(all. 1 - art. 1)
                                                           Allegato A
  LINEE-GUIDA IN TEMA DI RACCOLTA, MANIPOLAZIONE E IMPIEGO CLINICO
             DELLE CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE (CSE)

1)INTRODUZIONE
Ferma restando l'autonomia delle singole Regioni per cio' che attiene
i  modelli  organizzativi  piu' consoni alle realta' territoriali, le
presenti  linee  guida  rappresentano  uno strumento per garantire la
qualita' delle procedure di donazione, conservazione, processazione e
trapianto   di   cellule   staminali   emopoietiche,   attraverso  la
definizione  di  standard qualitativi per i centri di conservazione e
trapianto  e  la  raccolta  dei  dati relativi a queste attivita', su
tutto  il territorio nazionale. Le attivita' delle suddette procedure
sono  da intendersi limitatamente per quanto previsto dal decreto del
Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  del  29  novembre  2001 di
definizione   dei   Livelli   Essenziali   di  Assistenza  Sanitaria,
confermati dall'articolo 54 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
L'impiego  delle  Cellule  Staminali  Ematopoietiche  (CSE)  a  scopo
terapeutico  trova  ormai ampia diffusione nella pratica clinica, che
non  limita  il  loro  utilizzo al solo ambito trapiantologico, ma lo
estende  a  quella  che,  piu'  in  generale,  viene chiamata terapia
cellulare.
Le  formidabili  potenzialita' offerte dalla ricerca di laboratorio e
la   sofisticazione  delle  nuove  tecnologie  per  la  manipolazione
cellulare  impongono  che  ancor  piu'  siano  garantiti,  sul  piano
clinico-terapeutico oltre che etico, i soggetti coinvolti, siano essi
i  donatori sani di CSE che i pazienti, fruitori finali della terapia
cellulare.
Scopo delle presenti linee-guida e' definire le condizioni e le linee
procedurali   generali  per  gli  operatori  che  si  occupano  della
raccolta,  manipolazione,  conservazione  e  uso  clinico  delle CSE:
pertanto,  questo  documento non intende includere tutte le modalita'
operative che una struttura o i singoli soggetti dovrebbero adottare,
ma  vuole  fornire  le  linee-guida  e  le  relative referenze, a cui
attenersi  perche'  strutture,  procedure  ed  applicazioni  cliniche
rispondano  a  quei  requisiti  di  qualita',  definiti da "standard"
internazionalmente  riconosciuti,  che  costituiscono  il presupposto
indispensabile  per  una  buona  pratica  clinica.  Gli  standard  di
riferimento  proposti  sono  il frutto di lunga elaborazione da parte
della comunita' scientifica e tengono conto della condivisione che su
questo  tema  e'  stata  raggiunta  nell'ambito di Paesi appartenenti
all'Europa e ad altri continenti.
Con  la  denominazione  di  CSE  viene correntemente identificata una
piccola  popolazione  di  cellule - contenute nel midollo osseo (MO),
nel sangue periferico (SP), dopo mobilizzazione con chemioterapia e/o
fattori  di  crescita, e nel sangue di cordone ombelicale (SCO) - che
presenta le seguenti proprieta':
-  Auto-mantenimento: capacita' di generare nel corso delle divisioni
mitotiche    cellule   non   orientate   secondo   un   processo   di
differenziazione     morfologico-funzionale,     mantenendo    quelle
caratteristiche   di   staminalita'  che  assicurano  indefinitamente
l'attivita' del sistema emopoietico;
-  Ricostituzione: capacita' di rigenerare il tessuto emopoietico sia
autologo   che   allogenico   in   pazienti   sottoposti   a  terapie
mieloablative;
-  Orientamento  e  Maturazione:  capacita' di generare cellule delle
varie  filiere  differenziative emopoietiche (progenitori emopoietici
orientati)   in   grado  di  produrre,  attraverso  stadi  maturativi
intermedi   (precursori  emopoietici),  cellule  specializzate  nello
svolgimento di funzioni specifiche.
I  tessuti  fonte  di CSE (MO, SP, SCO) sono correntemente utilizzati
per   terapie  trapiantologiche  in  quanto  contengono:  a)  cellule
staminali  pluripotenti,  le  CSE propriamente dette, quelle cioe' in
grado  di  dare  origine a tutti i tipi di cellule mature del sistema
emopoietico;  b)  progenitori  ematopoietici "orientati", anche detti
"commissionati",  lungo  una  filiera  differenziativa specifica e in
grado  di  maturare  per  dare  origine  ad  un  solo tipo di cellule
ematiche; c) cellule fenotipicamente e funzionalmente mature: globuli
rossi, granulociti, linfociti, piastrine, ecc.
Nelle  presenti  linee-guida  si  fa  riferimento  alle  CSE  ed alle
sottopopolazioni  cellulari sia fisiologicamente presenti nei tessuti
ematopoietici  (MO,  SP, SCO) sia da questi derivate dopo separazione
e/o manipolazione di laboratorio.

.  2)  PROGRAMMA  DI  TRAPIANTO  DI  CELLULE  STAMINALI EMOPOIETICHE:
DEFINIZIONI GENERALI
L'attivita'  di  trapianto  di  CSE  deve  essere definita e regolata
all'interno di un programma (relativo all'atto terapeutico risultante
dall'azione  coordinata  di  piu'  strutture  e/o  di  piu'  soggetti
all'interno  della  stessa  struttura)  che,  laddove  istituito,  si
articola  in  tre  componenti:  A)  l'Unita' clinica; B) il Centro di
raccolta  e  C) il Laboratorio di processazione delle CSE. Queste tre
componenti devono essere presenti all'interno di strutture di degenza
e  di  laboratorio  localizzate  in  aree  omogenee in relazione alle
specifiche  organizzazioni  regionali. Tale vincolo non si applica ad
alcune componenti, quali la criopreservazione del sangue placentare o
particolari  protocolli  di  manipolazione cellulare. Il programma di
trapianto  prevede  una  funzione  di Direzione del Programma, con il
compito  di coordinare le attivita' delle tre unita' in aree omogenee
in relazione alle specifiche organizzazioni regionali, affinche' esse
operino secondo protocolli approvati e validati, con esecuzione degli
opportuni  controlli  di qualita' delle procedure e delle attivita' e
con  l'adozione  di  comuni  programmi  di  formazione  continua.  Le
attivita' delle tre componenti devono essere documentate.

2.A) Unita' Clinica
L'Unita'  clinica  e'  responsabile  delle  procedure  di prelievo di
midollo  osseo  che  devono  essere  eseguite  presso sale operatorie
adeguate,  localizzate  di  norma  all'interno della stessa struttura
ospedaliera,  e  delle  procedure di trapianto nel paziente. I medici
della  unita'  clinica  devono  possedere  un  documentato curriculum
formativo  in  ematologia  e relativo a tutti gli aspetti inerenti il
trapianto  di  CSE.  Il  numero  di medici che compongono l'unita' di
trapianto  deve  essere  adeguato al numero di trapianti eseguiti per
anno.  E'  possibile  la presenza nell'unita' di medici in formazione
per  i  quali  devono  essere  definiti compiti e responsabilita'; la
durata  e  il  programma  di  formazione  devono essere documentati e
certificati.  Per garantire l'appropriatezza della cura intensiva del
paziente   trapiantato,  l'unita'  clinica  deve  garantire  aree  di
degenza,  Day-Hospital  e ambulatori dedicati con adeguato isolamento
protettivo  e  un servizio di guardia medica su 24 ore. L'unita' deve
avere  l'accesso ad altre specialita' sinergiche che devono garantire
la  consulenza  richiesta. Il programma deve garantire la presenza di
personale   infermieristico   adeguato   ai   bisogni   del  paziente
trapiantato.

2.B) Il Centro di Raccolta
Le  procedure  di  raccolta  delle  CSE  da  sangue periferico devono
avvenire  in  locali  dedicati.  I  medici  di  questa  unita' devono
documentare  un  curriculum  formativo  in  medicina  trasfusionale e
possedere  almeno un anno di comprovata esperienza nelle procedure di
raccolta  delle  CSE.  Il  responsabile della raccolta deve essere in
grado  di  intervenire  in  modo  clinicamente appropriato qualora si
verifichino  effetti  collaterali  durante  le  procedure di raccolta
delle  CSE.  E'  compito  del responsabile accertarsi che l'idoneita'
fisica e psichica del donatore sia stata valutata correttamente e che
il   consenso   informato   alla   donazione  sia  raccolto  in  modo
appropriato.  Le  procedure  di  raccolta  sono definite da opportuni
protocolli  e  manuali  operativi  e  sono  controllate  da specifici
programmi  di qualita'. Il responsabile garantisce l'attivita' svolta
dai   collaboratori  e  il  rispetto  del  programma  dei  medici  in
formazione  di  cui  dovra'  certificare l'avvenuto addestramento. Le
peculiarita'  che  riguardano  la  raccolta di Midollo Osseo e di SCO
sono descritte di seguito.

2.C) Il Laboratorio di Processazione
Le  procedure  di  processazione delle CSE ottenute da midollo osseo,
sangue  periferico o cordone ombelicale devono essere condotte presso
laboratori  che  abbiano  caratteristiche strutturali e organizzative
adeguate,  secondo  le  norme  vigenti  e  accreditate dalle Regioni.
L'Unita'   di   processazione  deve  prevedere  un  Responsabile  con
documentata  esperienza  negli  aspetti  di  laboratorio  inerenti la
manipolazione   delle  CSE  utilizzate  con  finalita'  terapeutiche.
L'attivita'  del  laboratorio  deve  essere  svolta secondo procedure
dettagliate in manuali operativi, sottoposta a programmi di controllo
di  qualita'  e  accreditata.  Il  personale  laureato e tecnico deve
documentare  curricula  formativi e professionali che ne attestino la
competenza.  L'attivita'  di  formazione  del  personale  laureato  e
tecnico  deve avvenire secondo programmi predefiniti che stabiliscano
compiti  e  responsabilita'.  La  durata e la proficuita' del periodo
formativo   deve   essere   documentata   e   certificata  per  poter
rappresentare credito formativo.
Nell'ambito  dell'area, come individuata al punto 2, qualora esistano
piu'  programmi  trapianto, le singole unita' (clinica, di raccolta e
di processazione) possono partecipare a piu' di un programma.

3)  LE  CSE  DA  MIDOLLO  OSSEO  E  DA  SANGUE PERIFERICO (RACCOLTA E
CONSERVAZIONE)

3.A) Identificazione dei centri
I Centri di raccolta e conservazione (CRC) delle CSE sono individuati
dalle  Regioni  sulla  base  di  quanto  previsto  dai relativi piani
sanitari regionali.
I  CRC  delle  CSE  possono  essere  dislocati  in una sede logistica
diversa   rispetto   al   Centro   trapianto   e   possono   svolgere
indipendentemente  attivita'  produttive  e  servizi a favore di piu'
Centri trapianto.
I  CRC  devono  essere  accreditati  dalle  Regioni,  sulla  base  di
requisiti  e standard internazionalmente riconosciuti, riferiti sia a
programmi definiti che a documentata esperienza sviluppata.
La   validita'   dell'accreditamento  ha  la  durata  prevista  dalle
procedure  regionali.  Al  termine  di  tale periodo, la procedura di
accreditamento  va  rinnovata,  allo  scopo  di garantire il rispetto
continuativo dei requisiti necessari.

3.B) Infrastrutture e servizi
Il  CRC  di  CSE  deve  essere  dotato di adeguati spazi, impianti ed
attrezzature  per  lo  svolgimento di tutte le attivita' di raccolta,
processazione  e  conservazione delle CSE, come pure per le attivita'
logistiche di supporto.
Nel  caso  di  raccolta di CSE midollari, devono essere garantiti una
sala  operatoria  allestita con personale adeguatamente qualificato e
una  struttura  che  ospiti  il  donatore  o il paziente per il tempo
necessario  all'effettuazione  del  prelievo di midollo e al recupero
post-operatorio.  Nel caso di raccolta di CSE periferiche deve essere
individuata  un'area adibita all'attivita' di aferesi terapeutica con
spazio sufficiente per l'assistenza al paziente o donatore durante la
procedura.  La  struttura  che  ospita  il  CRC deve poter assicurare
adeguata assistenza in caso di emergenza durante l'arco delle 24 ore.

3.C) Personale
I   programmi   di  raccolta  e  criopreservazione  devono  prevedere
organizzazione  e  qualificazione  delle  risorse  umane.  Le  figure
professionali   saranno   scelte   sulla  base  della  qualificazione
specifica e della esperienza maturata nel settore.

3.D) Processi e procedure
Per  entrambe  le  modalita'  trapiantologiche  (trapianto autologo e
allogenico)  le  procedure  operative  riguardanti  la  raccolta,  la
processazione  e  la conservazione delle CSE devono tener conto delle
normative  vigenti,  degli  standard  pertinenti  e delle linee guida
contenute   nei  documenti  pubblicati  dalle  societa'  scientifiche
pertinenti.  In  ogni CRC deve essere codificato un protocollo per la
gestione  di  tutte le procedure adottate e un manuale ad uso interno
in  cui  siano  descritte  in  modo  dettagliato  tutte  le modalita'
operative.   In  particolare,  il  Coordinatore  del  programma  deve
assicurare  che siano descritte le procedure riguardanti ognuna delle
seguenti  attivita':  1)  i criteri di elegibilita' del paziente e di
selezione  del donatore; 2) Il giudizio di idoneita', documentato dal
responsabile  della unita' clinica e dal responsabile della unita' di
raccolta  per  le  rispettive  aree  di  competenza;  3)  il consenso
informato;  4) la terapia di mobilizzazione delle CSE periferiche nel
paziente  e  nel  donatore; 5) le modalita' del predeposito di sangue
autologo  per  l'espianto  di  midollo;  6)  la  raccolta  delle  CSE
midollari  e  periferiche;  7)  la  gestione  delle  emergenze; 8) la
sicurezza   degli   operatori;   9)  i  controlli  di  qualita';  10)
l'addestramento  del  personale;  11)  la  definizione  delle singole
competenze;  12)  l'analisi  dei  risultati  e  gli  opportuni eventi
correttivi; 13) l'identificazione, l'etichettatura, la conservazione,
la  scadenza,  il  trasporto  e  la procedura di cessione dell'unita'
raccolta;  14)  l'eliminazione  dei  rifiuti;  15)  la  gestione  dei
materiali,  dei reagenti e delle apparecchiature; 16) la manutenzione
periodica ordinaria e l'assistenza tecnica; 17) la pulizia e l'igiene
degli  ambienti;  ed  infine  18)  un  piano  di emergenza in caso di
calamita'.

3.E) Consenso informato
Il  paziente  o  il  donatore  (genitori  o  tutore legale in caso di
minore)  devono  essere informati in maniera esaustiva in merito agli
elementi   che  hanno  determinato  la  scelta  del  trattamento,  ai
risultati  clinici della strategia terapeutica, agli eventuali disagi
e/o  rischi legati alle procedure di mobilizzazione e di prelievo cui
saranno   sottoposti.   Devono  inoltre  essere  informati  circa  le
condizioni  di conservazione e le indicazioni relative alla validita'
e  scadenza  del prodotto trapiantologico raccolto. E' necessario che
il  donatore  venga altresi' informato e rilasci il relativo consenso
sull'eventualita'  che  si  renda  necessario un secondo prelievo per
effettuare un secondo trapianto, in caso di fallimento del primo.
Dopo  esauriente  illustrazione  delle  modalita'  di prelievo, degli
effetti  indesiderati e dei possibili rischi a breve e lungo termine,
dopo  che il giudizio di idoneita' sia stato formulato e prima che la
procedura  abbia  inizio,  il paziente o il donatore (i genitori o il
tutore  legale  in  caso  di minore) devono esprimere per iscritto il
proprio consenso informato per essere sottoposti alla procedura.
Per  quanto  riguarda  il  donatore,  il  giudizio  di idoneita' e il
consenso  devono  essere  acquisiti  prima  dell'inizio del regime di
condizionamento del ricevente e deve essere rinnovato per iscritto in
occasione di ogni donazione.
Al  soggetto minore dovranno essere fornite, direttamente e secondo i
piu'   opportuni   mezzi  di  comunicazione,  tutte  le  informazioni
pertinenti  il  significato,  gli scopi, le modalita' e gli eventuali
effetti   collaterali   relativi  alla  procedura  alla  quale  sara'
sottoposto.

3.F) Identificazione e qualificazione delle CSE
La  procedura  di  identificazione  deve  essere  condotta in maniera
adeguata  onde  prevenire  errori, di norma assegnando un numero o un
codice  di  identificazione  del  prodotto  e  del donatore. L'unita'
prodotta  deve essere identificata e acquisita sul registro di carico
degli  emocomponenti, come previsto da apposita normativa, al fine di
garantire   completa   tracciabilita'   del  prodotto.  Le  etichette
definitive  devono  comprendere:  1)  codice  di  identificazione del
prodotto,  2) identita' del centro raccolta, 3) nome del donatore, 4)
nome  ed  identificativo del ricevente, 5) data del prelievo, 6) sede
ed  orario  della  raccolta,  7)  volume  del  prodotto,  8)  tipo di
anticoagulante  ed  eventuali  additivi, 9) temperatura raccomandata,
10)  eventuale  segnalazione  di  rischio infettivologico. Qualora si
tratti  di  donazione  allogenica, devono essere effettuati tutti gli
esami  di  qualificazione  previsti  dalla legge prima di trasfondere
l'emocomponente al ricevente.

3.G) Criopreservazione
In  ogni  CRC  deve  essere codificato un protocollo operativo per la
manipolazione  e la criopreservazione delle cellule staminali. Devono
essere  stabiliti i criteri per effettuare la monopreservazione della
sospensione  cellulare  e  il programma utilizzato. Nel protocollo di
congelamento devono essere indicati: volume, concentrazione cellulare
e  crioprotettore  alle  concentrazioni  finali;  deve inoltre essere
indicato  il metodo di congelamento e la temperatura a fine procedura
e,  nel  caso  della discesa controllata, il programma della curva di
congelamento, con registrazione della curva stessa. Il programma deve
essere validato mediante controlli di qualita' atti a testimoniare il
recupero cellulare e funzionale dopo scongelamento.
Per  ogni procedura e' necessario conservare, nelle stesse condizioni
del  prodotto  criopreservato,  aliquote "testimoni", disponibili per
eventuali test di controllo.

3.H) Conservazione
La  conservazione dei prodotti criopreservati in Centri di raccolta e
conservazione   deve   avvenire   in   condizioni  di  inequivocabile
identificazione all'interno dei contenitori criogenici e in modo tale
da eliminare il rischio di cross-contaminazioni.
La  temperatura dei contenitori criogenici deve garantire un adeguato
recupero  cellulare  e  funzionale  dopo  scongelamento e deve essere
monitorata e registrata, prevedendo anche sistemi di allarme remoto e
piani   di  emergenza,  in  particolare  per  la  salvaguardia  della
sicurezza degli operatori.

3.I) Trasporto
Il  trasporto  delle  unita'  di cellule staminali deve rispettare le
norme  vigenti  in  termini  di  sicurezza ed avvenire in contenitori
rigidi a chiusura ermetica. I contenitori utilizzati per il trasporto
devono   essere   isolati   termicamente  per  mantenere  stabile  la
temperatura richiesta e permettere la relativa tracciabilita'.

3.L) Controlli di qualita'
Nel  CRC deve essere attuato un piano di gestione della qualita', che
riguarda  tutte le attivita' di processo e di rispetto degli standard
ambientali di lavoro.
Vengono  registrati  gli  eventi  avversi,  gli  errori  e i relativi
interventi correttivi. I dati relativi alla qualita' e all'efficienza
di  raccolta  vengono  analizzati  periodicamente, cosi' come i tempi
necessari  per  conseguire l'attecchimento emopoietico. Allo scopo di
garantire     gli    standard    richiesti    per    la    riconferma
dell'accreditamento,  deve  essere  prevista  una  periodica verifica
dell'attivita'  e  del  mantenimento degli standard secondo modalita'
definite dalle Regioni.

4) LE CSE DAL SANGUE DI CORDONE OMBELICALE (SCO)

4.A) Il Consenso Informato
Il  consenso  informato  deve  essere  ottenuto dalla madre prima del
parto.  Nel  modulo  di consenso devono essere specificati i seguenti
punti: 1) la donazione dello SCO e' per uso trapianto; 2) nel caso in
cui  la raccolta sia finalizzata al trapianto allogenico tra soggetti
non  consanguinei,  l'unita'  SCO  emessa  a  disposizione  di  altri
soggetti  e potrebbe non essere disponibile in futuro per il donatore
o  per  la  sua  famiglia;  3)  nel caso, riconducibile a particolari
situazioni  cliniche  incombenti,  che la raccolta sia finalizzata al
trapianto  autologo  o  allogenico tra consanguinei, la distribuzione
dell'unita'  SCO sara' limitata al ricevente consanguineo specificato
o  allo  stesso  donatore;  4) verra' raccolta l'anamnesi personale e
familiare;  5)  verranno  eseguiti  test  allo  scopo  di individuare
eventuali  malattie  infettive  e  genetiche;  6) i campioni verranno
conservati  per  futuri  test; 7) l'unita' potrebbe essere utilizzata
per ricerca, per controllo di qualita' o per studi di validazione; 8)
l'unita' potrebbe essere eliminata se non soddisfa i requisiti per la
conservazione propri della banca.

4.B) La Raccolta
Ai  fini  della  raccolta il tempo di gestazione della madre non deve
essere inferiore a 34 settimane.
La  raccolta  dello  SCO  deve  essere  eseguita secondo protocolli e
procedure scritte nell'ambito dei sistema di qualita' di cui al punto
3.L  in  cui siano definiti i criteri per la selezione dei donatori e
le manovre operative.
Devono  essere  adottate  procedure atte a proteggere il ricevente da
malattie  trasmissibili  ed  a garantire la riservatezza dei dati sul
donatore  SCO  e sulla madre. Su un campione di sangue materno devono
essere  effettuati  i  test previsti dalle norme in vigore al momento
della raccolta.
Le  Banche  di  Sangue  di  Cordone  (BSC), individuate dalle Regioni
secondo  quanto previsto dall'articolo 15 della legge 1° aprile 1999,
n.  91  e  dalla  legge  4  maggio 1990, n. 107, dovranno predisporre
protocolli  e  procedure  scritte per la risposta da fornire nel caso
che i risultati del processo di screening o le analisi in laboratorio
sui campioni di sangue materno o di SCO risultino ambigui o positivi.
Il  prelievo  dello  SCO  e'  effettuato da personale qualificato nel
luogo  dove  il  neonato viene partorito, secondo accordi con una BSC
accreditata.
Le  procedure  operative  adottate  per  la raccolta dello SCO devono
garantire  la  conservazione  dello stesso secondo le norme vigenti e
dovranno  essere  tali  da  salvaguardare la salute della madre e del
neonato.

4.C) Il Trasporto
I mezzi di trasporto utilizzati per trasferire l'unita' SCO dal luogo
di   prelievo   alla  BSC  devono  essere  scelti  in  modo  tale  da
salvaguardare  l'integrita' dell'unita' stessa nonche' la salute e la
sicurezza del personale.
Il  trasporto  delle  unita'  di cellule staminali deve rispettare le
norme  vigenti  in  termini  di  sicurezza ed avvenire in contenitori
rigidi a chiusura ermetica .I contenitori utilizzati per il trasporto
devono   essere   isolati   termicamente  per  mantenere  stabile  la
temperatura richiesta e permettere la relativa tracciabilita'.

4.D) La Manipolazione
Le   unita'   SCO   devono  essere  manipolate  e  caratterizzate  in
conformita'  a  una  procedura  operativa  validata  dai  sistema  di
qualita'.  Le  unita'  SCO devono essere congelate entro 48 ore dalla
raccolta.  La manipolazione dell'unita' deve limitarsi alla riduzione
di  volume  mediante  deplezione degli eritrociti e/o del plasma. Per
ciascuna unita' devono essere conservati dei campioni di riferimento.
La   caratterizzazione  dell'unita'  deve  essere  descritta  in  una
procedura  e  comprendere almeno: 1) la determinazione del volume, 2)
il conteggio delle cellule nucleate del prodotto finale, 3) il gruppo
ABO ed Rh, 4) il numero totale di cellule CD34+ o il numero totale di
cellule  emopoietiche  in  grado di formare CFU, 5) la valutazione di
eventuale  contaminazione batterica e/o fungina: in caso di risultato
positivo   e'   richiesto   un   antibiogramma,  6)  la  tipizzazione
HLA-A,B,DRB1, eseguita da laboratori accreditati EFI o ASHI.

4.E) La Conservazione
Le unita' SCO devono essere criopreservate con discesa di temperatura
controllata, utilizzando una procedura operativa validata dal sistema
di qualita'. La documentazione relativa alla curva di congelamento di
ogni unita' deve essere conservata. I protocolli di criopreservazione
devono specificare la sostanza crioprotettiva e la sua concentrazione
finale.  Le  unita'  SCO  congelate  devono  essere conservate ad una
temperatura  di  -135  gradi.  Deve  essere  operativo  un sistema di
controllo  dell'inventario. Tale sistema dovra' indicare l'ubicazione
di  ogni  unita'  SCO,  nonche' dei relativi campioni di riferimento.
Dovra'   essere  minimizzato  il  rischio  che  le  unita'  congelate
subiscano  variazioni di temperatura durante la loro conservazione. I
congelatori   ad  azoto  liquido  devono  avere  un  dispositivo  che
garantisca  il  controllo del livello di azoto e devono essere dotati
di  un  sistema  per  il  monitoraggio continuo della temperatura. Il
sistema  di  allarme  deve  essere  dotato di sistemi di segnalazione
visivi e sonori e garantire il funzionamento 24 ore al giorno.

4.F) Il Sistema Qualita'
Le banche di sangue di cordone (BSC) devono avere un Sistema Qualita'
che   garantisca   la   revisione,   la  modifica,  l'approvazione  e
l'implementazione  di  tutte  le  procedure destinate a monitorare la
conformita'  con  gli standard e/o la prestazione della struttura. La
(BSC)  deve definire e mantenere un programma per la valutazione e il
miglioramento  della  qualita'. Tale programma deve comprendere tutti
gli  aspetti  della  raccolta,  del  trattamento, dell'analisi, della
conservazione,  della  selezione  e  della  distribuzione  del sangue
cordonale.  La  BSC  deve  avere  protocolli e procedure scritte, che
coprano  tutti  gli  aspetti  delle  attivita', secondo un manuale di
qualita' interno. I protocolli e le procedure devono coprire anche le
seguenti operazioni della BSC:
1)  Preparazione,  approvazione,  implementazione  e  modifica  delle
procedure standard operative.
2) Screening e consenso della madre.
3) Raccolta e trasporto del sangue cordonale alla banca.
4) Manipolazione, caratterizzazione, criopreservazione, conservazione
e data di scadenza del sangue cordonale.
5) Etichettatura.
6)  Criteri per la gestione dei dati, la selezione e la distribuzione
delle unita' di sangue cordonale, comprese le unita' non conformi.
7)  Gestione  della qualita', compresa la valutazione della qualita',
le  azioni  di  miglioramento  e  correttive,  i rapporti di errori e
incidenti.
8)  Procedure per la raccolta e l'analisi dei dati relativi all'esito
del trapianto.
9)  Addestramento  del  personale  e  documentazione  di una continua
competenza nelle procedure eseguite.
10)  Gestione del laboratorio, compresi il mantenimento dei materiali
ed  il monitoraggio delle apparecchiature, le procedure per pulizia e
l'igiene,  l'eliminazione  dei rifiuti biologici sanitari pericolosi,
le procedure di emergenza e di sicurezza, ed un piano di emergenza in
caso di calamita'.
11) Deve essere definita una procedura che garantisca la riservatezza
dell'identita'  del  donatore e del ricevente in accordo con le leggi
relative al diritto sulla privacy.
12)   La  BSC  definisce  una  procedura  che  confermi  la  corretta
identificazione  di una unita' SCO, dei campioni di riferimento e dei
campioni materni.
13)   La  BSC  definisce  una  procedura  in  grado  di  rintracciare
univocamente  tutte  le  unita'  SCO, tutti i campioni dei donatori e
quelli dei riceventi.
14)  La  BSC  definisce  una  procedura  in grado di confermare che i
risultati  delle  analisi  effettuate sulle unita' SCO e sui campioni
materni  soddisfino  determinati  requisiti  prima che l'unita' venga
dichiarata  idonea  per  la  distribuzione.  Qualora  vi  siano  piu'
strutture  distaccate  per  la  raccolta, dovranno essere chiaramente
definite  le  competenze  delle stesse e del laboratorio responsabile
relativamente   a   tutti   gli  aspetti  inerenti  la  raccolta,  il
trattamento, l'analisi, la conservazione e la distribuzione.
15)  La  BSC dovra' adottare metodi, attrezzature e materiali tali da
mantenere  la  vitalita'  delle  unita' di sangue cordonale (CB) e da
prevenire l'introduzione accidentale di agenti estranei.
16)  La  BSC  deve  effettuare  ad  intervalli regolari e predefiniti
ispezioni e revisioni interne delle proprie procedure.
17)  La BSC definisce una procedura in grado di individuare eventuali
unita'  non  pienamente  conformi  alle  presenti  linee  guida  e ai
requisiti definiti dalla struttura.
18)   La   BSC   definisce   una   procedura   per  il  monitoraggio,
l'individuazione,  la  documentazione  e  la  denuncia  di  eventuali
deviazioni,   errori  e  incidenti  che  si  verifichino  durante  le
operazioni.

5) MANIPOLAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE
Con  il  termine  di "manipolazione cellulare" si indicano tutti quei
processi  cui  sono  sottoposte  le  cellule  fino alla infusione nel
paziente.
La  marcata  eterogeneita'  funzionale  e  fenotipica  delle  cellule
richiede che sia applicato un rigoroso controllo di qualita' di tutto
il  processo  di  manipolazione  che garantisca il prodotto biologico
finale.
Il  controllo  di qualita' si attua facendo riferimento alle presenti
linee-guida  che  assicurano  l'idoneita' sia delle strutture dove le
cellule  emopoietiche  sono manipolate che delle procedure alle quali
le cellule vengono sottoposte.
Il  presente documento individua gli standard che assicurano, in base
alle  conoscenze attualmente disponibili, la qualita' delle procedure
di   laboratorio   e   della   pratica   clinica  in  relazione  alla
manipolazione   e  alla  reinfusione  di  cellule  emopoietiche.  Gli
standard   proposti   si   applicano   a  tutte  le  fasi  (prelievo,
manipolazione,  conservazione,  reinfusione) della terapia cellulare,
indipendentemente  dalla sorgente delle cellule (MO, SP, SCO) o dalla
modalita'  di manipolazione (rimozione o arricchimento di popolazioni
cellulari;  espansione  di  cellule  emopoietiche; criopreservazione;
infusione,  espansione  o  attivazione  di popolazioni linfocitarie a
scopo   di   immunoterapia;   modificazione   genetica   di   cellule
emopoietiche o linfoidi), allorche' cellule emolinfopoietiche vengano
utilizzate   per   la   ricostituzione   funzionale,   permanente   o
transitoria, di un tessuto o a scopo di terapia genica o immunologica
dopo  modificazione,  permanente  o transitoria, della loro attivita'
funzionale.

5.A) Standard per la manipolazione

5.A.1) Personale
Il  personale  del  laboratorio di manipolazione cellulare deve avere
qualificazione,  addestramento  ed  esperienza  adeguati  e possedere
documentata  esperienza  negli  aspetti  di  laboratorio  inerenti la
manipolazione delle CSE utilizzate con finalita' terapeutiche.

5.A.2)  Laboratorio  I  criteri  di  garanzia  di  buone  pratiche di
laboratorio   (GLP)   sono   derivati   da   apposite   pubblicazioni
dell'Istituto Superiore di Sanita'.
Si intende specificare comunque che:
1)  Il  Laboratorio  di Manipolazione Cellulare deve essere dotato di
spazi ed apparecchiature adeguate alle procedure che vengono eseguite
allo scopo di evitare che il sovraffollamento possa portare ad errori
procedurali e ad una inadeguata conservazione dei materiali.
2) Il Laboratorio deve essere mantenuto pulito e in ordine e non deve
essere accessibile a personale non autorizzato.
3)  Il  Laboratorio  di  Manipolazione Cellulare deve essere separato
dalle zone nelle quali si svolgono attivita' o procedure non inerenti
il trattamento di cellule usate a scopo di terapia cellulare.

5.A.3)Procedure
Le  procedure  di  manipolazione cellulare devono essere monitorate e
registrate  al fine di assicurare e documentare che vengano espletate
in conformita' agli standard previsti. Il termine procedure definisce
ogni  aspetto  direttamente  o  indirettamente  connesso alla terapia
cellulare  (prelievo  manipolazione  e  conservazione  delle cellule,
conservazione   dei  reagenti,  norme  di  sicurezza,  ecc.)  Ciascun
Laboratorio  di  Manipolazione  Cellulare  deve  essere  dotato di un
Manuale   delle   Procedure   che  va  revisionato  annualmente,  per
consentirne l'esecuzione da parte del personale tecnico.

5.A.4) Sicurezza
Le  procedure  del  Laboratorio  devono  essere condotte nel rispetto
della  vigente  normativa  di settore in modo da minimizzare i rischi
per  la  salute  e  la  sicurezza  del  personale,  dei pazienti, dei
donatori,  dei visitatori. Il Laboratorio deve essere dotato di norme
scritte  per  il controllo delle infezioni, della sicurezza chimica e
radiologica,  della  rimozione  dei  rifiuti  e  della  biosicurezza,
accompagnate  dalla definizione delle procedure da seguire in caso di
incidenti. Devono essere previste procedure per la decontaminazione e
l'eliminazione di prodotti biologici di scarto.

5.B) Aspetti generali della manipolazione cellulare
Le  cellule emopoietiche vengono ottenute in accordo con gli standard
definiti  per il prelievo da donatori adeguatamente selezionati o dal
paziente  stesso,  di  cui  al D.M. 26 gennaio 2001. La manipolazione
deve  avvenire  in  base  alle  metodiche definite nel "Manuale delle
Procedure".
Le procedure adottate consentiranno di ottenere:
1.  Progenitori  emopoietici non manipolati o minimamente manipolati,
definiti  come  progenitori emopoietici non sottoposti a procedure di
espansione  o  modificazione  funzionale  o  genetica  di  specifiche
popolazioni cellulari.
2.  Progenitori  emopoietici  manipolati,  definiti  come progenitori
emopoietici  sottoposti  a  procedure  di  espansione o modificazione
funzionale  di  specifiche  popolazioni  cellulari.  La produzione di
progenitori  emopoietici  manipolati,  comunque eseguita con farmaci,
reagenti  chimici  e  biologici  o  con  apparecchiature  in  fase di
sperimentazione o anche gia' approvate per l'uso clinico, deve sempre
essere  sottoposta all'approvazione del Comitato Etico e richiede che
il  ricevente  di progenitori emopoietici manipolati abbia fornito il
proprio consenso informato.
Qualsiasi metodica di manipolazione cellulare deve impiegare tecniche
sterili  e  deve  fornire progenitori emopoietici vitali in quantita'
considerate   adeguate   in   relazione  alle  aggiornate  conoscenze
scientifiche.
Le  varie  fasi  delle  procedure  di  manipolazione cellulare devono
essere   documentate  per  iscritto  in  modo  dettagliato  e  devono
contenere  una  valutazione  quantitativa  del  prodotto  finale.  Il
risultato delle procedure di manipolazione di progenitori emopoietici
deve  essere  notificato  al  Responsabile  Clinico  del Programma di
Trapianto.
Le apparecchiature usate per le manipolazioni cellulari devono essere
periodicamente  sottoposte  a  manutenzione.  Il numero di lotto e la
data   di  scadenza  dei  reagenti  e  del  materiale  usato  per  la
manipolazione cellulare devono essere registrati.

5.B.1)   Progenitori   emopoietici   non   manipolati  o  minimamente
manipolati
La   definizione   di   progenitori   emopoietici  non  manipolati  o
minimamente manipolati include le seguenti procedure:
A. rimozione del plasma.
B. rimozione delle emazie.
C.  preparazione del buffy-coat mediante rimozione del plasma e delle
emazie.
D.  preparazione della frazione mononucleata mediante centrifugazione
in gradiente di densita'.
E. criopreservazione del buffy-coat o della frazione mononucleata.
F.  Deplezione  di  una  o  piu'  popolazioni  di  cellule (selezione
negativa).
G. Arricchimento di una o piu' popolazioni di progenitori emopoietici
(selezione positiva).

5.B.2) Progenitori emopoietici manipolati
La  manipolazione  di  progenitori  emopoietici  include  le seguenti
procedure:
A.  Espansione  di  una o piu' popolazioni di progenitori emopoietici
(espansione ex vivo).
5.B.3) Controlli di qualita'
E'  necessario  prevedere  l'esecuzione  di  test  e procedure per la
misurazione  e il monitoraggio delle caratteristiche funzionali delle
cellule  prelevate,  manipolate  ed  eventualmente  criopreservate. I
risultati  dei  controlli  di  qualita'  devono  essere registrati ed
allegati alla scheda del materiale processato.
I   controlli  di  qualita'  delle  cellule  emopoietiche  prelevate,
manipolate  ed  eventualmente  criopreservate devono essere basati su
esami  appropriati  e  scientificamente  riconosciuti  allo  scopo di
dimostrare  la  sicurezza  e  l'efficacia  delle  cellule  stesse. Le
cellule   emopoietiche   prelevate,   manipolate   ed   eventualmente
criopreservate  devono essere sottoposte ad esame microbiologico. Nel
caso   gli   esami   microbiologici   dimostrassero   l'esistenza  di
contaminazioni  queste  devono  essere  immediatamente  notificate al
Responsabile Clinico competente.
Dopo   la  reinfusione  di  cellule  emopoietiche  non  manipolate  o
manipolate, i controlli di qualita' devono includere la registrazione
del  tempo  necessario per ottenere la ricostituzione emopoietica con
quella  specifica  frazione  cellulare  reinfusa.  Nel  caso  vengano
utilizzati  progenitori  emopoietici  manipolati (purging o selezione
positiva),  e'  necessario  eseguire  test  immunofenotipici  e saggi
clonogenici prima e dopo la procedura di manipolazione.

5.B.4) Reagenti ed apparecchiature
Reagenti  ed  apparecchiature  utilizzati  per prelevare, manipolare,
analizzare,   criopreservare,   conservare   e   reinfondere  cellule
emopoietiche  devono  essere  conservati in modo ordinato e sicuro in
ambienti igienicamente controllati.
Tutti  i  reagenti  utilizzati per prelevare, manipolare, analizzare,
criopreservare,  conservare e reinfondere cellule emopoietiche devono
essere sterili.
Le  apparecchiature utilizzate per prelevare, manipolare, analizzare,
criopreservare,  conservare e reinfondere cellule emopoietiche devono
essere  periodicamente  sottoposte  ad  operazioni  di manutenzione e
calibrazione.

5.B.5) Etichette
Le  operazioni  di  etichettature  delle  cellule emopoietiche devono
essere  separate  fisicamente  o  spazialmente da altre operazioni al
fine di prevenire errori di denominazione. Le etichette devono essere
compilate in modo chiaro e leggibile usando inchiostri indelebili.
Etichette  d'identificazione  devono essere applicate sul contenitore
delle  cellule al momento del prelievo e devono contenere le seguenti
informazioni:
A. Codice identificativo univoco.
B. Tipo di cellule.
C. Nome del donatore.
D. Nome del ricevente (se diverso da quello del donatore).
E. Data e ora del prelievo.
F. Volume del materiale prelevato.
G.  Tipo  e  volume  dell'anticoagulante  usato  e di eventuali altri
additivi.

Alla  fine  delle  procedure  di  manipolazione e prima dell'invio al
Centro  Trapianti,  l'etichetta  sul  contenitore  delle cellule deve
indicare le seguenti ulteriori informazioni:
A. Codice identificativo univoco.
B.  Gruppo sanguigno e fattore Rh del donatore (non necessario per le
procedure autologhe).
C. Denominazione delle cellule.
D. Composizione del contenuto (medium, crioprotettore, ecc.).
E. Metodo di manipolazione.

5.B.6) Reinfusione
Al  momento della reinfusione, ciascun prodotto cellulare finale deve
essere   identificato   da  due  persone  differenti  allo  scopo  di
verificare   le   informazioni   sui  ricevente  e  l'integrita'  del
contenitore.
L'unita'  prodotta  deve essere identificata e acquisita sul registro
di  carico  degli emocomponenti, come previsto da apposita normativa,
al fine di garantire completa tracciabilita' del prodotto.

6) INDICAZIONI ATTUALI PER L'IMPIEGO CLINICO
Le indicazioni al trapianto di midollo comprendono le leucemie acute,
le  leucemie  croniche,  le  forme  di  insufficienza  midollare,  le
talassemie,  i linfomi di Hodgkin, i linfomi non Hodgkin, il mieloma,
le   malattie  mieloproliferative,  alcuni  tumori  solidi,  numerose
malattie genetiche, quali la talassemia e, molto recentemente, alcune
malattie   autoimmuni,   quali   la   sclerosi   multipla,  l'artrite
reumatoide, il lupus eritematoso.
Le   indicazioni   per   l'impiego   clinico   di  cellule  staminali
ematopoietiche  sono  riportate  nella tabella per gli adulti e nella
tabella 2 per i bambini, suddivise secondo 4 categorie:
1) Standard (S): rientrano in questa categoria i trapianti effettuati
secondo  procedure  accettate  e  diffuse  per  quella  patologia con
risultati  ben  caratterizzati e superiori a terapie alternative, che
possono essere eseguiti in tutti i centri trapianto accreditati dalle
Regioni.
2) Protocollo clinico (PC): rientrano in questa categoria i trapianti
effettuati  nel contesto di un protocollo clinico (PC) predisposto ed
eseguito nel rispetto delle norme vigenti.
3)  Studio Pilota (Developmental: D): fanno parte di questa categoria
i  trapianti  eseguiti  per  indicazioni  per  le  quali  non  vi  e'
consistente  esperienza  nazionale  od internazionale. Solitamente si
tratta  di  casi  singoli  o piccole serie in studi pilota o di nuove
indicazioni.  Sono  eseguiti  da Centri accreditati dalle Regioni che
hanno una esperienza riconosciuta in quella particolare patologia nel
rispetto delle norme vigenti in tema di sperimentazione clinica.
4)  Non  Raccomandati (NR): Questa categoria si riferisce a trapianti
non  consigliati a causa della fase di malattia, dell'eta' o di altre
caratteristiche del paziente. Possono essere identificati in pazienti
per  i  quali  l'indicazione  al  trapianto  venga data in fase molto
precoce  di  malattia, nei quali il rischio non e' giustificato, o in
pazienti  in  fase terminale, per i quali e' improbabile prevedere un
beneficio  dalla procedura. Per questi ultimi va anche considerato il
rischio per il donatore che diventa difficile da giustificare.
Le  indicazioni di cui alle Tabelle 1 e 2 sono aggiornate annualmente
dalla  apposita  Commissione  istituita  presso  il  Ministero  della
salute,  in accordo con le societa' scientifiche e in armonia con gli
standard internazionali.

                                                           TABELLA 1

        Indicazioni e Categorie di Trapianto nei Pazienti Adulti

                                                       Trapianto
--------------------------------------------------------------------
Patologie     Stato di Malattia     Allogenico              Autologo
                                    ----------------------
                                    Familiare
                                    HLA        Donatore
                                    Identico   Alternativo
--------------------------------------------------------------------
LAM           RC 1, 2 or 3              S          PC           S
              M3 Persistenza di         S          PC           NR
              malattia molecolare
              M3 in 2^ remissione       S          NR           S
              molecolare
              Recidiva o                PC         NR           NR
              Refrattarieta'

LAL           RC1 ad alto rischio,      S          PC           PC
              RC2.
              Recidiva o                PC         NR           NR
              Refrattarieta'

LMC           Fase Cronica              S          S            PC
              Fase Avanzata             S          PC           NR
              Crisi Blastica            D          NR           NR

MMP (non-LMC)                           PC         D            D

SMD           RA, RARS, RAEB LMMoC      S          PC           PC
              RAEBt, sLAM in RC1 or     S          PC           PC
              RC2
              Stati piu' avanzati       S          PC           NR

LLC                                     PC         D            PC
Linfoma non
Hodgkin:
Linfoblastico come LAL

Alto Grado                              PC         D            S

Grado         RC1                       NR         NR           S
Intermedio
              Recidiva, RC2, RC3        PC         PC           S
              Refrattarieta'            PC         NR           NR
Basso Grado   RC1                       NR         NR           PC
              Recidiva, RC2, RC3        PC         D            S

Malattia di   RC1                       NR         NR           PC
Hodgkin
              Prima recidiva, RC2, RC3  PC         NR           S
              Refrattarieta'            PC         NR           PC

Mieloma                                 PC         D            S
Multiplo

Apiasia       Patienti <45 anni         S          D            NR
Midollare
Grave

EPN                                     PC         D
Tumori
Solidi:
Mammella      Adiuvante ed              NR         NR           PC
              infiammatorio
Mammella      Metastatico rispondente   D          NR           PC
Cellule       Recidiva Sensibile        NR         NR           S
Germinali
Cellule       Refrattario               NR         NR           PC
Germinali
Ovaio         MRD                       NR         NR           PC
Ovaio         Refrattario               D          NR           NR
Glioma        Post-chirurgico           NR         NR           D
Microcitoma   Prima Linea               NR         NR           PC
Polmonare
Carcinoma     Metastatico               PC         NR           NR
Renale

Disordini
Autoimmuni:
Piastrinopenia                          -          -            PC
autoimmune con
emorragie
Sclerosi                                -          -            PC
Sistemica
Artrite                                 -          -            PC
Reumatoide

Sclerosi                                -          -            PC
Multipla
Lupus
Eritematoso
Sist.                                   -          -            PC
Amiloidosi                              D          NR           PC

RC 1, 2, 3 = prima, seconda, terza remissione completa; LAM= Leucemia
Acuta  Mieloide; LLA= Leucemia Acuta Linfoide; LMC= Leucemia Mieloide
Cronica;  M3  Leucemia  acuta  promielocitica secondo classificazione
FAB;  SMD=  Sindrome  Mielodisplastica; RA= anemia refrattaria; RARS=
anemia  refrattaria  con  sideroblasti ad anello (ring); RAEB= anemia
refrattaria  con  eccesso  di blasti; LMMoC= leucemia mielomonocitica
cronica;  sLAM=  leucemia  acuta  mieloide  secondaria; LLC= Leucemia
Linfoide Cronica; MMP= Malattie MieloProliferative.
*Persistenza  di  malattia molecolare dopo terapia di consolidamento.
il   trapianto   non   e'  raccomandato  nel  tumore  della  mammella
refrattario  con  metastasi  e  per il tumore polmonare non a piccole
cellule.
Questa  classificazione  non  riguarda  i  pazienti  per  i quali sia
disponibile un donatore singenico.

                                                           TABELLA 2

     Indicazioni e Categorie di Trapianto nei Pazienti Pediatrici

                                                        Trapianto
--------------------------------------------------------------------
Patologie     Stato di Malattia     Allogenico              Autologo
                                    ----------------------
                                    Familiare
                                    HLA        Donatore
                                    Identico   Alternativo
--------------------------------------------------------------------
LAM           RC1 (basso rischio)       NR         NR           NR
              RC1 (alto rischio)        S          NR           S
              RC2                       S          S            S

LAL           RC1 (basso rischio)       NR         NR           NR
              RC1 (alto rischio)        PC         PC           NR
              RC2                       S          S            PC
              > CR2                     S          S            PC

LMC           Fase Cronica              S          S            PC
              Fase Avanzata             S          S            NR

Linfoma non   RC1 (basso rischio)       NR         NR           NR
Hodgkin
              RC1 (alto rischio)        PC         PC           PC
              RC2                       S          S            PC
Linfoma di    RC1                       NR         NR           NR
Hodgkin
              Prima recidiva, RC2       PC         D            S

SMD           Come Adulti               S          S            NR

Immunode-                               S          S            -
ficiency

Talassemia    Secondo eta' e stadio     S          D            -

Drepanocitosi See text                  S          D            -
Aplasia                                 S          PC           -
Midollare
Grave

Anemia di                               S          PC           -
Blackfan-
Diamond

Errori                                  PC         PC           -
Congeniti

Tumori        Tumore a cellule          NR         NR           PC
Solidi:       germinali
              Sarcoma di Ewing          NR         NR           PC
              Sarcoma dei tessuti       D          D            PC
              morbidi
              Neuroblastoma             NR         NR           PC
              Tumore di Wilms           NR         NR           PC
              Sarcoma Osteogenico       NR         NR           D
              Tumore Cerebrale          NR         NR           PC

Malattie                                NR         NR           D
Autoimmuni

1) ABBREVIAZIONI

ADMO: Associazione Donatori Midollo Osseo
AIEOP Associazione Italiana di Oncoematologia Pediatrica
ASHI: American Society for Histocompatibility and Immunogenetics
BMDW: Bone Marrow Donor World Wide
BSC: Banca di Sangue di Cordone ombelicale
CRC: Centri di Raccolta e Conservazione delle CSE
CSE: Cellule Staminali Ematopoietiche
EBMT: European Blood and Marrow Transplantation Group
EFI: European Federation for Immunogenetics
ERCBB Emilia Romagna Cord Blad Banf associato con BMDKW
FACT: Foundation for the Accreditation of Cellular Therapy
GCP: Good Clinical Practice
GITMO: Gruppo Italiano Trapianto Midollo Osseo
GLP: Good Laboratory Practice
GRACE:  Gruppo  per  la  Raccolta  e  l'Amplificazione  delle Cellule
Ematopoietiche
IBMDR: Italian Bone Marrow Donor Registry
IBMTR: International Bone Marrow Transplantation Registry
ISBT: International Society of Blood Transfusion
ISCT: International Society of Cell Therapy
JACIE: Joint Accreditation Committee ISCT and EBMT
MO: Midollo Osseo
MOGM: Micro-Organismi Geneticamente Modificati
SCO: Sangue di Cordone Ombelicale
SIE: Societa' Italiana di Ematologia
SIMTI:    Societa'    Italiana    di    Medicina   Trasfusionale   ed
Immunoematologia
SIDE: Societa' italiana di Emaferesi
SIT: Servizi di Immunoematologia e Trasfusione
SP: Sangue Periferico
WMDA: World Marrow Donor Association

2) DEFINIZIONI
ACQUISITO e' riferito ad un agente estraneo microbiologico, chimico o
radiobiologico introdotto in un'unita' di CSE durante la raccolta, la
processazione o l'infusione.
ALLOGENICO  e'  riferito a cellule ottenute da un donatore per essere
infuse in un altro individuo.
ALLOGENICO CONSANGUINEO e' riferito a cellule raccolte da un donatore
per essere infuse in un individuo geneticamente correlato al donatore
stesso.
ALLOGENICO  NON  CONSANGUINEO  e'  riferito  a cellule raccolte da un
donatore   per  essere  infuse  in  un  individuo  geneticamente  non
correlato al donatore.
ASSICURAZIONE  DELLA  QUALITA'  descrive  le  azioni,  pianificate ed
attuate,  per  assicurare  che  tutti  i  sistemi  e gli elementi che
influenzano   la   qualita'  del  prodotto  funzionino  come  atteso,
singolarmente e collettivamente.
ATTECCHIMENTO e' la ricostituzione dell'emopoiesi di un ricevente con
i leucociti, i globuli rossi e le piastrine di un donatore.
AUTOLOGO  e'  riferito  a  cellule ottenute dal paziente/donatore per
essere infuse nella stessa persona.
BANCA   DI  SANGUE  CORDONALE  (BSC)  si  riferisce  a  un  programma
integrato,  sotto  la  direzione  di  un  unico  responsabile, per la
raccolta,  la  processazione,  la caratterizzazione, il bancaggio, la
selezione  e  la  distribuzione  delle  unita'  di  sangue di cordone
ombelicale per uso clinico.
CAMPIONI  DI  RIFERIMENTO  sono  aliquote di cellule, plasma, siero o
componenti   cellulari,  prelevati  dal  midollo  osseo,  dal  sangue
periferico,  dall'unita'  SCO  o  dal  sangue  della madre, usate per
stabilire  o confermare l'identita', la tipizzazione HLA e ABO Rh, la
valutazione  infettivologica  e le informazioni su eventuali malattie
genetiche o trasmissibili relative al donatore di CSE.
CD34  e'  riferito  all'antigene  glicoproteico  di  115  kD espresso
dall'1-2%  delle  cellule  mononucleate  normali  del  midollo  osseo
riconosciuto  da  uno  specifico  anticorpo  monoclonale  (anti-CD34)
secondo la terminologia convenzionale dei cluster di differenziazione
(CD).
CFU  si  riferisce  ad una unita' capace di formare colonie, cioe' ad
una  cellula  clonogenica  in  grado  di produrre colonie in vitro in
condizioni specifiche, in presenza di appropriati fattori di crescita
e  definita  in  base  al  tipo di progenie cellulare matura a cui da
origine.
CONSERVAZIONE  IN  QUARANTENA  e'  la conservazione dello SCO in aree
fisicamente  separate,  chiaramente  identificate  per questo scopo o
l'uso   di  altre  procedure,  quale  l'assegnazione  automatica  che
impedisca  la  distribuzione  impropria  del prodotto prima che siano
stati rivisti i risultati dei test per le malattie infettive.
CRIOPRESERVAZIONE   e'   il   processo  di  congelamento  dell'unita'
contenente  le CSE mediante l'impiego di apparecchiature, materiali e
tecniche validate a questo scopo.
DEPLEZIONE  e'  la  manipolazione  dell'unita'  di  sangue midollare,
periferico   o   cordonale  che  porta  alla  perdita  di  specifiche
sottopopolazioni cellulari.
DLI  (DONOR  LYMPHOCYTE  INFUSION)  si intende la somministrazione al
paziente  trapiantato  di  linfociti,  solitamente  provenienti dallo
stesso   precedente  donatore  di  CSE,  con  l'intento  di  spostare
l'equilibrio in favore del donatore.
DOCUMENTAZIONE  E  REGISTRAZIONE  ELETTRONICA  e'  qualsiasi forma di
identificazione documentale, costituita da una combinazione di testo,
o  grafico  o  altri dati, che viene creata, conservata, modificata o
trasmessa in forma digitale da un computer.
DONATORE  DEDICATO  si  riferisce al neonato il cui sangue placentare
viene  raccolto  e  conservato  per essere eventualmente infuso in un
familiare.
DONATORE  DI  SANGUE  PLACENTARE  e' il neonato dalla cui placenta e'
stata ottenuta l'unita' SCO.
ESPANSIONE  si  riferisce  alla  crescita  in vitro, in un sistema di
cultura,  di  una  o  piu' popolazioni di cellule ematopoietiche, sia
indifferenziate che ematologicamente orientate.
ETICHETTATURA  include  le  misure  intraprese  per  identificare  la
raccolta  all'origine  di  CSE,  di ciascun componente cellulare e di
ciascuna modifica dei componenti.
MANUALE   DELLE   PROCEDURE  operative  standard  si  riferisce  alla
compilazione   di   dettagliate   istruzioni  scritte  richieste  per
l'esecuzione delle procedure cliniche o di laboratorio.
QUALITA'  si  riferisce  al  grado di conformita', di un prodotto, di
un'azione o di un processo, a standard pre-definiti.
QUALITA'  CONTROLLO  si  riferisce  alla  componente del programma di
qualita'  che  include  le  attivita'  ed  i  controlli  adottati per
determinare  la  precisione  e  l'affidabilita'  del personale, delle
attrezzature,  dei  reagenti e delle operazioni della struttura nella
quale avviene la raccolta, la manipolazione e l'infusione delle CSE.
QUALITA-GESTIONE  si  riferisce  ad  un  programma  integrato  per il
mantenimento della sicurezza e per la valutazione, il controllo ed il
miglioramento della qualita'.
QUALITA-MIGLIORAMENTO  descrive  le misure pianificate ed attuate per
sviluppare  un sistema di revisione e miglioramento della qualita' di
un prodotto, di un' azione o di un processo.
QUALITA-SUPERVISORE   DELLA  GESTIONE  e'  un  soggetto  qualificato,
incaricato  di  stabilire  i  metodi  per  la revisione, la modifica,
l'approvazione  e  l'implementazione di tutti i prodotti, le azioni e
le  procedure  intese  a  mantenere  e  migliorare  la qualita' nella
gestione  di  un  qualunque  settore  operativo  e  a  monitorare  la
conformita' agli standard.
QUALITA-VALUTAZIONE  descrive  le  azioni, pianificate e attuate, per
valutare  tutti  i sistemi e gli elementi che influenzano la qualita'
del prodotto o del servizio.
RACCOLTA DI SANGUE CORDONALE si riferisce alla raccolta del sangue di
cordone  ombelicale,  prima e/o dopo l'espulsione della placenta, per
la crioconservazione ed il trapianto.
RIDUZIONE  DI VOLUME e' la manipolazione dell'unita' di CSE che porta
alla  perdita  di  volume  senza una perdita significativa di cellule
nucleate.
SANGUE PLACENTARE O CORDONALE si riferisce al sangue intero, comprese
le  cellule  progenitrici ematopoietiche, raccolto dai vasi sanguigni
placentari e dalla vena del cordone ombelicale.
SELEZIONE indica il processo dinamico di identificazione di un'unita'
per il trapianto, che soddisfi i criteri definiti.
SELEZIONE   POSITIVA   si   riferisce  ad  una  manipolazione  mirata
all'arricchimento di una specifica popolazione cellulare.
SISTEMA  INFORMATIVO  si  riferisce  all'hardware,  al software, alle
postazioni  periferiche, al personale e alle documentazioni implicate
nella produzione di una registrazione elettronica.
STRUTTURA PER LA RACCOLTA si riferisce al luogo dove il tessuto fonte
delle cellule staminali viene prelevato.
TRAPIANTO ALLOGENICO si riferisce all'infusione di CSE provenienti da
un donatore diverso dal paziente.
TRAPIANTO  AUTOLOGO  si  riferisce  all'infusione  di CSE provenienti
dallo stesso paziente.
TRAPIANTO   DI  CSE  si  riferisce  a  qualsiasi  infusione  di  CSE,
allogeniche  o autologhe, allo scopo di ottenere un attecchimento con
sostituzione,  completa  o  parziale,  temporanea  o  permanente, del
sistema emo-linfopoietico.
UNITA'  DI  SANGUE  CORDONALE  si  riferisce  alle  cellule nucleate,
comprese le cellule staminali e le cellule progenitrici emopoietiche,
raccolte  dai  vasi sanguigni della placenta e dalla vena del cordone
ombelicale di una singola placenta.
UNITA' NON CONFORME e' l'unita' che non soddisfa requisiti specifici.
VALIDAZIONE si riferisce all'allestimento di prove documentate atte a
fornire  il  massimo livello di confidenza che uno specifico processo
e'  in  grado  di produrre in modo costante un'unita' di CSE conforme
alle specifiche prestabilite e ai requisiti di qualita'.
VALUTAZIONE  DEL  RISCHIO  si  intende  un  momento  essenziale della
procedura,  che  precede  il  trapianto  stesso,  durante il quale il
paziente  viene informato dei rischi connessi e discute con il medico
le eventuali alternative terapeutiche.