, nonche' nei confronti  di  due  dipendenti
comunali - rispettivamente  legati  da  vincoli  di  parentela  e  di
affinita' ad un noto capoclan - ritenuti  responsabili  il  primo  di
concorso esterno in associazione di tipo mafioso e del reato  di  cui
agli artt. 61, comma 2, e 479 del codice penale  aggravato  ai  sensi
dell'art. 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152,  convertito  in
legge, con modificazioni, dalla legge 12  luglio  1991,  n.  203;  il
secondo del reato previsto dall'art. 416-bis, commi 1, 2, 3 e 6,  del
codice penale e del reato di cui agli artt. 81, 110,  424,  comma  2,
del codice penale aggravato dalla finalita' mafiosa. 
    Successivamente, in conseguenza delle dimissioni della  totalita'
del corpo consiliare, con decreto del Presidente della Repubblica del
12 febbraio 2018 il consiglio comunale e' stato sciolto ed  e'  stato
nominato   un   commissario   straordinario   per   la    provvisoria
amministrazione dell'ente ex art. 141, comma 1, lettera b), n. 4, del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    A seguito delle descritte gravi vicende, il Prefetto  di  Crotone
ha disposto, con decreto del 2  febbraio  2018,  l'accesso  ai  sensi
dell'art. 143 del richiamato decreto legislativo n. 267 del 2000. 
    Al termine  dell'indagine  ispettiva  il  Prefetto,  su  conforme
parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
riunitosi lo scorso 6 marzo ed integrato con  la  partecipazione  del
Procuratore  aggiunto  della  Direzione  Distrettuale  Antimafia   di
Catanzaro e del Procuratore della Repubblica presso il  Tribunale  di
Crotone, ha trasmesso l'allegata  relazione,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  della
misura prevista dal predetto art. 143. 
    I lavori della Commissione di  indagine  hanno  preso  in  esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ove si colloca l'ente con  particolare  riguardo
ai rapporti tra gli amministratori  e  le  consorterie  radicate  nel
territorio, evidenziando come l'uso distorto della cosa  pubblica  si
sia  concretizzato  nel  favorire  soggetti   o   imprese   collegati
direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi. 
    Il comune  di  Strongoli  -  piccolo  centro  con  un'economia  a
vocazione essenzialmente agricola - e' situato in  un'area  connotata
dalla capillare presenza di una potente organizzazione criminale, che
opera in stretta sinergia con la `ndrangheta cirotana  e  di  cui  e'
stata giudizialmente accertata l'elevata  capacita'  di  penetrazione
nel  tessuto  economico-sociale  e  segnatamente  nel  settore  degli
appalti pubblici. 
    In tale contesto, il Prefetto evidenzia che diversi membri  degli
organi elettivi e dell'apparato burocratico del comune -  alcuni  dei
quali con pregiudizi di polizia  o  di  natura  penale  -  annoverano
frequentazioni ovvero  relazioni  di  parentela  o  di  affmita'  con
persone controindicate o con elementi della `ndrangheta locale. 
    Sono stati anche presi in considerazione  gli  atti  intimidatori
subiti da alcuni amministratori, tra i quali si segnala l'incendio, a
gennaio 2014, dell'autovettura in uso al  vicesindaco.  In  ordine  a
tale episodio, il summenzionato provvedimento applicativo  di  misure
restrittive  cautelari  delinea  i  contatti  intercorsi  tra  taluni
affiliati alla criminalita' organizzata, uno  stretto  congiunto  del
vicesindaco e soggetti a loro volta legati da  vincoli  parentali  ad
altri esponenti della compagine di governo dell'ente. 
    In base alle risultanze investigative,  l'atto  intimidatorio  in
questione si inserisce in una vicenda emblematica della permeabilita'
dell'istituzione locale agli  illeciti  condizionamenti  di  ambienti
malavitosi, relativa ad un chiosco adibito alla  somministrazione  di
alimenti  e  bevande  riconducibile  al  sodalizio   territorialmente
dominante ed in particolare ad un elemento  del  medesimo  sodalizio,
stretto parente del citato capoclan e titolare  di  un'autorizzazione
comunale all'occupazione di area demaniale  marittima  rilasciata  ad
ottobre 2012. 
    In  relazione  a  tale  vicenda  e'  emerso   che,   nelle   more
dell'approvazione  del  nuovo  piano  spiaggia,  il  predetto  titolo
abilitativo - scaduto a settembre 2013  -  non  era  stata  rinnovato
dall'amministrazione comunale, sicche' a marzo 2014 il  manufatto  in
parola e' stato  sottoposto  a  sequestro  preventivo  a  seguito  di
un'operazione di polizia finalizzata al  contrasto  dei  fenomeni  di
abusivismo edilizio. 
    Al  riguardo,  il  Prefetto  stigmatizza  le   pressioni   e   le
intimidazioni poste in essere da diversi membri della locale famiglia
`ndranghetista nei  confronti  dell'amministrazione  comunale  ed  in
particolare nei confronti del primo cittadino, al fine di ottenere il
rinnovo  della  richiamata  autorizzazione  all'occupazione  di  area
demaniale marittima. 
    Piu' nel dettaglio, gli  esiti  dell'inchiesta  coordinata  dalla
Direzione Distrettuale Antimafia  di  Catanzaro  hanno  disvelato  la
disponibilita'   del   sindaco   ad    assecondare    le    finalita'
dell'associazione  criminale  in  ordine  alla   predisposizione   ed
all'approvazione del piano spiaggia  comunale,  atti  preliminari  al
rinnovo del titolo abilitativo in argomento. 
    E' inoltre emerso il ruolo svolto dal dipendente comunale di  cui
si e' fatta menzione - destinatario del  provvedimento  cautelare  da
cui e' scaturito l'accesso e parente del piu' volte citato capoclan -
il quale si e' adoperato come "intermediario" tra l'organo di vertice
dell'ente e gli esponenti apicali  dell'associazione,  anche  per  il
tramite di appositi  incontri  svoltisi  presso  l'abitazione  di  un
personaggio di spicco dell'associazione medesima. 
    Gli accertamenti esperiti dalla  Commissione  di  indagine  hanno
messo  in  luce  ulteriori  episodi  indicativi  di   pregiudizievoli
convergenze di interessi tra il dipendente comunale in  questione  ed
esponenti di ambienti malavitosi. 
    In particolare, il predetto dipendente e' sottoposto ad  indagini
per avere avallato la comunicazione con cui  quello  stesso  elemento
del sodalizio territorialmente egemone  a  cui  e'  riconducibile  il
chiosco di cui si e' detto - allo scopo di evitare eventuali dinieghi
sulla scorta della normativa antimafia - ha  dichiarato  un  fittizio
cambio di residenza anagrafica in modo da non risultare  nello  stato
di famiglia del capoclan suo stretto parente ed ottenere  il  rinnovo
di un'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico. 
    Negli  atti   della   magistratura   inquirente   viene   inoltre
evidenziato come il medesimo dipendente si sia adoperato per favorire
l'assunzione, alle dipendenze dell'amministrazione  comunale,  di  un
pregiudicato a sua volta congiunto del  capoclan  ed  affiliato  alla
consorteria territorialmente dominante. 
    Una specifica attenzione e' stata poi dedicata in sede  ispettiva
al settore dei lavori e servizi pubblici in relazione al  quale  sono
state rilevate irregolarita' ed anomalie finalizzate ad avvantaggiare
ditte controllate o indicate dalle consorterie locali. 
    Riferisce il Prefetto che una delle imprese  in  parola  -  unica
partecipante ad una procedura aperta per l'affidamento  del  servizio
di refezione scolastica avviata  a  settembre  2013  -  e'  risultata
aggiudicataria del  menzionato  servizio  a  seguito  di  un  ribasso
irrisorio rispetto all'importo  posto  a  base  di  gara  ed  ha  poi
beneficiato  di  proroghe  adottate  dall'ente  in  violazione  della
normativa di settore. 
    L'esame della documentazione contabile inerente allo  svolgimento
del servizio in argomento ha inoltre posto in rilievo  che  la  ditta
affidataria ha reiteratamente "sovrafatturato" le proprie  competenze
rispetto alle prestazioni effettivamente rese al fine  di  conseguire
corrispettivi non dovuti. Nondimeno, l'amministrazione comunale -  in
violazione dei  generali  principi  civilistici  e  delle  specifiche
previsioni contenute nel contratto di appalto a suo tempo stipulato -
ha omesso di procedere alla risoluzione del  rapporto  negoziale  per
gravi inadempienze,  limitandosi  a  non  corrispondere  gli  importi
sovrafatturati. 
    La Commissione di indagine segnala altresi' che la medesima ditta
ha annoverato tra i propri dipendenti  un  affine  del  sopra  citato
personaggio di spicco della consorteria localmente  dominante  ed  e'
risultata aggiudicataria del servizio di trasporto scolastico nonche'
di lavori di pulizia, beneficiando anche in questi casi  di  ripetute
proroghe illegittime. 
    Sempre nel settore dei lavori pubblici, l'operazione  di  polizia
giudiziaria da cui ha preso le mosse l'accesso ha fatto emergere  che
la famiglia malavitosa radicata nel territorio ha imposto il noleggio
o comunque  l'uso  di  determinati  mezzi  d'opera  ad  una  societa'
aggiudicataria di lavori comunali,  alla  quale  e'  stata  parimenti
imposta   «con   i   metodi   tipici   dell'associazione   criminale»
l'assunzione in qualita' di dipendente di  uno  stretto  parente  del
capoclan. 
    Anche con riferimento ai lavori assegnati dall'ente in regime  di
somma  urgenza   sono   state   rilevate   molteplici   anomalie   ed
irregolarita' e, segnatamente, la sistematica violazione dei principi
di salvaguardia e di equilibrio di bilancio nonche' dei  principi  di
rotazione e trasparenza nella scelta delle imprese affidatarie. 
    Sul piano economico-finanziario l'Organo ispettivo ha riscontrato
una  generalizzata  mala  gestio  e  diffusi  fenomeni  di   evasione
tributaria,  segnalando  che  sono   risultati   debitori   dell'ente
amministratori e dipendenti  comunali  nonche'  soggetti  contigui  o
intranei ai locali gruppi criminali. 
    Criticita'  sono  infine  emerse  nell'amministrazione   di   due
immobili confiscati alla criminalita' organizzata  e  mai  utilizzati
dal comune, pur essendo stati assegnati al  patrimonio  indisponibile
dell'ente dall'Agenzia del Demanio fin da marzo  2003  per  finalita'
sociali ed istituzionali. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella relazione del Prefetto di Crotone hanno evidenziato  una  serie
di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Strongoli,  volti
a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo
svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento
dell'ente. 
    Sebbene il processo di ripristino della legalita'  nell'attivita'
del comune sia  gia'  iniziato  attraverso  la  gestione  provvisoria
dell'ente affidata al commissario straordinario, ai  sensi  dell'art.
141 del decreto legislativo n. 267 del 2000,  in  considerazione  dei
fatti suesposti e per garantire l'affrancamento dalle influenze della
criminalita',  si  ritiene,  comunque,  necessaria  la  nomina  della
commissione straordinaria di cui all'art. 144  dello  stesso  decreto
legislativo, anche per  scongiurare  il  pericolo  che  la  capacita'
pervasiva delle organizzazioni criminali possa ancora  esprimersi  in
occasione delle prossime consultazioni elettorali. 
    L'arco temporale piu' lungo previsto dalla legge per la  gestione
straordinaria consente inoltre l'avvio di iniziative e di  interventi
programmatori che, piu'  incisivamente,  favoriscono  il  risanamento
dell'ente. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento  dissolutorio  previsto  dall'art.  143   del   decreto
legislativo citato puo'  intervenire  anche  quando  sia  stato  gia'
disposto lo  scioglimento  per  altra  causa  differenziandosene  per
funzioni ed effetti, si propone l'adozione della richiamata misura di
rigore  nei  confronti  del  comune  di  Strongoli   (Crotone),   con
conseguente  affidamento  della  gestione  dell'ente  locale  ad  una
commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli  144
e  145,  sono  attribuite  specifiche  competenze  e  metodologie  di
intervento  finalizzate  a  garantire,  nel  tempo,  la   rispondenza
dell'azione amministrativa ai principi di  legalita'  e  al  recupero
delle esigenze della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 17 aprile 2018 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti