(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Briatico (Vibo Valentia),  i  cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  svoltesi  il
24 ed il  25  maggio  del  2014,  sono  state  riscontrate  forme  di
ingerenza da parte della criminalita' organizzata  che  compromettono
la  libera  determinazione  e  l'imparzialita'   dell'amministrazione
nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi  con  grave
pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    Il Consiglio comunale di Briatico e' stato gia' sciolto  ex  art.
143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con  decreti  del
Presidente della Repubblica in data 24 gennaio  2012  e  in  data  17
marzo 2003. 
    A seguito delle risultanze dell'operazione giudiziaria denominata
«Costa   Pulita»,   eseguita   nell'aprile   2016   dalla   Direzione
distrettuale  antimafia  di  Catanzaro,  sono  emersi   indefettibili
relazioni  e  rapporti  parentali  tra  i   componenti   dell'attuale
compagine  di  governo  dell'ente  ed  esponenti  della  criminalita'
organizzata   nonche'   evidenti   elementi   di   continuita'    tra
l'amministrazione in carica e quelle gia'  sciolte  nel  2003  e  nel
2012. Nell'immediatezza  delle  risultanze  della  citata  operazione
giudiziaria, il prefetto di Vibo Valentia ha avviato un  monitoraggio
all'esito del quale, con decreto del 1° agosto 2017,  successivamente
prorogato, ha disposto l'accesso presso il comune ai sensi  dell'art.
143, comma 2, del citato decreto legislativo. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni,  alla  luce  delle
quali il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e  la
sicurezza pubblica,  integrato  dai  rappresentanti  della  Direzione
distrettuale antimafia di Catanzaro e della Procura della  Repubblica
di Vibo Valentia, ha inviato l'allegata relazione  in  data  6  marzo
2018, che costituisce parte integrante della  presente  proposta,  in
cui si da' atto della sussistenza di concreti,  univoci  e  rilevanti
elementi su Collegamenti diretti  e  indiretti  degli  amministratori
locali con la criminalita' organizzata e su forme di  condizionamento
degli   stessi,   riscontrando,   pertanto,   i    presupposti    per
l'applicazione del richiamato art. 143. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre alla generale gestione dell'amministrazione comunale, la
cornice criminale ed il locale contesto ambientale,  con  particolare
riguardo  ai  rapporti   tra   gli   amministratori   e   le   cosche
territorialmente egemoni, ed hanno evidenziato  come  l'uso  distorto
della cosa pubblica si sia  concretizzato  nel  favorire  soggetti  o
imprese  collegati  direttamente  od   indirettamente   ad   ambienti
controindicati, per l'esistenza di una fitta rete di  cointeressenze,
amicizie  e  frequentazioni,  che  lega  alcuni   amministratori   ad
esponenti delle consorterie criminali o a soggetti ad esse contigui. 
    L'operazione «Costa Pulita» ha evidenziato come  l'organizzazione
criminale tradizionalmente radicata  nel  territorio  del  comune  si
collochi nella sfera di influenza di una potente famiglia  malavitosa
della provincia, notoriamente legata da vincoli ed  intese  operative
anche alle vicine cosche  reggine,  con  ramificazioni  ed  interessi
economici in altri territori nazionali ed esteri. 
    Il Comune di Briatico, per la  sua  collocazione  geografica,  ha
un'economia  basata  prevalentemente  sulle   attivita'   turistiche,
settore che, come risulta dalla citata operazione «Costa Pulita»,  e'
fortemente permeato dagli interessi della criminalita' organizzata. 
    La commissione ha delineato il contesto ambientale in  cui  hanno
avuto luogo le consultazioni  amministrative  del  maggio  2014,  che
hanno visto competere una sola lista  e  che  si  sono  concluse  con
l'elezione dell'attuale sindaco, il quale  aveva  gia'  rivestito  la
carica di organo di vertice dell'ente dal maggio 2005 al  marzo  2010
nonche' quella di consigliere comunale di minoranza  e  capogruppo  a
seguito della tornata elettorale del 2010. 
    Le relazioni del prefetto e dell'organo ispettivo  si  soffermano
sulla figura dell'attuale sindaco del comune - allo stato indagato in
un procedimento  penale  per  il  delitto  di  corruzione  elettorale
aggravato dal metodo mafioso - nei cui  confronti,  in  relazione  al
citato scioglimento del 2012,  e'  pendente  innanzi  alla  Corte  di
Appello di Catanzaro il giudizio di  incandidabilita'  ex  art.  143,
comma 11, del decreto legislativo n. 267 del 2000, e nel  cui  ambito
familiare   risultano   vincoli    di    parentela    con    soggetti
pluripregiudicati. 
    Rileva  peraltro  la  continuita'  che   ha   caratterizzato   la
conduzione del comune negli ultimi anni, attestata dal fatto che  due
degli assessori in carica hanno  rivestito  il  ruolo  di  sindaco  e
quello  di   Presidente   del   consiglio,   rispettivamente,   nelle
amministrazioni sciolte nel 2003 e nel 2012  e  che  tre  consiglieri
comunali hanno fatto parte anche delle pregresse consiliature. 
    Gli accertamenti compiuti dalla  commissione  di  indagine  hanno
rivelato  un  quadro  di  forte   pervasivita'   della   criminalita'
organizzata  per  il  tramite  di  imprese  risultate  contigue  alle
famiglie della 'ndrangheta radicate nel  territorio  nonche'  per  il
tramite   di   conferimenti   da   parte   dell'ente   di   incarichi
professionali. 
    In  proposito,  sono  state  rivelate   reiterate   anomalie   ed
irregolarita' nella gestione dei predetti incarichi,  prevalentemente
di natura tecnica, ripetutamente affidati in via diretta - in spregio
ai principi di concorrenza e rotazione - agli stessi soggetti. 
    Piu' nel dettaglio, la relazione del prefetto evidenzia  che  uno
dei  sottoscrittori  della  lista  dell'attuale  sindaco,  legato  da
rapporti parentali ad un amministratore comunale ed a  professionisti
beneficiari di incarichi da  parte  dell'ente,  e'  titolare  di  una
societa' fornitrice di una ditta destinataria  nell'ottobre  2017  di
interdittiva antimafia. In tale contesto viene  sottolineato  che  la
citata ditta destinataria di interdittiva - i cui soci sono legati da
vincoli di parentela  ad  un  dipendente  ed  ex  socio  della  ditta
medesima, in  relazione  al  quale  sono  emerse  frequentazioni  con
esponenti di spicco della locale 'ndrangheta e con  persone  ad  essa
contigue - ha fornito strutture ricettive ad altra impresa, anch'essa
destinataria di informativa interdittiva, la  quale  ha  gestito  nel
comune di Briatico l'accoglienza dei migranti. 
    L'attivita' di accesso ha appurato,  all'interno  dell'ente,  una
gestione amministrativa non improntata ai  principi  di  legalita'  e
buon  andamento,  oltre  ad  un  generale  disordine  amministrativo,
elementi questi che, notoriamente,  costituiscono  nel  loro  insieme
condizioni prodromiche al determinarsi del  condizionamento  mafioso,
considerato anche che l'ingerenza criminale nella gestione della cosa
pubblica risulta piu' agevole in condizioni di mancato rispetto delle
procedure amministrative. 
    Nella struttura burocratica dell'ente, in particolare, sono state
riscontrate carenze organizzative  e  gestionali  ed  e'  emerso  che
taluni dipendenti  annoverano  rapporti  di  parentela  con  soggetti
appartenenti alla criminalita' organizzata. Per quanto attiene l'area
tecnica, comprendente sia  il  settore  urbanistico  che  quello  dei
lavori  pubblici,  si  e'  palesata  una  caotica  e   non   corretta
archiviazione dei documenti. 
    Emblematica e' la circostanza, evidenziata in sede ispettiva, che
nel Comune di Briatico, ente ad alta vocazione turistica e  balneare,
l'assetto delle lottizzazioni prefigurato in epoche  passate  non  ha
ancora avuto compiuta realizzazione, in un contesto  ambientale  dove
appare di fondamentale importanza non solo la corretta programmazione
ma anche la gestione ed il controllo del territorio  in  settori  ove
sovente gravitano gli interessi della criminalita' organizzata. 
    Il perdurante delineato assetto di  cointeressenze  emerge  anche
dalle risultanze della menzionata operazione «Costa Pulita» che,  con
riferimento al settore  delle  concessioni  demaniali  marittime,  ha
evidenziato l'assenza di qualunque attivita' di  controllo  da  parte
dell'ente - pure a fronte  di  numerose  violazioni  accertate  dalla
competente Capitaneria  di  Porto  -  e  la  circostanza  che  tra  i
beneficiari dei titoli autorizzativi figurano soggetti che  rientrano
in una  fitta  trama  di  rapporti  trasversali  tra  amministrazione
comunale e criminalita' organizzata. 
    Con specifico riferimento al settore dei rifiuti solidi urbani e'
emerso che l'ente, con il ricorso a reiterate proroghe, ha consentito
ad una societa' di svolgere ininterrottamente il servizio dal 2012 al
2016, fino a quando il sindaco non ha preso  atto  del  provvedimento
interdittivo  antimafia  con  conseguente  risoluzione  del  rapporto
contrattuale. 
    In  relazione  ad   altra   procedura   d'appalto,   dall'analisi
documentale operata dalla commissione di indagine e'  risultato  che,
all'esito di una gara ad evidenza pubblica per la manutenzione  delle
rete   idrica   e   fognaria,   l'ente,   pur    avendo    effettuato
l'aggiudicazione, non ha perfezionato il contratto ne'  commissionato
alcuna prestazione all'impresa aggiudicataria,  la  quale  ha  potuto
cosi' chiedere la risoluzione del rapporto per  decorso  dei  termini
previsti ex lege  per  la  formalizzazione  del  relativo  contratto.
Nell'affidamento dei citati lavori e'  subentrata  l'impresa  seconda
classificata, il cui titolare e' vicino ad un soggetto contiguo  alle
consorterie criminali locali, gia' assegnataria di altre manutenzioni
per conto del comune, impresa che ha beneficiato della  consegna  dei
lavori nel luglio 2016,  sebbene  il  contratto  con  l'ente  si  sia
perfezionato solo nel marzo 2017. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale  di  Briatico  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  Consiglio  comunale  di  Briatico
(Vibo Valentia), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 7 maggio 2018 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti