PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE NEL TERRITORIO DI AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA Vedi figura a pagina 146 ALLEGATO A PIANO DI RISANAMENTO DELL'AREA A RISCHIO DI AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA-FLORIDIA- SOLARINO ALLEGATO A PIANO DI RISANAMENTO DELL'AREA A RISCHIO DI AUGUSTA-PRIOLO-MELILLI-SIRACUSA-FLORIDIA-SOLARINO 1.0 INTRODUZIONE L'area costituita dai territori che ricadono nei Comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino, e' stata dichiarata "area ad elevato rischio di crisi ambientale" con delibera del Consiglio dei Ministri in data 30 Novembre 1990. Il presente documento costituisce il testo del Piano di Risanamento ed e' l'allegato tecnico (Allegato A) al Decreto del Presidente della Repubblica che approva il suddetto piano. Nel presente capitolo, dopo un breve riepilogo del quadro normativo e dell'iter amministrativo della dichiarazione di area a rischio (Paragrafo 1.1), viene riportata una descrizione generale dell'area (Paragrafo 1.2), vengono indicati gli obiettivi del piano (Paragrafo 1.3) ed e' descritta la struttura del documento (Paragrafo 1.4). 1.1 PREMESSE NORMATIVE ED AMMINISTRATIVE L'articolo 7 della Legge 7 Luglio 1986 No. 349, come modificato dall'articolo 6 della Legge 28 Agosto 1989 No. 305, individua la possibilita', da parte del Consiglio dei Ministri e su proposta del Ministro dell'Ambiente, dichiarare "aree ad elevato rischio di crisi ambientale" gli ambiti territoriali ed i tratti marittimi caratterizzati da gravi alterazioni negli equilibri ambientali. Con tale dichiarazione sono individuate le direttive per la formazione, da parte del Ministero dell'Ambiente, d'intesa con la Regione interessata, di un piano teso ad individuare le misure urgenti atte a rimuovere le situazioni di rischio e per il ripristino ambientale dell'area. Tale piano, da approvarsi con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, costituisce premessa indispensabile per l'avvio del risanamento dell'area, provvedendo, sulla base della ricognizione degli squilibri ambientali e delle fonti inquinanti, a disporre "le misure dirette: - a ridurre o eliminare i fenomeni di squilibrio ambientale e di inquinamento e alla realizzazione e all'impiego, anche agevolati, di impianti ed apparati per eliminare o ridurre l'inquinamento; - alla vigilanza sui tipi e modi di produzione e sull'utilizzazione dei dispositivi di eliminazione o riduzione dell'inquinamento e dei fenomeni di squilibrio; - a garantire la vigilanza e il controllo sullo stato dell'ambiente e sull'attuazione degli interventi." Il piano, inoltre, definisce i metodi, i criteri e le misure di coordinamento della spesa ordinaria dello Stato, delle regioni e degli enti locali disponibile per la realizzazione degli interventi previsti. La Regione Siciliana, con atto No. 26358 in data 25 Maggio 1988, ha inoltrato richiesta al Ministero dell'Ambiente per la dichiarazione di "area ad elevato rischio di crisi ambientale" per gli ambiti territoriali interessati dal polo chimico siciliano, in particolare per la fascia della Sicilia Sud-Orientale. Sulla base della documentazione tecnica prodotta dalla Regione e dall'istruttoria da essa svolta, il Ministero dell'Ambiente ha proposto nel Maggio 1990 la dichiarazione di "area ad elevato rischio ambientale" per i due territori di Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa- Floridia-Solarino e di Gela-Niscemi-Butera, trasmettendo tale proposta alle Commissioni parlamentari competenti per il parere previsto dalla normativa citata. Dopo il parere favorevole espresso dalla 13esima Commissione del Senato in data 19 Luglio 1990 e dalla Commissione VIII della Camera in data 1 Agosto 1990, il Consiglio dei Ministri ha deliberato di dichiarare aree ad elevato rischio di crisi ambientale i territori di cui sopra. Successivamente, il Ministero dell'Ambiente ha nominato con proprio decreto della Commissione Stato-Regione-Enti Locali, prevista dalla dichiarazione d'area a rischio con compiti di coordinamento delle attivita' relative al risanamento dell'area. 1.2 DESCRIZIONE GENERALE DELL'AREA L'area dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale e' costituita dai territori dei Comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino Provincia di Siracusa, per un'estensione complessiva di circa 550 kilometri quadrati (Figura 1). Il territorio cosi' definito appartiene geograficamente alla Sicilia Sud-Orientale e si estende tra le strutture dei monti Iblei ad Ovest ed il Mare Ionio ad Est. A causa del complesso profilo geologico, la morfologia del territorio interessa settori prevalentemente collinari e montuosi e zone pianeggianti della fascia costiera. L'area e' quindi caratterizzata da una rilevante variabilita' dei terreni e dalla presenza di habitat notevolmente differenziati. Per quanto concerne l'idrografia, ad eccezione del fiume Anapo e dei torrenti che sfociano nella baia di Augusta, il reticolo e' formato da piccoli corsi d'acqua a regime torrentizio, con bacini imbriferi di modesta dimensione e prevalente andamento subortogonale alla costa. L'economia dell'area e' oggi fortemente condizionata dall'esistenza di un polo industriale di rilevanti dimensioni, la cui specificita' risiede nella presenza di grandi insediamenti produttivi, prevalentemente raffinerie e stabilimenti petrolchimici. Tali insediamenti industriali sono localizzati lungo la fascia costiera che si estende a Nord di Siracusa fino ad Augusta e che contorna la baia di Augusta. I principali insediamenti produttivi presenti nell'area industriale (zona sud dell'Area di Sviluppo Industriale della Sicilia Orientale), per il cui sviluppo infrastrutturale e' stato costituito il Consorzio ASI di Siracusa, sono situati prevalentemente nel territorio dei Comuni di Priolo, Melilli ed Augusta e sono i seguenti: - le due centrali termoelettriche ENEL a Priolo ed Augusta per la produzione di energia elettrica; - lo Stabilimento a PRAOIL e Priolo per la raffinazione del petrolio greggio; - lo Stabilimento ENICHEM a Priolo per la produzione di prodotti chimici di base; - lo Stabilimento ENICHEM AUGUSTA ad Augusta per la produzione di prodotti chimici di base; - lo Stabilimento ESSO ad Augusta per la raffinazione del petrolio greggio; - lo Stabilimento ISAB a Priolo per la raffinazione del petrolio greggio; - lo Stabilimento SARDAMAG a Priolo per la produzione di ossido di magnesio; - lo Stabilimento CEMENTERIA DI AUGUSTA per la produzione di cementi. 1.3 OBIETTIVI DEL PIANO Il Piano di Risanamento e' stato redatto sulla base di un studio articolato in due fasi principali: lo studio conoscitivo sullo stato dell'ambiente e la fase propositiva per la definizione del programma di interventi di risanamento. Lo studio conoscitivo sullo stato dell'ambiente e' finalizzato alla "ricognizione degli squilibri ambientali e delle fonti inquinanti", come previsto dalla normativa, o, analogamente, alla "ricognizione dello stato di inquinamento delle acque, dell'aria e del suolo, nonche' delle fonti inquinanti che hanno un impatto significativo nelle zone da risanare", come indicato nella delibera di dichiarazione di area a rischio. In tale ottica, va precisato che tale attivita' di indagine e ricognizione non ha la finalita' specifica di uno studio di dettaglio dei singoli aspetti della situazione ambientale nell'area, ma ha l'obiettivo di acquisire un quadro complessivo della situazione ambientale al fine di definire gli interventi di risanamento necessari, con precipuo riferimento agli aspetti di particolare criticita' ambientale che hanno determinato la dichiarazione di area a rischio. In tale prospettiva lo studio e' stato sviluppato analizzando la situazione attuale dell'area a rischio di Augusta-Priolo-Siracusa sia con riferimento alle componenti ambientali piu' classiche, quali aria, acqua, suolo, sia alle componenti socio-economiche che agli aspetti relativi al rischio industriale. Gli obiettivi fondamentali sono stati i seguenti: - realizzare un quadro conoscitivo dello stato dell'ambiente analizzando le informazione e i dati disponibili sullo stato delle componenti ambientali e socio-economiche. L'esame degli aspetti socio-economici in un Piano di Risanamento ambientale rappresenta una scelta di fondo, operata con lo scopo di modulare gli obiettivi e le strategie di intervento e gli stessi interventi in modo non solo rispettoso delle caratteristiche dell'ambiente naturale, ma anche consapevole degli indirizzi di sviluppo, delle peculiarita', delle potenzialita' e della fragilita' del sistema socio-economico dell'area; - analizzare le problematiche ambientali generate da fonti causali legate alle attivita' produttive, evidenziando le relazioni causa- effetto tra sorgenti inquinanti e degrado delle risorse nel territorio; - analizzare le problematiche del rischio nei riguardi della sicurezza della popolazione legate alle attivita' industriali e al trasporto delle merci pericolose ad esse connesso; - prevenire ad una valutazione di sintesi del grado di compromissione del territorio e ad un giudizio di compatibilita' rispetto alle destinazioni d'uso attuali; - fornire gli elementi che consentano di predisporre uno sviluppo bilanciato delle fasi di studio delle strategie per il risanamento, attraverso la caratterizzazione e gerarchizzazione delle problematiche ambientali in atto. L'intero quadro conoscitivo e' stato basato sull'utilizzo di dati ed informazioni esistenti, che sono stati richiesti sistematicamente a tutti i possibili soggetti pubblici e privati, plausibilmente in possesso di informazioni rilevanti, e sono state raccolte nella misura in cui i diversi soggetti coinvolti hanno voluto e potuto fornire i dati e le informazioni in loro possesso. La collaborazione dei soggetti interessati, sia pubblici che privati, e' stata generalmente elevata anche se non si puo' ritenere di essere riusciti ad acquisire tutta la documentazione esistente, in considerazione, tra l'altro, della sua estrema dispersione e della conseguente difficolta' degli stessi soggetti titolari di disporre di un quadro completo delle informazioni in proprio possesso. Tutti i dati e le informazioni disponibili sono stati analizzati e, ove possibile, controllati, con l'ausilio di opportuni metodi di verifica e di un programma di sopralluoghi in sito, non trascurando l'esame della letteratura scientifica e di analoghe esperienze internazionali. E' stato peraltro rilevato un quadro piuttosto disomogeneo e/o carente di informazioni e dati, particolarmente di quelli relativi agli inquinamenti, generalmente caratterizzati di scarsa continuita', e quindi da scarsa significativita' statistica, e talvolta dall'essere manifestamente di parte, e quindi meno attendibili. Nonostante cio', e sebbene vada segnalata la necessita' di procedere immediatamente, in parallelo all'avvio delle attivita' di risanamento, ad un monitoraggio sistematico delle diverse variabili ambientali critiche, lo studio ha permesso di definire in modo sufficientemente adeguato lo stato di qualita' dell'ambiente, permettendo quindi di formulare un quadro della situazione ambientale idoneo ad individuare gli interventi di risanamento necessari. Il quadro conoscitivo raggiunto e' sicuramente perfettibile e potra' essere migliorato e completato nel corso della fase di attuazione del Piano, che prevede momenti di verifica e revisione, caratterizzandosi quindi come un "programma aperto". Sulla base degli studi e analisi conoscitive, e' stata quindi svolta la fase propositiva per la definizione del programma di interventi, cosi' articolata: - definizione degli obiettivi di qualita' ambientale e degli obiettivi di risanamento; - individuazione delle strategie di risanamento attuabili per la prevenzione e protezione dall'inquinamento del degrado e dal rischio industriale; - identificazione degli interventi necessari per il risanamento ambientale dell'area, essenzialmente mediante definizione dei lineamenti generali (in particolare funzionali) e stima di larga massima dei costi, valutazione delle priorita' di attuazione e del grado di efficacia degli interventi ipotizzati; - definizione delle modalita' di implementazione del Piano, in termini di: - predisposizione del programma di realizzazione degli interventi e delle opere identificate, - definizione dei fabbisogni economici e del piano di copertura finanziaria, - determinazione di efficaci modalita' di attuazione e gestione del Piano, in termini di struttura economico/organizzativa di gestione/controllo del Piano medesimo nell'ambito del contesto socio-economico, normativo ed istituzionale dell'area, includendo quali strumenti essenziali in questa fase: definizione dei lineamenti progettuali di un sistema di monitoraggio della qualita' dell'ambiente e di un sistema informativo di controllo della realizzazione delle iniziative del Piano. 1.4 STRUTTURA DEL DOCUMENTO Il testo del presente documento e' suddiviso nelle seguenti parti: - il Capitolo 2.0 presenta una sintesi delle problematiche ambientali, come risultante dallo studio conoscitivo; - il Capitolo 3.0 illustra gli obiettivi di qualita' definiti per le diverse componenti ambientali; - il Capitolo 4.0 e' dedicato alla presentazione degli obiettivi e delle strategie di risanamento; - nel Capitolo 5.0 vengono presentati gli interventi di risanamento (descritti nelle schede riportate in Appendice) e la loro articolazione; - il Capitolo 6.0 sintetizza i risultati della valutazione degli effetti degli interventi prioritari e presenta il piano operativo di attuazione; - il Capitolo 7.0 presenta l'analisi dei fabbisogni economici e del piano di copertura finanziario. 2.0 SINTESI DELLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI Nel presente capitolo e' presentata la sintesi delle problematiche ambientali e di rischio in atto nell'ambito dell'area di Augusta- Priolo-Melilli-Siracusa, secondo quanto emerge dalle analisi e dalle valutazioni condotte, relativamente alle diverse variabili ambientali e socio-economiche. Lo scopo e' quindi delineare in modo conciso ed esauriente l'ampio quadro conoscitivo, evidenziando le problematiche ambientali e di rischio industriale, legate sia alle attivita' produttive che ad altre fonti causali, e le relazioni causa-effetto tra sorgenti inquinanti e degrado delle risorse nel territorio. In tal modo e' possibile arrivare ad una valutazione del grado di compromissione del territorio e ad un giudizio di compatibilita', rispetto alle destinazioni d'uso attuali, propedeutico, alla luce delle iniziative di risanamento gia' previste nell'area, allo sviluppo di un Piano di Risanamento in funzione di prefissati obiettivi di qualita'. A tal fine, il presente capitolo e' stato organizzato nel modo seguente: - sintetico inquadramento territoriale e socio-economico e della disponibilita' di risorse ed infrastrutture nell'area (Paragrafo 2.1); - disamina delle principali fonti causali di degrado, in termini sia di fabbisogni di risorse che di sorgenti inquinanti (Paragrafo 2.2); - valutazione dello stato della qualita' dell'ambiente (Paragrafo 2.3). 2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SOCIO-ECONOMICO E DELLA DISPONIBILITA' DI RISORSE E INFRASTRUTTURE L'area dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale e' costituita dai territori dei Comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino per un'estensione complessiva di circa 550 kilometri quadrati fra il livello del mare e un'altitudine massima di 500 metri ed e' ubicata nel settore Sud-Orientale della Sicilia (Figura 1). L'area considerata e' interessata per circa il 3 per cento della sua superficie da insediamenti industriali; buona parte del territorio (circa il 65 per cento) e' destinato ad uso agricolo. Per quanto riguarda gli aspetti occupazionali, va sottolineato che il polo petrolchimico, unitamente all'indotto, aziende di servizi di manutenzione e montaggio di impianti strettamente legati al polo stesso, ha avuto ed in parte mantiene un'importanza strategica per l'area intera. Al di fuori del polo industriale e dell'indotto collegato, i comuni quali Solarino e Florida presentano un livello di industrializzazione molto basso. Il settore agricolo presenta un certo grado di dinamismo, mentre il patrimonio zootecnico, che consiste essenzialmente in avicoli, ovini, caprini e bovini risulta di limitata entita'. L'analisi dei fabbisogni e della disponibilita' di risorse ed infrastrutture e' stata condotta in relazione alle problematiche di approvvigionamento idrico, depurazione acque, infrastrutture di smaltimento e/o trattamento rifiuti, infrastrutture di produzione di energie e infrastrutture di trasporto. Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i centri abitati dei comuni dell'area a rischio sono dotati di acquedotti propri, approvvigionati da pozzi e sorgenti, ubicati nel proprio territorio o in quello dei comuni limitrofi. Le piu' importanti reti di adduzione e distribuzione della risorsa idrica presenti nell'area risultano: - campo pozzi in Comune di Siracusa costituito da 19 pozzi ubicati in varie contrade (Dammusi, S. Nicola, Cugni, Grottona, Spinagallo, Trappeto Vecchio). I volumi idrici addotti vengono accumulati in cinque serbatoi della capacita' complessiva di 16500 m3. Inoltre le frazioni di Belvedere e Cassibile sono servite da due serbatoi a parte, aventi complessivamente una capacita' di 1300 m3; - campo pozzi in Comune di Priolo Gargallo, costituito da tre pozzi i cui volumi idrici vengono accumulati in tre serbatoi di capacita' complessiva pari a circa 1000 m3; - campo pozzi in Comune di Solarino, costituito da due pozzi i cui volumi idrici vengono accumulati in due serbatoi; - sorgente e pozzi in Comune di Floridia, i cui volumi idrici vengono accumulati in quattro serbatoi di accumulo; - sorgenti e pozzi in Comune di Melilli. I volumi idrici vengono accumulati in quattro serbatoi (capacita' di circa 3250 m3) che alimentano sia il centro urbano sia le frazioni di Citta' Giardino e Villasmundo; - campo pozzi in Comune di Augusta, costituito da 11 pozzi. La zona industriale e' approvvigionata prevalentemente da pozzi, ubicati per la maggior parte lungo la fascia costiera nella stessa area industriale. I consumi idrici globali attuali assommano nell'intera Provincia di Siracusa a circa 114 milioni di metri cubi all'anno di cui 55 milioni di metri cubi all'anno per usi industriali e circa 20 milioni di metri cubi all'anno per usi civili. La domanda di risorsa idrica per uso agricolo risulta dell'ordine di 39 milioni di metri cubi all'anno. Il sistema idropotabile risulta nel suo complesso scarsamente interconnesso e principalmente legato all'approvvigionamento di acque sotterranee, prelevate essenzialmente da pozzo e in misura minore da sorgente. In generale l'utilizzazione delle risorse idriche disponibili risente di ingenti perdite nel trasporto e nella distribuzione. Lo stato attuale delle reti fognarie presenti nell'area evidenzia che, malgrado tutti i comuni siano dotati di rete di fognatura, tale rete non copre gli interi centri urbani (zone urbanizzate piu' antiche, aree di recente espansione, ecc.). In alcuni casi la presenza della rete fognaria e' vanificata dall'assenza o dal non funzionamento dell'impianto di depurazione con evitabili conseguenze di inquinamento biologico dei corpi idrici ricettori. I sistemi di depurazione delle acque reflue ove presenti non coprono il completo fabbisogno, talvolta per problemi di dimensionamento, in altri casi per il mancato collegamento degli impianti fognari. La produzione di rifiuti solidi urbani (RSU) per l'area e' stata stimata pari a circa 89000 tonnellate annue, con variazioni nel periodo estivo (+50%) che creano notevoli problemi di gestione; il deficit di smaltimento risulta sovente di notevole criticita'. La produzione di rifiuti industriali nel Polo supera annualmente le 85000 tonnellate di rifiuti, di cui circa il 98 per cento classificabili come rifiuti speciali. La potenzialita' degli impianti presenti risulta insufficiente a soddisfare la domanda di smaltimento, anche nel breve-medio periodo: a seguito della chiusura degli impianti di seconda categoria di tipo B utilizzati fino al 1991 si e' avuto un aumento dei quantitativi di rifiuti stoccati presso gli impianti ed in assenza di interventi entro circa due anni l'area esaurira' le sue capacita' autonome di smaltimento. L'approvvigionamento energetico dell'area in termini di energia elettrica si basa essenzialmente sulle produzioni delle centrali ENEL nell'area (centrali di Priolo Gargallo ed Augusta). Le materie prime utilizzate da tali centrali ENEL (olio combustibile e metano) provengono dalle raffinerie presenti nell'area e da metanodotti dell'ENI. La rete ferroviaria, dislocata lungo la costa, risulta costituita dal tratto Siracusa-Melilli della linea Messina-Catania-Siracusa e dal tratto a Sud di Siracusa della linea Siracusa-Gela-Licata-Canicatti'. La rete ferroviaria e' gravata da limitazioni sulla velocita' e sui pesi assiali e presenta alcuni punti critici dovuti a curve con raggio inferiore a quello minimo corrispondente alla velocita' commerciale prevista (tratta Lentini-Siracusa). Il tracciato della linea Augusta-Siracusa e' posto in fregio agli stabilimenti e agli impianti di stoccaggio industriali e quindi soggetto a problemi di sicurezza derivanti dal rischio di incidenti rilevati negli insediamenti industriali. Il sistema portuale nell'area e' costituito dai porti di Augusta e di Siracusa. In particolare il porto di Augusta, insieme a quelli di Gela e Milazzo, contribuiscono alla movimentazione della quasi totalita' dei prodotti petroliferi dell'isola. Per quanto riguarda i trasporti marittimi si e' rilevato che l'accessibilita' ai porti di Augusta e Siracusa presenta un insufficiente sistema di interconnessione con le infrastrutture di trasporto terrestre (strade e ferrovia). 2.2 PRINCIPALI FONTI CAUSALI Il territorio dell'area a rischio e' caratterizzato dalla presenza di un insieme di stabilimenti industriali, chimici, petrolchimici ed energetici di grandi dimensioni (Figura 2), il cui impatto ambientale, in termini di inquinamento ambientale, degrado territoriale e rischio industriale, e' largamente preponderante rispetto ad ogni altro insediamento industriale e ad ogni altra attivita' produttiva e interferenza antropica con l'ambiente nella zona. La concentrazione di industrie nei settori chimico e petrolchimico, con dimensioni ragguardevoli per produzioni annue, nella piana costiera dei comuni di Priolo, Melilli e Augusta determina infatti un insieme di rilasci (atmosferici ed idrici), un'entita' di prelievi idrici ed una produzione globale di rifiuti che vanno ad impattare negativamente sull'ambiente circostante. Alle interferenze tipiche con le componenti ambientali piu' classiche (aria, acqua e suolo), vanno aggiunti ulteriori fattori di impatto rilevanti quali l'occupazione di aree, gli elementi di degrado paesaggistico e, soprattutto, i fattori di rischio industriale, caratteristici della tipologia di insediamenti presenti nell'area. Nel seguito, gli insediamenti con piu' rilevanti effetti ambientali, vengono evidenziati i principali fattori causali di inquinamento, degrado ambientale e rischio per la popolazione, come desunto dalle informazioni rese disponibili dalle stesse aziende industriali e dagli enti pubblici competenti per i diversi aspetti. 2.2.1 Centrale ENEL-Priolo Gargallo La Centrale termoelettrica ENEL-Priolo Gargallo, ubicata in localita' Pantano, nel territorio comunale di Priolo, si estende su un'area di oltre 100 ettari, ed e' formata da due sezioni gemelle da 320 MW, ciascuna costituita da una caldaia alimentabile (separatamente o contemporaneamente) sia con olio combustibile denso (OCD) che con gas naturale. Emissioni in Atmosfera Le sostanze inquinanti emesse in atmosfera in modo continuo sono essenzialmente costituite dagli ossidi di zolfo e di azoto e dalle polveri. In particolare, sulla base delle informazioni aziendali, si puo' rilevare che la centrale ha emesso nel 1991 ossidi di zolfo per circa 12400 tonnellate all'anno, ossidi di azoto per circa 7000 tonnellate all'anno e 350 tonnellate di polveri. Sono state infine segnalate dall'ente emissioni episodiche di aria satura di vapori di idrazina dal ciclo produttivo (sostanza inclusa in Tabella A1, Classe III dell'Allegato 1 del DM 12 luglio 1990), sebbene in concentrazioni inferiori ai valori limite normativi. Consumi e Scarichi Idrici Le acque dolci per uso di processo e di servizio provengono da pozzi di emungimento e ammontano a circa 850000 metri cubi all'anno (circa 27 litri al secondo). Va rilevato che ENEL e' autorizzata a prelevare fino a 1040000 metri cubi all'anno da pozzo, e fino a 960 metri cubi al giorno da acquedotto. ENEL ha provveduto a realizzare a servizio delle due sezioni un impianto di trattamento per le acque reflue da processo (acque acide ed alcaline ed acque oleose), al fine di rispettare i limiti normativi. La portata degli affluenti scaricati in mare risulta compresa tra 50 e 150 metri cubi all'ora, in relazione alle condizioni di funzionamento degli impianti. L'esercizio della centrale comporta inoltre l'approvvigionamento di circa 750 milioni di metri cubi all'anno (24 metri cubi al secondo) di acqua di mare. Tale acqua, che non subisce alcuna alterazione delle caratteristiche chimiche, eccetto che per un saltuario trattamento di clorazione per evitare il fouling dei canali di adduzione e restituzione, viene scaricata in mare nel tratto costiero antistante la centrale, con un innalzamento della sua temperatura che e' stato indicato non superiore a 35 gradi centigradi (temperatura che costituisce il limite indicato dalla Tabella A della Legge 319/76). Produzione e Smaltimento Rifiuti L'esame dei dati disponibili per l'anno 1991 mette in evidenza che: - la centrale ha prodotto circa 32 tonnellate di rifiuti tossico- nocivi, di cui costituiscono parte preponderante i rifiuti contenenti amianto (pari al 90 per cento circa); - i rifiuti speciali da smaltire ammontano a circa 2800 tonnellate e sono costituiti per la maggior parte da ceneri da olio combustibile (circa 1150 tonnellate) e da residui degli impianti di trattamento acque reflue (circa 1570 tonnellate). Questi ultimi sono stati stoccati provvisoriamente in apposite vasche impermeabilizzate all'interno della centrale; - i residui industriali riutilizzabili, sono costituiti dai residui metallici ferrosi e non ferrosi e dalle ceneri pesanti ed ammontavano, nel 1991, a 284 tonnellate. Per quanto riguarda i sistemi interni di stoccaggio dei rifiuti, va rilevato che i rifiuti di maggiore pericolosita' ambientale (quelli contenenti amianto e PCB) risultano stoccati in appositi depositi autorizzati chiusi e sigillati all'interno di contenitori di sicurezza. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli anni sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate. 2.2.2 Centrale ENEL-Augusta La centrale termoelettrica ENEL-Augusta, ubicata in "contrada Bufalara", nel territorio comunale di Augusta, si estende su un'area di circa 15 ettari ed e' formata da tre sezioni gemelle da 70 MW, ciascuna costituita da una caldaia alimentata da olio combustibile denso (OCD) ad alto e basso tenore di zolfo (ATZ e BTZ) ed utilizzata per produrre vapore acqueo surriscaldato. Emissioni in Atmosfera I principali inquinanti presenti nei fumi emessi dai tre camini della centrale sono il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto e le polveri. I quantitativi annui di inquinanti emessi risultano sulla base delle informazioni aziendali pari a circa 5900 tonnellate di biossido di zolfo, 1700 tonnellate circa di ossidi di azoto e circa 200 tonnellate di polveri. Come per la Centrale di Priolo-Gargallo sono state segnalate dall'ENEL emissioni episodiche di aria satura di vapori di idrazina, sebbene in concentrazioni inferiori ai valori limite normativi. Consumi e Scarichi Idrici Le acque dolci per uso di processo e servizi provengono da pozzi di emungimento ed ammontano a circa 1200000 metri cubi all'anno (circa 38 litri al secondo). ENEL e' peraltro autorizzata a prelevare da pozzo fino a circa 1.7 milioni di metri cubi all'anno (55 litri al secondo). Per il raffreddamento dei condensatori viene utilizzata acqua di mare in quantita' pari a circa 280 milioni di metri cubi all'anno (circa 9 metri cubi al secondo). Tale acqua, che non subisce alterazioni rilevanti delle sue caratteristiche chimiche ed e' saltuariamente sottoposta ad un trattamento di clorazione, essenzialmente per evitare il fouling nel circuito acqua mare, viene scaricata nel tratto costiero antistante la centrale con un innalzamento della temperatura che e' stato indicato non superiore a 35 C, temperatura che costituisce il limite imposto dalla normativa sugli scarichi (Legge 319/76). Produzione e Smaltimento Rifiuti Le tipologie di rifiuto prodotte dalla centrale sono sostanzialmente analoghe a quelle indicate per la Centrale ENEL-Priolo Gargallo. Dall'esame dei dati disponibili per l'anno 1991 si puo' evidenziare che: - la centrale ha prodotto circa 40 tonnellate di rifiuti tossico- nocivi, di cui circa l'86 per cento costituito da rifiuti contenenti amianto. La rimanente parte e' costituita da rifiuti contenenti PCB, che vengono smaltiti all'estero; - la produzione di rifiuti speciali da smaltire ha raggiunto circa 190 tonnellate e sono costituiti per la maggior parte (oltre il 40 per cento) da residui derivanti dalla pulizia dei canali dell'acqua di raffreddamento; - la centrale ha prodotto infine circa 26 tonnellate di residui metallici ferrosi e non ferrosi potenzialmente destinabili al riutilizzo. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli anni sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate. 2.2.3 Stabilimento Praoil Priolo Lo Stabilimento Praoil, situato nei Comuni di Priolo, Melilli ed Augusta, confina a Sud ed a Nord con lo Stabilimento Enichem, a Est con il Mar Ionio ed ad Ovest con la Strada Provinciale Priolo- Melilli. Lo stabilimento e' costituito da: - un'unita' di raffineria a conversione con ciclo a benzina e gasolio; - un'unita' di produzione di prodotti aromatici; - un'unita' per la produzione di energia elettrica. Emissioni in Atmosfera Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, lo stabilimento Praoil e' caratterizzato da un ragguardevole numero di punti di emissione (circa 50), che convogliano e disperdono in atmosfera i fumi derivanti dalle combustioni di gas autoprodotto e olio combustibile che avvengono nei vari processi produttivi. A tali emissioni, di natura continua, vanno ad aggiungersi le emissioni, anch'esse con- tinue, dovute alle perdite per evaporazione dai serbatoi di stoccaggio e quelle del sistema di combustione degli off-gas nelle torce. Dall'esame dei dati raccolti si evince che: - i quantitativi emessi di biossido di zolfo risultano complessivamente assai rilevanti e valutabili in circa 45000 tonnellate all'anno; - il quantitativo stimato di ossidi di azoto emessi raggiunge circa 7900 tonnellate annue; - le emissioni annue di particolato risultano pari a circa 3300 tonnellate; - le emissioni di composti organici volatili sono stimabili pari a circa 174 tonnellate annue. Per quanto riguarda i microinquinanti organici ed inorganici potenzialmente emessi dagli impianti di combustione, non e' possibile ad oggi una valutazione del carico inquinante, in assenza di un monitoraggio sistematico e condotto con criteri omogenei. Tale costatazione va, peraltro, estesa a tutti gli stabilimenti presenti nell'area. Lo stabilimento e' inoltre dotato di sistema di torce potenzialmente causa di emissioni contenenti idrocarburi incombusti e composti solforati. Si osserva peraltro che il quadro conoscitivo sulle caratteristiche di tali sorgenti secondarie di emissione risulta comunque carente (anche per le caratteristiche stesse del sistema torcia) e non consente una corretta quantificazione del loro contributo alle emissioni globali dello stabilimento. Per quanto riguarda le emissioni diffuse dai parchi di stoccaggio dello stabilimento (che adottano sia serbatoi a tetto galleggiante sia a tetto fisso), sulla base dei dati a disposizione, si puo' rilevare che: - le emissioni diffuse dai serbatoi di servizio risultano prevalentemente costituite da idrocarburi (complessivamente circa 14 tonnellate all'anno) ed idrocarburi aromatici (complessivamente circa 5 tonnellate annue); - le emissioni diffuse annue dal parco serbatoi di stoccaggio sono prevalentemente costituite da idrocarburi (circa 738 tonnellate) ed idrocarburi aromatici (circa 81 tonnellate). Consumi e Scarichi Idrici Praoil gestisce il sistema di approvvigionamento idrico complessivo per il sito Praoil-Enichem e quindi fornisce acqua anche allo Stabilimento Enichem Priolo. Il complesso Praoil-Enichem costituisce il sistema piu' idroesigente nell'area, per quanto concerne l'acqua dolce. Mediamente si possono infatti stimare, sulla base delle informazioni disponibili, i seguenti consumi annui complessivi: - circa 890 milioni di metri cubi di acqua di mare; - circa 20 milioni di metri cubi di acqua dolce, cosi' ripartita: - circa 11 milioni di metri cubi di acqua da pozzi, - circa 8 milioni di metri cubi di acqua dai bacini di raccolta acque superficiali, - circa un milione di metri cubi di acqua dall'acquedotto Ciane. L'esame dei dati di qualita' delle acque emunte dalla falda evidenzia fenomeni in atto di intrusione di acque marine negli acquiferi costieri dovuta agli intensi emungimenti (Sottoparagrafo 2.3.3), con una rilevante variabilita' nelle condizioni chimiche di salinita' della falda idrica (situazione maggiormente compromessa nella zona di Priolo e nell'area Canniolo-Piano S.Francesco). Per quanto riguarda gli scarichi idrici, si puo' evidenziare: - la portata massima degli scarichi a mare pari a circa 544 milioni di metri cubi all'anno, e' principalmente costituita dall'acqua di mare di raffreddamento, caratterizzata da un sovralzo termico; - le acque reflue di processo e da servizi, pari a circa 7 milioni di metri cubi all'anno, vengono inviate all'Impianto Biologico Consortile dell'IAS. Produzione e Smaltimento Rifiuti I dati disponibili, relativi all'anno 1991, evidenziano che: - la produzione di rifiuti speciali non tossici e non nocivi e' stata pari a circa 12500 tonnellate (di cui circa 6500 tonnellate di inerti), mentre la produzione di rifiuti classificati tossici e nocivi e' stata pari a circa 28 tonnellate; - i rifiuti tossici e nocivi, composti circa da 280 kilogrammi circa di amianto, da circa otto tonnellate di apirolio e da circa 20 tonnellate di apparecchi e materiali inquinati da PCB, vengono conferiti in stoccaggi provvisori all'interno dello stabilimento. Si osserva che a partire dal 1991, a causa dell'introduzione di un nuovo sistema di bonifica delle apparecchiature, il rifiuto tossico e nocivo composto dai fondami di benzina etilata e' stato declassato a rifiuto speciale. I fusti di benzina etilata prodotti antecedentemente al 1991 e i rifiuti contenenti amianto vengono conferiti in una piattaforma in cemento, recintata e non coperta, situata presso la torcia dell'impianto Produzione Etilene all'interno dello stabilimento e con capacita' residua pari a 150 metri cubi; - i rifiuti speciali vengono movimentati da parte di terzi e conferiti a discariche esterne di tipo 2A e 2B. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli anni sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate. Rischio Industriale I rischi di incidente rilevante legati all'attivita' produttiva dello Stabilimento Praoil derivano essenzialmente dalle caratteristiche di infiammabilita' dei prodotti trattati ed, in secondo ordine, dalle caratteristiche di tossicita' di alcune sostanze presenti nello stabilimento. Relativamente agli impianti di processo, gli eventi incidentali ipotizzabili sono costituiti da Pool-Fire, e Jet-Fire ed esplosioni di nubi di vapori non confinate (Unconfined Vapor Cloud Explosion, UVCE). Per quanto riguarda i parchi di stoccaggio di idrocarburi liquidi a pressione atmosferica a temperatura ambiente, sono stati considerati "tank fire" ed esplosioni di nubi di vapori non confinate. Infine, per gli stoccaggi di idrocarburi gassosi, sono stati analizzati eventi incidentali tipo Jet-Fire e formazioni di nubi infiammabili. Allo stato attuale, sulla base dei dati disponibili, le problematiche di rischio di maggior criticita' nei riguardi della salute della popolazione relative allo stabilimento Praoil sono state legate principalmente agli stoccaggi in pressione di idrocarburi. In particolare si osserva che l'entita' di prodotto stoccato e l'ubicazione delle sfere contenenti butano (No. 411 e 412), fanno si che eventuali incidenti di tipo esplosivo, UVCE o BLEVE-Fireball (Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion, BLEVE), abbiano raggi di azione tali da interessare le principali infrastrutture di comunicazione (S.S. 114 e la linea ferroviaria Catania-Siracusa). 2.2.4 Stabilimento Enichem Priolo Lo Stabilimento petrolchimico Enichem di Priolo e' ubicato nei territori comunali di Priolo, Melilli ed Augusta ed in esso operano tre societa' del gruppo: Enichem Anic, Enichem Polimeri ed Enichem Agricoltura. Lo stabilimento, avente un'estensione pari a circa 3 kilometri quadrati, e' suddiviso in due aree principali: - l'area fertilizzanti, che assicura la produzione di ammoniaca (attualmente ferma) ed in cui si realizzano servizi logistici quali il ricevimento e la distribuzione di fertilizzanti (semplici e complessi) e di prodotti intermedi; - il settore petrolchimico, che e' strutturato in due linee base, costituite dagli impianti di Cracking Termico e Cloro-Soda. Emissioni in Atmosfera Sulla base dei dati disponibili si puo' pertanto evidenziare che: - lo stabilimento Enichem e' caratterizzato da emissioni annue rilevanti di sostanze organiche totali (circa 4100 tonnellate), di composti organici clorurati (circa 340 tonnellate) e di acido cloridrico (circa 440 tonnellate). Per tali inquinanti, va notato il contributo preponderante delle emissioni diffuse dai cicli produttivi, rispetto alle emissioni convogliate dai camini; - le emissioni annue di inquinanti ubiquitari consistono in 3100 tonnellate di ossidi di azoto, circa 900 tonnellate di biossido di zolfo e circa 250 tonnellate di ossido di carbonio. Tali emissioni sono associate alle sorgenti convogliate ed, in particolare, agli impianti Etilene ed Ammoniaca. Va rilevato che l'impianto Ammoniaca, responsabile delle emissioni convogliate di monossido di carbonio, attualmente non e' operativo. Le emissioni di polveri risultano assai contenute; - lo stabilimento emette anche quantitativi ridotti, seppur non trascurabili, di cloro (sei tonnellate all'anno) e mercurio (0.4 tonnellate all'anno). Consumi e Scarichi Idrici I dati disponibili per l'anno 1991 consentono di rilevare che: - il consumo annuo di acqua di mare e' stato pari ad oltre 430 milioni di metri cubi; - il consumo annuo di acqua dolce e' stato pari a circa cinque milioni di metri cubi, di cui oltre il 97 per cento circa ad uso produttivo proveniente dai pozzi e bacini di raccolta gestiti da Praoil. Per quanto riguarda gli scarichi, va rilevato che l'acqua di mare viene completamente restituita al mare con una portata oraria media pari a circa 49000 metri cubi, con un rialzo termico mediamente pari a 7 C ed utilizzando per lo scarico il canale denominato Vallone della Neve. Produzione e Smaltimento Rifiuti Per quanto riguarda la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, si puo' segnalare che: - circa 17000 tonnellate all'anno di rifiuti speciali (di cui circa 5000 tonnellate di inerti) vengono prodotti complessivamente dallo stabilimento e vengono smaltiti in discarica autorizzata di Tipo 2A e 2B; - lo stabilimento costituisce il maggior produttore nell'area di rifiuti tossici e nocivi (circa 1100 tonnellate all'anno), che ammontano quindi a circa il 6 per cento del totale di rifiuti prodotti annualmente dallo stabilimento; - il maggior quantitativo di rifiuti tossici e nocivi (oltre il 90 per cento del totale) viene prodotto all'interno del reparto Produzione Cloro-Soda Caustica-Potassa Caustica ed e' costituito dai residui del saturatore contaminati da mercurio (fanghi mercuriosi). I rifiuti tossici e nocivi, all'interno dello stabilimento, vengono conservati in stoccaggi provvisori autorizzati. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli anni sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate. Rischio Industriale I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva dello Stabilimento Enichem di Priolo derivano principalmente dalle caratteristiche di infiammabilita' degli idrocarburi e dalla tossicita' di alcuni prodotti presenti nello stabilimento. Gli eventi incidentali analizzati hanno riguardato, sia per gli impianti di processo che per le aree di stoccaggio, dispersioni di sostanze tossiche ed eventi di incendio ed esplosione, quali Jet- Fire, Pool-Fire, UVCE e BLEVE/Fireball, di sostanze facilmente infiammabili. Allo stato attuale, sulla base dei dati disponibili, gli eventi incidentali di tipo esplosivo (UVCE e/o BLEVE/Fireball) relativi allo stabilimento Enichem-Priolo, i cui raggi di azione interessano ampie e significative porzioni di territorio all'esterno dell'area di stabilimento, e che sono pertanto di maggior criticita' nei riguardi della salute della popolazione, sono legati alle sfere DP 1403, contenenti butene, DP 3051, contenente etilene, e DP 3052, contenente propilene. L'entita' di prodotto stoccato e l'ubicazione delle sfere fanno si che tali eventuali incidenti possano estendersi fino ad interessare il tracciato della linea ferroviaria Siracusa-Catania, la S.S. 114 e, marginalmente, nel caso della sfera DP 1403, l'abitato di Priolo. Si deve infine comunque evidenziare che un eventuale rilascio rilevante di ammoniaca dai serbatoi di stoccaggio costituisce un notevole rischio. Infatti, data l'elevata tossicita' e le particolari caratteristiche chimico-fisiche della sostanza, un eventuale rilascio puo' causare la formazione di una nube molto estesa che puo' interessare l'abitato del centro di Priolo e che in condizioni atmosferiche particolarmente sfavorevoli, trasportata dal vento, puo' raggiungere, in concentrazioni ancora elevate, altri centri abitati. 2.2.5 Stabilimento Enichem Augusta Lo Stabilimento petrolchimico Enichem di Augusta, ubicato nel territorio comunale di Augusta, in contrada Marcellino, e' costituito dai seguenti reparti principali: Unita' Paraffine, Unita' Olefine, Unita' Alchilati ed Impianto Oxo Alcoli. Emissioni in Atmosfera L'esame dei dati raccolti mette in evidenza che lo stabilimento emette essenzialmente ossidi di azoto (circa 600 tonnellate) e ossidi di carbonio (circa 140 tonnellate). Le portate di biossido di zolfo, di composti organici volatili e di particolato risultano molto contenute (rispettivamente pari a circa 35, 37 e 25 tonnellate). Per quanto riguarda le torce, esse sono sostanzialmente torce di emergenza, caratterizzate quindi da emissioni inquinanti di quantita' variabili e discontinue nel tempo. Va altresi' evidenziato che, anche per le caratteristiche stesse del sistema, le informazioni a disposizione dell'azienda risultano carenti e non permettono una precisa quantificazione delle caratteristiche emissive di tale tipologia di sorgente. Per quanto riguarda le emissioni diffuse dai serbatoi, il quantitativo stimato di idrocarburi emessi annualmente dai due parchi di stoccaggio risulta pari a circa 160 tonnellate. Consumi e Scarichi Idrici I consumi annui di risorsa idrica ammontano mediamente a circa 1200000 metri cubi, di cui il 15-20 per cento risulta rifornito da acquedotto, mentre il resto e' prelevato da pozzi interni allo stabilimento. Dall'esame di qualita' delle acque di falda non emergono particolari problemi di contaminazione salina. Per quanto riguarda gli scarichi, lo stabilimento e' autorizzato per due punti di scarico liquidi, ambedue sversanti nel Torrente Marcellino destinati a convogliare uno le acque reflue di processo (attualmente non utilizzato, in quanto tali effluenti vengono inviati al Depuratore Biologico Consortile gestito dall'IAS), l'altro le acque reflue provenienti da mensa, spogliatoi e palazzina direzione (con una portata di circa 10 metri cubi per ora). Produzione e Smaltimento Rifiuti Sulla base dei dati denunciati nel 1991, va evidenziato che la quantita' di rifiuti prodotta risulta ripartita come segue: - circa 1830 tonnellate di rifiuti speciali smaltiti in discarica di tipo 2B. Peraltro, nel 1992, tale quantita' risulta ridotta a 750 tonnellate circa. Tale diminuzione e' dovuta essenzialmente alla minore produzione di materiali provenienti da demolizioni e scavi, passata da circa 1100 tonnellate a circa 220 tonnellate; - circa 320 kilogrammi di rifiuti tossici e nocivi costituiti da olio, con contenuto di PCB intorno al 6 per cento, proveniente da vecchi trasformatori che lo stabilimento sta sostituendo con trasformatori a resina e con olio certificato non contenente PCB. Si prevede che il piano di sostituzione venga ultimato entro il 1997. Gli stoccaggi interni sono limitati ai rifiuti contenenti PCB in apposita area cementata, dotata di cordoli e coperta, con sistema fognario autonomo e vasca di accumulo. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare negli anni sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle operazioni di manutenzione effettuate. Rischio Industriale I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva dello stabilimento petrolchimico Enichem di Augusta derivano principalmente dalla presenza di acido fluoridrico. In caso di rilascio, le analisi disponibili evidenziano il coinvolgimento di un'area piuttosto estesa, interessante ampie porzioni di territorio all'esterno dello stabilimento, ivi compresa la tratta ferroviaria della linea Siracusa-Catania. 2.2.6 Raffineria Esso Italiana La raffineria di Augusta della Esso Italiana, ubicata nel territorio comunale di Melilli e di Augusta in contrada Midolo-Marcelllino, si estende su una superficie pari a circa 280 ettari. Emissioni in Atmosfera L'esame dei dati raccolti mette in evidenza che lo stabilimento emette quantitativi annui rilevanti soprattutto di ossidi di zolfo (circa 27000 tonnellate) e di idrocarburi (prevalentemente per emissioni diffuse) ed, in secondo ordine, di ossidi di azoto (circa 3100 tonnellate) e di polveri (circa 1850 tonnellate). Consumi e Scarichi Idrici I consumi annui di risorsa idrica da parte della raffineria risultano essere pari a circa 2.6 milioni di metri cubi di acqua di mare, 6.6 milioni di metri cubi di acqua dolce da pozzi e 2.6 milioni di metri cubi di acqua dolce dall'acquedotto Ciane. Il 72 per cento dell'acqua dolce destinata agli usi di raffineria proviene dunque dalla falda. L'esame dei dati disponibili permette di rilevare che la quantita' delle acque di falda risulta, ad eccezione di alcuni pozzi che mostrano segni di contaminazione salina e che risultano utilizzati a regime ridotto dall'azienda, mediamente elevata, presentando generalmente, per i diversi parametri analizzati, valori conformi alla Concentrazione Massima Ammissibile per il consumo umano definita dal DPR 236/88. Per quanto riguarda gli scarichi, va rilevato che l'acqua di mare risulta completamente restituita al mare, con una portata oraria me- dia pari a 300 metri cubi. Gli altri scarichi idrici prodotti vengono inviati al Depuratore Biologico Consortile ed hanno una portata prossima a 600 metri cubi all'ora (circa 5.2 milioni di metri cubi annui). Inoltre le acque di blow-down dalle torri di raffreddamento vengono riutilizzate come acqua di servizi. Produzione e Smaltimento Rifiuti I dati disponibili evidenziano una produzione pari a circa 5600 tonnellate di rifiuti speciali e 110 tonnellate di rifiuti tossici e nocivi. Si osserva peraltro che la produzione di rifiuti puo' variare sensibilmente e significativamente nella quantita' e nella tipologia a seconda delle lavorazioni effettuate e delle operazioni di manutenzione sugli impianti. Rischio Industriale I rischi di incidenti rilevanti legati all'attivita' produttiva della Raffineria Esso derivano principalmente dalle caratteristiche di infiammabilita' degli idrocarburi e di tossicita' di alcuni prodotti trattati. Gli eventi incidentali considerati nelle analisi di rischio esaminate riguardano, per gli impianti di processo, rilasci tossici, Jet-Fire, UVCE e BLEVE/Fireball, mentre per il parco stoccaggi, oltre agli scenari elencati precedentemente, e' stato considerato anche il Pool- Fire. Sulla base dei dati disponibili, gli eventi incidentali di tipo esplosivo (UVCE e/o Bleve/Fireball), i cui raggi di danno interessano ampie e significative porzioni di territorio all'esterno dello stabilimento, e che pertanto sono maggiormente critici nei riguardi della salute della popolazione sono legati principalmente alle sfere PV 127, 130, 176, 169, 134, 135 e 136. L'entita' di prodotto stoccato e l'ubicazione delle sfere, fanno si che tali eventuali incidenti possano coinvolgere aree industriali esterne allo stabilimento e importanti infrastrutture di comunicazione (linea ferroviaria Catania-Siracusa). 2.2.7 Raffineria ISAB La Raffineria ISAB (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi), ubicata in territorio dei Comuni di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa, occupa una superficie pari a circa 400 ettari. Emissioni in Atmosfera Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, lo Stabilimento Isab e' caratterizzato da due punti di emissione, che convogliano e disperdono in atmosfera i fumi derivanti dalle combustioni di gas autoprodotto e di olio combustibile, che avvengono nei vari processi produttivi. A tali emissioni di natura continua, vanno ad aggiungersi le emissioni, anch'esse continue, dovute alle perdite per evaporazione dai serbatoi di stoccaggio e quelle del sistema torce. Dall'esame dei dati raccolti si evince che: - la raffineria emette quantitativi annui rilevanti di ossidi di zolfo (19700 tonnellate) ed in secondo ordine, di ossidi di azoto (circa 4700 tonnellate) e polveri (circa 1100 tonnellate); - le sostanze organiche (circa 2100 tonnellate all'anno) vengono emesse sostanzialmente (86 per cento del totale) dal parco serbatoi, che rappresenta quindi una sorgente areale rilevante. Consumi e Scarichi Idrici I consumi annui di risorsa idrica da parte della raffineria risultano i seguenti: - circa 8 milioni di metri cubi di acqua di mare; - circa 2.6 milioni di metri cubi di acqua dolce da pozzi; - circa 530000 metri cubi di acqua di acquedotto (acquedotto Ciane, che convoglia anche acque del depuratore consortile di Siracusa). I pozzi normalmente utilizzati da ISAB sono ubicati all'esterno della raffineria in una zona situata a circa due kilometri di distanza verso Nord. ISAB possiede anche pozzi interni allo stabilimento, che non vengono normalmente utilizzati e che sono destinati ad eventuale impiego in condizioni di emergenza. L'analisi dei dati relativi al contenuto in cloruri nelle acque da pozzo evidenzia che le acque dei pozzi esterni allo stabilimento risultano di buona qualita', mentre le acque dei pozzi interni presentano segni inequivocabili di miscelazione con acque salmastre, essendo caratterizzate da un elevato contenuto in cloruri. La raffineria e' dotata di un unico punto di scarico, che convoglia i reflui a mare nella zona antistante gli impianti, con portata massima pari a 2500 metri cubi all'ora. Gli effluenti idrici di raffineria risultano costituiti essenzialmente da acqua di mare di zavorra (circa 8 milioni di metri cubi all'anno), scaricata dopo trattamento, in quanto le acque di processo depurate, pari a circa 1.7 milioni di metri cubi all'anno, vengono in parte riciclate in raffineria (21%, pari a circa 360000 metri cubi all'anno) e in parte inviate agli impianti dello Stabilimento Sardamag (78%, pari a circa 1.3 milioni di metri cubi all'anno), dove vengono utilizzate nei cicli produttivi. Produzione e Smaltimento dei Rifiuti I dati disponibili evidenziano che: - la produzione di rifiuti speciali e' stata pari, nel 1991, a circa 7300 tonnellate, di cui circa 2400 tonnellate classificate come inerti (nel 1992 ne sono state prodotte circa 1100 tonnellate in meno); - la produzione di rifiuti tossici e nocivi nel 1991 e' stata pari a 2 tonnellate; - i rifiuti tossici nocivi stoccati provvisoriamente in stabilimento ammontavano nel 1991 a circa 420 tonnellate, di cui oltre il 97 per cento costituiti da ceneri prodotte dall'impianto di incenerimento; - le diverse tipologie di rifiuti speciali prodotti vengono trattate e smaltite da terzi (oltre il 45 per cento del totale), ad eccezione dei fanghi di depurazione acque di scarico (circa 870 tonnellate nel 1991, pari al 12 per cento del totale dei rifiuti speciali prodotti), che vengono smaltiti mediante l'inceneritore esercito dalla stessa ISAB, e del materiale inerte (circa il 33 per cento del totale), che viene interamente smaltito nella discarica autorizzata di tipo 2A in conto proprio. Va notato che la produzione di rifiuti, tossici nocivi e speciali, puo' variare sensibilmente negli anni, dipendendo essenzialmente nell'entita' delle operazioni di manutenzione degli impianti. Per quanto concerne gli impianti di stoccaggio e smaltimento in conto proprio, si deve segnalare che: - la capacita' massima totale delle aree di stoccaggio provvisorio per rifiuti tossici e nocivi risulta pari a 1871 tonnellate, di cui 911 relative al deposito fusti e 960 alla vasca per le ceneri provenienti dall'impianto di incenerimento; - l'impianto di incenerimento risulta avere una potenzialita' di trattamento pari a circa 170 metri cubi di fanghi al giorno, e ha trattato nel 1991 circa 870 tonnellate di fanghi dall'impianto di trattamento acque di scarico, producendo circa due tonnellate di ceneri; - la discarica di tipo 2A, che si estende su un'area pari a 3000 metri quadrati, ha capacita' residua stimata pari a circa 5500 metri cubi. Rischio Industriale I rischi di incidente rilevante legati all'attivita' produttiva della Raffineria ISAB derivano principalmente dalle caratteristiche di infiammabilita' degli idrocarburi e di tossicita' di alcuni prodotti. Gli eventi incidentali analizzate nella documentazione disponibile hanno riguardato, relativamente agli impianti di processo, Jet-Fire, UVCE, Pool-Fire e rilasci tossici, mentre per il parco serbatoi sono stati considerati Jet-Fire, Pool-Fire, BLEVE/Fireball ed UVCE. Sulla base dei dati disponibili le conseguenze dei principali eventi incidentali non appaiono, per l'ubicazione delle sostanze coinvolte, di particolare criticita' nei riguardi della sicurezza della popolazione, non coinvolgendo ampie e urbanizzate porzioni di territorio all'esterno dello stabilimento. Programma di Gassificazione del Tar e Cogenerazione A seguito della lavorazione del greggio nelle raffinerie, tra i vari prodotti che strutturalmente si ricavano vi sono gli oli combustibili ATZ, costituiti da una miscela di gasolio e di residui pesanti di raffineria; tali combustibili sono caratterizzati da elevata viscosita, presentano un quantitativo elevato di zolfo, di metalli pesanti quali nichel, vanadio, contengono residui carboniosi ed azoto. Fino ad oggi tali prodotti vengono utilizzati quali combustibili per le centrali termoelettriche e per i consumi interni delle raffinerie. Con l'entrata in vigore dei nuovi limiti di emissione risulta mandatario prevedere delle vie alternative a tale utilizzo. Per quanto riguarda la Raffineria Isab quest'ultima lavora annualmente circa 11 milioni di tonnellate all'anno di grezzo dal quale produce circa otto milioni di tonnellate di prodotti leggeri e medi e tre milioni di tonnellate di olio combustibile ATZ. Con i limiti posti dal DM 12/7/90 alle emissioni di anidride solforosa che diventeranno operativi entro il 31 Dicembre 1997, la raffineria non potra' piu' operare se non realizzera' un nuovo assetto produttivo che le consenta di operare economicamente nel rispetto della normativa, producendo, in alternativa ai 3 milioni di tonnellate all'anno di oli combustibili ATZ, altri prodotti commercialmente validi. Isab intende realizzare un impianto per la gassificazione del residuo piu' pesante di lavorazione della raffineria con produzione di un gas di sintesi privo di inquinanti utilizzabile per la produzione di energia elettrica in un impianto integrato a ciclo combinato; la maggior parte dell'energia elettrica prodotta verra' ceduta alla rete elettrica nazionale, mentre la parte residua verra' utilizzata dalla raffineria. In particolare Isab provvedera' alla distillazione del Tar che consentira' di produrre due milioni di tonnellate di olio BTZ utilizzabile ed un milione di tonnellate di asfalto che verra' inviato all'impianto di gassificazione associato ad un ciclo combinato per una potenza di oltre 500 MW. Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera la portata emissiva globale della raffineria aumenta di circa tre milioni di normal metri cubi all'ora; il progetto, che prevede una riduzione delle concentrazioni di bolla dei principali inquinanti (anidride solforosa, ossidi di azoto e particolato) pari al 76 per cento circa, indica riduzioni dei quantitativi annui attualmente emessi per anidride solforosa e particolato comprese tra il 7 e il 9 per cento. Accanto a queste considerazioni dovranno comunque essere considerati i risultati delle campagne di monitoraggio della qualita' dell'aria che verranno effettuate in sito; sono gia' in fase di montaggio gli analizzatori continui negli attuali due camini della raffineria. Per quanto riguarda il fabbisogno di acqua di processo del sistema di gassificazione e cogenerazione sara' approvvigionata da acqua prodotta da un impianto di dissalazione. Tale impianto rendera' disponibile una portata di circa 100 metri cubi ora di acqua dissalata che verra' utilizzata quale acqua di processo nella raffineria, riducendo il consumo di acqua di falda di circa 800000 metri cubi all'anno. Per quanto riguarda gli effluenti liquidi in uscita dall'impianto di gassificazione/cogenerazione, verranno convogliati in parte all'impianto consortile di trattamento reflui di Priolo Gargallo ed in parte all'esistente Canale Alpina per lo scarico a mare. Occorre osservare che la mancata movimentazione di un milione di tonnellate all'anno di olio combustibile ridurra' la movimentazione di navi cisterna al pontile Isab di 60 unita' circa; questo comportera' conseguentemente la riduzione del quantitativo di acqua di zavorra inviata all'impianto di trattamento acque di raffineria di circa 300000 tonnellate all'anno. Il quantitativo di rifiuti prodotti dalla raffineria si prevede diminuisca inquanto i serbatoi che attualmente contengono olio combustibile ATZ verranno impiegati per lo stoccaggio di distillati leggeri, cio' comportera' una riduzione nel quantitativo di fondami da smaltire per un totale di circa 1700 tonnellate all'anno. Per quanto riguarda lo zolfo prodotto dall'impianto Claus questi avra' una purezza del 99.5 per cento; potra' essere prodotto in fase liquida o solida (in forma di pellets), potra' essere commercializzato in Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata in fase liquida; mentre in fase solida potra' raggiungere i mercati europei e mediterranei. Per quanto riguarda la pasta metallica prodotta dall'impianto recupero metalli ricca di vanadio e nichel potra' essere utilizzata da impianti che producono leghe speciali di acciaio; essa potra' essere commercializzata ed i possibili acquirenti si trovano in Germania, Inghilterra e Stati Uniti. 2.2.8 Stabilimento Sardamag Lo stabilimento Sardamag, localizzato su un'area di circa 115000 metri quadrati nel Comune di Priolo Gargallo e in piccola misura anche nel Comune di Melilli, e' attrezzato per la produzione di ossido di magnesio dall'acqua di mare con un processo basato sull'impiego del latte di calce. Emissioni in Atmosfera La stima dei quantitativi complessivi di inquinanti, emessi in atmosfera dai punti di emissione convogliata, risulta essere la seguente: - circa 660 tonnellate all'anno di biossido di zolfo; - circa 400 tonnellate all'anno di ossidi di azoto; - circa 50 tonnellate all'anno di particolato, 30 tonnellate all'anno di monossido di carbonio e 2 tonnellate annue di composti organici volatili. Consumi e Scarichi Idrici Per quanto riguarda i consumi di acqua, lo stabilimento utilizza nel processo produttivo circa 80000 metri cubi al giorno di acque di mare, pari a circa 29 milioni di metri cubi all'anno, ed una quantita' di acqua dolce pari a circa 5.9 milioni di metri cubi annui. L'approvvigionamento di 5.9 milioni di metri cubi annui di acqua dolce risulta cosi' ripartito: - 3850000 metri cubi per anno di acqua di falda; - 1110000 metri cubi per anno dall'acquedotto ASI; - 930000 metri cubi per anno di acqua di recupero dalla Raffineria ISAB; - 50000 metri cubi per anno di acqua di recupero dalla centrale termoelettrica ENEL di Priolo. Dai dati disponibili risulta pertanto che la quota parte di acqua prelevata dalla falda idrica e' pari al 65 per cento del consumo totale di acqua dolce; mentre le acque di recupero rappresentano il 17 per cento del totale. L'acqua di falda viene emunta attraverso pozzi ubicati in parte nella cava di calcare di proprieta' della Sardamag e in parte all'interno dello stabilimento nei pressi del tracciato ferroviario. Il contenuto in cloruri dell'acqua dei pozzi ubicati nell'area dello stabilimento indica l'esistenza di un consolidato fenomeno di contaminazione salina. Tale fenomeno non sembra interessare le acque dei pozzi ubicati nella cava di calcare, situata a maggior distanza dalla fascia costiera, le cui analisi accertano un contenuto in cloruri ampiamente inferiore al limite di potabilita' fissato dalla normativa vigente. Per quanto riguarda gli scarichi, sia le acque dolci che l'acqua di mare, dopo essere state utilizzate nel processo, vengono scaricate a mare in quantita' pari a circa 4000 metri cubi per ora (circa 35 milioni di metri cubi all'anno). Prima dello scarico, tali acque vengono trattate in un impianto di regolazione automatico del pH con acido solforico, al fine di abbassare l'alcalinita' a valori conformi alla Legge 319/76, e in un impianto di eliminazione dei solidi sospesi, consistente in un decantatore di circa 32000 metri cubi di capacita'. Produzione e Smaltimento dei Rifiuti Dai dati a disposizione si possono evidenziare i seguenti aspetti: - lo Stabilimento Sardamag non produce rifiuti tossico-nocivi, ma solo rifiuti speciali, derivanti dal ciclo di lavorazione dell'ossido di magnesio, in quantita' pari a circa 30000 tonnellate per anno, per un volume complessivo di 12300 metri cubi; - lo smaltimento di tutti i rifiuti prodotti viene effettuato nella discarica di seconda categoria tipo A in conto proprio, situata nella cave di calcare in localita' Biggemi Bassa nel comune di Priolo Gargallo; - la quantita' di rifiuti prodotti, pari a circa 12000 metri cubi all'anno, e la capacita' residua della discarica, pari a 420000 metri cubi, non fanno emergere particolari problemi di smaltimento. 2.2.9 Stabilimento Cementeria di Augusta Lo stabilimento produce materiali cementizi ed e' ubicato in adiacenza della linea ferroviaria, in posizione prospiciente la stazione di Megara di Giannalena nel Comune di Priolo Gargallo. Emissioni in Atmosfera Lo stabilimento, che ha circa 53 punti di emissione, ha un impatto sull'atmosfera di entita' non trascurabile, in considerazione dei quantitativi complessivi annui, pari a: - circa 2200 tonnellate di ossidi di zolfo; - circa 5000 tonnellate di ossidi di azoto; - circa 530 tonnellate di polveri. Consumi e Scarici Idrici Il fabbisogno di acqua dolce dello stabilimento e' pari a circa 400000 metri cubi. I dati disponibili evidenziano un approvvigionamento preponderante di acqua di falda (circa 300000 metri cubi), mentre circa 115000 metri cubi di acqua dolce non potabile vengono forniti dall'acquedotto Ciane. Le acque di scarico dei vari reparti giungono in una vasca di raccolta e da questa vengono rilanciate in ciclo; lo scarico a mare avviene saltuariamente con una porata di 2 metri cubi all'ora. Produzione e Smaltimento Rifiuti Lo stabilimento produce essenzialmente tre tipologie di rifiuto, classificabili come rifiuti speciali: oli esausti, rifiuti speciali assimilabili agli urbani e rifiuti speciali inerti. Le produzioni annue di oli esausti (circa 4 tonnellate) e di rifiuti assimilabili agli urbani (circa 55 tonnellate) risultano piuttosto limitate, mentre la produzione di inerti, superiori a 9800 tonnellate all'anno, risulta piu' consistente. Lo smaltimento finale di tali rifiuti viene effettuato da terzi e avviene presso una discarica di prima categoria per quanto riguarda i rifiuti assimilabili, in discarica di seconda categoria tipo A per gli inerti e al Consorzio Obbligatorio degli Oli usati per gli oli. 2.3 QUALITA' DELL'AMBIENTE Nel presente paragrafo vengono riassunte le principali conclusioni formulate sulla base dei dati e le informazioni disponibili, relativamente ai fondamentali aspetti di inquinamento delle competenti ambientali rilevati nell'area. Benche' le principali fonti causali siano costituite dalle attivita' produttive (in particolare, quelle concentrate nell'area del polo petrolchimico di Priolo-Augusta), come si vedra', i fenomeni di degrado rilevabili non sono tutti determinati da tali sorgenti puntuali, ma ad essi contribuiscono, in alcuni casi in modo determinante, anche altre tipologie di sorgenti di inquinamento. 2.3.1 Inquinamento Atmosferico La valutazione dell'inquinamento atmosferico appare critica per la rilevanza di tale fenomeno nel contesto delle problematiche ambientali dell'area. Va per altro rilevato che i dati di monitoraggio della qualita' dell'aria raccolti, pur non essendo quantitativamente limitati, non permettono di delineare un quadro sintetico e complessivo sui livelli di contaminazione in atto per tutte le diverse sostanze inquinanti di interesse, in quanto per l'area in esame non si dispone di serie di dati omogenee, esaustive e continuative nel tempo. La presenza delle emissioni del polo industriale (Figura 3) costituisce indubbiamente il fattore determinante il degrado della qualita' dell'aria nell'area. Il carico inquinante derivante da attivita' civili (traffico urbano, extraurbano, riscaldamento) o produttive minori appare infatti di entita' ridotta rispetto alle sorgenti principali connesse alle attivita' industriali. Il contributo piu' rilevante all'alterazione della qualita' atmosferica, riconducibile a emissioni di SO2, NOx, polveri totali e sostanze organiche volatili, e' infatti rappresentato dalle fonti industriali site nel polo petrolchimico; per quanto riguarda invece l'ossido di carbonio, il maggiore contributo proviene dal traffico autoveicolare, presente soprattutto nella zona meridionale dell'area (centro di Siracusa e parte inferiore del territorio comunale). I problemi di qualita' dell'aria quindi si concentrano nell'area dell'agglomerato industriale di Priolo-Augusta: come risulta dall'analisi dei processi produttivi, l'inquinamento atmosferico deriva infatti da un lato dalle emissioni puntuali emesse dai numerosi camini degli impianti e dall'altro dalle emissioni diffuse legate allo stoccaggio alla movimentazione e manipolazione di materie prime e prodotti, nonche' a perdite e fuoriuscite dovute alla imperfetta tenuta di alcune sezioni degli impianti. Le prime, essendo confinate ed associate a punti di emissioni ben precisi, possono venire convogliate e trattate piu' facilmente mediante adeguati sistemi di disinquinamento dei fumi, mentre le seconde, proprio perche' diffuse, sono piu' difficili da identificare e quantificare, non sono facilmente canalizzabili e quindi possono venire ridotte principalmente attraverso un migliore controllo ed una migliore conduzione delle operazioni di movimentazione e stoccaggio. Analizzando la situazione dell'area a rischio per quanto riguarda le principali fonti causali di tale inquinamento, si puo' rilevare globalmente che le maggiori industrie hanno gia' attuato alcune iniziative di risanamento, in particolare per quanto riguarda le emissioni puntuali. Si e' cosi' assistito ad una non trascurabile riduzione dei quantitativi di inquinanti che fuoriescono in atmosfera dalle sorgenti puntuali, mentre non si puo' dire che si sia raggiunto un simile ed altrettanto significativo risultato per quanto riguarda l'inquinamento diffuso. Allo stato attuale le centraline non rilevano superamenti di legge per NO2, SO2, mentre si registrano rari superamenti dei limiti normativi per il particolato (PTS) e piu' frequenti per l'ozono e gli idrocarburi non metanici in alcune postazioni (Melilli, Priolo e Augusta negli anni 1989, 1990 e 1993). I ripetuti superamenti delle concentrazioni di idrocarburi non metanici, rilevati dalle reti di monitoraggio anche recentemente, possono essere indice di concentrazioni significative di specifici microinquinanti organici, confermando la rilevanza delle emissioni diffuse. Va notato che il quadro valutativo oggi definibile in relazione allo stato dell'inquinamento atmosferico e' particolarmente carente sotto il profilo della caratterizzazione degli inquinanti non ubiquitari (microinquinanti organici ed inorganici), prevalentemente originati dal Polo Industriale. Nonostante il notevole numero di centraline presenti e la buona copertura territoriale la configurazione delle attuali reti di rilevamento della qualita' dell'aria presenta alcuni problemi di localizzazione e di affidabilita' delle misure. Non risulta inoltre attivato in alcuna azienda del Polo un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni da sorgenti convogliate. 2.3.2 Consumi di Risorse Idriche Allo stato attuale i consumi idrici dell'area assommano a circa 114 milioni di metri cubi per anno, di cui circa 55 milioni di metri cubi per anno ad uso industriale e circa 20 miliardi di metri cubi per anno per usi civili. La domanda della risorsa idrica per uso agricolo, per l'irrigazione dei circa 170 km2 di territorio adibiti a tale uso, risulta dell'ordine di 39 milioni di metri cubi per anno. Da notare che l'industria fa anche largo uso di acqua di mare (circa 2000 milioni di metri cubi per anno) a scopo di raffreddamento impianti. Le fonti idriche utilizzate (Figura 4) sono principalmente le acque delle falde idriche nel sottosuolo calcareo dell'area, integrate, per gli usi che lo consentono, da acque superficiali (Ciane) e da acque di recupero dei depuratori (Siracusa e Ias). Benche' l'area in esame sia una fra le piu' ricche della Sicilia per quanto concerne le risorse idriche, tanto che tale abbondanza ha permesso di sopperire a lungo alle esigenze crescenti della popolazione, dell'industria e dell'agricoltura, gli intensi emungimenti dalle falde nell'intorno del Polo Industriale e dell'area agricola circostante Siracusa sono causa di un sensibile abbassamento localizzato dei livelli di falda, che testimonia un evidente stato di sovrasfruttamento degli acquiferi. 2.3.3 Inquinamento delle Acque L'impatto del sistema civile ed industriale dell'area sulle risorse idriche superficiali, sotterranee e marine risulta di importanza non trascurabile. Inquinamento Idrico Sotterraneo La problematica di rilievo per le acque di falda della zona risulta l'elevato tenore di cloruri che queste presentano, soprattutto nelle aree costiere (Polo Industriale in primo luogo e quindi fascia costiera di Siracusa). Tale fenomeno e' particolarmente evidente nella falda presente nel sottosuolo della zona Sud del Polo, dove dai dati disponibili per alcuni pozzi il contenuto di cloruri supera 3500 ppm. Sebbene l'area sia caratterizzata da una naturale ricchezza di risorse idriche sotterranee, lo sfruttamento non razionalizzato delle stesse ha determinato un abbassamento progressivo del livello piezometrico con conseguente aumento della clorinita' delle acque. L'abbassamento della falda e' generalizzato nella fascia costiera ed assume particolare intensita' in corrispondenza degli insediamenti industriali. Esso si manifesta anche nell'area Sud di Siracusa, a causa di prelievi delle acque di falda a scopo irriguo. Gli emungimenti, attuati per lunghi periodi con elevate portate in prossimita' della costa, tendono ad alterare l'equilibrio idrodinamico delle falde alla loro interfaccia con le acque di mare, inducendo fenomeni di ingressione di acque marine negli acquiferi costieri ed un aumento della clorinita'. La permeabilita' dei terreni superficiali nell'area favorisce inoltre fenomeni di inquinamento delle falde di tipo localizzato, soprattutto in corrispondenza delle aree abitate, dei terreni sottoposti a fertilizzazione e degli allevamenti zootecnici. Tale inquinamento as- sume tuttavia una criticita' trascurabile, in virtu' dell'elevata potenza degli acquiferi e dell'episodicita' dei fenomeni sopra elencati. Va notato che il monitoraggio in atto delle acque di falda non si puo' ritenere adeguato a causa della ripartizione territoriale delle stazioni che non e' in condizione di descrivere la distribuzione areale dei fenomeni di inquinamento in maniera adeguata e non consente di mettere in evidenza l'eventuale esistenza di aree di maggiore criticita'. Si rende cosi' necessario ampliare la serie dei parametri da sottoporre a controllo sistematico, per esprimere un giudizio non solo sul livello di potabilita' delle acque e sull'estensione dei fenomeni di intrusione salina, ma anche su eventuali condizioni di contaminazione tipica di origine industriale e/o agricola delle acque. Inquinamento Idrico Superficiale Attualmente i corsi d'acqua nell'area presentano fenomeni di inquinamento principalmente di natura organica, mentre non si riscontrano dai dati raccolti situazioni di contaminazione di origine industriale, se non in modo limitato nei loro tratti terminali, prima della foce e dove sono insediate le principali industrie. Lo stato di qualita' dei corsi d'acqua non appare tuttavia seriamente compromesso e, comunque, risulta in condizioni non dissimili delle situazioni tipiche di altre porzioni del territorio nazionale. La particolare struttura antropica del territorio siracusano, che prevede la localizzazione degli insediamenti industriali lungo la costa, e il collettamento quasi generalizzato degli scarichi industriali nel depuratore consortile di Priolo, escludono invece fenomeni di rilievo di contaminazione di origine industriale delle acque superficiali. Deve essere osservato che l'analisi dei dati raccolti ha messo in evidenza una sostanziale carenza di informazioni, in quanto sono stati rilevati in passato solamente dati di caratterizzazione chimico-fisico delle principali fonti puntuali di inquinamento urbano ed industriale e non sono in atto programmi di rilevamento sistematico della qualita' delle acque. Inquinamento Marino Costiero Attualmente nel tratto costiero esaminato le "aree potenzialmente critiche" per l'inquinamento marino, in ordine di importanza, sono la Rada di Augusta, il contiguo seno di Priolo e l'area portuale di Siracusa. In rada i principali fenomeni di degrado ambientale individuati sono l'inquinamento da petrolio, l'inquinamento termico e l'eutrofizzazione. I primi due sono da imputarsi principalmente alle attivita' produttive che insistono nella rada e a quelle portuali, mentre l'eutrofizzazione appare anche collegata agli scarichi civili (spesso insufficientemente depurati) alle foci dei corsi d'acqua e rappresenta quindi un problema ambientale maggiormente diffuso lungo la costa. L'area meridionale (Siracusa) non presenta infatti fenomeni di degrado connessi con le attivita' di tipo industriale, ma risulta caratterizzata da una diffusa condizione di eutrofizzazione, particolarmente in prossimita' dell'area portuale. Le problematiche di contaminazione ambientale, almeno pregressa, della rada di Augusta comprendono anche l'inquinamento chimico dei sedimenti; in tutte le zone rilevate i valori dei metalli pesanti (Pb, Mg, Cu, Zn, Cd) e degli idrocarburi sono risultati sempre elevati rispetto ai valori riscontrabili nei tratti costieri esterni. Fra le cause di tali fenomeni di degrado vanno ricordate: - gli scarichi industriali per lo piu' collettati nel depuratore consortile IAS, che scarica a mare presso la penisola di Magnisi; - i sistemi di presa e scarico a mare delle acque di raffreddamento degli impianti industriali, per lo piu' all'interno della rada di Augusta; - gli scarichi civili diretti a mare (spesso insufficientemente depurati), concentrati soprattutto ad Augusta ed a Siracusa; - l'utilizzo agricolo diffuso di nutrienti (fertilizzanti, concimi, ecc.) e di altri prodotti chimici (diserbanti, fitofarmaci, etc.); - le attivita' portuali di carico e scarico e l'intenso traffico marittimo in rada (inquinamento da idrocarburi). A tale proposito va notato che le informazioni e le indagini disponibili rappresentano un quadro non piu' attuale delle condizioni di qualita' dell'ambiente marino costiero della rada, in particolare per quanto riguarda la valutazione analitica dei parametri idrochimici. 2.3.4 Inquinamento e Degrado del Suolo Dall'esame dei dati disponibili, risultano attualmente individuati 22 siti interessati da depositi non controllati di rifiuti. Appare accertata o potenziale una situazione di rischio di contaminazione per cinque siti (Contrada Forgia in Comune di Augusta, Contrada Arenaura in Comune di Siracusa, Localita' Vecchie Saline di Priolo, Contrada Castello Cannaiolo in Comune di Melilli e Contrada Cardona in Comune di Siracusa). Risultano inoltre presenti tre siti adibiti a discarica autorizzata all'interno di stabilimenti industriali. Sono infine presenti vaste aree adibite all'estrazione di inerti non regolamentata, che possono costituire potenziali zone di deposito rifiuti non controllato o di dissesto idrogeologico (in particolare, Localita' Pietruzzello in Comune di Augusta, Localita' Molini in Comune di Siracusa e Localita' Mostringiano in Comune di Priolo). Le cause di diffuso inquinamento e degrado dei suoli sono da ricercarsi nello smaltimento incontrollato di rifiuti e nella concentrazione di aree utilizzate a fini estrattivi. Da notare che il quadro informativo disponibile circa le caratteristiche dei siti sopracitati non e' sufficiente per stabilire la classificazione completa dei rifiuti presenti, ne' per affermare o escludere la sussistenza di altri fenomeni di contaminazione in atto del suolo, del sottosuolo e/o degli acquiferi sotterranei. 2.3.5 Compromissione delle Aree Naturalistiche Le aree di interesse naturalistico (Figura 5) incluse nell'elenco del Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve risultano le seguenti: Cava Grande del Cassibile, Fiume Ciane e Saline di Siracusa, Isola di Capo Passero, Isola delle Correnti, Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande, Grotta Monello, Villasmundo - S. Alfio, Grotta Palombara, Saline di Priolo. Altre zone di interesse naturale e paesaggistico sono le seguenti: l'area dei Monti Climiti, le Saline di Augusta, la Penisola di Magnisi, il Capo Murro di Porco, il Fiordo di Ognina, Brucoli e la Costa Saracena. Sulla base della valutazione di qualita' ambientale dei principali ecosistemi, e' risultato che le aree a piu' elevato valore naturalistico corrispondono alle valli dei Fiumi Anapo, Ciane e Cassibile. Le alterazioni e le modificazioni in atto sono soprattutto a carico degli ambienti fluviali di maggior valore naturalistico, per i quali si manifesta tendenzialmente una riproduzione di biodiversita'. I principali fattori di compromissione risultano i seguenti: tagli illegali di individui arborei, abbandoni di rifiuti, bonifica di paludi, salinizzazione delle acque, ricadute di inquinanti al suolo provenienti dalle attivita' produttive. Vanno inoltre segnalate carenze nella gestione complessiva del territorio, finalizzata alla conservazione e alla riqualificazione ambientale, specialmente delle realta' naturali di elevato pregio, richiedono interventi urgenti di riqualificazione ambientale. 2.3.6 Rischio Industriale Le attivita' produttive del Polo petrolchimico (stabilimenti ISAB, PRAOIL Priolo, ENICHEM Priolo, ESSO ed ENICHEM Augusta) ed i relativi stoccaggi di sostanze pericolose per caratteristiche di tossicita' e/o infiammabilita' risultano concentrati in una ristretta fascia di territorio dislocata lungo la costa. Tali insediamenti sono classificabili industrie a rischio ai sensi del DPR 175/88, in quanto fonti di rischio di eventi incidentali significativi in termini di estensione areale e gravita' delle conseguenze per la popolazione e le strutture esterne agli stabilimenti, quali rilasci tossici (soprattutto ammoniaca, acido fluoridrico, cloro e idrogeno solforato) e BLEVE-Fireball di GPL. Le sostanze in ingresso ed in uscita sono inoltre movimentate attraverso decine di migliaia di autobotti e ferro cisterne (nel 1991 circa 65000 automezzi e 2000 ferrocisterne) e migliaia di navi (nel 1991 circa 4300 unita'). La presenza nell'area, caratterizzata da un elevato grado di sismicita' (categoria S=9), di una notevole concentrazione di insediamenti produttivi petrolchimici e la loro compenetrazione con un tessuto urbano di non trascurabile sviluppo (centro abitato di Priolo e principali infrastrutture di collegamento tra Siracusa e Catania) sono le principali cause delle problematiche di rischio industriale dell'area. L'ingente flusso di vettori di trasporto, la tipologia e la quantita' di merci pericolose movimentate, il livello di urbanizzazione e le caratteristiche delle infrastrutture di comunicazione (per ampi tratti in fregio e/o interni alle industrie a rischio) contribuiscono ad incrementare il livello di rischio per la popolazione. Va notato che per quanto riguarda i rilasci tossici, il centro abitato di Priolo viene interessato dal rischio di potenziale dispersione di ammoniaca dall'impianto di produzione dello stabilimento ENICHEM Agricoltura (peraltro, allo stato attuale, non operativo). Va comunque notato che anche con l'impianto di produzione ammoniaca non in attivita', permangono le condizioni di rischio asso- ciate allo stoccaggio che viene utilizzato come deposito per l'ammoniaca destinata allo stabilimento di Gela. Per quanto riguarda gli eventi principali di incendio ed esplosione esaminati (Pool Fire, UVCE, BLEVE-Fireball) possono determinare effetti assai gravi soprattutto sulle aree urbanizzate circostanti agli insediamenti industriali ed in particolare appaiono interessate in modo rilevante le principali infrastrutture di comunicazione. Le problematiche di rischio per il trasporto stradale riguardante essenzialmente le sostanze infiammabili, appaiono piu' critiche di quelle legate al trasporto ferroviario. In considerazione della bassissima presenza di accadimento di incidenti catastrofici, il rischio associato agli incidenti significativi nelle operazioni di movimentazione marittima rappresenta essenzialmente un rischio per l'ambiente a seguito di sversamenti accidentali di idrocarburi. 2.3.7 Problematiche Igienico-Sanitarie Per tutti gli aspetti igienico-sanitari ed epidemiologici la conoscenza dei problemi non risulta, allo stato attuale, soddisfacente. Gli studi esistenti, tutti realizzati con scopi limitati e specifici, non consentono una esatta ed esauriente valutazione della problematica. Risulta impossibile, allo stato delle conoscenze, realizzare una correlazione tra cause ed effetti. L'unica ricerca realizzata in tal senso sulla popolazione di Augusta (Istituto di Medicina del Lavoro dell'Universita' di Catania) non ha messo in evidenza elementi che inducono ad assegnare al fattore "inquinamento atmosferico di origine industriale" effetti determinanti sulle mortalita' per tumore, diversi da quelli causati da altri fattori che agiscono sulla popolazione. Data la rilevanza della problematica e la scarsa disponibilita' di indagini mirate, si ritiene che essa debba ricevere un'attribuzione di priorita' particolare da intendersi come necessita' di interventi di indagine, studio e monitoraggio particolarmente mirati alla conoscenza delle dinamiche in atto. 2.3.8 Carenze Infrastrutturali dell'Area L'area in esame presenta diffuse carenze infrastrutturali, legate principalmente ai settori dell'approvvigionamento e distribuzione delle acque, al collettamento e depurazione delle acque reflue ed alla gestione dei rifiuti industriali. Approvvigionamento e Distribuzione delle Acque Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i comuni dell'Area a Rischio sono tutti dotati di acquedotti propri, approvvigionati esclusivamente da pozzi e sorgenti, ubicati nel proprio territorio od in quello di comuni limitrofi. I pozzi e le sorgenti in questione risultano essere, in base alle indagini eseguite, prevalentemente di proprieta' diretta delle Amministrazioni comunali che ne utilizzano le risorse, anche se non mancano situazioni di prelievo da pozzi di proprieta' privata, talvolta in esercizio senza autorizzazione. La zona industriale e' approvvigionata sia da pozzi ubicati per la maggior parte nella stessa area industriale, sia da tre differenti acquedotti: il primo acquedotto ha una portata di 800 litri al secondo ed e' alimentato dal fiume Ciane; il secondo ha una portata di 300 litri al secondo e distribuisce le acque del canale Galermi; il terzo e' derivato dal canale di quota 100 ed in periodo invernale eroga 1000 litri al secondo. Si e' quindi in presenza di un sistema idropotabile scarsamente interconnesso, principalmente legato all'approvvigionamento di acque sotterranee (da pozzo e in misura minore da sorgente). Gli impianti, sovente realizzati in tempi non recenti, sono caratterizzati da elevati valori delle perdite, con conseguente spreco di risorse idriche di pregio. Lo spreco di risorse idriche di pregio nelle reti acquedottistiche, a seguito delle diffuse perdite, e la mediocre qualita' delle acque distribuite (durezza, contenuto salino, ecc.) sono senz'altro riconducibili all'absolescenza delle infrastrutture e degli impianti di approvvigionamento e distribuzione delle acque ed alla frammentazione nella gestione ed esercizio degli impianti medesimi. Collettamento e Depurazione delle Acque Reflue Il quadro conoscitivo relativo ai sistemi fognari e di depurazione delle acque reflue presenti nell'area evidenzia che, benche' in generale tutti i comuni siano dotati di rete di fognatura, in alcuni casi tale rete risulta insufficiente e la presenza della rete di fognatura e' vanificata dall'assenza o dal non funzionamento dell'impianto di depurazione con le inevitabili conseguenze di inquinamento biologico dei corpi idrici ricettori. Gestione Rifiuti Industriali La tipologia impiantistica di smaltimento prevalente dei rifiuti industriali e' la discarica; sono in esercizio due impianti di trattamento in conto terzi con potenzialita' di 1500 tonnellate per anno ed un impianto di termodistruzione in conto proprio (ISAB) di potenzialita' pari a circa 1550 t/a, e' ancora frequente il ricorso allo stoccaggio provvisorio soprattutto per tipologie di rifiuto che comportano maggiori problemi di smaltimento. La produzione complessiva di rifiuti industriali del Polo e' di 1300 tonnellate per anno di assimilabili agli urbani, circa 148000 tonnellate per anno di speciali compresi gli inerti e 1300 tonnellate per anno di tossici-nocivi. La disponibilita' di impianti operanti per conto terzi e' assai ridotta: e' attiva una sola discarica II B, avente 80000 metri cubi di capacita' residua, localizzata a Melilli (C.da Bagali). Esistono quattro discariche di categoria II A, di cui tre interne agli impianti, con capacita' complessiva di 800000 metri cubi. Parte dei rifiuti prodotti e' inviata allo smaltimento presso impianti siti all'esterno dell'area. La potenzialita' degli impianti presenti risulta quindi insufficiente a soddisfare la domanda di smaltimento anche nel breve-medio periodo. Data la chiusura degli impianti II B utilizzati fino al 1991, e' prevedibile l'aumento dei quantitativi di rifiuti stoccati presso gli impianti. In assenza di interventi entro due-tre anni l'area esaurira' le sue capacita' autonome di smaltimento. L'insufficienza che, in assenza di soluzioni, si determinera' nell'offerta di smaltimento potra' avere ripercussioni rilevanti in termini di aumento del trasporto di rifiuti pericolosi a lunga distanza presso altri impianti o in termini di incremento degli stoccaggi interni, con effetti non trascurabili sulle problematiche gestionali e di controllo e sulla compatibilita' ambientale complessiva. 2.3.9 Altri Aspetti di Inquinamento e Degrado Per quanto riguarda l'inquinamento acustico, va notato che le informazioni disponibili, basate esclusivamente sulle indagini fonometriche effettuate dalle aziende al perimetro degli stabilimenti industriali, non hanno indicato particolari situazioni di fuori norma. Le rilevazioni condotte da soggetti diversi nei centri urbani di Siracusa e Augusta, mostrano invece livelli sonori superiori ai limiti di legge. L'elevata concentrazione di attivita' industriali ed il traffico veicolare molto intenso sono cause di episodi di inquinamento acustico. Va rilevata la mancanza di un rilevamento e monitoraggio sistematico e condotto con criteri omogenei dei livelli sonori nelle aree urbane e residenziali e nelle aree limitrofe alle zone industriali. Con riferimento al fenomeno dell'abusivismo edilizio, esso presenta due aspetti: le espansioni incontrollate delle aree urbane o di loro propaggini; la edificazione in zona costiera, anche di pregio, di seconde case a uso turistico stagionali. Sono interessati i Comuni di Augusta (fascia costiera Nord), Siracusa (centro urbano e Fr. Cassibile), Priolo (centro urbano), Melilli e Solarino. Le cause di tale fenomeno sono da ricercarsi nell'elevata domanda di abitazioni a fini residenziali e turistici e di aree a scopo commerciale e produttivo e inadeguatezza degli strumenti urbanistici vigenti, spesso superati, scaduti o in via di rinnovo. 2.4 SINTESI CONCLUSIVA Le attivita' di studio ed elaborazione delle informazioni disponibili relativamente ai vari comparti ambientali, territoriali e socio- economici, con riguardo anche agli aspetti di rischio di incidente rilevante presente nell'area, hanno consentito la formulazione di un quadro conoscitivo dello stato dell'ambiente e delle principali dinamiche in atto attraverso l'individuazione dello stato di degrado delle risorse ambientali, del rapporto tra questo e i livelli di utilizzo e, quando possibile, l'identificazione delle fonti causali di impatto e di rischio. La valutazione condotta sulle diverse componenti ambientali consente di evidenziare le principali problematiche ambientali ed i fattori di degrado e compromissione che determinano il rischio di crisi ambientale dell'area, e costituisce in tal senso la fase propedeutica alla successiva definizione del piano degli interventi, tra i quali quelli di approfondimento del quadro conoscitivo. Le problematiche presentano caratteristiche diversificate sia per la loro natura intrinseca (problemi ambientali, territoriali, socio- economici, infrastrutturali, ecc.), sia per la dimensione spaziale su cui manifestano i loro effetti, sia infine per il tipo di intervento o di "programma di intervento" che richiedono. In tale ottica e' possibile procedere alla loro aggregazione in tre differenti categorie omogenee: - problematiche ambientali in senso stretto, che riguardano la compromissione delle componenti classiche dell'ambiente (aria, acqua, suolo); - problemi relativi al rischio e alla sicurezza della popolazione che riguardano gli eventi incidentali legati agli impianti di produzione, agli stoccaggi di sostanze pericolose e al loro trasporto marittimo e terrestre, e problematiche di natura igienico-sanitaria; - problemi legati allo sviluppo territoriale urbanistico ivi compresi quelli relativi alla adeguatezza del quadro infrastrutturale dell'area. Le principali problematiche ambientali in senso stretto sono: - l'alterazione dello stato di qualita' della componente atmosferica, in considerazione delle rilevanti emissioni puntuali e diffuse del comparto industriale, dei superamenti crescenti degli standard di qualita' dell'aria per quanto riguarda gli idrocarburi non-metanici e l'ozono nelle aree urbane di Priolo, Melilli e Augusta, e la coincidenza delle aree urbanizzate di Priolo e (in parte) di Augusta con quelle di potenziale maggior ricaduta al suolo ed inquinanti atmosferici. A fronte di queste considerazioni, deve essere tenuta presente un'insufficiente caratterizzazione dello stato di inquinamento atmosferico determinato da rilevanti carenze nei monitoraggi e nei controlli ambientali; - l'utilizzo intenso delle risorse idriche, determinate dall'eccessivo sfruttamento in aree localizzate, soprattutto per usi industriali ed agricoli, delle risorse disponibili. Le conseguenze di cio' sono rilevabili negli impatti negativi diretti sugli acquiferi sotterranei evidenziati dal notevole abbassamento delle falde e dalla presenza di cloruri nelle acque emunte; - l'inquinamento delle acque, in particolare per gli aspetti di contaminazione di origine organica dei corsi d'acqua superficiali in corrispondenza dei centri abitati interni e l'inquinamento marino costiero essenzialmente connesso alla presenza di scarichi civili (parzialmente) non depurati e a rilevanti flussi di acque di raffreddamento; - la contaminazione dei suoli, originata dalle attivita' pregresse di smaltimento incontrollato di rifiuti, soprattutto in relazione, per alcuni siti, all'accertata presenza di residui di origine industriale, alcuni dei quali tossici e nocivi, ed alle non corrette modalita' di smaltimento di rifiuti urbani. Due siti (in particolare quello di Saline di Priolo Gargallo e quello di Contrada Castello Canniolo) insistono in area caratterizzata da sistemi ambientali vulnerabili o di interesse naturalistico; - alcune problematiche di diverso rilievo, relative allo stato di compromissione in atto degli ecosistemi a maggiore valore naturalistico ed ai problemi legati all'inquinamento acustico. Tra le problematiche che riguardano direttamente la sicurezza delle popolazioni dell'area si annoverano: - il rischio di incidente rilevante connesso alla presenza delle attivita' petrolchimiche, con particolare riferimento all'esercizio degli impianti produttivi ed allo stoccaggio di sostanze pericolose. Va evidenziato che tali problematiche interessano, aggravate dalle caratteristiche di elevata sismicita' dell'area, interessano essenzialmente il centro abitato di Priolo e tratti importanti della SS 114 e linea ferroviaria Siracusa- Catania, nonche' l'asse urbanizzato che attraversa l'area degli insediamenti industriali, gravitante sulle principali infrastrutture di comunicazione locale; - i rischi igienico-sanitari evidenziati dalle informazioni disponibili, ma insufficientemente conosciuti sulla base delle elaborazioni statistico-epidemiologiche oggi esistenti. Le principali problematiche di natura infrastrutturale per l'area sono: - l'inadeguatezza dei sistemi di approvvigionamento e distribuzione delle acque, con particolare riferimento alle diffuse perdite in rete ed alla mediocre qualita' delle acque distribuite, per l'obsolescenza delle infrastrutture; - l'inadeguatezza dei sistemi fognari e depurativi, con particolare riferimento all'incompletezza delle reti fognarie ed al malfunzionamento o inesistenza degli impianti di depurazione; - l'inadeguatezza e l'insufficienza dei sistemi di smaltimento dei rifiuti, soprattutto di origine industriale; - le problematiche legate alle carenze ed alle distorsioni dello sviluppo socio-economico ed urbano che determinano una polarizzazione interna all'area delle dinamiche economiche ed occupazionali, con una fascia costiera in cui si concentrano le attivita' industriali e un entroterra ancora legato ad attivita' agricole a basso reddito. Va comunque sottolineato che, sebbene per le singole componenti ambientali piu' classiche (aria, acqua e suolo) non sono stati rilevati elementi di compromissione avanzata e di inquinamento acuto, il quadro conoscitivo seppure carente (soprattutto per la valutazione di effetti indotti e cumulativi) indica una situazione di pressione combinata e costante sull'ambiente con particolare riferimento all'area gravitante sulla rada di Augusta. Una problematica di assoluto rilievo per il territorio e' rappresentata da un'incontrollata espansione delle zone urbanizzate. 3.0 OBIETTIVI DI QUALITA' AMBIENTALE Per obiettivi di qualita' ambientale si intendono le caratteristiche qualitative dell'aria, dei corpi idrici e del suolo, determinate sulla base di specifici indicatori (quali parametri chimici, fisici o biologici opportunamente selezionati), che occorre perseguire, mediante l'attuazione delle iniziative di Piano, al fine di ripristinare, ove siano alterati, i livelli qualitativi dell'ambiente atti a prevenire nel lungo termine i rischi per la salute umana per l'ambiente e a conservare le risorse naturali, consentendo di mantenere nel lungo periodo i livelli di fruizione. Allo stato attuale la legislazione fissa per tutto il territorio nazionale gli "standard" cui devono uniformarsi gli scarichi idrici, le emissioni nell'aria, le modalita' di smaltimento e trattamento dei rifiuti, indipendentemente dalla capacita' specifica e locale di autodepurazione delle componenti ambientali e della specifica destinazione d'uso delle risorse. Tale approccio normativo, forzatamente e necessariamente uniforme sull'intero territorio nazionale, puo' risultare inadeguato a garantire il recupero ambientale di aree caratterizzate da un'elevata "pressione antropica", in quanto il rispetto dei limiti normativi puo' anche non consentire da solo, il raggiungimento di obiettivi di qualita' ambientale sufficienti. In linea di principio, si dovrebbe quindi procedere all'identificazione di specifici obiettivi di qualita' per i principali indicatori critici relativi alle componenti ambientali fondamentali (aria, acqua, suolo), che tengano conto non soltanto degli standard di legge, ma anche dalle esigenze particolari di tutela derivanti dall'analisi del quadro ambientale dell'area, nonche', ove disponibili, delle linee guida di organismi scientifici internazionali. In generale, va tuttavia tenuto presente che non sempre sono disponibili tutti gli elementi necessari alla definizione degli obiettivi di qualita' ambientale e che, pertanto, si e' sovente costretti ad operare in condizioni sub-ottimali. Come gia' evidenziato, nell'area a rischio esiste un notevole grado di incertezza sulle conoscenze delle compromissioni in atto e dei fenomeni che regolano i meccanismi evolutivi dello stato delle di- verse variabili ambientali. A livello operativo si e' pertanto proceduto ad una definizione preliminare di tali obiettivi, ove possibile in termini quantitativi, al fine di avviare la risoluzione delle principali problematiche emergenti, pur nella consapevolezza delle notevoli incertezze conoscitive (che non permettono di identificare compiutamente i fenomeni di scambio tra le diverse matrici ambientali, nonche' eventuali sinergie tra gli inquinanti) e della necessita' di operare periodiche revisioni e ridefinizioni di tali obiettivi, una volta attivato il sistema di monitoraggio ambientale previsto. Proprio il sistema di monitoraggio ambientale, non appena sara' operativo e' sufficientemente affidabile, consentira' di definire in modo compiuto gli obiettivi di qualita' ottimali delle componenti ambientali interessate. Tale scelta e' del resto in sintonia con la concezione di base e la conseguente struttura "aperta" del Piano che, dopo aver fissato i fondamenti del processo di risanamento ed i primi interventi prioritari, deve costituire uno strumento in evoluzione e prevedere frequenti momenti di verifica, al fine di completare ed eventualmente riorientare i suoi obiettivi sulla base dell'evoluzione conoscitiva e tecnologica. L'avviamento del sistema di monitoraggio ambientale e del sistema informativo per il controllo dell'avanzamento del Piano mettera' infatti a disposizione gli strumenti atti a pervenire ad una visione unificata e sintetica dei vari aspetti, che consentira' di individuare e valutare le possibili ricadute dei fenomeni che coinvolgono piu' componenti ambientali, e quindi di definire in modo compiuto e consapevole le reali esigenze di salvaguardia e conseguentemente gli obiettivi di qualita'. Al tempo stesso il completamento del quadro conoscitivo potra' fornire elementi chiarificatori su cui eventualmente riformulare standard di qualita' e limiti di emissione. Nella loro configurazione finale, gli obiettivi di qualita' fissati saranno tali da: - garantire il miglioramento progressivo dello stato di qualita' per le singole componenti ambientali; - salvaguardare le risorse ambientali disponibili e contribuire ad evitare il loro depauperamento; - salvaguardare le risorse paesaggistiche e naturalistiche dell'area. Gli obiettivi di qualita' nel seguito indicati devono quindi essere intesi non come limiti "normativi" assoluti, e quindi non come specifici standard di qualita', ma propriamente come obiettivi a cui tendere con la realizzazione delle iniziative di Piano e su cui basare le verifiche d'efficacia degli interventi realizzati. Da un punto di vista temporale, in un primo periodo di breve termine gli obiettivi di qualita' ambientale coincideranno con la fase di adeguamento a norma ed alla verifica del rispetto degli standard normativi di qualita' ambientale. In un secondo periodo (medio-lungo termine) si procedera' per il raggiungimento di obiettivi intermedi e finali con la definizione di possibili successive graduazioni e affinamenti attraverso le opportune verifiche intermedie dell'efficacia degli interventi di Pi- ano. In senso spaziale gli obiettivi potranno avere validita' generale, se riferiti a tutta l'area in esame, o specifica, per porzioni limitate di territorio e particolari problematiche ambientali. 3.1 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LA COMPONENTE ATMOSFERICA Tenuto conto della specificita' dell'area in esame, in cui e' presente una notevole concentrazione di industrie chimiche e petrolchimiche, caratterizzate da non trascurabili emissioni puntuali provenienti dai cicli produttivi (derivanti essenzialmente da processi di combustione) e da emissioni diffuse, costituite essenzialmente da idrocarburi, provenienti dalle installazioni di stoccaggio e dalla movimentazione dei prodotti, appare ipotizzabile che il semplice rispetto dei limiti per le emissioni possa non garantire compiutamente la tutela della qualita' dell'aria. Per quanto riguarda gli inquinanti ubiquitari, nel breve termine, ed in attesa dei risultati di una piu' estesa attivita' di monitoraggio ambientale e delle prime verifiche di compatibilita' degli impianti industriali e dell'efficacia degli interventi, sara' assunto come obiettivo di qualita' quello conseguibile attraverso la realizzazione degli interventi per il rispetto dei limiti di emissione fissati dalla normativa nazionale (D.M. 12 Luglio 1990), fermo restando il rispetto dei valori limite di qualita' atmosferica definiti dalla normativa vigente. A tal proposito, due decreti emanati dall'Assessorato del Territorio e Ambiente della Regione Siciliana (No. 1131/91 e 498/17 del 1993), individuano in funzione di determinate condizioni metereologiche "tipo" e valori soglia di qualita' dell'aria (relativamente alle concentrazioni di SO2, NOx e O3 misurate dalla rete di monitoraggio), situazioni di preallarme, allarme ed emergenza in relazione alle quali vengono attivate dalle industrie ricadenti nell'area una serie di procedure di intervento, da concordarsi con le autorita' competenti, atte a prevenire e rimuovere il degrado atmosferico. Gli obiettivi nel medio-lungo termine saranno determinati con riferimento alle caratteristiche qualitative dell'ambiente atmosferico, come regolate mediante i corrispondenti limiti normativi (DPCM 28 Marzo 1983 e DPR 203/88). In termini operativi, nel medio- lungo periodo sara' perseguito l'obiettivo generale di attestarsi intorno ai valori guida di concentrazione in atmosfera previsti dalla normativa per quanto riguarda biossido di zolfo, biossido di azoto e particelle sospese totali per tutto il territorio dell'area a rischio. Per gli idrocarburi totali non metanici, non dovranno essere superati i valori limite di concentrazione fissati dalla normativa, indipendentemente dall'andamento dei rilevamenti delle concentrazioni di ozono, e potranno essere appositamente definiti valori-obiettivo diversificati per singole sub-aree. In generale, in accordo a quanto previsto dal DPR 203/88 (Articolo 4, Comma C), e' possibile che l'area in esame o alcune subaree specifiche, in ragione dell'elevata concentrazione industriale, possano essere soggette, in prospettiva e sulla base delle nuove conoscenze acquisite, a valori limite di qualita' dell'aria piu' restrittivi di quelli normati. Per quanto riguarda i micro-inquinanti organici e inorganici non normati, si osserva che i risultati delle indagini previste del monitoraggio ambientale potranno consentire di definire piu' accuratamente, nel corso della prima verifica, le concentrazioni medie di specifiche sostanze, da assumere come valori obiettivo. Per la definizione di tali valori obiettivo si potra' fare riferimento ad indicazioni in tal senso provenienti da organismi scientifici internazionali. Eventuali modulazioni su scenari intermedi, funzione della scansione temporale degli interventi di riduzione delle emissioni, potranno essere identificate per ogni inquinante esaminato sulla base dei risultati del monitoraggio ambientale disponibili dopo la prima fase di implementazione del Piano (primo biennio). In tale fase sara' inoltre possibile definire, ove necessario, limiti di emissione, per alcuni inquinanti e per sorgenti puntuali ubicate in posizione critica, piu' restrittivi dei limiti di emissione imposti dalla normativa vigente, al fine di contenere il piu' possibile eventuali effetti sinergici o di accumulo nell'ambiente circostante. 3.2 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LE RISORSE IDRICHE Gli obiettivi di qualita' riferiti alla componente acqua sono strettamente legati alla quantita' e qualita' di prodotti inquinanti che le diverse attivita' presenti nell'area immettono nell'ambiente, e in linea di principio, devono essere individuati con riferimento agli usi specifici cui e' soggetta. La qualita' delle acque destinate all'uso idropotabile e' regolamentata dalle norme contenute nel DPR 24 Maggio 1988 No. 236 che attua la direttiva CEE 80/778, mentre per quanto riguarda l'approvvigionamento da corpi idrici superficiali il DPR 3 Luglio 1982 No. 515 suddivide le acque nelle tre categorie corrispondenti a trattamenti via via sempre piu' spinti. Per gli usi irrigui ed industriali non esistono standard normativi, ma si fa di solito riferimento a campi di variazione dei parametri caratteristici riportati in letteratura. La Legge 319/76, dal canto suo, ha imposto il controllo indifferenziato per gli scarichi per i quali vengono stabiliti limiti di accettabilita' per determinati parametri. Nel breve termine verra' assunto, per le acque superficiali, quale obiettivo di qualita', il miglioramento qualitativo conseguibile mediante il rispetto generalizzato e tassativo dei limiti imposti dalla normativa vigente (Tabella A della Legge 319/76) per gli scarichi idrici. Per le acque sotterranee si e' evidenziato, nel corso della fase conoscitiva, come le falde presenti nell'area siano soggette ad utilizzo consistente con conseguente progressivo instaurarsi di fenomeni di intrusione salina. Pur in assenza di informazioni estese ed approfondite sull'effettivo stato di qualita' della risorsa idrica nell'area in esame, e' possibile identificare come obiettivo nel breve termine, il miglioramento della qualita' idropotabile relativamente a situazioni locali di particolare degrado riscontrate nell'area (citta' di Siracusa ed area a Sud del polo industriale), cosi' come conseguibili attraverso una consistente e generalizzata riduzione dei prelievi idrici dalle risorse sotterranee. Nel medio-lungo termine, allorquando si potra' fare riferimento ad una maggiore disponibilita' di dati, attualmente estremamente carenti e mal distribuiti, sara' possibile definire piu' accurati obiettivi. In particolare, per i corsi d'acqua superficiali naturali, si potra' perseguire una riduzione progressiva del divario tra lo stato di qualita' dei vari corpi ricettori e lo standard di riferimento rappresentato dalla Classe A3 per le acque superficiali destinabili al consumo idropotabile ai sensi del DPR 515/82, mentre per le acque di falda si definiranno obiettivi piu' stringenti e validi a scala territoriale piu' vasta. Con riferimento alle acque marine, l'obiettivo consiste nel migliorarne la qualita', relativamente alla presenza di idrocarburi, e nel limitarne il rialzo termico entro i limiti normativi, soprattutto laddove minori sono le dinamiche di scambio col mare aperto, al fine di scongiurare fenomeni di eutrofizzazione. 3.3 OBIETTIVI DI QUALITA' PER LA COMPONENTE SUOLO Con riferimento alle problematiche indotte dal polo industriale nell'area, la componente ambientale suolo deve essere considerata in termini di obiettivi di qualita', principalmente quale risorsa da proteggere in relazione anche agli usi e da risanare nel caso di presenza di situazioni di particolare degrado. Gli obiettivi da perseguire dovranno identificare i possibili usi in funzione dei diversi livelli di qualita' del suolo (come risultanti dal previsto monitoraggio ambientale), tenendo presente in particolare i fenomeni di accumulo conseguenti alla deposizione degli inquinanti atmosferici, ed il risanamento delle situazioni puntuali di degrado conseguenti a smaltimenti non controllati di rifiuti. 4.0 OBIETTIVI E STRATEGIE DEL PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE Nel presente capitolo vengono definiti gli obiettivi (Paragrafo 4.1) e le strategie (Paragrafo 4.2) del Piano di Risanamento del territorio dell'area in esame. Sebbene caratterizzata da lacune, la base conoscitiva disponibile permette di delineare il quadro di riferimento ambientale e, sovente, di identificare le principali fonti causali degli inquinamenti, con particolare riferimento alle attivita' connesse alla presenza degli insediamenti industriali. Sulla base delle problematiche ambientali in atto (Capitolo 2.0), si e' proceduto a definire gli obiettivi generali del Piano, gli obiettivi specifici per il raggiungimento degli obiettivi di qualita' fissati per le componenti ambientali fondamentali e gli obiettivi specifici per la riqualificazione e valorizzazione territoriale, che prescindono dagli aspetti quantitativi proposti per il recupero della qualita' ambientale. Le strategie di risanamento sono state dirette a privilegiare interventi di tipo preventivo e strutturale rispetto a quelli di tipo infrastrutturale, al fine di limitare alla fonte l'inquinamento e il degrado ambientale in genere, anziche' intervenire a valle delle sorgenti di inquinamento. 4.1 OBIETTIVI DEL PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE Sulla base della sintesi valutativa delle problematiche ambientali, effettuata a conclusione dello studio conoscitivo sullo stato dell'ambiente, sono stati definiti gli obiettivi generali del Piano e gli obiettivi specifici per il recupero e la tutela delle componenti ambientali fondamentali e per la riqualificazione e la valorizzazione territoriale, prescindendo dagli aspetti quantitativi proposti per il recupero della qualita' ambientale. I criteri adottati per la identificazione degli obiettivi di risanamento tengono conto sia delle caratteristiche specifiche degli elementi di degrado e compromissione ambientale e territoriale rilevati, sia del diverso grado di approfondimento delle conoscenze che e' stato possibile raggiungere nei diversi settori sulla base delle informazioni disponibili. Gli obiettivi definiti sono mirati a livello generale ad un miglioramento della qualita' ambientale per le componenti atmosferica, idrica e del suolo, ad un contenimento del rischio nei riguardi della sicurezza della popolazione derivante dalla presenza delle industrie chimiche e petrolchimiche, al risanamento ed eliminazione di situazioni puntuali di inquinamento del suolo, all'ottimizzazione dell'uso delle risorse, comprese quelle di natura paesaggistica, ed alla loro salvaguardia. A tal fine sono stati individuati macro-obiettivi ed obiettivi di ampio respiro. Accanto cioe' ad obiettivi tipici del Piano, in quanto strettamente legati alle problematiche che hanno portato l'area ad essere dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, si trovano problematiche di tipo piu' comune, presenti in molti nuclei urbani ed industriali, e risolvibili con interventi di ordinaria amministrazione, interventi che comunque vista la particolarita' dell'area dovranno integrarsi con l'insieme degli interventi e delle strategie del Piano. Nella Tabella 1 vengono riportati i macro- obiettivi e gli obiettivi individuati alla luce delle conoscenze acquisite nella fase conoscitiva, mentre nella Tabella 2 vengono riportati i settori di intervento per il conseguimento degli obiettivi di cui sopra. 4.2 STRATEGIE DEL PIANO DI RISANAMENTO I territori considerati, sviluppatisi da un punto di vista socio- economico grazie alla loro industrializzazione, hanno subito l'instaurarsi di particolari e diversificate situazioni di antropizzazione e di degrado e presentano oggi fenomeni di compromissione determinati dalle stesse attivita' antropiche che hanno favorito e concorso allo sviluppo sociale ed economico dell'area. Nasce da questa valutazione l'esigenza di affrontare in maniera concettualmente innovativa il rapporto fra attivita' antropiche, necessarie per lo sviluppo socio-economico e l'ambiente inserendo un nuovo vincolo nella gestione: il sistema territoriale inteso come unita' ecosistemica da utilizzare in maniera compatibile alle caratteristiche e vincoli ambientali e da salvaguardare mediante interventi di tipo cautelativo e preventivo. Per questi ultimi interventi si e' adottato in particolare un criterio di minimizzazione del rischio ambientale attraverso misure tese alla riduzione e/o al contenimento dei fattori causali di degrado e ordinabili, secondo un livello decrescente di importanza, nel modo seguente: - interventi di limitazione/cessazione dell'attivita' antropica generatrice del fattore causale; - interventi di modifica delle tecnologie e dei processi di produzione; - interventi preventivi di ottimizzazione della gestione e della condizione delle attivita' e di miglioramento dei livelli di sicurezza; - azioni di mitigazione e contenimento degli impatti, attraverso interventi "add-on" o "end-of-pipe" al fine di migliorare l'abbattimento, la depurazione o il trattamento delle emissioni in atmosfera e la qualita' e quantita' dei reflui e dei rifiuti prodotti. Il Piano di Risanamento non si deve quindi limitare ad essere uno strumento di programmazione e pianificazione ambientale e territoriale, ma deve costituire uno strumento procedurale che dia origine ad un processo di indirizzo e gestione delle iniziative di risanamento e tutela ambientale, rapportati e vincolati al contesto territoriale e socio-economico dell'area interessata. Il primo fondamento strategico, su cui deve essere basato il Piano di Risanamento, prevede l'indifferibilita' degli interventi necessari a garantire il rispetto dei valori limite normativi ove tali valori non risultino rispettati e che devono essere attuati, con risorse proprie, nel piu' breve tempo possibile dal soggetto responsabile della sorgente di impatto. Per la prima fase del Piano, in considerazione delle attuali carenze conoscitive denunciate, e' pertanto opportuno promuovere, in particolare per quanto riguarda il controllo delle emissioni industriali, un approccio al risanamento fondato sull'adozione delle migliori tecnologie disponibili di controllo e depurazione (approccio di tipo BAT, Best Available Tecnology). L'implementazione degli interventi di prima fase puo' essere ritenuta, quindi, sostanzialmente svincolata dall'evoluzione delle caratteristiche ambientali valutata sulla base di indicatori critici appositamente selezionati. L'attivazione del sistema di monitoraggio ambientale integrato e del sistema informativo per il controllo dell'avanzamento del Piano permettera' la transizione ed un approccio al risanamento, tutela e gestione ambientale piu' evoluto, in cui la conoscenza approfondita del reale stato dell'ambiente e l'analisi e valutazione degli scenari evolutivi dovrebbero evidenziare gli effetti cumulativi determinati dall'insistere sul territorio di tutte le attivita' produttive, permettere di fissare in modo piu' puntuale, preciso e diversificato (anche dal punto di vista temporale) gli obiettivi di qualita' e gli obiettivi di risanamento e condizionare pertanto le scelte per il contenimento e la mitigazione degli impatti, incentivando in ultima analisi la ricerca "ambientale". Va pero' evidenziato che, nonostante l'approccio BAT proposto per la prima fase del Piano, gli interventi e le iniziative di ricerca mirati al miglioramento progressivo delle condizioni ambientali ed al raggiungimento degli obiettivi di qualita' ambientale, per situazioni gia' contenute o rientrate entro gli standard normativi, devono essere incentivati e promossi opportunamente. Il Piano deve quindi assegnare priorita' alle risposte di prevenzione e pertanto favorire il piu' possibile misure di tipo strutturale, operando per limitare l'impatto ambientale alla fonte (i processi), piuttosto che promuovendo la realizzazione di infrastrutture di depurazione a valle dei processi. Tale impostazione si riflette nell'organizzazione di un'attivita' articolata di sperimentazione e di prototipizzazione di interventi innovativi, a maggiore supporto delle linee d'azione del Piano. Qualora le tecnologie per la realizzazione di interventi preventivi di risanamento non siano gia' disponibili su scala industriale ("tecnologie pulite"), il Piano, oltre ad avviare i necessari interventi infrastrutturali nel breve-medio termine, deve incentivare gli sviluppi tecnologici per soluzioni strutturali nel lungo termine. Tuttavia, privilegiare la prevenzione e, quindi, soluzioni strutturali, pone problemi di implementazione non trascurabili e sicuramente superiori a quelli che si riscontrerebbero adottando una strategia riduttivamente basata su interventi infrastrutturali di trattamento e depurazione. E' necessario altresi' fornire indirizzi per politiche di orientamento e sostegno dei comportamenti e assicurare la realizzazione di un insieme di interventi da parte dei soggetti pubblici e privati coinvolti, sovente autonomi nelle scelte. Tale scelta strategica richiede la messa a punto di un equilibrato sistema di strumenti di coordinamento e di supporto decisionale (mediante attivita' di sperimentazione e disponibilita' di una "procedura" d'analisi di impatto e di verifica di congruita' e compatibilita' ambientale), iniziative di partecipazione e vincoli normativi, prescrizioni tariffarie e/o incentivazioni agli interventi tale da: - rendere economicamente conveniente (almeno nel medio-lungo termine) l'adozione degli interventi ritenuti necessari; - non penalizzare le attivita' produttive nell'area, rispetto alla concorrenza sia nazionale che internazionale; - favorire, ove possibile, processi di innovazione tecnologica che incrementino la produttivita' e l'occupazione (nei limiti dettati dall'andamento dei mercati); - non "premiare" situazioni pregresse di inquinamento, trasferendo a carico dello Stato oneri che, anche a norma di legge, spettano ai soggetti responsabili. Qualora l'intervento di disinquinamento a valle dei processi sia indifferibile per il contenimento dell'impatto ambientale entro limiti accettabili e dove si sia verificata la necessita' di infrastrutture dedicate, il Piano deve prevedere i necessari investimenti per la realizzazione dei progetti che consentano il raggiungimento degli obiettivi di risanamento. Tali interventi devono essere considerati prioritari, a valle della verifica della loro effettiva necessita'. I soggetti titolari di tali attivita' possono essere i soggetti privati, gli Enti Locali competenti e gli organismi delegati. Il Piano in tal caso deve fornire gli adeguati strumenti per la pianificazione del disinquinamento, che possono essere costituiti da: - indicazioni progettuali; - soluzioni tecnologiche; - livelli di efficacia degli interventi. Il Piano deve, infine, prevedere idonei strumenti e forme di gestione, rappresentati, in primo luogo, da strumenti di gestione integrata e dal coordinamento tecnico unitario sopra definito e, quindi, da tutte le procedure e le iniziative mirate all'avvio e al mantenimento del controllo ed al governo del sistema di iniziative e di investimenti. Per la completa ed efficiente gestione dell'intervento ambientale, pertanto, devono essere realizzati: - un sistema di raccordo e relazione tra i soggetti; - un sistema di monitoraggio integrato ambientale; - un sistema informativo di controllo dell'attuazione del Piano; - un sistema di formazione tecnica specialistica; - un sistema di informazione ambientale. Per quanto riguarda il sistema di monitoraggio integrato della qualita' ambientale, esso deve consentire di controllare in modo continuo e con sufficiente uniformita' ed estensione le diverse componenti ambientali ed i parametri indicatori critici e, specificatamente, dovra': - integrare le conoscenze attuali; - controllare lo stato di qualita' delle componenti ambientali e lo stato quali-quantitativo delle risorse idriche e valutare l'andamento spazio-temporale delle concentrazioni di inquinanti specifici; - verificare il rispetto dei limiti normativi, relativamente alle emissioni; - soddisfare le esigenze di controllo per la protezione igienico- sanitaria in area a rischio; - permettere un feed-back informativo in grado di consentire la valutazione dell'efficacia degli interventi di risanamento ed eventuali correzioni di linea e revisioni di tali interventi; - fornire gli elementi conoscitivi per un'adeguata informazione e partecipazione pubblica circa le problematiche ambientali in atto e lo stato di qualita' dell'ambiente; - fornire un'aggiornata base informativa per i programmi e le ipotesi di sviluppo futuro e per valutare l'impatto ambientale di eventuali nuovi insediamenti ed interventi sul territorio. Le attivita' di controllo, informazione, formazione ed avviamento devono essere previste allo scopo di garantire una presenza attiva sul territorio nel periodo di attuazione del Piano. Le attivita' di avviamento sono, in particolare, necessarie per: - assicurare, al completamento del Piano, l'esistenza di sistemi operativamente funzionanti; - garantire la fornitura dei servizi all'immediato completamento degli impianti prima che sia interamente sviluppata la politica tariffaria che deve assicurare le risorse per la gestione. Tale presenza attiva risulta fondamentale per il successo degli interventi di risanamento e per il necessario supporto al Piano che deve essere ottenuto e mantenuto presso il comparto industriale, il quale rappresenta indubbiamente il principale soggetto ed oggetto delle azioni previste. Pur essendo opportuno che l'insieme degli interventi debba essere definito nel modo piu' compiuto possibile, almeno per le fasi di prima priorita', il Piano deve essere caratterizzato da un elevato grado di flessibilita' e, quindi, essere aggiornato con continuita' al fine di adeguarlo periodicamente a: - informazioni addizionali sullo stato di qualita' ambientale; - risposta dell'ambiente agli interventi di Piano implementati; - mutate situazioni tecnologiche che si andranno configurando nel corso delle fasi di implementazione del Piano; - mutata disponibilita' delle risorse finanziarie. A tal fine devono essere previste verifiche periodiche dell'andamento delle iniziative di Piano, con gli scopi specifici di valutare le attivita' fino ad allora implementate, di identificare ulteriori iniziative di risanamento necessarie e, eventualmente, riorientare o ridefinire alcune delle attivita' previste. Nonostante il carattere "aperto" del Piano, deve essere comunque fornito un attento inquadramento degli interventi, allo scopo di permettere la chiara identificazione di quelli dovuti per norma o inclusi in piani e programmi gia' esistenti, rispetto alle nuove iniziative di risanamento e valorizzazione proposte. 5.0 INTERVENTI DI RISANAMENTO Il presente capitolo illustra in dettaglio l'articolazione del programma degli interventi di risanamento predisposto per l'area in esame. Sulla base dei dati esistenti e disponibili relativi allo stato di inquinamento ambientale, alle caratteristiche delle infrastrutture esistenti, nonche' alle indicazione di piani e progetti previsti dagli Enti competenti e dai soggetti responsabili, si e' proceduto alla individuazione delle tipologie e delle caratteristiche fondamentali degli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi di risanamento e riqualificazione territoriale dell'area a rischio. Tra gli interventi di Piano sono incluse anche le iniziative di studio, ricerca, pianificazione e indagine, necessarie alla ulteriore implementazione del Piano. Gli interventi vengono presentati ad un livello di definizione di dettaglio se attuabili nel breve termine, mentre quelli da attuare nel medio-lungo termine vengono per lo piu' forniti a livello di indirizzi generali. I risultati del monitoraggio mirato a valutare l'efficacia e l'esito degli interventi immediati o di breve periodo ed a completare la base conoscitiva consentiranno di formulare in forma compiuta gli interventi per il lungo termine ed, eventualmente, di modificare alcune tra le indicazioni del presente documento. Tale impostazione e' coerente con il carattere aperto e flessibile del Piano, voluto nella consapevolezza della necessita' di ulteriori e piu' approfondite verifiche delle attuali valutazioni e della necessita' di evitare l'avvio di iniziative che si rivelino poi inutili ed economicamente troppo onerose. Gli interventi, articolati per macro-obiettivo obiettivo e priorita', sono caratterizzati da un codice del tipo: Xm-n/p dove X e' il codice letterale che indica il macro-obiettivo, m e' il codice numerico che indica l'obiettivo, secondo la classificazione riportata nella Tabella 1, n il numero progressivo dell'intervento nell'ambito del macro-obiettivo e p e' una lettera (A, B o C) che indica la tipologia di finanziamento prevista per gli interventi. La priorita' e' indicata separatamente. La tipologia di finanziamento prevista per gli interventi (riassunti in Tabella 3) e' divisa in tre gruppi: - interventi gia' finanziati, indicati con lettera A; - interventi da finanziare a totale carico dell'azienda, quali gli interventi di messa a norma (da parte di soggetti privati), indicati con la lettera B; - interventi da finanziare con possibile contributo pubblico, indicati con la lettera C. Per quanto riguarda gli interventi di messa a norma, relativi ai soli soggetti privati, va rilevato che essi includono: - interventi di adeguamento ai limiti di emissione; - interventi di adeguamento ai limiti di scarico; - interventi di ripristino conseguenti a fenomeni di degrado ambientale chiaramente attribuibile ad uno specifico soggetto privato. Fermo restando che l'adeguamento a norma previsto dal decreto del Ministero dell'Ambiente del 12 Luglio 1990 non possa essere adottato in termini piu' lunghi di quelli imposti dalla legge, si ritiene che il decreto di approvazione del Piano di Risanamento debba prevedere che: - gli interventi di carattere gestionale e che non richiedono adeguamenti di impianto o infrastrutture o altre azioni incompatibili con il termine indicato, dovranno essere adottati entro 30 giorni dalla data del decreto. Potranno usufruire di termini piu' ampi, gli interventi di messa a norma delle emissioni che comporteranno problemi per la modifica dei sistemi di approvvigionamento di combustibili diversi dagli attuali. - sempre entro 30 giorni dalla data del decreto ciascun soggetto privato, per il quale siano prescritti nel Piano interventi di messa a norma, dovra' presentare alla Regione Siciliana un programma di realizzazione di interventi indicante: - le modalita' di attuazione dell'intervento, - i tempi necessari (a decorrere dall'approvazione del programma) per il suo avviamento (che dovrebbero documentatamente essere i tempi tecnici minimi), - i tempi necessari per il suo completamento (che dovrebbero documentatamente essere i tempi tecnici minimi); - tale programma, approvato entro i successivi trenta giorni dalla Regione Siciliana, diverra' prescrizione vincolante; - la Regione Siciliana potra' richiedere modifiche al programma nel caso in cui ritenga non adeguate le modalita' previste e/o eccessivamente dilatati i tempi di realizzazione; - nel caso in cui il soggetto presentatore ritenga di non poter acconsentire alle modifiche richieste dalla Regione Siciliana, la questione verra' rimessa al Ministro dell'Ambiente, che fissera' il programma con proprio decreto, ai sensi dell'Articolo 8 della Legge 349/86. Per quanto riguarda la priorita' di attuazione, gli interventi sono classificati come: - Priorita' I: interventi fondamentali rispetto alle problematiche principali dell'area a rischio; - Priorita' II: interventi complementari rispetto alle problematiche principali oppure fondamentali per problematiche minori (o subordinati a esiti di interventi di Priorita' I); - Priorita' III: interventi di completamento del risanamento (o subordinati a esiti di interventi di Priorita' II). Dal punto di vista dell'articolazione temporale degli interventi, le varie classi di priorita' corrispondono approssimativamente ad una scansione articolata in tre periodi, dei quali il primo ha durata