Art. 6.
                        Legame con l'ambiente
  Il  legame del prodotto con il territorio e' dimostrato da numerose
testimonianze storiche.
  Il  primo  riferimento  preciso  sull'utilizzo  del «Peperoncino di
Calabria»  si ritrova nel Medicinalium iuxta propria principia (1635)
di  Tommaso  Campanella,  filosofo  domenicano  di  origini calabresi
vissuto  a  cavallo  tra  il  XVI  e  il XVII secolo. Nella sua opera
Campanella  definisce  il  peperoncino  «piper  rubrum indicum» e gli
dedica  un  ampio  spazio in quanto lo considera salutare per la cura
del corpo.
  La presenza fissa del «Peperoncino di Calabria» e' confermata anche
dalla  Statistica  Murattiana  del  1811. Nella sezione dedicata alla
«Caccia, pesca ed economia rurale» della Calabria, l'indagine riporta
le tecniche in uso per conservare la carne distinguendo, chiaramente,
«la manifattura dei popolani che usano sale e peperoncino ...i».
  Nella  seconda  meta'  dell'Ottocento  il  giornalista  e scrittore
calabrese   Vincenzo   Padula  riporta  nel  suo  fondamentale  testo
«Calabria   prima   e   dopo  l'Unita»,  che  il  peperoncino  veniva
soprannominato  il  «lardo  della  povera gente» per il largo consumo
nell'alimentazione  nonche' come merce di scambio per il popolo in un
regime  di  baratto  («il  popolo  non vede mai denaro: e' pagato con
fichi di scarto e peparoli»).
  Agli   inizi  del  1900  il  peperoncino  e'  considerato  alimento
fondamentale   dell'intera   Calabria.  Il  prete  calabrese  Lorenzo
Galasso,  nella  sua  opera  «Arabi  e  beduini d'Italia», segnala, a
proposito delle abitudini alimentari degli abitanti di Mileto, che il
loro  pasto  consisteva  in  «pane  nero  e  duro,  erbe  selvatiche,
peperoni,  cipolle,  agli,  che  mangiano avidamente e sono fortunati
quando ne hanno».
  Ancora  negli  anni  50  del  secolo  scorso  in  alcune zone della
Calabria  il  peperoncino  rappresentava l'unico condimento nei pasti
frugali  della  povera  gente  .  In  una nota di viaggio del 1958 lo
scrittore  calabrese  Corrado  Alvaro  segnala che nei mercati locali
erano  venduti  «certi  pesci  colore  acciaio  conservati  sotto una
polvere di pepe rosso».
  V.  Teti,  autore  della fondamentale «Storia del peperoncino», nel
dedicare  centinaia  di  pagine  al  legame di questo prodotto con la
Calabria, utilizza l'espressione «calabresissimo peperoncino».
  E' altresi' importante notare come la denominazione «Peperoncino di
Calabria»  sia  indicata  non  solo  nel  linguaggio  comune  e nelle
transazioni   commerciali  ma  anche  nella  letteratura  scientifica
(Siviero e altri, Informatore agrario n. 46/2004).
  Una  delle caratteristiche principali del «Peperoncino di Calabria»
e'  la sua elevata piccantezza.La letteratura scientifica e' concorde
nell'affermare  che alcuni fattori climatici esercitano una influenza
determinante  su  questa  piccantezza.  Tra questi sono da annoverare
principalmente  la  temperatura  elevata, lo stress idrico e il basso
tenore di umidita' ambientale.
  Al  riguardo,  si  puo'  agevolmente constatare come il peperoncino
piccante  abbia trovato in Calabria le condizioni migliori per il suo
sviluppo. Il clima della regione e' classificato dai climatologi come
di  tipo  «0»  o  marittimo,  in  quanto presenta un intervallo molto
contenuto  di  variabilita'  tra  la  temperatura media del mese piu'
caldo  e  quella del mese piu' freddo. In particolare, in Calabria si
riscontra  un  dato medio annuale di eliofania considerevole al quale
si associa un valore di radiazione globale altrettanto significativo,
con  punte per entrambi i parametri notevolmente piu' alti e nei mesi
estivi   allorche'   la   coltura  e'  in  pieno  svolgimento.  Tanto
l'eliofania  che  la  radiazione  globale condizionano la temperatura
dell'aria,  i  cui  valori  medi  annuali,  quali  possono  desumersi
dall'andamento  abbastanza  regolare delle isoterme che vanno dai 10°
gradi  C  delle  zone  montane  ai  18°  gradi  C  delle zone marine,
rimangono piuttosto elevati.
  Inoltre, sia la distribuzione pluviometrica che l'umidita' relativa
appaiono  concentrate nei mesi da novembre a marzo, quando la coltura
non e' ancora presente o e' al termine.
  E'  da  aggiungere  che le gelate tardive sono rarissime, mentre le
ondate  di  calore  intenso,  che  comportano  aumenti persistenti di
temperatura al di sopra dell'usuale media mensile sono periodicamente
riscontrabili in determinate localita'.
  Tali  condizioni  nel  loro  insieme  favoriscono  la  coltura  del
«Peperoncino  di Calabria» consentendogli di assumere quelle speciali
qualita'  organolettiche  che  lo  rendono unico. Le attivita' legate
alla  coltivazione  del peperoncino hanno segnato non solo l'economia
locale  ma  anche l'aspetto delle case rurali e di quelle dei piccoli
paesi  nelle  campagne  calabresi, dove non esiste abitazione che non
abbia  una  treccia  di peperoncini appesa alle porte e alle finestre
per  consentirne  l'essiccazione e averne una scorta sempre a portata
di mano.
  Il  «Peperoncino  di  Calabria»  e' prodotto in aziende agricole di
dimensione   medio-piccola,   che   utilizzano  quasi  esclusivamente
manodopera familiare.
  Cio'  ha  consentito  un  uso  inalterato  di tecniche costanti, ha
garantito  una  continuita'  nella  tradizione,  ha  evidenziato  una
specializzazione   professionale  rimasta  inevitabilmente  legata  a
risorse    umane   difficilmente   reperibili   in   altri   contesti
territoriali.  Le competenze specialistiche risultano particolarmente
importanti  laddove si riscontra l'intervento della manualita': dalla
coltivazione  della  pianta,  alla  raccolta  delle bacche, fino alle
operazioni  di  essiccazione,  di  intreccio  e  confezionamento  del
prodotto.
  Il  prodotto  evidenzia  un  legame  culturale  con  il  territorio
attraverso  la sua presenza in molte fiere e sagre locali. Tra queste
si  segnala  il  «Festival  del  peperoncino», organizzato a Diamante
dalla  «Accademia  del peperoncino» nei primi giorni di settembre: La
manifestazione,  finalizzata  alla  promozione  del  peperoncino,  ha
acquistato   ormai   fama  internazionale  e  attira  ogni  anno  una
larghissima  partecipazione di pubblico e di specialisti. Il festival
rappresenta  anche la piu' rinomata occasione per la degustazione del
prodotto.
  Un  «Museo  del peperoncino», creato a Maiera', contribuisce a dare
rinomanza al «Peperoncino di Calabria».
  Molte  sono  inoltre  le preparazioni che vedono il «Peperoncino di
Calabria»  come  ingrediente  fondamentale  e che moltiplicano la sua
gia'  indiscussa  reputazione.  Preparazionie  di  conserve  ittiche:
acciughe   e   sarde   al  peperoncino,  rosamarina  o  sardella;  di
salumi:salsiccia, soppressala, pancetta, capocollo, salato, nduja.
  Il «Peperoncino di Calabria» entra prepotentemente nella cucina del
territorio,  improntandone la caratterizzazione di fondo. Sono almeno
un  centinaio  i  piatti  tipici nei quali il prodotto e' ingrediente
fondamentale,  dai  primi  :  il  morseddu,  la licurdia, la zuppa di
cipuddizze,  i  cannaruozzoli,  i  fusilli  alla  silana,  ecc.;), ai
secondi  : la carne incantarata, i frittuli, le mazzacorde, l'agnello
con  i  muscari,  lo  spezzatino di capra, il capretto alla calabrese
ecc.;  ai  contorni  :  le  olive  fritte,  le  olive  ammaccate,  la
chiculliata,  l'insalata  di  alici  crude  o  i  cavoli  con  patate
schiacciate;).  A  Diamante viene da anni servito anche un «gelato al
peperoncino».  Il  profondo radicamento del «Peperoncino di Calabria»
nella  cultura  alimentare  del territorio si puo' percepire, infine,
dalla  singolare  quanto  diffusa  usanza di tenere disponibile sulla
tavola  una  manciata  di  peperoncini da aggiungere con disinvoltura
alle  pietanze  piu'  disparate. Tutto questo ha fatto dire a V. Teti
che  «e' raro trovare un piatto, fresco o conservato [...] in cui non
appaia,  in  dose  moderata  o  esagerata  il  peperoncino  fresco  o
essiccato  e  poi  macinato.  La  tipicita'  alimentare  calabrese e'
impensabile senza l'uso del peperoncino».