(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Trecastagni (Catania), i cui  organi  elettivi  sono
stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 9 e 10  giugno
2013,  presenta  forme  d'ingerenza  da  parte   della   criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per  l'ordine  e  la
sicurezza pubblica. 
    Il 28 novembre 2017 e' stata eseguita un'ordinanza applicativa di
misure restrittive cautelari  emessa  dal  Giudice  per  le  indagini
preliminari presso il Tribunale di Catania nei confronti di esponenti
delle locali consorterie mafiose e dei titolari di  aziende  operanti
nel campo della  raccolta  dei  rifiuti  nonche'  nei  confronti  dei
responsabili pro tempore dell'ufficio tecnico e  del  settore  lavori
pubblici  e  manutentivi  dell'ente,  questi  ultimi  sottoposti   ad
indagini  per  turbata  liberta'  del  procedimento  di  scelta   del
contraente aggravata e corruzione. 
    Dagli atti della magistratura inquirente sono emersi elementi  su
possibili infiltrazioni della  criminalita'  organizzata,  che  hanno
indotto il prefetto di Catania, con decreto del  3  gennaio  2018,  a
disporre l'accesso presso il  comune,  ai  sensi  dell'art.  143  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine delle indagini effettuate, la  commissione  incaricata
dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni,  alla  luce  delle
quali il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e  la
sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione  del  Procuratore
della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia  di  Catania,  ha
inviato l'allegata relazione in data 20 aprile 2018, che  costituisce
parte integrante della presente proposta, in cui si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti e indiretti degli amministratori locali con  la  criminalita'
organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando,
pertanto, i presupposti per l'applicazione del richiamato art. 143. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca  l'ente,
con particolare riguardo ai rapporti  tra  gli  amministratori  e  la
criminalita' organizzata. 
    Il Comune di Trecastagni - situato alle  pendici  dell'Etna  -  a
partire dagli  ultimi  decenni  dello  scorso  secolo  ha  sviluppato
un'economia a vocazione essenzialmente turistica ed ha conosciuto una
consistente   espansione   urbanistica,   assumendo   una   rilevanza
strategica per gli interessi delle locali associazioni malavitose. 
    In   particolare,   le   indagini   condotte   dalla    Direzione
investigativa  antimafia  di  Catania,  sfociate  nell'adozione   del
predetto provvedimento applicativo di misure cautelari,  hanno  messo
in luce gli attuali assetti di una potente  organizzazione  criminale
che  ha  esteso  la  propria  influenza  nel  lucroso  settore  dello
smaltimento dei rifiuti, ponendosi talvolta in  contrapposizione  con
un altro sodalizio tradizionalmente radicato in quel territorio. 
    In tale contesto, il prefetto  evidenzia  che  diversi  esponenti
della  compagine  di  Governo  dell'ente  -  alcuni  dei  quali   con
pregiudizi di natura penale - annoverano frequentazioni  con  persone
controindicate. 
    Piu'  nel  dettaglio,  gli  esiti  di   un'ulteriore,   pregressa
operazione di polizia giudiziaria avevano gia'  posto  in  rilievo  i
rapporti tra elementi apicali delle cosche locali ed  un  consigliere
comunale  il  quale  ha  ricoperto  la  carica  di  assessore   nella
consiliatura del 2008 ed e' risultato gestire - unitamente ad  alcuni
suoi stretti familiari - un esercizio pubblico utilizzato come  luogo
di incontro da affiliati alla consorteria territorialmente egemone. 
    In ordine all'attivita' gestionale del comune, l'organo ispettivo
ha riscontrato diffuse illegittimita'  ed  una  situazione  di  grave
disordine amministrativo, segnatamente  con  riferimento  all'ufficio
tecnico ed al settore lavori pubblici e manutentivi, amministrati  in
maniera accentrata  e  personalistica  dai  due  funzionari  comunali
destinatari della piu' volte citata ordinanza cautelare. Al riguardo,
viene stigmatizzata l'inerzia della compagine  di  Governo  dell'ente
che ha omesso  di  adottare  le  dovute  misure  per  sopperire  alle
descritte disfunzioni della struttura burocratica,  benche'  l'allora
segretario  comunale  avesse   piu'   volte   formalmente   segnalato
l'esigenza di procedere  ad  un  accorpamento  dei  servizi  ed  alla
periodica rotazione dei dipendenti comunali  per  prevenire  fenomeni
corruttivi. 
    Gli  accertamenti  esperiti  in  sede  di  accesso  hanno   fatto
emergere, inoltre, che con ordinanza sindacale dell'ottobre  2013  il
servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e' stato  affidato  ad
una societa' riconducibile ad un imprenditore  tratto  in  arresto  a
gennaio dello scorso anno, tra  l'altro,  per  associazione  di  tipo
mafioso. 
    Il   predetto   affidamento   e'   stato,   poi,    piu'    volte
illegittimamente   prorogato   fino   ad   ottobre   2015   allorche'
l'amministrazione  comunale  ha  indetto  una  procedura  aperta  per
l'aggiudicazione dei servizi di igiene urbana  mediante  il  criterio
del prezzo piu' basso rispetto a quello posto a base d'asta, ai sensi
dell'art. 55 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.  163,  allora
vigente. 
    In proposito, le risultanze investigative hanno evidenziato  come
la procedura in questione sia stata artatamente  pilotata  fin  dalla
stesura  del  bando  di  gara   in   modo   da   favorire   l'impresa
aggiudicataria il cui amministratore - «soggetto di raccordo» tra  la
criminalita'   organizzata   e   l'istituzione   locale,    coinvolto
nell'operazione  di  polizia  giudiziaria  da  cui  ha  preso   avvio
l'accesso  -  e'  legato  da  stretti   vincoli   di   parentela   al
summenzionato imprenditore tratto in arresto a gennaio  dello  scorso
anno. Anche in questo caso la commissione di  indagine  ha  accertato
che  l'ente,  in  violazione  della   disciplina   di   settore,   ha
reiteratamente prorogato l'affidamento del servizio di  raccolta  dei
rifiuti solidi urbani in favore della predetta impresa, la  quale  e'
risultata vicina alla potente associazione criminale di cui sopra  si
e'  fatta  menzione,  contrapposta  al   sodalizio   tradizionalmente
radicato in quel territorio. 
    Negli  atti  della  magistratura  inquirente   vengono   altresi'
delineati gli  accordi  corruttivi  intercorsi  tra  l'amministratore
dell'impresa in parola  ed  i  due  funzionari  comunali  destinatari
dell'ordinanza  cautelare  di  cui  si  e'  detto,  i   quali,   come
contropartita  per  l'indebito  trattamento   di   favore   riservato
all'impresa medesima, hanno conseguito vantaggi non solo economici. 
    In relazione a tale circostanza, evidenzia  il  prefetto  che  il
primo cittadino ed  il  vicesindaco  dimissionario  a  marzo  2017  -
quest'ultimo gia' sindaco di Trecastagni dal  1998  al  2003  nonche'
consigliere comunale nelle pregresse amministrazioni del 2003  e  del
2008 - hanno ottenuto, secondo le dinamiche  tipiche  di  una  logica
clientelare, che determinate persone fossero assunte alle  dipendenze
della menzionata impresa per lo svolgimento di servizi suppletivi  di
raccolta dei rifiuti solidi urbani in  occasione  di  una  festivita'
religiosa. 
    Viene poi  segnalato  che  personaggi  apicali  dell'associazione
criminale vicina all'impresa in argomento si sono adoperati  per  far
cessare gli atti intimidatori compiuti nei confronti del responsabile
del settore lavori pubblici e manutentivi  e  riconducibili  al  clan
rivale. 
    La commissione di indagine ha quindi preso in  esame  i  restanti
affidamenti  di  forniture,  lavori  e  servizi  disposti  dall'ente,
relativamente  ai  quali  sono  state  parimenti  riscontrate   gravi
anomalie  ed  illegittimita'  tra  cui  il   reiterato,   artificioso
frazionamento del valore  degli  appalti,  l'omesso  espletamento  di
procedure comparative ed il ripetuto ricorso a proroghe o a procedure
d'urgenza in contrasto con la normativa di settore. 
    Di  tale  modus  operandi   hanno   beneficiato   anche   imprese
controindicate, in particolare una ditta il cui rappresentante legale
e' risultato legato da rapporti societari occulti a due  imprenditori
locali, anch'essi destinatari del provvedimento applicativo di misure
restrittive cautelari da cui e' scaturito l'accesso. Nello specifico,
le indagini  condotte  dalla  Direzione  investigativa  antimafia  di
Catania  hanno   disvelato   la   pervasiva   ingerenza   esercitata,
all'interno dell'amministrazione comunale, da uno degli  imprenditori
in questione, a sua volta socio di una ditta affidataria - nel 2015 e
nel 2016 - di lavori di  manutenzione  straordinaria  della  pubblica
illuminazione nonche' di lavori in materia di viabilita' cittadina. 
    Criticita' sono infine emerse  nella  gestione  di  un  complesso
immobiliare confiscato alla criminalita' organizzata e trasferito  al
patrimonio indisponibile del comune a luglio 2013. In  proposito,  le
verifiche espletate dall'organo ispettivo hanno posto in rilievo  che
tutti i locatari degli alloggi  del  predetto  complesso  immobiliare
risultano morosi e, segnatamente, hanno cessato di pagare il canone a
decorrere dall'assegnazione  del  cespite  al  patrimonio  dell'ente.
Nondimeno,  l'amministrazione  comunale  e'  rimasta  sostanzialmente
inerte, limitandosi ad  inviare  sporadiche  diffide  che  non  hanno
sortito alcun effetto. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Trecastagni, volti a
perseguire  fini  diversi  da   quelli   istituzionali,   che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale  di  Trecastagni
(Catania), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 7 maggio 2018 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti