Art. 6. 
 
                    Legame con la zona geografica 
 
    Fu il Cav. Giacomo Maria  Spoto  che  impianto',  nella  zona  di
produzione del «Pistacchio di Raffadali D.O.P.» il primo pistacchieto
artificiale di 13.00.00 Ha, in un terreno fertilissimo;  dopo  questo
felicissimo  tentativo  che  arrichi'  il  pioniere,  i  pistacchieti
artificiali sono diventati comuni raggiungendo produzioni  e  redditi
sconosciuti  prima  nell'area.  Ad  esso  ne  seguirono  molti  altri
compresi gli impianti voluti dal  Duca  Colonna  di  Cesaro',  allora
ministro  delle  poste  e  telecomunicazioni,  fatti  realizzare   da
Girolamo Vizzi' in contrada Cinti. 
    La specie ha avuto particolare sviluppo a partire  dalla  seconda
meta'  dell'Ottocento,  interi  pascoli  e  terreni  incolti   furono
trasformati in pistacchieti e la pianta coltivata divenne  il  fulcro
di tutto il sistema agricolo ed economico dell'area. 
    La zona  di  produzione  risulta  caratterizzata  da  terreni  di
origine  calcarea  e  da   un   clima   mediterraneo   sub-tropicale,
semiasciutto, con estati lunghe e siccitose,  piovosita'  concentrata
nel periodo autunnale ed invernale e notevoli escursioni termiche tra
il giorno e la notte. 
    Gli impianti, nel territorio dove si  coltiva  il  pistacchio  di
Raffadali, sono prevalentemente di tipo artificiale:  nella  messa  a
dimora delle piante di terebinto, vengono privilegiate le esposizioni
piu' soleggiate, prevalentemente a  Sud  e  i  substrati  di  origine
calcarea. 
    L'utilizzo e la scelta come portainnesto di una specie che ben si
adatta a condizioni di aridita'  elevata  quale  e'  il  terebinto  e
l'individuazione dei terreni esposti a sud  e  soleggiati,  determina
una combinazione di fattori, frutto della sapiente  scelta  dell'uomo
che consente di ottenere un elevata resa in olio, favorita dalle alte
temperature durante la  differenziazione  dei  frutti  ed  un  sapore
gradevole e pronunciato legato alla  componente  pedologica  di  tali
versanti (i suoli a reazione  sub  alcalina  determinano  un  diverso
assorbimento di macroelementi quali il calcio,  fosforo,  potassio  e
magnesio). 
    Grazie a questa secolare  attivita',  l'agricoltore,  quindi,  e'
diventato il principale attore di queste  trasformazioni:  ha  saputo
cogliere le caratteristiche e le condizioni  ottimali  dell'ambiente,
ha  acquisito  una  capacita'  professionale  unica,  ha  creato  una
ricchezza ed un paesaggio unici al mondo. 
    La sapienza dell'uomo nel coltivare e curare i  pistacchieti  nel
rispetto  delle  tradizioni  e  culture  locali   e   la   salubrita'
dell'ambiente  contribuiscono  armonicamente  a  fornire   a   questo
prodotto qualita' uniche. 
    Ancora oggi il Pistacchio  di  Raffadali  D.O.P.  caratterizza  e
tipicizza i  dolci  siciliani,  e  tradizionali  della  Provincia  di
Agrigento, come i ricci al pistacchio, il gelato  al  pistacchio,  il
cous cous delle monache San Benedettine  di  Agrigento,  la  cubaita,
l'Agnello Pasquale di Favara. A Raffadali, si svolge inoltre la festa
dedicata al Pistacchio che vede un crescente successo di  pubblico  e
che ha visto nell'ultima edizione  la  presenza  di  circa  ventimila
persone provenienti da tutta Italia e dall'estero. 
    La componente umana, quindi, unitamente agli  elementi  peculiari
ambientali, (suoli a reazione sub alcalina che determinano un diverso
assorbimento di macroelementi quali il calcio,  fosforo,  potassio  e
magnesio),  e  climatici  (escursioni   termiche   e   clima   secco)
conferiscono  al  frutto  particolari  caratteristiche  di   qualita'
(elevata resa in olio, colore  verde  tipico  del  territorio,  forma
allungata, sapore dolce, gradevole e  pronunciato  ed  una  complessa
profilazione di acidi  grassi  nei  frutti  (con  presenza  di  acido
palmitoleico maggiore o uguale 0,7%)