(all. 1 - art. 1) (parte 1)
PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE
AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE
NEL TERRITORIO DI AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA
                      Vedi figura a pagina 146
                             ALLEGATO A
                        PIANO DI RISANAMENTO
                       DELL'AREA A RISCHIO DI
              AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA-FLORIDIA-
                              SOLARINO
                             ALLEGATO A
             PIANO DI RISANAMENTO DELL'AREA A RISCHIO DI
          AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA-FLORIDIA-SOLARINO
                          1.0 INTRODUZIONE
L'area  costituita  dai territori che ricadono nei Comuni di Augusta,
Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino, e'  stata  dichiarata
"area  ad  elevato  rischio  di  crisi  ambientale"  con delibera del
Consiglio dei Ministri in data 30 Novembre 1990.
Il presente documento costituisce il testo del Piano  di  Risanamento
ed e' l'allegato tecnico (Allegato A) al Decreto del Presidente della
Repubblica che approva il suddetto piano.
Nel presente capitolo, dopo un breve riepilogo del quadro normativo e
dell'iter  amministrativo  della  dichiarazione  di  area  a  rischio
(Paragrafo 1.1), viene riportata una descrizione  generale  dell'area
(Paragrafo  1.2), vengono indicati gli obiettivi del piano (Paragrafo
1.3) ed e' descritta la struttura del documento (Paragrafo 1.4).
1.1 PREMESSE NORMATIVE ED AMMINISTRATIVE
L'articolo 7 della Legge 7  Luglio  1986  No.  349,  come  modificato
dall'articolo  6  della  Legge  28  Agosto 1989 No. 305, individua la
possibilita', da parte del Consiglio dei Ministri e su  proposta  del
Ministro  dell'Ambiente, dichiarare "aree ad elevato rischio di crisi
ambientale"  gli  ambiti   territoriali   ed   i   tratti   marittimi
caratterizzati  da gravi alterazioni negli equilibri ambientali.  Con
tale dichiarazione sono individuate le direttive per  la  formazione,
da  parte  del  Ministero  dell'Ambiente,  d'intesa  con  la  Regione
interessata, di un piano teso ad individuare le misure urgenti atte a
rimuovere le situazioni di rischio e  per  il  ripristino  ambientale
dell'area. Tale piano, da approvarsi con Decreto del Presidente della
Repubblica   previa   deliberazione   del   Consiglio  dei  Ministri,
costituisce  premessa  indispensabile  per  l'avvio  del  risanamento
dell'area, provvedendo, sulla base della ricognizione degli squilibri
ambientali e delle fonti inquinanti, a disporre "le misure dirette:
-    a  ridurre  o eliminare i fenomeni di squilibrio ambientale e di
   inquinamento e alla realizzazione e all'impiego, anche  agevolati,
   di impianti ed apparati per eliminare o ridurre l'inquinamento;
-   alla vigilanza sui tipi e modi di produzione e sull'utilizzazione
   dei dispositivi di eliminazione o  riduzione  dell'inquinamento  e
   dei fenomeni di squilibrio;
-   a garantire la vigilanza e il controllo sullo stato dell'ambiente
   e sull'attuazione degli interventi."
Il piano, inoltre, definisce i metodi,  i  criteri  e  le  misure  di
coordinamento  della  spesa  ordinaria  dello  Stato, delle regioni e
degli enti locali disponibile per la realizzazione  degli  interventi
previsti.
La  Regione  Siciliana, con atto No. 26358 in data 25 Maggio 1988, ha
inoltrato richiesta al Ministero dell'Ambiente per  la  dichiarazione
di  "area  ad  elevato  rischio  di  crisi ambientale" per gli ambiti
territoriali interessati dal polo chimico siciliano,  in  particolare
per la fascia della Sicilia Sud-Orientale.
Sulla  base  della  documentazione  tecnica  prodotta dalla Regione e
dall'istruttoria  da  essa  svolta,  il  Ministero  dell'Ambiente  ha
proposto nel Maggio 1990 la dichiarazione di "area ad elevato rischio
ambientale"  per  i due territori di Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa-
Floridia-Solarino  e  di   Gela-Niscemi-Butera,   trasmettendo   tale
proposta  alle  Commissioni  parlamentari  competenti  per  il parere
previsto dalla normativa citata. Dopo il parere  favorevole  espresso
dalla  13esima  Commissione del Senato in data 19 Luglio 1990 e dalla
Commissione VIII della Camera in data 1 Agosto 1990, il Consiglio dei
Ministri ha deliberato di dichiarare aree ad elevato rischio di crisi
ambientale i territori di cui sopra.
Successivamente, il Ministero dell'Ambiente ha nominato  con  proprio
decreto  della  Commissione Stato-Regione-Enti Locali, prevista dalla
dichiarazione d'area a rischio con  compiti  di  coordinamento  delle
attivita' relative al risanamento dell'area.
1.2 DESCRIZIONE GENERALE DELL'AREA
L'area   dichiarata   ad  elevato  rischio  di  crisi  ambientale  e'
costituita dai territori dei  Comuni  di  Augusta,  Priolo,  Melilli,
Siracusa,   Floridia   e   Solarino   Provincia   di   Siracusa,  per
un'estensione complessiva di circa 550 kilometri quadrati (Figura 1).
Il territorio cosi' definito appartiene geograficamente alla  Sicilia
Sud-Orientale  e si estende tra le strutture dei monti Iblei ad Ovest
ed il Mare Ionio ad Est.
A causa del complesso profilo geologico, la morfologia del territorio
interessa  settori  prevalentemente  collinari  e  montuosi  e   zone
pianeggianti della fascia costiera.
L'area  e'  quindi  caratterizzata  da una rilevante variabilita' dei
terreni e dalla presenza di habitat notevolmente differenziati.
Per quanto concerne l'idrografia, ad eccezione del fiume Anapo e  dei
torrenti  che  sfociano nella baia di Augusta, il reticolo e' formato
da piccoli corsi d'acqua a regime torrentizio, con  bacini  imbriferi
di  modesta  dimensione  e  prevalente  andamento  subortogonale alla
costa.
L'economia dell'area e' oggi fortemente  condizionata  dall'esistenza
di  un  polo industriale di rilevanti dimensioni, la cui specificita'
risiede   nella   presenza   di   grandi   insediamenti   produttivi,
prevalentemente   raffinerie   e   stabilimenti  petrolchimici.  Tali
insediamenti industriali sono localizzati lungo  la  fascia  costiera
che  si  estende a Nord di Siracusa fino ad Augusta e che contorna la
baia di Augusta.
I principali insediamenti produttivi presenti  nell'area  industriale
(zona sud dell'Area di Sviluppo Industriale della Sicilia Orientale),
per il cui sviluppo infrastrutturale e' stato costituito il Consorzio
ASI  di  Siracusa,  sono  situati  prevalentemente nel territorio dei
Comuni di Priolo, Melilli ed Augusta e sono i seguenti:
-  le due centrali termoelettriche ENEL a Priolo ed  Augusta  per  la
   produzione di energia elettrica;
-  lo Stabilimento a PRAOIL e Priolo per la raffinazione del petrolio
   greggio;
-    lo  Stabilimento  ENICHEM a Priolo per la produzione di prodotti
   chimici di base;
-  lo Stabilimento ENICHEM AUGUSTA ad Augusta per  la  produzione  di
   prodotti chimici di base;
-    lo Stabilimento ESSO ad Augusta per la raffinazione del petrolio
   greggio;
-  lo Stabilimento ISAB a Priolo per  la  raffinazione  del  petrolio
   greggio;
-    lo Stabilimento SARDAMAG a Priolo per la produzione di ossido di
   magnesio;
-   lo Stabilimento  CEMENTERIA  DI  AUGUSTA  per  la  produzione  di
   cementi.
1.3 OBIETTIVI DEL PIANO
Il  Piano  di  Risanamento  e'  stato redatto sulla base di un studio
articolato in due fasi principali: lo studio conoscitivo sullo  stato
dell'ambiente  e la fase propositiva per la definizione del programma
di interventi di risanamento.
Lo studio conoscitivo sullo stato dell'ambiente e'  finalizzato  alla
"ricognizione  degli  squilibri ambientali e delle fonti inquinanti",
come previsto dalla normativa, o,  analogamente,  alla  "ricognizione
dello  stato  di  inquinamento  delle  acque,  dell'aria e del suolo,
nonche' delle fonti inquinanti che  hanno  un  impatto  significativo
nelle   zone   da   risanare",   come   indicato  nella  delibera  di
dichiarazione di area a rischio. In tale  ottica,  va  precisato  che
tale  attivita'  di  indagine  e  ricognizione  non  ha  la finalita'
specifica di uno  studio  di  dettaglio  dei  singoli  aspetti  della
situazione  ambientale  nell'area,  ma ha l'obiettivo di acquisire un
quadro complessivo della situazione ambientale al  fine  di  definire
gli  interventi  di  risanamento  necessari, con precipuo riferimento
agli  aspetti  di  particolare  criticita'   ambientale   che   hanno
determinato la dichiarazione di area a rischio.
In  tale  prospettiva  lo  studio  e' stato sviluppato analizzando la
situazione attuale dell'area a rischio di Augusta-Priolo-Siracusa sia
con riferimento alle  componenti  ambientali  piu'  classiche,  quali
aria,  acqua,  suolo,  sia  alle componenti socio-economiche che agli
aspetti relativi al rischio industriale. Gli  obiettivi  fondamentali
sono stati i seguenti:
-    realizzare  un  quadro  conoscitivo  dello  stato  dell'ambiente
   analizzando le informazione e i dati disponibili sullo stato delle
   componenti ambientali e socio-economiche.  L'esame  degli  aspetti
   socio-economici  in un Piano di Risanamento ambientale rappresenta
   una scelta  di  fondo,  operata  con  lo  scopo  di  modulare  gli
   obiettivi  e le strategie di intervento e gli stessi interventi in
   modo  non  solo  rispettoso  delle  caratteristiche  dell'ambiente
   naturale,  ma anche consapevole degli indirizzi di sviluppo, delle
   peculiarita', delle potenzialita' e della fragilita'  del  sistema
   socio-economico dell'area;
-    analizzare le problematiche ambientali generate da fonti causali
   legate alle attivita' produttive, evidenziando le relazioni causa-
   effetto tra  sorgenti  inquinanti  e  degrado  delle  risorse  nel
   territorio;
-    analizzare  le  problematiche  del  rischio  nei  riguardi della
   sicurezza della popolazione legate alle attivita' industriali e al
   trasporto delle merci pericolose ad esse connesso;
-    prevenire  ad  una  valutazione  di   sintesi   del   grado   di
   compromissione  del  territorio e ad un giudizio di compatibilita'
   rispetto alle destinazioni d'uso attuali;
-  fornire gli elementi che consentano di  predisporre  uno  sviluppo
   bilanciato   delle   fasi   di   studio  delle  strategie  per  il
   risanamento, attraverso la  caratterizzazione  e  gerarchizzazione
   delle problematiche ambientali in atto.
L'intero  quadro conoscitivo e' stato basato sull'utilizzo di dati ed
informazioni esistenti, che sono stati richiesti  sistematicamente  a
tutti  i  possibili  soggetti  pubblici  e privati, plausibilmente in
possesso di informazioni  rilevanti,  e  sono  state  raccolte  nella
misura  in  cui  i  diversi  soggetti coinvolti hanno voluto e potuto
fornire i dati e le informazioni in loro possesso. La  collaborazione
dei   soggetti  interessati,  sia  pubblici  che  privati,  e'  stata
generalmente elevata anche se non si puo' ritenere di essere riusciti
ad acquisire tutta la documentazione  esistente,  in  considerazione,
tra  l'altro,  della  sua  estrema  dispersione  e  della conseguente
difficolta' degli stessi soggetti titolari di disporre di  un  quadro
completo delle informazioni in proprio possesso.
Tutti  i  dati e le informazioni disponibili sono stati analizzati e,
ove possibile, controllati, con  l'ausilio  di  opportuni  metodi  di
verifica  e  di un programma di sopralluoghi in sito, non trascurando
l'esame  della  letteratura  scientifica  e  di  analoghe  esperienze
internazionali.
E'  stato  peraltro  rilevato  un  quadro  piuttosto  disomogeneo e/o
carente di informazioni e dati, particolarmente  di  quelli  relativi
agli inquinamenti, generalmente caratterizzati di scarsa continuita',
e   quindi   da   scarsa   significativita'  statistica,  e  talvolta
dall'essere manifestamente  di  parte,  e  quindi  meno  attendibili.
Nonostante  cio', e sebbene vada segnalata la necessita' di procedere
immediatamente,   in   parallelo   all'avvio   delle   attivita'   di
risanamento,  ad  un monitoraggio sistematico delle diverse variabili
ambientali critiche, lo  studio  ha  permesso  di  definire  in  modo
sufficientemente   adeguato   lo  stato  di  qualita'  dell'ambiente,
permettendo quindi di formulare un quadro della situazione ambientale
idoneo ad individuare gli interventi di risanamento necessari.
Il quadro conoscitivo raggiunto e' sicuramente perfettibile e  potra'
essere migliorato e completato nel corso della fase di attuazione del
Piano, che prevede momenti di verifica e revisione, caratterizzandosi
quindi come un "programma aperto".
Sulla  base degli studi e analisi conoscitive, e' stata quindi svolta
la fase propositiva per la definizione del programma  di  interventi,
cosi' articolata:
-    definizione  degli  obiettivi  di  qualita'  ambientale  e degli
   obiettivi di risanamento;
-  individuazione delle strategie di  risanamento  attuabili  per  la
   prevenzione  e  protezione  dall'inquinamento  del  degrado  e dal
   rischio industriale;
-   identificazione degli interventi  necessari  per  il  risanamento
   ambientale  dell'area,  essenzialmente  mediante  definizione  dei
   lineamenti generali (in particolare funzionali) e stima  di  larga
   massima dei costi, valutazione delle priorita' di attuazione e del
   grado di efficacia degli interventi ipotizzati;
-    definizione  delle  modalita'  di  implementazione del Piano, in
   termini di:
   -  predisposizione del programma di realizzazione degli interventi
      e delle opere identificate,
   -  definizione dei fabbisogni economici e del piano  di  copertura
      finanziaria,
   -    determinazione di efficaci modalita' di attuazione e gestione
      del Piano, in termini di struttura  economico/organizzativa  di
      gestione/controllo  del Piano medesimo nell'ambito del contesto
      socio-economico,   normativo   ed   istituzionale    dell'area,
      includendo   quali   strumenti   essenziali   in  questa  fase:
      definizione  dei  lineamenti  progettuali  di  un  sistema   di
      monitoraggio  della  qualita'  dell'ambiente  e  di  un sistema
      informativo di controllo della realizzazione  delle  iniziative
      del Piano.
1.4 STRUTTURA DEL DOCUMENTO
Il testo del presente documento e' suddiviso nelle seguenti parti:
-     il  Capitolo  2.0  presenta  una  sintesi  delle  problematiche
   ambientali, come risultante dallo studio conoscitivo;
-  il Capitolo 3.0 illustra gli obiettivi di qualita' definiti per le
   diverse componenti ambientali;
-  il Capitolo 4.0 e' dedicato alla presentazione degli  obiettivi  e
   delle strategie di risanamento;
-   nel Capitolo 5.0 vengono presentati gli interventi di risanamento
   (descritti  nelle  schede  riportate  in  Appendice)  e  la   loro
   articolazione;
-    il  Capitolo  6.0 sintetizza i risultati della valutazione degli
   effetti degli interventi prioritari e presenta il piano  operativo
   di attuazione;
-   il Capitolo 7.0 presenta l'analisi dei fabbisogni economici e del
   piano di copertura finanziario.
             2.0 SINTESI DELLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI
Nel presente capitolo e' presentata la  sintesi  delle  problematiche
ambientali  e  di  rischio  in atto nell'ambito dell'area di Augusta-
Priolo-Melilli-Siracusa, secondo quanto emerge dalle analisi e  dalle
valutazioni condotte, relativamente alle diverse variabili ambientali
e socio-economiche.
Lo  scopo  e'  quindi delineare in modo conciso ed esauriente l'ampio
quadro conoscitivo, evidenziando le  problematiche  ambientali  e  di
rischio  industriale,  legate  sia  alle  attivita' produttive che ad
altre fonti  causali,  e  le  relazioni  causa-effetto  tra  sorgenti
inquinanti  e  degrado  delle  risorse nel territorio. In tal modo e'
possibile arrivare ad una valutazione del grado di compromissione del
territorio  e  ad  un  giudizio  di  compatibilita',  rispetto   alle
destinazioni  d'uso attuali, propedeutico, alla luce delle iniziative
di risanamento gia' previste nell'area, allo sviluppo di un Piano  di
Risanamento  in  funzione  di prefissati obiettivi di qualita'. A tal
fine, il presente capitolo e' stato organizzato nel modo seguente:
-   sintetico inquadramento territoriale e  socio-economico  e  della
   disponibilita'  di  risorse ed infrastrutture nell'area (Paragrafo
   2.1);
-  disamina delle principali fonti causali di degrado, in termini sia
   di  fabbisogni  di  risorse  che di sorgenti inquinanti (Paragrafo
   2.2);
-  valutazione dello stato della  qualita'  dell'ambiente  (Paragrafo
   2.3).
2.1    INQUADRAMENTO   TERRITORIALE   E   SOCIO-ECONOMICO   E   DELLA
    DISPONIBILITA' DI RISORSE E INFRASTRUTTURE
L'area  dichiarata  ad  elevato  rischio  di  crisi   ambientale   e'
costituita  dai  territori  dei  Comuni  di Augusta, Priolo, Melilli,
Siracusa, Floridia e Solarino per un'estensione complessiva di  circa
550  kilometri  quadrati  fra  il  livello  del  mare e un'altitudine
massima di 500 metri ed e' ubicata nel  settore  Sud-Orientale  della
Sicilia (Figura 1).
L'area  considerata e' interessata per circa il 3 per cento della sua
superficie da insediamenti industriali; buona  parte  del  territorio
(circa il 65 per cento) e' destinato ad uso agricolo.
Per quanto riguarda gli aspetti occupazionali, va sottolineato che il
polo  petrolchimico,  unitamente  all'indotto,  aziende di servizi di
manutenzione e montaggio di  impianti  strettamente  legati  al  polo
stesso,  ha  avuto  ed in parte mantiene un'importanza strategica per
l'area intera.
Al di fuori del polo industriale e dell'indotto collegato,  i  comuni
quali Solarino e Florida presentano un livello di industrializzazione
molto basso.
Il  settore  agricolo presenta un certo grado di dinamismo, mentre il
patrimonio zootecnico, che consiste essenzialmente in avicoli, ovini,
caprini e bovini risulta di limitata entita'.
L'analisi  dei  fabbisogni  e  della  disponibilita'  di  risorse  ed
infrastrutture  e'  stata condotta in relazione alle problematiche di
approvvigionamento  idrico,  depurazione  acque,  infrastrutture   di
smaltimento  e/o trattamento rifiuti, infrastrutture di produzione di
energie e infrastrutture di trasporto.
Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i centri  abitati
dei  comuni  dell'area  a  rischio  sono dotati di acquedotti propri,
approvvigionati da pozzi e sorgenti, ubicati nel proprio territorio o
in quello dei comuni limitrofi. Le piu' importanti reti di  adduzione
e distribuzione della risorsa idrica presenti nell'area risultano:
-    campo pozzi in Comune di Siracusa costituito da 19 pozzi ubicati
   in  varie  contrade  (Dammusi,   S.   Nicola,   Cugni,   Grottona,
   Spinagallo,  Trappeto  Vecchio).  I  volumi idrici addotti vengono
   accumulati in cinque serbatoi della capacita' complessiva di 16500
   m3. Inoltre le frazioni di Belvedere e Cassibile sono  servite  da
   due  serbatoi  a  parte,  aventi complessivamente una capacita' di
   1300 m3;
-  campo pozzi in Comune di Priolo Gargallo, costituito da tre  pozzi
   i  cui  volumi  idrici  vengono  accumulati  in  tre  serbatoi  di
   capacita' complessiva pari a circa 1000 m3;
-  campo pozzi in Comune di Solarino, costituito da due pozzi  i  cui
   volumi idrici vengono accumulati in due serbatoi;
-    sorgente  e  pozzi  in  Comune  di Floridia, i cui volumi idrici
   vengono accumulati in quattro serbatoi di accumulo;
-  sorgenti e pozzi in Comune di Melilli.  I  volumi  idrici  vengono
   accumulati  in  quattro  serbatoi (capacita' di circa 3250 m3) che
   alimentano sia il centro urbano sia le frazioni di Citta' Giardino
   e Villasmundo;
-  campo pozzi in Comune di Augusta, costituito da 11 pozzi.
La  zona  industriale  e'  approvvigionata  prevalentemente da pozzi,
ubicati per la maggior parte lungo la fascia  costiera  nella  stessa
area industriale.
I  consumi  idrici globali attuali assommano nell'intera Provincia di
Siracusa a circa 114 milioni di metri cubi all'anno di cui 55 milioni
di metri cubi all'anno per usi industriali  e  circa  20  milioni  di
metri  cubi all'anno per usi civili. La domanda di risorsa idrica per
uso  agricolo  risulta  dell'ordine  di  39  milioni  di  metri  cubi
all'anno.
Il   sistema  idropotabile  risulta  nel  suo  complesso  scarsamente
interconnesso e principalmente legato all'approvvigionamento di acque
sotterranee, prelevate essenzialmente da pozzo e in misura minore  da
sorgente.   In   generale   l'utilizzazione   delle  risorse  idriche
disponibili  risente  di  ingenti  perdite  nel  trasporto  e   nella
distribuzione.
Lo  stato  attuale  delle  reti fognarie presenti nell'area evidenzia
che, malgrado tutti i comuni siano dotati di rete di fognatura,  tale
rete  non  copre  gli  interi  centri  urbani  (zone urbanizzate piu'
antiche, aree di recente espansione, ecc.).
In  alcuni  casi  la  presenza  della  rete  fognaria  e'  vanificata
dall'assenza o dal non funzionamento dell'impianto di depurazione con
evitabili  conseguenze  di  inquinamento  biologico  dei corpi idrici
ricettori. I sistemi di depurazione delle acque reflue  ove  presenti
non   coprono  il  completo  fabbisogno,  talvolta  per  problemi  di
dimensionamento, in altri casi  per  il  mancato  collegamento  degli
impianti fognari.
La  produzione  di  rifiuti  solidi  urbani (RSU) per l'area e' stata
stimata pari a circa  89000  tonnellate  annue,  con  variazioni  nel
periodo  estivo  (+50%)  che creano notevoli problemi di gestione; il
deficit di smaltimento risulta sovente di notevole criticita'.
La produzione di rifiuti industriali nel Polo supera  annualmente  le
85000   tonnellate   di  rifiuti,  di  cui  circa  il  98  per  cento
classificabili come rifiuti speciali.
La potenzialita' degli  impianti  presenti  risulta  insufficiente  a
soddisfare  la domanda di smaltimento, anche nel breve-medio periodo:
a seguito della chiusura degli impianti di seconda categoria di  tipo
B  utilizzati fino al 1991 si e' avuto un aumento dei quantitativi di
rifiuti stoccati presso gli impianti  ed  in  assenza  di  interventi
entro  circa  due  anni l'area esaurira' le sue capacita' autonome di
smaltimento.
L'approvvigionamento  energetico  dell'area  in  termini  di  energia
elettrica si basa essenzialmente sulle produzioni delle centrali ENEL
nell'area  (centrali di Priolo Gargallo ed Augusta). Le materie prime
utilizzate  da  tali  centrali  ENEL  (olio  combustibile  e  metano)
provengono  dalle  raffinerie  presenti  nell'area  e  da metanodotti
dell'ENI.
La rete ferroviaria, dislocata lungo la costa, risulta costituita dal
tratto Siracusa-Melilli della linea  Messina-Catania-Siracusa  e  dal
tratto a Sud di Siracusa della linea Siracusa-Gela-Licata-Canicatti'.
La  rete  ferroviaria e' gravata da limitazioni sulla velocita' e sui
pesi assiali e presenta alcuni  punti  critici  dovuti  a  curve  con
raggio  inferiore  a  quello  minimo  corrispondente  alla  velocita'
commerciale prevista (tratta Lentini-Siracusa).
Il  tracciato  della  linea  Augusta-Siracusa e' posto in fregio agli
stabilimenti e agli  impianti  di  stoccaggio  industriali  e  quindi
soggetto  a  problemi di sicurezza derivanti dal rischio di incidenti
rilevati negli insediamenti industriali.
Il sistema portuale nell'area e' costituito dai porti di Augusta e di
Siracusa. In particolare il porto di Augusta,  insieme  a  quelli  di
Gela  e  Milazzo,  contribuiscono  alla  movimentazione  della  quasi
totalita' dei prodotti petroliferi dell'isola. Per quanto riguarda  i
trasporti  marittimi  si e' rilevato che l'accessibilita' ai porti di
Augusta   e   Siracusa   presenta   un   insufficiente   sistema   di
interconnessione con le infrastrutture di trasporto terrestre (strade
e ferrovia).
2.2 PRINCIPALI FONTI CAUSALI
Il territorio dell'area a rischio e' caratterizzato dalla presenza di
un  insieme  di  stabilimenti  industriali, chimici, petrolchimici ed
energetici  di  grandi  dimensioni  (Figura  2),   il   cui   impatto
ambientale,   in   termini   di   inquinamento   ambientale,  degrado
territoriale  e  rischio  industriale,  e'  largamente  preponderante
rispetto  ad  ogni  altro  insediamento  industriale  e ad ogni altra
attivita' produttiva e interferenza antropica  con  l'ambiente  nella
zona.
La  concentrazione  di industrie nei settori chimico e petrolchimico,
con  dimensioni  ragguardevoli  per  produzioni  annue,  nella  piana
costiera dei comuni di Priolo, Melilli e Augusta determina infatti un
insieme  di  rilasci  (atmosferici ed idrici), un'entita' di prelievi
idrici ed una produzione globale di rifiuti che  vanno  ad  impattare
negativamente sull'ambiente circostante.
Alle interferenze tipiche con le componenti ambientali piu' classiche
(aria,  acqua  e  suolo), vanno aggiunti ulteriori fattori di impatto
rilevanti quali  l'occupazione  di  aree,  gli  elementi  di  degrado
paesaggistico  e,  soprattutto,  i  fattori  di  rischio industriale,
caratteristici della tipologia di insediamenti presenti nell'area.
Nel seguito, gli insediamenti con piu' rilevanti effetti  ambientali,
vengono  evidenziati  i  principali  fattori causali di inquinamento,
degrado ambientale e rischio per la popolazione, come  desunto  dalle
informazioni  rese  disponibili  dalle  stesse  aziende industriali e
dagli enti pubblici competenti per i diversi aspetti.
2.2.1 Centrale ENEL-Priolo Gargallo
La Centrale termoelettrica ENEL-Priolo Gargallo, ubicata in localita'
Pantano, nel territorio comunale di Priolo, si estende su un'area  di
oltre  100  ettari,  ed  e' formata da due sezioni gemelle da 320 MW,
ciascuna costituita da  una  caldaia  alimentabile  (separatamente  o
contemporaneamente) sia con olio combustibile denso (OCD) che con gas
naturale.
Emissioni in Atmosfera
Le  sostanze  inquinanti  emesse  in  atmosfera in modo continuo sono
essenzialmente costituite dagli ossidi di zolfo e di  azoto  e  dalle
polveri.  In particolare, sulla base delle informazioni aziendali, si
puo' rilevare che la centrale ha emesso nel 1991 ossidi di zolfo  per
circa  12400  tonnellate  all'anno,  ossidi  di  azoto per circa 7000
tonnellate all'anno e 350 tonnellate di polveri.
Sono  state  infine  segnalate dall'ente emissioni episodiche di aria
satura di vapori di idrazina dal ciclo produttivo  (sostanza  inclusa
in  Tabella  A1,  Classe  III dell'Allegato 1 del DM 12 luglio 1990),
sebbene in concentrazioni inferiori ai valori limite normativi.
Consumi e Scarichi Idrici
Le acque dolci per uso di processo e di servizio provengono da  pozzi
di  emungimento e ammontano a circa 850000 metri cubi all'anno (circa
27 litri al secondo). Va rilevato che ENEL e' autorizzata a prelevare
fino a 1040000 metri cubi all'anno da pozzo, e fino a 960 metri  cubi
al giorno da acquedotto.
ENEL  ha  provveduto  a  realizzare  a  servizio delle due sezioni un
impianto di trattamento per le acque reflue da processo (acque  acide
ed  alcaline  ed  acque  oleose),  al  fine  di  rispettare  i limiti
normativi. La portata  degli  affluenti  scaricati  in  mare  risulta
compresa  tra  50  e  150  metri  cubi  all'ora,  in  relazione  alle
condizioni di funzionamento degli impianti.
L'esercizio della centrale comporta inoltre  l'approvvigionamento  di
circa  750  milioni di metri cubi all'anno (24 metri cubi al secondo)
di acqua di mare.
Tale acqua, che non subisce alcuna alterazione delle  caratteristiche
chimiche,  eccetto che per un saltuario trattamento di clorazione per
evitare il fouling dei canali  di  adduzione  e  restituzione,  viene
scaricata  in mare nel tratto costiero antistante la centrale, con un
innalzamento  della  sua  temperatura  che  e'  stato  indicato   non
superiore  a  35  gradi  centigradi  (temperatura  che costituisce il
limite indicato dalla Tabella A della Legge 319/76).
Produzione e Smaltimento Rifiuti
L'esame dei dati disponibili per l'anno 1991 mette in evidenza che:
-  la centrale ha prodotto circa 32 tonnellate  di  rifiuti  tossico-
   nocivi,   di  cui  costituiscono  parte  preponderante  i  rifiuti
   contenenti amianto (pari al 90 per cento circa);
-  i rifiuti speciali da smaltire ammontano a circa 2800 tonnellate e
   sono  costituiti  per  la  maggior  parte  da   ceneri   da   olio
   combustibile  (circa  1150 tonnellate) e da residui degli impianti
   di trattamento acque reflue (circa 1570 tonnellate). Questi ultimi
   sono  stati   stoccati   provvisoriamente   in   apposite   vasche
   impermeabilizzate all'interno della centrale;
-   i residui industriali riutilizzabili, sono costituiti dai residui
   metallici  ferrosi  e  non  ferrosi  e  dalle  ceneri  pesanti  ed
   ammontavano, nel 1991, a 284 tonnellate.
Per  quanto  riguarda i sistemi interni di stoccaggio dei rifiuti, va
rilevato che i rifiuti di maggiore pericolosita'  ambientale  (quelli
contenenti  amianto  e  PCB)  risultano stoccati in appositi depositi
autorizzati  chiusi  e  sigillati  all'interno  di   contenitori   di
sicurezza.
Si  osserva  peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli
anni sensibilmente  e  significativamente  nella  quantita'  e  nella
tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate.
2.2.2 Centrale ENEL-Augusta
La   centrale   termoelettrica  ENEL-Augusta,  ubicata  in  "contrada
Bufalara", nel territorio comunale di Augusta, si estende su  un'area
di  circa  15  ettari  ed e' formata da tre sezioni gemelle da 70 MW,
ciascuna costituita da una caldaia alimentata  da  olio  combustibile
denso (OCD) ad alto e basso tenore di zolfo (ATZ e BTZ) ed utilizzata
per produrre vapore acqueo surriscaldato.
Emissioni in Atmosfera
I principali inquinanti presenti nei fumi emessi dai tre camini della
centrale sono il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto e le polveri.
I  quantitativi annui di inquinanti emessi risultano sulla base delle
informazioni aziendali pari a circa 5900 tonnellate  di  biossido  di
zolfo,  1700  tonnellate  circa  di  ossidi  di  azoto  e  circa  200
tonnellate di polveri.
Come  per  la  Centrale  di  Priolo-Gargallo  sono  state   segnalate
dall'ENEL  emissioni episodiche di aria satura di vapori di idrazina,
sebbene in concentrazioni inferiori ai valori limite normativi.
Consumi e Scarichi Idrici
Le acque dolci per uso di processo e servizi provengono da  pozzi  di
emungimento  ed  ammontano a circa 1200000 metri cubi all'anno (circa
38 litri al secondo). ENEL e' peraltro  autorizzata  a  prelevare  da
pozzo  fino  a  circa 1.7 milioni di metri cubi all'anno (55 litri al
secondo).
Per il raffreddamento dei condensatori viene utilizzata acqua di mare
in quantita' pari a circa 280 milioni di metri cubi all'anno (circa 9
metri cubi al secondo).  Tale  acqua,  che  non  subisce  alterazioni
rilevanti  delle  sue  caratteristiche  chimiche ed e' saltuariamente
sottoposta  ad  un  trattamento  di  clorazione,  essenzialmente  per
evitare  il  fouling  nel  circuito  acqua  mare, viene scaricata nel
tratto costiero antistante la  centrale  con  un  innalzamento  della
temperatura  che e' stato indicato non superiore a 35 ›C, temperatura
che costituisce il limite  imposto  dalla  normativa  sugli  scarichi
(Legge 319/76).
Produzione e Smaltimento Rifiuti
Le  tipologie di rifiuto prodotte dalla centrale sono sostanzialmente
analoghe a quelle indicate per la Centrale ENEL-Priolo Gargallo.
Dall'esame dei dati disponibili per l'anno 1991 si  puo'  evidenziare
che:
-    la  centrale ha prodotto circa 40 tonnellate di rifiuti tossico-
   nocivi,  di  cui  circa  l'86  per  cento  costituito  da  rifiuti
   contenenti  amianto.  La  rimanente parte e' costituita da rifiuti
   contenenti PCB, che vengono smaltiti all'estero;
-  la produzione di rifiuti speciali da smaltire ha  raggiunto  circa
   190 tonnellate e sono costituiti per la maggior parte (oltre il 40
   per   cento)   da  residui  derivanti  dalla  pulizia  dei  canali
   dell'acqua di raffreddamento;
-  la centrale ha prodotto infine  circa  26  tonnellate  di  residui
   metallici  ferrosi  e  non  ferrosi  potenzialmente destinabili al
   riutilizzo.
Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo'  variare  negli
anni  sensibilmente  e  significativamente  nella  quantita'  e nella
tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate.
2.2.3 Stabilimento Praoil Priolo
Lo Stabilimento Praoil, situato nei  Comuni  di  Priolo,  Melilli  ed
Augusta,  confina  a Sud ed a Nord con lo Stabilimento Enichem, a Est
con il Mar Ionio ed  ad  Ovest  con  la  Strada  Provinciale  Priolo-
Melilli. Lo stabilimento e' costituito da:
-    un'unita'  di  raffineria  a  conversione  con ciclo a benzina e
   gasolio;
-  un'unita' di produzione di prodotti aromatici;
-  un'unita' per la produzione di energia elettrica.
Emissioni in Atmosfera
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, lo stabilimento Praoil
e'  caratterizzato  da  un ragguardevole numero di punti di emissione
(circa  50),  che  convogliano  e  disperdono  in  atmosfera  i  fumi
derivanti  dalle  combustioni di gas autoprodotto e olio combustibile
che avvengono nei vari processi  produttivi.  A  tali  emissioni,  di
natura  continua,  vanno  ad aggiungersi le emissioni, anch'esse con-
tinue,  dovute  alle  perdite  per  evaporazione  dai   serbatoi   di
stoccaggio  e  quelle  del sistema di combustione degli off-gas nelle
torce. Dall'esame dei dati raccolti si evince che:
-     i  quantitativi  emessi  di   biossido   di   zolfo   risultano
   complessivamente  assai  rilevanti  e  valutabili  in  circa 45000
   tonnellate all'anno;
-  il quantitativo stimato di ossidi di azoto emessi raggiunge  circa
   7900 tonnellate annue;
-    le  emissioni  annue  di particolato risultano pari a circa 3300
   tonnellate;
-  le emissioni di composti organici volatili sono stimabili  pari  a
   circa 174 tonnellate annue.
Per   quanto   riguarda  i  microinquinanti  organici  ed  inorganici
potenzialmente emessi dagli impianti di combustione, non e' possibile
ad oggi una valutazione del  carico  inquinante,  in  assenza  di  un
monitoraggio  sistematico  e  condotto  con  criteri  omogenei.  Tale
costatazione va, peraltro, estesa a tutti gli  stabilimenti  presenti
nell'area.
Lo  stabilimento e' inoltre dotato di sistema di torce potenzialmente
causa di  emissioni  contenenti  idrocarburi  incombusti  e  composti
solforati.  Si  osserva  peraltro  che  il  quadro  conoscitivo sulle
caratteristiche di tali  sorgenti  secondarie  di  emissione  risulta
comunque  carente  (anche  per  le caratteristiche stesse del sistema
torcia)  e  non  consente  una  corretta  quantificazione  del   loro
contributo alle emissioni globali dello stabilimento.
Per  quanto  riguarda  le  emissioni diffuse dai parchi di stoccaggio
dello stabilimento (che adottano sia serbatoi  a  tetto  galleggiante
sia  a  tetto  fisso),  sulla  base  dei dati a disposizione, si puo'
rilevare che:
-    le  emissioni  diffuse  dai  serbatoi  di   servizio   risultano
   prevalentemente  costituite da idrocarburi (complessivamente circa
   14 tonnellate all'anno) ed idrocarburi aromatici (complessivamente
   circa 5 tonnellate annue);
-  le emissioni diffuse annue dal parco serbatoi di  stoccaggio  sono
   prevalentemente  costituite  da idrocarburi (circa 738 tonnellate)
   ed idrocarburi aromatici (circa 81 tonnellate).
Consumi e Scarichi Idrici
Praoil gestisce il sistema di approvvigionamento  idrico  complessivo
per  il  sito  Praoil-Enichem  e  quindi  fornisce  acqua  anche allo
Stabilimento Enichem Priolo. Il complesso Praoil-Enichem  costituisce
il  sistema  piu' idroesigente nell'area, per quanto concerne l'acqua
dolce. Mediamente  si  possono  infatti  stimare,  sulla  base  delle
informazioni disponibili, i seguenti consumi annui complessivi:
-  circa 890 milioni di metri cubi di acqua di mare;
-  circa 20 milioni di metri cubi di acqua dolce, cosi' ripartita:
   -  circa 11 milioni di metri cubi di acqua da pozzi,
   -    circa 8 milioni di metri cubi di acqua dai bacini di raccolta
      acque superficiali,
   -  circa un milione di metri cubi di acqua dall'acquedotto Ciane.
L'esame dei dati di qualita' delle acque emunte dalla falda evidenzia
fenomeni in atto  di  intrusione  di  acque  marine  negli  acquiferi
costieri  dovuta agli intensi emungimenti (Sottoparagrafo 2.3.3), con
una rilevante variabilita' nelle  condizioni  chimiche  di  salinita'
della falda idrica (situazione maggiormente compromessa nella zona di
Priolo e nell'area Canniolo-Piano S.Francesco).
Per quanto riguarda gli scarichi idrici, si puo' evidenziare:
-   la portata massima degli scarichi a mare pari a circa 544 milioni
   di metri cubi all'anno, e' principalmente costituita dall'acqua di
   mare di raffreddamento, caratterizzata da un sovralzo termico;
-  le acque reflue di processo e da servizi, pari a circa  7  milioni
   di  metri  cubi  all'anno,  vengono inviate all'Impianto Biologico
   Consortile dell'IAS.
Produzione e Smaltimento Rifiuti
I dati disponibili, relativi all'anno 1991, evidenziano che:
-  la produzione di rifiuti speciali non  tossici  e  non  nocivi  e'
   stata  pari a circa 12500 tonnellate (di cui circa 6500 tonnellate
   di inerti), mentre la produzione di rifiuti classificati tossici e
   nocivi e' stata pari a circa 28 tonnellate;
-  i rifiuti tossici e nocivi, composti circa da 280 kilogrammi circa
   di  amianto,  da  circa  otto tonnellate di apirolio e da circa 20
   tonnellate di apparecchi e materiali  inquinati  da  PCB,  vengono
   conferiti  in stoccaggi provvisori all'interno dello stabilimento.
   Si osserva che a partire dal 1991, a causa dell'introduzione di un
   nuovo  sistema  di  bonifica  delle  apparecchiature,  il  rifiuto
   tossico  e nocivo composto dai fondami di benzina etilata e' stato
   declassato a rifiuto speciale. I fusti di benzina etilata prodotti
   antecedentemente al 1991 e i rifiuti  contenenti  amianto  vengono
   conferiti  in una piattaforma in cemento, recintata e non coperta,
   situata  presso  la  torcia   dell'impianto   Produzione   Etilene
   all'interno  dello stabilimento e con capacita' residua pari a 150
   metri cubi;
-   i rifiuti speciali  vengono  movimentati  da  parte  di  terzi  e
   conferiti a discariche esterne di tipo 2A e 2B.
Si  osserva  peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli
anni sensibilmente  e  significativamente  nella  quantita'  e  nella
tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate.
Rischio Industriale
I rischi di incidente rilevante legati all'attivita' produttiva dello
Stabilimento  Praoil derivano essenzialmente dalle caratteristiche di
infiammabilita' dei prodotti trattati ed, in  secondo  ordine,  dalle
caratteristiche  di  tossicita'  di  alcune  sostanze  presenti nello
stabilimento.
Relativamente agli  impianti  di  processo,  gli  eventi  incidentali
ipotizzabili  sono  costituiti da Pool-Fire, e Jet-Fire ed esplosioni
di nubi di vapori non confinate (Unconfined  Vapor  Cloud  Explosion,
UVCE).  Per  quanto  riguarda  i  parchi di stoccaggio di idrocarburi
liquidi a pressione atmosferica a temperatura  ambiente,  sono  stati
considerati   "tank  fire"  ed  esplosioni  di  nubi  di  vapori  non
confinate. Infine, per gli stoccaggi  di  idrocarburi  gassosi,  sono
stati  analizzati  eventi  incidentali  tipo Jet-Fire e formazioni di
nubi infiammabili.
Allo stato attuale, sulla base dei dati disponibili, le problematiche
di rischio di maggior criticita'  nei  riguardi  della  salute  della
popolazione  relative  allo  stabilimento  Praoil  sono  state legate
principalmente  agli  stoccaggi  in  pressione  di  idrocarburi.   In
particolare   si   osserva  che  l'entita'  di  prodotto  stoccato  e
l'ubicazione delle sfere contenenti butano (No. 411 e 412), fanno  si
che  eventuali  incidenti  di  tipo  esplosivo, UVCE o BLEVE-Fireball
(Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion, BLEVE), abbiano  raggi  di
azione   tali   da   interessare   le  principali  infrastrutture  di
comunicazione (S.S. 114 e la linea ferroviaria Catania-Siracusa).
2.2.4 Stabilimento Enichem Priolo
Lo Stabilimento  petrolchimico  Enichem  di  Priolo  e'  ubicato  nei
territori  comunali  di Priolo, Melilli ed Augusta ed in esso operano
tre societa' del gruppo: Enichem Anic, Enichem  Polimeri  ed  Enichem
Agricoltura.
Lo  stabilimento,  avente  un'estensione  pari  a  circa  3 kilometri
quadrati, e' suddiviso in due aree principali:
-   l'area fertilizzanti, che assicura  la  produzione  di  ammoniaca
   (attualmente  ferma)  ed  in  cui  si realizzano servizi logistici
   quali il ricevimento e la distribuzione di fertilizzanti (semplici
   e complessi) e di prodotti intermedi;
-    il  settore petrolchimico, che e' strutturato in due linee base,
   costituite dagli impianti di Cracking Termico e Cloro-Soda.
Emissioni in Atmosfera
Sulla base dei dati disponibili si puo' pertanto evidenziare che:
-   lo stabilimento Enichem  e'  caratterizzato  da  emissioni  annue
   rilevanti di sostanze organiche totali (circa 4100 tonnellate), di
   composti  organici  clorurati  (circa  340  tonnellate) e di acido
   cloridrico (circa 440 tonnellate). Per tali inquinanti, va  notato
   il  contributo  preponderante  delle  emissioni  diffuse dai cicli
   produttivi, rispetto alle emissioni convogliate dai camini;
-  le emissioni annue di inquinanti  ubiquitari  consistono  in  3100
   tonnellate di ossidi di azoto, circa 900 tonnellate di biossido di
   zolfo e circa 250 tonnellate di ossido di carbonio. Tali emissioni
   sono  associate alle sorgenti convogliate ed, in particolare, agli
   impianti  Etilene  ed  Ammoniaca.  Va  rilevato   che   l'impianto
   Ammoniaca,  responsabile  delle emissioni convogliate di monossido
   di carbonio, attualmente non e' operativo. Le emissioni di polveri
   risultano assai contenute;
-   lo stabilimento emette anche  quantitativi  ridotti,  seppur  non
   trascurabili,  di  cloro (sei tonnellate all'anno) e mercurio (0.4
   tonnellate all'anno).
Consumi e Scarichi Idrici
I dati disponibili per l'anno 1991 consentono di rilevare che:
-  il consumo annuo di acqua di mare  e'  stato  pari  ad  oltre  430
   milioni di metri cubi;
-    il  consumo  annuo  di  acqua dolce e' stato pari a circa cinque
   milioni di metri cubi, di cui oltre il 97 per cento circa  ad  uso
   produttivo  proveniente  dai pozzi e bacini di raccolta gestiti da
   Praoil.
Per quanto riguarda gli scarichi, va rilevato  che  l'acqua  di  mare
viene  completamente  restituita al mare con una portata oraria media
pari a circa 49000 metri cubi, con un rialzo termico mediamente  pari
a  7  ›C  ed  utilizzando per lo scarico il canale denominato Vallone
della Neve.
Produzione e Smaltimento Rifiuti
Per quanto riguarda la produzione e lo smaltimento  dei  rifiuti,  si
puo' segnalare che:
-   circa 17000 tonnellate all'anno di rifiuti speciali (di cui circa
   5000 tonnellate di inerti) vengono prodotti complessivamente dallo
   stabilimento e vengono smaltiti in discarica autorizzata  di  Tipo
   2A e 2B;
-    lo  stabilimento  costituisce il maggior produttore nell'area di
   rifiuti tossici e nocivi (circa  1100  tonnellate  all'anno),  che
   ammontano  quindi  a  circa  il  6 per cento del totale di rifiuti
   prodotti annualmente dallo stabilimento;
-  il maggior quantitativo di rifiuti tossici e nocivi (oltre  il  90
   per  cento  del  totale)  viene  prodotto  all'interno del reparto
   Produzione Cloro-Soda Caustica-Potassa Caustica ed  e'  costituito
   dai   residui  del  saturatore  contaminati  da  mercurio  (fanghi
   mercuriosi).
I rifiuti tossici e nocivi, all'interno dello  stabilimento,  vengono
conservati in stoccaggi provvisori autorizzati.
Si  osserva  peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli
anni sensibilmente  e  significativamente  nella  quantita'  e  nella
tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate.
Rischio Industriale
I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva dello
Stabilimento   Enichem   di   Priolo  derivano  principalmente  dalle
caratteristiche  di  infiammabilita'  degli   idrocarburi   e   dalla
tossicita' di alcuni prodotti presenti nello stabilimento.
Gli  eventi  incidentali  analizzati  hanno  riguardato,  sia per gli
impianti di processo che per le aree di  stoccaggio,  dispersioni  di
sostanze  tossiche  ed  eventi  di incendio ed esplosione, quali Jet-
Fire,  Pool-Fire,  UVCE  e  BLEVE/Fireball,  di  sostanze  facilmente
infiammabili.
Allo  stato  attuale,  sulla  base  dei  dati disponibili, gli eventi
incidentali di tipo esplosivo (UVCE e/o BLEVE/Fireball) relativi allo
stabilimento Enichem-Priolo, i cui raggi di azione interessano  ampie
e  significative  porzioni  di  territorio  all'esterno  dell'area di
stabilimento, e che sono pertanto di maggior criticita' nei  riguardi
della  salute  della  popolazione,  sono  legati  alle sfere DP 1403,
contenenti butene, DP 3051, contenente etilene, e DP 3052, contenente
propilene. L'entita' di prodotto stoccato e l'ubicazione delle  sfere
fanno  si  che  tali  eventuali  incidenti possano estendersi fino ad
interessare il tracciato della linea ferroviaria Siracusa-Catania, la
S.S. 114 e, marginalmente, nel caso della sfera DP 1403, l'abitato di
Priolo.
Si  deve  infine  comunque  evidenziare  che  un  eventuale  rilascio
rilevante  di  ammoniaca  dai  serbatoi  di stoccaggio costituisce un
notevole rischio. Infatti, data l'elevata tossicita' e le particolari
caratteristiche chimico-fisiche della sostanza, un eventuale rilascio
puo' causare  la  formazione  di  una  nube  molto  estesa  che  puo'
interessare  l'abitato  del  centro  di  Priolo  e  che in condizioni
atmosferiche particolarmente sfavorevoli, trasportata dal vento, puo'
raggiungere, in concentrazioni ancora elevate, altri centri abitati.
2.2.5 Stabilimento Enichem Augusta
Lo  Stabilimento  petrolchimico  Enichem  di  Augusta,  ubicato   nel
territorio comunale di Augusta, in contrada Marcellino, e' costituito
dai  seguenti  reparti  principali: Unita' Paraffine, Unita' Olefine,
Unita' Alchilati ed Impianto Oxo Alcoli.
Emissioni in Atmosfera
L'esame dei dati raccolti  mette  in  evidenza  che  lo  stabilimento
emette essenzialmente ossidi di azoto (circa 600 tonnellate) e ossidi
di  carbonio (circa 140 tonnellate). Le portate di biossido di zolfo,
di composti  organici  volatili  e  di  particolato  risultano  molto
contenute (rispettivamente pari a circa 35, 37 e 25 tonnellate).
Per  quanto  riguarda  le  torce,  esse sono sostanzialmente torce di
emergenza, caratterizzate quindi da emissioni inquinanti di quantita'
variabili e discontinue nel tempo. Va altresi' evidenziato che, anche
per  le  caratteristiche  stesse  del  sistema,  le  informazioni   a
disposizione  dell'azienda  risultano  carenti  e  non permettono una
precisa  quantificazione  delle  caratteristiche  emissive  di   tale
tipologia di sorgente.
Per   quanto   riguarda   le   emissioni  diffuse  dai  serbatoi,  il
quantitativo stimato di idrocarburi emessi annualmente dai due parchi
di stoccaggio risulta pari a circa 160 tonnellate.
Consumi e Scarichi Idrici
I  consumi  annui  di  risorsa  idrica  ammontano  mediamente a circa
1200000 metri cubi, di cui il 15-20 per cento  risulta  rifornito  da
acquedotto,  mentre  il  resto  e'  prelevato  da  pozzi interni allo
stabilimento.  Dall'esame  di  qualita'  delle  acque  di  falda  non
emergono  particolari  problemi  di contaminazione salina. Per quanto
riguarda gli scarichi, lo stabilimento e' autorizzato per  due  punti
di   scarico  liquidi,  ambedue  sversanti  nel  Torrente  Marcellino
destinati a convogliare uno le acque reflue di processo  (attualmente
non   utilizzato,   in  quanto  tali  effluenti  vengono  inviati  al
Depuratore Biologico Consortile gestito dall'IAS), l'altro  le  acque
reflue  provenienti  da  mensa, spogliatoi e palazzina direzione (con
una portata di circa 10 metri cubi per ora).
Produzione e Smaltimento Rifiuti
Sulla base dei dati  denunciati  nel  1991,  va  evidenziato  che  la
quantita' di rifiuti prodotta risulta ripartita come segue:
-  circa 1830 tonnellate di rifiuti speciali smaltiti in discarica di
   tipo  2B. Peraltro, nel 1992, tale quantita' risulta ridotta a 750
   tonnellate circa. Tale diminuzione e' dovuta  essenzialmente  alla
   minore produzione di materiali provenienti da demolizioni e scavi,
   passata da circa 1100 tonnellate a circa 220 tonnellate;
-    circa  320  kilogrammi di rifiuti tossici e nocivi costituiti da
   olio, con contenuto di PCB intorno al 6 per cento, proveniente  da
   vecchi  trasformatori  che  lo  stabilimento  sta  sostituendo con
   trasformatori a resina e con olio certificato non contenente  PCB.
   Si  prevede  che  il piano di sostituzione venga ultimato entro il
   1997.
Gli stoccaggi interni sono limitati  ai  rifiuti  contenenti  PCB  in
apposita  area  cementata,  dotata  di cordoli e coperta, con sistema
fognario autonomo e vasca di accumulo.
Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo'  variare  negli
anni  sensibilmente  e  significativamente  nella  quantita'  e nella
tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate.
Rischio Industriale
I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva dello
stabilimento petrolchimico Enichem di Augusta derivano principalmente
dalla presenza di acido fluoridrico. In caso di rilascio, le  analisi
disponibili   evidenziano  il  coinvolgimento  di  un'area  piuttosto
estesa, interessante ampie porzioni di territorio  all'esterno  dello
stabilimento,   ivi   compresa  la  tratta  ferroviaria  della  linea
Siracusa-Catania.
2.2.6 Raffineria Esso Italiana
La raffineria di Augusta della Esso Italiana, ubicata nel  territorio
comunale  di  Melilli e di Augusta in contrada Midolo-Marcelllino, si
estende su una superficie pari a circa 280 ettari.
Emissioni in Atmosfera
L'esame dei dati raccolti  mette  in  evidenza  che  lo  stabilimento
emette  quantitativi  annui  rilevanti soprattutto di ossidi di zolfo
(circa  27000  tonnellate)  e  di  idrocarburi  (prevalentemente  per
emissioni  diffuse)  ed, in secondo ordine, di ossidi di azoto (circa
3100 tonnellate) e di polveri (circa 1850 tonnellate).
Consumi e Scarichi Idrici
I consumi annui di risorsa idrica da parte della raffineria risultano
essere pari a circa 2.6 milioni di metri cubi di acqua di  mare,  6.6
milioni  di metri cubi di acqua dolce da pozzi e 2.6 milioni di metri
cubi di acqua dolce dall'acquedotto Ciane. Il 72 per cento dell'acqua
dolce destinata agli usi di raffineria proviene dunque dalla falda.
L'esame  dei  dati  disponibili permette di rilevare che la quantita'
delle acque di falda  risulta,  ad  eccezione  di  alcuni  pozzi  che
mostrano  segni di contaminazione salina e che risultano utilizzati a
regime  ridotto   dall'azienda,   mediamente   elevata,   presentando
generalmente,  per  i  diversi  parametri analizzati, valori conformi
alla Concentrazione Massima Ammissibile per il consumo umano definita
dal DPR 236/88.
Per quanto riguarda gli scarichi, va rilevato  che  l'acqua  di  mare
risulta  completamente restituita al mare, con una portata oraria me-
dia pari a 300 metri cubi.
Gli altri scarichi idrici  prodotti  vengono  inviati  al  Depuratore
Biologico  Consortile  ed hanno una portata prossima a 600 metri cubi
all'ora (circa 5.2 milioni di metri cubi annui). Inoltre le acque  di
blow-down  dalle  torri  di  raffreddamento vengono riutilizzate come
acqua di servizi.
Produzione e Smaltimento Rifiuti
I dati disponibili evidenziano  una  produzione  pari  a  circa  5600
tonnellate  di rifiuti speciali e 110 tonnellate di rifiuti tossici e
nocivi. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare
sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella  tipologia
a   seconda  delle  lavorazioni  effettuate  e  delle  operazioni  di
manutenzione sugli impianti.
Rischio Industriale
I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva della
Raffineria Esso  derivano  principalmente  dalle  caratteristiche  di
infiammabilita'  degli idrocarburi e di tossicita' di alcuni prodotti
trattati.
Gli eventi incidentali considerati nelle analisi di rischio esaminate
riguardano, per gli impianti di processo, rilasci tossici,  Jet-Fire,
UVCE  e  BLEVE/Fireball,  mentre  per  il parco stoccaggi, oltre agli
scenari elencati precedentemente, e' stato considerato anche il Pool-
Fire.
Sulla base dei dati  disponibili,  gli  eventi  incidentali  di  tipo
esplosivo (UVCE e/o Bleve/Fireball), i cui raggi di danno interessano
ampie  e  significative  porzioni  di  territorio  all'esterno  dello
stabilimento, e che pertanto sono maggiormente critici  nei  riguardi
della  salute della popolazione sono legati principalmente alle sfere
PV 127, 130, 176, 169,  134,  135  e  136.    L'entita'  di  prodotto
stoccato  e  l'ubicazione  delle  sfere,  fanno si che tali eventuali
incidenti  possano  coinvolgere   aree   industriali   esterne   allo
stabilimento  e  importanti  infrastrutture  di  comunicazione (linea
ferroviaria Catania-Siracusa).
2.2.7 Raffineria ISAB
La Raffineria ISAB (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi), ubicata in
territorio dei Comuni di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa,  occupa
una superficie pari a circa 400 ettari.
Emissioni in Atmosfera
Per  quanto  riguarda le emissioni in atmosfera, lo Stabilimento Isab
e' caratterizzato da  due  punti  di  emissione,  che  convogliano  e
disperdono  in  atmosfera  i  fumi derivanti dalle combustioni di gas
autoprodotto e di olio combustibile, che avvengono nei vari  processi
produttivi. A tali emissioni di natura continua, vanno ad aggiungersi
le   emissioni,   anch'esse   continue,   dovute   alle  perdite  per
evaporazione dai serbatoi di stoccaggio e quelle del  sistema  torce.
Dall'esame dei dati raccolti si evince che:
-    la  raffineria  emette quantitativi annui rilevanti di ossidi di
   zolfo (19700 tonnellate) ed in secondo ordine, di ossidi di  azoto
   (circa 4700 tonnellate) e polveri (circa 1100 tonnellate);
-    le  sostanze  organiche (circa 2100 tonnellate all'anno) vengono
   emesse  sostanzialmente  (86  per  cento  del  totale)  dal  parco
   serbatoi, che rappresenta quindi una sorgente areale rilevante.
Consumi e Scarichi Idrici
I consumi annui di risorsa idrica da parte della raffineria risultano
i seguenti:
-  circa 8 milioni di metri cubi di acqua di mare;
-  circa 2.6 milioni di metri cubi di acqua dolce da pozzi;
-   circa 530000 metri cubi di acqua di acquedotto (acquedotto Ciane,
   che convoglia anche acque del depuratore consortile di Siracusa).
I pozzi normalmente utilizzati da ISAB sono ubicati all'esterno della
raffineria in una zona situata a  circa  due  kilometri  di  distanza
verso  Nord. ISAB possiede anche pozzi interni allo stabilimento, che
non vengono normalmente utilizzati e che sono destinati ad  eventuale
impiego in condizioni di emergenza.
L'analisi  dei  dati  relativi al contenuto in cloruri nelle acque da
pozzo evidenzia che le acque  dei  pozzi  esterni  allo  stabilimento
risultano  di  buona  qualita',  mentre  le  acque  dei pozzi interni
presentano segni inequivocabili di miscelazione con acque  salmastre,
essendo caratterizzate da un elevato contenuto in cloruri.
La raffineria e' dotata di un unico punto di scarico, che convoglia i
reflui a mare nella zona antistante gli impianti, con portata massima
pari  a  2500  metri cubi all'ora. Gli effluenti idrici di raffineria
risultano costituiti essenzialmente  da  acqua  di  mare  di  zavorra
(circa 8 milioni di metri cubi all'anno), scaricata dopo trattamento,
in  quanto le acque di processo depurate, pari a circa 1.7 milioni di
metri cubi all'anno, vengono in parte riciclate in  raffineria  (21%,
pari  a  circa  360000  metri  cubi all'anno) e in parte inviate agli
impianti dello Stabilimento Sardamag (78%, pari a circa  1.3  milioni
di   metri   cubi   all'anno),  dove  vengono  utilizzate  nei  cicli
produttivi.
Produzione e Smaltimento dei Rifiuti
I dati disponibili evidenziano che:
-  la produzione di rifiuti speciali e' stata pari, nel 1991, a circa
   7300 tonnellate, di cui circa 2400  tonnellate  classificate  come
   inerti  (nel  1992 ne sono state prodotte circa 1100 tonnellate in
   meno);
-  la produzione di rifiuti tossici e nocivi nel 1991 e' stata pari a
   2 tonnellate;
-  i rifiuti tossici nocivi stoccati provvisoriamente in stabilimento
   ammontavano nel 1991 a circa 420 tonnellate, di cui  oltre  il  97
   per   cento   costituiti   da  ceneri  prodotte  dall'impianto  di
   incenerimento;
-  le diverse tipologie di rifiuti speciali prodotti vengono trattate
   e smaltite da terzi  (oltre  il  45  per  cento  del  totale),  ad
   eccezione  dei  fanghi  di depurazione acque di scarico (circa 870
   tonnellate nel 1991, pari al 12 per cento del totale  dei  rifiuti
   speciali  prodotti),  che vengono smaltiti mediante l'inceneritore
   esercito dalla stessa ISAB, e del materiale inerte  (circa  il  33
   per  cento  del  totale),  che  viene  interamente  smaltito nella
   discarica autorizzata di tipo 2A in conto proprio.
Va  notato  che  la produzione di rifiuti, tossici nocivi e speciali,
puo' variare  sensibilmente  negli  anni,  dipendendo  essenzialmente
nell'entita' delle operazioni di manutenzione degli impianti.
Per quanto concerne gli impianti di stoccaggio e smaltimento in conto
proprio, si deve segnalare che:
-    la capacita' massima totale delle aree di stoccaggio provvisorio
   per rifiuti tossici e nocivi risulta pari a  1871  tonnellate,  di
   cui  911 relative al deposito fusti e 960 alla vasca per le ceneri
   provenienti dall'impianto di incenerimento;
-  l'impianto di incenerimento risulta  avere  una  potenzialita'  di
   trattamento  pari a circa 170 metri cubi di fanghi al giorno, e ha
   trattato nel 1991 circa 870 tonnellate di fanghi dall'impianto  di
   trattamento  acque  di scarico, producendo circa due tonnellate di
   ceneri;
-  la discarica di tipo 2A, che si estende su  un'area  pari  a  3000
   metri  quadrati,  ha  capacita'  residua stimata pari a circa 5500
   metri cubi.
Rischio Industriale
I rischi di incidente rilevante legati all'attivita' produttiva della
Raffineria ISAB  derivano  principalmente  dalle  caratteristiche  di
infiammabilita' degli idrocarburi e di tossicita' di alcuni prodotti.
Gli  eventi  incidentali  analizzate nella documentazione disponibile
hanno riguardato, relativamente agli impianti di processo,  Jet-Fire,
UVCE,  Pool-Fire e rilasci tossici, mentre per il parco serbatoi sono
stati considerati Jet-Fire, Pool-Fire, BLEVE/Fireball ed UVCE.
Sulla base dei dati disponibili le conseguenze dei principali  eventi
incidentali  non appaiono, per l'ubicazione delle sostanze coinvolte,
di  particolare  criticita'  nei  riguardi  della   sicurezza   della
popolazione,   non  coinvolgendo  ampie  e  urbanizzate  porzioni  di
territorio all'esterno dello stabilimento.
Programma di Gassificazione del Tar e Cogenerazione
A seguito della lavorazione del greggio nelle raffinerie, tra i  vari
prodotti che strutturalmente si ricavano vi sono gli oli combustibili
ATZ,  costituiti  da  una  miscela di gasolio e di residui pesanti di
raffineria;  tali  combustibili  sono   caratterizzati   da   elevata
viscosita,  presentano  un  quantitativo elevato di zolfo, di metalli
pesanti quali  nichel,  vanadio,  contengono  residui  carboniosi  ed
azoto.
Fino  ad oggi tali prodotti vengono utilizzati quali combustibili per
le centrali termoelettriche e per i consumi interni delle raffinerie.
Con l'entrata  in  vigore  dei  nuovi  limiti  di  emissione  risulta
mandatario  prevedere  delle  vie  alternative  a  tale utilizzo. Per
quanto riguarda la Raffineria Isab  quest'ultima  lavora  annualmente
circa  11  milioni di tonnellate all'anno di grezzo dal quale produce
circa otto milioni di tonnellate di prodotti leggeri  e  medi  e  tre
milioni  di  tonnellate  di olio combustibile ATZ. Con i limiti posti
dal DM 12/7/90 alle emissioni di anidride solforosa che  diventeranno
operativi  entro  il  31 Dicembre 1997, la raffineria non potra' piu'
operare se  non  realizzera'  un  nuovo  assetto  produttivo  che  le
consenta  di  operare  economicamente  nel  rispetto della normativa,
producendo, in alternativa ai 3 milioni di tonnellate all'anno di oli
combustibili ATZ, altri prodotti commercialmente validi.
Isab intende realizzare un impianto per la gassificazione del residuo
piu' pesante di lavorazione della raffineria con produzione di un gas
di  sintesi  privo  di  inquinanti  utilizzabile per la produzione di
energia elettrica in un impianto  integrato  a  ciclo  combinato;  la
maggior parte dell'energia elettrica prodotta verra' ceduta alla rete
elettrica  nazionale, mentre la parte residua verra' utilizzata dalla
raffineria. In particolare Isab provvedera'  alla  distillazione  del
Tar che consentira' di produrre due milioni di tonnellate di olio BTZ
utilizzabile  ed  un  milione  di  tonnellate  di  asfalto che verra'
inviato  all'impianto  di  gassificazione  associato  ad   un   ciclo
combinato per una potenza di oltre 500 MW.
Per  quanto  riguarda  le  emissioni in atmosfera la portata emissiva
globale della raffineria aumenta di circa tre milioni di normal metri
cubi  all'ora;  il  progetto,  che  prevede   una   riduzione   delle
concentrazioni   di   bolla   dei   principali  inquinanti  (anidride
solforosa, ossidi di azoto e particolato) pari al 76 per cento circa,
indica  riduzioni  dei  quantitativi  annui  attualmente  emessi  per
anidride  solforosa e particolato comprese tra il 7 e il 9 per cento.
Accanto a queste considerazioni dovranno comunque essere  considerati
i  risultati  delle campagne di monitoraggio della qualita' dell'aria
che verranno effettuate in sito; sono gia' in fase di  montaggio  gli
analizzatori continui negli attuali due camini della raffineria.
Per quanto riguarda il fabbisogno di acqua di processo del sistema di
gassificazione   e   cogenerazione  sara'  approvvigionata  da  acqua
prodotta da un  impianto  di  dissalazione.  Tale  impianto  rendera'
disponibile  una  portata  di  circa  100  metri  cubi  ora  di acqua
dissalata  che  verra'  utilizzata  quale  acqua  di  processo  nella
raffineria,  riducendo  il  consumo di acqua di falda di circa 800000
metri cubi all'anno.
Per quanto riguarda gli effluenti liquidi in uscita dall'impianto  di
gassificazione/cogenerazione,    verranno    convogliati   in   parte
all'impianto consortile di trattamento reflui di Priolo  Gargallo  ed
in parte all'esistente Canale Alpina per lo scarico a mare.
Occorre  osservare  che  la  mancata  movimentazione di un milione di
tonnellate all'anno di olio combustibile ridurra'  la  movimentazione
di  navi  cisterna  al  pontile  Isab  di  60  unita'  circa;  questo
comportera' conseguentemente la riduzione del quantitativo  di  acqua
di zavorra inviata all'impianto di trattamento acque di raffineria di
circa 300000 tonnellate all'anno.
Il  quantitativo  di  rifiuti  prodotti  dalla  raffineria si prevede
diminuisca  inquanto  i  serbatoi  che  attualmente  contengono  olio
combustibile  ATZ  verranno impiegati per lo stoccaggio di distillati
leggeri, cio' comportera' una riduzione nel quantitativo  di  fondami
da smaltire per un totale di circa 1700 tonnellate all'anno.
Per  quanto  riguarda  lo  zolfo  prodotto dall'impianto Claus questi
avra' una purezza del 99.5 per cento; potra' essere prodotto in  fase
liquida   o   solida   (in   forma   di   pellets),   potra'   essere
commercializzato in Sicilia, Calabria, Puglia e  Basilicata  in  fase
liquida; mentre in fase solida potra' raggiungere i mercati europei e
mediterranei.
Per   quanto  riguarda  la  pasta  metallica  prodotta  dall'impianto
recupero metalli ricca di vanadio e nichel potra'  essere  utilizzata
da  impianti  che  producono  leghe  speciali di acciaio; essa potra'
essere commercializzata ed  i  possibili  acquirenti  si  trovano  in
Germania, Inghilterra e Stati Uniti.
2.2.8 Stabilimento Sardamag
Lo  stabilimento  Sardamag,  localizzato  su  un'area di circa 115000
metri quadrati nel Comune di Priolo  Gargallo  e  in  piccola  misura
anche  nel  Comune  di  Melilli,  e'  attrezzato per la produzione di
ossido  di  magnesio  dall'acqua  di  mare  con  un  processo  basato
sull'impiego del latte di calce.
Emissioni in Atmosfera
La  stima  dei  quantitativi  complessivi  di  inquinanti,  emessi in
atmosfera dai punti  di  emissione  convogliata,  risulta  essere  la
seguente:
-  circa 660 tonnellate all'anno di biossido di zolfo;
-  circa 400 tonnellate all'anno di ossidi di azoto;
-    circa  50  tonnellate  all'anno  di  particolato,  30 tonnellate
   all'anno di monossido di carbonio e 2 tonnellate annue di composti
   organici volatili.
Consumi e Scarichi Idrici
Per quanto riguarda i consumi di acqua, lo stabilimento utilizza  nel
processo  produttivo  circa  80000  metri  cubi al giorno di acque di
mare, pari a  circa  29  milioni  di  metri  cubi  all'anno,  ed  una
quantita'  di  acqua  dolce  pari  a  circa 5.9 milioni di metri cubi
annui.
L'approvvigionamento di 5.9 milioni di  metri  cubi  annui  di  acqua
dolce risulta cosi' ripartito:
-  3850000 metri cubi per anno di acqua di falda;
-  1110000 metri cubi per anno dall'acquedotto ASI;
-    930000 metri cubi per anno di acqua di recupero dalla Raffineria
   ISAB;
-  50000 metri cubi per anno di  acqua  di  recupero  dalla  centrale
   termoelettrica ENEL di Priolo.
Dai  dati  disponibili  risulta  pertanto che la quota parte di acqua
prelevata dalla falda idrica e' pari al  65  per  cento  del  consumo
totale  di  acqua dolce; mentre le acque di recupero rappresentano il
17 per cento del totale.
L'acqua di falda viene emunta attraverso pozzi ubicati in parte nella
cava di calcare di proprieta' della Sardamag e in  parte  all'interno
dello stabilimento nei pressi del tracciato ferroviario. Il contenuto
in  cloruri dell'acqua dei pozzi ubicati nell'area dello stabilimento
indica l'esistenza  di  un  consolidato  fenomeno  di  contaminazione
salina.  Tale  fenomeno  non  sembra  interessare  le acque dei pozzi
ubicati nella cava di  calcare,  situata  a  maggior  distanza  dalla
fascia  costiera,  le  cui  analisi accertano un contenuto in cloruri
ampiamente inferiore al limite di potabilita' fissato dalla normativa
vigente.
Per quanto riguarda gli scarichi, sia le acque dolci che  l'acqua  di
mare,  dopo essere state utilizzate nel processo, vengono scaricate a
mare in quantita' pari a circa 4000 metri  cubi  per  ora  (circa  35
milioni di metri cubi all'anno).
Prima  dello  scarico,  tali acque vengono trattate in un impianto di
regolazione automatico  del  pH  con  acido  solforico,  al  fine  di
abbassare  l'alcalinita' a valori conformi alla Legge 319/76, e in un
impianto di  eliminazione  dei  solidi  sospesi,  consistente  in  un
decantatore di circa 32000 metri cubi di capacita'.
Produzione e Smaltimento dei Rifiuti
Dai dati a disposizione si possono evidenziare i seguenti aspetti:
-    lo  Stabilimento Sardamag non produce rifiuti tossico-nocivi, ma
   solo  rifiuti  speciali,  derivanti  dal  ciclo   di   lavorazione
   dell'ossido   di   magnesio,  in  quantita'  pari  a  circa  30000
   tonnellate per anno, per un  volume  complessivo  di  12300  metri
   cubi;
-   lo smaltimento di tutti i rifiuti prodotti viene effettuato nella
   discarica di seconda categoria tipo A in  conto  proprio,  situata
   nella  cave  di  calcare  in localita' Biggemi Bassa nel comune di
   Priolo Gargallo;
-  la quantita' di rifiuti prodotti, pari a circa  12000  metri  cubi
   all'anno,  e  la  capacita' residua della discarica, pari a 420000
   metri  cubi,  non   fanno   emergere   particolari   problemi   di
   smaltimento.
2.2.9 Stabilimento Cementeria di Augusta
Lo   stabilimento  produce  materiali  cementizi  ed  e'  ubicato  in
adiacenza della  linea  ferroviaria,  in  posizione  prospiciente  la
stazione di Megara di Giannalena nel Comune di Priolo Gargallo.
Emissioni in Atmosfera
Lo  stabilimento,  che  ha circa 53 punti di emissione, ha un impatto
sull'atmosfera di entita' non  trascurabile,  in  considerazione  dei
quantitativi complessivi annui, pari a:
-  circa 2200 tonnellate di ossidi di zolfo;
-  circa 5000 tonnellate di ossidi di azoto;
-  circa 530 tonnellate di polveri.
Consumi e Scarici Idrici
Il  fabbisogno  di  acqua  dolce  dello  stabilimento e' pari a circa
400000   metri   cubi.   I   dati    disponibili    evidenziano    un
approvvigionamento  preponderante  di  acqua  di  falda (circa 300000
metri cubi), mentre circa  115000  metri  cubi  di  acqua  dolce  non
potabile  vengono forniti dall'acquedotto Ciane.  Le acque di scarico
dei vari reparti giungono in  una  vasca  di  raccolta  e  da  questa
vengono rilanciate in ciclo; lo scarico a mare avviene saltuariamente
con una porata di 2 metri cubi all'ora.
Produzione e Smaltimento Rifiuti
Lo  stabilimento  produce  essenzialmente  tre  tipologie di rifiuto,
classificabili come rifiuti speciali: oli esausti,  rifiuti  speciali
assimilabili agli urbani e rifiuti speciali inerti.
Le  produzioni annue di oli esausti (circa 4 tonnellate) e di rifiuti
assimilabili agli urbani (circa 55  tonnellate)  risultano  piuttosto
limitate, mentre la produzione di inerti, superiori a 9800 tonnellate
all'anno, risulta piu' consistente.
Lo  smaltimento  finale  di  tali rifiuti viene effettuato da terzi e
avviene presso una discarica di prima categoria per quanto riguarda i
rifiuti assimilabili, in discarica di seconda categoria  tipo  A  per
gli inerti e al Consorzio Obbligatorio degli Oli usati per gli oli.
2.3 QUALITA' DELL'AMBIENTE
Nel  presente  paragrafo  vengono riassunte le principali conclusioni
formulate  sulla  base  dei  dati  e  le  informazioni   disponibili,
relativamente   ai   fondamentali   aspetti   di  inquinamento  delle
competenti ambientali rilevati nell'area.
Benche' le principali fonti causali siano costituite dalle  attivita'
produttive  (in  particolare,  quelle  concentrate nell'area del polo
petrolchimico di Priolo-Augusta),  come  si  vedra',  i  fenomeni  di
degrado  rilevabili  non  sono  tutti  determinati  da  tali sorgenti
puntuali,  ma  ad  essi  contribuiscono,  in  alcuni  casi  in   modo
determinante, anche altre tipologie di sorgenti di inquinamento.
2.3.1 Inquinamento Atmosferico
La  valutazione  dell'inquinamento  atmosferico appare critica per la
rilevanza  di  tale  fenomeno  nel   contesto   delle   problematiche
ambientali   dell'area.   Va   per  altro  rilevato  che  i  dati  di
monitoraggio della  qualita'  dell'aria  raccolti,  pur  non  essendo
quantitativamente  limitati,  non  permettono  di delineare un quadro
sintetico e complessivo sui livelli di  contaminazione  in  atto  per
tutte  le  diverse  sostanze  inquinanti  di interesse, in quanto per
l'area in esame non si dispone di serie di dati omogenee, esaustive e
continuative nel tempo.
La  presenza  delle  emissioni  del  polo  industriale   (Figura   3)
costituisce  indubbiamente  il  fattore determinante il degrado della
qualita' dell'aria  nell'area.  Il  carico  inquinante  derivante  da
attivita'  civili  (traffico  urbano,  extraurbano,  riscaldamento) o
produttive minori appare infatti di  entita'  ridotta  rispetto  alle
sorgenti principali connesse alle attivita' industriali.
Il   contributo   piu'   rilevante   all'alterazione  della  qualita'
atmosferica, riconducibile a emissioni di SO2, NOx, polveri totali  e
sostanze  organiche  volatili,  e'  infatti rappresentato dalle fonti
industriali site nel polo petrolchimico; per quanto  riguarda  invece
l'ossido  di  carbonio,  il maggiore contributo proviene dal traffico
autoveicolare, presente soprattutto nella zona meridionale  dell'area
(centro di Siracusa e parte inferiore del territorio comunale).
I  problemi  di  qualita'  dell'aria  quindi si concentrano nell'area
dell'agglomerato  industriale   di   Priolo-Augusta:   come   risulta
dall'analisi  dei  processi  produttivi,  l'inquinamento  atmosferico
deriva infatti  da  un  lato  dalle  emissioni  puntuali  emesse  dai
numerosi  camini  degli impianti e dall'altro dalle emissioni diffuse
legate allo stoccaggio alla movimentazione e manipolazione di materie
prime e  prodotti,  nonche'  a  perdite  e  fuoriuscite  dovute  alla
imperfetta tenuta di alcune sezioni degli impianti.
Le  prime,  essendo  confinate  ed associate a punti di emissioni ben
precisi,  possono  venire  convogliate  e  trattate  piu'  facilmente
mediante  adeguati  sistemi  di  disinquinamento  dei fumi, mentre le
seconde, proprio perche' diffuse, sono piu' difficili da identificare
e quantificare, non sono facilmente canalizzabili  e  quindi  possono
venire ridotte principalmente attraverso un migliore controllo ed una
migliore conduzione delle operazioni di movimentazione e stoccaggio.
Analizzando  la situazione dell'area a rischio per quanto riguarda le
principali fonti causali  di  tale  inquinamento,  si  puo'  rilevare
globalmente  che  le  maggiori  industrie  hanno  gia' attuato alcune
iniziative di risanamento, in  particolare  per  quanto  riguarda  le
emissioni  puntuali.  Si  e'  cosi' assistito ad una non trascurabile
riduzione dei quantitativi di inquinanti che fuoriescono in atmosfera
dalle sorgenti puntuali, mentre non si puo' dire che si sia raggiunto
un simile ed altrettanto significativo risultato per quanto  riguarda
l'inquinamento diffuso.
Allo  stato  attuale  le centraline non rilevano superamenti di legge
per NO2, SO2,  mentre  si  registrano  rari  superamenti  dei  limiti
normativi per il particolato (PTS) e piu' frequenti per l'ozono e gli
idrocarburi  non  metanici  in  alcune  postazioni (Melilli, Priolo e
Augusta negli anni 1989, 1990 e 1993). I ripetuti  superamenti  delle
concentrazioni  di  idrocarburi  non metanici, rilevati dalle reti di
monitoraggio   anche   recentemente,   possono   essere   indice   di
concentrazioni  significative  di specifici microinquinanti organici,
confermando la rilevanza delle emissioni diffuse.
Va notato che il quadro valutativo oggi definibile in relazione  allo
stato  dell'inquinamento atmosferico e' particolarmente carente sotto
il profilo della caratterizzazione degli  inquinanti  non  ubiquitari
(microinquinanti  organici  ed inorganici), prevalentemente originati
dal Polo Industriale.
Nonostante il notevole numero  di  centraline  presenti  e  la  buona
copertura  territoriale  la  configurazione  delle  attuali  reti  di
rilevamento della qualita'  dell'aria  presenta  alcuni  problemi  di
localizzazione  e  di affidabilita' delle misure. Non risulta inoltre
attivato in alcuna azienda del Polo un  sistema  di  monitoraggio  in
continuo delle emissioni da sorgenti convogliate.
2.3.2 Consumi di Risorse Idriche
Allo  stato  attuale i consumi idrici dell'area assommano a circa 114
milioni di metri cubi per anno, di cui circa 55 milioni di metri cubi
per anno ad uso industriale e circa 20 miliardi  di  metri  cubi  per
anno  per  usi  civili.  La  domanda  della  risorsa  idrica  per uso
agricolo, per l'irrigazione dei circa 170 km2 di territorio adibiti a
tale uso, risulta dell'ordine di 39 milioni di metri cubi  per  anno.
Da  notare che l'industria fa anche largo uso di acqua di mare (circa
2000 milioni di metri  cubi  per  anno)  a  scopo  di  raffreddamento
impianti.
Le  fonti  idriche utilizzate (Figura 4) sono principalmente le acque
delle falde idriche nel sottosuolo calcareo dell'area, integrate, per
gli usi che lo consentono, da acque superficiali (Ciane) e  da  acque
di recupero dei depuratori (Siracusa e Ias).
Benche'  l'area in esame sia una fra le piu' ricche della Sicilia per
quanto concerne le risorse idriche,  tanto  che  tale  abbondanza  ha
permesso   di   sopperire  a  lungo  alle  esigenze  crescenti  della
popolazione,   dell'industria   e   dell'agricoltura,   gli   intensi
emungimenti dalle falde nell'intorno del Polo Industriale e dell'area
agricola circostante Siracusa sono causa di un sensibile abbassamento
localizzato dei livelli di falda, che testimonia un evidente stato di
sovrasfruttamento degli acquiferi.
2.3.3 Inquinamento delle Acque
L'impatto  del  sistema civile ed industriale dell'area sulle risorse
idriche superficiali, sotterranee e marine risulta di importanza  non
trascurabile.
Inquinamento Idrico Sotterraneo
La  problematica  di rilievo per le acque di falda della zona risulta
l'elevato tenore di cloruri che queste presentano, soprattutto  nelle
aree  costiere  (Polo  Industriale  in  primo  luogo  e quindi fascia
costiera di Siracusa).  Tale  fenomeno  e'  particolarmente  evidente
nella falda presente nel sottosuolo della zona Sud del Polo, dove dai
dati disponibili per alcuni pozzi il contenuto di cloruri supera 3500
ppm.
Sebbene  l'area  sia  caratterizzata  da  una  naturale  ricchezza di
risorse idriche sotterranee, lo sfruttamento non razionalizzato delle
stesse  ha  determinato  un  abbassamento  progressivo  del   livello
piezometrico  con  conseguente  aumento della clorinita' delle acque.
L'abbassamento della falda e' generalizzato nella fascia costiera  ed
assume  particolare  intensita'  in corrispondenza degli insediamenti
industriali. Esso si manifesta anche nell'area  Sud  di  Siracusa,  a
causa di prelievi delle acque di falda a scopo irriguo.
Gli  emungimenti,  attuati  per lunghi periodi con elevate portate in
prossimita'   della   costa,   tendono   ad   alterare   l'equilibrio
idrodinamico  delle falde alla loro interfaccia con le acque di mare,
inducendo fenomeni di ingressione di  acque  marine  negli  acquiferi
costieri ed un aumento della clorinita'.
La permeabilita' dei terreni superficiali nell'area favorisce inoltre
fenomeni di inquinamento delle falde di tipo localizzato, soprattutto
in  corrispondenza  delle  aree  abitate,  dei  terreni  sottoposti a
fertilizzazione e degli allevamenti zootecnici. Tale inquinamento as-
sume tuttavia una criticita'  trascurabile,  in  virtu'  dell'elevata
potenza  degli  acquiferi  e  dell'episodicita'  dei  fenomeni  sopra
elencati.
Va notato che il monitoraggio in atto delle acque  di  falda  non  si
puo'  ritenere adeguato a causa della ripartizione territoriale delle
stazioni che non e' in  condizione  di  descrivere  la  distribuzione
areale  dei  fenomeni  di  inquinamento  in  maniera  adeguata  e non
consente di mettere in evidenza  l'eventuale  esistenza  di  aree  di
maggiore  criticita'. Si rende cosi' necessario ampliare la serie dei
parametri da sottoporre a controllo  sistematico,  per  esprimere  un
giudizio   non   solo  sul  livello  di  potabilita'  delle  acque  e
sull'estensione dei  fenomeni  di  intrusione  salina,  ma  anche  su
eventuali  condizioni di contaminazione tipica di origine industriale
e/o agricola delle acque.
Inquinamento Idrico Superficiale
Attualmente  i  corsi  d'acqua  nell'area  presentano   fenomeni   di
inquinamento   principalmente  di  natura  organica,  mentre  non  si
riscontrano dai dati raccolti situazioni di contaminazione di origine
industriale, se non in modo limitato nei loro tratti terminali, prima
della foce e dove sono insediate le principali industrie.
Lo stato di qualita' dei corsi d'acqua non appare tuttavia seriamente
compromesso e, comunque, risulta in condizioni  non  dissimili  delle
situazioni tipiche di altre porzioni del territorio nazionale.
La  particolare  struttura  antropica  del territorio siracusano, che
prevede la localizzazione degli  insediamenti  industriali  lungo  la
costa,   e   il  collettamento  quasi  generalizzato  degli  scarichi
industriali nel depuratore consortile  di  Priolo,  escludono  invece
fenomeni  di  rilievo  di contaminazione di origine industriale delle
acque superficiali.
Deve  essere  osservato  che  l'analisi dei dati raccolti ha messo in
evidenza una sostanziale carenza  di  informazioni,  in  quanto  sono
stati   rilevati  in  passato  solamente  dati  di  caratterizzazione
chimico-fisico delle principali fonti puntuali di inquinamento urbano
ed  industriale  e  non  sono  in  atto  programmi   di   rilevamento
sistematico della qualita' delle acque.
Inquinamento Marino Costiero
Attualmente  nel  tratto  costiero  esaminato le "aree potenzialmente
critiche" per l'inquinamento marino, in ordine di importanza, sono la
Rada di Augusta, il contiguo seno di  Priolo  e  l'area  portuale  di
Siracusa.
In  rada i principali fenomeni di degrado ambientale individuati sono
l'inquinamento    da    petrolio,    l'inquinamento     termico     e
l'eutrofizzazione.  I primi due sono da imputarsi principalmente alle
attivita' produttive che insistono nella rada e  a  quelle  portuali,
mentre  l'eutrofizzazione appare anche collegata agli scarichi civili
(spesso insufficientemente depurati) alle foci dei  corsi  d'acqua  e
rappresenta  quindi un problema ambientale maggiormente diffuso lungo
la costa. L'area meridionale (Siracusa) non presenta infatti fenomeni
di degrado connessi con le attivita' di tipo industriale, ma  risulta
caratterizzata   da   una   diffusa  condizione  di  eutrofizzazione,
particolarmente in prossimita' dell'area portuale.
Le problematiche  di  contaminazione  ambientale,  almeno  pregressa,
della  rada  di  Augusta comprendono anche l'inquinamento chimico dei
sedimenti; in tutte le zone rilevate i  valori  dei  metalli  pesanti
(Pb,  Mg,  Cu,  Zn,  Cd)  e  degli  idrocarburi sono risultati sempre
elevati rispetto ai valori riscontrabili nei tratti costieri esterni.
Fra le cause di tali fenomeni di degrado vanno ricordate:
-  gli scarichi industriali per lo  piu'  collettati  nel  depuratore
   consortile IAS, che scarica a mare presso la penisola di Magnisi;
-   i sistemi di presa e scarico a mare delle acque di raffreddamento
   degli impianti industriali, per lo piu' all'interno della rada  di
   Augusta;
-    gli  scarichi  civili  diretti a mare (spesso insufficientemente
   depurati), concentrati soprattutto ad Augusta ed a Siracusa;
-  l'utilizzo agricolo diffuso di nutrienti (fertilizzanti,  concimi,
   ecc.) e di altri prodotti chimici (diserbanti, fitofarmaci, etc.);
-    le  attivita'  portuali di carico e scarico e l'intenso traffico
   marittimo in rada (inquinamento da idrocarburi).
A tale  proposito  va  notato  che  le  informazioni  e  le  indagini
disponibili rappresentano un quadro non piu' attuale delle condizioni
di  qualita' dell'ambiente marino costiero della rada, in particolare
per  quanto  riguarda  la   valutazione   analitica   dei   parametri
idrochimici.
2.3.4 Inquinamento e Degrado del Suolo
Dall'esame dei dati disponibili, risultano attualmente individuati 22
siti  interessati  da  depositi  non  controllati  di rifiuti. Appare
accertata o potenziale una situazione di  rischio  di  contaminazione
per  cinque  siti  (Contrada  Forgia  in  Comune di Augusta, Contrada
Arenaura in Comune di Siracusa, Localita' Vecchie Saline  di  Priolo,
Contrada  Castello  Cannaiolo in Comune di Melilli e Contrada Cardona
in Comune di Siracusa). Risultano inoltre presenti tre siti adibiti a
discarica autorizzata all'interno di stabilimenti  industriali.  Sono
infine  presenti  vaste  aree  adibite  all'estrazione  di inerti non
regolamentata,  che  possono  costituire  potenziali zone di deposito
rifiuti non controllato o di dissesto idrogeologico (in  particolare,
Localita'  Pietruzzello  in  Comune  di  Augusta, Localita' Molini in
Comune di Siracusa e Localita' Mostringiano in Comune di Priolo).
Le cause  di  diffuso  inquinamento  e  degrado  dei  suoli  sono  da
ricercarsi   nello  smaltimento  incontrollato  di  rifiuti  e  nella
concentrazione di aree utilizzate a fini estrattivi. Da notare che il
quadro informativo disponibile  circa  le  caratteristiche  dei  siti
sopracitati  non  e'  sufficiente  per  stabilire  la classificazione
completa dei rifiuti presenti,  ne'  per  affermare  o  escludere  la
sussistenza  di  altri  fenomeni di contaminazione in atto del suolo,
del sottosuolo e/o degli acquiferi sotterranei.
2.3.5 Compromissione delle Aree Naturalistiche
Le aree di interesse naturalistico (Figura 5) incluse nell'elenco del
Piano Regionale dei Parchi e delle  Riserve  risultano  le  seguenti:
Cava Grande del Cassibile, Fiume Ciane e Saline di Siracusa, Isola di
Capo  Passero,  Isola  delle  Correnti, Pantalica, Valle dell'Anapo e
Torrente Cava Grande, Grotta Monello, Villasmundo - S. Alfio,  Grotta
Palombara, Saline di Priolo.
Altre  zone  di  interesse naturale e paesaggistico sono le seguenti:
l'area dei Monti Climiti,  le  Saline  di  Augusta,  la  Penisola  di
Magnisi,  il  Capo  Murro di Porco, il Fiordo di Ognina, Brucoli e la
Costa Saracena.
Sulla base della valutazione di qualita'  ambientale  dei  principali
ecosistemi,   e'   risultato  che  le  aree  a  piu'  elevato  valore
naturalistico corrispondono alle  valli  dei  Fiumi  Anapo,  Ciane  e
Cassibile.
Le  alterazioni  e le modificazioni in atto sono soprattutto a carico
degli ambienti fluviali di maggior valore naturalistico, per i  quali
si manifesta tendenzialmente una riproduzione di biodiversita'.
I  principali  fattori  di compromissione risultano i seguenti: tagli
illegali di individui arborei,  abbandoni  di  rifiuti,  bonifica  di
paludi,  salinizzazione  delle acque, ricadute di inquinanti al suolo
provenienti  dalle  attivita'  produttive.  Vanno  inoltre  segnalate
carenze  nella  gestione complessiva del territorio, finalizzata alla
conservazione e alla riqualificazione ambientale, specialmente  delle
realta'  naturali di elevato pregio, richiedono interventi urgenti di
riqualificazione ambientale.
2.3.6 Rischio Industriale
Le attivita' produttive del Polo  petrolchimico  (stabilimenti  ISAB,
PRAOIL Priolo, ENICHEM Priolo, ESSO ed ENICHEM Augusta) ed i relativi
stoccaggi  di  sostanze  pericolose per caratteristiche di tossicita'
e/o infiammabilita' risultano concentrati in una ristretta fascia  di
territorio   dislocata   lungo   la  costa.  Tali  insediamenti  sono
classificabili industrie a rischio ai sensi del DPR 175/88, in quanto
fonti di  rischio di eventi incidentali significativi in  termini  di
estensione  areale  e gravita' delle conseguenze per la popolazione e
le  strutture  esterne  agli  stabilimenti,  quali  rilasci   tossici
(soprattutto   ammoniaca,   acido   fluoridrico,   cloro  e  idrogeno
solforato) e BLEVE-Fireball di GPL. Le sostanze  in  ingresso  ed  in
uscita  sono  inoltre  movimentate  attraverso  decine di migliaia di
autobotti e ferro cisterne (nel 1991 circa  65000  automezzi  e  2000
ferrocisterne) e migliaia di navi (nel 1991 circa 4300 unita').
La   presenza  nell'area,  caratterizzata  da  un  elevato  grado  di
sismicita'  (categoria  S=9),  di  una  notevole  concentrazione   di
insediamenti  produttivi  petrolchimici e la loro compenetrazione con
un tessuto urbano di non trascurabile  sviluppo  (centro  abitato  di
Priolo  e  principali  infrastrutture  di collegamento tra Siracusa e
Catania) sono le principali  cause  delle  problematiche  di  rischio
industriale  dell'area.  L'ingente flusso di vettori di trasporto, la
tipologia e la quantita' di merci pericolose movimentate, il  livello
di  urbanizzazione  e  le  caratteristiche  delle  infrastrutture  di
comunicazione (per ampi tratti in fregio e/o interni alle industrie a
rischio) contribuiscono ad incrementare il livello di rischio per  la
popolazione.
Va  notato  che  per  quanto  riguarda  i  rilasci tossici, il centro
abitato  di  Priolo  viene  interessato  dal  rischio  di  potenziale
dispersione   di   ammoniaca   dall'impianto   di   produzione  dello
stabilimento ENICHEM Agricoltura (peraltro, allo stato  attuale,  non
operativo). Va comunque notato che anche con l'impianto di produzione
ammoniaca non in attivita', permangono le condizioni di rischio asso-
ciate   allo  stoccaggio  che  viene  utilizzato  come  deposito  per
l'ammoniaca destinata allo stabilimento di Gela.
Per quanto riguarda gli eventi principali di incendio  ed  esplosione
esaminati  (Pool  Fire,  UVCE,  BLEVE-Fireball)  possono  determinare
effetti assai gravi soprattutto sulle  aree  urbanizzate  circostanti
agli  insediamenti industriali ed in particolare appaiono interessate
in modo rilevante le principali infrastrutture di comunicazione.
Le problematiche di rischio per  il  trasporto  stradale  riguardante
essenzialmente  le  sostanze  infiammabili, appaiono piu' critiche di
quelle legate  al  trasporto  ferroviario.  In  considerazione  della
bassissima  presenza  di  accadimento  di  incidenti catastrofici, il
rischio associato agli incidenti significativi  nelle  operazioni  di
movimentazione  marittima  rappresenta  essenzialmente un rischio per
l'ambiente a seguito di sversamenti accidentali di idrocarburi.
2.3.7 Problematiche Igienico-Sanitarie
Per  tutti  gli  aspetti  igienico-sanitari  ed   epidemiologici   la
conoscenza   dei   problemi   non   risulta,   allo   stato  attuale,
soddisfacente.  Gli  studi  esistenti,  tutti  realizzati  con  scopi
limitati  e  specifici,  non  consentono  una  esatta  ed  esauriente
valutazione della problematica.
Risulta impossibile, allo  stato  delle  conoscenze,  realizzare  una
correlazione  tra cause ed effetti. L'unica ricerca realizzata in tal
senso sulla popolazione di Augusta (Istituto di Medicina  del  Lavoro
dell'Universita'  di  Catania)  non ha messo in evidenza elementi che
inducono ad assegnare al fattore "inquinamento atmosferico di origine
industriale"  effetti  determinanti  sulle  mortalita'  per   tumore,
diversi  da  quelli  causati  da  altri  fattori  che  agiscono sulla
popolazione.
Data la rilevanza della problematica e la  scarsa  disponibilita'  di
indagini  mirate,  si ritiene che essa debba ricevere un'attribuzione
di priorita' particolare da intendersi come necessita' di  interventi
di  indagine,  studio  e  monitoraggio  particolarmente  mirati  alla
conoscenza delle dinamiche in atto.
2.3.8 Carenze Infrastrutturali dell'Area
L'area in esame presenta  diffuse  carenze  infrastrutturali,  legate
principalmente  ai  settori  dell'approvvigionamento  e distribuzione
delle acque, al collettamento e depurazione  delle  acque  reflue  ed
alla gestione dei rifiuti industriali.
Approvvigionamento e Distribuzione delle Acque
Per   quanto  riguarda  le  fonti  di  approvvigionamento,  i  comuni
dell'Area  a  Rischio  sono  tutti  dotati  di   acquedotti   propri,
approvvigionati  esclusivamente  da  pozzi  e  sorgenti,  ubicati nel
proprio territorio od in quello di comuni limitrofi.  I  pozzi  e  le
sorgenti  in  questione  risultano  essere,  in  base  alle  indagini
eseguite, prevalentemente di proprieta' diretta delle Amministrazioni
comunali  che  ne  utilizzano  le  risorse,  anche  se  non   mancano
situazioni  di  prelievo  da pozzi di proprieta' privata, talvolta in
esercizio senza autorizzazione.
La zona industriale e' approvvigionata sia da pozzi  ubicati  per  la
maggior  parte  nella  stessa area industriale, sia da tre differenti
acquedotti: il primo acquedotto  ha  una  portata  di  800  litri  al
secondo  ed  e' alimentato dal fiume Ciane; il secondo ha una portata
di 300 litri al secondo e distribuisce le acque del  canale  Galermi;
il  terzo e' derivato dal canale di quota 100 ed in periodo invernale
eroga 1000 litri al secondo. Si e' quindi in presenza di  un  sistema
idropotabile   scarsamente   interconnesso,   principalmente   legato
all'approvvigionamento di acque sotterranee (da  pozzo  e  in  misura
minore  da  sorgente).  Gli impianti, sovente realizzati in tempi non
recenti, sono caratterizzati da elevati  valori  delle  perdite,  con
conseguente spreco di risorse idriche di pregio.
Lo spreco di risorse idriche di pregio nelle reti acquedottistiche, a
seguito  delle  diffuse  perdite,  e la mediocre qualita' delle acque
distribuite  (durezza,  contenuto  salino,  ecc.)    sono  senz'altro
riconducibili  all'absolescenza delle infrastrutture e degli impianti
di  approvvigionamento  e   distribuzione   delle   acque   ed   alla
frammentazione nella gestione ed esercizio degli impianti medesimi.
Collettamento e Depurazione delle Acque Reflue
Il  quadro  conoscitivo  relativo ai sistemi fognari e di depurazione
delle acque reflue  presenti  nell'area  evidenzia  che,  benche'  in
generale  tutti i comuni siano dotati di rete di fognatura, in alcuni
casi tale rete risulta insufficiente e  la  presenza  della  rete  di
fognatura   e'   vanificata  dall'assenza  o  dal  non  funzionamento
dell'impianto  di  depurazione  con  le  inevitabili  conseguenze  di
inquinamento biologico dei corpi idrici ricettori.
Gestione Rifiuti Industriali
La  tipologia  impiantistica  di  smaltimento  prevalente dei rifiuti
industriali e' la  discarica;  sono  in  esercizio  due  impianti  di
trattamento  in  conto terzi con potenzialita' di 1500 tonnellate per
anno ed un impianto di termodistruzione in conto  proprio  (ISAB)  di
potenzialita'  pari  a circa 1550 t/a, e' ancora frequente il ricorso
allo stoccaggio provvisorio soprattutto per tipologie di rifiuto  che
comportano maggiori problemi di smaltimento.
La  produzione complessiva di rifiuti industriali del Polo e' di 1300
tonnellate  per  anno  di  assimilabili  agli  urbani,  circa  148000
tonnellate per anno di speciali compresi gli inerti e 1300 tonnellate
per anno di tossici-nocivi.
La  disponibilita'  di  impianti  operanti  per  conto terzi e' assai
ridotta: e' attiva una sola discarica II B, avente 80000  metri  cubi
di  capacita' residua, localizzata a Melilli (C.da Bagali).  Esistono
quattro discariche di  categoria  II  A,  di  cui  tre  interne  agli
impianti,  con capacita' complessiva di 800000 metri cubi.  Parte dei
rifiuti  prodotti  e'  inviata  allo smaltimento presso impianti siti
all'esterno dell'area.
La potenzialita' degli impianti presenti risulta quindi insufficiente
a soddisfare la domanda di smaltimento anche nel breve-medio periodo.
Data la chiusura degli impianti II B  utilizzati  fino  al  1991,  e'
prevedibile l'aumento dei quantitativi di rifiuti stoccati presso gli
impianti.   In  assenza  di  interventi  entro  due-tre  anni  l'area
esaurira' le sue capacita' autonome di smaltimento.
L'insufficienza  che,  in  assenza  di  soluzioni,  si   determinera'
nell'offerta  di  smaltimento potra' avere ripercussioni rilevanti in
termini di aumento  del  trasporto  di  rifiuti  pericolosi  a  lunga
distanza  presso  altri  impianti  o  in  termini di incremento degli
stoccaggi interni, con effetti non trascurabili  sulle  problematiche
gestionali   e   di   controllo  e  sulla  compatibilita'  ambientale
complessiva.
2.3.9 Altri Aspetti di Inquinamento e Degrado
Per  quanto  riguarda  l'inquinamento  acustico,  va  notato  che  le
informazioni   disponibili,   basate  esclusivamente  sulle  indagini
fonometriche effettuate dalle aziende al perimetro degli stabilimenti
industriali, non  hanno  indicato  particolari  situazioni  di  fuori
norma.  Le rilevazioni condotte da soggetti diversi nei centri urbani
di Siracusa e Augusta, mostrano invece livelli  sonori  superiori  ai
limiti di legge. L'elevata concentrazione di attivita' industriali ed
il  traffico  veicolare  molto  intenso  sono  cause  di  episodi  di
inquinamento acustico.
Va rilevata la mancanza di un rilevamento e monitoraggio  sistematico
e  condotto con criteri omogenei dei livelli sonori nelle aree urbane
e residenziali e nelle aree limitrofe alle zone industriali.
Con riferimento al fenomeno dell'abusivismo edilizio,  esso  presenta
due  aspetti: le espansioni incontrollate delle aree urbane o di loro
propaggini; la edificazione in zona costiera,  anche  di  pregio,  di
seconde case a uso turistico stagionali. Sono interessati i Comuni di
Augusta  (fascia  costiera  Nord),  Siracusa  (centro  urbano  e  Fr.
Cassibile), Priolo (centro urbano), Melilli e Solarino.
Le cause di tale fenomeno sono da ricercarsi nell'elevata domanda  di
abitazioni  a  fini  residenziali  e  turistici  e  di  aree  a scopo
commerciale e produttivo e inadeguatezza degli strumenti  urbanistici
vigenti, spesso superati, scaduti o in via di rinnovo.
2.4 SINTESI CONCLUSIVA
Le attivita' di studio ed elaborazione delle informazioni disponibili
relativamente  ai  vari  comparti  ambientali,  territoriali e socio-
economici, con riguardo anche agli aspetti di  rischio  di  incidente
rilevante  presente nell'area, hanno consentito la formulazione di un
quadro conoscitivo  dello  stato  dell'ambiente  e  delle  principali
dinamiche  in atto attraverso l'individuazione dello stato di degrado
delle risorse ambientali, del rapporto tra  questo  e  i  livelli  di
utilizzo  e,  quando possibile, l'identificazione delle fonti causali
di impatto e di rischio.
La valutazione condotta sulle diverse componenti ambientali  consente
di evidenziare le principali problematiche ambientali ed i fattori di
degrado   e  compromissione  che  determinano  il  rischio  di  crisi
ambientale dell'area, e costituisce in tal senso la fase propedeutica
alla successiva definizione del piano degli interventi, tra  i  quali
quelli di approfondimento del quadro conoscitivo.
Le  problematiche presentano caratteristiche diversificate sia per la
loro natura intrinseca  (problemi  ambientali,  territoriali,  socio-
economici, infrastrutturali, ecc.), sia per la dimensione spaziale su
cui  manifestano i loro effetti, sia infine per il tipo di intervento
o di "programma di intervento" che  richiedono.  In  tale  ottica  e'
possibile   procedere   alla  loro  aggregazione  in  tre  differenti
categorie omogenee:
-   problematiche ambientali in  senso  stretto,  che  riguardano  la
   compromissione  delle  componenti  classiche  dell'ambiente (aria,
   acqua, suolo);
-  problemi relativi al rischio e alla  sicurezza  della  popolazione
   che  riguardano  gli  eventi  incidentali  legati agli impianti di
   produzione, agli  stoccaggi  di  sostanze  pericolose  e  al  loro
   trasporto   marittimo  e  terrestre,  e  problematiche  di  natura
   igienico-sanitaria;
-    problemi  legati  allo  sviluppo  territoriale  urbanistico  ivi
   compresi    quelli    relativi   alla   adeguatezza   del   quadro
   infrastrutturale dell'area.
Le principali problematiche ambientali in senso stretto sono:
-     l'alterazione  dello  stato  di   qualita'   della   componente
   atmosferica,  in considerazione delle rilevanti emissioni puntuali
   e diffuse del  comparto  industriale,  dei  superamenti  crescenti
   degli  standard  di  qualita'  dell'aria  per  quanto riguarda gli
   idrocarburi non-metanici e l'ozono nelle aree  urbane  di  Priolo,
   Melilli  e  Augusta,  e  la  coincidenza delle aree urbanizzate di
   Priolo e (in parte) di Augusta con quelle  di  potenziale  maggior
   ricaduta  al  suolo  ed inquinanti atmosferici. A fronte di queste
   considerazioni,  deve  essere  tenuta  presente   un'insufficiente
   caratterizzazione   dello   stato   di   inquinamento  atmosferico
   determinato da rilevanti carenze nei monitoraggi e  nei  controlli
   ambientali;
-      l'utilizzo   intenso   delle   risorse   idriche,  determinate
   dall'eccessivo sfruttamento in aree localizzate,  soprattutto  per
   usi   industriali  ed  agricoli,  delle  risorse  disponibili.  Le
   conseguenze di cio' sono rilevabili negli impatti negativi diretti
   sugli acquiferi sotterranei evidenziati dal notevole  abbassamento
   delle falde e dalla presenza di cloruri nelle acque emunte;
-    l'inquinamento  delle  acque,  in particolare per gli aspetti di
   contaminazione di origine organica dei corsi d'acqua  superficiali
   in  corrispondenza  dei  centri  abitati  interni e l'inquinamento
   marino costiero essenzialmente connesso alla presenza di  scarichi
   civili  (parzialmente)  non depurati e a rilevanti flussi di acque
   di raffreddamento;
-  la contaminazione dei suoli, originata dalle  attivita'  pregresse
   di smaltimento incontrollato di rifiuti, soprattutto in relazione,
   per  alcuni  siti,  all'accertata  presenza  di residui di origine
   industriale, alcuni dei  quali  tossici  e  nocivi,  ed  alle  non
   corrette  modalita' di smaltimento di rifiuti urbani. Due siti (in
   particolare quello di  Saline  di  Priolo  Gargallo  e  quello  di
   Contrada  Castello  Canniolo)  insistono in area caratterizzata da
   sistemi ambientali vulnerabili o di interesse naturalistico;
-  alcune problematiche di diverso rilievo, relative  allo  stato  di
   compromissione   in   atto  degli  ecosistemi  a  maggiore  valore
   naturalistico ed ai problemi legati all'inquinamento acustico.
Tra  le  problematiche che riguardano direttamente la sicurezza delle
popolazioni dell'area si annoverano:
-  il rischio di incidente rilevante  connesso  alla  presenza  delle
   attivita'     petrolchimiche,    con    particolare    riferimento
   all'esercizio degli impianti  produttivi  ed  allo  stoccaggio  di
   sostanze   pericolose.   Va  evidenziato  che  tali  problematiche
   interessano, aggravate dalle caratteristiche di elevata sismicita'
   dell'area, interessano essenzialmente il centro abitato di  Priolo
   e  tratti  importanti  della  SS 114 e linea ferroviaria Siracusa-
   Catania, nonche' l'asse urbanizzato che  attraversa  l'area  degli
   insediamenti     industriali,    gravitante    sulle    principali
   infrastrutture di comunicazione locale;
-    i  rischi  igienico-sanitari  evidenziati   dalle   informazioni
   disponibili,  ma  insufficientemente  conosciuti  sulla base delle
   elaborazioni statistico-epidemiologiche oggi esistenti.
Le principali problematiche di  natura  infrastrutturale  per  l'area
sono:
-   l'inadeguatezza dei sistemi di approvvigionamento e distribuzione
   delle acque, con particolare riferimento alle diffuse  perdite  in
   rete  ed  alla  mediocre  qualita'  delle  acque  distribuite, per
   l'obsolescenza delle infrastrutture;
-  l'inadeguatezza dei sistemi fognari e depurativi, con  particolare
   riferimento   all'incompletezza   delle   reti   fognarie   ed  al
   malfunzionamento o inesistenza degli impianti di depurazione;
-  l'inadeguatezza e l'insufficienza dei sistemi di  smaltimento  dei
   rifiuti, soprattutto di origine industriale;
-    le  problematiche  legate alle carenze ed alle distorsioni dello
   sviluppo   socio-economico   ed   urbano   che   determinano   una
   polarizzazione  interna  all'area  delle  dinamiche  economiche ed
   occupazionali, con una fascia costiera in cui  si  concentrano  le
   attivita'  industriali  e un entroterra ancora legato ad attivita'
   agricole a basso reddito. Va comunque  sottolineato  che,  sebbene
   per le singole componenti ambientali piu' classiche (aria, acqua e
   suolo) non sono stati rilevati elementi di compromissione avanzata
   e  di  inquinamento  acuto,  il quadro conoscitivo seppure carente
   (soprattutto per la valutazione di effetti indotti  e  cumulativi)
   indica   una   situazione   di   pressione  combinata  e  costante
   sull'ambiente  con  particolare  riferimento  all'area  gravitante
   sulla rada di Augusta. Una problematica di assoluto rilievo per il
   territorio  e'  rappresentata da un'incontrollata espansione delle
   zone urbanizzate.
                3.0 OBIETTIVI DI QUALITA' AMBIENTALE
Per obiettivi di qualita' ambientale si intendono le  caratteristiche
qualitative  dell'aria,  dei  corpi  idrici  e del suolo, determinate
sulla base di specifici indicatori (quali parametri chimici, fisici o
biologici  opportunamente  selezionati),  che   occorre   perseguire,
mediante   l'attuazione   delle  iniziative  di  Piano,  al  fine  di
ripristinare, ove siano alterati, i livelli qualitativi dell'ambiente
atti a prevenire nel lungo termine i rischi per la salute  umana  per
l'ambiente  e  a  conservare  le  risorse  naturali,  consentendo  di
mantenere nel lungo periodo i livelli di fruizione.
Allo stato attuale la legislazione  fissa  per  tutto  il  territorio
nazionale  gli "standard" cui devono uniformarsi gli scarichi idrici,
le emissioni nell'aria, le modalita' di smaltimento e trattamento dei
rifiuti, indipendentemente dalla  capacita'  specifica  e  locale  di
autodepurazione   delle   componenti  ambientali  e  della  specifica
destinazione  d'uso  delle   risorse.   Tale   approccio   normativo,
forzatamente   e   necessariamente  uniforme  sull'intero  territorio
nazionale,  puo'  risultare  inadeguato  a  garantire   il   recupero
ambientale   di   aree   caratterizzate   da   un'elevata  "pressione
antropica", in quanto il rispetto dei limiti normativi puo' anche non
consentire da  solo,  il  raggiungimento  di  obiettivi  di  qualita'
ambientale sufficienti.
In    linea    di    principio,    si   dovrebbe   quindi   procedere
all'identificazione  di  specifici  obiettivi  di  qualita'   per   i
principali  indicatori  critici  relativi  alle componenti ambientali
fondamentali (aria, acqua, suolo), che  tengano  conto  non  soltanto
degli  standard  di  legge,  ma  anche  dalle esigenze particolari di
tutela  derivanti  dall'analisi  del  quadro  ambientale   dell'area,
nonche',  ove disponibili, delle linee guida di organismi scientifici
internazionali.
In  generale,  va  tuttavia  tenuto  presente  che  non  sempre  sono
disponibili  tutti  gli  elementi  necessari  alla  definizione degli
obiettivi di qualita' ambientale  e  che,  pertanto,  si  e'  sovente
costretti   ad   operare   in   condizioni  sub-ottimali.  Come  gia'
evidenziato,  nell'area  a  rischio  esiste  un  notevole  grado   di
incertezza  sulle  conoscenze  delle  compromissioni  in  atto  e dei
fenomeni che regolano i meccanismi evolutivi dello  stato  delle  di-
verse variabili ambientali.
A  livello  operativo  si  e'  pertanto  proceduto ad una definizione
preliminare di tali obiettivi, ove possibile in termini quantitativi,
al fine di avviare  la  risoluzione  delle  principali  problematiche
emergenti,   pur   nella  consapevolezza  delle  notevoli  incertezze
conoscitive (che  non  permettono  di  identificare  compiutamente  i
fenomeni  di  scambio  tra  le  diverse  matrici  ambientali, nonche'
eventuali sinergie tra gli inquinanti) e della necessita' di  operare
periodiche  revisioni  e  ridefinizioni  di tali obiettivi, una volta
attivato il sistema di monitoraggio ambientale previsto.
Proprio il sistema  di  monitoraggio  ambientale,  non  appena  sara'
operativo  e' sufficientemente affidabile, consentira' di definire in
modo compiuto gli obiettivi di  qualita'  ottimali  delle  componenti
ambientali  interessate.  Tale scelta e' del resto in sintonia con la
concezione di base e la conseguente struttura "aperta" del Piano che,
dopo aver fissato i fondamenti del processo di risanamento ed i primi
interventi prioritari, deve costituire uno strumento in evoluzione  e
prevedere  frequenti  momenti  di  verifica, al fine di completare ed
eventualmente riorientare i suoi obiettivi sulla base dell'evoluzione
conoscitiva e tecnologica.
L'avviamento del sistema di monitoraggio  ambientale  e  del  sistema
informativo  per  il  controllo  dell'avanzamento  del Piano mettera'
infatti a disposizione gli strumenti atti a pervenire ad una  visione
unificata   e   sintetica   dei  vari  aspetti,  che  consentira'  di
individuare  e  valutare  le  possibili  ricadute  dei  fenomeni  che
coinvolgono  piu' componenti ambientali, e quindi di definire in modo
compiuto  e  consapevole  le  reali  esigenze   di   salvaguardia   e
conseguentemente  gli  obiettivi  di  qualita'.  Al  tempo  stesso il
completamento  del  quadro  conoscitivo   potra'   fornire   elementi
chiarificatori  su cui eventualmente riformulare standard di qualita'
e limiti di emissione.
Nella  loro  configurazione finale, gli obiettivi di qualita' fissati
saranno tali da:
-  garantire il miglioramento progressivo dello stato di qualita' per
   le singole componenti ambientali;
-  salvaguardare le risorse ambientali disponibili e  contribuire  ad
   evitare il loro depauperamento;
-      salvaguardare   le  risorse  paesaggistiche  e  naturalistiche
   dell'area.
Gli obiettivi di qualita' nel seguito indicati devono  quindi  essere
intesi  non  come  limiti  "normativi"  assoluti,  e  quindi non come
specifici standard di qualita', ma propriamente come obiettivi a  cui
tendere  con  la  realizzazione  delle  iniziative  di Piano e su cui
basare le verifiche d'efficacia degli interventi realizzati.
Da un punto di vista temporale, in un primo periodo di breve  termine
gli  obiettivi  di  qualita'  ambientale coincideranno con la fase di
adeguamento a norma ed alla  verifica  del  rispetto  degli  standard
normativi di qualita' ambientale.
In  un  secondo  periodo  (medio-lungo  termine) si procedera' per il
raggiungimento di obiettivi intermedi e finali con la definizione  di
possibili   successive   graduazioni   e  affinamenti  attraverso  le
opportune verifiche intermedie dell'efficacia degli interventi di Pi-
ano.
In senso spaziale gli obiettivi potranno avere validita' generale, se
riferiti a tutta l'area in esame, o specifica, per porzioni  limitate
di territorio e particolari problematiche ambientali.
3.1 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LA COMPONENTE ATMOSFERICA
Tenuto  conto  della  specificita'  dell'area  in  esame,  in  cui e'
presente  una  notevole  concentrazione  di  industrie   chimiche   e
petrolchimiche, caratterizzate da non trascurabili emissioni puntuali
provenienti   dai   cicli  produttivi  (derivanti  essenzialmente  da
processi  di  combustione)  e  da   emissioni   diffuse,   costituite
essenzialmente  da  idrocarburi,  provenienti  dalle installazioni di
stoccaggio e dalla movimentazione dei prodotti,  appare  ipotizzabile
che  il  semplice  rispetto  dei  limiti  per  le emissioni possa non
garantire compiutamente la tutela della qualita' dell'aria.
Per quanto riguarda gli inquinanti ubiquitari, nel breve termine,  ed
in  attesa dei risultati di una piu' estesa attivita' di monitoraggio
ambientale e delle prime verifiche di compatibilita'  degli  impianti
industriali  e  dell'efficacia  degli  interventi, sara' assunto come
obiettivo di qualita' quello conseguibile attraverso la realizzazione
degli interventi per il rispetto  dei  limiti  di  emissione  fissati
dalla  normativa  nazionale  (D.M. 12 Luglio 1990), fermo restando il
rispetto dei valori limite di  qualita'  atmosferica  definiti  dalla
normativa vigente.
A  tal proposito, due decreti emanati dall'Assessorato del Territorio
e Ambiente della Regione Siciliana (No. 1131/91 e 498/17  del  1993),
individuano  in  funzione  di  determinate  condizioni metereologiche
"tipo" e valori soglia  di  qualita'  dell'aria  (relativamente  alle
concentrazioni di SO2, NOx e O3 misurate dalla rete di monitoraggio),
situazioni  di  preallarme,  allarme  ed  emergenza in relazione alle
quali vengono attivate dalle industrie ricadenti nell'area una  serie
di   procedure   di  intervento,  da  concordarsi  con  le  autorita'
competenti, atte a prevenire e rimuovere il degrado atmosferico.
Gli  obiettivi  nel  medio-lungo  termine  saranno  determinati   con
riferimento    alle    caratteristiche    qualitative   dell'ambiente
atmosferico, come regolate mediante i corrispondenti limiti normativi
(DPCM 28 Marzo 1983 e DPR 203/88). In termini operativi,  nel  medio-
lungo  periodo  sara'  perseguito  l'obiettivo generale di attestarsi
intorno ai valori guida di concentrazione in atmosfera previsti dalla
normativa per quanto riguarda biossido di zolfo, biossido di azoto  e
particelle  sospese  totali  per  tutto  il  territorio  dell'area  a
rischio.
Per gli idrocarburi totali non metanici, non dovranno essere superati
i  valori  limite  di   concentrazione   fissati   dalla   normativa,
indipendentemente dall'andamento dei rilevamenti delle concentrazioni
di  ozono,  e potranno essere appositamente definiti valori-obiettivo
diversificati per singole sub-aree.
In generale, in accordo a quanto previsto dal DPR 203/88 (Articolo 4,
Comma  C),  e'  possibile  che  l'area  in  esame  o  alcune  subaree
specifiche,   in  ragione  dell'elevata  concentrazione  industriale,
possano essere soggette, in prospettiva  e  sulla  base  delle  nuove
conoscenze  acquisite,  a  valori  limite  di qualita' dell'aria piu'
restrittivi di quelli normati.
Per quanto riguarda i  micro-inquinanti  organici  e  inorganici  non
normati,  si  osserva  che  i  risultati  delle indagini previste del
monitoraggio  ambientale  potranno  consentire   di   definire   piu'
accuratamente,  nel  corso  della  prima  verifica, le concentrazioni
medie di specifiche sostanze, da assumere come valori obiettivo.
Per   la   definizione  di  tali  valori  obiettivo  si  potra'  fare
riferimento ad indicazioni in  tal  senso  provenienti  da  organismi
scientifici internazionali.
Eventuali  modulazioni su scenari intermedi, funzione della scansione
temporale degli interventi di  riduzione  delle  emissioni,  potranno
essere  identificate  per  ogni  inquinante  esaminato sulla base dei
risultati del monitoraggio ambientale disponibili dopo la prima  fase
di  implementazione  del  Piano  (primo  biennio). In tale fase sara'
inoltre possibile definire, ove necessario, limiti di emissione,  per
alcuni  inquinanti  e  per  sorgenti  puntuali  ubicate  in posizione
critica, piu' restrittivi  dei  limiti  di  emissione  imposti  dalla
normativa  vigente,  al fine di contenere il piu' possibile eventuali
effetti sinergici o di accumulo nell'ambiente circostante.
3.2 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LE RISORSE IDRICHE
Gli  obiettivi  di  qualita'  riferiti  alla  componente  acqua  sono
strettamente  legati alla quantita' e qualita' di prodotti inquinanti
che le diverse attivita' presenti nell'area immettono  nell'ambiente,
e  in  linea  di principio, devono essere individuati con riferimento
agli usi specifici cui e' soggetta.
La  qualita'  delle   acque   destinate   all'uso   idropotabile   e'
regolamentata  dalle  norme  contenute nel DPR 24 Maggio 1988 No. 236
che attua  la  direttiva  CEE  80/778,  mentre  per  quanto  riguarda
l'approvvigionamento  da  corpi  idrici  superficiali il DPR 3 Luglio
1982 No. 515 suddivide le acque nelle tre categorie corrispondenti  a
trattamenti  via  via  sempre  piu'  spinti.  Per  gli usi irrigui ed
industriali non esistono standard  normativi,  ma  si  fa  di  solito
riferimento  a  campi  di  variazione  dei  parametri  caratteristici
riportati in letteratura. La Legge 319/76, dal canto suo, ha  imposto
il  controllo  indifferenziato  per  gli scarichi per i quali vengono
stabiliti limiti di accettabilita' per determinati parametri.
Nel breve termine verra' assunto, per le  acque  superficiali,  quale
obiettivo  di  qualita',  il  miglioramento  qualitativo conseguibile
mediante il rispetto generalizzato e  tassativo  dei  limiti  imposti
dalla  normativa  vigente  (Tabella  A  della  Legge  319/76) per gli
scarichi idrici.
Per le acque sotterranee si e'  evidenziato,  nel  corso  della  fase
conoscitiva,  come  le  falde  presenti  nell'area  siano soggette ad
utilizzo  consistente  con  conseguente  progressivo  instaurarsi  di
fenomeni  di intrusione salina. Pur in assenza di informazioni estese
ed approfondite sull'effettivo stato di qualita' della risorsa idrica
nell'area in esame, e'  possibile  identificare  come  obiettivo  nel
breve   termine,   il   miglioramento   della  qualita'  idropotabile
relativamente a situazioni locali di particolare degrado  riscontrate
nell'area  (citta'  di  Siracusa ed area a Sud del polo industriale),
cosi' come conseguibili attraverso una  consistente  e  generalizzata
riduzione dei prelievi idrici dalle risorse sotterranee.
Nel  medio-lungo  termine,  allorquando si potra' fare riferimento ad
una maggiore disponibilita' di dati, attualmente estremamente carenti
e mal distribuiti, sara' possibile definire piu' accurati  obiettivi.
In  particolare, per i corsi d'acqua superficiali naturali, si potra'
perseguire una riduzione progressiva del  divario  tra  lo  stato  di
qualita'  dei  vari  corpi  ricettori  e  lo  standard di riferimento
rappresentato  dalla  Classe A3 per le acque superficiali destinabili
al consumo idropotabile ai sensi del DPR 515/82, mentre per le  acque
di  falda  si  definiranno obiettivi piu' stringenti e validi a scala
territoriale piu' vasta.
Con  riferimento  alle  acque  marine,   l'obiettivo   consiste   nel
migliorarne  la qualita', relativamente alla presenza di idrocarburi,
e  nel  limitarne  il  rialzo  termico  entro  i  limiti   normativi,
soprattutto  laddove  minori  sono  le  dinamiche di scambio col mare
aperto, al fine di scongiurare fenomeni di eutrofizzazione.
3.3 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LA COMPONENTE SUOLO
Con riferimento  alle  problematiche  indotte  dal  polo  industriale
nell'area,  la componente ambientale suolo deve essere considerata in
termini di obiettivi di qualita',  principalmente  quale  risorsa  da
proteggere  in  relazione  anche  agli  usi e da risanare nel caso di
presenza di situazioni di particolare degrado.
Gli obiettivi da perseguire dovranno identificare i possibili usi  in
funzione  dei  diversi livelli di qualita' del suolo (come risultanti
dal  previsto   monitoraggio   ambientale),   tenendo   presente   in
particolare i fenomeni di accumulo conseguenti alla deposizione degli
inquinanti  atmosferici,  ed il risanamento delle situazioni puntuali
di degrado conseguenti a smaltimenti non controllati di rifiuti.
    4.0 OBIETTIVI E STRATEGIE DEL PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE
Nel presente capitolo vengono definiti gli obiettivi (Paragrafo  4.1)
e   le  strategie  (Paragrafo  4.2)  del  Piano  di  Risanamento  del
territorio dell'area in esame. Sebbene caratterizzata da  lacune,  la
base  conoscitiva  disponibile  permette  di  delineare  il quadro di
riferimento ambientale e,  sovente,  di  identificare  le  principali
fonti  causali  degli  inquinamenti, con particolare riferimento alle
attivita' connesse  alla  presenza  degli  insediamenti  industriali.
Sulla  base delle problematiche ambientali in atto (Capitolo 2.0), si
e' proceduto  a  definire  gli  obiettivi  generali  del  Piano,  gli
obiettivi specifici per il raggiungimento degli obiettivi di qualita'
fissati  per  le  componenti  ambientali fondamentali e gli obiettivi
specifici per la riqualificazione e valorizzazione territoriale,  che
prescindono dagli aspetti quantitativi proposti per il recupero della
qualita' ambientale.
Le  strategie  di  risanamento  sono  state  dirette  a  privilegiare
interventi di tipo preventivo e strutturale rispetto a quelli di tipo
infrastrutturale, al fine di limitare alla fonte l'inquinamento e  il
degrado  ambientale  in  genere,  anziche'  intervenire a valle delle
sorgenti di inquinamento.
4.1 OBIETTIVI DEL PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE
Sulla base della sintesi valutativa delle  problematiche  ambientali,
effettuata   a  conclusione  dello  studio  conoscitivo  sullo  stato
dell'ambiente, sono stati definiti gli obiettivi generali del Piano e
gli obiettivi specifici per il recupero e la tutela delle  componenti
ambientali fondamentali e per la riqualificazione e la valorizzazione
territoriale, prescindendo dagli aspetti quantitativi proposti per il
recupero  della  qualita'  ambientale.  I  criteri  adottati  per  la
identificazione degli obiettivi  di  risanamento  tengono  conto  sia
delle   caratteristiche   specifiche  degli  elementi  di  degrado  e
compromissione ambientale e territoriale rilevati,  sia  del  diverso
grado  di  approfondimento  delle  conoscenze  che e' stato possibile
raggiungere  nei  diversi  settori  sulla  base  delle   informazioni
disponibili. Gli obiettivi definiti sono mirati a livello generale ad
un   miglioramento   della  qualita'  ambientale  per  le  componenti
atmosferica, idrica e del suolo, ad un contenimento del  rischio  nei
riguardi  della  sicurezza della popolazione derivante dalla presenza
delle  industrie  chimiche  e  petrolchimiche,  al   risanamento   ed
eliminazione  di  situazioni  puntuali  di  inquinamento  del  suolo,
all'ottimizzazione dell'uso delle risorse, comprese quelle di  natura
paesaggistica, ed alla loro salvaguardia.
A  tal  fine  sono  stati individuati macro-obiettivi ed obiettivi di
ampio respiro. Accanto cioe' ad obiettivi tipici del Piano, in quanto
strettamente legati alle problematiche che hanno  portato  l'area  ad
essere  dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, si trovano
problematiche di tipo piu' comune, presenti in molti nuclei urbani ed
industriali,   e   risolvibili   con    interventi    di    ordinaria
amministrazione,  interventi  che  comunque  vista  la particolarita'
dell'area dovranno integrarsi con l'insieme degli interventi e  delle
strategie  del  Piano.  Nella  Tabella  1  vengono riportati i macro-
obiettivi e gli obiettivi  individuati  alla  luce  delle  conoscenze
acquisite  nella  fase  conoscitiva,  mentre  nella Tabella 2 vengono
riportati  i  settori  di  intervento  per  il  conseguimento   degli
obiettivi di cui sopra.
4.2 STRATEGIE DEL PIANO DI RISANAMENTO
I  territori  considerati,  sviluppatisi  da un punto di vista socio-
economico  grazie  alla  loro   industrializzazione,   hanno   subito
l'instaurarsi   di   particolari   e   diversificate   situazioni  di
antropizzazione  e  di  degrado  e  presentano   oggi   fenomeni   di
compromissione  determinati  dalle  stesse  attivita'  antropiche che
hanno  favorito  e  concorso  allo  sviluppo  sociale  ed   economico
dell'area.
Nasce  da  questa  valutazione  l'esigenza  di  affrontare in maniera
concettualmente innovativa  il  rapporto  fra  attivita'  antropiche,
necessarie  per lo sviluppo socio-economico e l'ambiente inserendo un
nuovo vincolo nella gestione: il  sistema  territoriale  inteso  come
unita'   ecosistemica  da  utilizzare  in  maniera  compatibile  alle
caratteristiche e vincoli  ambientali  e  da  salvaguardare  mediante
interventi  di  tipo  cautelativo  e  preventivo.  Per  questi ultimi
interventi  si  e'   adottato   in   particolare   un   criterio   di
minimizzazione  del  rischio  ambientale  attraverso misure tese alla
riduzione e/o al  contenimento  dei  fattori  causali  di  degrado  e
ordinabili,  secondo  un  livello decrescente di importanza, nel modo
seguente:
-   interventi  di  limitazione/cessazione  dell'attivita'  antropica
   generatrice del fattore causale;
-    interventi  di  modifica  delle  tecnologie  e  dei  processi di
   produzione;
-  interventi preventivi di ottimizzazione  della  gestione  e  della
   condizione  delle  attivita'  e  di  miglioramento  dei livelli di
   sicurezza;
-  azioni di mitigazione e  contenimento  degli  impatti,  attraverso
   interventi   "add-on"   o  "end-of-pipe"  al  fine  di  migliorare
   l'abbattimento, la depurazione o il trattamento delle emissioni in
   atmosfera e la qualita' e  quantita'  dei  reflui  e  dei  rifiuti
   prodotti.
Il  Piano  di  Risanamento  non si deve quindi limitare ad essere uno
strumento   di   programmazione   e   pianificazione   ambientale   e
territoriale,  ma  deve  costituire uno strumento procedurale che dia
origine ad un processo di indirizzo e gestione  delle  iniziative  di
risanamento  e  tutela ambientale, rapportati e vincolati al contesto
territoriale e socio-economico dell'area interessata.
Il primo fondamento strategico, su cui deve essere basato il Piano di
Risanamento, prevede l'indifferibilita' degli interventi necessari  a
garantire il rispetto dei valori limite normativi ove tali valori non
risultino  rispettati  e  che  devono  essere  attuati,  con  risorse
proprie, nel piu' breve tempo  possibile  dal  soggetto  responsabile
della  sorgente  di  impatto.    Per  la  prima  fase  del  Piano, in
considerazione  delle  attuali  carenze  conoscitive  denunciate,  e'
pertanto  opportuno promuovere, in particolare per quanto riguarda il
controllo delle emissioni industriali, un  approccio  al  risanamento
fondato   sull'adozione  delle  migliori  tecnologie  disponibili  di
controllo e  depurazione  (approccio  di  tipo  BAT,  Best  Available
Tecnology).    L'implementazione  degli interventi di prima fase puo'
essere ritenuta, quindi, sostanzialmente  svincolata  dall'evoluzione
delle  caratteristiche  ambientali  valutata sulla base di indicatori
critici  appositamente  selezionati.  L'attivazione  del  sistema  di
monitoraggio  ambientale  integrato  e del sistema informativo per il
controllo dell'avanzamento del Piano permettera' la transizione ed un
approccio al risanamento, tutela e gestione ambientale piu'  evoluto,
in  cui  la  conoscenza  approfondita del reale stato dell'ambiente e
l'analisi  e   valutazione   degli   scenari   evolutivi   dovrebbero
evidenziare  gli  effetti  cumulativi  determinati dall'insistere sul
territorio di tutte le attivita' produttive, permettere di fissare in
modo piu' puntuale, preciso e diversificato (anche dal punto di vista
temporale) gli obiettivi di qualita' e gli obiettivi di risanamento e
condizionare pertanto le scelte per il contenimento e la  mitigazione
degli   impatti,   incentivando   in   ultima   analisi   la  ricerca
"ambientale".
Va pero' evidenziato che, nonostante l'approccio BAT proposto per  la
prima  fase  del  Piano,  gli  interventi  e le iniziative di ricerca
mirati al miglioramento progressivo delle condizioni ambientali ed al
raggiungimento degli obiettivi di qualita' ambientale, per situazioni
gia' contenute o  rientrate  entro  gli  standard  normativi,  devono
essere  incentivati  e  promossi opportunamente. Il Piano deve quindi
assegnare priorita' alle risposte di prevenzione e pertanto  favorire
il  piu'  possibile misure di tipo strutturale, operando per limitare
l'impatto  ambientale  alla  fonte  (i   processi),   piuttosto   che
promuovendo la realizzazione di infrastrutture di depurazione a valle
dei  processi.  Tale  impostazione si riflette nell'organizzazione di
un'attivita' articolata di sperimentazione e di prototipizzazione  di
interventi  innovativi,  a maggiore supporto delle linee d'azione del
Piano.
Qualora le tecnologie per la realizzazione di  interventi  preventivi
di  risanamento  non  siano  gia'  disponibili  su  scala industriale
("tecnologie  pulite"),  il  Piano,  oltre  ad  avviare  i  necessari
interventi infrastrutturali nel breve-medio termine, deve incentivare
gli sviluppi tecnologici per soluzioni strutturali nel lungo termine.
Tuttavia,   privilegiare   la   prevenzione   e,   quindi,  soluzioni
strutturali, pone problemi  di  implementazione  non  trascurabili  e
sicuramente  superiori a quelli che si riscontrerebbero adottando una
strategia riduttivamente basata  su  interventi  infrastrutturali  di
trattamento  e  depurazione. E' necessario altresi' fornire indirizzi
per  politiche  di  orientamento  e  sostegno  dei  comportamenti   e
assicurare  la realizzazione di un insieme di interventi da parte dei
soggetti pubblici e privati coinvolti, sovente autonomi nelle scelte.
Tale scelta strategica richiede la messa a punto  di  un  equilibrato
sistema  di  strumenti  di  coordinamento  e  di supporto decisionale
(mediante  attivita'  di  sperimentazione  e  disponibilita'  di  una
"procedura"  d'analisi  di  impatto  e  di  verifica  di congruita' e
compatibilita' ambientale), iniziative di  partecipazione  e  vincoli
normativi, prescrizioni tariffarie e/o incentivazioni agli interventi
tale da:
-     rendere  economicamente  conveniente  (almeno  nel  medio-lungo
   termine) l'adozione degli interventi ritenuti necessari;
-  non penalizzare le attivita' produttive nell'area,  rispetto  alla
   concorrenza sia nazionale che internazionale;
-    favorire, ove possibile, processi di innovazione tecnologica che
   incrementino la produttivita' e l'occupazione (nei limiti  dettati
   dall'andamento dei mercati);
-  non "premiare" situazioni pregresse di inquinamento, trasferendo a
   carico  dello Stato oneri che, anche a norma di legge, spettano ai
   soggetti responsabili.
Qualora l'intervento di disinquinamento  a  valle  dei  processi  sia
indifferibile  per  il  contenimento  dell'impatto  ambientale  entro
limiti  accettabili  e  dove  si  sia  verificata  la  necessita'  di
infrastrutture   dedicate,   il  Piano  deve  prevedere  i  necessari
investimenti per la realizzazione  dei  progetti  che  consentano  il
raggiungimento degli obiettivi di risanamento. Tali interventi devono
essere  considerati  prioritari,  a  valle  della verifica della loro
effettiva necessita'. I soggetti titolari di tali  attivita'  possono
essere i soggetti privati, gli Enti Locali competenti e gli organismi
delegati.  Il  Piano  in tal caso deve fornire gli adeguati strumenti
per  la  pianificazione  del  disinquinamento,  che  possono   essere
costituiti da:
-  indicazioni progettuali;
-  soluzioni tecnologiche;
-  livelli di efficacia degli interventi.
Il  Piano  deve,  infine,  prevedere  idonei  strumenti  e  forme  di
gestione, rappresentati, in primo luogo,  da  strumenti  di  gestione
integrata  e  dal  coordinamento  tecnico  unitario sopra definito e,
quindi, da tutte le procedure e le iniziative mirate all'avvio  e  al
mantenimento  del controllo ed al governo del sistema di iniziative e
di   investimenti.   Per   la   completa   ed   efficiente   gestione
dell'intervento ambientale, pertanto, devono essere realizzati:
-  un sistema di raccordo e relazione tra i soggetti;
-  un sistema di monitoraggio integrato ambientale;
-  un sistema informativo di controllo dell'attuazione del Piano;
-  un sistema di formazione tecnica specialistica;
-  un sistema di informazione ambientale.
Per  quanto  riguarda  il  sistema  di  monitoraggio  integrato della
qualita' ambientale, esso deve  consentire  di  controllare  in  modo
continuo  e  con  sufficiente  uniformita'  ed  estensione le diverse
componenti  ambientali  ed  i   parametri   indicatori   critici   e,
specificatamente, dovra':
-  integrare le conoscenze attuali;
-   controllare lo stato di qualita' delle componenti ambientali e lo
   stato  quali-quantitativo  delle  risorse   idriche   e   valutare
   l'andamento  spazio-temporale  delle  concentrazioni di inquinanti
   specifici;
-  verificare il rispetto dei limiti  normativi,  relativamente  alle
   emissioni;
-    soddisfare  le esigenze di controllo per la protezione igienico-
   sanitaria in area a rischio;
-   permettere un feed-back informativo in  grado  di  consentire  la
   valutazione  dell'efficacia  degli  interventi  di  risanamento ed
   eventuali correzioni di linea e revisioni di tali interventi;
-  fornire gli elementi conoscitivi per  un'adeguata  informazione  e
   partecipazione  pubblica circa le problematiche ambientali in atto
   e lo stato di qualita' dell'ambiente;
-   fornire un'aggiornata base  informativa  per  i  programmi  e  le
   ipotesi  di sviluppo futuro e per valutare l'impatto ambientale di
   eventuali nuovi insediamenti ed interventi sul territorio.
Le attivita' di controllo,  informazione,  formazione  ed  avviamento
devono  essere  previste  allo scopo di garantire una presenza attiva
sul territorio nel periodo di attuazione del Piano. Le  attivita'  di
avviamento sono, in particolare, necessarie per:
-    assicurare,  al  completamento del Piano, l'esistenza di sistemi
   operativamente funzionanti;
-   garantire la fornitura dei  servizi  all'immediato  completamento
   degli  impianti  prima  che sia interamente sviluppata la politica
   tariffaria che deve assicurare le risorse per la gestione.
Tale presenza attiva  risulta  fondamentale  per  il  successo  degli
interventi  di  risanamento e per il necessario supporto al Piano che
deve essere ottenuto e mantenuto presso il comparto  industriale,  il
quale  rappresenta  indubbiamente  il  principale soggetto ed oggetto
delle azioni previste.
Pur essendo opportuno che l'insieme  degli  interventi  debba  essere
definito  nel  modo  piu'  compiuto  possibile, almeno per le fasi di
prima priorita', il Piano deve essere caratterizzato  da  un  elevato
grado  di  flessibilita' e, quindi, essere aggiornato con continuita'
al fine di adeguarlo periodicamente a:
-  informazioni addizionali sullo stato di qualita' ambientale;
-  risposta dell'ambiente agli interventi di Piano implementati;
-  mutate situazioni tecnologiche che si  andranno  configurando  nel
   corso delle fasi di implementazione del Piano;
-  mutata disponibilita' delle risorse finanziarie.
A tal fine devono essere previste verifiche periodiche dell'andamento
delle  iniziative  di  Piano,  con gli scopi specifici di valutare le
attivita' fino ad  allora  implementate,  di  identificare  ulteriori
iniziative  di risanamento necessarie e, eventualmente, riorientare o
ridefinire alcune delle attivita' previste.
Nonostante il carattere "aperto"  del  Piano,  deve  essere  comunque
fornito  un  attento  inquadramento  degli  interventi, allo scopo di
permettere la chiara identificazione di quelli  dovuti  per  norma  o
inclusi  in  piani  e  programmi  gia' esistenti, rispetto alle nuove
iniziative di risanamento e valorizzazione proposte.
                    5.0 INTERVENTI DI RISANAMENTO
Il  presente  capitolo  illustra  in  dettaglio  l'articolazione  del
programma degli interventi di risanamento predisposto per  l'area  in
esame.
Sulla  base  dei  dati esistenti e disponibili relativi allo stato di
inquinamento ambientale, alle  caratteristiche  delle  infrastrutture
esistenti,  nonche'  alle  indicazione  di  piani e progetti previsti
dagli Enti competenti e dai soggetti responsabili,  si  e'  proceduto
alla   individuazione   delle   tipologie   e  delle  caratteristiche
fondamentali degli interventi necessari per il  raggiungimento  degli
obiettivi  di risanamento e riqualificazione territoriale dell'area a
rischio. Tra gli interventi di Piano sono incluse anche le iniziative
di  studio,  ricerca,  pianificazione  e  indagine,  necessarie  alla
ulteriore implementazione del Piano.
Gli  interventi  vengono  presentati  ad un livello di definizione di
dettaglio se attuabili nel breve termine, mentre  quelli  da  attuare
nel  medio-lungo  termine  vengono  per  lo piu' forniti a livello di
indirizzi generali. I risultati del monitoraggio  mirato  a  valutare
l'efficacia  e  l'esito degli interventi immediati o di breve periodo
ed a completare la base conoscitiva  consentiranno  di  formulare  in
forma compiuta gli interventi per il lungo termine ed, eventualmente,
di modificare alcune tra le indicazioni del presente documento.
Tale  impostazione  e'  coerente con il carattere aperto e flessibile
del Piano, voluto nella consapevolezza della necessita' di  ulteriori
e  piu'  approfondite  verifiche  delle  attuali  valutazioni e della
necessita' di evitare l'avvio  di  iniziative  che  si  rivelino  poi
inutili ed economicamente troppo onerose.
Gli interventi, articolati per macro-obiettivo obiettivo e priorita',
sono caratterizzati da un codice del tipo:
Xm-n/p
dove  X e' il codice letterale che indica il macro-obiettivo, m e' il
codice numerico che indica l'obiettivo,  secondo  la  classificazione
riportata  nella  Tabella  1, n il numero progressivo dell'intervento
nell'ambito del macro-obiettivo e p e' una lettera (A,  B  o  C)  che
indica la tipologia di finanziamento prevista per gli interventi.  La
priorita' e' indicata separatamente.
La  tipologia di finanziamento prevista per gli interventi (riassunti
in Tabella 3) e' divisa in tre gruppi:
-  interventi gia' finanziati, indicati con lettera A;
-  interventi da finanziare a totale carico dell'azienda,  quali  gli
   interventi  di  messa  a  norma  (da  parte  di soggetti privati),
   indicati con la lettera B;
-   interventi  da  finanziare  con  possibile  contributo  pubblico,
   indicati con la lettera C.
Per quanto riguarda gli interventi di messa a norma, relativi ai soli
soggetti privati, va rilevato che essi includono:
-  interventi di adeguamento ai limiti di emissione;
-  interventi di adeguamento ai limiti di scarico;
-    interventi  di  ripristino  conseguenti  a  fenomeni  di degrado
   ambientale chiaramente  attribuibile  ad  uno  specifico  soggetto
   privato.
Fermo  restando  che  l'adeguamento  a norma previsto dal decreto del
Ministero dell'Ambiente del 12  Luglio 1990 non possa essere adottato
in termini piu' lunghi di quelli imposti dalla legge, si ritiene  che
il  decreto  di approvazione del Piano di Risanamento debba prevedere
che:
-    gli  interventi  di  carattere  gestionale  e che non richiedono
   adeguamenti  di  impianto  o   infrastrutture   o   altre   azioni
   incompatibili  con  il  termine indicato, dovranno essere adottati
   entro 30 giorni dalla data  del  decreto.  Potranno  usufruire  di
   termini piu' ampi, gli interventi di messa a norma delle emissioni
   che   comporteranno  problemi  per  la  modifica  dei  sistemi  di
   approvvigionamento di combustibili diversi dagli attuali.
-  sempre entro 30 giorni dalla data  del  decreto  ciascun  soggetto
   privato,  per  il  quale  siano prescritti nel Piano interventi di
   messa  a  norma,  dovra'  presentare  alla  Regione  Siciliana  un
   programma di realizzazione di interventi indicante:
   -  le modalita' di attuazione dell'intervento,
   -  i tempi necessari (a decorrere dall'approvazione del programma)
      per il suo avviamento (che dovrebbero documentatamente essere i
      tempi tecnici minimi),
   -    i  tempi  necessari  per il suo completamento (che dovrebbero
      documentatamente essere i tempi tecnici minimi);
-  tale programma, approvato entro i successivi trenta  giorni  dalla
   Regione Siciliana, diverra' prescrizione vincolante;
-   la Regione Siciliana potra' richiedere modifiche al programma nel
   caso in  cui  ritenga  non  adeguate  le  modalita'  previste  e/o
   eccessivamente dilatati i tempi di realizzazione;
-    nel  caso  in  cui il soggetto presentatore ritenga di non poter
   acconsentire alle modifiche richieste dalla Regione Siciliana,  la
   questione  verra'  rimessa al Ministro dell'Ambiente, che fissera'
   il programma con proprio decreto, ai sensi dell'Articolo  8  della
   Legge 349/86.
Per  quanto  riguarda la priorita' di attuazione, gli interventi sono
classificati come:
-  Priorita' I: interventi fondamentali rispetto  alle  problematiche
   principali dell'area a rischio;
-  Priorita' II: interventi complementari rispetto alle problematiche
   principali   oppure   fondamentali  per  problematiche  minori  (o
   subordinati a esiti di interventi di Priorita' I);
-   Priorita' III: interventi di  completamento  del  risanamento  (o
   subordinati a esiti di interventi di Priorita' II).
Dal  punto di vista dell'articolazione temporale degli interventi, le
varie classi di priorita' corrispondono  approssimativamente  ad  una
scansione  articolata  in  tre  periodi, dei quali il primo ha durata