AUTORITA' DI BACINO DEL FIUME PO PARMA ----- ALLEGATO A ALLA DELIBERAZIONE N.21 ADOTTATA DAL COMITATO ISTITUZIONALE DEL 12 DICEMBRE 1994 Schema previsionale e programmatico (art.31 l. 183/89) Stralcio relativo al bacino del Fiume Toce (art.16 L.102/90) RELAZIONE 1 PREMESSA L'evento alluvionale che nei giorni 23, 24 e 25 agosto 1987 ha colpito il bacino del Toce, e' stato determinato da precipitazioni intense e concentrate. Tali precipitazioni hanno raggiunto livelli estremi nella giornata del 24 in Valle Antigorio; a Cadarese in Comune di Premia sono stati infatti registrati 195 mm di pioggia, di cui 60 mm circa caduti in due ore. I fenomeni di piena che, di conseguenza, hanno interessato la rete idrografica sono stati particolarmente gravosi; nel Toce, a Verampio, in corrispondenza della traversa Enel, la portata al colmo transitata e' stata stimata con valori prossimi ai 1000 m(elevati al cubo) e con tempo di ritorno dell'ordine di cinquanta anni. Si sono cosi' registrati numerosi ed estesi allagamenti, erosioni laterali ed alluvionamenti che hanno interessato, con diversa intensita' le valli Formazza e Antigorio, Ossola, Divedro, Isorno, Vigezzo, Bognanco, Antrona, Anzasca, Strona, e Cannobina, causando danni ai centri abitati, alle infrastrutture stradali e alle opere igienico-sanitarie. Le Valli Antigorio e Formazza sono state le piu' colpite. Il F. Toce e' esondato in piu' tratti, e numerosi tributari, a causa dell'apporto di ingenti quantita' di detrito dai versanti, hanno dato luogo a fenomeni di sovralluvionamento in zona di conoide. Subito dopo l'evento alluvionale, la Regione Piemonte ha eseguito, con la procedura di "pronto intervento", le opere necessarie per eliminare le situazioni di pericolo in atto e per ripristinare le infrastrutture e i servizi danneggiati (D.L. 19 settembre 1987, n.284, convertito nella legge 19 novembre 1987, n.470). La legge 2 maggio 1990, n.102, destinava per il completamento delle opere urgenti e per gli interventi di carattere socio-economico ricadenti nella provincia di Novara (Bacino del F. Toce) la somma di lire 100 miliardi nel sessennio 1989-1994 (art. 16), fissando anche le procedure da seguire nella programmazione. In esecuzione di tali disposizioni, la Regione Piemonte, sentiti gli Enti locali, ha approvato con delibera del C.R. n.57-13957 del 4/12/90, limitatamente agli interventi sulle infrastrutture acquedottistiche e di depurazione, un primo programma di interventi immediatamente eseguibili nell'ambito delle disponibilita' finanziarie. Tempi piu' lunghi sono stati invece necessari, a causa delle difficolta' di vario ordine incontrate, per la predisposizione dello stralcio di Schema Previsionale e Programmatico contenente gli interventi di riassetto idrogeologico, per i quali la Regione Piemonte ha destinato 50 miliardi di lire, mentre le disponibilita' assicurate in attuazione dell'art.31 della L.183/89 per il periodo 1989-1996 ammontano a lire 16,5 miliardi. La Regione Piemonte, con le delibere della G.R. n. 218-3302 del 28/12/90, n. 165-11770 del 16/12/91, n. 170-12565 del 3/02/1992, n. 177-28903 del 18/10/93, n. 213-29191 del 25/10/93 ha definito preliminarmente il quadro degli interventi da eseguire con assoluta priorita', i quali, ai sensi della l. 102/90, non hanno potuto essere avviati in mancanza dei necessari approfondimenti tecnici ed ambientali di base alla programmazione. Al fine dell' elaborazione di una proposta di Schema Previsionale e Programmatico da sottoporre all' Autorita' di Bacino, nel luglio 1994 la Comunita' Montana Valle Ossola, su mandato della Regione Piemonte, ha prodotto uno studio nel quale, sulla base di una approfondita analisi delle problematiche significative dal punto di vista della difesa del suolo e dell' ambiente, ha delineato un quadro dettagliato degli interventi urgenti, indicandone il livello di priorita' e la compatibilita' ambientale. In tale studio sono state descritte e analizzate le caratteristiche fisiche ed ambientali del bacino, compresa l' idrologia e gli effetti dell' evento di piena, ed e' stata prodotta una cartografia in cui sono rappresentate la stabilita' dei versanti, la vincolistica vigente e sono delimitate le aree esondabili. In funzione del tipo e dell'entita' del dissesto e del rishio accertato e del presumibile impatto ambientale, sono state individuate alcune tipologie di intervento. In particolare, e' stato redatto un quaderno delle opere tipo comprendente un' ampia gamma di tipologie d'intervento volte alla difesa dai fenomeni franosi e valanghivi e da quelli idraulici. Sono previste sia opere tradizionali sia tecniche di ingegneria naturalistica. Per ognuna delle opere di difesa e di regimazione idraulica vengono forniti i campi di applicazione in relazione ai presumibili campi di variabilita' dei parametri idraulici e di trasporto solido. Ulteriore elemento fondamentale dello studio e' rappresentato dalla raccolta dei progetti di sistemazione idrogeologica redatti dagli Enti locali e dalla Regione nel corso dell' ultimo decennio e, in particolare, in conseguenza all' evento alluvionale; essi sono stati descritti mediante schede di sintesi contenenti le principali informazioni tra cui le tipologie di opere prevedibili e sono stati inoltre distinti tre gruppi i quali comprendono rispettivamente: A Le proposte per le quali si ravvisa conformita' delle soluzioni di intervento con quelle contenute nel quaderno delle opere tipo; B Le proposte ritenute carenti dagli stessi tecnici incaricati della redazione del piano che pertanto necessitano di approfondimenti a livello progettuale; C Le proposte che sembrano presentare problemi dal punto di vista dell' impatto ambientale e quindi necessitano di approfondimenti in tal senso. Vengono inoltre individuate aree ad accertato rischio idrogeologico da sottoporre a vincolo di inedificabilita', anche transitoria, con conseguente automatica variante degli strumenti urbanistici comunali vigenti. Allo scopo di esaminare la proposta di Schema previsionale e programmatico e la documentazione tecnica trasmessi dalla Regione Piemonte, e' stato costituito presso l' Autorita' di Bacino del Po un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei ministeri dell' Ambiente, per i Beni Culturali ed Ambientali e dei Lavori Pubblici (Direzione Generale Difesa del Suolo Magistrato per il Po) e da tecnici membri del Comitato Tecnico e della Segreteria Operativa dell' Autorita' di Bacino del Po. L' attivita' svolta ha riguardato in particolar modo la definizione del programma degli interventi e delle azioni di salvaguardia nonche' il riadattamento dei contenuti della relazione di piano ai termini prescritti dal D.P.C.M. del 23/3/90. Nei casi in cui lo si e' ritenuto opportuno, anche a seguito dei sopralluoghi effettuati, sono state inoltre richieste ed acquisite integrazioni del materiale prodotto dai tecnici progettisti. In particolare, per quanto riguarda le modalita' di intervento urbanistico relativamente ai territori soggetti a rischio idrogeologico, l' istruttoria condotta ha confermato la necessita' di un adeguamento della normativa vigente. In attesa di tale revisione lo stralcio di S.P.P. individua, integrando le indicazioni fornite dallo studio della Comunita' Montana, gli ambiti ad alto rischio sui quali si prevede l'apposizione del vincolo di inedificabilita'. Si prevede inoltre che tutte le disposizioni fornite possano essere modificate secondo quanto previsto dalla L.R. 56/77 e successive modifiche con particolare riguardo agli art. 9 e 9bis sulla base di indagini e studi idraulici, geologici e geotecnici conformi alle norme di settore. 2 ANALISI FISICO - AMBIENTALE 2.1 Geografia Il bacino idrografico del Fiume Toce si sviluppa prevalentemente nel territorio della Val d' Ossola, interessando solo marginalmente il Verbano ed il Cusio. Dal punto di vista topografico il bacino presenta una forma triangolare con vertice diretto a nord e con base orientata secondo la direzione est-ovest e presenta una estensione areale di circa 1774 Km(quadrati) con sviluppo longitudinale massimo dell' asta del Toce di 75 Km circa. Il vertice settentrionale, insinuato nel territorio svizzero, si colloca in corrispondenza del Passo S.Giacomo (2.313 m.s.l.m.), quello occidentale giace in prossimita' del Massiccio del Monte Rosa (4.633 m.s.l.m.) mentre quello occidentale lambisce direttamente un ramo del Lago Maggiore (193 m.s.l.m. medi). L' area considerata abbraccia un ridotto settore dell' Arco Alpino Occidentale e risulta geologicamente cartografata nei fogli n. 5 FORMAZZA, n. 15 DOMODOSSOLA, n.16 CANNOBIO, n.26 M.ROSA e n. 30 VARALLO della Carta Geologica d'Italia edita dal Servizio Geologico Nazionale. 2.2 Aspetti geologici e geologico-strutturali Il bacino idrografico del Fiume Toce risulta modellato in massima parte in roccia, di diversa natura litologica, la quale risulta variamente ricoperta da alcuni consistenti corpi morenici e da localizzate fasce alluvionali. La compagine lapidea puo' essere suddivisa in tre importanti unita' strutturali confinate lungo la "Linea Insubrica", lineamento tettonico giacente nella porzione meridionale dell' area considerata in corrispondenza dell' abitato di Vogogna. Immediatamente a Nord della Linea Insubrica, si sviluppano le zone del "Canavese" e di "Sesia Lanzo" appartenenti alle propaggini inferiori dell'"Edificio Austro Alpino". Poco piu' a Nord, sino al limite settentrionale del bacino del Toce, giacciono invece le varie unita' strutturali dell'"Edificio Pennidico". A meridione della importante discontinuita' tettonica emerge il "Massiccio cristallino dei laghi" in cui si inseriscono le intrusioni granitiche di Baveno e del Cusio. Geologicamente, il Massiccio dei Laghi e' riferibile alle Alpi Meridionali. Tutte le coltri clastiche di copertura presenti nell' area considerata sono riferibili al periodo Quaternario. Per quanto attiene la natura litologica delle rocce affioranti nel bacino idrografico del Toce, si osserva che queste sono principalmente di tipo metamorfico e solo subordinatamente di tipo igneo. Mediamente, a nord della confluenza del T. Anza con il F. Toce, ad eccezione delle localizzate sinclinali mesozoiche formate da calcescisti e serpentine, si sviluppano rocce di tipo acido caratterizzate da evidenti superfici scistose e costituite da quarzo, feldspato e mica. Dal limite settentrionale del bacino, sino alla zona di Domodossola si sviluppano, con continuita', bancate di ortogneiss granitoide. In corrispondenza dell' alta val Formazza, della val Devero e della valle Cairasca, affiorano consistenti orizzonti di calcescisti micacei, talora anfibolitici, associati a livelli lenticolari di marmi, di dolomie cristalline, di quarziti e di scisti filladici piu' o meno granatiferi. Localmente, le compagini calcaree descritte presentano bande di carniole, piu' raramente di gessi. Esili livelli di marmi dolomitici si protendono sino alla Valle Divedro per convergere verso Crevoladossola e poi nell' alta Valle Isorno. Intercalato nei calcescisti, si rileva un sottile ma costante livello di metaconglomerato che sarebbe atipicamente ascrivibile al periodo Precarbonifero. Nell' area di Baceno e di Verampio alla base dello gneiss di Antigorio, si sviluppano micascisti tendenzialmente granatiferi. Lungo l' asse del T. Isorno del T. Melezzo occidentale ed orientale, dell' alta val Bognanco e della media Valle Antrona, affiorano importanti bancate di micascisti, frequentemente associati a filladi e a corpi anfibolici (orneblenda verde). Poco a sud-ovest di Domodossola, lungo la porzione mediana della val Bognanco ed in parte della Valle Antrona, emergono le piu' importanti bancate di serpentine e rocce eclogitiche, bancate talora vistosamente degradate. A valle di questo settore, lungo l' allineamento della Valle Anzasca - Villadossola - Beura, emergono potenti bancate di ortogneiss tabulare fortemente scistose, talora con tessitura occhiadina. Mediamente gli affioramenti di gneiss descritti sono molto tenaci e competenti; solo in presenza di perturbazioni tettoniche questa compagine lapidea diviene cataclasata e scomposta in zolle fatiscenti. Il settore vallivo compreso tra l' abitato di Pallanzeno a nord e l' insediamento di Vogogna a sud, risulta massimamente costituito da importanti affioramenti di gneiss listati e micascisti filladico- granatiferi (Kinzigiti) associati a bancate dioritiche piu' o meno anfiboliche. A valle della "Linea Insubrica", ad eccezione della limitata porzione di territorio giacente a ridosso dei corpi granitici dei Laghi, le rocce affioranti divengono di tipo basico, in prevalenza costituite da dioriti anfiboliche e gabbri associati a masse Kinzigitiche ricche di componenti accessori di tipo femico. Le rocce basiche affioranti in questo settore vallivo presentano vistosi gradi di alterazione dei componenti mineralogici ricchi di ferro. Questa alterazione, unitamente alla diffusa presenza di perturbazioni tettoniche presenti, favorisce la degradazione superficiale della massa litoide. A Valle della "Linea del Pogallo" emergono gneiss di tipo minuto in cui si inseriscono le masse granitiche di Baveno, del Montorfano e del Cusio. Talora, i feldspati presenti nei corpi granitici, presentano caolinizzazione per cui favoriscono il disfacimento superficiale delle masse di granito. Le piu' importanti coltri di copertura morenica presenti nel bacino idrografico del F. Toce si rilevano in corrispondenza della Valle Antigorio. Val Divedro e lungo le coste del Lago d' Orta. Secondariamente, piu' ridotti corpi morenici si sviluppano in corrispondenza delle valli Bognanco, Vigezzo ed Antrona. Solitamente le masse moreniche descritte, ad eccezione dei cordoni che sbarrano il Lago d' Orta, riferibili principalmente alle glaciazioni mindeliane e rissiane, sono ascrivibili alle ultime glaciazioni wurmiane. Generalmente le masse detritiche descritte presentano potenze verticali dell' ordine di parecchie decine di metri e risultano costituite da clasti litoidi di natura e taglia eterogenea, comunque di forma pseudoprismatica, immersi caoticamente in matrice ghiaioso-terrosa tendenzialmente ossidata. Unicamente in valle Bognanco ed in valle Vigezzo, le masse moreniche presentano esili intercalazioni di limi glaciali. In modo molto piu' diffuso si osservano cotiche moreniche di rilevanza particolare. In valle Vigezzo, piu' dettagliatamente lungo il segmento vallivo compreso tra Gagnone Orcesco, ad ovest, e l' abitato di Re, ad est, variamente ricoperti da depositi fluvio-glaciali, si sviluppano potenti depositi sabbioso-limosi ascrivibili al "bacino interglaciale di Re". I sedimenti piu' antichi, costituiti da livelli arenacei debolmente cementati e ricchi di resti vegetali, presentano un' eta' di 400.000 anni. Il massimo sviluppo di questa formazione si rinviene in corrispondenza del T. Melezzo Orientale nella zona compresa tra Malesco e Re. Poco a sud-est del santuario di Re, in corrispondenza della forra di Ponte Maglione, si osserva un potente orizzonte morenico cementato. Ai piedi dei versanti vallivi maggiori giacciono, in modo generalizzato, corpi di detrito di falda costituiti da clasti di taglia medio-grande, talora rilevante immersi in povera matrice terrosa, a titolo indicativo si sottolinea che i clasti costituenti di maggiori dimensioni si rilevano nella zona di Balmalonesca (Val Divedro), nella zona del Passo (Val Formazza), nella zona di Croveo (Valle Devero) ecc.. per quanto attiene le coltri di natura alluvionale insistenti lungo le aste fluviali, si osserva che in corrispondenza del tronco medio-terminale del F.Toce, (segmento Crevoladossola - Fondotoce), si estende una copertura alluvionale di potenza rilevante. Si stima che all' altezza di Pallanzeno, la coltre alluvionale abbia uno spessore verticale di ca. (200-220 m). Lungo questa fascia alluvionale si osserva una netta transizione granulometrica in senso verticale ed orizzontale in direzione di Fondotoce. Procedendo da monte verso valle la componente clastica riduce drasticamente la propria taglia per cui, nella zona di Gravellona, i depositi fluviali sono massimamente costituiti da sabbie eterometriche. Nella zona di Fondotoce, i depositi deltizi del Fiume Toce hanno progressivamente colmato il ramo occidentale del Lago Maggiore producendo la separazione del Lago di Mergozzo. L' alimentazione di questo piccolo lago e' prevalentemente di tipo freatico. Nella zona di Villadossola, superficialmente, per uno spessore 10 m ca., si rilevano ciottoli frammisti a ghiaie e sabbie grossolane, inferiormente banchi di sabbia ed alla profondita' di ca. 40 m si sviluppano livelli di sabbia fine limosa con presenza di sostanze vegetali. Unicamente nella zona di Varzo, Crodo, Verampio, Piedilago, Fondovalle, ecc. si osservano ancora limitati corpi alluvionali di una certa importanza. 2.3 Lineamenti morfologici essenziali Il bacino idrografico del Fiume Toce porta impresse le testimonianze di un pronunciato modellamento glaciale evidenziato dal diffuso ammorbidimento del rilievo, dalla presenza di estese coperture moreniche e dalla particolare configurazione del profilo trasversale delle valli. I tronchi principali di fondovalle presentano un profilo ad U corrispondente all' alveo di scorrimento di antiche masse glaciali. Le azioni di esarazione glaciale, unitamente alla conformazione tettonica e litologica delle masse geologiche affioranti, hanno favorito la formazione di una valle principale di confluenza in cui si innestano, secondo l' allineamento NNESSO, valli laterali tendenzialmente sospese. In corrispondenza dei tronchi terminali di queste valli laterali, le acque torrentizie hanno eroso la roccia in posto, producendo vistose incisioni verticali ed importanti conoidi di deiezione in corrispondenza degli sbocchi vallivi. In questo quadro il tronco medio-inferiore dell' asta del Toce risulta certamente di tipo antecedente. Il tronco fluviale considerato avrebbe mantenuto la sua posizione durante lo sviluppo del rilievo incidendo, progressivamente ed in senso ortogonale, le varie unita' strutturali in fase di lento innalzamento. Le valli laterali che si innestano circa ortogonalmente nel tronco principale del Toce, sono di tipo conseguente con sviluppo tardivo imputabile alla presenza di allineamenti tettonico-strutturali. Sostanzilmente le valli laterali hanno andamento rettilineo e sono disposte circa parallelamente alla direzione delle diverse unita' strutturali. Il segmento medio superiore dell'asta del Toce risulta invece impostato in una regione conformata ad ampia cupola nel cui epicentro si sviluppa la finestra tettonica di Verampio. Questo motivo strutturale ha favorito l' andamento leggermente arcuato dei torrenti Isorno e Diveria. Seguendo queste tematiche si osserva che il Lago d' Orta, profondo solco di sovraescavazione glaciale, risulta di tipo conseguente, mentre i suoi tributari laterali sono tutti di tipo cataclinale. Ovviamente questo bacino naturale si e' formato in seguito alla deposizione, ad opera dei ghiacciai diretti verso sud, dell' anfiteatro morenico su cui insiste l'abitato di Gozzano. Esaminando il numero e l' estensione delle valli laterali che insistono lungo l' asse del Toce, e' importante rilevare che in sponda destra orografica converge un numero maggiore di valli secondarie caratterizzate da rilevanti estensioni longitudinali. Complessivamente il bacino idrografico del F.Toce puo' essere definito di tipo "subdendritico" in cui, fra la struttura arborescente delle reti fluviali, si riconosce un andamento circa parallelo di alcuni rami, andamento dovuto al condizionamento dello sviluppo tettonico della zona. Sulla base di quanto considerato, risulta palese che i versanti meridionali delle valli confluenti nel tronco medio-inferiore del Toce, strutturati a franapoggio, presenteranno un' acclivita' sensibilmente minore rispetto a quella dei corrispettivi versanti settentrionali e pertanto queste vallate saranno di tipo asimmetrico. Al contrario, il tronco inferiore del Toce risultera' impostato in una vallata dai fianchi circa simmetrici. La valle principale del Toce, ad eccezione del tronco superiore, e' di tipo antecedente, per cui presenta un discreto grado di maturita' morfologica a cui fa riscontro una certa stabilita' dei fianchi vallivi; al contrario, le valli laterali, di tipo conseguente e pertanto relativamente piu' recenti, presentano un basso grado di sviluppo morfologico caratterizzato da una piu' vivace instabilita' dei versanti. Parimenti i profili longitudinali di fondo di queste valli secondarie presentano pendenze molto piu' accentuate rispetto a quelle del decorso del Toce. Quest' ultimo, nei tratti compresi fra Crevoladossola e Domodossola, fra Domodossola e Vogogna e fra Vogogna e Fondotoce presenta rispettivamente le seguenti pendenze medie: 10/1.000, 3/1.000 ed 1/1.000. Le aste torrentizie, decisamente acclivi, presentano pendenze medie del 8 - 14 % rispettivamente per i torrenti Diveria e Bogogna. In questo quadro morfologico, i tronchi fluviali laterali, caratterizzati da una curva di fondo lontana da quella teorica di equilibrio, esplicano azioni erosive e di trasporto solido incrementando i corpi dei conoidi di deiezione emergenti in prossimita' degli sbocchi vallivi ed apportando materiali di taglia piu' ridotta direttamente nell' asta principale di confluenza. Attualmente anche il tronco medio - terminale del Toce, sebbene sia caratterizzato da modesta pendenza, e' sottoposto ad azione erosiva di fondo e di sponda. In corrispondenza delle fondazioni dei piu' importanti ponti, si e' reso necessario costruire delle soglie stabilizzatrici per evitarne lo scalzamento. I corpi dei conoidi di deiezione, insistenti in corrispondenza degli sbocchi vallivi laterali e giacenti a ridosso della fascia alluvionale del Toce, presentano estensioni e conformazioni variabili in funzione della tipologia del bacino di alimentazione e dell' intensita' del rimaneggiamento secondario operato dal collettore principale di confluenza. In prossimita' di Domodossola, nella zona di confluenza dei Torrenti Bogna, Diveria, Isorno e Melezzo Occidentale, si sviluppano importanti conoidi di deiezione. Questi corpi clastici presentano uno sviluppo altimetrico e longitudinale rispettivamente di 40 - 60 m e 1.500 - 2.000 m. Procedendo verso valle, in prossimita' della confluenza con il T. Ovesca ed il T. Anza, si rinvengono ancora importanti conoidi di deiezione che hanno progressivamente confinato il decorso del Toce lungo il versante opposto della valle. In corrispondenza degli sbocchi dei piu' modesti bacini dei torrenti Arsa e San Carlo, giacciono conoidi di dimensioni contenute. Ovviamente, in accordo con l' evoluzione idrografica del bacino del Toce, questi corpi clastici insistono prevalentemente lungo la sponda destra idrografica del fiume, presentano mediatamente caratteri di giovanilita' morfologica e, con il loro sviluppo, hanno interagito con l'asta principale di confluenza, subendo rimaneggiamenti frontali e provocando meandreggiamento del collettore principale. In genere i conoidi di maggiori dimensioni presentano spiccata transizione granulometrica in senso longitudinale, per cui, procedendo dalla zona apicale sino al margine frontale, si rinviene una netta riduzione della taglia degli elementi litoidi costituenti. Mediamente questi edifici clastici risultano prevalentemente costituiti da elementi di taglia medio - grande e di forma abbastanza arrotondata immersi in matrice ghiaioso - sabbiosa. I tronchi fluviali che insistono lungo il dorso dei conoidi in esame, quasi sempre canalizzati artificialmente, si trovano in fase erosiva. In questi settori, caratterizzati da rapidi cambiamenti di regime idraulico, si verificano altrettanto rapide deposizioni e/o rimaneggiamenti. Per quanto riguarda la degradabilita' meteorica dei versanti in relazione alle scadenti caratteristiche meccaniche della roccia costituente, si osserva che i declivi esposti a solatio e modellati in bancate di micascisti, di filladi (paragneiss), di masse anfibolitiche e serpentinose, sono quelli che inevitabilmente subiscono maggior disfacimento, alimentando cosi' i corpi clastici giacenti lungo le aste fluviali. Queste condizioni si manifestano visivamente in Valle Cairasca, in Valle Isorno, lungo il Melezzo Occidentale, in Valle Bognanco, in Valle Antrona ecc. Si evidenzia che anche le bancate gneissiche, qualora siano colpite da intensa tettonizzazione, producono copiose quantita' di materiale clastico. In quasi tutti i tronchi vallivi superiori del bacino del Toce, in concomitanza della fase cataglaciale, si sono verificati numerosi e diffusi crolli. Ad esempio si citano quelli verificatisi in localita' Balmalonesca, al Passo, a Croveo, a Goglio ecc.. Piu' limitati movimenti franosi interessano i fronti delle masse moreniche. Fra i piu' importanti si ricordano gli scoscendimenti e gli smottamenti che riguardano le coltri moreniche emergenti in Val Bognanco in localita' Pizzanco e Gomba; lo scoscendimento lento e progressivo della massa morenica sovrastante l' abitato di Crodo; gli importanti smottamenti del fronte morenico in Valle Olocchia (Valle Anzasca); lo smottamento che interessa la massa morenica emergente in prossimita' del bacino artificiale di Alpe Cavalli (valle Antrona); gli importanti cedimenti delle masse fluvioglaciali emergenti nei pressi di Re; ecc. Quasi tutte le masse clastiche insistenti nel bacino del Toce risultano costellate da numerosi piccoli dissesti che si acuiscono e si moltiplicano, in modo rilevante, in occasione degli eventi alluvionali. Come precedentemente accennato, si ricorda che gli eventi franosi di maggiori dimensioni sono quasi sempre localizzati in prossimita' di importanti lineamenti tettonici, non necessariamente in corrispondenza di rocce litologicamente degradate. L' analisi dei resoconti storici evidenzia che i dissesti gravitativi descritti si sono sempre verificati in concomitanza di rilevanti precipitazioni meteoriche. 3 CARATTERISTICHE IDROLOGICHE 3.1 Cenni storici Il bacino del Fiume Toce fin dalla piu' remota antichita' e' stato interessato da eventi estremi, determinati da precipitazioni eccezionali, con dissesti diffusi su tutto il territorio. Significativa a tale proposito e' la storia dell' insediamento della citta' di Domodossola, ove i livelli archeologici risalenti al primo secolo dopo Cristo si trovano a profondita' variabile fra 3 ed oltre 10 metri. Il sopraelevamento del terreno e' dovuto alle piene del T. Bogna, affluente del F.Toce, che, nel corso dei due millenni trascorsi, hanno periodicamente interessato il territorio urbanizzato. Tale fenomeno di sovralluvionamento si attenua procedendo verso valle: le tombe di epoca romana ad Ornavasso, ove il regime del F. Toce e' di tipo fluviale, si trovano a poco piu' di un metro di profondita'. Situazioni analoghe a quelle accennate per Domodossola si verificano per i centri abitati ubicati sulle conoidi degli affluenti del Toce. Probabilmente all' epoca dei primi insediamenti, gli alvei del Toce e degli affluenti giacevano a profondita' tale da far ritenere sicura, ai fini abitativi, l' edificazione nelle aree ove attualmente sono collocati i centri urbani. Gli eventi eccezionali nel corso dei secoli hanno costretto gli abitanti a ricostruire e a sopralzare le abitazioni, investite da trasporto solido dei torrenti, ogni volta confidando nell' effimera speranza che l' eccezionalita' dell' evento fosse tale da poterlo considerare irripetibile. Le notizie storiche di cui si dispone dimostrano invece che i tempi di ritorno degli eventi alluvionali catastrofici sono ben piu' modesti di quanto speravano i nostri predecessori. Ad esempio, nel settembre 1177 il lago Maggiore, a seguito delle precipitazioni eccezionali, elevo' il suo livello normale di circa 11 metri, allagando tutta la bassa Ossola. In tale occasione il trasporto solido dei torrenti fu cosi' intenso che tutti i centri abitati furono distrutti. Da allora furono registrati innumerevoli eventi alluvionali i cui effetti sono ben descritti dagli storici. In epoca piu' recente, a partire dal 1800, gli eventi di piena piu' rilevanti sono stati registrati nel 1834, nel 1839, nel 1868, nel 1900, 1907, 1914, 1917, 1921, 1925, 1934, 1951, 1958, 1961, 1978, per arrivare all' evento del 1987. Si puo' quindi rilevare che, anche nel secolo scorso, in cui l' effetto degli interventi di disboscamento e di modifica dell' assetto del suolo operati dall' uomo non erano ancora stati effettuati ed anzi, il terreno montano era coltivato con cura e razionalita', il peso degli eventi alluvionali e' sempre stato superiore alle normali capacita' di smaltimento della rete idrografica. Quanto sopra evidenzia inoltre che, nonostante i disastri e le perdite di vite umane, gli insediamenti abitativi si sono via via sviluppati nelle aree ove originalmente erano stati collocati. La ragione sta evidentemente nel fatto che la disponibilita' dei terreni da urbanizzare non offre purtroppo soluzioni alternative, considerata la natura montana del territorio. Le opere di difesa necessarie a proteggere dagli eventi di piena i centri abitati e le attivita' economiche devono pertanto essere realizzate con le tecnologie che consentano di sopportare le sollecitazioni conseguenti alle azioni delle piene stesse. 3.2 Idrologia del territorio Nel corso degli ultimi anni sono stati condotti innumerevoli studi sulle precipitazioni di forte intensita', sulla base dei dati raccolti in questo secolo e sono state determinate, per le stazioni significative, le curve di possibilita' climatica che legano le altezze di pioggia alle corrispondenti durate per assegnati tempi di ritorno. Tali curve evidenziano come siano possibili precipitazioni che, in un' ora, superano i 50 mm. In base ai rilievi effettuati durante i recenti eventi alluvionali, tali altezze di precipitazione in tempi cosi' ridotti comportano generalmente il collasso dei versanti laddove lo strato vegetale e la natura dei terreni e' meno resistente. I deflussi superficiali presentano in generale due massimi annuali, in primavera e in autunno, corrispondenti rispettivamente ai due massimi di piovosita'. Frequenti risultano storicamente anche le piene estive, conseguenti a temporali di particolare intensita' e breve durata. La valutazione delle portate al colmo puo' essere condotta in vari modi, sia con formule empiriche (collaudate ed affidabili) sia attraverso un procedimento di similitudine idrologica con altri bacini della stessa zona climatica, per cui si dispone di serie storiche complete. Per quanto riguarda gli affluenti si puo' utilizzare la formula del Giandotti, espressione semplificata del metodo di corrivazione, particolarmente indicata per i bacini di modeste superfici. Per i bacini di superficie inferiore ai 100 Kmq circa, il metodo della similitudine determina in generale valori molto elevati. Si ritiene in tal caso di utilizzare il metodo della corrivazione. La scelta della portata di progetto investe comunque, oltre al tecnico progettista, gli amministratori, che devono valutare il livello di rischio che ritengono di affrontare. 3.3 Invasi artificiali e laminazione delle portate Nel bacino del Toce sono stati realizzati, a partire dai primi anni del 1900, diversi invasi artificiali, utilizzando in parte alcuni invasi naturali. Gli invasi che possono determinare, in funzione delle condizioni di riempimento, una sensibile modulazione degli eventi di piena sono complessivamente 14 con una capacita' massima di invaso di 185 milioni di m(alla terza). La superficie totale controllata dagli invasi e' pari all' 11% circa del bacino del Toce. L'effetto di laminazione sulle portate liquide di piena del Toce, pur dipendendo dal livello di invaso dei diversi serbatoi, non e' quindi trascurabile. Tale effetto di laminazione risulta inoltre molto importante nella parte di monte del bacino del Toce. In corrispondenza alla confluenza del T. Devero, nel Comune di Baceno, ove il bacino del Toce e' pari a 314 Kmq circa, oltre il 30% della suddetta superficie e' controllata dagli invasi esistenti a monte. Per quanto attiene invece la eventuale laminazione della portata solida effettuata dai suddetti invasi, tale effetto appare irrilevante. Infatti gli invasi sono stati realizzati, a quote ele- vate, su bacini che consentivano la formazione di adeguate capacita' di accumulo e di conseguenza, con superfici, ora costituenti il fondo degli invasi, a pendenza modesta. Il traposto solido deriva invece in via prevalente dagli alvei degli innumerevoli riali e torrenti, affluenti del Toce, a pendenza elevata che movimentano il materiale prodotto dai dissesti formatisi nei versanti incombenti sui loro bacini. Le caratteristiche di tali bacini non si prestano ovviamente alla realizzazione di invasi artificiali. In particolare, il bacino controllato dal Lago d' Orta e' pari a 120 Kmq circa, di cui 18 occupati dal lago. La rete degli affluenti si estende sull' intorno dello stesso con uniformita'. L' emissario e' costituito dal Torrente Nigolia che attraversa l' abitato di Omegna e confluisce nel torrente Strona. La portata massima del T. Nigolia, risente dell' effetto modulatore del lago, per cui fornisce un contributo modesto alla portata di piena del torrente Strona. Infatti, consideratane la sezione e la pendenza dell' alveo, la portata massima puo' raggiungere qualche decina di m(alla terza) al secondo, mentre nello Strona, in corrispondenza alla confluenza con il Nigolia, possono transitare portate di piena al colmo dell'ordine dei 700 m alla terza/s. 4 ANALISI DISSESTI 4.1 Propensione al dissesto idrogeologico Per meglio evidenziare il grado di propensione al dissesto delle compagini lapidee affioranti nel bacino del F.Toce, e' stata redatta una carta della stabilita' dei versanti utilizzando la base topografica I.G.M. alla scala 1:25.000. Questo elaborato, pubblicato in allegato alla proposta di S.P.P. presentata dalla Regione Piemonte, e' sostanzialmente una sintesi delle caratteristiche litologiche, morfologiche, tettoniche, climatiche ecc. delle varie zone, ed e' stato realizzato tramite osservazioni dirette di campagna integrate con l' esame stereoscopico di prese aeree alla scala 1:50.000 - 1:75.000 (foto Compagnia Generale Riprese Aeree - Parma - riprese del 8/89). In questo quadro si sono distinte aree instabili, aree potenzialmente instabili ed aree a stabilita' incerta. Le prime costituiscono settori di versante interessati da dissesti gravitativi, generalmente diffusi, di entita' da modesta a rimarcata. Tali settori sono principalmente localizzati in corrispondenza delle vette dei rilievi montuosi sottoposte ad intese azioni di degradazione meteorica. Le aree potenzialmente instabili rappresentano zone piu' limitatamente colpite da dissesti ma per le quali resta sempre alto il grado di propensione al franamento. Questi settori, in rapida evoluzione morfologica, si sviluppano generalmente lungo il margine delle zone instabili ed interessano particolarmente le fasce fortemente tettonizzate. Le aree a stabilita' incerta costituiscono settori interessati da forme di dissesto limitate per entita' e diffusione. In genere questi settori riguardano i versanti montani maggiormente acclivi localizzati entro le fasce di fondovalle. Parimenti sulla carta della stabilita' sono evidenziati singolarmente i principali movimenti franosi riscontrati, le aste torrentizie caratterizzate da erosione e da trasporto solido, i rami fluviali sovraccarichi di materiali, i corpi dei conoidi di deiezione stabilizzati ed attivi, le principali valanghe ricorrenti e saltuarie e le coltivazioni di versante attualmente attive e dismesse. Come descritto in precedenza, si rileva che le aree maggiormente instabili sono localizzate in prossimita' dei contatti strutturali e delle grandi linee di dislocazione. L' attento esame delle fotografie aeree ha evidenziato che in prossimita' del P.zzo Teggiolo (porzione nord est della Tavoletta IV SE ISELLE), del Monte Cazzola e del P.zzo del Dosso (porzioni centro occidentale e di sud ovest della Tavoletta I NO BACENO) si sviluppano vistose fratture beanti verticali che isolano rilevanti bancate rocciose sensibilmente collassate in direzione del fondovalle. Poiche' le masse collassate gravitano sopra gli abitati di Goglio e di Gebbo - S. Domenico, si ritiene necessario approfondire ulteriormente le indagini geologiche tenendo sotto controllo l' eventuale evoluzione dei fenomeni. Per quanto attiene la copertura vegetale insistente nel bacino del Toce va evidenziata infine l' importante azione stabilizzatrice e di regimazione delle acque superficiali svolta dal bosco. Nel bacino in esame, nonostante gli intensi disboscamenti praticati nell' immediato dopoguerra, si sviluppano ancora boschi apprezzabili per estensione, consistenza e qualita' delle essenze vegetali costituenti. Lungo la porzione medio - alta del Toce e in corrispondenza delle valli laterali, si osservano boschi di latifoglie sino alle quote di 900 - 1.000 m, superiormente, sino ad altitudini di 1.500 - 1.600 m, insistono boschi di conifere. Nelle zone sprovviste di questa protezione naturale i versanti risultano facile preda del dissesto idrogeologico generalizzato. Le azioni erosive superficiali si possono manifestare con particolare intensita' lungo i segmenti di fondovalle in cui il bosco e' stato frequentemente eliminato per dare spazio a superfici di pascolo. Il bacino del Fiume Toce, prevalentemente modellato in bancate litoidi, presenta una permeabilita' di tipo secondario legata al grado di fratturazione, cioe' di tettonizzazione, delle rocce costituenti. I valori di questo parametro sono generalmente di grandezza limitata e relativi ad episodi di filtrazione estremamente localizzati. In questo quadro si puo' ritenere che i confini del bacino idrografico del Toce coincidano con quelli del bacino idrogeologico. Le diffuse coltri clastiche di copertura presentano, invece, una permeabilita' primaria dovuta a porosita'. Lungo la pianura alluvionale del Toce si riscontra, in modo abbastanza generalizzato e a breve profondita', una pronunciata falda freatica che presenta fluttuazioni verticali legate ai cicli stagionali ed alle precipitazioni intense. Ovviamente questo corpo acquifero risulta massimamente alimentato dagli apporti del Toce e degli affluenti laterali. A Valle dell' abitato di Vogogna, interstratificazioni di sabbie fini limose, scarsamente permeabili, favoriscono anche l' esistenza di alcune falde acquifere di tipo artesiano (in pressione) con prevalenze di alcuni metri. Tale fenomeno e' stato riscontrato anche nella realizzazione delle fondazioni del ponte ferroviario di Fondotoce. Si evidenzia che, nell' ultimo ventennio, in seguito al lento ma progressivo abbassamento dell' alveo del F.Toce, anche l' orizzonte freatico ha subito un conseguente abbassamento di ca. 1,5 - 2,5 m. Questi valori riguardano la fascia alluvionale che si estende nel tratto Crevoladossola - Pieve Vergonte. Sebbene il bacino del Toce abbia subito intense modificazioni morfologiche, presenta ancora un' alta energia del rilievo per cui i tronchi fluviali, diffusamente caratterizzati da una curva di fondo ancora lontana da quella di equilibrio, esplicheranno ancora intense azioni erosive e di trasporto solido. 4.2 Osservazioni sulla dinamica degli alvei nel bacino del Toce La rete idrografica che alimenta il F.Toce e' notevolmente ramificata. Il Toce stesso riceve la portata di innumerevoli affluenti, alcuni dei quali dispongono di un bacino proprio di notevole superficie che convoglia, in caso di piena, portate elevate. In occasione dei fenomeni meteorici piu' importanti, che generalmente interessano in modo diverso, considerata la particolare morfologia del territorio, i vari sottobacini del Toce, le portate che confluiscono al Toce e da quest' ultimo al Lago Maggiore assumono valori elevati, dell' ordine di alcune centinaia di m(elevati al cubo) al secondo e oltre per gli affluenti piu' importanti e di oltre 3.000 m(elevati al cubo) al secondo per il Toce in prossimita' della foce. Le portate cosi' ingenti scorrono su pendenze che aumentano dalla foce del Toce e degli affluenti verso monte, dando cosi' luogo a velocita' molto elevate della corrente e conseguenti fenomeni erosivi, che originano il trasporto solido. Le energie in gioco sono tanto piu' grandi quanto piu' elevati sono il volume e la velocita' del trasporto. Nei tratti di monte del F.Toce e degli affluenti la dimensione del trasporto puo' essere molto rilevante, con trascinamento di massi di dimensioni medie del metro e piu', mentre, nel tronco terminale vengono movimentate particelle di limo. Si comprende quindi da cio' come gli interventi di sistemazione dell' alveo debbano necessariamente prevedere tipologie diverse, in funzione delle sollecitazioni cui le difese devono fare fronte. Il movimento della corrente, ove il trasporto e' rilevante, e' disuniforme: poiche' la velocita' e' piu' elevata dove piu' favorevoli sono le condizioni di pendenza, nello stesso luogo s' accentua il trasporto solido che, accumulandosi, provoca tuttavia ostacolo al movimento della corrente, costringendola a deviare in zona piu' favorevole. La corrente liquida che trascina il trasporto assume cosi' un andamento divagante, in funzione della rugosita' dell' alveo che ostacola il moto e che varia parimenti in continuazione. Si assiste quindi al continuo modificarsi delle velocita' nell' ambito della stessa sezione, le cui sponde vengono interessate dagli urti e dalle azioni tangenziali esercitate dalla corrente. Come piu' avanti descritto, le sollecitazioni sulle sponde possono assumere valori molto elevati, in funzione della granulometria del trasporto. Le eventuali opere di difesa devono percio' essere dimensionate tenendo conto di queste sollecitazioni. I fenomeni di dissesto indotti dalla dinamica sopra descritta nei vari riali e torrenti che compongono la rete idrografica, interessano il piede dei versanti incombenti sugli stessi, che subiscono quindi fenomeni erosivi che si esaltano al crescere delle piene. Aumenta cosi' l' apporto in alveo di materiale solido aggravando ulteriormente il dissesto. Il trasporto solido viene oltre a cio' incrementato dai fenomeni franosi che interessano i versanti indipendentemente dall' azione dei corsi d' acqua. Particolarmente grave e caratteristico dei torrenti del bacino del Toce e' il fenomeno delle onde di piena, causate dal crollo repentino degli sbarramenti temporanei che si formano nell' alveo per effetto del trascinamento di piante e di tronchi d' albero. L' onda di piena che ne consegue produce, sull' alveo di valle, esondazioni e danni molto ingenti. Al decrescere dell' evento di piena, il trasporto solido si deposita lungo l' alveo causando sovralluvionamenti che innalzano la quota di fondo. Cio' costituisce, in occasione delle piene successive, motivo di ulteriori deviazioni, ed esondazioni del corso d'acqua. Per questa ragione risulta opportuno procedere, con criteri razionali, e nelle localita' opportune, a disalvei che consentano di mantenere i livelli mediamente costanti. 4.3 Tipologia dei dissesti Il progetto trae gli elementi base dall' esame dei dissesti in atto dopo l' evento di piena dell' agosto 1987. I dissesti di seguito descritti sono quelli piu' rilevanti, che interessano soprattutto il fondovalle e l' assetto idrogeologico del fiume. Allo scopo di analizzare il funzionamento dell' asta fluviale interessata, sono state individuate le seguenti sezioni caratteristiche: sez. n. ubicazione bacino di dominio (Kmquadrati) 1 Cascata del Toce 61,40 2 confluenza Torrente Vannino 104,30 (compr. T. Vannino) 3 sbarramento fondovalle 121,00 4 confluenza Torrente Vova 154,10 (compr. T. Vova) 5 sbarramento Piedilago 190,70 6 confluenza Torrente Devero 314,20 (compr. T. Devero) 7 confluenza Torrente Alfenza 338,70 (compr. T. Alfenza) 8 sbarramento Crevoladossola 371,60 dall'esame di dettaglio dei dissesti provocati dall' evento dell' agosto 1987 derivano le seguenti osservazioni. Tratto dalla sezione Cascata del Toce alla sezione Ponte (a monte del T. Vannino) La portata liquida del Fiume Toce ha determinato erosioni spondali limitate. Si sono avute esondazioni in alcuni tratti. La portata solida delle conoidi, di tipo pensile con pendenze elevate, e' risultata rilevante, ed ha causato, in sponda sinistra del Toce, notevoli depositi di trasporto solido con erosioni delle conoidi stesse in corrispondenza ai rii: - Scelp con bacino di 5,60 Km(quadrati) - Talli con bacino di 0,80 Km(quadrati) - Stelli con bacino di 1,00 Km(quadrati) - Tamia con bacino di 4,30 Km(quadrati) Dei 76,3 Km(quadrati) di bacino fino alla sezione 1, circa il 64% e' controllato da invasi ENEL, che hanno determinato, anche se in misura non valutabile, una laminazione delle portate di piena del Fiume Toce. I danni maggiori sono stati percio' provocati dal trasporto solido dei rii in sponda sinistra sopra citati, trasporto solido che si e' depositato in prevalenza sulle conoidi oggetto di insediamenti civili ed agricoli. Sull'origine del trasporto solido ha avuto notevole incidenza l' attivita' di valanga, a cui sono attribuibili parte dei dissesti che alimentano il trasporto solido stesso. Va inoltre evidenziato come le sezioni di deflusso attribuite ai ponti della strada statale sui riali sopra elencati siano insufficienti ai deflussi di piena. La strada statale, infatti, e' stata danneggiata oppure asportata in corrispondenza degli attraversamenti dei riali stessi. TORRENTE VANNINO (BACINO KMQUADRATI 20,9) Il trasporto solido del torrente, oltre a provocare lo sconvolgimento del tratto terminale della conoide, e' stato cosi' rilevante da provocare, poco prima della confluenza del Fiume Toce, l' ostruzione dell' alveo stesso con superamento dell' argine esistente in sponda destra e conseguente invasione dell' abitato di Valdo. Il bacino del T. Vannino e' complessivamente di 20,9 Km(quadrati) di cui 11,6 appartengono all' invaso ENEL. L' intenso trasporto solido del torrente, oltre a provocarne l' esondazione e l' erosione delle sponde, ha contribuito in modo rilevante ad alimentare il trasporto solido del Toce. TRATTO DALLA SEZIONE DI CONFLUENZA DEL T.VANNINO ALLA SEZIONE DI SBARRAMENTO DI FONDOVALLE La portata del fiume Toce, gia' interessata in questo tratto da intenso trasporto solido, ha determinato allargamenti e incisioni dell' alveo e, considerata la relativamente modesta pendenza, depositi di materiale che in vari punti hanno determinato l' esondazione del fiume. La portata solida delle conoidi, di tipo pensile e con pendenze elevate, ha causato, come nel caso del torrente Vannino, rilevanti depositi ed erosione sulle conoidi. Oltre al Torr. Vannino si sono dimostrati particolarmente attivi sotto questo aspetto i rii: - Bedriol 2,10 Km(quadrati) in sponda sinistra - Ecco 2,60 Km(quadrati) in sponda sinistra - Fles 0,90 Km(quadrati) in sponda destra - Pasper 1,50 Km(quadrati) in sponda destra - Fulstuder 1,70 Km(quadrati) in sponda sinistra - Steiba 2,20 Km(quadrati) in sponda sinistra - Eccoture 0,50 Km(quadrati) in sponda sinistra. Il bacino sovrastante a questa sezione e' di 121 Km(quadrati) di cui il 53% circa sottesi da invasi ENEL. Anche in questo caso il possibile effetto della laminazione ottenibile con gli invasi appare determinante. In tutti gli alvei sopra citati e' presente una forte attivita' di valanga durante i mesi invernali, con conseguente innesco di dissesti che alimentano il trasporto solido. TORRENTE RIBO (BACINO DI 3,5 KMQUADRATI) Particolare corresponsabilita' negli effetti distruttivi causati dal trasporto solido va attribuita a questo affluente in sponda sinistra del fiume Toce. Tenuto conto delle forti pendenze e dell' ingente trasporto solido, l' onda di piena del suddetto torrente, unita a quella del Fiume Toce ha causato l' erosione dell' alveo e delle sponde nel tratto compreso fra la sez. 2 e l' abitato di Foppiano. Nella zona delle "Casse", l' erosione ha asportato alcuni tratti della statale ed il ponte a q. 1066 m.s.l.m.. L' alveo del Rio Ribo e' peraltro sede di forte attivita' di valanga. TRATTO DALLA SEZIONE DI SBARRAMENTO DI FONDOVALLE ALLA CONFLUENZA DEL T. VOVA Il tratto in oggetto presenta, nella parte iniziale, pendenze ele- vate (oltre il 20%) che hanno determinato, unitamente al trasporto solido proveniente sia dal fiume Toce che dal Rio Ribo, profonde incisioni e dissesti, con asportazione di tratti della statale e del ponte a q. 1066. La dimensione del trasporto solido nella parte iniziale del tratto e' notevole, in misura largamente approssimativa si puo' ritenere che, nel tratto a valle della confluenza con il Rio Ribo, siano stati trasportati dalla corrente massi di volume superiore al m(elevato al cubo). A valle del ponte della statale, a q. 837 m.s.l.m., a monte dell' abitato di Foppiano, la pendenza dell' alveo assume valori meno elevati, ma l' effetto dell' onda di piena e del trasporto ha provocato, oltre che lo sconvolgimento dell' alveo, profonde erosioni spondali. Alla confluenza con il torrente Vova, il bacino del Toce presenta una superficie di 154,10 Km(quadrati) circa. Oltre al torrente Vova, affluente di sponda destra, il cui bacino, compreso il bacino del Busin (superiore ed inferiore), e' di ca. 12,70 Km(quadrati), confluisce in questo tratto al Toce anche il T.Cramec, il cui bacino e' di 9,60 Km(quadrati) circa. Ambedue i torrenti sopra citati sono fornitori di gran quantita' di trasporto solido di taglia medio-piccola, con dimensione massima indicativamente inferiore a 0,5 m(elevati al cubo). L' Alpe Vova e' stata dissestata dall' esondazione del rio omonimo che, oltre aver asportato le passerelle agricole, ha invaso la zona a pascolo dell' alpeggio. Vanno segnalati infine il Rio Malagrino (bacino 0,80 Kmquadrati) ed il Rio di Foppiano (bacino 2,5 Kmquadrati) affluenti in sponda destra in localita' Foppiano - Chioso, anch' essi apportatori di materiali solidi. TRATTO DALLA SEZIONE DI CONFLUENZA DEL T. VOVA ALLA SEZIONE DI SBARRAMENTO DI PIEDILAGO La pendenza media del Fiume Toce, pur assumendo in questo tratto valori meno elevati che nel tratto precedente, unitamente alla portata solida molto rilevante, ha prodotto profonde erosioni spondali e divagazioni dell' alveo, con rilevanti depositi di materiali nelle zone invase dalla corrente ed a minor pendenza. Anche questo tratto e' caratterizzato dalla presenza di conoidi pensili, sede di attivita' di valanga. I rii delle conoidi, come e' avvenuto nella parte di bacino sovrastante, hanno divagato sulla conoide lasciando solcature profonde e depositi di materiale. La portata di piena ha asportato i ponti o passerelle: in localita' Chioso, in localita' Passo, in localita' S.Rocco, in localita' Cadarese (Finera), in localita' Cagiogno. Il bacino del fiume Toce sotteso alla sezione 5 e' di ca. 190,7 Km(quadrati) di cui 64,8 controllati da invasi ENEL. L' erosione causata dalla piena del Fiume Toce, salvo i tratti ove e' uscita dall' alveo divagando, e' avvenuta soprattutto sulle sponde, mentre il fondo, nei tratti non interessati da depositi o da variazioni brusche di sezione, non ha subito importanti variazioni di quota. In pratica si ritiene che in alcuni tratti, nonostante l' effetto abrasivo esercitato dall' intenso trasporto solido, pur essenso l' alveo a fondo mobile, il fondo alveo preesistente si sia conservato, anche laddove il diametro medio del materiale costituente il fondo assume valori relativamente bassi. Cio' e' confermato dalla constatazione che laddove erano presenti, al momento dell' alluvione del 1987, difese spondali in massi di dimensione adeguata, con profondita' di fondazione anche modeste, non si sono avute in generale, nei tratti di alveo a pendenza inferiore al 3% circa, sensibili erosioni ne' del fondo, ne' delle difese anche laddove la corrente ha assunto velocita' elevate. La caratteristica e' comune a tutta l' asta fluviale. TRATTO DALLO SBARRAMENTO DI PIEDILAGO ALLA CONFLUENZA DEL TORR. DEVERO Il tratto e' caratterizzato da una forte ripresa della pendenza, a partire dalla traversa ENEL, che, iniziando dal 3 - 4 % supera il 30 % in corrispondenza della stretta forra rocciosa che termina nella piana di Verampio. I maggiori dissesti si sono avuti nel tratto iniziale, a valle dello sbarramento di Piedilago, ove sono stati asportati il Ponte sulla strada per Cagiogno e la passarella sulla pedonale Cagiogno - Premia. L' alveo, fino all' imbocco della forra a valle di Cagiogno, ha subito un notevole allargamento incidendo profondamente le sponde. I riali tributari di trasporto solido, che scavano su conoidi pensili risultano: - Rio Cinghio (bacino 1,8 Kmquadrati) in sponda destra - Rio degli Orti (bacino 2,2 Kmquadrati) in sponda sinistra. TRATTO DALLA CONFLUENZA DEL T. DEVERO ALLA CONFLUENZA DEL T. ALFENZA La portata del Toce alla traversa ENEL di Verampio, al culmine della piena, come risulta dalle ricostruzioni effettuate, ha superato la capacita' di smaltimento della traversa stessa, causando l' allagamento della piana che ha invasato oltre 500.000 m(elevati al cubo). L' effetto di laminazione della piena e' stato pero' limitato, essendo la portata al colmo transitata nella sezione 6 prossima ai 1.000 m(elevati al cubo)/s. Considerate le quote dell' alveo dalla confluenza del T. Devero alla traversa di Verampio, l' allagamento, in caso di eventi di piena del tipo di quello dell' agosto 87 risulta inevitabile. I manufatti esistenti sia a protezione delle sponde che della derivazione idroelettrica, infatti, sono stati a suo tempo realizzati con quote di imposta tali da non garantire, in caso di eventi eccezionali, protezione da eventuali allagamenti per una parte della frazione. Il bacino sotteso alla sezione 6, pari a circa 314 Km(quadrati) comporta portate intorno ai 1.000 m(elevati al cubo)/s con tempi di ritorno dell'ordine di 50 anni. La protezione della frazione richiede la realizzazione di una muratura d' argine in rilevato , a partire dall' ingresso del T. Devero sulla piana di Verampio, che, sviluppandosi in sponda destra si raccordi con il rilevato arginale di Braccio. All'ingresso della piana di Verampio confluisce in sponda destra del Fiume Toce il T. Devero che, alla confluenza, possiede un bacino di circa 110 Km(quadrati), di cui circa 37 controllati da invasi ENEL. Il contrbuto alla piena del T. Devero e' stato quindi rilevante come portata liquida. Gravi dissesti sono invece stati provocati da due affluenti in sponda sinistra del F.Toce. - il rio Antolina, che, alla confluenza possiede un bacino di circa 6,4 Km(quadrati); - il rio Golernia, che alla confluenza possiede un bacino di circa 1,6 Km(quadrati). Le origini del fenomeno sono da imputare al grave stato di dissesto del bacino di monte dei due riali. Le piene, infatti, trascinano a valle grandi quantita' di materiale detritico che erode rapidamente il letto del torrente allargandosi alle conoidi. Nel caso specifico dei due riali sopra citati, il materiale trasportato a valle e' stato depositato sulla superficie delle conoidi interessando, oltre alla rete viaria, gli insediamenti abitativi. Le strutture viarie, le reti di servizi, gli insediamenti abitativi ed agricoli sulle conoidi sono state completamente sconvolte. TORRENTE DEVERO Il T. Devero possiede, alla confluenza con il F. Toce, un bacino di circa 110 Km(quadrati) di cui 37 circa controllati da invasi ENEL. L' effetto di laminazione delle piene puo' essere quindi sensibile, in funzione delle condizioni dei suddetti invasi. Nel caso dell' evento dell' agosto 87 la piena del T. Devero ha interessato in particolare l' alpe Devero (q.1650), il Rio Buscagna, il Rio Bondolero ed il Rio Freddo, tutti affluenti del T. Devero, con dissesti pronunciati degli alvei. Nel tratto Goglio Verampio si sono verificate erosioni spondali in corrispondenza della frazione Osso (Croveo) ed all' uscita della forra a Verampio. TRATTO DALLA CONFLUENZA DEL T. ALFENZA ALLA TRAVERSA ENEL DI CREVOLADOSSOLA L'effetto della portata liquida e del trasporto solido nel tratto considerato e' stato devastante. Il FIUME TOCE, carico di materiali derivanti dai riali di monte, ha divagato ed eroso profondamente le sponde iniziando l' azione distruttiva subito a valle della sezione di Verampio. Il Torrente Alfenza, che possiede un bacino di 8,4 Km(quadrati), ha causato notevoli danni alle opere di protezione e contenimento sia nel tratto di monte che nel tratto, in parte canalizzato, che attraversa la zona abitata di Crodo, depositando il materiale trasportato dopo il termine della canalizzazione a valle della statale, prima della confluenza con il fiume Toce. A valle della confluenza con il T. Alfenza, in sponda sinistra, due riali hanno causato gravissimi dissesti: - Il Rio Grande, con bacino di 1,9 Km(quadrati), ma con pendenza elevata; il materiale detritico trascinato dalle piene ha provocato frane nell' alveo che hanno esaltato il fenomeno di piena creando sbarramenti fatiscenti, che crollando, hanno a loro volta innescato dissesti e trasporto di ingenti quantita' di materiale solido di grandi dimensioni. Il crollo degli sbarramenti fatiscenti ha raggiunto il fiume Toce superandolo ed investendo l' area occupata dagli impianti e dai fabbricati delle terme di Crodo. Le dimensioni del tasporto solido, a causa delle pendenze, sono risultate imponenti; - Il Rio Piccolo, con bacino 1,1 Km(quadrati), che presenta caratteristiche identiche al Rio Grande, ha inciso profondamente il suo alveo interrompendo il collegamento stradale con la frazione di Alpiano Superiore. In prossimita' alla confluenza dei due riali sopra citati il Fiume Toce, arricchito dai detriti trasportati, ha divagato in corrispondenza all' abitato, erodendo alveo e sponde. In particolare e' stato pericolosamente intaccato il terrazzo su cui e' insediata la frazione di Alpiano Superiore. Nel tratto a valle delle Terme di Crodo, ove la pendenza media scende dal 6 al 2,3 % circa, si rileva divagazione dell' alveo ed erosione delle sponde, con asportazione di ampie zone coltivate, rappresentano la caratteristica saliente del dissesto. Tutte le passerelle agricole realizzate in alveo a partire dal 1900 sono state distrutte dalla piena. La forra di Pontemaglio ha determinato, a causa delle piccole dimensioni della sezione di passaggio, la formazione di un risalto con conseguente cambiamento di regime da veloce a lento della corrente e sopraelevazione del livello, che si e' pericolosamente avvicinato alla quota del piano stradale che entra in quel tratto in galleria. Nel tronco terminale, a monte della traversa ENEL di Crevoladossola, l' erosione spondale ha interessato il margine della zona abitata delle frazioni di Roledo di Montecrestese ed Oira di Crevoladossola, asportando le passerelle ed ampie superfici di terreno agricolo. 4.4 Stato di fatto e manutenzione opere di sistemazione idrogeologica gia' realizzate La prassi abituale nella realizzazione degli interventi di sistemazione idrogeologica ha fino ad ora comportato generalmente l' abbandono delle opere dopo la loro ultimazione. Tale situazione e' da considerarsi emblematica nel bacino del Toce. Poiche' le opere realizzate subiscono negli anni sia le azioni disgregatrici dovute agli eventi calamitosi, sia l' invecchiamento naturale, si e' constatato che spesso alcuni manufatti, anche di rilevante importanza, sono in stato di pressoche' totale abbandono con livelli di degrado che richiedono interventi di manutenzione straordinaria urgente. Considerato il frequente ripetersi di eventi di piena, gli interventi di manutenzione sono percio' indispensabili sia per non dover rifare integralmente manufatti piu' dissestati, sia perche' tali investimenti sono da considerarsi produttivi, in quanto impediscono la generazione di nuovi dissesti. Si ritiene pertanto opportuno provvedere ad un censimento delle varie opere realizzate, onde organizzare la manutenzione programmata. I criteri con cui si e' finora operato nella realizzazione delle difese, sono prevalentemente motivati dalla necessita' di proteggere i territori urbanizzati dalle piene ricorrenti. Tale obiettivo e' stato tuttavia raggiunto solo in parte, in quanto, ad oggi, sia sull' asta principale del F. Toce, che sugli affluenti, esistono molte aree urbanizzate che vengono regolarmente interessate dagli eventi di piena (vedasi alluvione del 1993) con conseguenze spesso catastrofiche. In particolare, in via riassuntiva, si riscontra la seguente situazione del Toce ed i suoi affluenti piu' importanti: FIUME TOCE DALLA SORGENTE FINO A CREVOLADOSSOLA. Gli interventi piu' consistenti sono stati realizzati dopo l' alluvione dell' agosto 1987. Precedentemente, le opere di protezione eseguite erano soprattutto legate agli impianti idroelettrici dell' ENEL. Gli interventi effettuati dopo il 1987 hanno consentito di evitare danni agli abitati durante la piena del settembre 1993. Essi consistono in difese spondali e soglie di fondo realizzate secondo le tipologie di cui alle tav. 21 - 25 dell' allegato quaderno delle opere tipo. Si tratta di opere di tipo rigido, considerate le sollecitazioni in cui vengono sottoposte durante le piene. FIUME TOCE DA CREVOLADOSSOLA ALLA FOCE Le opere recenti, realizzate dal Magistrato per il Po, consistono in difese spondali di tipo rigido costituite da mantellate in pietra, con basamento inclinato, ad uno o piu' gradoni con retrostante terrapieno, realizzate in sostituzione od in prosecuzione delle difese preesistenti, costruite in varie epoche, consistenti in accoltellato in pietrame, su terrapieno, con pietre bloccate tra loro da scaglie, telai in larice con specchiatuta di qualche mq., inseriti nell' accoltellato, contribuiscono a dare alle stesse la compatezza necessaria. Tali difese sono generalmente protette da scogliere che rivestono la funzione di antisifonamento e vengono percio' parzialmente demolite dalle piene oppure affondano nell' alveo con conseguente necessita' di rinnovamento. TORRENTE MELEZZO OR.LE ED OCC.LE A seguito dell' alluvione dell' agosto 1978, sono state realizzate opere di sistemazione di tipo longitudinale e trasversale principalmente sul T. Melezzo Orientale nel tratto fra Crana e Meis. L' ipotesi progettuale e' consistita nel cercare di assegnare all' alveo del torrente, oltre che le sezioni necessarie al deflusso delle portate di piena, una pendenza che fosse il piu' vicino possibile a quella di equilibrio. Cio' mediante salti di fondo ottenuti con briglie. Le difese longitudinali sono costituite da blocchi in cls legati fra loro da ferri d' armatura. Il sistema, integrato da gabbioni, risulta semirigido e segue con sufficiente flessibilita' la modellazione dell' alveo determinata dalle piene. L' intervento ha dato esito positivo ma va completato e mantenuto in efficienza. Sul Melazzo Occidentale sono state invece eseguiti, dopo il 1978, lavori di manutenzione alle difese esistenti ed e' stato realizzato un intervento di regimazione della portata solida consistente in una briglia selettiva posta nella parte media del bacino, che ha fornito buoni risultati. Tale briglia richiede di essere periodicamente vuotata, intervento che fa ovviamente parte della manutenzione. Il tronco terminale, in localita' Masera e' stato protetto mediante difese rigide del tipo di cui alle tav. 21 - 25 del quaderno delle opere tipo. TORRENTE DIVERIA Le opere fino ad ora eseguite hanno riguardato principalmente il tronco terminale e difese a tratti in prossimita' dell' abitato di Varzo. Nessuna opera di regimazione del trasporto solido e' ancora stata realizzata. TORRENTE ISORNO Sono state eseguite opere di difesa lingitudinali nel tronco terminale ed una grande briglia selettiva (capacita' utile cira 200.000 m(elevati al cubo) di materiale solido) immediatamente a monte della forra terminale. Nulla e' stato ancora realizzato per la sistemazione dei versanti a valle, interessati da gravi dissesti. TORRENTE BOGNA La sistemazione del tronco terminale inizio' dopo il 1500 con la realizzazione dell' argine in sponda destra chiamato il "Muraccio". In epoca recente sono state costruite lungo tutta l' asta una serie di briglie in pietrame e cls. con salti variabili, dell' ordine di qualche metro, che, pur non avendo influenza sulla regimazione del trasporto solido, hanno tuttavia ridotto l' erosione durante le piene. Considerate le condizioni della parte medio alta del bacino, con presenza di frane e di aree instabili, la bonifica deve interessare anche i versanti. Le opere di manutenzione dei manufatti realizzati in passato risultano ormai indifferibili. TORRENTE OVESCA L' alluvione del settembre 1993 ha prodotto seri dissesti nella parte medio alta del bacino e nel tronco terminale. Le opere fino ad ora realizzate hanno identiche caratteristiche a quelle a suo tempo realizzate sul torrente Bogna. Nessuna opera di regimazione del trasporto solido e' stata ancora eseguita. Anche per l' Ovesca risultano indispensabili manutenzioni urgenti. TORRENTE ANZA La parte alta del bacino, immediatamente a ridosso del ghiacciaio del Rosa, ha subito le conseguenze del sissesto verificatosi al Lago delle Locce e dell' alluvione del Sett. 1993, con esondazioni in varie zone e sifonamento di parte delle difese esistenti. Franamento delle sponde e dissesti di vario tipo si sono verificati, nel settembre 1993, lungo tutto l' alveo, con grave rischio per gli abitati posti a margine dell' Anza. Urgente risulta la necessita' di realizzare nuove opere oltre che di provvedere alle manutenzioni necessarie per le opere esistenti. Il tronco terminale, in localita' Piedimulera, e' stato regimato mediante arginature spondali rigide del tipo tradizionale. Tali arginature si raccordano con quelle del F.Toce, realizzate dal Magistrato del Po. AFFLUENTI DEL TOCE IN GENERALE Le situazioni descritte per gli affluenti piu' importanti del Toce si ripetono sistematicamente sugli affluenti minori per quali valgono, in generale, le seguenti considerazioni: - le opere realizzate nel corso di questo secolo ed anche antecedentemente sono in parte abbandonate ed in parte dissestate. E' quindi necessario provvedere alla loro manutenzione ed integrazione; - le opere realizzate a partire dall' alluvione del 1978 devono essere completate ed integrate con i nuovi interventi proposti. In generale deve essere organizzata la loro manutenzione. 4.5 Analisi sintetica della situazione ambientale Fino al termine del secolo scorso i soli manufatti realizzati sui corsi d' acqua nel bacino del F. Toce erano costituiti da difese spondali ubicate in prossimita' degli abitati, per contenere la portata del corso d' acqua durante le piene. Tali manufatti avevano percio' la funzione di argini di piena. A partire dai primi anni del '900, la realizzazione degli impianti idroelettrici e degli stabilimenti industriali hanno profondamente modificato l' andamento delle portate medie negli alvei e l' inquinnamento del F. Toce, in modo particolare nel tratto a sud di Domodossola. Gli scarichi urbani e la comparsa dei detersivi non degradabili hanno poi compromesso anche la parte montana degli affluenti del Toce soggiacenti ai nuclei abitati. Il carico inquinante scaricato nel Fiume Toce dalla fabbricazione dei prodotti chimici e siderurgici, che impegnava fino al 1980 oltre 10.000 addetti, ha percio' determinato una pesante riduzione della vita biologica negli alvei. La realizzazione di opere idrauliche per la regimazione delle piene ha interessato alcuni tratti del fiume, come in corrispondenza della superstrada del Sempione e dello scalo ferroviario internazionale di Beura, e risultano disponibili ampi spazi di espanzione e di divagazione e le arginature ad oggi realizzate hanno la funzione di difendere i territori urbanizzati dalle piene e non interessano le portate ordinarie. Negli anni attorno al 1990, la crisi industriale e la chiusura o la drastica riduzione degli stabilimenti industriali, unitamente all' entrata in funzione degli impianti di depurazione realizzati recentemente per i nuclei urbani piu' importanti, hanno prodotto qualche miglioramento nella vita biologica del F. Toce. La rinaturazione del F. Toce e dei suoi affluenti, allo scopo di migliorare il ciclo biologico, tenuto conto di quanto sopra esposto, deve considerare pertanto l' opportunita' di controllare razionalmente l' inquinamento provocato dalle industrie e dai centri abitati e, nel limite del possibile, la portata rilasciata nell' alveo nei periodi di magra. Per quanto attiene infine le aree boscate, si puo' ritenere che, dopo le massicce azioni di disboscamento eseguite fino al 1950 circa, lo stato di copertura attuale dell' intero bacino del Toce sia adeguatamente esteso. 5 INDIVIDUAZIONE DEI CRITERI DI INTERVENTO 5.1 Classificazione delle zone oggetto di intervento in funzione del rischio Nell' ambito del progetto di S.P.P. elaborato dalla Comunita' montana della Val d' Ossola per conto della Regione Piemonte, sono state prodotte cartografie tematiche di sintesi delle condizioni di stabilita' dei versanti e della vincolistica attualmente applicata. In esse sono evidenziate le aree instabili, quelle, potenzialmente instabili ed a stabilita' incerta, i principali movimenti franosi e le aste torrentizie caratterizzate da erosioni e trasporto solido, le conoidi stabili ed attive, i principali fenomeni valanghivi riconosciuti. Inoltre, sulla carta dei vincoli sono state indicate le zone esondabili di fondovalle. Poiche' l' antropizzazione del territorio e' un dato di fatto e non risulta in pratica possibile modificare tale realta', laddove necessario gli interventi proposti sono diretti alla stabilizzazione dei versanti e delle conoidi ed alla regimazione e sistemazione dei corsi d' acqua, tenendo conto della necessita' di provvedere con immediatezza dove esistono condizioni di pericolo per "danno incombente" su abitati e strutture aventi rilevanza economica. Le aree interessate dal programma degli interventi sono state classificate in quattro categorie, in funzione del livello di rischio esistente: I Zone a rilevante pericolosita' per gli insediamenti abitativi a seguito di piene gravose: in tale situazione si trovano pressoche' tutti gli insediamenti abitativi a margine del Fiume Toce, frequentemente edificati sulle conoidi degli affluenti. Tali aree devono essere difese nel migliore modo possibile. L' impiego delle tecniche di ingegneria naturalistica e' limitato alle sole zone con bassa velocita' e trasporto solido con tipologie prevalenti in sezioni ristrette e l' utilizzo di muri cellulari verdi, gabbionate verdi, terre armate verdi con piede rinforzato. Con l' aumentare dei due citati parametri (velocita' e trasporto solido) sono necessarie opere miste o rigide. Oltre valori di velocita' massima della corrente dell' ordine di 6-7 m/s sono possibili solo opere rigide in massi e calcestruzzo. II Zone con pericolo per gli insediamenti abitativi o per le attivita' economiche o infrastrutture in generale, in cui l' effetto di una piena non controllata da opere di regimazione puo' produrre danni alle abitazioni ed agli insediamenti a carattere economico - industriale. Sono comprese in questa categoria le aree urbanizzate ed artigianali - industriali, poste a relativa distanza dal F. Toce e dagli affluenti, il cui rischio risulta meno elevato ed i manufatti possono di conseguenza essere realizzati con tipologie costruttive di minor impatto ambientale. III Zone con pericolo per soli insediamenti a carattere agricolo oppure destinate ad attivita' economiche o infrastutture in generale, senza la presenza di insediamenti abitativi. Gli interventi riguardano in generale opere di ripristino della sezione di alveo modificate a seguito di fenomeni di deposito ed erosione interessanti l' alveo stesso, poiche', senza intervento, e' presumibile un ampliamento del dissesto. IV Zone a rischio, non interessate da alcun intervento, oppure zone con insediamenti solo agricoli, destinate a fungere da cassa d' espansione per le piene, ove non vengono realizzate opere di alcun tipo. Versanti e corsi d' acqua in generale, ove risulta possibile, senza limiti di alcun genere, l' utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. L' evidenziazione del rischio cosi' come sopra descritto impone la necessita' di porre dei vincoli all' ulteriore antropizzazione del territorio, laddove il rischio appare reale e sono previsti e realizzati interventi per la sua riduzione. Tali vincoli comportano sia il divieto di edificabilita' nelle aree soggette al rischio stesso sia il divieto all' utilizzo in generale del territorio per scopi diversi da quelli agricoli e forestali in atto. Il mantenimento del vincolo e' ovviamente legato alla presenza del rischio: nel caso gli interventi eseguiti modifichino il livello di rischio, verranno conseguentemente modificati anche i vincoli assegnati. Qualora la situazione di rischio esistente nell' area oggetto di intervento induca maggior livello di rischio su aree con insediamenti abitativi posti a valle, il rischio stesso si adegua ovviamente alla situazione piu' pericolosa. 5.2 Criteri generali di valutazione delle priorita' Per quanto riguarda i criteri di valutazione delle priorita' appare opportuno rifarsi ai contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 marzo 1990, il quale costituisce l' "Atto di indirizzo e di coordinamento ai fini della elaborazione e della adozione degli schemi previsionali e programmatici di cui all' art.31 della legge 18 maggio 1989, n. 183, recante le norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo". In esso, al paragrafo 5.2, nell' ambito della descrizione dei criteri generali da eseguire nella valutazione delle priorita', viene precisato che: " La valutazione delle priorita' sulla base dei tre criteri dell' incolumita' delle popolazioni, del danno incombente e dell' organica sistemazione costituisce uno dei passaggi fondamentali ai fini della definizione della metodologia di carattere generale per la individuazione degli interventi piu' urgenti da inserire negli schemi (art.31 lett.c). Detti interventi non sono comunque riconducibili ne' al pronto intervento (art.1 del decreto legislativo 12 aprile 1948, n. 1010), ne' ai lavori di somma urgenza (art.70 del regio decreto 25 maggio 1895 n.350) in quanto questi ultimi consentono di attivare specifiche procedure miranti a fronteggiare particolari situazioni contingenti connesse ad un pericolo in atto o immediato, bensi' sono imposti dalla necessita' di provvedere alla soluzione di situazioni di pericolo con probabile rischio a persone o cose nonche' di compromissione irreversibile dell' uso delle risorse ambientali sulla base di valutazioni che tengano conto della probabilita' del danno, della vulnerabilita' del contesto territoriale e ambientale e del valore monetario o ambientale dei beni che risultano esposti. L' individuazione delle aree dove risulta essere piu' urgente la necessita' di intervenire potra' quindi essere effettuata, ove possibile, sulla base della integrazione tra valutazioni riguardo alla probabilita' che un evento produttivo di danno si verifichi, alla vulnerabilita' del contesto territoriale ed ambientale su cui si abbatte ed infine al valore monetario o ambientale, di beni che risultano esposti anche in considerazione del loro pregio naturalistico e/o culturale escludendo da quest' ultima, ovviamente, la vita umana da salvaguardare comunque. In piena coerenza con il disposto dell' art. 31 lett c) saranno privilegiati gli interventi compatibili con i prevedibili futuri assetti del bacino da definirsi in sede organica sistemazione e che siano caratterizzati dal carattere di definitivita', dalla coerenza con la finalita' della legge e dalla capacita' di includere sulle cause dei fenomeni di dissesto e di degrado e non solamente sugli effetti. In conformita' con i principi sopra esposti, si indicano i seguenti indirizzi generali comunque per la definizione degli interventi e delle relative modalita' di concezione: a) per interventi devono intendersi tanto la realizzazione di opere quanto azioni finalizzate al mantenimento o al ripristino di condizioni di equilibrio naturale e di legittimo e razionale uso delle risorse, quali l' apposizione di vincoli, l' applicazione di incentivi e disincentivi, l' attivazione di particolari modalita' di gestione, nonche' azioni di prevenzione e di controllo, ecc; b) il bacino andra' considerato nel suo complesso, affrontando in modo adeguato le problematiche del dissesto idrogeologico e del degrado ambientale e prevedendo interventi orientati non solo alla difesa dalle calamita' quali eventi macroscopici ed istantanei, ma anche finalizzati alla salvaguardia della dinamica evolutiva del contesto fisico naturale, da condizionare esclusivamente ad un appropriato uso del territorio e comunque improntata al risanamento, tutela e ripristino della struttura ambientale caratteristica tenuto conto degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti; c) la scelta tipologica dell' intervento dovra' essere verificata rispetto a soluzioni alternative, individuando quella ottimale sulla base di analisi costi - efficacia, ma soprattutto privilegiando quelle a minore impatto ambientale con particolare riguardo alle esigenze di tutela di beni culturali e ambientali; d) il superamento delle situazioni di dissenso e/o di degrado dovra' essere conseguito, ove possibile, mediante il ripristino o il riequilibrio delle condizioni naturali preesistenti attraverso la programmazione dell' uso delle risorse ambientali e/o l' apposizione di appropriati vincoli e prescrizioni; e) nella definizione e progettazione dei nuovi interventi infrastrutturali sara' considerato il superamento delle situazioni in atto dovute ad un legittimo o irrazionale uso della risorsa, cioe' di tutte quelle situazioni che comportino o facilitino fenomeni di dissesto idrogeologico, di inquinamento e/o di degrado della risorsa; f) saranno privilegiati interventi di manuntenzione e di completamento e/o ampliamento di opere...; g) saranno privilegiati gli interventi relativi a contesti territoriali caratterizzati da compresenza del maggior numero di situazioni di particolare interesse; h) gli interventi saranno coordinati con le azioni in corso o in programma e dovranno essere significativi rispetto alle piu' rilevanti problematiche di bacino. Per ciascun intervento sara' valutato il fabbisogno finanziario relativo". 5.3 Criteri generali di intervento Individuato il livello di rischio e confermata l' esigenza di intervenire, risulta pertanto evidente come la priorita' di intervento sia strettamente connessa con il livello di rischio stesso. Nell' ambito di una classificazione preliminare, si ritiene di far coincidere il livello di priorita' con quello di rischio. La priorita' qui indicata deriva percio' da constatazioni di carattere tecnico conseguenti all' esame del territorio. Poiche' e' scontato che qualsiasi intervento sull' ambiente naturale provoca conseguenze di vario tipo, in modo particolare di carattere biologico, nel programma di intervento e nei limiti degli obiettivi che gli interventi stessi si prefiggono, si terra' conto della problematica seguente: - gli interventi prevederanno la sistemazione delle conoidi, essendo la portata solida delle conoidi stesse fra le cause principali dei dissesti provocati dal F.Toce; si prevede sia la realizzazione di opere di difesa passiva e la regimazione delle portate liquide e solide. La programmazione degli interventi ha tenuto conto dell' esigenza di provvedere con immediatezza alla sicurezza delle aree antropizzate per evitare ulteriori danni agli abitati ed alle infrastrutture aventi rilevanza economica per la vita della popolazione locale. - In generale le difese spondali, ove previste per necessita' documentate, non avranno, salvo situazioni particolari, come obiettivo la canalizzazione dei corsi d' acqua ma unicamente la difesa delle piene. La difesa sponsale verra' pertanto in contatto con la portata liquida solo in occasione delle piene eccezionali. - Le sezioni degli alvei saranno quindi determinate in base ad una precisa delimitazione dell' alveo di piena al fine di contenere le piene stesse (ove necessario) e non subiranno contrazioni rispetto alla situazione attuale. - Il profilo degli alvei restera' quello antecedente l' evento alluvionale del 1987. Le operazioni di disalveo saranno eseguite unicamente ove il sovralluiovamento provocato dalla piena dell' 87 ha causato deviazioni del corso degli alvei, innescando erosioni e frane. Verranno stabiliti dei riscontri fissi in corrispondenza alle soglie di stabilizzazione del fondo, che verranno utilizzati per il controllo dei operazioni di disalveo verranno lasciati in posto massi di dimensioni tali da conservare il regime alpino al corso d' acqua. Non verra' pertanto in alcun modo alterato il livello della falda. - Le opere di regimazione e controllo della portata solida consentiranno un flusso piu' regolare della portata solida stessa, senza impedire il ripascimento degli alvei. Va infatti evidenziato che tutti i corsi d' acqua interessati in questo programma sono a fondo mobile, con intenso trasporto solido. - Le zone esondabili non interessate da insediamenti abitativi o di rilevanza economica, saranno conservate tali, garantendo cosi' in pratica l' attuale capacita' di laminazione delle piene. In tal senso verranno privilegiate le sistemazioni con tecniche di ingegneria naturalistica nei limiti della loro applicabilita' funzionale. Sono previste anche opere di rinaturazione per l' incremento della diversita' biotica degli ecosistemi fluviali, non finalizzate a necessita' idrauliche. - Nella sistemazione dei versanti le tecniche di ingegneria naturalistica saranno applicate nella norma. 5.4 Indicazioni di massima per la selezione delle tipologie delle opere idrauliche Allo scopo di stabilire i criteri per la scelta delle varie tipologie proposte, dovranno essere verificate le azioni statiche e dinamiche cui presumibilmente sara' sottoposto il manufatto in esercizio. Tali azioni, per quanto attiene le opere longitudinali e trasversali, dipendono principalmente dalla velocita' della corrente, dalla granulometria e dalla portata del trasporto solido. La natura dei terreni e l' azione che questi ultimi determinano sui manufatti costituiscono parimenti un vincolo importante nelle scelte tipologiche e nei successivi dimensionamenti. Risulta quindi opportuno porre come criterio di orientamento per la scelta tipologica, il ricorso a specifici parametri i quali non potranno comunque, in fase esecutiva, sostituire una specifica verifica di calcolo. Per velocita' della corrente oltre 5 - 6 m/s, le aazioni di urto e di trascinamento sulle difese possono raggiungere valori molto elevati, con pressioni dell' ordine della decina di t/m(quadrati). In tali condizioni le uniche tipologie in grado di resistere alle azioni dinamiche prevedono l' impiego di massi collegati tra loro in getti di cls. La tabella mette a confronto i parametri idraulici sopra citati con le classi di rischio precedentemente citate. Viene proposto il dimensionamento minimo funzionale degli interventi distinti in: - opere di rinaturazione e di ingegneria naturalistica (da 1 a 12 in elenco tipologie del quaderno delle opere tipo); - opere miste (da 13 a 20); - opere rigide (da 21 a 25). Nella tabella i parametri idraulici sono ordinati da sinistra a destra nel senso crescente della velocita' e del diametro del trasporto solido, . le classi di rischio da I a IV vanno da maggiore a minore pericolosita'. La numerazione delle tipologie di intervento da 1 a 25 e' nel senso di maggiore resistenza strutturale dell' op- era. La maggiore applicabilita' delle tecniche di rinaturazione e di ingegneria naturalistica risulta, dalla lettura della tabella, legata a velocita' e diametro del trasporto solido modesti in aree a bassa pericolosita'. Procedendo verso parametri peggiorativi dal punto di vista idraulico e della classe di rischio, si passa a tecniche di consolidamento piu' impegnative fino ad arrivare all' uso quasi esclusivo di opere rigide. Nel caso del bacino del Toce la maggior parte degli interventi progettati ricade nelle categorie opere miste e rigide, essendo collocati in zone con elevata velocita' della corrente ed entita' del trasporto solido e in aree con presenza di insediamenti abitativi (classe I di rischio). Lungo l' asta del Toce e i suoi affluenti la possibilita' di intervento e' pertanto limitata ad interventi con opere rigide o miste, mentre veri e propri interventi di ingegneria naturalistica sono attualmente previsti solo in poche localita'. Molti degli interventi di rinaturazione e di ingegneria naturalistica, tipici dei tratti di fondovalle andrebbero tuttora inseriti nelle proposte progettuali, anche se non prioritari dal punto di vista dell' urgenza e della pericolosita'. 5.5. Verifiche tecniche per la selezione ed il dimensionamento delle opere idrauliche longitudinali e trasversali sui corsi d'acqua Nel seguito si elencano le verifiche che dovranno essere eseguite nella fase di progettazione esecutiva degli interventi sui corsi d'acqua. La funzione delle difese spondali, realizzate e previste nel bacino del Fiume Toce, e' principalmente quella di contenere le portate di piena, salvo l' attraversamento di alcuni centri abitati, ove la situazione di fatto esistente non consente l' assegnazione di sezioni piu' ampie agli alvei. Le caratteristiche strutturali delle opere tipo dovranno essere valutate in funzione delle sollecitazioni che esse devono sopportare. Tali sollecitazioni dipendono da molteplici fattori che risultano principalmente: - la portata liquida e la velocita' della corrente; - la portata solida, la sua velocita' e granulometria; - la pendenza dell' alveo; - la natura dei terreni ove l' opera verra' ubicata. Verificata la capacita' della struttura a sopportare le sollecitazioni derivanti dalle azioni di piena, si determineranno eventuali accorgimenti progettuali tesi a mitigare gli impatti. Va infine rimarcato che le difese longitudinali dovranno essere in molti casi integrate da soglie e briglie trasversali allo scopo di stabilizzare il fondo alveo o regimare il trasporto solido. Per quanto riguarda la valutazione della portata di progetto nei sottobacini del Fiume Toce, dovranno essere utilizzati i metodi della similitudine e della corrivazione, a seconda dell' estensione del bacino stesso. I metodi di calcolo impiegati, in assenza di misure dirette di portata, forniscono indicazioni sufficienti per la valutazione della portata di progetto. La scelta di tale portata dipende dal grado di rischio che si vuole affrontare. Si ritiene comunque che, per le opere in progetto, sia ragionevole considerare un tempo di ritorno pari ad almeno 100 anni. Gli interventi che verranno eseguiti sugli alvei presentano principalmente una funzione protettiva dall' evento di piena che si esplica mediante la realizzazione di difese spondali, di soglie di stabilizzazione del fondo e di briglie di tipo selettivo. Per il dimensionamento delle suddette opere risulta fondamentale la determinazione dei livelli di piena i quali, tenuto conto del carattere prevalentemente torrentizio del fiume Toce, risultano difficilemnte schematizzabili attraverso relazioni analitiche. In prima approssimazione, ed in funzione delle caratteristiche idrauliche delle varie sezioni, si ritiene di poter calcolare le altezze di moto utilizzando la formula di Chezy. Per quanto concerne le caratteristiche dei terreni di fondazione, in generale si puo' ritenere che, salvo casi particolari e nel tratto terminale del F. Toce non siano generalmente presenti negli alvei componenti limose rilevanti, per cui il terreno di fondazione costituito dal trasporto solido del corso d' acqua, con granulometria varia in funzione della localizzazione dell' opera da eseguire, offre generalmente adeguato appoggio alle difese. In ogni caso andranno comunque eseguite le opportune indagini nei casi specifici. La protezione al piede costituisce elemento fondamentale della struttura delle difese. In generale, valutata la dimensione piu' rilevante del trasporto solido che si ritiene possa transitare nell' alveo, si prevede la posa di una scogliera di protezione con dimensione minima dei blocchi di almeno 2 - 3 volte superiore a quella delle dimensioni massime del trasporto solido stesso. La larghezza e l' altezza della scogliera, nonche' il collegamento tra i vari blocchi sono da valutare caso per caso. Poiche' la totalita' degli alvei e' a fondo mobile, la presenza di soglie trasversali di fondo e' da ritenersi fondamentale per garantire la stabilita' delle difese. Le soglie di fondo vanno verificate al sifonamento secondo le procedure consolidate. Il divagare della corrente di piena, in conseguenza alla presenza del trasporto solido di fondo, provoca in continuazione urti ed azioni abrasive sulle difese che, nel caso la muratura non sia di adeguata consistenza, portano rapidamente al crollo della muratura stessa. L' azione dinamica della corrente si esplica in spinte dovute agli urti di entita' tavolta superiore alle 10 t/m(quadrati). In tali condizioni, i vincoli che legano fra loro i blocchi devono impedire il disgregarsi delle murature. Oltre all' azione dinamica della corrente, la muratura d' argine deve essere verificata per sopportare la spinta derivante dal terreno a monte dell' arginatura, anche in condizioni di scalzamento delle fondazioni. Nel caso di muratura in blocchi chiodati, le azioni di taglio devono essere ovviamente assorbite dalle suddette chiodature. 5.6 Criteri di applicazione a verifiche di compatibilita' ambientale negli ambiti di interesse delle sistemazioni idrogeologiche. Riguardo alla selezione dei progetti circa il loro assoggettamento a verifiche di compatibilita' ambientale vengono individuate tre possibili opzioni: 1 Progetti da non sottoporre a verifiche di compatibilita' ambientale purche' si evidenzi la conformita' tra le tipologie di op- era previste e quelle riportate dal quaderno delle opere tipo e si adottino tecniche di ingegneria naturalistica ove previste come opere di completamento; 2 Progetti per i quali sono necessari ulteriori approfondimenti conoscitivi di carattere tecnico, per poter decidere sulla necessita' di assoggettarli a verifica di compatibilita' ambientale; 3 Progetti da assoggettare a verifiche di compatibilita' ambientale. Per quanto riguarda i progetti viene innanzitutto distinta la categoria degli interventi di manutenzione, quali pulizie di griglie, dragaggi, ecc. che per loro natura non sono generalmente da assoggettare a verifica di compatibilita' ambientale. Le verifiche di compatibilita' ambientale sono conseguenti anche alla classificaione operata in termini di rischio idrogeologico, nel senso che nella classe di rischio 1 si tiene generalmente subordinata la compatibilita' ambientale delle soluzioni proposte rispetto alla primaria esigenza della messa in sicurezza degli abitati e delle infrastrutture esistenti. E' fattore vincolante riguardo all' applicazione di verifiche di compatibilita' ambientale l' adiacenza a Parchi o Riserve Naturali, come indicati nella citata Carta dei Vincoli, nonche' la presenza di boschi naturali o di altre emergenze naturalistiche, la cui presenza in prima approssimazione va verificata sulla base delle tavolette in scala 1:50.000 della Carta Nazionale Svizzera Fogli 265, 275, 284, 285 (alle voci: Bosco, Bosco rado, Albero o Gruppo di alberi, Siepe, Castagneto). Future varianti di destinazione urbanistica di ampliamento ad aree urbanizzate, vanno comunque sottoposte a verifica di compatibilita' ambientale.