(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica

    Il  comune  di  Nettuno  (Roma), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  25 maggio 2003,
presenta  forme  di ingerenze da parte della criminalita' organizzata
che  compromettono  l'imparzialita'  della gestione e pregiudicano il
buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei
servizi.
    Sulla   base   di  elementi  informativi  acquisiti  dalle  forze
dell'ordine a seguito di una complessa operazione di polizia in esito
alla   quale   si   accertava  la  presenza  nel  territorio  di  una
organizzazione  criminale in collegamento con una potente cosca della
`ndrangheta   calabrese,   il  prefetto  di  Roma  ha  disposto,  con
provvedimento  in  data 24 maggio 2005, l'accesso presso il comune di
Nettuno,  ai  sensi  dell'art.  1,  quarto  comma,  del decreto-legge
6 settembre  1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge
12 ottobre  1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni,
al  fine  di verificare la sussistenza di condizionamenti all'interno
dell'amministrazione comunale.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si
rinvia  integralmente,  analizzano  e  documentano  la situazione del
territorio   di   quel   comune   caratterizzato  dalla  presenza  di
organizzazioni   criminose,   alcune   delle   quali  collegate  alle
consorterie  criminali  di  tipo  mafioso  che,  seppur  storicamente
tipiche  di altre realta' territoriali, risultano insediate nell'area
nettunense.  La  capacita'  e  la  potenzialita'  criminale  di  tali
organizzazioni  e' confermata da numerose operazioni di polizia dalle
quali sono scaturite anche ordinanze di custodia cautelare in carcere
per  ipotesi di reato, quali associazione a delinquere finalizzata al
traffico internazionale di stupefacenti.
    Il contesto investigativo avvalora l'ipotesi della sussistenza di
fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a
causa   dell'influenza   della  criminalita'  organizzata  fortemente
radicata  sul  territorio  e  pone  in risalto come, nel tempo, l'uso
distorto  della  cosa  pubblica  si  sia  concretizzato  nel favorire
soggetti  collegati  direttamente  od indirettamente con gli ambienti
malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte  amministrative  risulta  favorita da rapporti di contiguita',
parentele,  frequentazioni  e  cointeressenze  di natura economica di
taluni  pubblici  amministratori e dipendenti del comune con soggetti
gravitanti  nell'ambito  della  criminalita' organizzata. Particolari
cointeressenze  risultano, peraltro, tra un esponente della malavita,
beneficiario di diversi provvedimenti amministrativi, ed un assessore
che si e' dimesso nell'ottobre 2004.
    La  commissione  evidenzia  che  la frammentazione, nell'apparato
burocratico,   delle   funzioni   dirigenziali,   nonche'   l'anomala
attribuzione  e  distribuzione  degli  incarichi  dirigenziali, hanno
contribuito   a  determinare  il  contesto  ideale  per  pressioni  e
condizionamenti     esterni.     Importanti,    strategici    settori
amministrativi   risultano  concentrati  nelle  mani  di  un  singolo
dirigente   cui   il   sindaco  ha  gradualmente  affidato  crescenti
responsabilita', sebbene risulti coinvolto in procedimenti penali per
reati  contro  la pubblica amministrazione. Circostanza indiziante e'
la  ricostruzione  di  passaggi  finanziari  attraverso  i  quali  e'
possibile  risalire ad un collegamento del sopraccitato dirigente con
un noto esponente di una consorteria criminale.
  Per  alcuni dipendenti con incarichi dirigenziali sono stati aperti
procedimenti    penali   per   gravi   reati   contro   la   pubblica
amministrazione.
  Vengono  riscontrate,  altresi', violazioni delle limitazioni sulle
facolta'   assunzionali   degli  enti  locali  previste  dalla  legge
finanziaria  2003, relativamente all'assunzione di personale mediante
scorrimento   della   graduatoria   degli   idonei.  Viene  segnalata
l'anomalia che questo concorso cosi' come quello per la copertura del
posto  dirigenziale  poi  attribuito  alla moglie del gia' menzionato
dirigente  del  settore economico-finanziario, sono stati banditi con
determina  dirigenziale mentre la commissione e' stata nominata dalla
giunta.
    Dagli  accertamenti ispettivi analiticamente svolti e' emerso che
la situazione finanziara dell'ente, come ricostruita dalle risultanze
contabili  e dagli atti deliberativi e gestionali, e' particolarmente
grave   in  quanto  l'ente  accumula  sistematicamente  debiti  fuori
bilancio  e  non  paga i creditori ne' si adopera per incrementare le
entrate.  Viene  ipotizzato che le spese vengano sottostimate in fase
di bilancio di previsione allo scopo di non dover adeguare il livello
delle entrate. La scelta di non incrementare le entrate, come pure le
vicende  che hanno interessato la societa' al tempo costituita per la
gestione  dei  servizi  tributari,  considerata  la  insussistenza di
miglioramenti  alle  finanze del comune, anzi l'aggravio degli oneri,
non possono che essere valutate come strumentali ad assecondare forme
di interferenza.
    In  particolare,  e'  stato  riscontrato  che  e'  bassissima  la
percentuale  di  tributi  riscossi  e non se ne esige con fermezza il
pagamento.  Di talche' si e' determinato un considerevole pregiudizio
per le casse comunali.
    E'  stato,  altresi', appurato che la citata societa' di servizi,
lungi  dal  garantire un risparmio e la corretta gestione del settore
tributario,  ha  costituito  e  continua  a costituire un aggravio di
spese essendo detta societa', in realta', «una scatola vuota».
    L'organismo  societario,  infatti, cui il comune partecipa con il
51% del capitale sociale, e' costituito da altri due soci privati, ad
uno  dei  quali  e'  stato delegato l'espletamento di tutti i servizi
attribuiti  dal  comune;  ne  e'  plateale  riprova  il  fatto che la
societa' di servizi non ha dipendenti a busta paga.
    L'organo   ispettivo  ha  evidenziato  che  questo  passaggio  di
funzioni  ha  comportato  in  concreto  per il comune un aggravio dei
costi di gestione in quanto vengono trasferiti alla societa' delegata
circa i due terzi dell'aggio corrisposto dal comune e si finisce, nel
contempo, per sottrarre al controllo di gestione e di spesa i servizi
affidati,  anche in elusione delle norme che impongono di appaltare i
servizi pubblici con procedure di evidenza pubblica.
    Profilo  inquietante  consegue  al  riscontro  che  il  dirigente
dell'area  economico-finanziaria,  del quale sono stati evidenziati i
collegamenti  con  un  noto esponente della criminalita' organizzata,
omette  la contabilizzazione degli oneri di gestione e di riscossione
effettuati  dalla societa', in violazione della vigente normativa che
impone di rappresentare la reale entita' delle spese di funzionamento
dell'ente.
    Nel dicembre  2004, inoltre, e' stata attribuita alla societa' di
servizi,   tramite   apposita   modifica   della  convenzione,  anche
l'attivita'  tecnico-giuridica propedeutica alla cessione di immobili
del  patrimonio immobiliare comunale, senza che venisse in alcun modo
motivata la scelta di demandare la valutazione dei beni alla predetta
societa'  in  luogo  degli  uffici  tecnici  comunali. La commissione
reputa   che   la   volonta'  di  vendere  il  patrimonio,  essendosi
concretizzata  in fatti concludenti, sia stata unicamente preordinata
all'attivazione di forme alternative e surrettizie di acquisizione di
liquidita'.
    Emblematica  di  cointeressenze  e' la circostanza che in seno al
consiglio  di  amministrazione  della predetta societa' sono presenti
persone   legate   a  vario  titolo  ai  rappresentanti  del  comune,
circostanza che puo' essere agevolmente interpretata come preordinata
ad affievolire i controlli nei confronti dell'operato della societa'.
Inoltre,  su  sei  rappresentanti  del  comune,  tre  sono gravati da
precedenti  penali,  mentre  nella  societa' delegata risultano tra i
dipendenti  soggetti  legati da rapporti di parentela o affinita' con
amministratori dell'ente.
    La   commissione  ha  riscontrato  una  generalizzata  e  diffusa
situazione  di  disfunzione,  inerzia  ed  illegittimita' dell'azione
amministrativa  che determina l'impossibilita' di risolvere questioni
fondamentali  per  la  vita  dell'ente  e  si  e' tradotta sovente in
determinazioni  finali  a  vantaggio della rete di interessi espressi
dal  mondo  affaristico  locale,  nel  quale si muove la criminalita'
organizzata.  Singolare  viene  ritenuta in alcuni casi la tempistica
del rilascio di provvedimenti autorizzativi o concessori, avvenuto in
tempi brevissimi dalla richiesta, se non addirittura lo stesso giorno
proprio  in  favore  di  personaggi  con gravi precedenti penali e di
polizia.
    In  particolare  nel  settore  dell'urbanistica  e dell'edilizia,
l'organo   ispettivo,   dopo  aver  rilevato  che  il  controllo  sul
territorio  per  l'attivita'  di contrasto all'abusivismo edilizio si
svolge  quasi esclusivamente sulla base degli esposti, ha evidenziato
che l'amministrazione, fin dalla passata consiliatura pure capeggiata
dall'attuale sindaco, ha rilasciato titoli concessori prevalentemente
in  variante al piano regolatore, e che in alcuni casi la concessione
appare  strumentale  a favorire operazioni di lievitazione del prezzo
dell'immobile   o   ad   incrementare   l'attivita'  di  societa'  di
costruzione   vicine  ad  esponenti  della  criminalita'  organizzata
locale.
    In altri casi e' stato osservato che i passaggi di proprieta' dei
terreni  oggetto di concessioni edilizie e le conseguenti volture del
titolo  concessorio  appaiono  unicamente  finalizzati  ad evitare il
decorso  del  termine  di  scadenza  della concessione o ad aspettare
l'approvazione delle varianti al piano regolatore generale per sanare
eventuali  abusi  edilizi.  Anche  in  tali  casi,  beneficiari delle
procedure dilatorie figurano soggetti contigui ad ambienti criminali.
    Parimenti  significativo  di anomale interferenze e' il riscontro
effettuato   sui   titoli   concessori   rilasciati   a   seguito  di
lottizzazioni  di  aree  site  in  diverse  localita'  del territorio
comunale,  in  quanto  sono presenti quali diretti intestatari, quali
amministratori,   rappresentanti   o  soci  delle  imprese  titolari,
esponenti  della malavita locale, alcuni dei quali gravati da diversi
precedenti  e  di recente indagati anche per il reato di associazione
illecita per traffico di sostanze stupefacenti.
    Rilevano  nel delineato contesto, che il citato soggetto deferito
alle  competenti autorita' giudiziarie per gravi ipotesi di reato tra
cui   emerge  il  fenomeno  associativo,  abbia  beneficiato  di  una
concessione  demaniale  indebitamente  rilasciata  in  quanto  l'area
demaniale era gia' stata data in concessione ad altra societa', e che
risulta  essere  stato  presente nel consiglio di amministrazione, di
diretta  nomina  sindacale,  di  una casa di riposo di proprieta' del
comune.
    Sintomatici  di  cointeressenze risulta l'autorizzazione concessa
dal  comune, per l'apertura di una casa famiglia destinata a soggetti
con gravi handicap psichici, in quanto il centro e' stato ospitato in
un immobile di proprieta' di un noto pregiudicato, del quale e' stata
accertata la frequentazione con un amministratore.
    I   riscontri  effettuati  nel  settore  degli  appalti  palesano
emblematici  episodi  di  possibili  interferenze,  in  quanto alcune
societa'    correlate   all'attivita'   istituzionale   del   comune,
presentano, nei rispettivi assetti, soggetti legati alla criminalita'
locale.
    Invero la ristrutturazione della predetta casa di riposo e' stata
commissionata  ad  una  societa'  il  cui  titolare ha precedenti per
rapina  e  detenzione  abusiva  di  armi  ed  e' stato interdetto dai
pubblici  uffici  per  5 anni. Alla stessa ditta, nel 2004, risultano
appaltati altri tre lavori.
    Relativamente  ai  lavori  di  completamento  di  un insediamento
produttivo,  finanziato  in  gran  parte  con fondi della regione, e'
stato accertato l'affidamento da parte del comune ad una associazione
di  imprese, di cui fa parte una societa' cooperativa, nella quale il
responsabile  tecnico  ed  il legale rappresentante sono strettamente
imparentati   con  un  fiancheggiatore  e  con  un  affiliato  ad  un
pericoloso clan camorristico.
    La commissione ha appurato che alcuni servizi sono svolti da anni
in  condizione  di quasi monopolio dalla stessa ditta o perche', come
nel  caso  del  servizio  di  abbattimento  e  potatura di alberature
comunali, la ditta ha beneficiato di affidamenti diretti, o in quanto
e' risultata aggiudicataria in gare nelle quali ha presentato ribassi
molto  consistenti  rispetto  al  prezzo  indicato  come base d'asta,
ovvero  ha beneficiato di proroghe del servizio di anno in anno senza
lo svolgimento di selezioni ad evidenza pubblica.
    Il  quadro  di asservimento della pubblica amministrazione locale
ad  interessi  personalistici  emerge, dalla relazione di accesso, in
ogni  settore  in  forma  diffusa.  Vengono  indicati  in proposito i
servizi  cimiteriali,  svolti da molti anni da una cooperativa il cui
rappresentante  legale  e'  un  consigliere  comunale in carica ed il
rappresentante  di una delle societa' che ne fanno parte e' congiunto
di  un amministratore; i lavori di adeguamento della sala consiliare,
affidati  a  seguito  di  una  gara  informale  ad una impresa il cui
titolare e' parente di un amministratore.
    Nel  vasto  materiale  acquisito  in  sede  di  accesso  assumono
significanza,  inoltre,  la circostanza che la stazione di stoccaggio
di  rifiuti  e'  gestita  da  una  ditta  il cui rappresentante e' in
stretti  rapporti con l'organo di vertice del comune, stazione presso
la  quale  il  sindaco ha disposto con apposita ordinanza il deposito
dei  rifiuti,  vista  l'impossibilita'  di  utilizzare  la  discarica
autorizzata  dalla regione, a causa del mancato pagamento dei servizi
di smaltimento dei rifiuti da parte dell'ente.
    Rilevano  in  questa  vicenda  sia  il notevole esborso di denaro
pubblico  che  ne  e'  conseguito,  sia l'uso improprio del potere di
ordinanza  per  fare  fronte  ad  un  evento  che non ha il carattere
dell'imprevedibilita',   essendo   stato  determinato  solamente  dal
comportamento moroso del comune.
    L'assoluta   elusione   dei   criteri   di   imparzialita'  viene
riscontrata  relativamente  alla erogazione di ingenti somme a titolo
di  contributo  disposto  dal  comune  ad  una  associazione  il  cui
presidente rivestiva la carica di assessore con delega alle politiche
sociali  turismo  e spettacolo; inoltre lo stesso ha preso parte alle
delibere  che  ne  disponevano  l'erogazione,  incorrendo in evidente
conflitto di interessi.
    Le  gravi  irregolarita'  ed anomalie che hanno caratterizzato le
procedure   amministrative   concernenti   l'ampliamento   del  porto
turistico  di Nettuno, inducono infine a ritenere che il comune abbia
agito  per  favorire alcuni personaggi vicini ad ambienti malavitosi,
considerata  altresi'  l'assoluta incapacita' del personale dirigente
dell'ente di contrastare richieste manifestamente illegittime.
    Il  complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la
capacita'  di  penetrazione  dell'attivita'  criminosa ha favorito il
consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze di fattori
esterni   al   quadro  degli  interessi  locali,  riconducibili  alla
criminalita'  organizzata,  che,  di  fatto, priva la comunita' delle
fondamentali  garanzie  democratiche  e  crea  precarie condizioni di
funzionalita' dell'ente.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  comune  di  Nettuno  la  cui  capacita'  volitiva  risulta
compromessa  dalla  interferenza  di  personaggi  legati  a  sodalizi
criminali,  l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione
dell'ente   e   l'uso   distorto   delle   pubbliche  funzioni  hanno
pregiudicato  le  legittime  aspettative  della popolazione ad essere
garantita  nella  fruizione  dei  diritti  fondamentali,  minando  la
fiducia  dei  cittadini  nella  legge  e  nelle  istituzioni; ne sono
riprova  i  numerosi  esposti  attraverso  i  quali vengono auspicati
interventi incisivi a tutela del principio di legalita'.
    Pertanto, il prefetto di Roma, con relazioni del 22 luglio 2005 e
del  14 ottobre  2005,  che si intendono integralmente richiamate, ha
proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per  lo  stato  generale  dell'ordine  e  della  sicurezza  pubblica.
Intervento  che  si rende ancor piu' necessario a seguito dei recenti
sviluppi    delle   attivita'   investigative   che   hanno   portato
all'applicazione  da  parte  della  magistratura  penale della misura
degli  arresti  domiciliari per il reato di associazione a delinquere
nei confronti di soggetti, per alcuni dei quali e' stato accertato in
sede  di  accesso  il legame con l'apparato gestionale dell'ente. Dal
provvedimento  che  dispone  l'applicazione  della predetta misura di
rigore  si  evince  altresi'  l'incidenza  del fenomeno criminoso nel
tessuto economico e sociale di quell'ente.
    Altrettanti elementi sintomatici della interferenza malavitosa si
rinvengono  nel  provvedimento  di  custodia  cautelare in carcere da
ultimo  emesso nei confronti di alcuni dirigenti ed ex amministratori
del  comune  di  Nettuno, indagati per reati di particolare gravita',
unitamente  ad  un  noto  esponente  della  criminalita' organizzata;
evento che ha destato viva apprensione nella opinione pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di
Nettuno  (Roma),  si  formula  rituale  proposta per l'adozione della
misura di rigore.
      Roma, 23 novembre 2005
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu