(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Cassano All'Ionio (Cosenza), i cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5  giugno
2016, presenta forme d'ingerenza della criminalita'  organizzata  che
compromettono   la   libera    determinazione    e    l'imparzialita'
dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed  il  funzionamento
dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    Alla luce delle risultanze di un attento monitoraggio svolto  nei
confronti dell'ente, il Prefetto di Cosenza, con decreto del 6  marzo
2017, successivamente prorogato,  ha  disposto  l'accesso  presso  il
comune ex art. 143 del decreto legislativo 18 agosto  2000,  n.  267,
per gli accertamenti di rito. 
    Al termine delle indagini effettuate, la  commissione  incaricata
dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulla scorta delle
quali il Prefetto, sentito  nella  seduta  del  16  ottobre  2017  il
Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,  integrato
con  la  partecipazione   del   Procuratore   della   Repubblica   di
Castrovillari e  del  Procuratore  della  Repubblica  Aggiunto  della
Direzione  distrettuale  antimafia   di   Catanzaro,   ha   trasmesso
l'allegata relazione in data 20 ottobre 2017, che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti  e  indiretti  degli  amministratori  con   la   criminalita'
organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando,
pertanto, i presupposti per l'adozione del provvedimento dissolutorio
di cui al menzionato art. 143. 
    I lavori svolti dall'organo ispettivo hanno  preso  in  esame  la
cornice criminale ed il contesto ambientale, nonche'  il  complessivo
andamento gestionale dell'amministrazione con particolare riguardo ai
rapporti  tra  gli  amministratori  e   le   consorterie   criminali,
evidenziando  come  l'uso  distorto  della  cosa  pubblica   si   sia
concretizzato nel favorire soggetti o imprese collegati  direttamente
o indirettamente ad ambienti criminali. 
    Il comune di Cassano All'Ionio e' sede  di  un  importante  parco
archeologico ed ha un'economia a vocazione  essenzialmente  turistica
ed agricola. 
    Costituisce un dato giudizialmente acquisito la radicata presenza
su quel territorio di una potente famiglia  malavitosa  che  -  anche
grazie  al  sostegno   delle   consorterie   del   crotonese   -   ha
progressivamente assunto un ruolo di primo  piano  nell'ambito  della
criminalita' organizzata locale, contrapponendosi ad un altro  gruppo
criminale fortemente indebolito a seguito di  recenti  operazioni  di
polizia giudiziaria. 
    In tale contesto, il Prefetto evidenzia  la  continuita'  che  ha
caratterizzato  la  conduzione  dell'ente  negli  ultimi  tempi.   In
particolare, il sindaco - ripetutamente membro del consiglio comunale
finii anni '80 al 2009 - ha rivestito il ruolo di organo  di  vertice
dell'ente  anche  nella  pregressa  amministrazione,  interrottasi  a
novembre  2015  a  seguito  dello  scioglimento  disposto  ai   sensi
dell'art. 141,  comma  1,  lettera  b),  n.  3,  del  citato  decreto
legislativo n. 267 del 2000. Inoltre, ben cinque consiglieri comunali
- tra cui l'ex presidente del  consiglio  -  e  tre  assessori  erano
presenti nella consiliatura del 2012. Due dei predetti consiglieri ed
altri quattro componenti l'organo consiliare hanno fatto parte  anche
della compagine di governo eletta nel 2009. 
    Diversi esponenti dell'apparato politico e burocratico  dell'ente
-  alcuni  dei  quali  con  pregiudizi  di   polizia   -   annoverano
frequentazioni ovvero relazioni  di  parentela  o  di  affinita'  con
persone  controindicate  o  con  elementi  dei  sodalizi   localmente
egemoni. 
    In sede di indagine, frequentazioni e relazioni di natura analoga
sono state riscontrate anche nei confronti di  taluni  sottoscrittori
delle liste che hanno sostenuto il candidato alla carica  di  sindaco
poi effettivamente eletto. 
    Riferisce inoltre il  Prefetto  che  a  febbraio  2016  il  primo
cittadino - unitamente a personaggi di primo piano  della  menzionata
consorteria territorialmente dominante - ha preso parte  ai  funerali
di uno stretto parente  di  un  soggetto  contiguo  a  quella  stessa
consorteria. 
    Parimenti emblematico e' l'episodio verificatosi ad  agosto  2016
in occasione  di  una  seduta  dell'organo  consiliare  allorche'  un
consigliere comunale e' intervenuto nella discussione concernente  la
confisca  di  un  immobile  riconducibile  ad  una  locale   famiglia
malavitosa, rendendo dichiarazioni di apprezzamento e  di  stima  nei
confronti di un elemento della famiglia in questione. 
    Viene poi segnalato che l'ex presidente dell'organo consiliare ed
attuale consigliere  comunale  di  cui  si  e'  detto  -  piu'  volte
controllato con  persone  controindicate  -  e'  stato  a  suo  tempo
sottoposto a procedimento penale per essersi  adoperato  al  fine  di
procurare ad  un  candidato  alle  elezioni  regionali  del  2005  il
sostegno elettorale di una delle cosche dominanti nel  cassanese.  Al
riguardo, l'Organo ispettivo sottolinea che  il  citato  procedimento
penale,   pur   essendosi   concluso   in   senso   favorevole    per
l'amministratore in argomento, ne ha rivelato la vicinanza ad un noto
capoclan. 
    Sono stati poi presi  in  considerazione  gli  atti  intimidatori
compiuti nei confronti di due dipendenti comunali che hanno rivestito
la  qualifica  di  responsabile  del  procedimento  con   riferimento
all'esecuzione di diversi lavori comunali. In  particolare,  uno  dei
predetti dipendenti ad ottobre 2016 ha denunciato di  avere  ricevuto
una busta da lettera contenente minacce  scritte  e  tre  fiammiferi;
l'altro a giugno 2015 ha subito l'incendio della propria  automobile.
Anche le vetture in uso al coniuge e ad un affine del  dipendente  da
ultimo menzionato sono state incendiate a gennaio 2017. 
    E'  stata  quindi  esaminata  dalla   Commissione   di   indagine
l'attivita' gestionale dell'istituzione locale a far  data  dal  2012
stante la richiamata sostanziale continuita' tra l'attuale  compagine
di governo e l'amministrazione eletta a maggio di quell'anno. 
    Al riguardo,  gli  accertamenti  esperiti  hanno  fatto  emergere
innumerevoli anomalie ed irregolarita'. 
    In tale ambito si colloca la vicenda relativa ad  alcuni  terreni
con annessi fabbricati acquisiti dal comune nel 1989 e  destinati  in
parte alla realizzazione di opere di urbanizzazione secondaria ed  in
parte ad attivita' agricola, occupati senza alcun titolo  abilitativo
e senza corresponsione  di  canone  da  soggetti  legati  da  stretti
rapporti familiari ad esponenti della "ndrangheta". 
    Il Prefetto evidenzia che a novembre 2013 il competente Tribunale
ha ordinato il rilascio in favore del comune degli immobili  occupati
sine titulo  a  conclusione  di  una  procedura  giudiziaria  avviata
soltanto nel 2009. 
    Sennonche', in esito ad un incontro  svoltosi  a  marzo  2015  al
quale hanno preso parte, tra  gli  altri,  il  primo  cittadino,  tre
membri della giunta allora in carica -  di  cui  due  presenti  anche
nell'attuale  consiliatura  -  un  funzionario  direttivo   dell'area
tecnica  ed  il  legale  dell'ente,  l'amministrazione  comunale   ha
formalizzato la volonta' di addivenire ad un accordo in  ordine  alla
destinazione dell'azienda agro-zootecnica installata dagli  occupanti
abusivi sui terreni in argomento. 
    In particolare, i partecipanti all'incontro  hanno  convenuto  di
concedere in uso l'azienda agli  stessi  occupanti  abusivi  mediante
semplice trattativa privata e di fare ricorso  all'evidenza  pubblica
solo ai fini dell'assegnazione degli  altri  immobili  occupati  sine
titulo, in difformita' dall'orientamento in precedenza  espresso  sia
dal legale dell'ente sia dal funzionario direttivo dell'area  tecnica
di cui si e' detto. Quindi, a dicembre 2016 il consiglio comunale  ha
deliberato di dare in locazione  la  citata  azienda  agro-zootecnica
agli occupanti abusivi dei terreni. 
    In  proposito,  l'Organo  ispettivo  pone  in  rilievo   che   le
circostanze  addotte  dall'ente  a  sostegno   della   decisione   di
concludere  un  accordo  di  natura  privatistica  non   costituivano
condizioni idonee, in base alla normativa di settore,  a  legittimare
il mancato espletamento di una procedura ad evidenza pubblica. 
    Parimenti nel settore socio-assistenziale sono state  riscontrate
illiceita' ed irregolarita', da  cui  hanno  tratto  vantaggio  anche
persone controindicate. 
    In particolare, le  verifiche  esperite  nel  corso  dell'accesso
hanno messo in  luce  che  il  comune  ha  ripetutamente  corrisposto
contributi assistenziali sulla base  di  provvedimenti  adottati  dal
sindaco ai sensi dell'art. 50 del  decreto  legislativo  n.  267  del
2000,  in  violazione  del  generale  principio  di  separazione  tra
attivita' di indirizzo politico ed attivita'  di  gestione.  Inoltre,
l'amministrazione comunale non solo non ha espletato alcun  controllo
in  ordine  all'effettiva  condizione  di  indigenza  delle   persone
beneficiarie  dei  sussidi,  ma  ha  anche  omesso   di   determinare
preventivamente i presupposti per la loro erogazione in contrasto con
i principi di imparzialita' e trasparenza dell'azione amministrativa. 
    Il Prefetto segnala che  tra  i  destinatari  dei  contributi  in
parola figurano  diversi  sottoscrittori  delle  liste  collegate  al
candidato  sindaco  risultato  eletto,  tra   cui   alcuni   soggetti
considerati contigui ai sodalizi territorialmente egemoni. 
    Nel settore edilizio e' stata  rilevata  la  persistente  inerzia
dell'amministrazione comunale che ha, sistematicamente, trascurato di
portare a compimento i procedimenti finalizzati  alla  demolizione  o
all'acquisizione  degli  immobili  realizzati   in   assenza   o   in
difformita' dai prescritti titoli abilitativi ovvero di applicare  le
altre sanzioni previste dalla normativa. 
    Anche in questo caso tra coloro che si sono  avvantaggiati  delle
omissioni del comune vi  sono  esponenti  di  gruppi  "ndranghetisti"
ovvero persone vicine ad ambienti criminali per vincoli di  parentela
o affinita'. 
    Emblematico in tal senso e' l'episodio relativo a  diverse  opere
abusive il cui committente  e'  in  stretti  rapporti  familiari  con
personaggi di vertice di una delle famiglie malavitose sopra  citate.
Al riguardo, la Commissione di indagine ha acclarato che l'ente,  pur
avendo adottato la prescritta ordinanza di demolizione,  non  ha  poi
notificato all'interessato il verbale di verifica  di  inottemperanza
all'ordinanza medesima in  violazione  dell'art.  31,  comma  4,  del
decreto del Presidente  della  Repubblica  6  giugno  2001,  n.  380,
omettendo  altresi'  di  intraprendere   ulteriori   iniziative   per
assicurare il ripristino dello stato dei luoghi ovvero l'acquisizione
dei menzionati manufatti al patrimonio comunale. 
    Analoga    inerzia    e'    stata    riscontrata     da     parte
dell'amministrazione  comunale  con  riferimento  a  degli   immobili
abusivi realizzati in  un'area  sottoposta  a  vincolo  archeologico,
riconducibili ad  un  locale  capocosca  e  ad  un  suo  parente.  In
proposito, il  Prefetto  pone  anche  in  evidenza  le  relazioni  di
frequentazione  intercorrenti  tra  il  predetto  capocosca  e   quel
funzionario direttivo dell'area tecnica il cui ruolo e' emerso  nella
vicenda relativa alla concessione in uso dell'azienda agro-zootecnica
di cui sopra si e' fatta menzione. 
    Una specifica attenzione e' stata dedicata in sede  ispettiva  al
settore degli affidamenti  di  lavori  e  servizi,  che  notoriamente
costituiscono un tradizionale polo di attrazione  per  gli  interessi
economici delle organizzazioni criminali. 
    Al riguardo, e' emerso un modus operandi  caratterizzato  da  una
Costante frammentazione  degli  interventi  e  da  un  consequenziale
diffuso ricorso alle procedure negoziate e agli  affidamenti  diretti
sulla base di indagini di mercato quasi sempre limitate ad un  numero
ristretto  di  imprese,  per  lo  piu'  locali,  pur  essendo  l'ente
formalmente provvisto di un ampio elenco di operatori di fiducia. 
    La  richiamata  frammentazione  -  riscontrata   soprattutto   in
relazione agli interventi di  manutenzione  del  verde  pubblico,  di
pulizia delle spiagge e di manutenzione della rete idrica comunale  -
e'  stata   peraltro   favorita   dall'assenza   di   interventi   di
programmazione della  spesa  pubblica  e  dalla  conseguente  mancata
previsione in bilancio di risorse adeguate. 
    Il Prefetto rileva inoltre che nel regolamento per  l'affidamento
di servizi, forniture e lavori in economica - approvato dal consiglio
comunale con delibera di settembre 2012 - manca qualsiasi riferimento
all'obbligo di procedere all'acquisizione di beni e  servizi  facendo
ricorso in via prioritaria  al  mercato  elettronico  della  pubblica
amministrazione. 
    Ebbene, una delle societa' favorite dal predetto  modus  operandi
e' stata destinataria  di  un  provvedimento  antimafia  a  carattere
interdittivo emesso dalla Prefettura di  Cosenza  a  maggio  2016  ed
annovera tra i propri soci uno stretto parente del  sopra  menzionato
ex presidente dell'organo consiliare ed attuale consigliere comunale,
piu' volte controllato con soggetti controindicati e di cui e'  stata
documentata la vicinanza ad un noto capoclan. 
    In base alle dichiarazioni rese dal sindaco in sede di  indagine,
l'amministrazione comunale sarebbe venuta a conoscenza dell'esistenza
dell'interdittiva soltanto l'11 agosto successivo. 
    Cio' stante, assumono valore emblematico le  anomalie  che  hanno
connotato l'esecuzione di alcuni lavori di  manutenzione  della  rete
idrica comunale aggiudicati alla societa' in questione a  seguito  di
gara informale, indetta con avviso pubblicato a giugno 2016 e viziata
da molteplici profili di illegittimita'. In particolare, come e' dato
evincere sia dalla documentazione di  gara  sia  dalle  comunicazioni
effettuate all'Autorita' Nazionale  Anticorruzione  dal  responsabile
del procedimento, i lavori in parola sono stati ultimati il 31 agosto
2016 e quindi ben oltre la data in cui l'amministrazione comunale  e'
asseritamente venuta a conoscenza del provvedimento  interdittivo  di
cui sopra. 
    E' stato altresi' accertato che con determina del successivo mese
di novembre  il  responsabile  del  settore  servizi  manutentivi  ha
provveduto  alla  liquidazione  del  secondo  ed  ultimo   stato   di
avanzamento facendo  riferimento  ad  un  verbale  da  cui  i  lavori
risultano terminati il 5 agosto 2016. Al riguardo, la Commissione  di
indagine sottolinea la discrasia tra la data  risultante  dal  citato
verbale e l'effettiva data di ultimazione  dei  lavori  di  cui  alla
documentazione sopra richiamata, ponendo altresi' in rilievo come  il
comune - anziche' procedere  sic  et  simpliciter  al  pagamento  del
corrispettivo -  avrebbe  dovuto  recedere  dal  contratto  ai  sensi
dell'art. 92, commi 3 e 4, del decreto legislativo 6 settembre  2011,
n. 159. 
    La societa' in argomento e' stata anche affidataria di interventi
sulla viabilita' in regime di somma urgenza disposti dal responsabile
del settore servizi manutentivi il 9 agosto 2016. In proposito, viene
segnalato che con delibera di dicembre 2016 -  priva  del  necessario
visto di regolarita' contabile - la giunta  ha  ratificato  l'operato
del responsabile del settore servizi manutentivi,  il  quale  ha  poi
provveduto  alla  liquidazione  del  corrispettivo  in  favore  della
societa' affidataria, destinataria - come  detto  -  di  interdittiva
antimafia adottata a maggio dello stesso anno. Le verifiche espletate
dall'Organo  ispettivo  hanno  altresi'  messo   in   luce   che   la
liquidazione del corrispettivo e'  stata  effettuata  in  assenza  di
qualsiasi atto di natura negoziale e senza che  sia  stata  posta  in
essere la procedura  di  cui  all'art.  191,  comma  3,  del  decreto
legislativo n. 267 del 2000 per il riconoscimento  dei  debiti  fuori
bilancio, pur ricorrendone i presupposti. 
    Sempre nel settore degli affidamenti di lavori  e  servizi,  sono
state riscontrate anomalie nelle procedure  conclusesi  a  favore  di
altre societa' i cui  titolari  sono  risultati  vicini  ad  ambienti
criminali per rapporti di frequentazione o di parentela, tra cui  una
ditta che annovera tra i propri  dipendenti  un  soggetto  legato  da
vincoli di affinita' ad un  personaggio  apicale  della  criminalita'
organizzata locale. Al  riguardo,  viene  altresi'  stigmatizzata  la
posizione  di  alcuni   dipendenti   di   un'impresa   frequentemente
assegnataria di servizi comunali,  tre  dei  quali  risultano  essere
stati condannati, tra l'altro, per il reato di cui  all'art.  416-bis
del codice penale con sentenza divenuta irrevocabile ad ottobre 2016. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  Prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Cassano  All'Ionio,
volti  a  perseguire  fini  diversi  da  quelli  istituzionali,   con
pregiudizio  dei  principi  di  buon   andamento,   imparzialita'   e
trasparenza, che rendono  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare il risanamento dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Cassano
All'Ionio (Cosenza), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo
18 agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 17 novembre 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti