(Allegato-art. 9)
                               Art. 9. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni generali sulla zona geografica 
  a) Individuazione della zona di produzione 
    L'area di produzione dei vini di  cui  all'art.  1  conta  su  17
comuni nel circondario di Canelli (AT) parte in Provincia di  Asti  e
parte in Provincia di Cuneo; zona dalle  antiche  tradizioni  storico
culturali nella coltivazione del Moscato bianco  e  nella  produzione
del vino «moscato», ove sono stati individuati precisi limiti per  la
viticoltura  dedicata  a  questo   vitigno   (in   particolare,   con
riferimento a quota ed esposizione). 
  b) Caratteristiche pedologiche della zona di produzione 
    L'area di produzione dei vini di cui all'art. 1 e' localizzata in
quella fascia del complesso collinare a cavallo  delle  Provincie  di
Asti e Cuneo. L'area e' compresa tra  il  fiume  Tanaro  e  il  fiume
Bormida, attraverso la valle del Belbo, ad  altitudini  comprese  tra
165 a 500 metri s.l.m. E' un sistema collinare al confine tra  Langhe
e Monferrato con terreni di  origine  sedimentaria  marina  privi  di
rocce. Depositi arenaceo-marnosi,  marnosi  ed  argillosi,  calcarei,
poveri di sostanza  organica,  riferibili  al  Terziario  Piemontese.
All'interno  di  quest'area  si  possono   caratterizzare   i   suoli
distinguendo due fasce secondo le quote e l'origine pedologica  cosi'
come viene raffigurato dalla Carta dei suoli della  Regione  Piemonte
1:250.000: 
      i. i territori  nei  Comuni  di  Neive,  Coazzolo,  Castiglione
Tinella, Calosso, Costigliole d'Asti, Moasca,  San  Marzano  Oliveto,
Calamandrana, a quote comprese tra 150 e 400  m  con  suoli  di  tipo
marnoso-argilloso e dalle pendenze contenute; 
      ii. i territori nei Comuni di Neviglie, Mango,  Cossano,  Camo,
Santo Stefano Belbo, Loazzolo, Cassinasco, Canelli, a quote  comprese
tra 180 m e 600 m di tipo arenaceo-marnosi,  a  strati,  notevolmente
acclivi. 
  c) Caratteristiche climatiche della zona di produzione. 
    Il clima e'  tipicamente  padano  (temperato  continentale),  con
estati  molto  calde  ed  afose  e  inverni  freddi  e  nebbiosi.  Le
precipitazioni cadono  soprattutto  in  primavera  ed  autunno,  sono
scarse, e sotto la media nazionale. E' una zona nella quale  la  vite
e' la coltura prevalente ed il vitigno maggiormente coltivato  e'  il
Moscato  bianco.  L'area  di  produzione  e'   caratterizzata   dalla
sommatoria delle temperature  attive  sopra  i  10°C  (ST10)  pari  a
2200°gg,   con   precipitazioni   pari   900   mm/anno    distribuite
in centoventi giorni di pioggia/anno, che classificano il clima  come
temperato-padano. L'orografia collinare, con cime  a  quote  comprese
tra 300 e 500 m s.l.m, garantisce la ventilazione e lo sgrondo  delle
acque in eccesso, oltre ad un livello di umidita' relativa  inferiore
rispetto alle quote piu' basse. La combinazione tra orografia e clima
permette la corretta maturazione all'uva Moscato bianco. 
  d) Caratteristiche colturali agronomiche della zona di produzione. 
    Nell'area di produzione dei vini di cui  all'art.  1  il  vitigno
Moscato bianco viene potato tipicamente a Guyot, sistema di  potatura
misto con capo a frutto rinnovato, con  8-10  gemme  e  uno  sperone.
Questo tipo di potatura viene scelto per obiettivi di alta qualita' e
in terreni poveri. La  lunghezza  del  capo  a  frutto  e'  il  primo
parametro per regolare la produzione e quindi la qualita' delle  uve.
La forma di  allevamento  e'  esclusivamente  a  controspalliera  con
vegetazione assurgente. La distanza dei filari varia da 2,5  m  nelle
zone meccanizzabili a 1,8 m nelle zone piu' erte dove la  viticoltura
e' condotta a mano. La distanza tra le piante non e' mai superiore  a
1,0 m. La sistemazione dei filari e' prevalentemente secondo le linee
di livello o a giropoggio. La viticoltura e'  poco  meccanizzabile  e
con alto impiego di lavori manuali. 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico 
    Le condizioni pedoclimatiche dell'area  di  produzione  dei  vini
(cat. vino) di cui all'art. 1 influenzano lo sviluppo della  vite  ed
in  particolare  il  periodo  della  fioritura,  il   momento   della
vendemmia, ma anche lo sviluppo dei patogeni  (oidio  della  vite  in
particolare). In particolare, la necessita'  di  escursioni  termiche
marcate  tra  giorno  e  notte  per  la  sintesi  aromatica,  e'  una
caratteristica fisiologica del vitigno Moscato bianco che ha  trovato
riscontro  positivo  nel  microclima   della   zona   collinare   del
comprensorio di Canelli. 
    L'origine terziaria dei terreni, di  natura  sedimentaria  marina
con presenza di marne biancastre, stratificate, calcaree difficili da
lavorare, poco fertili per  coltivare  cereali,  consente  la  giusta
vigoria della vite e esalta la sintesi, nel  periodo  prevendemmiale,
dei caratteristici composti aromatici (terpenoli) del Moscato bianco,
impossibili da ottenere su suoli argillosi dove si percepisce  invece
la minor finezza aromatica dell'uva. 
    Lo    studio    di    «Caratterizzazione,    valorizzazione     e
diversificazione delle produzioni  del  Moscato  nel  suo  areale  di
produzione» (svolto da Universita'  di  Torino  e  Regione  Piemonte,
pubblicato  nel  2003),  fornisce  preziose  indicazioni   circa   le
relazioni tra il vitigno e l'ambiente di coltivazione e  permette  di
compiere importanti scelte agronomiche. In sintesi,  viene  messo  in
evidenza come la quota e l'esposizione influenzino  l'accumulo  degli
zuccheri, il contenuto in  acidi  (malico  in  particolare)  e  delle
sostanze aromatiche (linalolo libero). 
    Dalla  constatazione  di  questi  caratteri,  stratificatasi  per
generazioni, nascono le norme per la viticoltura cosi' come riportate
nell'art. 4 del presente disciplinare. 
    Ulteriori  fattori  umani  intrinseci   all'ambiente   geografico
consistono nella messa a punto, nella zona che trova  in  Canelli  il
proprio fulcro, da generazioni di produttori a partire dalla fine del
XIX, di peculiari tecniche di elaborazione del vino a base di Moscato
bianco. 
    Il risultato e' un savoir faire  diffuso,  che  consiste  in  una
ormai  consolidata  tecnica  di  vinificazione  con   arresto   della
fermentazione mediante l'utilizzo del freddo  ed  altri  accorgimenti
fisici. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    La consolidata  interazione  tra  i  tratti  storico-culturali  e
pedo-climatici e' radicata nel tempo  come  risulta  attestato  dalle
testimonianze storiche. 
    Notizie sulla coltivazione del Moscato nella zona di  Canelli  si
hanno gia' nel 1344 quando nel riordino degli statuti del  Comune  di
Canelli appare evidente come la  coltivazione  della  vite  fosse  la
coltura predominante nella zona. Il Moscato,  in  particolare,  viene
nominato negli «Annali di Alessandria», di Gerolamo  Ghilini  (1616),
ma e' probabile che la sua coltivazione a Canelli dati da epoca  piu'
remota. 
    Il  vitigno  Moscato  bianco,  la  sua  coltivazione  e  la   sua
vinificazione, hanno intime relazioni con le colline  della  zona  di
Canelli e Santo Stefano Belbo.  La  fermezza  dei  viticoltori  e  le
allora innovative intuizioni che i capostipiti degli attuali  enologi
e ricercatori hanno applicato alla vinificazione gia' alla  fine  del
1800, non sono frutto della casualita' ma di una  precisa  percezione
delle naturali potenzialita' legate al  connubio  territorio-vitigno.
Alla luce delle conoscenze attuali, emerge come le scelte agronomiche
ed enologiche fatte  in  passato  risultassero  adatte  alla  massima
espressione delle  caratteristiche  aromatiche  del  vitigno  Moscato
bianco. Risultano costanti la preoccupazione per l'ottimale  accumulo
delle componenti aromatiche nell'uva e la ricerca per la sua migliore
espressione  attraverso  diversi  metodi  di  vinificazione  che   le
caratteristiche del vitigno. 
    Negli anni seguenti, le strade dei diversi vini  a  base  di  uva
Moscato bianco corrono parallele. 
    Carlo Gancia sviluppa dapprima in Santo Stefano Belbo  e  poi  in
Canelli una  tecnica  di  produzione  innovativa  per  i  vini  dolci
derivanti  dal  Moscato  bianco:  la  fermentazione  controllata   in
bottiglia. Ecco quindi che la cantina Fratelli Gancia di  Canelli  si
rivolge, per la riuscita dei propri  intenti,  ai  ricercatori  della
allora  «Regia  stazione  enologica  sperimentale  di  Asti»  ed   in
particolare del dott. Ettore Garino-Canina e del dott. Carlo  Mensio,
chimico di fama internazionale, che, sotto  la  direzione  del  dott.
Federico  Martinotti,  nei  primi  anni  del  1900   perfeziono'   il
procedimento di preparazione del vino destinato  alla  fermentazione,
riducendo il contenuto di azoto assimilabile nel mosto. 
    Il savoir faire diffuso nell'area del «Canelli» consente oggi  di
ottenere efficacemente,  attraverso  il  metodo  della  fermentazione
interrotta attraverso l'uso del freddo e di concorrenti  accorgimenti
fisici, il contenimento del titolo alcolometrico effettivo,  con  tre
conseguenze principali: 
      il mantenimento nel prodotto finito  della  residua  componente
zuccherina; 
      la formazione di una leggera sovrappressione responsabile della
vivacita' e della fine spuma del prodotto; 
      la conservazione degli aromi peculiari dell'uva Moscato  bianco
che  nell'area  del  Canelli  presentano  asseverate  caratteristiche
dovute alla pedo-morfologia. 
    Nel  corso  delle  degustazioni,  questi  vini  della   zona   di
produzione del Canelli, di diverse annate, hanno sempre espresso note
gustative, al di la' degli anni di affinamento, e  coerentemente  con
le caratteristiche  dell'annata,  un  inalterato  equilibrio  con  un
apprezzato  rapporto  tra  acidita'  e  dolcezza  e  con  una  grande
struttura e sapidita' a sostegno della persistenza gustativa. 
    Dalla analisi organolettica viene  messo  in  evidenza  l'aspetto
piu' importante del prodotto che consiste nella  maggiore  longevita'
olfatto gustativa rispetto  alla  media  dei  prodotti  presenti  sul
mercato,  caratteristica  importante  e  riconosciuta  che  si  vuole
esprimere e valorizzare  con  l'inserimento  nel  disciplinare  della
menzione Riserva.