(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                   Al Presidente della Repubblica
   Il  consiglio  comunale  di  Capaci,  eletto  nelle  consultazioni
elettorali  del  29  maggio 1988 presenta fenomeni di infiltrazione e
condizionamento di tipo mafioso.
   Invero con il rapporto del prefetto di Palermo del 14 maggio  1992
sono  state  evidenziate forme di pressione a carattere intimidatorio
che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi  ed  il  buon
andamento dell'amministrazione di Capaci.
   Nel  periodo  intercorrente tra il 28 settembre 1991 ed il mese di
aprile  1992,  e  piu'  specificamente  a   seguito   della   mancata
approvazione  da  parte del consiglio comunale della "convenzione con
annessi piani di lottizzazione di varie ditte",  si  sono  susseguiti
gravi  episodi  di  violenza  contro  alcuni componenti del consiglio
comunale, costituenti inequivocabili tentativi di  coartazione  della
determinazione dell'organo elettivo.
   In  particolare il 30 ottobre 1991 l'auto del consigliere Giuseppe
Provenza e' stata segnata con una croce con liquido  imbrattante;  il
13  novembre  1991  l'auto dell'assessore Francesco Taormina e' stata
incendiata; il 14 novembre 1991 e' stata incendiata  la  falegnameria
del consigliere Paolo Billante; il 23 gennaio 1992 sono stati rotti i
vetri  dell'auto  del  predetto  assessore  Francesco Taormina; il 1›
febbraio 1992 e' stato dato alle fiamme  un  deposito  di  cabine  di
legno di cui era comproprietario il consigliere Vincenzo Longo; il 12
febbraio  1992  e'  stata  incendiata l'auto del consigliere Giuseppe
Siino; il 2 aprile  1992  una  esplosione  da  ordigno  ha  provocato
ingenti danni ad un immobile del ragioniere capo del comune di Capaci
Salvatore  Giambona;  il  7 aprile 1992 sono stati frantumati i vetri
dell'auto del gia' richiamato consigliere  Giuseppe  Provenza.  Nella
citata   serie   di  fatti  si  sono  inserite  prima  le  dimissioni
dell'assessore Taormina e poi dell'intera giunta.
   Tali vicende, tuttora al vaglio dell'autorita' giudiziaria,  hanno
avuto   ampia   eco   di  stampa  ed  hanno  determinato  apprensione
nell'opinione pubblica ed anche in sede di assemblea regionale alcuni
parlamentari hanno invocato lo scioglimento del consiglio  di  Capaci
denunciando  la drammatica situazione in cui "la mafia terrorizza chi
si batte per un mutamento della societa'".
   Dalle indagini svolte e' inoltre emerso che alcuni componenti  del
consiglio  sono stati coinvolti in inchieste e procedimenti penali in
relazione a diversi reati e che altri sono stati e sono  in  rapporti
di  parentela,  amicizia  o  di  affari  con  personaggi indiziati di
appartenere ad organizzazioni mafiose, gia' sottoposti alla misura di
prevenzione speciale della P.S. ai sensi della  legge  n.  31  maggio
1965, n. 575. In particolare:
    Vassallo  Salvatore  -  sindaco  dal  1988  al maggio 1991 e gia'
presente nel consiglio eletto nel 1983 - risulta essere  allegato  da
vincoli  di  parentela  nonche'  di  affinita' con Billeci Salvatore,
imprenditore  edile  indiziato  di  appartenere   ad   organizzazione
mafiosa,  gia'  sorvegliato  speciale di P.S. ai sensi della legge n.
575/65. Insieme i predetti sono  stati  azionisti  della  "Copacabana
S.p.a." facente capo al noto mafioso Gaetano Badalamenti destinata al
riciclaggio dei proventi del traffico internazionale della droga;
    Riccobono  Giovanni - sindaco dal 24 maggio 1991 al febbraio 1992
- attualmente assessore e gia'  presente  nel  consiglio  eletto  nel
1983, risulta essere legato da affinita' a Bruno Francesco, detenuto,
ritenuto  appartenente  al  clan  dei  Corleonesi.  Nei confronti del
Riccobono in data 4 aprile  1992  e'  stato  richiesto  il  rinvio  a
giudizio  per  accertare  se, nella decisione adottata in qualita' di
sindaco, di sciogliere la seduta consiliare del  28  settembre  1991,
nel  corso  della  quale  erano  stati  presentati per l'approvazione
alcuni piani di lottizzazione edilizia non approvati dai  consiglieri
presenti,  ricorra  l'ipotesi  di reato di abuso di atti d'ufficio ex
art. 323, comma secondo, del codice penale.
   La constatazione che ben dodici  dei  consiglieri  attualmente  in
carica  facessero gia' parte del precedente consiglio eletto nel 1983
fa, inoltre, verosimilmente ritenere che da lungo  tempo  gli  stessi
siano sottoposti alle pressioni esterne ed alle influenze mafiose che
di recente si sono cosi' violentemente manifestate.
   All'attuale   al   vaglio  dell'autorita'  giudiziaria  risultano,
inoltre, essere sottoposti ulteriori fatti di rilevanza penale  quali
reati  contro  la  P.A.,  attentati ed intimidazioni di tipo mafioso,
appalti, gestioni di societa'  illecite,  manipolazioni  di  concorsi
pubblici, lottizzazioni illegali e frequentazioni sospette di persone
indiziate  come  mafiose  che  comunque coinvolgono l'amministrazione
comunale di Capaci.
   La sussistenza  di  elementi  sintomatici  di  una  situazione  di
illegalita'  diffusa e di degrado amministrativo, oltre che da quanto
sopra esposto, e' comprovata dalle  ricorrenti  crisi  amministrative
dell'ente,  nonche'  dal  proliferare  del  fenomeno  dell'abusivismo
edilizio nel territorio comunale. Aspeto quest'ultimo che  testimonia
la  mancanza  di  una  volonta'  specificamente tesa a contrastare il
fenomeno medesimo, tant'e' vero che l'amministrazione non  ha  ancora
approvato  il  piano  regolatore  generale  ne'  ha  provveduto  alla
definizione  delle  numerosissime  istanze  di   sanatoria   edilizia
pervenute  al  comune  fin  dal  30  giugno  1987.  A tale perdurante
inefficienza, che delude le legittime aspettative della collettivita'
locale, consegue  un  evidente  pregiudizio  per  la  normalizzazione
dell'assetto  del  territorio  e  delle attivita' socio-economiche ad
esso collegate.
   Infine  a  delineare  il  quadro  di  inquinamento  in  cui  versa
l'amministrazione  di  Capaci concorre la recente denuncia per truffa
aggravata di sette impiegati comunali  risultati  ingiustificatamente
assenti,  nel  corso di un controllo antiassenteismo effettuato il 17
aprile  1992,  benche'  i  relativi  cartellini  segnatempo   fossero
regolarmente timbrati.
   Il  clima  di  grave  condizionamento  e  degrado, in cui versa il
consiglio comunale di Capaci, la cui  libera  determinazione  risulta
piegata agli interessi delle locali organizzazioni mafiose; la palese
inosservanza  del  principio  di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso distorto della cosa pubblica utilizzata per il perseguimento di
fini estranei al pubblico interesse hanno minato  ogni  principio  di
salvaguardia   della  sicurezza  pubblica  e,  nel  compromettere  le
legittime aspettative della popolazione  ad  essere  garantita  nella
fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia
nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
   Da  quanto  sopra  esposto emerge l'esigenza dell'intervento dello
Stato    mediante     provvedimenti     incisivi     in     direzione
dell'amministrazione    di   Capaci,   caratterizzata   da   costanti
collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori  e  criminalita'
organizzata  che  condizionano la libera determinazione degli stessi,
inficiano il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed  il  regolare
funzionamento dei servizi alla medesima affidati.
   Il  prefetto  di  Palermo,  ai  sensi  dell'art.  1,  comma 2, del
decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge  22
luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del
consiglio  comunale  di  Capaci  con relazione n. G9206718/Gab del 14
maggio 1992 e nelle more, ritenuti sussistenti i  motivi  di  urgente
necessita'  richiesti  dalla  legge,  con provvedimento del 27 maggio
1992, n. G9206718/Gab,  ha  disposto  la  sospensione  del  consiglio
comunale del sindaco e della giunta comunale di Capaci.
   Ritenuto  per  quanto esposto che ricorrano le condizioni indicate
nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito
nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano  lo  scioglimento
del  consiglio  comunale  di  Capaci  (Palermo)  si  formula  rituale
proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 4 giugno 1992
                                     Il Ministro dell'interno: SCOTTI