(Allegato A-art. 9)
                               Art. 9. 
 
                        Legame con l'ambiente 
 
A) Informazioni sulla zona geografica 
 
1. Fattori naturali rilevanti per il legame 
    La zona geografica delimitata per la  produzione  del  Verdicchio
DOC e' individuata in parte del bacino geografico  del  fiume  Esino,
nei territori di ventidue comuni della Provincia di Ancona  e due  di
Macerata storicamente Castelli perche' gravitanti  nella  politica  e
nell'economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II  di
Svevia. 
    L'area dista circa km 20 dal mare e  si  sviluppa  nelle  colline
poste attorno alla Valle Esina che ha in Jesi  una  quota  di  mt  96
s.l.m. fino ai 630 mt di Cingoli. 
    Le caratteristiche pedoclimatiche  di  tale  territorio  sono  il
prodotto dell'influenza del  mare,  del  sole,  delle  brezze,  della
piovosita' e del riparo offerto dalle montagne che superano  anche  i
2000 mt di quota. 
    Cio' produce un clima temperato adatto  alla  coltivazione  della
vite e delle altre colture mediterranee. 
    Partendo dalle rocce sedimentarie orograficamente le Marche  sono
distinte in tre fasce longitudinali: fascia  pre-appenninica,  fascia
appenninica, fascia collinare sub-appenninica che dalla prima  arriva
al mare. 
    L'insieme del mesoclima della fascia collinare marchigiana  e  la
pedogenesi hanno creato nella regione una differenziazione dei  suoli
nello spazio con predominanza di dorsali calcaree. 
    Le aree collinari, ove si sviluppa la  denominazione,  confluenti
nel bacino del fiume Esino presentano un alto contenuto  in  argille,
alta  percentuale  di  carbonato  di  calcio,  scarsa  permeabilita',
erodibilita', diversa frazione pelitica e calcarenitica. 
    Il clima, in sintesi, appartiene all'ambiente fitoclimatico «Alto
collinare» caratterizzato da piovosita' medie superiori a 700/800  mm
annui e temperature medie inferiori ai 14 °C. 
    I suoli originati nell'area  sono  alquanto  vari  e  profondi  e
sottolineano la diversa dinamica dei  versanti  e  l'uso  del  suolo,
agricolo o naturale. 
    In   detti   suoli   aumenta   l'incidenza   di   una    evidente
ridistribuzione del calcare nel profilo. 
    La parte pianeggiante, di origine alluvionale, presenta suoli con
materiali quasi sempre calcarei e pietrosi. Il profilo  manifesta  un
arricchimento di sostanza organica. 
    L'altitudine  media  dei  vigneti  che  si  riscontra   nell'area
delimitata del Verdicchio dei Castelli di Jesi e' per il 70% compresa
tra mt 80 e 280 s.l.m.. Il piu' alto  vigneto  e'  a  quota  750  mt.
s.l.m.. 
    La pendenza dei terreni nella stessa area varia da 0 al  70%  con
una % di presenza dell'85% dei vigneti  compresi  tra  le  classi  di
pendenza 2-35%. 
    L'esposizione dei vigneti nell'area delimitata raccoglie tutti  i
quattro punti cardinali comprese le posizioni intermedie. Tuttavia le
esposizioni  est-ovest  superano  in   percentuale   le   esposizioni
nord-sud. 
    Le precipitazioni medie annue sono di 800 mm. 
    Nel territorio sono frequenti le gelate invernali  e  primaverili
ma  non  intaccano  l'attivita'  vegetativa  in  quanto  non   ancora
iniziata. 
    La temperatura media massima nella valle, raggiunge nei  mesi  di
luglio-agosto i 30c che  consente  il  miglior  andamento  vegetativo
della vite. 
2. Fattori umani rilevanti per il legame 
    Il legame  storico  tra  la  vite  e  l'ambiente  geografico  nel
territorio della Marca Anconetana  inizia  con  l'arrivo  dei  monaci
benedettini ed a seguire con quelli camaldolesi che  reintroducono  e
diffondono la vite ormai da secoli tradizionale. Ne e' testimone, tra
l'altro, la centenaria sagra dell'uva di Cupramontana. 
    Ai monaci, quindi, nelle Marche si devono  il  tramandarsi  delle
tecniche  viticolo-enologiche,  il  miglioramento  del  prodotto   e,
soprattutto, la conservabilita'. 
    Con  il  diffondersi  del  contratto  di   mezzadria   che   crea
l'appoderamento diffuso e la disponibilita' di forza lavoro, il  vino
cessa di essere bevanda dei soli ceti agiati e diviene alimento delle
classi rurali. 
    Gia'  ai  primi  del  1500  lo  spagnolo  Herrera,  professore  a
Salamanca, descrive le piu' comuni varieta' di viti e la  tecnica  di
vinificazione in bianco. 
    Fra i nomi dei  vitigni  descritti  figura  il  Verdicchio  cosi'
spiegato «uva bianca che ha il granello picciolo e traluce  piu'  che
niuna altra. Queste viti sono migliori in luoghi alti  e  non  umidi,
che piani e in luoghi grassi, e riposati, perciocche'  ha  la  scorsa
molto sottile e tenera, di che avviene che si marcisce molto  presto,
et ha il sarmento cosi' tenero che da per se' per  la  maggior  parte
cade tutto e bisogna che al tempo della vendemmia si raccoglia  tutta
per terra, e per questa cagione ricerca luogo asciutto e non ventoso,
molto alto nei colli. Il vino di questo vitame e' migliore  di  niuno
altro bianco. 
    Si conserva per lungo tempo, e' molto chiaro, odorifero e  soave.
Ma l'uva di esso per mangiare non vale molto». 
    E ancora, un significativo legame storico conseguente  all'Unita'
d'Italia del 1861, e' l'iniziativa relativa  alla  istituzione  della
commissione  ampelografica  provinciale,  promossa  dal  prefetto   e
presieduta dall'enologo De Blasis, che nel  1871  pubblica  i  «Primi
studi sulle viti della Provincia di Ancona». 
    Sono  passate  in  rassegna  le   diverse   realta'   climatiche,
geomorfologiche dei territori e si  descrivono  i  vitigni  coltivati
elencandone caratteri e sinonimie. 
    Per l'area mandamentale di Jesi viene descritto il Verdicchio  (o
Verdeccio). 
    Questo  e'  anche  il  periodo  dei  parassiti:   oidio   (1851),
peronospora (1879), fillossera (1890). Il tempo trascorso per trovare
le soluzioni spinse i viticoltori ad eliminare molte varieta' clonali
presenti nel  territorio,  privilegiando  vitigni  sconosciuti  nella
storia enologica regionale meno il Verdicchio che risultava  il  vino
piu' commercializzato. 
    Ne e' conferma storica ulteriore  quanto  scrive  nel  1905-6  lo
studioso Arzelio Felini in Studi Marchigiani «e' oltre  un  ventennio
che i nostri  viticoltori,  nel  tentare  di  risolvere  il  problema
enologico marchigiano, hanno  abbandonato  la  moltiplicazione  delle
caratteristiche varieta' dei vitigni nostrani per introdurre del nord
e del sud». 
    E' negli anni '60 che l'aiuto CEE permette di rinnovare tutta  la
viticoltura regionale passando dalla coltura promiscua (filari)  alla
coltura specializzata (vigneto) con impianti  a  controspalliera  per
meglio svolgere le cure colturali e produrre uve di qualita'. 
    Nella classifica effettuata dal Di Rovasenda (1881) il Verdicchio
e' dichiarato il vitigno italico piu' pregiato tra i vitigni a  bacca
bianca delle Marche. 
    Il vino Verdicchio acquisisce notorieta'  commerciale  all'inizio
degli anni '50 quando due produttori investirono nella costruzione in
uno dei «castelli» di una cantina di trasformazione per  lavorare  le
proprie uve e caratterizzarono il prodotto con una bottiglia  tipica:
l'anfora greca in riferimento alla  civilta'  dorica  che  fondo'  la
Citta' di Ancona. 
    Allo sviluppo commerciale  ha  provveduto  un  altro  industriale
farmaceutico che ha acquisito la cantina  cui  ha  fatto  seguito  la
valorizzazione con  la  denominazione  d'origine  che  ha  consentito
l'attuale sviluppo della DOC. 
    Il periodo mezzadrile prevedeva la  ripartizione  delle  uve  tra
proprietario e mezzadro e, di conseguenza, la vinificazione  separata
nelle rispettive abitazioni. Tecniche diverse e capacita'  differenti
non permettevano di ottenere un prodotto di qualita'.  Questo  arriva
con il sostegno comunitario  agli  investimenti  sui  vigneti,  sugli
impianti di vinificazione e sulle  strutture  commerciali  le  quali,
forti  della  denominazione,  riescono  a  raggiungere  un   notevole
sviluppo sul mercato interno e su quello internazionale. 
    Un cenno va fatto anche all'attivita' vivaistica. 
    Nel  territorio  operavano  molti  piccoli  vivaisti  con  propri
allevamenti di piante madri che hanno  consentito  di  soddisfare  la
domanda  in  barbatelle  innestate  cosi'  che   il   rinnovo   della
viticoltura degli anni '60  non  subisse  scompensi  ed  inquinamenti
varietali. 
    Poi il vivaismo ha assunto forme e valori di dimensione nazionale
per cui la domanda e' stata soddisfatta in disponibilita' e sicurezza
varietale. 
 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
  essenzialmente   o   esclusivamente    attribuibili    all'ambiente
  geografico 
    Il verdicchio  e'  un  vino  dai  grandi  profumi  e  sensazioni.
Strutturato, corposo, elegante si presenta di  un  giallo  paglierino
con evidenti riflessi verdolini - da qui il nome Verdicchio - che  ne
evidenziano fragranza, vivacita' ed una notevole  freschezza.  Inizia
con decisi profumi di fiori di  biancospino  e  fiori  di  campo  per
passare poi ad un fruttato fresco di pesca, mela e lievi  ricordi  di
agrumi.  Inconfondibile  finale  caratterizzato  dal  retrogusto   di
mandorla amara. Interessante notare come nella  zona  classica  nella
vallata sinistra del fiume Esino si percepiscono notevoli  sensazioni
minerali per passare ad una  maggiore  sapidita'  dei  vini  prodotti
nella vallata opposta. 
 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
  lettera a) e quelli di cui alla lettera b) 
    La  formazione  della  valle  del  fiume  Esino  alquanto  larga,
pianeggiante fino alla zona pedemontana,  l'orografia  collinare,  le
dolci pendenze ove sono posizionati i vigneti, l'ampia apertura verso
il mare, l'attenuata ventilazione,  la  pedologia  che  presenta  una
tessitura del terreno agrario alquanto ghiaiosa ed  il  terreno  fino
determinano  una  struttura  chimico-fisica  dei  terreni   coltivati
particolarmente adatti alla coltura della vite. 
    Le migliori uve che  riescono  a  sfruttare  la  mineralita'  del
terreno  agrario  sono  condizionati  dall'altitudine.  Difatti,   il
vitigno posto tra i 300/500 mt s.l.m. presenta il miglior sviluppo  e
le migliori performance qualitative  segno  che  l'esposizione  e  la
ventilazione    influiscono     sul     prodotto     uve     alquanto
significativamente. 
    Sicuramente  l'uomo-viticoltore  ha  saputo   effettuare   queste
osservazioni   traendone   le   informazioni   nell'effettuare    gli
investimenti e nel determinarne  la  zona  di  produzione  nei  Colli
Jesini. 
    Altrettanto specifica osservazione dell'uomo riguarda la potatura
che deve essere lunga per contenere  un  alto  numero  di  gemme  sui
tralci  in  quanto  spesso  le  gemme  prossimali   ai   tralci   non
germogliano.