(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
Prescrizioni  per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversita',
            i sistemi agrari e la filiera agroalimentare

    Il  presente  allegato  descrive  a  grandi  linee l'obiettivo da
raggiungere,  gli elementi da considerare ed i principi e metodologie
generali  da  seguire  per  effettuare la valutazione del rischio per
l'agrobiodiversita', i sistemi agrari e la filiera agroalimentare.
                            A. Obiettivo.
    L'obiettivo     di    una    valutazione    del    rischio    per
l'agrobiodiversita', i sistemi agrari e la filiera agroalimentare e',
caso  per caso, quello di individuare e valutare i potenziali effetti
negativi  provocati  dall'emissione  deliberata  di  OGM  siano  essi
diretti,  indiretti,  immediati  o  differiti, sugli agroecosistemi e
sulle filiere produttive ad essi connessi.
    La  valutazione  del  rischio  deve  essere effettuata al fine di
determinare se e' necessario procedere ad una gestione del rischio e,
in caso affermativo, reperire i metodi piu' appropriati da impiegare.
                        B. Principi generali.
    In  conformita'  a  quanto  espresso nell'allegato II del decreto
legislativo  n.  224/2003  dell'8 luglio  e  sulla base del principio
precauzionale,   all'atto   della  valutazione  del  rischio  occorre
conformarsi  ai  seguenti  principi  generali  secondo  un  approccio
interdisciplinare:
      l'utilizzo   e   le  caratteristiche  accertate  dell'OGM,  che
potenzialmente   possono   causare  effetti  negativi  devono  essere
confrontati  con  quelli  propri dell'organismo non modificato da cui
l'OGM  e'  stato ricavato e col suo uso in situazioni corrispondenti,
in maniera scientificamente valida e trasparente, sulla base dei dati
scientifici e tecnici disponibili;
      caso  per caso, nel senso che le informazioni richieste possono
variare  a  seconda  del tipo di OGM considerato, dell'uso previsto e
dell'ambiente  che  ne  e' il potenziale destinatario, tenendo conto,
tra l'altro, degli OGM gia' presenti nell'ambiente.
    Nel  caso  in  cui  si  rendano  disponibili  nuove  informazioni
sull'OGM  e  sui  suoi  effetti  sugli agroecosistemi e sulle filiere
produttive,  puo'  essere necessario riconsiderare la valutazione del
rischio al fine di:
      determinare se il rischio e' cambiato,
      determinare  se  e'  necessario  modificare  di  conseguenza la
gestione del rischio.
    Occorre  precisare che per Entita' biologiche affini si intendono
i  Taxa  che in base alla loro posizione filogenetica, alla struttura
del  genoma,  al  sistema  riproduttivo  ed  a  valutazioni di ordine
bioecologico  presentano  caratteristiche  comuni tali da determinare
una interfertilita' anche parziale.
                     C. Informazioni necessarie
    Le  informazioni  raccolte  e organizzate dal notificante secondo
quanto  richiesto  nell'allegato III del decreto legislativo 8 luglio
2003,  n.  224,  forniscono  la  base  conoscitiva  per il successivo
sviluppo della valutazione del rischio.
    Allo  scopo  di  eseguire  la  valutazione  del  rischio riferita
all'agrobiodiversita',  i sistemi agrari e le filiere agroalimentari,
le informazioni richieste nell'allegato III del decreto legislativo 8
luglio  2003,  n.  224  devono  essere integrate, se del caso, con le
seguenti:
      effetti  del  prodotto  del transgene, con particolare riguardo
alle materie prime destinate alla trasformazione (latte, uve, ecc);
      distribuzione  del  transgene  e dell'eventuale prodotto genico
nell'ambiente a seguito di precedenti emissioni;
      caratteristiche  dell'OGM  e  delle  pratiche  agricole ad esso
associate   che   possono  determinare  modifiche  del  microclima  e
squilibri  negli  agroecosistemi, attraverso l'aumento del potenziale
biotico  di  organismi  nocivi all'agricoltura (patogeni, infestanti,
artropodi,   uccelli,   roditori   ecc.),   o  la  modificazione  del
microclinia   e   delle   condizioni   edafiche,   o   la   riduzione
dell'atropopodofauna utile e degli antagonisti naturali;
      caratteristiche  dell'OGM  e  delle  pratiche  agricole ad esso
associate  che  possono  renderlo  piu'  suscettibile o appetibile da
parte delle specie dannose all'agricoltura;
      attitudine  del  transgene a deprimere le simbiosi di interesse
agroambientale,  libere  ed associate (azione su rizobi, su agenti di
micorrize, ecc.).
      attitudine  dell'OGM  ad  inselvatichirsi ed a competere con la
flora o la fauna locali (vantaggio ecologico);
      attitudine  dell'OGM  a sostituire gli organismi non modificati
oggetto  di  coltivazione  e  di  allevamento tradizionali (vantaggio
economico).
    Inoltre, allo scopo di effettuare una valutazione del rischio che
sia  concretamente  riferita  all'area  di  emissione,  devono essere
acquisite   informazioni   di  base  riguardanti  il  territorio  con
riferimento all'impatto sul settore agricolo.
    L'analisi   delle   caratteristiche   ambientali,  agronomiche  e
socioeconomiche  del territorio dovra' riportare, almeno, le seguenti
informazioni:
      distribuzione  delle  coltivazioni e degli allevamenti presenti
nel  territorio  in  esame,  con  particolare  riguardo  alle  specie
interfeconde  con  l'organismo  oggetto  di sperimentazione. Nel caso
delle  piante  va  indicata  la  distanza minima e massima, in quello
degli animali andranno esposte accuratamente le misure di contenzione
degli organismi transgenici studiati;
      presenza  e  distribuzione  di siti di conservazione di risorse
genetiche autoctone di interesse agrario;
      presenza  nell'area  di  coltivazioni  o allevamenti di pregio,
anche se di specie non affini (tipiche, DOP, IGP, biologiche ecc.);
      presenza  nel territorio in esame di aree naturali protette, di
aree critiche e sensibili di qualunque natura;
      presenza  di  colture e allevamenti sperimentali di altro tipo,
di produzioni da seme, di vivai ecc.;
      presenza nel territorio di giardini storici o giardini pubblici
con  presenza  di piante di rilevante interesse storico-culturale e/o
ambientale;
      caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del suolo;
      presenza di falda, suo andamento e profondita';
      sistemi  prevalenti  di gestione degli agroecosistemi (gestione
della   flora   infestante,   gestione  della  difesa  fitosanitaria,
modalita' di concimazione e di irrigazione);
      tipologia  di  gestione degli allevamenti piu' diffusa (livello
di naturalita', ecc.).
      caratteristiche  climatiche  (temperature  medie  ed escursioni
termiche,    umidita'    in    rapporto   alle   tagioni,   andamento
termopluviometrico  annuo,  venti  prevalenti, con forza e direzione,
ecc.);
      precedente   uso   del  sito,  con  particolare  riguardo  alle
sperimentazioni di OGM e alle colture interfeconde con essi;
      presenza  nell'area di artropodofauna utile e altri antagonisti
naturali  potenzialmente  suscettibili  a  prodotti  genici specifici
degli OGM;
      livello  e  tipologia di antropizzazione dell'area (densita' di
popolazione,     assetto     urbanistico,     presenza     di    aree
artigianali-industriali,  ecc.)  e  vie  di  trasporto  antropico  di
eventuali  materiali  di  moltiplicazione  o di inquinamento genetico
(strade, ferrovie, aeroporti e altre infrastrutture);
      aspetti  sociali  ed  economici del territorio rilevanti per la
valutazione  del  rischio  (attivita' economiche prevalenti collegate
all'agricoltura, molo dell'agricoltura, fatturato a livello nazionale
e   regionale   della  produzione  oggetto  di  sperimentazione)  con
particolare  riferimento  alla  componente agraria e zootecnica delle
filiere.
                           D. Metodologia
    Ogni  processo  di  valutazione del rischio implica la preventiva
comprensione   della  natura  dei  pericoli  potenziali,  delle  loro
implicazioni e delle modalita' di accadimento degli eventuali effetti
negativi.
    Premesso che gli effetti sull'agrobiodiversita', i sistemi agrari
e  la filiera agroalimentare si' producono in seguito alla permanenza
e/o  alla  moltiplicazione  ed  espansione  bltre  i confini del sito
sperimentale di elementi o cambiamenti dell'agroecosistema imputabili
all'OGM emesso nell'ambiente, tre componenti essenziali devono essere
presenti affinche' il rischio si realizzi:
      fonte  (del  rischio  potenziale)  >  percorso  di migrazione >
recettore
    dove si intende per:
      rischio  potenziale = la proprieta' intrinseca di un organismo,
che,  in  particolari  circostanze,  e' in grado di provocare effetti
negativi  sulla  salute  umana, animale, sulla biodiversita' animale,
vegetale microbica e/o sull'ambiente/ecosistema.
      rischio  =  rischio  associato  ad  un  «rischio potenziale» e'
definito  in  termini  di livello potenziale di effetto negativo e di
probabilita'  che  tale  effetto  negativo  si  realizzi.  Il rischio
risulta  dalla  combinazione  dell'entita' e della probabilita' delle
conseguenze  determinate da un rischio potenziale. fonte (del rischio
potenziale)  =  il sito in cui l'organismo come tale o il prodotto da
esso derivato e' rilasciato o messo in condizione di esprimere la sua
capacita'  intrinseca  di  provocare  danni  o effetti negativi sulla
salute   umana,   animale,  sulla  biodiversita'  animale,  vegetale,
microbica e/o sull'ambiente/ecosistema e sul settore agricolo;
      percorsi   di   migrazione   =  modalita'  chimico,  fisiche  e
biologiche  con le quali il rischio potenziale e' in grado di migrare
dalla fonte del rischio ai recettori.
      recetrore  =  uomo,  animali,  piante,  microrganismi  e  altre
componenti ambientali o del settore agricolo.
    Se  viene a mancare una delle sopra citate componenti, il rischio
non  si  determina mentre, qualora esso si manifesti, ad ognuna delle
tre  componenti  descritte  possono  essere  applicate le tecniche di
gestione del rischio.
    L'analisi  deve  mettere  in evidenza le modalita' e le eventuali
fasi  del  processo  attraverso  cui  un  effetto  negativo primario,
diffondendosi   e   amplificandosi   nell'area   di  emissione,  puo'
determinare un impatto negativo sul settore agricolo.
    L'analisi  deve, altresi', evidenziare come le misure di gestione
del  rischio previste siano in grado di eliminare o limitare i rischi
potenziali e gli impatti sul settore agricolo ad essi associati.
D.1   Identificazione  dei  rischi  potenziali,  fonti,  percorsi  di
                   migrazione, recettori, impatti
  L'identificazione   dei  rischi  potenziali  si  basa  sull'analisi
sistematica   di  tutti  i  potenziali  effetti  negativi  diretti  o
indiretti,    correlati   alle   caratteristiche   dell'organismo   o
riconducibili   a   questo,   che  possono  avere  un  impatto  sugli
agroecosistemi, l'agrobiodiversita' e le filiere produttive.
    Cio' significa:
      1.  individuare  un  effetto negativo primario, considerando le
origini  del  rischio potenziale (fonte) e definendo le modalita' con
cui gli individui, le popolazioni e le matrici ambientali (recettori)
sono esposte al rischio potenziale. Anche le vie di migrazione tra le
fonti  di  rischio  potenziale e gli elementi a rischio devono essere
identificate.
      2.  ipotizzare  l'impatto  che  l'effetto negativo primario, ad
esempio  una  contaminazione  genetica  di  specie  infestanti affini
all'OGM,   permanendo   e   amplificandosi  nell'area  di  emissione,
determina   per   il   settore  agricolo,  ad  esempio  una  maggiore
difficolta' di contenimento delle infestanti contaminate.
    L'attenzione  agli  agroecosistemi  dovra'  tener conto sia degli
effetti  diretti  sulla  realta'  agricola  territoriale,  sia  degli
effetti  indiretti  legati  ad  esempio, a cambiamenti nelle pratiche
agricole conseguenti all'emissione dell'OGM.
    Le  ipotesi di rischio potenziale da considerare, in particolare,
sono le seguenti:
      la   possibilita'   di   impollinazione  di  piante  coltivate,
inselvatichite  o  spontanee  del  territorio  da  parte delle piante
oggetto di sperimentazione;
      la  possibilita' di fecondazione di animali della stessa specie
nel caso siano presenti nel territorio;
      le  perturbazioni  sull'ambiente  circostante  da  parte  della
pianta  transgenica o delle tecniche di coltivazione, con particolare
riguardo  al  rischio di perdita di biodiversita' (ad esempio tossine
insetticide  sull'entomofauna,  alterazione  della  biodiversita' del
suolo,  effetti  su organismi target e non-target, uso indiscriminato
di  erbicidi  in  presenza  di  piante  resistenti  e  modifica delle
pratiche  agronomiche  correnti,  possibile utilizzo alimentare della
pianta  GM  da parte di animali selvatici modificazione della fitness
di  piante  a  cui  siano  stati  trasferiti  i  transgeni  e  quindi
dell'equilibrio dell'ecosistema ecc...);
      contaminazione  del suolo o dell'ambiente da parte di transgeni
o  di suoi prodotti, come le tossine e possibile trasferimento genico
in microrganismi, soprattutto del suolo;
      possibilita' di interferire con le interazioni pianta-patogeni;
      possibilita'     di     interferire    con    le    interazioni
pianta-simbionti;
      rischio  di  disseminazione  nel  territorio  di  sementi della
pianta  transgenica  o  di  permanenza  di polloni o altri sistemi di
propagazione nel suolo.
    Una   volta  stabiliti  i  possibili  effetti  sui  recettori  e'
necessario   effettuare   la  valutazione  dell'impatto  economico  e
sociale,  oltre  che  ambientale,  per  l'agricoltura  della  zona di
emissione nel caso si verificasse uno degli eventi sopra indicati.
    E'  necessario  pertanto  considerare  eventuali effetti negativi
sugli agroecosistemi e l'agrobiodiversita' quali ad esempio:
      riduzione della fertilita' dei suoli;
      alterazione  degli  scambi  gassosi a livello di chioma o altre
variazioni microclimatiche;
      modifiche  della  composizione floristica dei pascoli, incolti,
macchie, siepi e zone boschive di pertinenza delle aziende agricole;
      sviluppo  di  ceppi  di  organismi  nocivi all'agricoltura piu'
aggressivi   o  resistenti  ai  metodi  di  contenimento  comunemente
utilizzati, con aumento degli attacchi parassitari;
      condizioni che favoriscono l'introduzione di nuovi parassiti;
      squilibri negli agroecosistemi a carico dell'entomofauna, degli
antagonisti    naturali,    degli    organismi    terricoli,    della
micorrizzazione  e in genere delle relazioni simbiotiche delle piante
coltivate;
      erosione genetica delle varieta' e razze autoctone o migliorate
presenti nella zona di emissione.
    E'  necessario  considerare,  inoltre, eventuali effetti negativi
sul sistema agricolo e sulle filiere alimentari quali, ad esempio:
      abbandono  o  sostituzione  di  colture  divenute,  in  seguito
all'impatto  dell'OGM,  non  piu'  adatte  o  economicamente non piu'
convenienti, con particolare riguardo alle varieta' locali;
      cambiamenti  delle  tecniche  agricole  praticate nella zona di
emissione  dovuti  alla  necessita'  di  compensare  effetti negativi
provocati dall'OGM, con peggioramento della sostenibilita' ambientale
dell'attivita' agricola e dei costi di produzione;
      difficolta'   o  impossibilita'  di  mantenere  nella  zona  di
emissione  le  produzioni tipiche e biologiche o altre produzioni per
le quali vi e' il divieto di impiego di OGM;
      cambiamento   dei   metodi  di  lavorazione,  trasfonnazione  e
conservazione  dei  prodotti agricoli della zona di emissione causati
da variazioni delle caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche
della   materia   prima   o   dei   fermenti   naturalmente  presenti
nell'ambiente;
      difficolta'  o  impossibilita'  di  mantenere  la produzione di
determinati  prodotti  locali a causa di variazioni chimico-fisiche e
microbiologiche  della  materia  prima  o  dei  fermenti naturalmente
presenti nel'ambiente;
      danni  all'immagine  dei  prodotti  locali  e/o  della  zona di
emissione e costi da sostenere per difenderla;
      cambiamento dei percorsi commerciali per i prodotti provenienti
dalla  zona  di  emissione  dovuti  a  impossibilita' di accesso alla
vendita  NON-OGM  (grande  distribuzione,  alimenti  per  lattanti  e
bambini) o ad altre tipologie commerciali;
      costi aggiuntivi derivanti dalla separazione delle filiere e da
controlli  e analisi specialistiche necessarie a garantire le filiere
NON-OGM
      difficolta'  a  mantenere  l'allevamento  brado e semibrado, in
particolare  di  razze  autoctone  adattate  alle  condizioni  locali
preesistenti;
      modificazioni del paesaggio con impatto negativo sull'attivita'
agrituristica;
      modificazione  di specie rilevanti per le attivita' artigianali
connesse all'azienda agricola; alterazioni delle biocenosi fluviali e
lacuali con impatto negativo sull'acquacoltura;
      abbandono  e/o  marginalizzazione  della  zona  di emissione in
seguito  alla  compromissione di forme di agricoltura praticate nella
zona divenute meno redditive in seguito all'impatto dell'OGM.
    Per   ognuno   dei   rischi  potenziali  identificati  si  devono
successivamente individuare tutti i possibili percorsi di migrazione,
sia  sul  breve  che  sul  lungo  periodo,  che possano eventualmente
permettere  al  rischio  potenziale  di  interagire con gli specifici
recettori individuati.
    Una volta stabilito che un rischio potenziale puo' raggiungere un
recettore e determinare un impatto attraverso un determinato percorso
di   migrazione,  la  possibilita'  che  questo  evento  si  realizzi
concretamente  dipende  da  molteplici  fattori quali, ad esempio: le
condizioni  di rilascio, la presenza di barriere fisiche o biologiche
che  possono  impedire la diffusione, le caratteristiche geografiche,
morfologiche  e  meteorologiche  del  territorio,  la stabilita' o la
capacita' di sopravvivenza dell'OGM o della sua progenie.
    Una  rappresentazione  schematica  da utilizzare a supporto delle
attivita'  sopra  descritte  puo'  essere espressa da un diagramma di
flusso,  dove a partire dalla fonte (es. il campo coltivato) i rischi
potenziali  possono  raggiungere i potenziali recettori e determinare
degli  effetti  negativi  seguendo  i diversi percorsi attivi tenendo
conto  delle modalita' o agenti di diffusione, delle vie o fattori di
migrazione,  delle  vie  di  esposizione utilizzabili nello specifico
contesto.
                        D.2 Stima del rischio
  Una  volta  identificati  i potenziali effetti negativi che possono
realizzarsi  sui  potenziali  recettori,  bisognera'  procedere  alla
valutazione delle potenziali conseguenze dei singoli effetti negativi
e  alla  probabilita'  che  essi  hanno di realizzarsi. A tal fine e'
possibile scegliere di utilizzare la matrice in Figura 1 che consente
di  dare  unavalutazione dei rischi di tipo qualitativo; tuttavia, la
matrice  e'  in  grado di fornire anche indicazioni di tipo ponderale
sulla  base  della probabilita' del verificarsi di un impatto e della
gravita' delle conseguenze.

           ----> vedere Figura a pag. 34 della G.U. <----

    La  matrice  e'  a  doppio  ingresso: su un asse sono elencate le
classi  relative alla probabilita' che l'impatto si verifichi, mentre
sull'altro   ingresso  vengono  elencate  le  classi  che  descrivono
l'entita'  delle  possibili  conseguenze  dall'effetto  negativo.  In
assenza   di   dati  analitici  piu'  circostanziati,  le  classi  di
probabilita' proposte, sono:
      Importante, Moderata, Ridotta, Trascurabile.
    Sulla base di queste quattro classi, vengono individuate 6 classi
di rischi cosi' definite:
      Elevato,    Elevato/medio,    Medio,   Medio   Thasso,   Basso,
Trascurabile.
    Per  quanto riguarda i criteri sulla base dei quali effettuare la
stima del rischio sono da considerare i seguenti aspetti:
      a) la  probabilita'  che  l'effetto negativo si verifichi, deve
essere calcolata sulla base di dati di letteratura ove disponibili, e
delle condizioni ambientali specifiche del rilascio;
      b) l'entita' delle conseguenze dipendera' da:
        (i) dimensione numerica del fenomeno;
        (ii)  dimensione  territoriale-geografica  del  fenomeno:  il
fenomeno  puo'  avere  dimensioni  fisiche  diverse  (in  termini  di
estensione  territoriale)  ed  e'  ovvio  che  il danno aumentera' in
funzione della superficie delle aree impattate;
        (iii)  dimensione  temporale  del  fenomeno,  maggiore  e' la
durata del danno maggiore sara' la sua gravita';
        (iv)  reversibilita'  del danno: un danno irreversibile su un
recettore, ne determina la scomparsa o lo modifica in modo definitivo
e quindi origina la perdita di biodiversita', nell'area interessata;
        (v)  importanza  del  recettore  colpito:  se il recettore e'
rappresentato  da  una  specie rara la gravita' del danno aumenta, il
danno  puo'  essere  ancora  piu'  elevato quando colpisce specie che
svolgono  una  funzione «chiave» nell'ambito di un ecosistema, oppure
quando  vengono contaminate specie o popolazioni selvatiche parentali
o  geneticamente affini a varieta' o razze di interesse agronomico da
esse  derivate che rappresentano una risorsa genetica che puo' essere
gravemente compromessa.
    Il  processo  di  valutazione  del  rischio  non puo' limitarsi a
riscontri  analitici  dei  singoli  rischi  derivanti  dall'emissione
deliberata  di un OGM, ma deve arrivare ad elaborare un quadro finale
complessivo  di  tutti  i  rischi considerati insieme, sulla base del
quale  si  possa decidere se l'autorizzazione alla sperimentazione in
campo  sia  valutabile  positivamente  o non dovranno pertanto essere
considerati  tutti  i  potenziali  rischi dando un peso a ciascuno di
essi ed infine un peso finale complessivo.
    Pertanto,  si  dovra'  prima  compilare  una  matrice per ciascun
effetto  negativo  individuato  che  possa  impattare  un determinato
recettore in modo da stimare ogni singolo rischio.
    Successivamente, per ciascun recettore potenzialmente colpito, si
riporteranno  i risultati di ogni singola matrice in un'unica matrice
di sintesi in modo da poter avere un quadro generale della situazione
dei  recettori  impattati  ed  effettuare  la valutazione complessiva
finale del rischio.
    Questa  matrice (fig. 2) dovra' riportare su un asse le classi di
rischio  identificate  per  ciascun  effetto  negativo  in  grado  di
impattare  un  determinato  recettore  e sull'altro tutti i recettori
potenzialmente  interessati  dal rilascio ambientale dell'OGM oggetto
della valutazione.


           ----> vedere Figura a pag. 34 della G.U. <----