(Allegato-art. 9)
                               Art. 9. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
    «Emilia-Romagna» categorie:  «vino»  (1),  «vino  spumante»  (4),
«vino spumante di qualita'» (5), «vino frizzante» (8). 
    1) fattori naturali rilevanti per il legame. 
    La  zona  geografica  relativa  alla  denominazione  di   origine
controllata  «Emilia-Romagna»,  interessa  la  parte  centrale  della
regione  Emilia-Romagna.  La  zona   delimitata,   che,   a   partire
dall'estremita'  ovest,  interessa  tre  provincie,  ripartite  quasi
egualmente tra ambienti di pianura e  di  rilievo  appenninico.  Tale
zona presenta caratteri di uniformita'  negli  aspetti  pedoclimatici
vista la  comune  origine  della  giacitura  e  dell'esposizione  dei
terreni. Il clima  nelle  sue  varie  espressioni  ha  uniformato  il
passaggio e di conseguenza, le  colture,  tanto  che  i  vitigni  che
compongono la base ampelografica dei vini a denominazione di  origine
controllata «Emilia-Romagna» sono allevati e coltivati  con  tecniche
sostanzialmente omogenee in tutta la zona. 
    La pianura, con un'altitudine tipicamente compresa tra i 2  ed  i
70 metri s.l.m., occupa un'area continua,  tra  la  valle  del  fiume
Secchia  e  quella  del  torrente  Sillaro  interessando  agli   ampi
fondovalle appenninici, dove si raggiungono quote anche di 150  metri
s.l.m. Nella piana pedemontana e nella piana alluvionale  a  crescita
verticale, i sedimenti provengono principalmente dai fiumi e torrenti
appenninici. Il rilievo appenninico interessa un'area continua che si
estende dalle prime colline fino al crinale appenninico, compresa una
area di pianura di transizione, morfologicamente mossa, quasi assente
nella zona sud est della regione esclusa dalla delineazione. 
    Le quote variano da 100 a 2200 metri,  ma  il  vigneto  interessa
prevalentemente quote inferiori ai 700 metri.  Predominano  le  rocce
sedimentarie, con litotipi molto vari  (arenarie,  argille,  calcari,
gessi,  sabbie,  conglomerati).  I  suoli  sono  distribuiti  secondo
mosaici complessi, per la varieta' dei fattori orografici  locali,  e
dei  condizionamenti  dovuti  ai  processi  morfogenetici,   per   la
complessita' dell'assetto geologico strutturale e della distribuzione
dei litotipi, per la  diversita'  del  clima,  della  vegetazione,  e
dell'intervento umano. 
    A seconda della zona e della tradizione viticola ed enologica, il
vigneto e' presente a differenti altitudini, a partire dalla pianura;
l'area meno vitata risulta quella dell'alto appennino, caratterizzato
da climi eccessivamente freddi. Il regime delle temperature dell'area
e' caratterizzato da un'elevata variabilita', passando dal  temperato
sub continentale (piu' importante relativamente all'area  vitata)  al
temperato fresco. In pianura,  il  clima  assume  maggiori  caratteri
continentali, con valori medi annui intorno a 14-16°C. 
    Le precipitazioni variano da 600  a  800  mm  annui,  concentrate
maggiormente nel periodo autunnale e secondariamente primaverile.  Le
piovosita'  minime  sono  localizzati  nell'area  nord-orientale.  Le
condizioni di deficit idrico  avvengono  principalmente  nel  periodo
estivo, attenuate dall'elevata umidita' relativa  dell'aria  e  dalle
dotazioni idriche superficiali. Salendo di altitudine  la  piovosita'
aumenta, variando da circa 800 m (margine appenninico prospiciente la
pianura) ad oltre i 2000 mm dell'alto Appennino, parallelamente ad un
aumento dei giorni di pioggia. Il  bilancio  idroclimatico  segue  il
medesimo andamento della piovosita' con valori variabili da  circa  -
400 mm della pianura piu' interna fino a raggiungere lo 0  sul  medio
Appennino e valori positivi a maggiori altitudini. 
    Tuttavia, dall'inizio degli anni Novanta la regione,  come  tutta
l'Italia e l'Europa, ha subito un  sensibile  mutamento  del  proprio
clima, con aumenti significativi delle temperature medie (+1,1 °C) ed
estreme (in particolare durante la stagione estiva, + 2 °C)  uniti  a
cambiamenti   nei   regimi   stagionali   e   di   intensita'   delle
precipitazioni,  vedendo   una   certa   diminuzione   delle   stesse
soprattutto in Appennino che in certe annate ha causato  fenomeni  di
siccita' e calo delle rese produttive dei vigneti. 
    La zona geografica delimitata e' un'area che presenta, sia per le
aree di pianura che in quelle di collina, una buona uniformita' nelle
caratteristiche  agronomiche  di  coltivazione   dei   vigneti,   per
l'origine alluvionale dei suoli e per il clima continentale. 
    Il vitigno Pignoletto e' per circa il 60% localizzato in  pianura
e il 38% in collina; marginale la  montagna  (Istat,  2000).  I  vini
rispecchiano le due macrozone viticole  dell'Emilia-Romagna,  perche'
la pianura produce vini piu' freschi e beverini, mentre la collina ha
spesso vini piu' strutturati, eleganti e persistenti all'olfatto e al
gusto. 
    In generale le condizioni d'illuminazione  e  calore  della  zona
geografica delimitata, in  riferimento  all'area  vitata,  assicurano
alle  uve  di  raggiungere  un  adeguato  grado  di  maturazione.  Le
sommatorie termiche piu' elevate si raggiungono in pianura  con  2400
gradi (Indice di in ler), che decrescono salendo di altitudine. 
    Nell'area collinare, sono tradizionalmente vitate le aree con  le
condizioni climatiche migliori,  su  versanti  ben  esposti  o  valli
maggiormente protette da correnti di aria fredda, dove  si  ottengono
vini di elevato pregio. Piu' diffusa la viticoltura  collinare  nelle
province di Bologna e Modena. Ad altitudini  piu'  elevate,  dove  il
vigneto e' piu'  marginale,  con  suoli  poco  profondi,  soggetti  a
intensi  fenomeni  erosivi,  trovano  un   ambiente   particolarmente
favorevole vitigni a ciclo breve. 
    Il clima sub continentale,  garantisce  una  adeguata  piovosita'
durante l'anno, mentre i fenomeni di siccita' estiva,  sono  mitigati
in pianura dalla presenza di corsi d'acqua e terreni  profondi  e  da
una  migliore  entita'  e  distribuzione  delle  piogge  in  collina,
rendendo tali  ambienti  favorevoli  alla  coltura  della  vite.  Non
mancano fenomeni locali particolari, come ad esempio, in pianura, nei
pressi del confine tra la Provincia di Bologna e quella  di  Ferrara,
la  presenza  di  suoli  deltilizi  e  della  pianura  costiera,  con
altitudini  inferiori  al  livello  del  mare,  ad  idromorfia   poco
profonda, ma la cui disponibilita' idrica del suolo e' contrastata da
un bilancio idroclimatico molto negativo. 
    In generale comunque, la presenza di elevate escursioni  termiche
tra notte e giorno nel periodo di maturazione delle uve,  abbinate  a
terreni prevalentemente sub alcalini o alcalini, a tessitura  fine  o
moderatamente fine, determinano l'ottenimento  di  vini  profumati  e
dall'alto contenuto in polifenoli, da cui derivano le caratteristiche
organolettiche tipiche dei vini. 
    L'importanza  della  viticoltura  di  questa  area  viticola   e'
comprovata  dall'importante  diffusione   del   vigneto   all'interno
dell'area delimitata e dalle centinaia di migliaia  di  ettolitri  di
vino ottenuto da uve della  varieta'  Pignoletto  e  commercializzato
ogni anno nel mondo. 
    2) fattori storici ed umani rilevanti per il legame 
    Quando i romani, circa due secoli prima della nascita di  Cristo,
sottomisero ed unificarono sotto il  segno  della  lupa  i  territori
dell'attuale Emilia-Romagna  abitati  dalle  tribu'  dei  galli  boi,
avevano probabilmente mille motivi  per  farlo,  non  esclusi  quelli
legati alle ricchezze agricole di tali zone. I filari di  vite  erano
maritati ad alberi vivi, secondo l'uso introdotto  dagli  etruschi  e
sviluppato successivamente dai galli.  Tale  metodo  infatti,  lo  si
chiama «arbustum gallicum», particolarmente adatto alle terre basse e
umide  della  pianura,  ma  poi  diffusosi  notevolmente  nelle  zone
collinari. E' accertato  che  da  tali  terreni,  soprattutto  quelli
collinari  posti  a  sud  di  Bononia,  i  nostri   antenati   latini
producevano vini che li appassionavano moltissimo. Le terre dell'agro
bononiense erano coltivate dai veterani di tante campagne militari in
tutto il mondo allora conosciuto, per cui il  vino  era  diffusamente
bevuto e gustato; vi si produceva un vino frizzante ed albano,  cioe'
biondo,  molto  particolare  ma  non  abbastanza  dolce  per   essere
piacevole e quindi non tanto  apprezzato,  poiche'  e'  risaputo  che
durante l'epoca imperiale era gradito il vino dolcissimo, speziato ed
aromatizzato con innumerevoli essenze. 
    Riprendendo il cammino alla ricerca  di  tracce  che  ci  possano
condurre ai vini che oggi degustiamo, ci imbattiamo  nelle  biografie
frutto dell'operosita' di tali monaci-agresti che sono giunte fino ai
giorni nostri, in cui si menzionano i notevoli impulsi  dati  per  lo
sviluppo della vite.  I  monaci  si  sparsero  in  tutte  le  regioni
italiane e nel migrare verificarono che sulle  colline  bolognesi  si
produceva un buon vinello dorato e mordace, appunto frizzante. 
    Omnia alla vina in bonitate excedir - decisamente  «...  un  vino
superiore per bonta' a tutti gli altri...» e bevuto non solo  durante
le pratiche liturgiche, ma anche con gioia alla tavola del  nobile  e
del volgo. 
    I secoli che da allora sono trascorsi per giungere fino ai giorni
nostri, sono stati indiscussi testimoni  di  innumerevoli  vicende  e
citazioni riguardanti il vino ottenuto in questo territorio. 
    A testimonianza dell'antica coltivazione della  vite  sono  state
ritrovate antiche olle di conservazione del  vino  nella  zona  della
localita' di  Mercatello,  posta  al  confine  tra  le  localita'  di
Monteveglio  e  Castello  di  Serravalle   dell'attuale   Comune   di
Valsamoggia. Della vite coltivata sulle colline di Monteveglio, nelle
adiacenze della monumentale Abbazia omonima, ne  parla  il  documento
risalente al 973 d.C. in cui il Vescovo di Bologna Alberto  concedeva
al  Vescovo  di  Parma,  insieme  all'Abbazia  stessa,  circa  trenta
tornature di vigneti. 
    All'Alto Medioevo risalgono le testimonianze  dei  monaci-agresti
nello sviluppo della vite: il monaco Donizone racconta  che  per  tre
mesi nel banchetto nuziale del marchese Bonifacio, padre  di  Matilde
di Canossa si attingeva vino a due pozzi  con  secchie.  Il  giurista
bolognese  Odofredo  (XIII  secolo)  ricorda  che  gli  studenti   in
prossimita'  delle  festivita'  natalizie,  erano  soliti   ripetere:
«Andiamo a comprare il vino per l'estate (percio'  bianco)  a  Castel
del Vescovo (oggi Sasso Marconi)». 
    Di vigne su tutto  l'arco  collinare  a  sud  di  Bologna  si  ha
menzione gia' sul finire dell'VIII secolo  e  sul  finire  del  X  si
trovano vigne anche a Musiano, presso Pianoro, e poi a Iola, Oliveto,
Monteveglio, Crespellano, San Lorenzo  in  Collina,  Elle,  Grizzana,
Monte Cerere, dove prevaleva il vigneto specializzato a ceppo basso. 
    Nel 1250 la  citta'  di  Bologna  (ora  capoluogo  della  regione
Emilia-Romagna) ordina la costruzione della  «Strada  dei  vini»  per
trasportare con sicurezza verso  la  citta'  i  vini  ottenuti  nelle
colline a  sud.  A  questo  periodo  risalgono  i  primi  estimi  del
comprensorio vitivinicolo. Nel 1300 Pier  de'  Crescenzi  citava  una
trentina di tipologie di vini, prodotti in  questa  regione,  tra  le
quali il Trebbiano, il «Pignuolo» (Pignoletto) e le Lambrusche. 
    Per  secoli  a  Bologna  la  produzione  e  il  commercio   erano
strettamente controllati:  l'uva  veniva  pigiata  sul  posto  e  poi
portata in citta' con grosse  botti  dette  «castellate».  Presso  la
curia di Sant'Ambrogio, l'attuale via de' Pignattari  a  fianco  alla
Basilica di  San  Petronio,  particolari  figure  detti  «brentatori»
dovevano  assaggiare  il  prodotto  e  certificare  che   non   fosse
adulterato o di scarsa qualita' e quindi  determinarne  la  quantita'
tramite  apposite  misure  vinarie  (la   «quartarola»   e   i   suoi
sottomultipli). Le tecniche  enologiche  resero  sempre  migliore  la
produzione dei vini fino a quando persino Agostino Gallo ne «Le venti
giornate dell'agricoltura» del 1567, sollecitava di piantare  le  uve
pignole, per la notevole produzione che ne favoriva  il  commercio  e
perche' ricercate. Medico e botanico di Papa Sisto V, il  Bacci,  nel
personale trattato del 1596 «De naturalis vinarium istoria  de  vitis
italiane», asseriva le «...rare et  optime...»  qualita'  intrinseche
delle uve pignole. 
    A meta' del  Seicento  il  marchese  bolognese  Vincenzo  Tanara,
autore del trattato di agronomia «Economia del  Cittadino  in  Villa»
(1644), riporta che i nobili  bolognesi  amavano  i  vini  toscani  e
francesi ma anche l'Albana  e  il  Trebbiano.  Anche  Soderini,  noto
agronomo fiorentino,  ne  confermava  le  caratteristiche  mentre  il
Trinci - 1726 - illustro' le  peculiarita'  che  ora  si  riscontrano
nell'odierno vino Pignoletto. 
    Ulteriori conferme sono riportate nel «Bullettino Ampelograficho»
del 1881, in cui e' nominata l'uva coltivata nelle  colline  poste  a
sud di Bologna,  la  cui  somiglianza  con  l'attuale  Pignoletto  e'
stupefacente. 
    Piu' recentemente l'articolo «La Viticoltura  del  bolognese»  di
Mario Grilli su la Mercanzia nel 1970 emerge il  valore  enologico  e
commerciale del prodotto ottenuto nell'area dei  comuni  della  media
pianura del Reno In quella  zona  i  vigneti  di  Montuni,  Trebbiano
romagnolo, Pinot bianco emergeva un cosiddetto «clone  di  Riesling»,
con il nome di Alioncino2. In seguito  alle  ricerche  effettuate  da
Faccioli e  Marangoni  dell'Universita'  di  Bologna,  il  «clone  di
Riesling»  o  Pignolo  o  Pignolino  o  Alionzina  o  Alioncino2   fu
classificato come vitigno autonomo e denominato Pignoletto  Bolognese
con la pubblicazione su «La Mercanzia» n. 2  del  1978  e  poi  sulla
Rivista di Viticoltura e di Enologia di Conegliano n. 8,  sempre  nel
1978. 
    Da questa ricerca,  commissionata  dalla  Regione  Emilia-Romagna
proprio per affrancarlo dalle erronee denominazioni di Pinot bianco o
Riesling Italico, risulta che esso e'  diffuso  da  oltre  un  secolo
nella pianura  bolognese  nei  terreni  di  proprieta'  dei  Principi
Hercolani presso Bentovoglio, maritato  all'olmo  nelle  tradizionali
alberate bolognesi. 
    Oggi nelle terre che furono degli Hercolani e dei Bentivoglio  la
coltura di questo vitigno e' molto diffusa  e  si  e'  estesa,  anche
oltre i confini provinciali, nelle province di Modena e  Ravenna,  ed
e' tuttora in espansione. 
    Con  il  passare  dei  secoli  l'operato  dell'uomo   ha   inciso
profondamente nelle coltivazione della vite e  nella  produzione  dei
vini. 
    I  viticoltori  hanno  affinato  le   tecniche   agronomiche   di
allevamento basate sulla  regimazione  delle  acque  nei  terreni  di
pianura,  dapprima  attraverso   le   tradizionali   «alberate»   che
delimitavano gli  appezzamenti  ben  drenati  da  fossi  perimetrali,
mentre in collina la coltivazione della vite e' da sempre  basata  su
vigneti specializzati. 
    Al riguardo e' essenziale la presenza dei  Consorzi  di  bonifica
(Consorzio  Bonifica  Renana,  Consorzio   della   Bonifica   Burana,
Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale) che garantiscono  la
regimazione delle acque e la loro distribuzione nel territorio. 
    Le forme d'allevamento e i sesti d'impianto dei vigneti  si  sono
storicamente evoluti nella zona  a  seguito  dell'attivita'  e  delle
sperimentazioni dei viticoltori e sono volti a contenere le  rese  di
uva per ettaro ed ottenere le qualita' desiderata tenendo conto delle
caratteristiche all'ambiente pedoclimatico favorevole per un naturale
accrescimento della vite. 
    I viticoltori, nel tempo, hanno optato per forme di allevamento a
cordone permanente  con  tralci  ricadenti  capaci  di  contenere  la
vigoria  delle  piante,  di  consentire   un'adeguata   distribuzione
spaziale  delle  gemme,  esprimere   la   potenzialita'   produttiva,
permettere   la   captazione   dell'energia   radiante,    assicurare
sufficiente aerazione e luminosita' ai grappoli. 
    Le forme di allevamento piu' diffuse sono il cordone  libero,  il
cordone  speronato,  il  GDC,  il  guyot,  il  sylvoz.  La   densita'
d'impianto varia dai 2500 - 3000 ceppi/ettaro nei terreni di  pianura
ai 3000 - 4000 ceppi/ettaro nei terreni  del  margine  appenninico  e
collinari del basso-medio Appennino associati a calanchi. 
    Anche la produzione enologica del  territorio  alle  pratiche  di
elaborazione dei vini si sono evolute nel tempo e  fanno  riferimento
alla tradizione consolidata nella zona di produzione. In particolare,
l'Emilia-Romagna e' la patria dei vini frizzanti, frutto di una lunga
tradizione locale, caratteristica che accomuna i vini di pianura e di
collina, da est a ovest della Regione per tutte le sue provincie. 
    L'elaborazione dei  vini  frizzanti  veniva  effettuata  mediante
rifermentazione in bottiglia fino agli anni '70 del secolo scorso per
poi evolversi con l'utilizzo di moderne autoclavi secondo  il  metodo
Martinotti-Charmat. 
    La produzione dei vini spumanti e' la naturale  evoluzione  della
versione frizzante sfruttando l'esperienza acquisita nel tempo  nella
produzione dei vini frizzanti. 
    Tuttavia, rimane attuale  la  tradizionale  produzione  dei  vini
frizzanti e vini spumanti mediante seconda fermentazione alcolica  in
bottiglia. 
    «Emilia-Romagna» categorie: «vino spumante» (4),  «vino  spumante
di qualita'» (5), «vino frizzante» (8). 
    Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche del  prodotto
essenzialmente attribuibili all'ambiente geografico. 
    I  vini  «Emilia-Romagna»  nella   categoria   «vino   frizzante»
costituiscono la tipologia di maggiore produzione e  rispecchiano  la
tradizione emiliano-romagnola che e' incentrata sulla preparazione di
vini frizzanti, mentre le tipologie nelle categorie «vino spumante» e
«vino spumante di qualita'» sono meno prodotte, ma in forte  crescita
nell'ultimo decennio. 
    Questi  vini  si  presentano  di  colore  giallo  paglierino   di
tonalita' piu'  o  meno  intensa  con  sfumature  dorate  e  a  volte
verdognole. 
    All'olfatto  propongono  sentori  freschi  e  floreali  di  fiori
bianchi  (biancospino,  mughetto,  gelsomino)  caratteristici   della
varieta'. 
    Il gusto e' mediamente aromatico, fruttato di frutta bianca  poco
matura (mela) ed una apprezzabile  acidita'.  Sovente  il  finale  e'
amarognolo, qualita' che deriva dai terreni locali spesso  ricchi  di
argille e arenarie e rivela la stretta relazione con il territorio. 
    Interazione causale fra gli elementi della zona geografica  e  la
qualita'/le caratteristiche del prodotto essenzialmente  attribuibili
all'ambiente geografico: 
    Le peculiarita' dei vini frizzanti  e  dei  vini  spumanti,  vini
spumanti  di  qualita'  sopra  descritte  sono  il  risultato   delle
condizioni pedoclimatiche della zona di produzione  combinate  con  i
fattori umani che  tradizionalmente  hanno  inciso  sulle  proprieta'
enologiche intrinseche delle uve e sulle tecnologie di  elaborazione.
In particolare, l'ambiente geografico della  zona  di  produzione  e'
caratterizzato da un clima continentale ma sufficientemente ventilato
per la vicinanza al mare Adriatico e  da  terreni  ben  drenanti  per
effetto  delle  tecniche  agronomiche  consolidate  nel   tempo   che
determinano una disponibilita' idrica adeguata tale da consentire una
ottimale   maturazione   dei   grappoli.   Le   escursioni   termiche
notte-giorno  durante  la  maturazione  dei  grappoli  concorrono   a
mantenere il patrimonio aromatico ed acido dell'uva che  assicura  la
conseguente freschezza dei vini. 
    Inoltre, i viticoltori con l'esperienza hanno  affinato  tecniche
di conduzione dei vigneti atte a mitigare gli eccessi di calore e  le
variabilita' della  disponibilita'  idrica  che  si  sono  verificate
nell'ultimo decennio, al fine di ottenere uve innanzitutto di  ottima
qualita' e con il giusto equilibrio tra le  componenti  zuccherine  e
aromatiche, tenendo in considerazione  l'esigenza  di  effettuare  la
successiva elaborazione per la produzione di vini  frizzanti  e  vini
spumanti,  vini  spumanti  di  qualita'  che  siano  in  possesso  di
contenuto acido  adeguato.  Dunque,  la  competenza  del  viticoltore
locale risulta determinante nella gestione del vigneto, dalla  scelta
del portainnesto al sistema  di  allevamento,  dalla  gestione  della
chioma alla regolamentazione degli apporti idrici.  Tutto  questo  e'
essenziale per ottenere uve idonee alla costituzione delle partite di
vini da destinare alla successiva elaborazione per la  produzione  di
vini frizzanti  o  vini  spumanti,  vini  spumanti  di  qualita'  che
presentino  le  proprieta'  organolettiche  tipiche  della   varieta'
Pignoletto.  Inoltre,  l'elaborazione  dei  vini  frizzanti  e   vini
spumanti, vini spumanti di qualita' «Emilia-Romagna» rappresentano il
risultato dell'innovazione tecnologica nel processo  di  elaborazione
che, partendo dall'ancestrale rifermentazione in bottiglia  applicata
fino al secolo scorso, si e'  poi  evoluta  verso  l'elaborazione  in
autoclave. Cio' ha contribuito a rendere piu' efficiente il  processo
di selezione dei lieviti e la pulizia dei vini, migliorando cosi'  il
quadro olfattivo e la piacevolezza dei prodotti ottenuti. Tutto  cio'
permette  di  esaltare  le  peculiarita'  organolettiche  dei   vini,
valorizzando in particolare la freschezza  e  le  note  floreali  che
derivano principalmente dalle uve e  che  sono  l'espressione  di  un
ambiente ideale alla produzione dei vini. 
    Con   l'esperienza   maturata   in    questi    untimi    decenni
nell'elaborazioni  in  grandi  recipienti  secondo  le  piu'  moderne
tecniche enologiche, recentemente il  metodo  di  rifermentazione  in
bottiglia sta vivendo una nuova ripresa e si presenta sul mercato  in
una veste rinnovata che coniuga la migliore tecnica enologica con  la
tradizione secolare del territorio 
    In conclusione, le caratteristiche di unicita' e di tipicita' dei
vini «Emilia-Romagna» frizzanti e spumanti elaborati  nella  zona  di
vinificazione della DOC sono  il  risultato  della  sinergia  tra  le
caratteristiche  del   vitigno,   del   territorio   e   del   lavoro
dell'esperienza dell'uomo, e determinano la piacevolezza olfattiva  e
l'eleganza complessiva dei vini. 
    «Emilia-Romagna» categoria: «vino» (1). 
    Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche del  prodotto
essenzialmente attribuibili all'ambiente geografico. 
    I vini «Emilia-Romagna»  nella  categoria  «vino»  sono  prodotti
prevalentemente nell'area collinare della zona di produzione che  per
caratteristiche pedo-climatiche e' piu' vocata alla produzione di uve
aventi un contenuto in zuccheri piu'  elevato  e  una  acidita'  meno
pronunciata. 
    Inoltre, nell'ultimo decennio e' stata riscontrata  la  vocazione
delle  uve  della  varieta'  Pignoletto   all'appassimento   o   alla
surmaturazione sulla pianta per  produrre  le  versioni  «passito»  e
«vendemmia tardiva». 
    I vini «Emilia-Romagna» nella categoria «vino» si  presentano  di
colore giallo paglierino con riflessi verdognoli caratteristici della
varieta' Pignoletto. 
    Il profumo e' delicato di fiori bianchi  (biancospino,  mughetto,
gelsomino) e talvolta note di mandorla e peperone giallo. 
    Al sapore si presenta fruttato di frutta gialla  matura  (pera  e
mela) con  contenuta  acidita'  e  giusta  aromaticita',  spesso  con
sentori  amarognoli  e  una  percettibile  mineralita'  dovuta   alla
vicinanza del mare Adriatico; tutti fattori  fortemente  legati  alle
caratteristiche del territorio ricco di argille e arenarie. 
    Nelle versioni «passito» e  «vendemmia  tardiva»,  il  colore  e'
giallo dorato, anche carico, tendente all'ambrato. 
    All'olfatto rivelano profumi intensi floreali delicati  di  fiori
bianchi e fruttati di frutta gialla matura 
    Al gusto si presentano vini  amabili  o  dolci,  caldi,  di  alta
alcolicita' totale e moderata acidita', armonici e vellutati dove  il
finale amarognolo vene annullato dall'appassimento  o  surmaturazione
delle uve. 
    Interazione causale fra gli elementi della zona geografica  e  la
qualita'   e   le   caratteristiche   del   prodotto   essenzialmente
attribuibili all'ambiente geografico: 
    Le peculiarita' dei vini «Emilia-Romagna» sono il risultato delle
condizioni pedoclimatiche della zona di produzione  combinate  con  i
fattori umani che  tradizionalmente  hanno  inciso  sulle  proprieta'
enologiche intrinseche delle uve e sulle tecnologie di  elaborazione.
In particolare, l'ambiente geografico della  zona  di  produzione  e'
caratterizzato da un clima continentale ma sufficientemente ventilato
per la vicinanza al mare Adriatico e  da  terreni  ben  drenanti  per
effetto  delle  tecniche  agronomiche  consolidate  nel   tempo   che
determinano una disponibilita' idrica adeguata tale da consentire una
ottimale   maturazione   dei   grappoli.   Le   escursioni   termiche
notte-giorno  durante  la  maturazione  dei  grappoli  e   l'ottimale
esposizione dei vigneti nei versanti collinari concorrono a mantenere
il  patrimonio  aromatico  dell'uva  a  ad  assicurare  una  notevole
capacita' di accumulo degli zuccheri. 
    Inoltre, i viticoltori con l'esperienza hanno  affinato  tecniche
di conduzione dei vigneti atte a mitigare gli eccessi di calore e  le
variabilita' della  disponibilita'  idrica  che  si  sono  verificate
nell'ultimo decennio, al fine di ottenere uve innanzitutto di  ottima
qualita' e con il giusto equilibrio tra le  componenti  zuccherine  e
aromatiche. 
    Le versioni «passito» e «vendemmia tardiva»  sono  vini  ottenuti
con le tecniche dell'appassimento o della surmaturazione sulla pianta
che, unite all'origine geografica, determinano  le  peculiarita'  dei
prodotti. 
    Per questi vini vengono destinate  le  uve  dei  versanti  meglio
esposti, in vicinanza di corsi d'acqua che  garantiscono  un'umidita'
costante, soprattutto nelle ore notturne, e favoriscono  lo  sviluppo
della  muffa  nobile  determinando  le  condizioni  ottimali  per  la
produzione di vini ottenuti da uve botritizzate. 
    Per il metodo dell'appassimento la raccolta delle uve viene fatta
esclusivamente a mano, selezionando  i  grappoli  migliori  adatti  a
sostenere il periodo di appassimento, i quali  vengono  collocati  in
apposite cassette. Per la raccolta risulta  importante  non  solo  il
grado zuccherino ma anche la buona nota acida.  L'uva  intatta  viene
conservata in ambienti ben areati, controllandone  periodicamente  lo
stato di sanita' per alcuni mesi. 
    In caso di surmaturazione sulla pianta,  la  raccolta  delle  uve
viene ritardata fino  al  loro  naturale  appassimento  che  richiede
grande attenzione da parte del viticoltore. 
    Anche  le  fasi  successive  all'appassimento  la  pigiatura,  la
fermentazione lenta in botti di piccole dimensioni, la maturazione  e
l'affinamento  in  bottiglia  richiedono  ai  produttori  la  massima
esperienza ed impegno. 
    Dunque, la competenza del viticoltore locale risulta determinante
nella gestione del vigneto, dalla scelta del portainnesto al  sistema
di allevamento, dalla gestione  della  chioma  alla  regolamentazione
degli apporti idrici. Tutto questo e'  essenziale  per  ottenere  uve
idonee alla costituzione  dei  vini  che  valorizzino  le  proprieta'
organolettiche tipiche della varieta' Pignoletto. 
    Anche l'esperienza enologica acquisita dei  produttori  influisce
sulle caratteristiche dei vini fino all'entrata delle uve in  cantina
ed  alle  operazioni  di  vinificazione,  che  sono  essenziali   per
mantenere le loro peculiarita' organolettiche e ottenere  cosi'  vini
armonici con le tipiche note  floreali  che  costituiscono  lo  stile
distintivo   dei    vini    della    zona    geografica    delimitata
«Emilia-Romagna». 
    Per rispettare le specifiche caratteristiche organolettiche delle
uve Pignoletto, nel processo di vinificazione i cicli  di  pressatura
delle uve, nonche' la temperatura e  la  durata  delle  fermentazioni
sono sapientemente stabiliti e finalizzati all'ottenimento  dei  vini
aventi   le   descritte   caratteristiche.   In    particolare,    la
caratterizzazione   organolettica    dei    vini    «Emilia-Romagna»,
consolidata nel territorio e riconosciuta dal  consumatore,  si  basa
sulla piacevolezza olfattiva e quindi sull'eleganza complessiva; cio'
e' il risultato dell'interazione tra i citati fattori  ambientali  ed
il complesso dei fattori umani, come  conseguenza  dell'esperienza  e
della cultura maturate nel tempo dagli operatori vitivinicoli.