(Allegato) (parte 1)
                                                             Allegato 
 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
                       MINISTERO DELLA SALUTE 
 
 
 
                 DIPARTIMENTO DELLA PROGRAMMAZIONE E 
          DELL'ORDINAMENTO DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE 
 
         DIREZIONE GENERALE PER LA PROGRAMMAZIONE SANITARIA 
 
 
                    COMMISSIONE NAZIONALE DIABETE 
 
 
                   PIANO SULLA MALATTIA DIABETICA 
 
 
                               INDICE 
 
  1. Il quadro di riferimento 
    1.1 introduzione 
    1.2 perche' un Piano sulla malattia diabetica? 
    1.3  il   diabete   mellito:   definizione   e   classificazione,
epidemiologia, costi 
    1.4 il contesto internazionale e programmatico per il diabete 
    1.5 gli indirizzi dell'assistenza diabetologica in Italia 
    1.6 l'assistenza alle persone con diabete in Italia 
  2. Gli obiettivi generali 
    2.1 obiettivi e strategie generali 
    2.2 gli obiettivi generali, specifici, indirizzi strategici e  le
relative linee di indirizzo prioritarie 
  3. Le modalita' di assistenza alle persone con diabete 
    3.1 il disegno assistenziale di riferimento 
    3.2 dalla rete specialistica  verso  un  nuovo  sistema  di  cure
primarie, reticolare e multicentrico 
    3.3 linee di indirizzo prioritarie 
    3.4 i capisaldi per consolidare la strategia del Piano 
    3.5 la rete di assistenza diabetologica dell'eta' evolutiva e  la
transizione dell'adolescente diabetico alla diabetologia dell'adulto 
  4. Aree di miglioramento dell'assistenza diabetologica in Italia: 
    a. stili di vita 
    b. controllo dei fattori di rischio cardiovascolari 
    c. gestione delle complicanze vascolari 
    d. educazione terapeutica 
    e. terapia farmacologica 
    f. piede diabetico 
    g. patologie del cavo orale 
    h. diabete e gravidanza 
    i. diabete in eta' evolutiva 
    j. passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella dell'adulto 
    k. gestione  della  persona  con  diabete  ricoverata  per  altra
patologia 
    l. l'uso appropriato delle tecnologie 
    m. associazioni di persone con diabete 
    n. epidemiologia e registrazione dei dati 
  5. Il monitoraggio del Piano 
 
  1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO 
  1.1 Introduzione 
  L'assistenza alle persone con  diabete  rappresenta,  in  tutto  il
mondo sviluppato e, ormai, anche nei Paesi in via  di  sviluppo,  uno
dei principali problemi di organizzazione dei sistemi di tutela della
salute. 
  Cio' va ben al di la' del  significato  della  cura  della  sineola
malattia, ma piuttosto rappresenta quasi un paradigma del modello  di
assistenza alla cronicita', che, nella maggior  parte  delle  realta'
mondiali, appare oggi epidemiologicamente prevalente. 
  Nella malattia diabetica l'impatto sociale, economico  e  sanitario
ha  imposto  la  ricerca  di  percorsi  organizzativi  in  grado   di
minimizzare il piu' possibile l'incidenza degli eventi acuti o  delle
complicanze invalidanti che comportano costi elevatissimi, diretti  e
indiretti. La Medicina Basata sull'Evidenza ha indicato con chiarezza
gli elementi efficaci nel contrasto dell'insorgenza  delle  patologie
correlate al diabete, e, su tali evidenze, i maggiori  sistemi  hanno
tentato di modellarsi. E' oggi  universalmente  riconosciuto  che  un
approccio  multidisciplinare  e  multiprofessionale,   con   l'attivo
coinvolgimento delle persone con diabete, puo'  essere  in  grado  di
ottenere i risultati migliori. 
  Il Piano sulla malattia diabetica illustra le  principali  vie  per
affrontare le  problematiche  relative  alla  malattia,  individuando
obiettivi centrati sulla prevenzione, sulla diagnosi  precoce,  sulla
gestione  della  malattia  e  delle  complicanze,  sul  miglioramento
dell'assistenza e degli esiti. 
  Pur dovendosi concentrare prevalentemente  sugli  aspetti  relativi
alla diagnosi e alla cura non si  puo'  non  sottolineare  il  valore
imprescindibile della prevenzione primaria ai fini della salvaguardia
della salute e della  sostenibilita'  del  sistema,  sulla  quale  si
richiama  l'attenzione  delle  Regioni  e   verso   cui   si   stanno
indirizzando  i  Piani  nazionali  di  prevenzione  e  il   programma
"Guadagnare Salute". 
  All'interno  del  Piano  sono  definiti   obiettivi,   generali   e
specifici, strategie e linee di indirizzo prioritarie.  Veneono  pure
disegnate alcune modalita' di assistenza alle  persone  con  diabete.
Tutto questo nella convinzione che tali indirizzi possano ridurre  il
peso della malattia con un miglioramento della qualita' di vita delle
persone con diabete, e con una riduzione dei  costi  per  il  Sistema
Sanitario. 
  Veneono infine indicate alcune aree ritenute allo stato prioritarie
per il miglioramento della assistenza  diabetologica,  finalizzate  a
eventuali progetti  obiettivo,  nella  considerazione  che  il  Piano
costituisca la piattaforma su cui costruire programmi  di  intervento
specifici scelti e condivisi con Regioni e Province Autonome. 
  L'efficacia della strategia nazionale cosi' delineata dovra' essere
misurata sull'impatto che avra'  sulle  condizioni  di  salute  delle
persone con o a rischio di diabete; inoltre,  per  rendere  realmente
efficace tale strategia, queste ultime dovranno  essere  maggiormente
coinvolte nello sviluppo  delle  politiche  e  del  management  della
malattia. 
  Ciz include la promozione del "self-management" e  i  programmi  di
prevenzione  primaria  quali,  ad  esempio,  quelli  riguardanti   la
nutrizione e l'attivita' fisica. Specifica attenzione deve poi essere
poi rivolta ai gruppi di popolazione identificati ad alto rischio. 
  Per prevenire il diabete e ridurne  l'impatto  sociale  e  tuttavia
necessario  che   il   Servizio   sanitario   nazionale   nelle   sue
articolazioni, le Associazioni di Pazienti,  la  Comunita'  medica  e
scientifica, le persone con diabete e tutti coloro che  li  assistono
si adoperino per assicurare un efficace coordinamento dei Servizi. 
  Per  il  successo  del  Piano  sono  quindi   elementi   essenziali
l'organizzazione e la corretta  allocazione  delle  risorse  umane  e
strutturali.   In   particolare   i   Professionisti    Specializzati
nell'assistenza diabetologica,  i  Medici  di  medicina  generale,  i
Pediatri di libera scelta e tutti gli  altri  interlocutori  sanitari
devono intervenire in modo integrato e coordinato, migliorare le loro
conoscenze  per  fornire  appropriate  indicazioni  e  assumere,  ove
necessario, comportamenti in grado di  garantire  anche  un  supporto
psicosociale. I contributi di tutta  la  comunita'  scientifica  sono
inoltre indispensabili per incrementare le conoscenze. 
  Di non secondaria importanza e' il ruolo del Volontariato, che deve
divenire un interlocutore stabile nelle attivita' di programmazione e
verifica e che, attraverso specifici processi di qualificazione, puo'
divenire  partner  per  lo  sviluppo  di  programmi  e  attivita'  di
informazione/educazione dei pazienti e dei caregiver. 
  E ancora, un corretto sviluppo dei servizi non puo' fare a meno  di
un'approfondita  conoscenza  dell'incidenza,  della  prevalenza,  dei
cambiamenti nei trend e dei costi relativi al diabete. L'esistenza di
un adeguato sistema  informativo,  costruito  e  reso  accessibile  a
livello locale, regionale e nazionale, appare pertanto necessaria per
procedere alla programmazione e alla pianificazione degli interventi.
Una ricerca di qualita' e' infine richiesta per  la  prevenzione,  la
diagnosi precoce e il miglioramento del trattamento  per  le  persone
con o a rischio di diabete. 
  1.2 Perche' un Piano sulla malattia diabetica? 
  Il Piano nasce dall'esigenza di sistematizzare a livello  nazionale
tutte le attivita' nel campo della  malattia  diabetica  al  fine  di
rendere piu' omogeneo il processo diagnostico-terapeutico. 
  La prevenzione del diabete tipo 2 nella popolazione  a  rischio  e'
perseguibile attraverso corretti stili di vita  (la  prevenzione  del
diabete tipo 1 attualmente  non  e'  realizzabile).  L'assistenza  ha
invece come obiettivo fondamentale il  mantenimento  dello  stato  di
salute fisica, psicologica  e  sociale  della  persona  con  diabete,
perseguibile attraverso la  diagnosi  precoce,  la  corretta  terapia
(basata sull'educazione  e  responsabilizzazione  della  persona  con
diabete),  la  prevenzione  delle  complicanze,  responsabili   dello
scadimento della qualita' di vita del paziente,  e  causa  principale
degli elevati costi economici e sociali della malattia. 
  Per  il  loro  raggiungimento  e  fondamentale  l'impegno  di  Team
Diabetologici, Medici di  Medicina  Generale  e  Pediatri  di  libera
scelta chiamati a  interagire  tra  loro,  con  le  altre  componenti
professionali  (in  particolare,   ma   non   solo,   le   componenti
infermieristiche) e con le Associazioni delle persone con diabete, al
fine di assicurare un'assistenza  unitaria,  integrata,  continuativa
che raggiunea elevata efficienza ed efficacia  degli  interventi  nel
rispetto della razionalizzazione della spesa. 
  La gestione integrata implica un piano personalizzato di  follow-up
condiviso tra i professionisti principali  (MMG  e  specialista)  gli
altri professionisti  coinvolti  nel  processo  di  assistenza  e  le
persone con diabete. Da cio' deriva la necessita' di  classificare  i
pazienti in sub-target in base al grado di sviluppo della  patologia:
vi saranno pazienti  a  minore  complessita'  con  una  gestione  del
follow-up prevalentemente a carico del MMG e pazienti con patologia a
uno stadio piu' avanzato con una gestione  prevalentemente  a  carico
dello specialista. Questa maggiore prevalenza di una figura  rispetto
all'altra, all'interno di un percorso assistenziale personalizzato  e
concordato, deve in ogni caso scaturire da una scelta condivisa tra i
vari attori assistenziali coinvolti. In tal senso, la  struttura  del
follow-up  di  un  paziente   in   gestione   integrata   e'   decisa
unitariamente da MMG e specialista e con il  contributo  degli  altri
attori, va rivalutata periodicamente e deve basarsi sulla scelta  del
setting assistenziale migliore (piu'  appropriato,  piu'  efficace  e
piu' efficiente) per il singolo paziente. Ecco quindi che la sfida di
una cura moderna e' la gestione di un percorso integrato che preveda:
la   centralita'   della   persona    con    diabete,    il    lavoro
interdisciplinare, la comunicazione, la raccolta dei dati e  la  loro
continua elaborazione, il miglioramento continuo, il monitoraggio dei
costi. 
  I grandi studi condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato  come
il "buon controllo" metabolico possa ridurre in  maniera  sostanziale
il numero delle complicanze  e  incidere  sui  costi  della  malattia
(studi DCCT, UKPDS, ACCORD, STENO, ADVANCE, VA HIT, EDIC,  UKPDS  FU,
HVIDORE) e migliorare  la  qualita'  della  vita  della  persona  con
diabete. 
    - Per ottenere questi risultati e' tuttavia indispensabile  avere
condizioni organizzative  adeguate  e  favorire  nuove  modalita'  di
gestione della cronicita'. Cio' comporta la  definizione  di  modelli
assistenziali che devono necessariamente prevedere: 
    -  l'educazione  terapeutica,  intendendo  con  tale  termine  un
processo educativo continuo e  strutturato  che  miri  a  trasmettere
capacita' di autogestione complessiva della  patologia,  compreso  il
trattamento farmacologico; 
    - Il lavoro in team multidimensionale e  interdisciplinare  cioe'
la sinereia coordinata  delle  diverse  figure  professionali,  tutte
adeguatamente formate, per realizzare una gestione integrata a tutela
delle persone con diabete; 
    -  la  costruzione  di  percorsi   diagnostici,   terapeutici   e
assistenziali personalizzati  e  condivisi  in  grado  di  prevenire,
rallentare,  arrestare  o  far  regredire  le  complicanze,   ridurre
morbilita', invalidita' e mortalita', migliorare la qualita' di vita; 
    - la registrazione e  la  valutazione  dei  risultati  clinici  e
organizzativi; 
    - il miglioramento continuo del rapporto tra operatori sanitari e
persone con diabete. 
  Perche' abbiamo bisogno di un Piano sulla  Malattia  Diabetica  che
definisca obiettivi strategie e linee di indirizzo prioritarie per il
miglioramento dell'assistenza? 
  Perche' il diabete mellito: 
    1. e' in aumento, sia come incidenza sia come prevalenza, 
    2. causa scarsa qualita'  di  vita,  peso  sulla  persona,  sulla
famiglia e sulla societa', 
    3. causa spesso morte prematura ed e' tra le  maggiori  cause  di
morte, 
    4. e' la seconda causa di insufficienza renale terminale, 
    5. e' la piu' comune causa di cecita', 
    6. e' la piu' comune causa di amputazioni non traumatiche, 
    7. e' la piu' comune malattia cronica fra i bambini. 
  Inoltre, perche': 
    -  ha  costi  sanitari  diretti  consistenti  (10-15%  dei  costi
dell'assistenza sanitaria) con un elevato costo pro capite (3348 euro
l'anno per paziente); la previsione di aumento della prevalenza fara'
quindi lievitare anche i costi; 
    - e' possibile influenzare la storia naturale del Diabete sia  in
termini di prevenzione primaria che di prevenzione delle  complicanze
(evitare  il  sovrappeso  e  svolgere  un'attivita'  fisica  regolare
rappresentano i mezzi piu' appropriati  per  ridurre  il  rischio  di
insorgenza  di  DMT2  nei  soggetti   con   ridotta   tolleranza   ai
carboidrati). 
  Infine, un Piano e' necessario: 
  di S. Vincent, Risoluzione ONU 2006; Consiglio EPSCO 2006; Forum di
New York 2007; Lavori della Commissione Europea  su  "Information  to
patient", la "Copenaghen Roadmap" ); 
    - per rendere per rispondere alle indicazioni  internazionali  ed
europee (Dichiarazione attuali le indicazioni della l.115 e dell'atto
di intesa del 1991 
    - per rafforzare le indicazioni dei  piani  sanitari  (2003-2005,
2006-2008),  dei   piani   nazionali   di   prevenzione   (2005-2007,
2010-2012), del progetto "IGEA". 
  Qual e' la mission del Piano? 
    - Promuovere la prevenzione primaria e la diagnosi precoce; 
    - centrare l'assistenza  sui  bisogni  complessi  di  salute  del
cittadino; 
    - contribuire al miglioramento della tutela  assistenziale  della
persona con o a rischio di diabete, riducendo il peso della  malattia
sulla sineola persona, sul contesto sociale e sul Servizio Sanitario; 
    - contribuire a rendere i servizi piu' efficaci ed efficienti  in
termine di prevenzione e assistenza, assicurando equita' di accesso e
contrastando le disuguaglianze sociali; 
    -   promuovere   la    continuita'    assistenziale,    favorendo
l'integrazione fra gli operatori; 
    - contribuire a ridurre la variabilita' clinica,  diffondendo  la
medicina basata sulle evidenze (EBM); 
    - promuovere l'utilizzo coneruo delle risorse. 
  A favore di chi e' scritto il Piano? 
  E' scritto per le persone con diabete, per quelli che li  assistono
(sanitari e non), per le donne con diabete gestazionale e  per  tutti
coloro che sono a rischio di sviluppare in futuro la malattia. 
  A chi e' indirizzato il Piano? 
  Il Piano si rivolge alle Regioni, alle altre Istituzioni e a  tutti
i portatori d'interesse. 
  Qual e' la vision del Piano? 
    -  essere  focalizzato  sulla  popolazione  in  generale  ponendo
particolare attenzione ai bisogni degli individui; 
    - porre particolare enfasi sulla prevenzione  e  sulla  riduzione
dei fattori di rischio; 
    - contemplare la  partecipazione  della  comunita'  nel  processo
assistenziale, anche attraverso il volontariato attivo; 
    - promuovere il ruolo degli erogatori delle cure  primarie  nella
prevenzione e nella assistenza alla persona con diabete; 
    - passare da  modelli  tradizionali  (con  ruoli  tendenzialmente
"isolati"  degli  attori  assistenziali)  a  modelli   basati   sulla
interdisciplinarieta', differenziando e dando visibilita' alle  varie
componenti della funzione  assistenziale,  in  una  logica  di  reale
integrazione di sistema (attraverso una alternanza continua di "presa
in carico" della persona con diabete a seconda dei vari  stadi  della
patologia e della sua complessita'); 
    - tenere conto delle differenze sociali, culturali, demografiche,
geografiche ed etniche al fine di ridurre le disuguaglianze; 
    - fornire indicazioni cliniche utili a coloro  che  assistono  la
persona con o a rischio di diabete; 
    - collegare processi efficaci a risultati adeguati attraverso  il
monitoraggio e i sistemi di reportine; 
    - lavorare per ottenere risultati che possano essere, quanto piu'
possibile,  standardizzati,  riferiti  a   criteri   che   riguardano
riduzione  del  rischio,  morbidita',   qualita'   di   vita,   stato
funzionale, soddisfazione del paziente e costi. 
  In ultima analisi, cosa fa il Piano? 
  Nel pieno rispetto dei  modelli  organizzativi  e  operativi  delle
singole regioni e delle specificita' dei contesti locali: 
    - definisce ampi obiettivi e linee di indirizzo prioritarie; 
    - definisce indirizzi strategici per specifici interventi; 
    -  descrive  modelli  per   ottimizzare   la   disponibilita'   e
l'efficacia dell'assistenza; 
    - evidenzia le  aree  dell'assistenza  che  richiedono  ulteriore
sviluppo. 
  1.3   Il   diabete   mellito:   definizione   e    classificazione,
epidemiologia, costi 
  Definizione e classificazione 
  Il diabete mellito (DM), comunemente definito diabete, e' un gruppo
di malattie metaboliche che hanno come manifestazione  principale  un
aumento delle concentrazioni ematiche di glucosio (iperglicemia). 
  Il diabete  puo'  essere  causato  o  da  un  deficit  assoluto  di
secrezione  insulinica,  o  da  una   ridotta   risposta   all'azione
dell'insulina a livello degli oreani bersaglio (insulino-resistenza),
o da una combinazione dei due difetti. 
  L'iperglicemia cronica del diabete si associa a un danno d'organo a
lungo termine (complicanze croniche), che porta  alla  disfunzione  e
all'insufficienza di differenti oreani, specialmente  gli  occhi,  il
rene, il sistema nervoso autonomo e periferico, il  cuore  e  i  vasi
saneuigni. (vedi box successivi tratti dagli "Standard  italiani  per
la cura del diabete mellito 2009-2010"). 
 
                 RIQUADRO 1 - NOSOGRAFIA DEL DIABETE 
 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
RIQUADRO 2 - CARATTERISTICHE CLINICHE DIFFERENZIALI DEL DIABETE  TIPO
                             1 E TIPO 2 
 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Le basi delle alterazioni del metabolismo  dei  carboidrati,  degli
acidi grassi e delle proteine sono collegate  a  una  ridotta  azione
dell'insulina  nei  tessuti  bersaglio,  principalmente   a   livello
epatico, nella fibra muscolare scheletrica,  nel  tessuto  adiposo  e
nelle  cellule  vascolari^  L'insufficiente  azione  insulinica  puo'
essere provocata da una non adeguata secrezione e/o da una  diminuita
risposta periferica all'azione dell'ormone in uno o piu' punti  della
complessa via di trasmissione a livello cellulare. 
  Aspetti epidemiologici 
  Il diabete e' una delle patologie croniche a piu' ampia  diffusione
nel mondo, in particolare nei Paesi industrializzati,  e  costituisce
una delle piu' rilevanti e  costose  malattie  sociali  della  nostra
epoca, soprattutto  per  il  suo  carattere  di  cronicita',  per  la
tendenza a  determinare  complicanze  nel  lungo  periodo  e  per  il
progressivo spostamento dell'insorgenza verso eta' giovanili. 
  Le cause del manifestarsi di quella che  viene  definita  come  una
vera e propria epidemia sono da ricercarsi in almeno quattro  fattori
fondamentali: 1) proliferare di abitudini  alimentari  scorrette;  2)
crescita del numero di persone obese o in sovrappeso;  3)  affermarsi
di stili di vita  sempre  piu'  sedentari;  4)  invecchiamento  della
popolazione. 
  Dati recentemente pubblicati dall'International Diabetes Federation
(IDF) sosteneono che nel 2010 oltre 284 milioni  di  persone  fossero
affetti da diabete  e  le  proiezioni  dell'organizzazione  non  sono
rassicuranti: si prevede, infatti, che nel 2030  i  diabetici  adulti
(fascia d'eta' 20-79) saranno 438 milioni. 
  La diffusione del diabete sta crescendo in ogni regione  del  mondo
ed e' previsto che il tasso di prevalenza globale aumentera' dal 6,4%
del 2010 al 7,7% nel 2030. La figura successiva  mostra  i  tassi  di
prevalenza  puntuali  al  2010  e   le   proiezioni   di   prevalenza
normalizzata nel 2030 (la prevalenza normalizzata assume che  il  mix
demografico non cambi negli anni). 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Confronto tra  prevalenza  normalizzata  del  diabete  nel  2010  e
prevalenza normalizzata stimata per il 2030  nelle  macroregioni  del
mondo 
  (Rielaborazione su dati IDF, 2009) 
 
  La prevalenza complessiva crescera' in tutte le regioni del  mondo,
ma nell'Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente-Nord  Africa  (MENA)
si riscontreranno aumenti relativi piu' significativi. Questo aumento
globale e' attribuibile a un certo numero di elementi, tra i quali il
peggioramento delle abitudini alimentari, l'obesita',  gli  stili  di
vita sedentari e il crescente benessere  nei  Paesi  emergenti,  dove
questi fattori e la predisposizione genetica  al  diabete  diverranno
sempre piu' rilevanti. 
  Nonostante l'aumento inferiore  rispetto  alle  altre  regioni  del
mondo (in  particolare  ai  Paesi  emergenti),  la  prevalenza  della
malattia crescera' comunque in tutti i principali Paesi Europei. Alla
luce  delle  ingenti  spese  sanitarie  associate  al  diabete,  esso
rappresentera' pertanto una priorita' per tutti  i  sistemi  sanitari
europei. 
  La Figura successiva analizza la prevalenza, il tasso  normalizzato
e il tasso di crescita previsto i principali Paesi Europei. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Il diabete in Europa: numero di  diabetici  (migliaia),  prevalenza
normalizzata e proiezioni di crescita 2010-2030 
  (Rielaborazione su dati IDF, 2009) 
 
  Attualmente, in Italia, vivono almeno tre milioni  di  persone  con
diabete, cui si aggiunge una quota di persone, stimabile in circa  un
milione, che, pur avendo la malattia, non ne sono  a  conoscenza.  Le
disuguaglianze sociali agiscono fortemente sul  rischio  diabete:  la
prevalenza della malattia e',  infatti,  piu'  elevata  nelle  classi
sociali piu' basse e tal effetto e' evidente in tutte  le  classi  di
eta'. 
  In Italia  non  esistono  stime  nazionali  di  incidenza  ma  sono
disponibili dati derivati da studi su  popolazioni  selezionate.  Uno
studio di coorte,  condotto  su  un  campione  rappresentativo  della
popolazione residente nel comune di Brunico, di eta' compresa fra  40
e 79 anni, nel periodo 1990-2000, ha rilevato un'incidenza pari a 7,6
per 1.000 anni-persona (Bonora 2004). L'incidenza del diabete di tipo
2  era  stata  definita  secondo  i  criteri  dell'American  Diabetes
Association (glicemia a digiuno >=126me/dl  o  diagnosi  clinica  con
dieta o trattamento ipoglicemizzante). 
  Per quel che riguarda il diabete mellito  di  tipo  1  (DMT1),  una
delle  piu'  frequenti  malattie  croniche  dell'infanzia,   la   sua
incidenza e'  in  aumento.  Un'indagine  dell'International  Diabetes
Federation ha calcolato un'incidenza nel mondo di circa 65.000  nuovi
casi/anno. Pur meno frequente rispetto al diabete tipo 2 (un caso  su
dieci diabetici) il DMT1  presenta  un  elevato  impatto  sociale  in
quanto interessa soggetti in giovane eta'.  L'incidenza  e'  compresa
tra i 6 e i 10 casi per 100.000 per anno nella fascia di eta' da 0  a
14 anni, mentre e' stimata in 6,7 casi per  100.000  per  anno  nella
fascia di eta' da 15 a 29 anni, con forti differenze geografiche. 
  Per quanto  riguarda  la  prevalenza  del  diabete,  i  dati  ISTAT
indicano che, in Italia, essa e' in regolare aumento (Grafico 1). Nel
2010, infatti, risulta diabetico il 4,9% della popolazione (5,2%  per
le donne e 4,5% per gli uomini). 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Fonte: Istat. Indagine multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" -
Anno 2010 
 
  La prevalenza del diabete aumenta con l'eta' fino  al  19,8%  nelle
persone con eta' ueuale o superiore ai 75 anni.  Nelle  fasce  d'eta'
tra 18 e 64 anni la prevalenza e  maggiore  fra  gli  uomini,  mentre
oltre i 65 anni e' piu' alta fra le donne (Grafico 2). 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Fonte: Istat. Indagine multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" -
Anno 2010 
 
  Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la  prevalenza  e'
piu' alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 5,6%, seguita  dal
Centro con il 4,8% e dal Nord con il 4,4% (Grafico 3). 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Fonte: Istat. Indagine multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" -
Anno 2010 
 
  La stima per il  2011  (ISTAT  -  Indagine  Multiscopo  -  Annuario
Statistico Italiano) riporta dati sovrapponibili a  quelli  del  2010
(prevalenza di diabete noto pari al 4,9% -  5,0%  nelle  donne,  4,7%
negli uomini). 
  Nel pool di ASL che partecipano al sistema PASSI - Progressi  delle
Aziende Sanitarie per la Salute in Italia (vedi piu'  avanti  il  box
dedicato), la prevalenza del diabete, nelle  persone  di  eta'  18-69
anni, nel 2010, e' risultata pari al 5%. Si  evidenzia  un  gradiente
Nord-Sud: nella P.A. di Bolzano si  registra  il  valore  piu'  basso
(2%), mentre in Basilicata  quello  piu'  alto  (8%)^  La  prevalenza
cresce con l'eta': nella fascia 50-69 anni quasi una persona su  otto
(12%) ha dichiarato  di  avere  una  diagnosi  di  diabete.  Risulta,
inoltre, piu' diffuso tra gli uomini (6%), nelle persone senza  alcun
titolo di studio o con la sola licenza elementare  (15%),  in  quelle
con molte difficolta'  economiche  percepite  (9%)  e  nelle  persone
sovrappeso (7%)  e  obese  (14%).  Riguardo  ai  fattori  di  rischio
associati al diabete:  tra  i  diabetici,  il  55%  ha  ricevuto  una
diagnosi di ipertensione e il 45% di ipercolesterolemia, il 75% e' in
eccesso ponderale (IMC>=25), il 39% e sedentario e il 22% fumatore. 
  Vista, inoltre, la correlazione diretta tra  obesita'/sovrappeso  e
diabete di tipo 2, devono preoccupare i dati sulla diffusione di tali
condizioni  tra  la  popolazione  italiana.  L'ISTAT,   relativamente
all'anno 2010, rileva che in Italia,  nella  popolazione  adulta,  la
quota di sovrappeso e pari al 35,6% (maschi  44,3%;  femmine  27,6%),
mentre gli obesi sono il 10,3% (maschi 11,1%; femmine 9,6%). Nel  Sud
e nelle Isole si rileva la quota piu' elevata di persone obese  e  in
sovrappeso (11,5% e 38,7% rispettivamente). 
  I  dati  del  Sistema  PASSI  rilevano  valori  simili,   con   una
percentuale di adulti in sovrappeso pari al 31,8% e di obesi pari  al
10,4%. Il 54% delle persone con  eccesso  ponderale  intervistate  ha
riferito che un medico o  un  altro  operatore  sanitario  gli  aveva
consigliato di fare una dieta per perdere  peso,  mentre  il  38%  ha
dichiarato di aver ricevuto il  consiglio  di  svolgere  regolarmente
attivita' fisica. 
  Anche i dati sulla diffusione di sovrappeso e obesita' tra  i  piu'
giovani, peraltro,  vanno  attentamente  considerati,  in  quanto  e'
dimostrato che un  bambino  obeso  ha  maggiori  probabilita'  di  un
normopeso di essere in eccesso ponderale  anche  da  adulto,  con  il
conseguente maggiore rischio di sviluppare le patologie  correlate  a
tale condizione, diabete di tipo 2 in particolare. Per  quest'ultimo,
infatti, alcuni dati indicano come  siano  gia'  in  aumento  i  casi
insorti in giovane eta'. 
  La prevalenza di sovrappeso e obesita' tra i bambini  della  scuola
primaria, rilevata nel 2008 dall'indagine "OKkio alla  salute"  (vedi
piu' avanti il box  dedicato  al  "Sistema  di  indagini  sui  rischi
comportamentali in eta' 6-17 anni"), e' risultata  molto  elevata:  a
livello nazionale il 23,2% dei bambini risulta sovrappeso e il  12,0%
obeso, cioe' piu' di 1 bambino su 3 ha un peso superiore a quello che
dovrebbe avere per la sua eta'. Riportando questi valori a  tutta  la
popolazione di bambini di eta' 6-11 anni si arriva  a  una  stima  di
piu' di 1 milione  di  bambini  sovrappeso  o  obesi  in  Italia.  Si
evidenziano, inoltre, notevoli differenze per  Regione:  dal  49%  di
bambini sovrappeso o obesi in Campania al 23% nella stessa condizione
in Valle D'Aosta. Generalmente, comunque, nelle Regioni  del  Sud  si
rilevano valori piu' elevati. 
  La seconda raccolta di OKkio (42.000 bambini coinvolti) ha  fornito
risultati non molto dissimili da quanto rilevato  nel  2008,  con  il
22,9% dei bambini misurati in sovrappeso e l'11,1% in  condizioni  di
obesita'. I dati del 2012 sono attualmente in via di elaborazione. 
  Lo studio HBSC 2009-10 tra i giovani in eta'  adolescenziale  (vedi
piu' avanti il box  dedicato  al  "Sistema  di  indagini  sui  rischi
comportamentali  in  eta'  6-17  anni")  ha  mostrato  una   maggiore
frequenza di ragazzi in sovrappeso e obesi tra gli  undicenni  (29,3%
nei maschi, 19,5% nelle femmine) rispetto ai quindicenni  (25,6%  nei
maschi, 12,3% nelle femmine) e lo  svolgimento  di  minore  attivita'
fisica tra i ragazzi di  15  anni  (47,5%  nei  maschi,  26,6%  nelle
femmine) rispetto  ai  tredicenni  (50,9%  nei  maschi,  33,7%  nelle
femmine). 
  Costi del diabete 
  Poiche' il numero di persone affette  da  diabete  e'  in  costante
crescita in tutto il mondo, i costi per la cura  di  questa  malattia
rappresentano una quota costantemente in aumento nei budget di  tutti
i Paesi. Inoltre, il  diabete  e'  destinato  a  diventare  la  causa
maggiore di disabilita' e di  mortalita'  nei  prossimi  venti  anni:
l'OMS lo ha, quindi, inserito tra le patologie  su  cui  maggiormente
investire, dato il crescente peso assunto anche nei Paesi in  via  di
sviluppo. Per di piu', le  gravi  complicanze  che  esso  provoca  si
traducono in  elevati  costi  sanitari,  tanto  che  nel  2010  hanno
determinato  il  10-15%   dei   costi   complessivi   dell'assistenza
sanitaria. 
  La figura successiva  confronta  la  spesa  per  il  diabete  nelle
macro-aree mondiali nel 2010 e quella stimata nel 2030. Nei  prossimi
20 anni saranno le aree in via di sviluppo a registrare  i  tassi  di
incremento maggiori. Cio' e' in parte causato  da  un  aumento  della
prevalenza, ma anche da un calo  del  differenziale  del  PIL  tra  i
gruppi di Regioni. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
  Spesa associata al diabete nel  mondo  e  per  macroregione:  spesa
attuale in mln di dollari e proiezioni di crescita 2010-2030 
  (Rielaborazione su dati IDF, 2009) 
 
  Nel 2010 la spesa per il trattamento dei pazienti diabetici e stata
stimata intorno all'11,6% della spesa  sanitaria  mondiale;  Francia,
Germania, Spagna e Regno Unito rappresentano circa il 50% della spesa
europea. La spesa italiana  rappresenta  circa  il  10%  della  spesa
europea, con un dato pro capite sensibilmente piu'  basso  di  quello
registrato in Francia, Germania e Regno Unito. 
  Nel  nostro  Paese  la  spesa  sanitaria  per  il  diabete  non  e'
egualmente distribuita: si stima che piu' di tre quarti  della  spesa
totale del 2010 abbia interessato la fascia di eta' compresa tra 50 e
80 anni, con un maggior peso per le  donne  (Bruno,  AMD,  2012).  Il
consumo di risorse sanitarie delle persone con diabete e'  2,5  volte
superiore rispetto a quello delle persone non diabetiche di pari eta'
e sesso, con una spesa totale, stimata dall'IDF nel 2010, pari  a  11
milioni di dollari e una previsione di  crescita  entro  il  2030  di
oltre il 14% (Bruno, AMD, 2012). 
  L'entita'  del  costo  della  malattia  diabetica  e'  notevolmente
variabile da Paese a Paese, ma comunque sempre  riconducibile  a  tre
voci ben definite: 
a) costi diretti: includono tutti i costi relativi direttamente  alle
  prestazioni  sanitarie  erogate  dal  Servizio  Sanitario.  Possono
  essere   a   basso   costo   (prestazioni    di    cure    primarie
  extraospedaliere), a medio costo (farmaci, device) e ad alto  costo
  (fondamentalmente trattamenti  eseguiti  all'interno  di  strutture
  ospedaliere); 
  b) costi indiretti: sono riferibili alla perdita  di  produttivita'
(causata  da  disabilita'  temporanea  o  permanente,   pensionamento
anticipato, perdita di giorni di lavoro, mortalita' prematura); 
  c) costi intaneibili: tutte  le  situazioni  di  alterazione  della
qualita' di vita imputabili in modo diretto o indiretto alla malattia
(depressione, ansia, discriminazioni sul  lavoro  o  nelle  relazioni
interpersonali, ecc.). 
  L'assistenza a un diabetico di tipo 2 non  complicato  presenta  un
costo pari a circa una volta e mezzo quella di un cittadino  di  pari
eta' non diabetico; una complicanza microaneiopatica fa  salire  tale
costo fino a tre volte; una macroangiopatia con evento acuto  fino  a
venti volte nell'anno dell'evento per  poi  stabilizzarsi  a  quattro
volte negli anni successivi; entrambi i tipi di  complicanze  fino  a
sei volte. 
  Numerosi studi sono stati fatti, con metodologie spesso diverse  ma
scientificamente molto rigorosi, per  valutare  l'entita'  dei  costi
sostenuti dai Servizi Sanitari per  la  cura  e  il  controllo  della
malattia diabetica e delle sue complicanze croniche. 
  La formazione del maggior  costo  appare  correlata  a  tre  eventi
fondamentali: 
  a) la comparsa della malattia diabetica di tipo 2  in  soggetti  "a
rischio" (obesita', ipertensione, sindrome metabolica, familiarita'),
che, da sola, comporta un incremento dei costi sanitari diretti annui
pro capite di circa il 100% rispetto a quella  della  popolazione  di
confronto  non  affetta  da  diabete   mellito,   e   un   incremento
proporzionale, se non maggiore, dei costi indiretti,  correlati  alla
riduzione  della  produttivita'  lavorativa   o   all'aumento   delle
provvidenze; 
  b) l'incidenza  dei  quadri  clinici  riferibili  alle  complicanze
croniche  del  diabete,  sia  microvascolari  (tra  le  quali  quella
economicamente piu' pesante appare l'insufficienza  renale  cronica),
sia,  soprattutto,  macrovascolari,  in   particolare   quelle   che,
presentandosi come  eventi  acuti  (IMA,  Stroke,  Piede  diabetico),
comportano l'obbligatorio ricorso al  ricovero  ospedaliero  ad  alta
intensita'  di  cura  e  un  successivo  follow-up  intensivo.   Tale
situazione, come precedentemente riportato, puo' far salire  i  costi
di malattia fino a  venti  volte  nell'anno  dell'evento  e  mantiene
successivamente costi annui estremamente elevati; 
  c) il costo per farmaci nella popolazione dei pazienti diabetici e'
certamente  piu'  elevato  rispetto  alla  popolazione  generale,  ma
prevalentemente  collegato   alle   complicanze   gia'   clinicamente
evidenti: risulta, infatti, chiaro da tutti gli studi che il  maggior
costo e' dovuto ai farmaci ad  attivita'  cardiovascolare,  piuttosto
che a quelli ipoglicemizzanti veri  e  propri,  compresa  l'insulina.
Comunque, attualmente il costo per farmaci non pare superare  il  25%
dei costi totali della patologia. E' pertanto necessario  individuare
possibili azioni che incidano in modo significativo sulla  formazione
della spesa, coniueando appropriatezza e migliori outcome clinici. 
  Obiettivi specifici  sono  quindi  quelli  di  contrastare  sia  la
comparsa di nuovi casi di diabete nella popolazione a rischio, sia la
comparsa e/o  l'evoluzione  progressiva  delle  complicanze  croniche
micro e macroaneiopatiche. 
  La maggior voce sineola di spesa per il  diabete  e'  rappresentata
dai ricoveri ospedalieri per la terapia di complicanze croniche  come
le malattie cardiovascolari, l'ictus, l'insufficienza renale cronica,
il piede diabetico. La maggior parte  di  queste  appare  prevenibile
grazie  a  diagnosi  piu'  precoci,  educazione  e   informazione   e
assistenza integrata a lungo termine. 
  Ogni anno ci sono in Italia piu' di 70.000  ricoveri  per  diabete,
principalmente causati da complicanze quali ictus cerebrale e infarto
del  miocardio,  retinopatia  diabetica,   insufficienza   renale   e
amputazioni degli arti inferiori. 
  Per quanto riguarda i farmaci, la quota  principale  del  costo  e'
imputabile al trattamento delle complicanze cardiovascolari; tuttavia
tutte le categorie farmacologiche mostrano un aumentato utilizzo  nei
diabetici,  a   sottolineare   l'interessamento   multiorgano   della
malattia. 
  Attualmente il diabete occupa il secondo posto tra le patologie per
i piu' alti costi diretti, avendo determinato nel 2010 il 10-15%  dei
costi dell'assistenza sanitaria in Italia. In assenza di complicanze,
questi sono pari a circa 800€/anno per persona, mentre,  in  presenza
di complicanze, possono variare  tra  i  3.000  e  i  36.000€/anno  a
persona1 . 
  L'impatto sociale del diabete si avvia,  quindi,  a  essere  sempre
piu'  difficile  da  sostenere  per  la  comunita',  in  assenza   di
un'efficace attivita' di prevenzione e cura. 
 
    -------------- 
     1 Documento AMD, SID, SIEPD, OSDI 2011 
 
  1.4 Il contesto internazionale e programmatico per il diabete 
  Le strategie internazionali, individuando una serie  di  iniziative
nel campo della prevenzione, diagnosi  e  gestione  della  patologia,
stimolano gli Stati ad adottare Piani  nazionali,  in  linea  con  la
sostenibilita' dei sistemi sanitari. 
  In particolare, le  indicazioni  definite  a  livello  europeo  nel
Consiglio EPSCO del giugno 2006, le risoluzioni ONU del  2006  e  del
2009, le risoluzioni del Parlamento  Europeo  del  2011  e  del  2012
evidenziano la  necessita'  di  sviluppare  politiche  nazionali  per
prevenzione, trattamento e cura del diabete, in linea con lo sviluppo
sostenibile dei vari sistemi  di  assistenza  sanitaria,  nonche'  di
elaborare strumenti adeguati per  il  raggiungimento  di  livelli  di
assistenza appropriati, che abbiano l'obiettivo  di  stabilizzare  la
malattia e migliorare la qualita' di vita del paziente. 
  Gia' le indicazioni OMS  del  1991  e  la  Dichiarazione  di  Saint
Vincent del 1989 ponevano l'accento sullo sviluppo  di  un  programma
nazionale per il diabete mellito e sull'importanza dell'intervento di
Governi e Amministrazioni per assicurare la  prevenzione  e  la  cura
della  patologia  diabetica.  In  particolare,  le  conclusioni   del
Consiglio EPSCO (Occupazione, politica sociale, salute e consumatori)
dell'Unione Europea circa  la  promozione  di  stili  di  vita  e  la
prevenzione del  diabete  di  tipo  2  e  delle  sue  complicanze  ha
evidenziato  che  il  DMT2  e  le   sue   complicanze   sono   spesso
diagnosticati tardivamente e che le misure preventive,  una  diagnosi
precoce e un'efficace gestione della malattia possono  comportare  la
riduzione della mortalita' dovuta al diabete nonche' un aumento della
speranza di vita e della qualita' di vita delle popolazioni europee. 
  Pertanto,  gli  Stati  Membri  sono  stati  invitati  a  ipotizzare
interventi che, tenuto conto delle risorse disponibili, riguardino la
raccolta, la  registrazione,  il  monitoraggio,  la  presentazione  a
livello nazionale di dati epidemiologici ed  economici  completi  sul
diabete e l'elaborazione e l'attuazione di piani quadro per la  lotta
contro il diabete. 
  E' stato posto l'accento sull'importanza della prevenzione e  della
diagnosi  precoce  con  una  gestione  che   utilizzi   "sistemi   di
valutazione  con   obiettivi   quantizzabili   per   individuare   le
conseguenze per la salute e l'efficacia in rapporto ai costi, tenendo
conto della struttura e della prestazione dei  servizi  sanitari  nei
vari Stati membri, delle questioni etiche, giuridiche, culturali e di
altra natura nonche' delle risorse disponibili". 
  Le indicazioni europee spineono quindi  per  una  "elaborazione  di
misure di sensibilizzazione dell'opinione  pubblica,  di  prevenzione
primaria e per una definizione di misure di prevenzione  secondaria",
ponendo  particolare  accento  sull'utilita'  dell'adozione   di   un
approccio gestionale globale, multisettoriale e pluridisciplinare nei
confronti dei diabetici e sull'adeguata formazione per  il  personale
sanitario. 
  Inoltre il Consiglio ha invitato la Commissione Europea a sostenere
gli sforzi compiuti dagli Stati Membri per prevenire  la  malattia  e
promuovere uno stile di vita sano, definendo  il  diabete  come  "una
sfida di salute pubblica in Europa" e  incoraggiando  lo  scambio  di
informazioni, con una azione  che  rafforzi  il  coordinamento  delle
politiche e dei programmi di promozione e di prevenzione,  a  favore,
soprattutto, dei gruppi ad alto rischio, riducendo al tempo stesso le
disuguaglianze e ottimizzando le risorse. 
  Viene posta particolare attenzione sull'utilita'  di  "agevolare  e
sostenere la  ricerca  generale  e  clinica  sul  diabete  a  livello
europeo", con  la  necessita'  di  attuare  un'ampia  diffusione  dei
risultati nei Paesi europei,  creando  strumenti  che  permettano  la
comparabilita' dei dati  epidemiologici  e  metodi  corretti  per  il
monitoraggio  e  la  sorveglianza.  Viene  inoltre  incoraggiata   la
conoscenza delle azioni intraprese dagli Stati Membri per mettere  in
risalto i fattori determinanti per la salute e  promuovere  stili  di
vita  sani,   valutando   l'efficacia   delle   misure   proposte   e
approfondendo la necessita' di ulteriori misure. 
  Tali indirizzi valorizzano le azioni tese a un approccio globale ai
fattori determinanti per la salute, compresa una politica coerente  e
universale in materia di alimentazione  e  di  attivita'  fisica,  in
particolare nei bambini. 
  Vanno inoltre considerate molte altre azioni a  carattere  politico
e/ o legislativo e in particolare: 
    - nel dicembre 2010, il Consiglio dell'Unione europea ha invitato
la  Commissione  europea  ad  approfondire   la   tematica   con   il
coinvolgimento degli Stati membri e la societa' civile; 
    - nel settembre 2011,  il  Parlamento  europeo  ha  adottato  una
risoluzione che ha sottolineato la  importanza  della  prevenzione  e
controllo delle Non Comunicable Diseases (NCDs); 
    - nel settembre 2011 e' stata altresi' adottata una dichiarazione
politica per una azione coneiunta dei governi con i settori civili  e
privati della societa', per affrontare in maniera sinereica  il  tema
della cronicita'; 
    -  nel  marzo  2012  il  Parlamento  Europeo  ha   adottato   una
risoluzione di indirizzo  per  l'EU  sul  diabete,  definendo  alcune
iniziative riguardanti la  prevenzione,  diagnosi  e  gestione  della
patologia e richiamando gli stati  sulla  necessita'  di  dotarsi  di
piani nazionali sul diabete; 
    - nel primo trimestre 2012,  la  Danimarca,  come  Presidente  di
turno  del  Consiglio  dell'Unione  europea,  ha  individuato   quale
priorita' sulla salute le malattie croniche, ponendo il diabete, come
la modello di malattia cronica. 
  Infine, l'European Diabetes Leadership Forum (che ha avuto luogo il
25 e 26 aprile 2012 a Copenaghen, con la volonta' di  promuovere  una
attenta riflessione tra i differenti attori del sistema europeo sulla
sanita' e in particolare  sul  diabete),  trova  la  sua  espressione
concreta  nella  "Copenaghen  Roadmap",   i   cui   contenuti   hanno
l'obiettivo di stimolare  tutti  gli  attori  del  sistema  salute  a
livello europeo per affrontare la  tematica  sul  versante  politico,
economico, sociale e clinico. 
  Attualmente l'Italia, tenendo conto anche  delle  varie  iniziative
globali  (risoluzione  sul  diabete  61/225  delle   Nazioni   Unite,
documento  "European  Coalition   for   Diabetes   Grand   Challenge:
Deliverine  for   Diabetes   in   Europe",   dichiarazione   politica
dell'Assemblea delle Nazione Unite del 2011 sulla  prevenzione  e  il
controllo delle Non-Communicable Disease, risoluzione del  parlamento
Europeo 14 marzo 2012), e' impegnata nel costruire e promuovere  quel
cambiamento  reale,  attraverso   varie   iniziative   concrete   per
migliorare la qualita' di vita delle  persone  con  diabete  e  degli
altri malati cronici. 
  In conclusione, le strategie europee rafforzano  la  necessita'  di
avviare urgentemente un'azione mirata di lotta contro il  diabete  al
fine di far fronte alla crescente incidenza e  prevalenza  di  questa
malattia nonche' all'aumento dei costi diretti  e  indiretti  che  ne
derivano. 
  Nel raggiungimento degli obiettivi  si  ritiene  che  le  linee  di
sviluppo debbano necessariamente considerare  un  approccio  a  lungo
termine che includa azioni rivolte sia alle persone ad  alto  rischio
che  a  quelle  affette  dalla  malattia,  attraverso  un  intervento
integrato e globale, chiaro, intersettoriale e multidisciplinare  per
ridurre e/o prevenire le complicanze, garantire una buona qualita' di
vita, pari opportunita' e accesso alle cure. 
  Quindi,  attraverso  la  cooperazione   multidisciplinare   occorre
rafforzare  la  collaborazione  tra  tutti  gli   interlocutori   che
partecipano al sistema. La societa' civile,  con  i  suoi  differenti
modelli organizzativi che teneono  conto  delle  differenze  sociali,
culturali, di genere e di eta' e con una trasversalita' di interventi
integrati e condivisi, ha  un  importante  ruolo  nella  prevenzione,
nella cura e nella  prevenzione  delle  complicanze  del  diabete  in
particolare e, piu' in generale, in materia  di  salute  umana.  Essa
deve lavorare perche' siano  raggiunti  quei  livelli  di  assistenza
appropriati che costituiscono la  condizione  preliminare  essenziale
per migliorare la qualita' di vita delle persone. 
  1.5 Gli indirizzi dell'assistenza diabetologica in Italia 
  L'Italia  dispone  di  un  sistema  di   assistenza,   sviluppatosi
soprattutto a seguito dell'entrata in vigore  della  legge  16  marzo
1987, n. 115, e del  protocollo  di  intesa  tra  il  Ministro  della
sanita' e il Presidente del Consiglio  dei  Ministri  del  30  luelio
1991, che presenta caratteristiche  non  del  tutto  omogeneo  e  che
richiede   ulteriori   miglioramenti,   soprattutto   sul    versante
dell'integrazione e della comunicazione tra i vari operatori. 
  Le  disposizioni   specifiche   esistenti   sulla   malattia   gia'
garantiscono un'adeguata  tutela  alle  persone  con  diabete  ma  un
miglioramento  della   qualita'   dell'assistenza   potrebbe   essere
assicurato con la completa applicazione di tali provvedimenti  e  con
l'attuazione di interventi organizzativi adeguati. In particolare, la
normativa citata  fornisce  le  indicazioni  di  riferimento  per  la
programmazione dell'assistenza in Italia, in accordo con il documento
tecnico dell'OMS per la Prevenzione del Diabete Mellito, stabilendo i
canoni dell'assistenza, e demandandone l'applicazione alle Regioni al
fine di promuovere modalita' uniformi di assistenza. 
  In tali atti si prevede che l'organizzazione dell'assistenza  tenga
conto di alcune importanti  considerazioni:  a)  il  diabete  e'  una
malattia cronica che puo' durare nel singolo individuo anche piu'  di
40-50 anni; b) il  diabete  e'  una  patologia  diffusissima  cui  va
riconosciuto carattere di particolare rilievo sociale  e  che  incide
pesantemente  sulla  spesa  sanitaria;  c)  migliorare   l'assistenza
significa determinare  un  aumento  dell'aspettativa  di  vita  e  un
miglioramento della qualita' della stessa. 
  In particolare, la legge 115 ha rivolto particolare attenzione alla
tematica  della  prevenzione   attraverso   l'educazione   sanitaria,
cercando di far superare il precedente approccio clinico di  diagnosi
e terapia esclusivamente farmacologica e dando alla patologia un alto
rilievo sociale. Il protocollo di intesa ha indicato  gli  interventi
piu'  idonei  per  l'individuazione  delle  fasce  di  popolazione  a
rischio, previsto la programmazione di specifici interventi  sanitari
e definito criteri di uniformita' relativi agli aspetti strutturali e
organizzativi dei servizi diabetologici. 
  Questi concetti, estesi alla cronicita'  in  generale,  sono  stati
ripresi e sviluppati dal Piano Sanitario Nazionale 1994-1996, che  ha
dato indicazioni precise  in  direzione  della  deospedalizzazione  e
dell'integrazione  tra  le  varie  competenze  sanitarie  e   sociali
coinvolte nell'assistenza ai soggetti affetti da patologie  croniche,
in particolare in eta' evolutiva e della continuita' delle cure. 
  Anche  il  Piano  Sanitario  Nazionale  1998-2000  ha  fornito   un
ulteriore e piu' deciso impulso alla  gestione  delle  condizioni  di
cronicita', raccomandando di dare continuita' agli interventi  mirati
al miglioramento della qualita' di vita degli  ammalati  e  dei  loro
familiari, sviluppando al  contempo  opportunita'  di  partecipazione
alla vita sociale. 
  Inoltre,   tale   Piano   ha   evidenziato    l'importanza    della
riorganizzazione  delle  cure  primarie  e  dell'integrazione  tra  i
diversi livelli di assistenza, esaltando il  ruolo  del  cittadino  e
della societa' civile nelle scelte e nella gestione del SSN e ponendo
il diabete tra  le  quattro  grandi  patologie  (insieme  a  malattie
respiratorie, cardiovascolari e tumori). 
  La strada da percorrere per raggiungere questi obiettivi e'  quella
del coordinamento degli  interventi  dei  diversi  settori  impegnati
nella   produzione   di   servizi,   stimolando   le   collaborazioni
istituzionali, a  partire  dalla  dimensione  distrettuale,  fornendo
interventi  di  sostegno,  in  particolare  in  forma  di  assistenza
domiciliare integrata. 
  L'attuale contesto istituzionale e normativo e  caratterizzato  dal
nuovo assetto dei rapporti tra lo stato e le Regioni ridefinito dalla
modifica del titolo V della Costituzione e dalla  individuazione  dei
livelli essenziali di assistenza di cui al DPCM 29  novembre  2001  e
successive integrazioni che ha rappresentato  l'avvio  di  una  nuova
fase per la tutela sanitaria:  garantire  ai  cittadini  un  Servizio
sanitario  omogeneo  in  termini  di  qualita'  e   quantita'   delle
prestazioni erogate. 
  Da  ricordare,  inoltre,  l'Indagine  conoscitiva  sulla  patologia
diabetica  in  rapporto  al  Servizio  Sanitario  Nazionale  e   alle
connessioni con le malattie  non  trasmissibili,  promossa  nel  2012
dalla XI Commissione Igiene e Sanita' del Senato che, nel fornire una
fotografia aggiornata dell'assistenza, evidenzia sia i punti di forza
sia le criticita' del nostro Sistema Sanitario. In particolare,  essa
indaga la capacita'  delle  strutture  periferiche  di  garantire  la
centralita' e l'empowerment della persona con diabete in un  percorso
integrato tra i diversi livelli assistenziali. 
  L'impegno del Ministero della salute negli  ultimi  anni  e'  stato
quello di rendere  attuali  e  innovativi  i  contenuti  delle  norme
specifiche sul  diabete,  individuando  strategie  che  richiedessero
modalita' operative basate su un ampio dialogo e sulla collaborazione
fra tutti i principali protagonisti  dell'assistenza,  in  una  reale
sinereia  fra  le  Regioni,   le   Associazioni   professionali,   il
Volontariato, le Istituzioni pubbliche  e  private.  In  particolare,
l'attenzione posta sulle complicanze a lungo termine della  patologia
diabetica, principale fonte di riduzione di qualita' e  durata  della
vita  per  i  pazienti  e  di  aumento  dei  costi,  si  e   tradotta
nell'inserimento  delle  complicanze  del  diabete  tra  le  aree  di
intervento prioritarie previste  Piano  Nazionale  della  Prevenzione
2005-2007, sancito dall'Intesa Stato Regioni del 23 marzo 2005.  Tale
obiettivo e perseguito attraverso l'adozione di programmi di  disease
management, termine che fa riferimento a una  strategia  di  gestione
delle malattie croniche che  prevede:  a)  la  partecipazione  attiva
della persona con diabete alla gestione  della  malattia  (attraverso
programmi di educazione e supporto  del  paziente  svolti  a  livello
della rete primaria di assistenza); b) l'attivazione di un sistema di
schedulazione delle persone con diabete; c) l'attivazione di  sistemi
atti a garantire la  regolare  esecuzione  di  un  set  di  controlli
periodici da parte del paziente; d) l'attivazione di  un  sistema  di
monitoraggio su base informatizzata. 
  Anche  il  Piano  Nazionale  della  Prevenzione  2010-2012  rinnova
l'impegno nel  campo  della  prevenzione  del  diabete  e  delle  sue
complicanze attraverso azioni  da  attuarsi  all'interno  di  quattro
macro-aree  di  intervento   (medicina   predittiva,   programmi   di
prevenzione collettiva, programmi di prevenzione rivolti a gruppi  di
popolazione a rischio, programmi  volti  a  prevenire  complicanze  e
recidive di malattia). 
  Quindi, in considerazione  della  complessita'  della  materia,  il
Ministero ha intrapreso numerose linee di  attivita'  (vedi  riquadri
successivi). 
 
    RIQUADRO 3 - LE LINEE DI ATTIVITA' DEL MINISTERO DELLA SALUTE 
 
  ------------------------------------------------------------------- 
  1.  Collaborazione  con  la  Regione  Europea   dell'Organizzazione
Mondiale della Sanita' (OMS) alla definizione  di  una  Strategia  di
contrasto alle malattie croniche denominata  Gainine  Health,  valida
per  tutta  l'Europa,  dall'Atlantico  agli  Urali,  e  approvata   a
Copenaghen il 12 settembre 2006 dal Comitato Regionale  per  l'Europa
(http://www.euro.who.int/Document/RC56/edoc08.pdf). 
  2. Cooperazione con l'OMS alla costruzione di una Strategia Europea
di contrasto all'obesita', approvata il 12 novembre  2006  nel  corso
della       Conferenza       intereovernativa       di       Istanbul
(http://www.euro.who.int/obesity),  tra  i  principali   determinanti
della malattia diabetica. 
  3. Istituzione della Commissione Nazionale sulla Malattia Diabetica
(2003),  con  l'obiettivo  di  valutare,  insieme  alle  Regioni,  le
iniziative e i modelli assistenziali adottati nelle  diverse  realta'
locali, di proporre interventi a  favore  del  soggetto  diabetico  e
delle fasce di popolazione a rischio e di definire il presente  Piano
sulla  Malattia  Diabetica,  mirato  a  migliorare  l'assistenza   ai
diabetici  alla  luce   delle   nuove   conoscenze   scientifiche   e
tecnologiche. 
  4. Aggiornamento del Decreto Ministeriale 28 maggio 1999,  n.  329,
che individua la malattia diabetica tra  le  condizioni  di  malattia
croniche  e  invalidanti  che  danno  diritto   all'esenzione   dalla
partecipazione al costo per le prestazioni  di  assistenza  sanitaria
correlate. 
  5. Partecipazione all'organizzazione della  Giornata  Mondiale  del
Diabete (14 novembre) e delle attivita' correlate, in  collaborazione
con Societa' scientifiche e Associazioni dei pazienti. 
  6. Attuazione dei Piani Nazionali  della  Prevenzione  2005-2007  e
2010-2012 che prevedono la realizzazione di progetti regionali basati
su linee  di  intervento  concordate  tra  le  Regioni  e  il  Centro
Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM). 
  7. Predisposizione, attraverso  il  CCM  e  in  collaborazione  con
l'Istituto  Superiore  di  Sanita'  (ISS),  del  progetto  IGEA   con
l'obiettivo  di  realizzare  iniziative  e  interventi  orientati   a
favorire il miglioramento dell'assistenza alle persone con diabete  e
alla prevenzione delle complicanze del diabete, tramite l'adozione di
un modello di gestione integrata della malattia. 
  8. Quaderno del Ministero  della  salute  "Appropriatezza  clinica,
strutturale, tecnologica e operativa per la prevenzione,  diagnosi  e
terapia  dell'obesita'  e  del  diabete  mellito"   (n.   10,   2011,
scaricabile dal sito www.salute.gov.it 
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          RIQUADRO 4 - I PIANI NAZIONALI DELLA PREVENZIONE 
 
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  Con l'Intesa tra Stato, Regioni e Province autonome  del  23  marzo
2005, veniva  varato  il  primo  Piano  Nazionale  della  Prevenzione
2005-2007, prorogato poi fino al 2009, che individuava  l'obesita'  e
la patologia diabetica tra i problemi di salute prioritari del Paese,
nell'ambito della prevenzione del rischio cardiovascolare. 
  Sulla base di linee programmatiche elaborate  dal  Ministero  della
salute/CCM  (Centro  per  la  prevenzione  ed  il   controllo   delle
malattie), tutte le Regioni avevano il compito di definire e attivare
specifici progetti all'interno  delle  aree  di  intervento  ritenute
prioritarie. 
  PEr  quel   che   riguarda   la   prevenzione   dell'obesita',   la
progettazione Regionale proponeva  l'approccio  intersettoriale,  con
azioni intraprese a diversi livelli (a scuola, nei luoghi di lavoro e
del tempo libero, ecc.) e privilegiando  gli  interventi  di  provata
efficacia. 
  Nel caso della prevenzione delle complicanze del  diabete,  il  PNP
prevedeva  la  realizzazione  di   progetti   regionali   finalizzati
all'adozione di programmi di Gestione Integrata della patologia,  sul
modello del disease management e/o del chronic care model. 
  Il nuovo PNP 2010-2012 (Intesa Stato-Regioni del 29 aprile 2010) ha
rinnovato e rilanciato gli obiettivi del precedente Piano, 
  promuovendo la prevenzione  dell'obesita'  nella  prospettiva  piu'
generale della prevenzione dei rischi per la salute correlati a stili
di vita non corretti (dieta scorretta, inattivita' fisica, tabagismo,
abuso di alcol) e rilanciando  la  Gestione  Integrata  anche  in  un
ottica allareata di gestione della cronicita'. 
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                   RIQUADRO 5 - IL PROGETTO "IGEA" 
 
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  Il Progetto  IGEA  (Integrazione,  Gestione  e  Assistenza  per  la
malattia diabetica - www.epicentro.iss.it/igea) ha  rappresentato  la
prima esperienza  oreanica  di  un  programma  nazionale  di  governo
clinico nel campo delle patologie croniche. Attraverso un insieme  di
azioni e interventi ha favorito l'adozione di programmi  di  gestione
integrata dando traduzione organizzativa e operativa per la  gestione
integrata del diabete. In particolare: 
    - e'  stata  definita  una  linea  guida  sui  requisiti  clinico
organizzativi per la gestione integrata del diabete mellito di tipo 2
nell'adulto con l'obiGttivo di definire le  modalita'  organizzative,
formulare le raccomandazioni per migliorare la qualita' della cura  e
per prevenire le complicanze del diabete, e definire  gli  indicatori
per il monitoraggio del processo e degli esiti di cura; 
    - sono stati definiti requisiti informativi  per  un  sistema  di
gestione integrata del diabete insieme ad un set minimo di indicatori
clinici, di sistema e di attuazione; 
    - e' stato definito un piano nazionale di formazione e sono state
realizzate numerose edizioni, nazionali e  regionali,  del  corso  di
formazione per formatori e del corso per operatori; 
    - e' stato realizzato un documento sui percorsi assistenziali per
la gestione integrata. 
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  RIQUADRO 6 - IL PROGRAMMA "GUADAGNARE SALUTE" 
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  Nell'ottica della realizzazione di politiche  intersettoriali,  che
prevedono  il  coinvolgimento  di  settori  al  di  fuori  di  quello
sanitario in azioni favorevoli alla salute dei cittadini,  nel  2006,
con un forte sostegno anche da parte dell'Italia, sono state prodotte
dall'OMS la Strategia di contrasto alle  malattiG  non  trasmissibili
(Gainine Health, Copenhagen - 12 settembre 2006) e  la  Strategia  di
contrasto all'obesita' (European Charter  on  counteractine  obesity,
Istanbul - 15 novembre 2006). 
  Seguendo le indicazioni  dell'OMS  e  nella  scia  di  quanto  gia'
proposto dal PNP 2005-2007, in Italia, nel 2007, e'  stato  approvato
il Programma nazionale "Guadagnare Salute: rendere facili  le  scelte
salutari" (www.salute.gov.it/stiliVita/stiliVita.jsp), una  strategia
globale per contrastare i quattro principali fattori di rischio delle
malattie croniche non trasmissibili  (fumo,  abuso  di  alcol,  dieta
scorretta e inattivita' fisica) attraverso l'attivazione di dinamiche
intersettoriali   (alleanzG    con    il    mondo    della    scuola,
dell'agricoltura, dei trasporti, dell'urbanizzazione, dello  sport  e
dell'industria), al fine di promuovere e favorire corretti  stili  di
vita da parte della popolazione nell'ottica di migliorare la salute e
prevenire le principali patologie croniche. 
  Malattie  cardiovascolari,  tumori,   diabete   mellito,   malattie
respiratorie croniche hanno, infatti, in  comune  alcuni  fattori  di
rischio modificabili, quali il  fumo  di  tabacco,  l'obesita'  e  il
sovrappeso, il consumo eccessivo  di  alcol,  lo  scarso  consumo  di
frutta  e   verdura,   la   sedentariGta',   l'ipercolesterolemia   e
l'ipertensione arteriosa. Questi fattori di rischio,  da  soli,  sono
responsabili del 60% della perdita di anni di vita in buona salute in
Europa e in Italia. Il contrasto a  tali  fattori  di  rischio  passa
attraverso la modifica degli stili di  vita  della  popolazione,  per
ottenere la quale, tuttavia, e' necessario  il  supporto  di  settori
della societa' diversi  da  quello  sanitario,  che  deve,  comunque,
mantenere il ruolo di promotore e coordinatore delle azioni. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
  RIQUADRO 7 - IL SISTEMA "PASSI" 
  ------------------------------------------------------------------- 
  La sorveglianza di popolazione consiste in una raccolta continua  e
sistematica di dati la cui interpretazione viene messa a disposizione
di coloro che devono progettare, realizzare e valutare interventi  in
salute pubblica. Il Sistema PASSI (Progressi delle Aziende  Sanitarie
per la Salute in Italia - www.epicentro.iss.it/passi) e' un programma
continuo di sorveglianza della popolazione italiana  adulta  (18-  69
anni) sui principali fattori di rischio per la salute (sedentarieta',
scorretta  alimentazione,  fumo,  alcol,   rischio   cardiovascolare,
sicurezza domestica, screening oncologici, ecc.), affidato dal CCM al
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza  e  Promozione  della
Salute (CNESPS) dell'ISS^ 
  Il decorso del diabete, peraltro,  e'  contrassegnato  da  numerose
complicanze tra cui particolarmente frequenti  e  gravi  sono  quelle
cardiovascolari. Per questo motivo le linee guida per l'assistenza ai
diabetici  suegeriscono  un  monitoraggio  attivo  e  un  trattamento
aggressivo dei fattori  di  rischio  che  frequentemente  si  trovano
associati al diabete,  come  ipertensione,  ipercolesterolemia,  peso
eccessivo, sedentarieta', fumo. 
  Il Sistema PASSI, rilevando la  presenza  dei  fattori  di  rischio
associati al diabete e monitorando alcune attivita'  di  controllo  e
prevenzione,   fornisce    informazioni    utili    sulla    qualita'
dell'assistenza  ricevuta  dalle  persone  diabetiche.  Il   Sistema,
inoltre, raccoglie dati direttamente sul diabete attraverso un modulo
specifico che  viene  somministrato  dagli  intervistatori  a  quanti
affermano di avere ricevuto tale diagnosi. 
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  RIQUADRO 8 - IL SISTEMA DI INDAGINI SUI RISCHI  COMPORTAMENTALI  IN
ETA' 6-17 ANNI 
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  Per avere un quadro aggiornato del fenomeno obesita'  e  sovrappeso
tra  i  bambini  italiani,  il  CCM  ha  affidato  all'ISS-CNESPS  il
coordinamento  del  progGtto  "Sistema   di   indagini   sui   rischi
comportamentali in eta' 6-17  anni".  Il  progGtto  e'  diviso  in  2
indagini: 
    - la prima si e' svolta a cadenza biGnnale nel 2008, nel  2010  e
nel  2012  Gd  e'  denominata  "OKkio  alla  salute",   (sorveglianza
nutrizionale e sui fattori di rischio comportamentali su un  campione
rappresentativo    di    alunni    delle    scuole     primarie     -
www.epicentro.iss.it/okkioallasalute); 
    - la seconda si e'  svolta  nell'anno  scolastico  2009-2010,  fa
parte dello studio europeo HBSC - Health  Behaviours  in  School-aged
Children (sorveglianza dei comportamenti associati con  lo  stato  di
salute negli adolescenti -  www.hbsc.  unito.  it)  e  ha  riguardato
77.000 ragazzi tra gli 11 e i 15 anni. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
  QUADRO NORMATIVO SPECIFICO PER L'ASSISTENZA DIABETOLOGICA  IN  ETA'
EVOLUTIVA 
  Avendo come riferimento due leggi fondamentali  ("Disposizioni  per
la prevenzione e la cura del diabete mellito" del 1987 e "Convenzione
sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989"  del
1991), sono state emanate in Italia numerose norme che  tutelano  gli
speciali bisogni di bambini e adolescenti con diabete. 
  In particolare,  veneono  riconosciuti  e  sottolineati  il  valore
sociale della malattia, l'importanza delle relazioni familiari  e  la
scarsa necessita' dei ricoveri ospedalieri. 
  Legge 16 marzo 1987, n.115 "Disposizioni per la  prevenzione  e  la
cura del diabete mellito". Considera il diabete come malattia di alto
interesse sociale, sia per l'impatto sulla vita  di  relazione  della
persona che per le notevoli influenze sulla societa'.  Raccomanda  di
favorire l'inserimento delle  persone  con  diabete  nelle  attivita'
scolastiche,  sportive  e  lavorative.  Riconosce  la  necessita'  di
erogare  cure   dedicate   a   bambini   e   adolescenti   attraverso
l'istituzione di SErvizi  di  Diabetologia  Pediatrica  in  tutte  le
regioni. 
  Legge  27  maggio  1991,  n.  176  "Convenzione  sui  Diritti   del
Fanciullo, fatta a New York il 20 novembre  1989".  DEfinisce  l'area
pediatrica: ai sensi della Convenzione si intende per fanciullo  ogni
Gssere umano avente un'Gta' inferiore a diciotto anni. Riconosce  che
i fanciulli piu' deboli devono condurre una vita piena e decente,  in
condizioni che garantiscano la loro  dignita',  favoriscano  la  loro
autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita  della
comunita'. Riconosce il  diritto  dei  fanciulli  con  fragilita'  di
beneficiare di aiuti e di cure speciali, gratuite ogni qualvolta cio'
sia possibile. Tale aiuto e' concepito  in  modo  tale  che  tutti  i
minori  abbiano  effettivamente   accesso   alla   educazione,   alla
formazione,  alle   cure   sanitarie,   alla   riabilitazione,   alla
preparazione  al  lavoro  e  alle  attivita'  ricreative  e   possano
beneficiare di questi servizi in maniera atta a concretizzare la piu'
completa integrazione sociale e il  loro  sviluppo  personale,  anche
nell'ambito culturale e spirituale. Riconosce il diritto  del  minore
di godere del miglior stato di salute possibile e di  beneficiare  di
servizi medici e di riabilitazione, garantendo che nessun minore  sia
privato del diritto di avere accesso a tali servizi. 
  Legge 28 agosto 1997, n. 285 "Disposizioni  per  la  promozione  di
diritti e di opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza".  Favorisce
la promozione dei diritti, la qualita' della vita,  lo  sviluppo,  la
realizzazione  individuale  e  la  socializzazione  dell'infanzia   e
dell'adolescenza, privilegiando l'ambiGnte  a  Gsse  piu'  confacente
ovvero la famiglia naturale, adottiva o  affidataria,  in  attuazione
dei principi della Convenzione sui  diritti  del  fanciullo  e  della
Legge 5 febbraio 1992, n. 104, assicurando  la  partecipazione  delle
organizzazioni non lucrative di utilita' sociale. 
  D.M. 24  aprile  2000  "Adozione  del  Progetto  obiettivo  materno
infantile relativo al  Piano  Sanitario  Nazionale  per  il  triennio
1998/2000". Promuove la salute in  eta'  evolutiva  nella  comunita'.
Garantisce adeguata assistenza  in  Unita'  Operativa  pediatrica  al
bambino  con  malattie  croniche  o  disabilitanti,  accentuando   la
tendenza alla deospedalizzazione con adeguati piani di assistenza sul
territorio.  La  sua  strategia  E'  quella   dell'integrazione   tra
interventi  sanitari  e  interventi  sociali,  collegando  i  diversi
servizi presenti sul territorio. 
  D.P.R. 13 giugno 2000 "Approvazione del Piano Nazionale di azione e
di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in
eta'  evolutiva  per  il  biennio  2000/2001".   Offre   precisazioni
attuative del Progetto Obiettivo. 
  Decreto  Legislativo  19  giugno  1999,  n.  229  "Norme   per   la
razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale".  Le  prestazioni
socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria sono  caratterizzate
da particolare rilevanza terapeutica e  intensita'  della  componente
sanitaria e atteneono prevalentemente all'area maternoinfantile. 
  Devono  essere  realizzati  programmi  a  forte  integrazione   fra
assistenza ospedaliera  e  territoriale,  sanitaria  e  sociale,  con
particolare riferimento  all'assistenza  per  patologie  croniche  di
lunea durata. 
  Legge 8 novembre 2000, n.328 "Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali". La legge promuove
la  partecipazione  attiva  dei  cittadini,   il   contributo   delle
organizzazioni sindacali, delle  associazioni  sociali  e  di  tutela
degli utenti per il raggiungimento dei fini istituzionali, attraverso
il coordinamento e  l'integrazione  con  gli  interventi  sanitari  e
dell'istruzione.  Bisogna  organizzare  servizi  di   sollievo,   per
affiancare nella responsabilita' del lavoro di cura la famiglia, e in
particolare i componenti piu' impegnati  nell'accudimento  quotidiano
delle persone bisognose di cure particolari, ovvero  per  sostituirli
nelle stesse responsabilita' di cura durante l'orario di lavoro. 
  Legge 28 marzo 2003, n. 53 "Delega al Governo  per  la  definizione
delle norme generali sull'istruzione e dei livelli  essenziali  delle
prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale." 
  Decreto legislativo 15 aprile 2005 n. 76 "Definizione  delle  norme
generali sul diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, a norma
dell'art.2, comma 1, lettera c), Legge 28 marzo 2003 n. 53".  Poneono
tra le strategie fondamentali della politica scolastica quella  della
centralita' dei bisogni, interessi, aspirazioni degli studenti, delle
loro famiglie, degli insegnanti. 
  Raccomandazioni del 25 novembre 2005 dei Ministeri della  Salute  e
dell'Istruzione "Linee guida  per  la  definizione  degli  interventi
finalizzati   all'assistenza   di   studenti   che   necessitano   di
somministrazione di farmaci in orario scolastico".  Costituiscono  il
documento  fondamentale  delle  disposizioni  attuali  su  diabete  e
scuola.   Emanate   per   definire   gli    interventi    finalizzati
all'assistenza di studenti che  necessitano  di  somministrazione  di
farmaci in orario scolastico e alla gestione di eventuali  emergenze,
al fine di tutelarne  il  diritto  allo  studio,  alla  salute  e  al
benessere all'interno della struttura scolastica. 
  1.6 L'assistenza alle persone con diabete in Italia 
  L'Italia dispone di un sistema  di  assistenza  ben  riconoscibile,
sebbene vi siano  tuttora  differenze  territoriali  suscettibili  di
miglioramenti     organizzativi,     soprattutto     sul     versante
dell'integrazione e della comunicazione tra i vari operatori. 
  Tale sistema si e' venuto a creare sia grazie alle norme sia per la
spinta volontaristica spontanea e sulla base della crescente  domanda
di salute da parte della popolazione. 
  Il  sistema  e'  articolato  su  piu'  livelli,  con   una   decisa
differenziazione tra le diverse fasce di eta' e, in particolare,  tra
il Diabete di tipo 1 insorto in eta' evolutiva e il diabete  di  tipo
2. 
  DIABETE IN ETA' EVOLUTIVA 
  Il livello di  assistenza  primaria  in  tale  ambito  e'  affidato
principalmente alla  figura  del  Pediatra  di  Libera  Scelta  (PLS)
convenzionato con il  SSN,  e  capillarmente  presente  su  tutto  il
territorio nazionale. La prevalenza stimata del Diabete di tipo 1  e'
di circa lo 0.5% della popolazione generale, con valori di  incidenza
variabili  da  regione  a  regione,  in  media  di  circa  10  -   12
casi/anno/100.000  abitanti.  E'  quindi  stimabile  che  ogni   PLS,
accreditato di circa 500 assistiti, abbia in carico almeno un bambino
con Diabete di tipo 1. Tuttavia, la maggioranza dei PLS, in  presenza
del problema diabete di tipo 1, ritiene corretto affidare i  pazienti
direttamente alle cure di un Centro di livello specialistico. 
  Il secondo livello di cure e' discretamente omogeneo, anche se  non
sempre ben formalizzato. Tale livello e' quasi esclusivamente situato
in strutture Ospedaliere, Universitarie o di IRCCS. Una volta che  il
Centro riceve il paziente, attiva la presa in carico  del  bambino  o
ragazzo diabetico, coinvolgendo il  PLS  e  i  servizi  territoriali,
anche al fine di migliorare il piu' possibile la qualita' di vita del
paziente e della sua famiglia. 
  DIABETE IN ETA' ADULTA 
  Anche qui il primo livello di  assistenza  e'  affidato  alle  cure
primarie  rappresentate  dai  Medici  di  Medicina   Generale   (MME)
convenzionati con il SSN. 
  In media e' stato calcolato che ogni MMG ha in carico tra  i  60  e
gli 80 pazienti diabetici ogni 1000 assistiti; la media dei  contatti
annuali con questi e' di 18 visite l'anno, che  sale  a  piu'  di  20
negli ultrasettantenni (Health Search, 2005). 
  Questa popolazione di diabetici gode di un  discreto  compenso  (il
53% del totale ha un'HbA1c inferiore a 7%),  e'  in  trattamento  con
ipoglicemizzanti orali (61%), con sola  terapia  insulinica  o  senza
alcun trattamento farmacologico. 
  Il secondo livello di assistenza e'  rappresentato  dai  Centri  di
Diabetologia. Si tratta di una vasta rete di Centri, situati  per  lo
piu' all'interno degli Ospedali  o  delle  Universita',  ma  presenti
anche in contesti territoriali, con dotazione  variabile  di  risorse
tra le diverse regioni italiane. Inoltre, nonostante siano non  pochi
i Centri con elevata specializzazione e attrezzati per  assistere  le
maggiori complessita', solo il 29% di essi dichiara di aver  adottato
dei modelli di integrazione/comunicazione con i MMG, meno della meta'
ha attivato uno specifico ambulatorio per la diagnosi  e  cura  delle
complicanze d'organo e  solo  una  minoranza  eroga  con  regolarita'
programmi strutturati di educazione terapeutica. 
  L'analisi della situazione attuale dimostra che  per  quanto  buona
sia la percentuale di soggetti che raggiuneono un adeguato  controllo
metabolico e che ricevono gli opportuni controlli periodici, esistono
mareini di ulteriore  sostanziale  miglioramento  sia  a  livello  di
assistenza primaria che di Centri di diabetologia. 
  Per contro,  i  sistemi  di  recall  dei  pazienti,  i  modelli  di
organizzazione integrati con altri specialisti per la diagnosi  e  la
cura delle complicanze, la regolarita' del follow-up con avvio  dello
stesso al momento della diagnosi della  malattia,  il  coinvolgimento
attivo della persona con diabete, la gestione  integrata  con  i  MMG
vanno considerati elementi irrinunciabili. 
  2. GLI OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO 
  Questa  parte  richiama   gli   obiettivi   generali   del   Piano,
individuando per ciascuno specifiche raccomandazioni  per  migliorare
gli outcome (esiti sanitari delle cure). 
  La loro attuazione  richiedera'  il  coinvolgimento  di  tutti  gli
Attori, nell'ambito dell'autonomia regionale; cio'  puo'  non  essere
semplice in un sistema con risorse limitate e barriere anche di  tipo
culturale. 
  Pertanto, oltre alla condivisione dei contenuti, saranno necessari: 
    - una comunita' di intenti; 
    - posizioni di accordo dei vari interlocutori; 
    - l'input del Governo centrale, delle Regioni,  degli  Esperti  e
delle Societa' Scientifiche; 
    - il coinvolgimento del MMG, del PLS  e  dei  team  diabetologici
territoriali  e  ospedalieri,  nonche'  di  tutte  le  altre   figure
professionali  coinvolte,  delle  persone  con  diabete,  delle  loro
Associazioni e del volontariato; 
    - una adeguata informazione e formazione; 
    - l'integrazione tra iniziative di prevenzione e assistenza; 
    - un impegno ad attuare le best  practice  e  la  Evidence  Based
Medicine (EBM); 
    - il miglioramento delle attivita' di coordinamento; 
    - il miglioramento e la traslazione nella pratica  clinica  delle
attivita' di ricerca. 
  Tutto  questo  portera'  indubitabili  vantaggi,  tra  i  quali  il
miglioramento della qualita' della cura e della  vita  delle  persone
con diabete, l'auspicabile riduzione  dei  ricoveri  ospedalieri  per
eventi  acuti  e  per  complicanze  croniche  con   riduzione   della
percentuale  dei  costi  diretti,   l'auspicabile   riduzione   delle
complicanze croniche  e  quindi  delle  disabilita'  con  conseguente
prevedibile incremento della produttivita' lavorativa, e  contestuale
riduzione dei prepensionamenti da inabilita'. 
  Viceversa,  senza  alcun   intervento,   aumentando   incidenza   e
prevalenza della malattia e delle complicanze, si possono  ipotizzare
un aumento dei costi, nessuna modifica nel numero  dei  ricoveri,  un
aumento delle invalidita' dovute alle complicanze croniche  e  quindi
dei costi  sanitari  diretti  e  indiretti,  il  peggioramento  della
qualita' della vita e della soddisfazione per i servizi erogati. 
  2.1 Obiettivi e strategie generali 
  Sono stati  definiti  dieci  obiettivi  generali,  che  focalizzano
l'attenzione su alcune aree chiave,  al  fine  di  ridurre  l'impatto
della malattia sulle persone  con  o  a  rischio  di  diabete,  sulla
popolazione  e  sul  SSN.  Tali  obiettivi  non  sono  elencati   per
importanza e non vi e' una implicazione di priorita'. 
 
 
  RIQUADRO 9 - DIECI OBIETTIVI GENERALI 
  ------------------------------------------------------------------- 
  1. "Migliorare la capacita' del SSN  nell'erogare  e  monitorare  i
Servizi, attraverso l'individuazione e l'attuazione di strategie  che
perseguano  la  razionalizzazione  dell'offerta  e   che   utilizzino
metodologie di lavoro basate  soprattutto  sull'appropriatezza  delle
prestazioni erogate" 
  2. "Prevenire o ritardare l'insorgenza  della  malattia  attraverso
l'adozione di idonei stili  di  vita;  identificare  precocemente  le
persone a rischio e quelle con diabete; favorire  adeguate  politiche
di intersettorialita' per la popolazione generale e a rischio  e  per
le persone con diabete" 
  3. "Aumentare le conoscenze circa la prevenzione,  la  diagnosi  il
trattamento e l'assistenza, conseguendo, attraverso il sostegno  alla
ricerca, progressi di cura,  riducendo  le  complicanze  e  la  morte
prematura" 
  4. "Rendere omogenea l'assistenza, prestando particolare attenzione
alle disuguaglianze sociali  e  alle  condizioni  di  fragilita'  e/o
vulnerabilita' socio - sanitaria sia per le persone a rischio che per
quelle con diabete" 
  5.  "Nelle  donne  diabetiche  in  gravidanza  raggiungere  outcome
materni  e  del  bambino  equivalenti  a  quelli  delle   donne   non
diabetiche; promuovere iniziative finalizzate alla  diagnosi  precoce
nelle donne a rischio; assicurare la  diagnosi  e  l'assistenza  alle
donne con diabete gestazionale" 
  6. "Migliorare la  qualita'  di  vita  e  della  cura  e  la  piena
integrazione sociale per le persone con  diabete  in  eta'  evolutiva
anche attraverso strategie di coinvolgimento familiare" 
  7.  "Organizzare  e  realizzare   le   attivita'   di   rilevazione
epidemiologica finalizzate alla  programmazione  e  al  miglioramento
dell'assistenza,  per  una  gestione  efficace  ed  efficiente  della
malattia" 
  8. "Aumentare e diffondere le competenze tra  gli  operatori  della
rete assistenziale favorendo lo scambio continuo di informazioni  per
una gestione efficace ed efficiente, centrata sulla persona" 
  9. "Promuovere l'appropriatezza nell'uso delle tecnologie" 
  10.  "Favorire  varie  forme  di  partecipazione,  in   particolare
attraverso il coinvolgimento di Associazioni riconosciute di  persone
con diabete, sviluppando l'empowerment delle persone  con  diabete  e
delle comunita'" 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
  Le strategie generali  individuate  dal  Piano  interessano  invece
tutta la gamma degli interventi  (prevenzione  primaria,  assistenza,
management, prevenzione delle complicanze ecc.), ed hanno come target
la popolazione generale, la popolazione ad alto rischio,  le  persone
con diabete, gli erogatori dell'assistenza (inclusi i  professionisti
sanitari specialisti, i MMG e PLS, il personale sanitario e non),  le
Istituzioni a livello centrale e locale. 
  In particolare: 
a) l'informazione e la formazione  sono  fondamentali  e  interessano
   vari aspetti quali la creazione  di  una  conoscenza  diffusa  del
   diabete, delle strategie di riduzione dei rischi  e  dei  sintomi,
   oltre  all'educazione  sulla  gestione  della  malattia  e   sulla
   consapevolezza del diritto a  una  assistenza  professionale  e  a
   idonei servizi di supporto; 
  b)  le  pratiche  cliniche  e  assistenziali  basate  sulle   prove
scientifiche hanno importanza per definire le responsabilita' di  chi
fornisce assistenza e incidono  sul  miglioramento  dell'efficacia  e
della tempestivita' dell'accesso.  Tali  pratiche  dovrebbero  essere
considerate nella attivita' clinica, nella programmazione sanitaria e
ai fini della allocazione delle risorse; 
  c) l'approccio orientato alla persona e l'arma piu' efficace contro
una patologia di lunehissima durata, sistemica, multifattoriale e  ad
alta prevalenza, qual e' il diabete;  cio'  implica  una  progressiva
transizione verso un nuovo modello di sistema  integrato,  proiettato
verso un disegno reticolare "multicentrico",  mirato  a  valorizzare,
sia la rete specialistica sia l'assistenza primaria; 
d) i nuovi scenari organizzativi, in armonia con i modelli  esistenti
  nelle vari Regioni, dovranno integrare i contributi  delle  diverse
  figure  assistenziali  all'interno  di  un  continuum  di  percorso
  diagnostico-terapeutico   rispettoso   delle   esigenze   sanitarie
  individuali della persona con diabete; 
  e) il coordinamento  sistematico  tra  Governo,  Regioni,  Societa'
scientifiche e Associazioni di pazienti dovra' essere un fondamentale
elemento per migliorare conoscenza, efficacia delle cure e accesso. 
  2.2 Gli obiettivi generali, specifici, indirizzi  strategici  e  le
relative linee di indirizzo prioritarie Verranno ora  approfonditi  i
sineoli obiettivi generali; per ciascuno saranno  elencati  obiettivi
specifici, indirizzi strategici e linee di indirizzo prioritarie. 
 
                             OBIETTIVO 1 
 
               (erogazione e monitoraggio dei servizi) 
 
  "Migliorare la  capacita'  del  SSN  nell'erogare  e  monitorare  i
Servizi, attraverso l'individuazione e l'attuazione di strategie  che
perseguano  la  razionalizzazione  dell'offerta  e   che   utilizzino
metodologie di lavoro basate  soprattutto  sull'appropriatezza  delle
prestazioni erogate" 
                         Obiettivi specifici 
 
    - realizzare un censimento dell'offerta specialistica  verificata
dal punto di vista strutturale, organizzativo e delle risorse (umane,
strumentali, servizi); 
    - creare un coordinamento laddove, nella stessa area  geografica,
coesistano piu' strutture specialistiche; 
    - creare una rete tra le strutture specialistiche valorizzando le
diverse e specifiche competenze; 
    - razionalizzare  la  distribuzione  dei  team  specialistici  in
maniera da mettere a  disposizione  Centri  dotati  delle  necessarie
risorse; 
    -  promuovere  l'assistenza  diabetologica   di   primo   livello
integrata con quella specialistica; 
    - adottare e mettere in pratica raccomandazioni nazionali con  il
contributo delle Societa' Scientifiche per  la  definizione  di  PDTA
(Percorsi diagnostico-terapeutici  assistenziali)  condivisi  con  le
Associazioni  di  persone  con  diabete,  nel  rispetto  di  un   uso
appropriato delle risorse; 
    - utilizzare indicatori che permettano la  valutazione  periodica
della performance e della qualita' dell'assistenza; 
    - garantire un'adeguata formazione con percorsi di accreditamento
del personale medico e non destinato alla gestione della persona  con
diabete. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - coinvolgimento  di  tutti  i  professionisti  sanitari  e  non,
formando team locali idonei a gestire i vari  gradi  di  complessita'
della malattia; 
    - condivisone dei PDTA e definizione dei ruoli e delle attivita'; 
    - utilizzazione e analisi periodica di indicatori; 
    - percorsi di formazione e verifica per  il  personale  medico  e
non; 
    - definizione di un processo di gestione integrata  che  riguardi
ogni sineola persona con diabete dal momento della diagnosi. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    -  recepire  le  raccomandazioni  nazionali   per   la   cura   e
l'assistenza della persona con diabete; 
    - istituire gruppi di lavoro rappresentativi dei diversi  Attori,
compresi  i  rappresentanti  delle  Associazioni  delle  persone  con
diabete rappresentative a livello regionale; 
    - costruire banche dati, in cui confluiscano dati  amministrativi
e clinici per la valutazione dei risultati clinici e organizzativi  e
della qualita' dell'assistenza; 
    - garantire un aggiornamento continuo; 
    - gestire l'ingresso di ogni persona  con  diabete  nel  PDTA  al
quale  partecipano  tutti  gli  attori  coinvolti  con   un   impegno
diversificato in funzione del grado di complessita' della malattia. 
 
                             OBIETTIVO 2 
 
                 (prevenzione e intersettorialita') 
 
  "Prevenire  o  ritardare  l'insorgenza  della  malattia  attraverso
l'adozione di idonei stili  di  vita;  identificare  precocemente  le
persone a rischio e quelle con diabete; favorire  adeguate  politiche
di intersettorialita' per la popolazione generale e a rischio  e  per
le persone con diabete" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - migliorare le conoscenze della popolazione sui  corretti  stili
di vita; 
    - promuovere stili di vita corretti nella popolazione generale al
fine di ridurre l'incidenza del  diabete  o  ritardarne  l'insorgenza
tenendo sotto controllo l'aumento  di  sovrappeso  e  obesita'  nella
popolazione; 
    - identificare precocemente le persone a  rischio  e  quelle  con
diabete nella popolazione generale; 
    - migliorare lo stato nutrizionale della popolazione; 
    - aumentare la proporzione di soggetti fisicamente attivi; 
    - sorvegliare la prevalenza di scorretta nutrizione,  inattivita'
fisica, sovrappeso e obesita' nella popolazione generale. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    -  attuazione  di  campagne  istituzionali  di   informazione   e
educazione  rivolte  alla  popolazione  generale  e   a   rischio   e
finalizzate a promuovere l'adozione di stili di vita salutari; 
    - formazione dei MMG, dei PLS, degli specialisti e del  personale
sanitario mirata alla prevenzione primaria e alla diagnosi precoce; 
    - impostazione e realizzazione, a  livello  locale,  regionale  e
nazionale, di politiche, atti regolatori e programmi  di  prevenzione
che intervengano sui determinanti  sociali,  economici  e  ambientali
degli stili di vita, al fine di creare un  ambiente  favorevole  alla
riduzione degli introiti calorici (facilitando il consumo di frutta e
verdura  e  scoraggiando  quello  di   alimenti   non   salutari)   e
all'assunzione  di  uno  stile  di  vita  attivo  nella   popolazione
generale; 
    - attuazione, da parte degli operatori di  Sanita'  pubblica,  di
azioni di advocacy verso i decisori  istituzionali  in  favore  della
salute in tutti i settori della societa' civile; 
    - programmazione e realizzazione di azioni intersettoriali  volte
a responsabilizzare e coinvolgere portatori di  interessi  e  settori
della societa' al di fuori di quelli sanitari (scuole, comuni, luoghi
di lavoro, enti sportivi, produttori, distributori e  rivenditori  di
beni di consumo, ecc.) in interventi di documentata  efficacia  volti
al miglioramento degli stili di vita della popolazione; 
    - attuazione a livello regionale  di  tutte  le  politiche  e  le
normative nazionali ad  approccio  intersettoriale  previste  per  la
tutela delle persone con diabete; 
    - partecipazione alle principali strategie di promozione di stili
di vita salutari  a  carattere  intersettoriale  previste  a  livello
nazionale; 
    - partecipazione ai principali programmi  di  sorveglianza  sugli
stili di vita della popolazione previsti a livello nazionale; 
    - valutazione dei risultati delle strategie attuate. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - promuovere una corretta informazione rivolta  alla  popolazione
generale e finalizzata a diffondere e migliorare  le  conoscenze  sui
corretti stili di vita e sulla malattia diabetica; 
    - sostenere e realizzare strategie pubbliche  e  di  rete  con  i
portatori di interessi su nutrizione, attivita' fisica, sovrappeso  e
obesita'; 
    - attuare e  valutare  interventi  che  promuovano  e  facilitino
l'assunzione di corretti stili nutrizionali e di attivita' fisica  da
parte sia degli individui sia della popolazione generale; 
    -  attuare  e  valutare  iniziative  di  diagnosi  precoce  della
patologia diabetica per i soggetti a rischio; 
    - realizzare sistemi di sorveglianza sugli stili  di  vita  della
popolazione che consentano  di  seguire  i  fenomeni  nel  tempo,  di
raffrontare le diverse realta' a livello locale, regionale, nazionale
e internazionale e di valutare l'efficacia degli interventi. 
 
                             OBIETTIVO 3 
 
                (conoscenze e sostegno alla ricerca) 
 
  "Aumentare le conoscenze  circa  la  prevenzione,  la  diagnosi  il
trattamento e l'assistenza, conseguendo, attraverso il sostegno  alla
ricerca, progressi di cura,  riducendo  le  complicanze  e  la  morte
prematura" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - migliorare le conoscenze e competenze di  tutti  gli  Operatori
Sanitari; 
    -  migliorare  le  conoscenze  sui  fattori  di  rischio  e   sui
determinanti genetici al fine di identificare precocemente le persone
a rischio di diabete nella popolazione generale; 
    - migliorare le conoscenze sulla  fisiopatologia  della  malattia
diabetica  per  un  intervento  piu'  efficace  capace   di   ridurne
l'incidenza o ritardarne l'insorgenza; 
    - migliorare le conoscenze  sui  fattori  che  contribuiscono  ad
aumentare il rischio di complicanze micro e macro aneiopatiche; 
    - migliorare le conoscenze sull'appropriatezza  delle  terapie  e
favorire la ricerca di trattamenti appropriati per la malattia; 
    - migliorare le conoscenze sui modelli di gestione  e  assistenza
alle persone con diabete; 
    - sostenere e programmare la formazione  di  giovani  ricercatori
nel campo della ricerca sul diabete. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    -  promozione  dell'attivita'  di   ricerca   sul   diabete   per
incrementare le conoscenze sui fattori di rischio, le cause e la cura
del diabete; 
    - miglioramento del  coordinamento  delle  attivita'  di  ricerca
italiane sul diabete attraverso la collaborazione interdisciplinare e
la creazione di infrastrutture comuni  atte  ad  agevolare  l'impegno
italiano a favore della ricerca sul diabete; 
    - coinvolgimento delle Associazioni delle persone con  diabete  e
delle  Societa'  Scientifiche  nella  promozione   e   nel   supporto
dell'attivita' di ricerca. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - supportare la ricerca sul diabete mediante programmi  specifici
e favorire l'accesso a finanziamenti nell'ambito dei programmi quadro
dell'UE; 
    - promuovere le attivita' destinate alla raccolta  fondi  per  la
ricerca sul diabete e favorire forme di partnership per sviluppare le
attivita' di ricerca sul diabete; 
    - programmare di Corsi di formazione  sul  modello  del  Progetto
IGEA. 
 
                             OBIETTIVO 4 
 
  (disuguaglianze sociali; fragilita' e/o vulnerabilita') 
  "Rendere omogenea l'assistenza,  prestando  particolare  attenzione
alle disuguaglianze sociali  e  alle  condizioni  di  fragilita'  e/o
vulnerabilita' socio - sanitaria sia per le persone a rischio che per
quelle con diabete" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    -  migliorare   l'efficacia   delle   cure   e   l'accessibilita'
all'assistenza per le persone con diabete in condizioni di fragilita'
o in contesti sociali difficili; 
    - promuovere l'empowerment  del  paziente  nel  proprio  contesto
sociale; 
    - migliorare la capacita' di gestione della malattia da parte del
contesto sociale e familiare; 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    -   definizione   di   specifici   percorsi   assistenziali   con
integrazione socio-sanitaria e coinvolgimento dei servizi sociali per
supportare gli interventi  in  caso  di  persone  con  vulnerabilita'
sociosanitaria e/o non autosufficienti; 
    - impiego appropriato dei mediatori culturali al fine di superare
le barriere culturali e linguistiche; 
    - formazione specifica rivolta ai team diabetologici; 
    - coinvolgimento di  Associazioni  riconosciute  di  persone  con
diabete; 
    - educazione terapeutica pertinente rivolta ai  pazienti  e  alle
loro famiglie. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - censire e valutare  le  risorse  strutturali,  organizzative  e
umane gia' operative a livello regionale e  aziendale  per  garantire
adeguati livelli di assistenza; 
    - potenziare l'assistenza domiciliare integrata per il  diabetico
fragile; 
    - realizzare attivita' di formazione e informazione dei  pazienti
e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di
fragilita' e ai contesti sociali difficili. 
  coinvoleimento OBIETTIVO 5 
  coinvoleimento (diabete gestazionale; diabete e gravidanza) 
  "Nelle donne diabetiche in gravidanza raggiungere outcome materni e
del  bambino  equivalenti  a  quelli  delle  donne  non   diabetiche;
promuovere iniziative finalizzate alla diagnosi precoce nelle donne a
rischio; assicurare la diagnosi e l'assistenza alle donne con diabete
gestazionale". 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    -  mettere  in  pratica  le  raccomandazioni  della  linea  guida
"Gravidanza  fisiologica"  su  screening  e  diagnosi   del   diabete
gestazionale; 
    - migliorare  l'efficacia  e  l'accessibilita'  dei  servizi  per
l'assistenza delle  donne  con  diabete  gestazionale  e  alle  donne
diabetiche in gravidanza; 
    - promuovere l'integrazione tra team  diabetologico  e  le  altre
figure professionali coinvolte nell'assistenza alla gravidanza; 
    - fornire alla donna con pregresso diabete gestazionale  consigli
circa lo stile di vita per ridurre la possibilita' di  sviluppare  un
DMT2; 
    - aumentare la conoscenza dei rischi  associati  alla  gravidanza
per la donna con diabete; 
    - migliorare l'accessibilita' ai servizi per la assistenza  della
donna con diabete durante la gravidanza. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - miglioramento dell'assistenza ottenibile attraverso  l'adozione
di percorsi assistenziali specifici; 
    - sviluppo di programmi per la  gestione  integrata  del  diabete
gestazionale; 
    - raccolta dati sul diabete gestazionale; 
    - raccolta dati sulle donne gravide con diabete preesistente; 
    - corretta  informazione  rivolta  alle  donne  e  finalizzata  a
diffondere e migliorare le conoscenze sulla malattia diabetica e  sui
fattori di rischio; 
    - formazione e informazione di tutti gli operatori sanitari e non
sanitari coinvolti, dei pazienti e dei  loro  familiari,  finalizzata
alla gestione integrata della gravidanza; 
    - sviluppo di programmi nazionali per incrementare la  conoscenza
nella popolazione del diabete gestazionale; 
    - promozione di counselling pre-gravidanza e  ottimizzazione  del
controllo del diabete per tutte le donne con diabete prima, durante e
dopo la gravidanza; 
    - sviluppo di programmi per il management integrato  della  donna
diabetica in gravidanza; 
    - sviluppo di programmi a livello  nazionale  che  migliorino  la
formazione dei professionisti. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - sviluppare e applicare standard di assistenza per il management
clinico del diabete gestazionale; 
    - sviluppare sistemi di  richiamo  per  le  donne  con  pregresso
diabete gestazionale  al  fine  di  monitorare  il  possibile  futuro
sviluppo della malattia diabetica. 
    - attuare le raccomandazioni definite a livello nazionale con  il
contributo delle Societa' Scientifiche per il management della  donna
in gravidanza con diabete preesistente; 
    - assicurare che la donna diabetica in giovane eta' abbia accesso
al counselling prima della gravidanza e ottimizzare il controllo  del
diabete prima e durante la gravidanza; 
    - promuovere  la  programmazione  della  gravidanza  nelle  donne
diabetiche; 
    - monitorare gli outcome della gravidanza nelle donne con diabete
preesistente; 
    - assicurare  team  multi  professionali  e  interdisciplinari  e
prevedere percorsi dedicati in modo specifico alle  donne  diabetiche
in gravidanza o con diabete gestazionale. 
 
                             OBIETTIVO 6 
 
                          (eta' evolutiva) 
 
  "Migliorare  la  qualita'  di  vita  e  della  cura  e   la   piena
integrazione sociale per le persone con  diabete  in  eta'  evolutiva
anche attraverso strategie di coinvolgimento familiare" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - promuovere la  ricognizione  delle  strutture  di  diabetologia
pediatrica dal punto di  vista  strutturale,  organizzativo  e  delle
risorse, e la loro  allocazione  secondo  criteri  di  efficienza  ed
efficacia; 
    -  sviluppare  interventi  per  la  diagnosi  precoce   in   eta'
evolutiva; 
    - promuovere  l'integrazione  interistituzionale  tra  i  diversi
livelli di cura; 
    - migliorare le competenze dei professionisti attraverso processi
di formazione e accreditamento; 
    -  realizzare  attivita'  di  formazione  e  comunicazione  della
persona  con  diabete,  con   il   coinvolgimento   di   Associazioni
rappresentative, per il miglioramento  della  capacita'  di  gestione
della  malattia  da  parte  dei  contesti  familiare,  relazionale  e
sociale. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - corretta  informazione  rivolta  alla  popolazione  generale  e
finalizzata a diffondere e migliorare le  conoscenze  sulla  malattia
diabetica e sui sintomi  precoci  per  un  tempestivo  riconoscimento
della patologia; 
    - formazione e informazione degli specialisti e  dei  PLS,  degli
operatori  sanitari  e  non,  della  famiglia,  della  scuola,  delle
Associazioni di persone con diabete; 
    - raccolta dati sull'incidenza e prevalenza del diabete  e  delle
sue complicanze in eta' evolutiva; 
    - diffusione  e  attuazione  di  raccomandazioni  diagnostiche  e
terapeutiche a livello nazionale con  il  contributo  delle  Societa'
Scientifiche,  per  guidare  i  professionisti,  i  pazienti   e   le
Associazioni di 
  persone con diabete. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - supportare  e  condurre  studi  finalizzati  alla  prevenzione,
diagnosi precoce e cura del diabete in eta' evolutiva; 
    - promuovere interventi per il miglioramento della qualita' della
vita negli ambiti relazionali propri dell'eta'; 
    - promuovere la ricognizione a livello regionale delle  strutture
diabetologiche  dedicate  e  dei  relativi  assetti  organizzativi  e
operativi; 
    - promuovere l'uso appropriato delle tecnologie 
    - promuovere l'adozione  di  idonei  modelli  assistenziali,  con
particolare  riferimento  alla  delicata  fase  di  transizione   del
diabetico adolescente. 
 
                             OBIETTIVO 7 
 
              (epidemiologia e registrazione dei dati) 
 
  "Organizzare   e   realizzare   le   attivita'    di    rilevazione
epidemiologica finalizzate alla  programmazione  e  al  miglioramento
dell'assistenza,  per  una  gestione  efficace  ed  efficiente  della
malattia" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - misurare l'incidenza e la prevalenza di diabete di tipo 1 e  di
tipo 2, delle loro  complicanze  e  del  loro  andamento  nel  tempo,
valutando la possibilita' di estendere tali  misurazioni  alle  altre
forme di diabete, quali diabete in gravidanza,  MODY  e  altre  forme
rare; 
    - definire  una  lista  di  indicatori  comuni  per  misurare  la
qualita' degli  interventi  di  prevenzione  e  assistenza  sanitaria
erogata (in termini di  valutazione  continua  delle  strutture,  dei
processi di diagnosi e cura e degli esiti degli stessi) tenendo anche
conto di quanto definito nell'ambito di progetti  gia'  avviati  (es.
IGEA); 
    - integrare in rete le strutture operanti per la  gestione  della
persona con diabete al fine di realizzare  i  programmi  di  gestione
integrata della malattia, garantendo simultaneamente  la  connessione
in rete dei servizi e la condivisione delle informazioni fondamentali
per  la   realizzazione   del   programma   secondo   le   necessita'
dell'assistenza e del governo clinico. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - Integrazione e potenziamento dei flussi informativi  esistenti,
tenendo conto delle  diverse  modalita'  organizzative  esistenti,  a
sostegno di un modello di  gestione  integrata  per  le  persone  con
diabete; 
    - condivisione di metodologie e principi  per  la  conduzione  di
studi epidemiologici in ambito diabetologico; 
    - costruzione eventuale di registri di patologia in  accordo  con
la normativa nazionale; 
    - condivisione delle esperienze con il  contesto  internazionale,
in particolare a livello europeo. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - promuovere l'attivazione  di  gruppi  di  lavoro  (nazionali  e
regionali) finalizzati alla condivisione di un sistema di  indicatori
su base nazionale; 
    - valorizzare le banche dati esistenti, potenziandole e creandone
altre "ad hoc"in grado  di  interconnettersi  tramite  l'adozione  di
regole comuni al fine di disporre delle basi di conoscenza 
  per il follow-up  e  la  sorveglianza  della  patologia  e  per  la
verifica sulla assistenza erogata; 
    - promuovere la valutazione dei risultati su base  nazionale,  in
una logica di congruenza e omogeneita' rispetto alle singole  realta'
regionali. 
 
                             OBIETTIVO 8 
 
                    (diffusione delle competenze) 
 
  "Aumentare e diffondere le competenze tra gli operatori della  rete
assistenziale favorendo lo scambio continuo di informazioni  per  una
gestione efficace ed efficiente, centrata sulla persona". 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - adottare linee guida o  documenti  di  consenso  nella  pratica
professionale; 
    - condividere  le  linee  guida  organizzative  per  la  gestione
integrata  del  diabete,  creando  il  retroterra,  il   consenso   e
l'adesione necessari alla loro attuazione; 
    - creare un linguaggio comune di comunicazione tra diversi gruppi
di interesse; 
    - acquisire strumenti di interazione efficace per  migliorare  la
relazione e promuovere la partecipazione  attiva  delle  persone  con
diabete alla gestione della propria malattia; 
    - analizzare i  risultati  raggiunti  nella  realizzazione  della
gestione integrata valutando i punti di forza e le criticita'; 
    -  identificare  e  proporre  eventuali  correttivi  legati  alla
propria pratica professionale o  che  richiedano  un  intervento  dei
decisori  in  una  prospettiva  di  "apprendimento  continuo"   degli
individui e dei sistemi; 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - esame dei bisogni formativi dei team specialistici, degli  MMG,
dei PLS e pediatri di comunita', delle altre figure specialistiche, e
del personale non sanitario coinvolto  anche  in  relazione  al  tema
della gestione integrata e al lavoro di team; 
    -  la  formazione  deve  prevedere  un  coordinamento  a  livello
centrale  e  regionale  per   quanto   riguarda   la   progettazione,
pianificazione e valutazione di iniziative con il  coinvolgimento  di
un ampio numero di Attori. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    -  realizzare  attivita'  di  formazione  e  informazione   degli
operatori coinvolti nella rete assistenziale; 
    - attuare processi strutturati e periodici di audit,  ai  diversi
livelli assistenziali, su aspetti sia clinici sia organizzativi; 
    - promuovere programmi di gestione e miglioramento della qualita'
dell'assistenza; 
    -  promuovere  una  sistematica  revisione  degli  indicatori  di
attivita'; 
    -  adottare  specifiche  politiche  aziendali  per  la   raccolta
sistematica delle informazioni sulla qualita' dei  servizi  percepita
dai pazienti. 
 
                             OBIETTIVO 9 
 
                            (tecnologie) 
 
       "Promuovere l'appropriatezza nell'uso delle tecnologie" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - formulare e applicare  linee  guida  e  documenti  di  consenso
basati sulle evidenze scientifiche  disponibili,  con  il  contributo
delle Societa' scientifiche e delle Associazioni di pazienti; 
    - definire criteri di selezione condivisi per un uso mirato della
terapia con microinfusori e di altre tecnologie complesse (ad esempio
i sensori per la misurazione continua  della  glicemia)  e  istituire
procedure che garantiscano l'adesione ai criteri di prescrizione  che
verranno definiti, un percorso educativo strutturato,  la  competenza
del  servizio  di  diabetologia  (documentata  e  certificata)  e  il
monitoraggio dei risultati; 
    - formare e informare sull'uso appropriato  delle  tecnologie  le
persone con diabete e tutti gli operatori  sanitari  e  non  sanitari
coinvolti; 
    -  monitorare  nel  tempo  l'adeguatezza  e  la  qualita'   delle
tecnologie  diagnostiche  e  terapeutiche,  garantirne   il   diritto
all'accesso appropriato, favorire l'impiego di strumenti di  qualita'
tecnologica adeguata e  di  procedure  idonee  a  ottenere  risultati
sicuri  riducendo   i   potenziali   rischi,   in   particolare   per
l'autocontrollo glicemico. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    - definizione di una modalita' organizzativa che consenta equita'
di  accesso  alle  tecnologie,  valorizzando  al  tempo   stesso   le
competenze e l'esperienza dei centri piu'  specializzati  e  di  alto
livello di organizzazione. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - promuovere l'adozione di strumenti  di  qualita'  comprovata  e
controllarne nel tempo il mantenimento della qualita'; 
    - garantire la formazione delle persone  con  diabete  a  un  uso
corretto e appropriato dell'autocontrollo  glicemico  e  delle  altre
tecnologie; 
    -  garantire  idonei  assetti  organizzativi  che  permettano  di
verificare la qualita' degli strumenti in uso e il  monitoraggio  dei
criteri di continuita' assistenziale e di efficacia e di efficienza; 
    -  garantire  idonei  assetti  organizzativi  assistenziali   che
permettano di realizzare e verificare una adeguata  formazione  della
persona con diabete all'uso delle tecnologie nell'ambito  del  quadro
piu' complesso dell'educazione terapeutica; 
    - promuovere l'adozione, da parte delle strutture di  riferimento
diabetologico e di laboratorio, di strategie basate su  un  programma
di VEQ o su confronto tra dati, nel rispetto di protocolli validati e
condivisi  dalle   Societa'   scientifiche,   tenendo   conto   delle
interferenze segnalate, della calibrazione e  della  possibilita'  di
errore da parte del paziente; 
    - favorire una adeguata selezione dei pazienti che tenga conto di
criteri di selezione condivisi. 
 
                            OBIETTIVO 10 
 
                      (forme di partecipazione) 
 
  "Favorire varie forme di partecipazione, in particolare  attraverso
il  coinvolgimento  di   Associazioni   di   persone   con   diabete2
rappresentative a livello regionale, sviluppando l'empowerment  delle
persone con diabete e delle comunita'" 
 
                         Obiettivi specifici 
 
    - censire le Associazioni operanti sul territorio; 
    - promuovere un coordinamento regionale delle Associazioni; 
    - coinvolgere rappresentanti  delle  persone  con  diabete  nelle
commissioni/gruppi  regionali   deputati   all'attuazione   del   PSN
attraverso le Associazioni rappresentative a livello regionale; 
    - promuovere la  partecipazione  locale  delle  Associazioni  nei
gruppi di lavoro  preposti  all'organizzazione  dell'assistenza  alle
persone con diabete; 
    -  coinvolgere  le  Associazioni  nella   identificazione   delle
criticita' dell'assistenza; 
    -  stimolare  la  formazione  e  la  crescita   culturale   delle
Associazioni. 
 
                        Indirizzi strategici 
 
    -  coinvolgimento  attivo  nei  gruppi  regionali  e  locali  dei
rappresentanti delle Associazioni 
    - formazione dei rappresentanti delle Associazioni da parte degli
operatori   sanitari   secondo   programmi   condivisi   a    livello
istituzionale; 
    - favorire formule di aggregazione tra  le  diverse  Associazioni
finalizzate  alla  partecipazione  a  gruppi   di   lavoro   preposti
all'organizzazione dell'assistenza. 
 
                   Linee di indirizzo prioritarie 
 
    - promuovere una ricognizione  delle  Associazioni  operanti  sul
territorio; 
    - promuovere l'aggregazione tra le Associazioni; 
    - coinvolgere le Associazioni nei gruppi deputati alla attuazione
locale del Piano e all'organizzazione dell'assistenza; 
    - promuovere la crescita del bagaglio  di  competenze  specifiche
delle Associazioni. 
 
    ---------------- 
     2 nell'obiettivo definite di seguito "Associazioni" 
 
 
  3. LE MODALITA' DI ASSISTENZA ALLE PERSONE CON DIABETE 
  3.1 Il disegno assistenziale di riferimento 
  E' stata precedentemente affermata la necessita' di una progressiva
transizione verso un nuovo modello di sistema  integrato,  proiettato
verso un disegno reticolare "multicentrico", mirato a valorizzare sia
la  rete  specialistica  diabetologia  sia  tutti  gli  attori  della
assistenza  primaria.   Tale   enunciazione   non   origina   da   un
posizionamento ideologico, ma da una effettiva esigenza  dei  sistemi
assistenziali, ampiamente riconosciuta in campo internazionale. 
  Un  modello  assistenziale  di  riferimento  per  il  diabete  deve
raggiungere i seguenti obiettivi: ottenere e mantenere nel  tempo  un
buon controllo metabolico, garantire la qualita' di vita, prevenire e
curare le complicanze, ottimizzare l'uso delle  risorse  disponibili,
assicurare  collegamenti  con  disegni  di  prevenzione  primaria   e
diagnosi precoce. 
  E', infatti, ampiamente dimostrato in letteratura che: 
    - nei soggetti a rischio, idonei stili di vita sono in  grado  di
ridurre la comparsa del diabete in un'alta percentuale dei casi; 
    - le complicanze del diabete sono ampiamente prevenibili; 
    - una gestione integrata fra MMG e team diabetologico permette di
rallentare l'evoluzione  delle  complicanze,  contenendo  i  costi  e
garantendo una buona qualita' della vita. 
  Per raggiungere gli obiettivi di cura e' quindi necessario: 
    - educare la persona con diabete a una  autogestione  consapevole
della malattia e del percorso di cura; 
    - creare un'organizzazione di assistenza per la malattia  cronica
adeguata e diversa da quella per la malattia acuta; 
    - stabilire una comunicazione efficace tra i diversi livelli  per
realizzare concretamente la continuita' assistenziale; 
    - monitorare i processi di cura definiti dall'applicazione  delle
linee guida di riferimento, realizzando adeguati sistemi informativi; 
    - definire ruoli, competenze, attivita' e risultati attesi  degli
operatori impegnati nella cura della persona con diabete in  tutti  i
livelli assistenziali; 
    - allocare risorse idonee all'ottenimento dei risultati. 
  La gestione integrata si e'  rivelata  strumento  fondamentale  per
perseguire  e   raggiungere   risultati   soddisfacenti   nei   campi
dell'efficacia degli interventi, dell'efficienza  delle  cure,  della
salute e della qualita' di vita dei pazienti. 
  Essa prevede  l'attivazione  di  Percorsi  Diagnostico  Terapeutici
Assistenziali (PDTA), condivisi e codificati  per  i  vari  stadi  di
patologia, un sistema di raccolta dei dati clinici che possa generare
gli indicatori di processo e di esito indispensabili a  innescare  il
circolo virtuoso  della  qualita',  e  gli  indicatori  di  risultato
intermedio  e  finale   finalizzati   a   valutarne   l'efficacia   e
l'efficienza. 
  Al riguardo, si porta l'esempio del  Progetto  IGEA  (Integrazione,
Gestione E Assistenza per la malattia diabetica), che  trova  le  sue
origini e il suo collegamento con il Piano Nazionale  di  Prevenzione
approvato  in  Conferenza  Stato-Regioni  il  23  marzo  2005.   Esso
rappresenta  uno  strumento  importante  negli  ultimi  anni  per  lo
sviluppo di un disegno unitario  di  gestione  integrata,  ampiamente
condiviso e rispettoso dei diversi modelli organizzativi delle  varie
Regioni. 
  3.2 Dalla rete  specialistica  verso  un  nuovo  sistema  di  cure,
reticolare e multicentrico 
  L'esperienza italiana degli ultimi 20 anni, sviluppatasi attraverso
la creazione  di  una  rete  di  centri  specialistici  a  prevalente
attivita'  ambulatoriale,  ha  indubbiamente  realizzato   importanti
miglioramenti sul piano del  controllo  della  malattia  diabetica  e
delle sue complicanze. 
  Nonostante  il  buon  livello  di   assistenza,   l'aumento   della
prevalenza  della  malattia  richiede   un   migliore   processo   di
integrazione con altri professionisti che partecipano alla  gestione.
E' quindi obiettivo di questo Piano indirizzare verso un sistema  che
realizzi tale integrazione,  attraverso  la  progressiva  transizione
verso   un   modello   "reticolare"   pluricentrico,   che   persegua
concordemente percorsi diagnostico terapeutici condivisi  e  centrati
sui bisogni della persona affetta da diabete. 
  Un simile sistema deve  tenere  conto  delle  realta'  locali,  con
l'obiettivo di organizzare una rete che integri i medici di  medicina
generale,   capillarmente   presenti   sul   territorio   (assistenza
primaria),  con   i   team   diabetologici   (cure   specialistiche),
eventualmente   raccordati   con    centri    regionali    di    alta
specializzazione. 
  Inoltre deve essere in grado  di  applicare  in  modo  omogeneo  le
conoscenze scientifiche basate  sulla  EBM,  condividendole  con  gli
interessati,  i  quali,  adeguatamente  informati   e   educati,   si
muoveranno  tra  i  principali  nodi  della  rete  a  seconda   delle
necessita' contingenti e delle varie fasi della malattia. 
  L'eterogeneita' della patologia e i cambiamenti dettati  dalla  sua
storia naturale comportano diverse esigenze assistenziali.  Vi  sono,
quindi, pazienti con diverso grado di complessita' e diversi punti di
erogazione delle prestazioni (reparti  di  degenza  per  acuti,  team
diabetologici,  ambulatori  dei  MMG/PLS)  dei  quali  e'  necessario
coordinare e integrare le diverse attivita'. 
  E' noto come la maggior parte dei costi del diabete sia determinata
dai ricoveri per le  complicanze.  Lo  sforzo,  quindi,  deve  mirare
soprattutto a prevenirli, ricorrendo alla "medicina  d'iniziativa"  e
al "follow  up  proattivo",  sia  da  parte  dei  MMG  che  dei  team
diabetologici, strumenti, questi,  che  permettono  di  garantire  un
monitoraggio stabile dei pazienti, in particolare  negli  stadi  piu'
avanzati di malattia, e di  intraprendere  azioni  correttive  quando
comincino a palesarsi i primi segni di scompenso metabolico. 
  In questa prospettiva la gestione ambulatoriale dei  pazienti  deve
acquisire una funzione sempre piu' proattiva  e  l'ospedale  spostare
progressivamente  il  proprio  livello  di  produzione  quanto   piu'
possibile verso formule di gestione ambulatoriale o di day service. 
  Pertanto,  partendo  da  un'idonea  stadiazione  dei  pazienti3  il
sistema deve attivare PDTA personalizzati, differenziati in  rapporto
al grado di complessita' della malattia nel singolo  individuo  e  ai
suoi specifici fabbisogni, indirizzando i casi piu'  complessi  verso
programmi di cura che contemplino un  follow  up  specialistico  piu'
intensivo, e quelli meno complessi verso una gestione prevalente,  da
parte del MMG/PLS. Tutti i pazienti, sin dal momento della  diagnosi,
devono essere inseriti in un processo di "gestione integrata", in cui
MMG/PLS e Centri di diabetologia  partecipano  alla  definizione  del
PDTA e alla definizione e verifica degli obiettivi terapeutici. 
  La "de-medicalizzazione" e un altro caposaldo dei  disegni  che  si
sono consolidati nelle esperienze internazionali  piu'  avanzate.  In
questa prospettiva vanno maggiormente  valorizzate  tutte  le  figure
professionali coinvolte nella gestione della malattia,  necessarie  a
rispondere adeguatamente alla  multidimensionalita'  della  patologia
diabetica, in primo luogo  quelle  infermieristiche  che,  attraverso
adeguati processi formativi, potranno gestire follow up autonomi,  in
seno a piani di cura concordati tra Specialista  e  MMG/PLS,  con  il
coinvolgimento attivo della persona con diabete. 
  In questo modello a  rete  diventa  importante  il  contributo  del
Volontariato, che deve operare in partnership con i vari attori e con
il team diabetologico, fornendo contributi significativi nei percorsi
di corretta informazione, supporto e accompagnamento ai pazienti. 
  In conclusione, appare necessario un  nuovo  disegno  reticolare  e
multicentrico orientato alla gestione delle persone con  patologia  a
lungo termine, nel quale esse possano circolare attraverso  specifici
Percorsi Assistenziali integrati e personalizzati,  armonici  con  lo
stadio  clinico  della  patologia,  con  il  grado  di   complessita'
assistenziale e con i propri bisogni individuali,  senza  una  delega
schematica e aprioristica a una o a un'altra figura professionale, ma
con una interazione dinamica dei vari attori assistenziali. 
 
    ---------------- 
     3 vedi "Documento di indirizzo  politico  e  strategico  per  la
buona assistenza alle persone con diabete AMD, SIME, SID" 2010 
 
 
  E' utile pertanto che ogni Regione strutturi tale disegno,  con  la
partecipazione dei  rappresentanti  dei  vari  attori  coinvolti  nel
processo  assistenziale,  sulla  base  di  scelte  che   tengano   in
considerazione la  storia,  il  territorio,  i  servizi,  il  proprio
potenziale e i propri limiti. 
  Si rende  altresi'  necessario  il  progressivo  affermarsi  di  un
disegno unitario nazionale, tale da garantire in  ogni  Regione,  pur
nel rispetto delle differenze, il massimo  possibile  in  termini  di
processi attivati e di risultati assistenziali raggiunti. 
  Proprio in ragione  di  questo  principio,  il  Piano  non  intende
fornire un vero e proprio "modello", ma si prefigge di  delineare  il
disegno di un sistema di rete, che dovra' poi essere sottoposto a  un
processo di contestualizzazione. 
  Di seguito si forniranno alcune linee di indirizzo prioritarie, che
hanno il solo fine di favorire tale processo. 
  3.3 Linee di indirizzo prioritarie 
  E' necessario un nuovo disegno assistenziale mirato  a  gestire  le
patologie croniche con efficacia, efficienza e attenzione ai  bisogni
complessi del paziente. Esso deve partire dalla piena  valorizzazione
della  rete  assistenziale  costituita  dal  livello  dell'assistenza
primaria e dal livello delle cure  specialistiche,  riorganizzando  e
rifunzionalizzando  le  strutture   e   i   servizi   disponibili   e
riqualificando la rete dei professionisti. 
  La rete, oltre che intra-territoriale, va costruita  anche  tra  le
strutture  specialistiche  territoriali   e   ospedaliere,   in   una
prospettiva di continuita' assistenziale modulata  sulla  base  dello
stadio evolutivo e sul grado di complessita' della patologia. 
  E' necessaria una maggiore flessibilita' nei modelli  organizzativi
e operativi, che,  per  essere  efficaci,  devono  prevedere  servizi
strutturati  e   organizzati,   "riconoscibili",   e   professionisti
dedicati,    organizzati    in     team     multi-professionali     e
multi-disciplinari, che gestiscano percorsi assistenziali integrati. 
  E' fondamentale l'ingresso quanto piu' precoce  della  persona  con
diabete nel percorso  diagnostico-terapeutico  al  quale  partecipano
tutti gli attori coinvolti in  funzione  del  grado  di  complessita'
della malattia. 
  I ricoveri sono uno strumento costoso  per  i  pazienti  e  per  il
sistema, evitabile con una  efficace  prevenzione  della  malattia  e
delle  sue   complicanze.   Pertanto,   va   potenziato   l'approccio
ambulatoriale e integrato sin dalle fasi iniziali della malattia. 
  Per una  gestione  efficace,  efficiente  e  centrata  sui  bisogni
"globali" e non solo clinici, e' necessario stadiare i pazienti sulla
base  del  grado  di  sviluppo  della   patologia   e   dei   bisogni
assistenziali, utilizzando  "percorsi  assistenziali  integrati"  che
includano "piani di  cura",  monitorabili  attraverso  indicatori  di
processo e di esito, gestiti  dai  diversi  attori  del  sistema  con
approccio proattivo attraverso il "follow up attivo"  e  il  richiamo
dei pazienti nel rispetto delle scadenze previste. 
  La "centralita' del paziente" deve impregnare tutto il programma di
gestione delle patologie a lungo termine e responsabilizzare in  ogni
momento e in tale direzione tutti gli attori del sistema. Il paziente
va sempre considerato l'attore fondamentale delle scelte relative  al
piano di cura con cui stabilire un vero e proprio patto di cura. 
  L'educazione terapeutica e' una leva fondamentale per l'efficacia e
l'efficienza  del  sistema;   deve   essere   realizzata   dal   team
diabetologico,  con  il   contributo   delle   associazioni   e   del
volontariato,  attraverso   programmi   di   educazione   strutturata
documentabili e monitorabili, nella prospettiva che i pazienti,  resi
consapevoli  ed  esperti,  siano  in  grado  di  gestire  la  propria
patologia  e  la  propria  qualita'  di   vita   al   massimo   delle
potenzialita'. 
  3.4 I capisaldi per consolidare la strategia del Piano 
  Nelle pagine seguenti ci si prefigge di  fornire  sinteticamente  i
focus fondamentali degli assi portanti della strategia  sistemica  di
cui il Piano vuole essere promotore. 
  E' evidente che risulta impossibile (e non e' peraltro auspicabile)
standardizzare  rigidamente  struttura  e  modalita'  di   erogazione
dell'assistenza ma, come piu' volte ribadito, ogni  Regione  conserva
la  propria  autonomia  nelle  scelte  strategiche,  organizzative  e
operative, sebbene in armonia con il disegno nazionale. 
  Pertanto,  la  schematizzazione  proposta  si  prefigge   solo   di
sintetizzare e delineare gli aspetti  generali,  fornendo  spunti  di
riflessione sui principali capisaldi per consolidare un  disegno  del
Servizio sanitario nazionale. 
  Tali capisaldi, la cui  validita'  e'  ampiamente  riconosciuta  in
campo internazionale, dovranno trovare  una  efficace  ed  efficiente
contestualizzazione nelle singole realta'  regionali,  tenendo  conto
delle strutture esistenti e degli assetti organizzativi  e  operativi
presenti e storicizzati. 
  In altri termini si dovra' tener conto delle potenzialita' presenti
nei contesti locali ma in una  prospettiva  di  profonda  e  radicale
innovazione del sistema di  Cure  Primarie  orientate  alla  gestione
delle persone con diabete e,  piu'  in  generale,  dei  pazienti  con
patologia cronica. 
 
       Rete assistenziale con forte integrazione tra MMG/PLS, 
 team della Struttura specialistica e Associazioni di Volontariato. 
 
  Il diabete per la sua crescente prevalenza e incidenza per  la  sua
complessita' patogenetica, e quindi terapeutica, per la  frequenza  e
severita' di complicanze sistemiche, richiede un peculiare modello di
cura della cronicita'.  A  questa  peculiarita'  deve  rispondere  la
revisione della  rete  gestionale  del  PDTA  tale  da  garantire  la
maggiore flessibilita' d'interevento in funzione dello  stadio  della
malattia e del suo grado di complessita'. 
  La "rete" non nasce da un semplice raccordo tra servizi e operatori
ma da  una  reale  integrazione  organizzativa  e  operativa,  basata
essenzialmente su un continuo scambio  di  informazioni  raccolte  in
maniera omogenea. 
  In altri termini, un "sistema" diviene tale se, oltre alle  singole
parti  e  componenti,  sa  governare  le  interfacce   organizzative,
usualmente poco presidiate, e se, nel rispetto della specificita' dei
diversi  contributi,  sa  effettivamente  andare  oltre  le  tendenze
autoreferenziali che scaturiscono da specifici punti di vista. 
  "Fare rete" non e' massificare, ma, su  una  base  di  unitarieta',
saper dare evidenza e riconoscimento ai contributi di ogni componente
e di ogni attore. 
 
                Assistenza ambulatoriale per ridurre 
 
                  il numero dei ricoveri evitabili 
 
  Il ricovero risulta essere ancora uno strumento di  gestione  delle
persone con diabete. 
  Un  sistema  di  governo  clinico  e  di  gestione  integrata  deve
prefiggersi primariamente di ridurre i  ricoveri  impropri  ed  anche
quelli, certamente piu' numerosi, che, seppure appropriati, originano
da una carenza  di  assistenza  e  dall'insorgenza  di  complicazioni
croniche. 
  La "assistenza pro-attiva" esercitata da  tutti  gli  attori  della
rete, ciascuno  per  le  proprie  competenze,  e'  lo  strumento  per
prevenire le complicanze che necessitano del ricovero e in ogni  caso
per mettere in atto tutte le misure di prevenzione secondaria in caso
di riconoscimento precoce della complicanza d'organo. 
  Il Piano  sottolinea  con  forza  che  l'assistenza  ambulatoriale,
erogata in forma integrata da tutti gli  attori  della  rete,  e'  la
formula piu' appropriata di assistenza alla persona  con  diabete.  A
tale proposito va sottolineato che il  team  diabetologico  e'  nella
condizione migliore per affrontare e gestire  tutta  la  complessita'
della malattia grazie alla possibilita' di  avvalersi  di  competenze
multidisciplinari  (cardiologo,   nefrologo,   neurologo,   oculista,
chirurgo plastico,  ortopedico,  chirurgo  vascolare,  ecc.).  Questa
complessita', tuttavia, dovrebbe essere gestita quanto piu' possibile
mediante articolazioni di tipo  ambulatoriale  (ambulatori  protetti,
ambulatori specialistici multidimensionali e  multidisciplinari,  day
service) o di day hospital, riservando i  ricoveri  ordinari  a  casi
limitati e di grande severita' o complessita'. 
  Va anche sottolineata  la  necessita'  di  garantire  una  gestione
ottimale della malattia quando la persona con diabete  e'  ricoverata
in ospedale per  altra  patologia  quale  trauma,  infezione,  evento
intercorrente o per procedure chirureiche, Glettive o d'urgenza. Tale
gestione dovrebbe includere una vera presa in  carico  da  parte  del
team diabetologico durante la degenza, una continuita'  assistenziale
territorio-ospedale, una dimissione protetta. 
 
     Team Specialistici dedicati (vedi anche riquadro dedicato) 
 
  Partecipano alla diagnosi e alla  cura  di  tutte  le  persone  con
diabete fin dal momento della diagnosi, con interventi piu' frequenti
nei pazienti con situazione clinica a piu' alta complessita'  e  meno
frequenti nei pazienti a piu' bassa complessita',  soprattutto  nelle
fasi  di  stabile  buon  compenso  e  in   assenza   di   complicanze
significative. La loro partecipazione alla cura si svolge  sempre  in
integrazione con il  MMG/PLS.  Fungono  anche  da  consulenti  per  i
diabetici ricoverati per altra patologia. 
  Considerata  l'alta  prevalenza  delle  patologie  croniche  e  del
diabete mellito in particolare, un  disegno  di  rete  efficace  deve
avere dei livelli specialistici "dedicati", che non si  sostituiscano
agli attori dell'assistenza primaria, ma che ne siano il riferimento,
in virtu' di competenze ed expertise specifici, in particolare per il
supporto nella gestione dei pazienti a maggiore complessita'. 
  Il team diabetologico contribuisce, in  accordo  con  i  MMG  e  in
collaborazione con  altri  specialisti,  alla  definizione  del  PDTA
personalizzato di ogni persona  con  diabete  e  alla  definizione  e
verifica degli obiettivi terapeutici individuali. 
  L'appropriatezza del setting di cura e la valorizzazione  di  tutta
la rete di professionalita' che contribuiscono a costruire i percorsi
assistenziali dei pazienti, "personalizzati" in relazione allo stadio
di  malattia  e  ai  bisogni  "globali"  (e  non  solo  clinici)   di
assistenza, sono i capisaldi fondamentali  del  consolidarsi  di  una
rete "multicentrica", nella quale il paziente possa circolare in modo
ponderato e guidato (managed care), non in  modo  caotico  ne'  sulla
base dell'occasionalita' degli accessi al  momento  del  manifestarsi
del bisogno assistenziale (usual care). 
 
         Adeguata organizzazione delle attivita' del MMG/PLS 
                   (vedi anche riquadro dedicato) 
 
  Il rapporto di fiducia che costituisce il legame  con  il  paziente
deve essere pienamente riconosciuto e valorizzato da parte  di  tutti
gli attori del sistema. 
  Gli attori dell'assistenza primaria,  tra  i  quali  e'  importante
valorizzare meglio anche i Medici  della  Continuita'  Assistenziale,
sono riferimenti portanti del sistema e devono rimanerlo anche per  i
pazienti a  maggiore  complessita'  assistenziale,  per  i  quali  il
contributo del team specialistico dedicato diviene piu' consistente e
frequente. 
  In conseguenza di cio', in una logica di rete integrata, vi saranno
pazienti con un follow up specialistico piu' frequente e pazienti con
un follow up maggiormente gestito dal MMG/PLS. 
  Il MMG e il  PLS  contribuiscono,  in  accordo  con  il  Centro  di
diabetologia  e  in  collaborazione  con  altri   specialisti,   alla
definizione  del  PDTA  personalizzato  di  ogni  paziente   e   alla
definizione e verifica degli obiettivi terapeutici individuali. 
  Questa visione di  gestione  Integrata  "multicentrica"  riconosce,
quindi, il valore di ogni componente, da' centralita'  ai  fabbisogni
dei pazienti calibrando su di essi il disegno del  follow  up  ed  e'
finalizzata a evitare confusione di ruoli, sconeiurando  che  sia  la
pura occasionalita' a indirizzare il paziente e a guidarne le scelte. 
  Tale  visione  comporta  il  miglioramento   dell'efficacia   della
prestazione assistenziale integrata sfruttando l'esistenza  di  studi
medici  associati,  con  presenza  di  personale  infermieristico   e
tecnologia necessaria  all'adeguata  raccolta  e  condivisione  delle
informazioni  cliniche,  da  cui  sia  agevole  anche  ricavare   gli
indicatori di performance. 
  L'ACN -  Accordo  Collettivo  Nazionale  2009  ha  delineato  nuove
formule  organizzative  (UCCP,  AFT),  aprendo   nuovi   scenari   di
valorizzazione dell'assistenza primaria e di gestione integrata.  Tra
questi va  ricordato  il  ruolo  dell'infermiere  territoriale  nella
gestione proattiva anche dei pazienti diabetici in carico ai MMG/PLS.
Su tali scenari le  Regioni  stanno  gia'  impegnandosi,  nelle  more
dell'adozione di specifici atti normativi  e  dell'articolazione  del
nuovo ACN. 
 
            Ingresso nel percorso diagnostico-terapeutico 
 
  Attraverso la valutazione dell'intensita' di cura  e  in  relazione
alla "stadiazione" della malattia e dei fabbisogni assistenziali  dei
pazienti, in una logica di "salute globale", cioe' di un concetto  di
salute che includa anche l'illness, cioe' la "malattia vissuta"  e  i
bisogni non-clinici. 
  I percorsi assistenziali dovranno essere modulati in rapporto  alla
stadiazione, gestiti attraverso lo strumento  del  follow  up  attivo
(medicina d'iniziativa, assistenza  pro-attiva),  concordati  con  il
paziente (patto di cura) applicati  e  dinamicamente  monitorati  per
alimentare la verifica delle performance del sistema. 
  Questa "conoscenza di sistema" e' utile per  rivedere  criticamente
le  strategie  attuative  e  per   dare   corpo   alle   logiche   di
accountability  (verificabilita'  intesa  come  "rendere  conto   dei
risultati e delle risorse  utilizzate")  che  stanno  alla  base  del
"governo clinico". 
 
   Sistemi di misura e di miglioramento della qualita' delle cure 
                     e della qualita' della vita 
 
  Devono essere strettamente connessi ai Percorsi  Assistenziali.  In
altri termini, tali sistemi non devono solo guardare alle  dimensioni
"macro" e non devono essere utilizzati  soltanto  "ex  post".  Devono
poter  monitorare  i  percorsi  assistenziali  in  itinere,  fornendo
indicatori sulla gestione dei sub-target di  pazienti  (suddivisi  in
ragione della "stadiazione") ed anche del  singolo  paziente.  Devono
avere una struttura dinamica, che permetta non  solo  le  valutazioni
finali di un periodo (es. la  valutazione  dei  dati  dell'anno),  ma
anche  le  verifiche  in  itinere,  che  possono   fornire   dati   e
informazioni  utili  a  rivisitare  criticamente   la   strategia   e
l'organizzazione dell'assistenza durante il corso dell'anno. 
  E' quindi fondamentale che gli strumenti  di  misura  guardino  non
solo ai processi attivati e alle  attivita'  svolte,  ma  anche  agli
"esiti", intesi non solo come esiti clinici, ma anche come  benessere
e qualita' della vita. 
 
             Autonomizzazione della persona con diabete 
(empowerment nella cura e nella gestione del percorso assistenziale) 
 
  La persona con diabete e' e resta  il  "decisore"  fondamentale  di
tutto quanto riguarda  la  gestione  della  propria  salute  e  della
propria malattia e deve essere posta  nelle  condizioni  di  decidere
coscientemente. 
  Il paziente "consapevole ed esperto" non puo' rimanere una semplice
affermazione, ma deve essere il risultato di un processo continuo che
metta  radicalmente  in  discussione  l'asimmetria  relazionale   tra
paziente e servizi, e tra paziente e operatori. 
  Tale  processo,  per  concretizzarsi,  ha  bisogno,  anzitutto,  di
riconoscere la necessaria centralita'  alla  "comunicazione"  e  alla
"relazione", che  sono  i  capisaldi  del  rapporto  di  fiducia  del
paziente/utente con il Servizio sanitario e che, nella gestione delle
patologie croniche, diveneono le leve  fondamentali  per  consolidare
quel "patto di cura" che sta alla base della possibilita' di ottenere
risultati di salute e riduzione dei costi superflui. 
  Cio' implica un nuovo orientamento dei servizi e  degli  operatori,
nuovi spazi, tempi adeguati e nuovi strumenti,  oltre  ad  una  nuova
cultura  di  base  che   va   alimentata   attraverso   processi   di
apprendimento nei contesti di lavoro (formazione  "sul  campo"),  che
valorizzino il sapere di cui sono ricche le  "routine  assistenziali"
quotidiane. 
 
          Responsabilizzazione delle direzioni strategiche 
                   e dei "responsabili gestionali" 
 
  Nel governo clinico bisogna evitare l'errore di guardare solo  alle
logiche  e  agli  aspetti   tecnico-professionali,   trascurando   le
problematiche gestionali e organizzative. In altri  termini,  bisogna
ridurre la distanza tra programmatori/decisori e operatori tecnici. 
  E' pertanto necessario  che  i  processi  di  programmazione  siano
condivisi tra i professionisti e i responsabili gestionali (direzioni
aziendali, direzioni di distretto, di ospedale, etc.) e che i sistemi
di valutazione possano contemplare aree di responsabilita' per  tutte
le componenti che con le loro leve, tecniche o  gestionali,  incidono
sui processi assistenziali e sui risultati. 
 
                  Efficaci sistemi di comunicazione 
 
  La comunicazione e' l'asse  fondante  della  gestione  integrata  e
delle reti assistenziali. 
  E', infatti, l'elemento indispensabile tra i diversi operatori, tra
i vari servizi, tra i differenti livelli  (territorio-ospedale).  E',
inoltre, il fattore centrale del rapporto di fiducia del  paziente  e
del suo processo di empowerment. La comunicazione,  quindi,  impregna
qualunque espressione e qualunque momento dell'assistenza. 
  Sono  disponibili  una  serie  di  nuove  tecnologie  (sistemi   di
comunicazione audiovisiva  sincroni  e  asincroni,  la  telemedicina,
etc.)  che  aprono  nuove  interessanti  frontiere  e   che,   almeno
nell'attuale fase di sperimentazione, sembrano  poter  contribuire  a
facilitare la comunicazione e a migliorare l'assistenza negli aspetti
relativi all'Efficacia e all'efficienza. 
  E' necessario quindi,  essere  molto  attenti  ai  possibili  nuovi
scenari assistenziali  che  questi  strumenti  aprono,  ma,  per  non
vanificarne la portata, non bisogna dimenticare che alla  base  degli
impianti tecnologici deve esistere un profondo lavoro  organizzativo,
senza il quale la tecnologia rischia  di  divenire  solo  una  "falsa
soluzione"^ 
  Non  bisogna  dimenticare,  inoltre,  che   la   relazione   umana,
interpersonale, con il paziente e i familiari e' e deve  rimanere  il
fulcro dell'assistenza,  evitando,  in  tal  modo,  che  le  tendenze
ipertecnologiche ci rendano tecnicamente  migliori  ma  empaticamente
inadeguati. 
  Ruolo delle farmacie nell'approccio  integrato  alla  gestione  del
diabete 
  La gestione di una patologia cronica come il  diabete  prevede,  da
parte di tutte le componenti del SSN, che il paziente sia inserito in
un percorso assistenziale volto alla gestione della  terapia  e  alla
prevenzione delle principali  complicanze,  i  cui  presupposti  sono
l'educazione della persona con diabete e l'utilizzo corretto di tutte
le risorse disponibili. 
  Le farmacie, presidi del SSN sul territorio, sono uno dei punti  di
riferimento per la persona con diabete e dei suoi familiari,  perche'
rappresentano il piu' agevole e frequente accesso. 
  Il farmacista possiede facilita' di dialogo e instaura un  rapporto
di  confidenza  con  gli  utenti  abituali.   Queste   relazioni   di
prossimita' e il suo ruolo professionale gli permettono  di  svolgere
un  ruolo  potenzialmente  attivo  nell'educazione,  informazione   e
assistenza  personalizzata   al   diabetico.   In   particolare,   il
coinvolgimento  attivo  delle  farmacie  nei   processi   informativi
permette di conseguire, grazie alla diffusione sul  territorio  e  ai
continui rapporti con i cittadini, significativi obiettivi in termini
di prevenzione primaria e secondaria secondo protocolli condivisi con
il team diabetologico e il  MMG/PLS,  anche  per  quel  che  riguarda
l'aderenza ai trattamenti a lungo termine. 
 
           RIQUADRO 10 - IL "TEAM SPECIALISTICO DEDICATO" 
 
  ------------------------------------------------------------------- 
  La  visione  del  Piano   e'   quella   di   una   rete   integrata
"multicentrica",  che  si  prefigge  di  valorizzare   i   differenti
contributi di tutti gli attori assistenziali  che  entrano  in  gioco
nella gestione delle persone con diabete. Per tradurre questa visione
in un nuovo Sistema di Cure Primarie, e' necessario abbattere i  muri
che impediscono o ostacolano  l'utilizzo  degli  strumenti  (gestione
integrata, percorsi condivisi, follow up attivo, etc.) indispensabili
per ottenere risultati migliori in tutti i campi dell'assistenza. 
  In sintonia con quanto detto, la funzione  dei  team  diabetologici
deve, anzitutto, essere intesa come funzione "unica e continua",  che
tende a svilupparsi lungo tutta la storia naturale  di  ogni  sineola
persona  con  diabete  e,  quindi,  lungo  tutto  il   suo   percorso
assistenziale. 
  Abbattere i muri significa pensare  a  una  funzione  specialistica
"unica",  indipendente  dall'allocazione  fisica   delle   Strutture,
individuando idonee soluzioni gestionali interaziendali  quando  tali
funzioni  siano  distribuite  tra  diverse  Aziende  sanitarie.   Una
funzione "unica", quindi, lungo la quale i pazienti circolano in modo
non occasionale, ma, guidati dal  proprio  "percorso  assistenziale",
veneano attivamente indirizzati verso  quei  contesti  che  siano  in
grado di rispondere meglio alle  esigenze  assistenziali  specifiche,
valutate attraverso la "stadiazione". 
  La  funzione  dei  team  diabetologici,  quindi,  deve   interagire
costantemente con gli attori dell'assistenza  primaria  anche  per  i
pazienti meno complessi, fornendo  consulenza  per  un  inquadramento
diagnostico e terapeutico al momento della diagnosi e  garantendo  un
follow-up specialistico condiviso e a frequenza variabile  a  seconda
dei casi e della condizioni contingenti. 
  In continuita' con tale disegno, il team specialistico, soprattutto
se collocato a livello ospedaliero, deve gestire le condizioni  acute
e deve svolgere consulenza per le Unita' Operative  di  degenza  dove
sono ricoverati  diabetici  affetti  da  altre  patologie,  "o,  come
previsto anche  dalla  Legge  115,  di  Centro  Specialistico  di  II
livello, svolgere compiti diagnostici e terapeutici per casistiche di
particolare complessita', in ambito regionale." 
  Il  Piano  utilizza  il  termine  "team  diabetologico"  proprio  a
sottolineare che, in considerazione della  complessita'  del  diabete
mellito,  oltre  allo  specialista  specifico  (diabetologo)  vi   e'
necessita' di integrare nel disegno assistenziale  altri  specialisti
(neurologo,  oculista,  dietologo,  etc.)  e  altre  figure   cardine
dell'assistenza: l'infermiere (che riveste un  ruolo  primario  anche
attraverso  il  follow  up  infermieristico),  il/la  dietista   (che
favorisce il raggiungimento degli obiettivi terapeutici e  garantisce
costantemente al  team  informazioni  sullo  stato  nutrizionale  del
paziente, sul grado di adesione al piano dietetico  e  sui  progressi
effettuati  nel   raggiungimento   degli   obiettivi   nutrizionali),
l'assistente sociale (professionista necessario nella valutazione dei
parametri socio-familiari  indispensabili  per  individuare  tutti  i
fattori non-clinici da tenere in considerazione  nella  "stadiazione"
dei  pazienti  e  figura  indispensabile  nei  casi  "complicati"  da
difficolta' socio-familiari), lo psicologo (figura importante per  il
sostegno del team e per la sua formazione negli  ambiti  di  gestione
della comunicazione/relazione, della programmazione  e  gestione  dei
programmi di educazione strutturata),  il  podologo  (considerata  la
specificita' del piede diabetico) e cosi via. 
  Una ulteriore riflessione si  rende  necessaria  rispetto  al  Team
"dedicato". L'esperienza italiana testimonia come sia  importante  la
funzione specialistica specifica e quali risultati essa sia in  grado
di generare. Il personale "dedicato" e'  un  ulteriore  strumento  di
valore   nell'assistenza,   non   solo   perche'    questo    implica
disponibilita' di tempo,  acquisizione  di  maggiori  competenze,  e,
quindi,  di  potenziale  maggiore  efficacia,  ma  anche  perche'  la
"visibilita'" e la "riconoscibilita'",  sia  dei  servizi  sia  degli
operatori, da parte dei pazienti sono una prerogativa  di  risultato.
Pertanto, lo svilupparsi delle  logiche  di  rete  non  deve  portare
all'indebolimento di questi capisaldi, ma  piuttosto  all'ampliamento
del valore dei contributi di tutti gli  attori  della  rete,  che  e'
presupposto  per   una   migliore   valorizzazione   delle   funzioni
specialistiche specifiche e  del  "personale  dedicato",  che  potra'
divenire  motore  fondamentale  di   crescita   dell'intero   sistema
assistenziale. 
  Alla luce di quanto sopra, il team diabetologico multiprofessionale
opera in modo coordinato attorno  ai  problemi  dell'assistenza  alla
persona  con  diabete,  elaborando  procedure  interne   ed   esterne
condivise e revisionate periodicamente e assicurando la  condivisione
delle informazioni anche  ai  pazienti.  Le  sue  funzioni  sono:  a)
assistenziali, in rapporto ai vari livelli di intensita' di cura;  b)
di educazione terapeutica strutturata; c)  epidemiologiche  (raccolta
dati clinici); d) di formazione di tutti gli altri operatori sanitari
coinvolti.  Per  un'uniforme  assistenza  al  diabete  su  tutto   il
territorio nazionale e' auspicabile che veneano  rispettati  standard
che permettano un'adeguata organizzazione del servizio e un  efficace
intervento sul bacino d'utenza. 
  Come  gia'  detto,  il  Centro  di  Diabetologia   a   collocazione
ospedaliera deve essere in grado di  interloquire  con  le  Strutture
territoriali, siano esse Distretti, altre strutture diabetologiche  o
Studi  di  MMG/PLS,  mentre  eventuali  Centri  di   Diabetologia   a
collocazione territoriale devono essere  in  grado  di  fornire  agli
Ospedali che ne fossero privi, la consulenza diabetologica per  tutte
le persone con diabete ricoverate che ne abbiano necessita' e  devono
garantire la corretta e attiva presa  in  carico  delle  persone  con
diabete dimesse. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
    RIQUADRO 11 - ADEGUATA ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA' DEL MMG 
 
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  Il MMG e'  e  deve  essere,  al  di  fuori  di  ogni  retorica,  la
figura-cardine della gestione integrata dei pazienti  cronici,  anche
di quelli a maggiore grado di complessita', malerado questi,  per  le
loro caratteristiche, necessitino di  follow  up  specialistici  piu'
frequenti. 
  E'  evidente  che  il  contributo  effettivo  del  MMG  alla   rete
assistenziale che si e' precedentemente delineata  dipende  anche  da
altre variabili, che possono avere potenziali effetti positivi  sulle
performance del medico, tra cui la partecipazione a forme avanzate di
associazionismo,   la   presenza   nello    studio    di    personale
infermieristico, la partecipazione a network professionali. 
  La funzione del MMG nel disegno di gestione integrata dei  pazienti
cronici   non   va   vista   soltanto   per   il    suo    contributo
clinico-assistenziale, ma anche per il "rapporto di fiducia"  con  il
paziente, che sta alla base del "patto di cura"  che  rappresenta  lo
strumento-cardine per la "co-costruzione" del percorso  assistenziale
e per la responsabilizzazione e l'empowerment del paziente.  Inoltre,
egli e' l'operatore che ha maggiore conoscenza  del  paziente,  delle
sue caratteristiche personali e socio-familiari. Questo elemento  sta
alla base della potenzialita' dei MMG di assistere, gestire e  curare
le persone con diabete, nel rispetto del loro ruolo di medici del SSN
e del CCN con una visione globale,  che  tenga  conto  di  tutti  gli
aspetti della cura e  dei  bisogni  del  paziente,  non  solo  quelli
relativi alla malattia. 
  Il rapporto continuativo e i frequenti controlli dovrebbero  essere
opportunamente   sfruttati   per   raggiungere    alcuni    obiettivi
"strategici", corrispondenti ad altrettante criticita' assistenziali: 
    - la diagnosi precoce del diabete mellito tipo 2; 
  l'aderenza alle terapie prescritte e al percorso di cura; 
  il raggiungimento dei target terapeutici; 
  l'aderenza agli stili di vita; 
    - l'utilizzo appropriato dell'automonitoraggio  glicemico  (anche
in termini di valutazione  dei  dati);  Nell'ambito  delle  attivita'
finalizzate  alla  diagnosi  precoce  delle  complicanze  del  DM  si
raccomanda che anche per il MMG siano enfatizzate e  sottolineate  in
ogni PDTA locale l'importanza e la  necessita'  dell'esame  periodico
del piede (almeno una volta l'anno). 
  Un nuovo Sistema di Cure Primarie deve saper guardare al  MMG  come
componente  di  una  rete  integrata  e   non   piu'   come   singolo
professionista. L'Accordo Collettivo  Nazionale  (ACN)  2009  orienta
l'attuale disegno  organizzativo  verso  nuovi  scenari  di  maggiore
impegno e di maggiore valore della Medicina Generale. 
  L'art.  26  bis  dell'ACN  parla,   infatti,   delle   Aggregazioni
Funzionali  Territoriali  (AFT),  una  nuova  formula   oreanizzativa
finalizzata a condividere buone  pratiche  assistenziali  nell'ambito
dell'assistenza primaria, dando quindi, attraverso questa formula  di
"network della conoscenza", una forte centralita' all'apprendimento e
alle   competenze   come   strumenti    di    riqualificazione    dei
professionisti. 
  L'art. 26 ter sulle UCCP (Unita' Complesse di Cure Primarie), apre,
inoltre, una nuova prospettiva organizzativa che intende porre il MMG
"dentro" il sistema assistenziale del distretto con nuove formule  di
responsabilita' nell'assistenza territoriale. 
  Si tratta di ambiti nei quali le Regioni sono in atto  impegnate  e
il cui sviluppo dipendera' molto dalle potenzialita' e dai limiti dei
diversi  contesti,  ma  e'  indubbio  che   possano   aprirsi   nuove
prospettive di gestione integrata e di maggiore  interazione  con  le
figure allocate a livello distrettuale. 
  Di indubbia  importanza,  in  un  tale  disegno  di  Cure  Primarie
Integrate, sono: 
    -  l'utilizzo  di  sistemi  informativi  "esperti"  in  grado  di
monitorare  i  percorsi  diagnostico-terapeutici  e   di   migliorare
l'appropriatezza assistenziale  attraverso  una  attivita'  di  audit
integrato con il team specialistico, basata su indicatori di processo
ed esito; 
    - il potenziamento e l'utilizzo di strumenti di  comunicazione  e
di scambio informativo. 
  In particolare i sistemi informativi dovranno fornire un  opportuno
supporto alla condivisione-circolazione dei dati clinici dei pazienti
per ottimizzare il percorso di cura, evitare la  inutile  ripetizione
di esami, far capire alle persone  con  diabete  che  sono  realmente
inserite all'interno di un network assistenziale con un  monitoraggio
continuo da parte dei vari attori assistenziali utile a una  maggiore
attenzione nella cura e migliori risultati. Infine, da parte dei  MMG
viene spesso auspicata  la  presenza  del  personale  di  studio  cui
delegare parte delle attivita' assistenziali e di  prevenzione  sotto
la supervisione del medico stesso. 
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  3.5 La rete di assistenza diabetologica dell'eta'  evolutiva  e  la
transizione dell' adolescente diabetico alla diabetologia dell'adulto 
  Le modalita' e gli obiettivi della cura nella persona diabetica  in
eta' evolutiva si differenziano da  quelli  dell'adulto  per:  a)  il
coinvolgimento della famiglia che diventa responsabile della cura; b)
la  progressiva  autonomizzazione   nell'autogestione   in   funzione
dell'eta'; c) la vita sociale (in particolare la scuola e l'attivita'
sportiva). 
  DIMENSIONI E COMPLESSITA' DEL PROBLEMA 
  Tutte le forme di diabete possono oggi comparire in eta' pediatrica
(0 - 18 anni): diabete di  tipo  1  autoimmune,  diabete  di  tipo  2
associato a sovrappeso e obesita'  nonche'  diverse  forme  genetiche
meno frequenti (MODY, Diabete Mitocondriale, Diabete  Neonatale).  In
tutto il mondo ne e' stato documentato il progressivo aumento che  si
accompagna a un abbassamento dell'eta' di esordio. 
  I bambini e gli adolescenti, essendo soggetti in fase  di  continua
crescita ed evoluzione, presentano bisogni  particolari  e  mutevoli.
Nell'eta' evolutiva, il diabete mellito e caratterizzato da una forte
instabilita' e, quindi, da una  gestione  estremamente  difficile  in
relazione a peculiarita' fisiologiche, psicologiche  e  nutrizionali.
Il diabete interferisce in ogni aspetto della vita e delle esperienze
del bambino/adolescente, imponendo un peso che deve essere sopportato
anche dai genitori, dai fratelli, dai parenti, dalla scuola  e  dalla
comunita' in genere. 
  Poiche' nella popolazione  esiste  una  scarsa  consapevolezza  del
carico umano e sociale che grava sul bambino/adolescente  affetto  da
diabete, la cura deve essere impostata  non  solo  sotto  il  profilo
biomedico, ma anche sotto quello psicosociale. 
  A oggi non tutti casi di diabete in eta' evolutiva sono gestiti  in
area pediatrica; al contrario essi sono in parte gestiti in strutture
ove  opera  personale  formato  per  assistere  soggetti  adulti,  in
particolare per il DMT2. 
  E' necessario che la prevenzione,  la  diagnosi  e  la  cura  siano
affrontate in area pediatrica, da personale dedicato e con  specifica
formazione; cio' e' indispensabile per consolidare gli interventi  di
prevenzione e  per  migliorare  l'assistenza  ai  bambini/adolescenti
affetti da diabete. 
  Inoltre  e'  necessario  che  le  due  aree   della   diabetologia,
pediatrica e dell'adulto, siano fra di loro collegate, in particolare
al  momento  della  transizione  dal  servizio  pediatrico  a  quello
dell'adulto. 
  IL PERCORSO ASSISTENZIALE 
  Principali obiettivi di cura 
    - prevenzione delle complicanze acute (chetoacidosi, ipoglicemia,
infezioni); 
    -   prevenzione   delle   complicanze   croniche   (vasculopatia,
retinopatia, nefropatia, neuropatia); 
    - preservazione di una normale qualita' e quantita' di vita; 
    - piena  e  soddisfacente  integrazione  nell'ambito  relazionale
proprio della fascia d'eta'. 
  Standard di riferimento 
    - periodico screening o stadiazione del danno d'organo,  mediante
un dettagliato piano di visite  ed  esami  bioumorali  e  strumentali
conformi alle linee guida delle  Societa'  Scientifiche  nazionali  e
internazionali; 
    - incontri periodici dell'unita' paziente/famiglia con gli attori
del disegno assistenziale (pediatra diabetologo,  infermiere  esperto
in diabetologia, dietista, psicologo, assistente sociale); 
    - visite dettagliate comprensive di  valutazione  antropometrica,
delle tecniche di monitoraggio e iniezione dell'insulina, del  diario
di autocontrollo e terapia, del diario alimentare. 
  Disegno assistenziale 
  Il modello  assistenziale  attualmente  esistente  in  Italia,  che
prevede la gestione clinica specialistica del diabete mellito in eta'
evolutiva presso Servizi di Diabetologia Pediatrica (L. 115/87,  art.
5),  necessita  di  un  adeguamento  alle  esigenze   emergenti,   in
particolare   in   tema   di   integrazione   ospedale-territorio   e
socio-sanitaria, accentuando la tendenza alla deospedalizzazione  con
adeguati piani di assistenza sul territorio. 
  Il dpcm 29/11/2001  indica  come  determinanti  per  l'integrazione
socio-sanitaria  l'organizzazione  della  rete  delle  strutture   di
offerta e le  modalita'  di  presa  in  carico  del  problema,  anche
attraverso valutazioni multidimensionali. 
  Cio' puo' realizzarsi attraverso una  progressiva  ristrutturazione
delle funzioni specialistiche che portino alla  creazione  di  unita'
diagnostico-terapeutiche integrate  ospedale-territorio,  volte  alla
prevenzione, diagnosi e cura del diabete in eta' evolutiva,  al  fine
di minimizzare  la  quota  di  accessi  ospedalieri  inappropriati  e
favorire dimissioni precoci e protette nel caso in cui sia necessario
ricorrere al ricovero. 
  Livelli  assistenziali  di  intervento  per  il  diabete  in   eta'
pediatrica 
  Bambini e adolescenti (0-18 aa) devono essere seguiti  in  ambiente
pediatrico dedicato e specializzato (L. 176/91  "Convenzione  di  New
York sui  diritti  del  fanciullo")  con  interventi  strutturati  in
funzione dei diversi tipi di diabete e fasce di eta'. Inoltre  devono
essere curati in ospedale solo nel caso in cui  l'assistenza  di  cui
hanno bisogno non possa essere fornita a pari livello a  domicilio  o
presso ambulatori o in Day Service. 
  La base per una  ottimale  e  uniforme  modalita'  di  prevenzione,
diagnosi  e  cura  e'  rappresentata  dall'attivazione  di  una  Rete
Regionale basata su almeno due livelli assistenziali: 
 
                           Livello di base 
 
  Ancora oggi il diabete e' riconosciuto  tardivamente  con  evidenti
rischi per il  paziente  ed  extra  costi  per  il  SSN.  Il  ritardo
diagnostico e' imputabile  principalmente  al  tardivo  ricorso  alla
consultazione medica da  parte  dei  genitori,  che  sottostimano  la
presenza di segni della malattia per scarsa informazione. 
  quindi necessaria una maggiore attenzione  da  parte  degli  attori
dell'assistenza  primaria  (PLS  e  MMG)  nella  individuazione   dei
soggetti a rischio, dato che le  condizioni  di  prediabete,  ridotta
tolleranza al glucosio e DMT2 spesso  non  veneono  diagnosticate  in
bambini e adolescenti in eccesso ponderale. 
  La condivisione di percorsi assistenziali e  di  protocolli  tra  i
vari attori della rete e' indubbiamente lo strumento  piu'  idoneo  a
generare risultati in questo ambito (vedi anche box successivo). 
 
 
RIQUADRO 12 - FUNZIONI DEL MMG/PLS  NELLA  GESTIONE  INTEGRATA  DELLA
                         PERSONA CON DIABETE 
 
  ------------------------------------------------------------------- 
    - individuare e sorvegliare i soggetti a rischio con programmi di
prevenzione primaria e secondaria; 
    - diagnosticare precocemente il  DM  con  tempestivo  invio  alle
strutture di Livello Specialistico, con  condivisione  del  programma
terapeutico e di follow up; 
    - gestire e trattare le malattie intercorrenti dell'infanzia; 
    - condividere i dati con la struttura diabetologica; 
    - contribuire all'educazione del paziente e dei  suoi  familiari,
in particolare in ambito nutrizionale, e all'inserimento del  bambino
con diabete nella scuola e  negli  altri  ambiti  relazionali  propri
dell'eta'; 
    - inviare i dati  rilevati  attraverso  i  bilanci  di  salute  e
attraverso gli altri strumenti indicati dalle Regioni.. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
                        Livello specialistico 
 
  Le funzioni specialistiche, anche quando  fisicamente  allocate  in
ambito  ospedaliero,  devono   indirizzarsi   prevalentemente   verso
l'attivita' ambulatoriale, assicurando tutte le  attivita'  intra  ed
extra murali previste dalla L.  115/87  e  dalle  linee  guida  delle
Societa' Scientifiche, facendo ricorso al ricovero solo nei  casi  di
acuzie e di particolare impegno assistenziale. Inoltre,  le  funzioni
specialistiche  devono  integrarsi  nei   programmi   informativi   e
educativi  nei  contesti  di  vita  (es.  campi   scuola,   attivita'
sportive). 
  Per garantire la continuita' assistenziale al bambino  con  diabete
sia nella fase di stabilita', quando  e'  in  carico  alla  struttura
ambulatoriale specialistica, sia nella fase di acuzie, quando  e'  in
carico alla struttura pediatrica ospedaliera, devono essere  definiti
dei protocolli di integrazione tra i diversi livelli e  i  differenti
attori. 
  Le Regioni individueranno le formule organizzative piu' adeguate al
proprio contesto  nel  rispetto  della  norma  vigente,  individuando
Centri Regionali di Riferimento per la  Diabetologia  Pediatrica  (L.
115/87) e Centri Satellite (ISPAD Consensus  Guidelines  2000,  ISPAD
Clinical Practice Consensus Guidelines 2009), anche con  riguardo  ad
aree vaste, macro aree o bacini sanitari comprendenti piu'  province.
Il livello specialistico ha compiti di formazione per la prevenzione,
diagnostici, terapeutici, educativi  e  di  follow-up  nei  confronti
delle varie forme di diabete, in collaborazione con gli altri  attori
della rete, in modo da garantire  un  intervento  multi-professionale
integrato (vedi anche box successivo). 
  Responsabile  della  funzione/struttura  specialistica  sara'   uno
specialista in pediatria  con  documentati  titoli  accademici  o  di
carriera in diabetologia, secondo la  normativa  vigente  (rif.  Atto
d'intesa Stato-Regioni  1991,  DPR  483/97  e  484/97  su  disciplina
concorsuale per la dirigenza medica e branche equipollenti e affini). 
  L'attivita' di un singolo pediatra diabetologo, senza  un  supporto
dedicato ed  esperto  in  diabetologia  pediatrica  (infermieristico,
dietologico, psicologico, socio-sanitario, ecc.), non e' coerente con
le  funzioni  assistenziali  richieste  per  gestire  tale  complessa
patologia pediatrica. 
 
 
         RIQUADRO 13 - COMPITI DELLE FUNZIONI SPECIALISTICHE 
 
  ------------------------------------------------------------------- 
    - inquadrare la corretta diagnosi di diabete; 
    - assistere i pazienti con  diabete  mellito  in  eta'  evolutiva
continuativamente, in gestione integrata con il PLS o il MMG; 
    - addestrare il paziente  e  i  suoi  familiari  all'autogestione
della malattia, fornendo al paziente e ai suoi familiari un programma
educativo/motivazionale specifico sulla malattia; 
    - organizzare soggiorni educativo-terapeutici (campi scuola) come
da normativa regionale; 
    - assicurare la consulenza telefonica specialistica  strutturata,
tendenzialmente h24, eventualmente condivisa con le  altre  strutture
specialistiche della regione; 
    - fornire ai pazienti e  ai  loro  familiari  l'educazione  a  un
corretto  stile  di  vita   (alimentazione   e   attivita'   fisica),
motivandoli  al   controllo   dell'eccesso   ponderale   e,   qualora
necessario, somministrando terapia farmacologica specifica, anche per
le co-morbilita'; 
    - eseguire screening e stadiazione  periodica  delle  complicanze
nei pazienti con diabete in follow-up; 
    -   collaborare   attivamente   con   gli   altri   livelli   per
l'applicazione di protocolli  di  diagnosi  e  cura  e  aggiornamento
comuni nell'ambito della rete diabetologica pediatrica; 
    - collaborare con le altre componenti della rete per  un'ottimale
transizione  dei  pazienti  ai  servizi  dedicati  agli   adulti   al
raggiungimento della maggiore eta', una volta completato il  percorso
pediatrico di formazione; 
    - prescrivere i presidi sanitari necessari per l'autocontrollo  e
la  gestione  domiciliare  del  diabete,  impiantare  e   controllare
microinfusori  e  sistemi  per  il  monitoraggio  in  continuo  della
glicemia o altri dispositivi innovativi o a tecnologia avanzata; 
    -  rilasciare  le  certificazioni  per  l'esenzione  ticket   per
patologia, per il rilascio o rinnovo della patente  di  guida  e  per
l'attivita' sportiva agonistica; 
    - collaborare  con  il  Servizio  Epidemiologico  Regionale  alla
gestione del Registro Regionale per il diabete in eta'  evolutiva,  i
cui dati confluiranno in un Registro Nazionale; 
    - sperimentare programmi di telemedicina; 
    - formare operatori  impegnati  nell'assistenza  al  bambino  con
diabete, in particolare in ambito scolastico e sportivo. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
  IL PERCORSO DI AUTONOMIA E INTEGRAZIONE E LO STILE DI VITA 
  Per la cura del diabete in eta' evolutiva il paziente e la famiglia
sono i  maggiori  protagonisti  e  i  principali  responsabili  della
qualita' della vita e della prevenzione delle complicanze a  distanza
(unita' paziente/famiglia). 
  La terapia che non puo' essere eseguita  nella  maggior  parte  dei
casi in maniera autonoma dal bambino deve essere garantita  da  altri
in tutti gli ambiti di vita. 
  Scuola 
  La Scuola svolge un doppio  ruolo:  da  una  parte  rappresenta  un
momento importantissimo nel graduale  processo  di  accettazione  del
diabete e di autonomia da parte del bambino e del ragazzo, dall'altra
costituisce  una  opportunita'  di  educazione  nutrizionale  per   i
compagni e per le famiglie, a partire dalla merenda. 
  Obiettivo  primario  da  perseguire  e'  la  sicurezza  in   ambito
scolastico, in particolare per quanto  riguarda  la  somministrazione
della terapia e la gestione di eventuali  emergenze  metaboliche  (ad
es. l'ipoglicemia). 
  La normativa di riferimento, oltre a norme generali gia' citate, e'
costituita  dalle  Raccomandazioni  del   Ministro   dell'istruzione,
universita' e ricerca e del Ministro della  salute  del  25  novembre
2005 per  la  somministrazione  dei  farmaci  a  studenti  in  orario
scolastico; 
  Inoltre, il Programma "Guadagnare salute", approvato dal  Consiglio
dei Ministri  il  16  febbraio  2007,  ha  come  finalita'  costruire
sinereie tra i servizi sanitari e i servizi  rivolti  all'infanzia  e
promuovere collaborazioni con tutti i soggetti che ruotano intorno al
mondo dell'infanzia e dell'adolescenza, tra cui la scuola. 
  E' necessario tenere conto che differenti sono le problematiche che
gli studenti con malattie croniche poneono alla scuola  e  su  cui  e
forte l'attenzione delle associazioni delle famiglie. Tali situazioni
richiamano  la  centralita'  della  persona  e  dei  suoi  bisogni  e
l'assoluta necessita' di  tutelarne  la  salute  e  il  benessere  in
accordo  e  collaborazione  con  gli  altri  Soggetti   istituzionali
responsabili in materia di tutela della salute. 
  Si e' evidenziato che le Raccomandazioni del 2005  non  esauriscono
tutta la gamma di situazioni da affrontare per cui sono state avviate
una  serie  di  iniziative  dal   Ministero   della   salute   e   in
collaborazione  con  le  Associazioni  di   pazienti,   le   societa'
scientifiche  e  il  Ministero  dell'istruzione  per  affrontare   la
problematica attraverso  l'adozione  di  strumenti,  che  definiscano
anche percorsi adeguati alle varie necessita'. 
  Altro   aspetto   importante   e'   rappresentato   dalla   normale
partecipazione del bambino alla mensa scolastica e a tutte  le  altre
attivita' organizzate dalla scuola (es. gite e viaggi di istruzione),
per le quali i team specialistici offriranno la consulenza  dietetica
e operativa, in linea con  le  raccomandazioni  scientifiche  per  le
fasce di eta'. 
  Due momenti  contribuiranno  in  maniera  determinante  alla  piena
integrazione del bambino nel suo ambito relazionale: 
    - e' indispensabile non discriminare i bambini e gli  adolescenti
con  diabete,  evitando  atteggiamenti  negativi,  di  pietismo,   di
diffidenza o di  paura  nell'assumersi  determinate  responsabilita'.
Alla base di molte chiusure, cosi' come di  atteggiamenti  ansiosi  e
preoccupati, c'e' la scarsa conoscenza del diabete; 
    - e' importante che gli insegnanti, previo consenso dei genitori,
siano informati se un  alunno  e'  affetto  da  diabete,  soprattutto
quando frequenta il nido  d'infanzia,  la  scuola  dell'infanzia,  la
primaria e la secondaria di primo grado. 
  Allo scopo di aiutare la scuola a svolgere al meglio il suo  ruolo,
sia sotto il profilo della  crescita  psicologica  sia  sotto  quello
della assistenza e vigilanza, i team specialistici  daranno  la  loro
disponibilita' per incontri di formazione con i dirigenti  scolastici
e gli insegnanti che  seguono  un  alunno  con  diabete,  utilizzando
supporti audiovisivi o informatici in linea  con  le  raccomandazioni
delle Societa' Scientifiche. Saranno inoltre predisposti e  condivisi
con gli operatori scolastici specifici protocolli di intervento. 
  Tutto questo nell'ottica di: 
    - garantire al bambino e  all'adolescente  una  vita  scolastica,
sportiva, relazionale e sociale identica  ai  propri  coetanei  senza
diabete; 
    -  sostenere  i  familiari   nella   gestione   del   bambino   e
dell'adolescente con diabete nel percorso di inserimento a  scuola  a
seguito diagnosi di diabete mellito; 
    - istruire gli operatori socio-sanitari,  gli  insegnanti  e  gli
istruttori sportivi e sensibilizzare i colleghi  di  lavoro  su  come
prevenire, riconoscere e trattare le eventuali situazioni di urgenza; 
    - assicurare uniformita' di accesso al sistema sanitario su tutto
il territorio in modo da promuovere la migliore qualita' di cura e di
vita, la prevenzione e il trattamento delle complicanze. 
  Attraverso le seguenti strategie: 
    - favorire la conoscenza dei sintomi per la diagnosi precoce  del
diabete tipo 1 al fine di evitare la gravita' dell'esordio; 
    - favorire "l'azione  di  rete"  sul  territorio  tra  centri  di
diabetologia pediatrica di riferimento regionale, centri periferici e
pediatri di libera scelta; 
    - aumentare la consapevolezza sociale nel mondo della scuola, nei
luoghi  in  cui   si   pratica   attivita'   sportiva   per   evitare
discriminazioni e preclusioni personali. 
  Attivita' fisica e sportiva 
  L'attivita'  fisica,  insieme   con   la   terapia   insulinica   e
l'alimentazione, e'  considerata  una  delle  variabili  che  possono
influenzare in modo decisivo l'equilibrio metabolico. 
  Un esercizio fisico moderato e costante, preferibilmente  aerobico,
e' sempre consigliato mentre un'attivita' fisica intensa o uno  sport
a livello agonistico richiede un controllo metabolico piu' stretto  e
opportune modifiche del trattamento insulinico. 
  Le attivita' da proporre dovrebbero supportare il naturale sviluppo
fisico, essere divertenti e svolte in condizioni di sicurezza. Tranne
rare eccezioni da affrontare con perizia e cautela (sport  estremi  e
solitari), nessun tipo di sport e' precluso a priori ai  giovani  con
diabete. 
  E' preferibile che l'attivita' fisica sia programmata,  costante  e
abituale  e  che  il  giovane  sia  educato  all'autocontrollo  della
glicemia, all'adattamento della dose di insulina e alla  gestione  di
pasti e spuntini, allo scopo  di  prevenire  e  correggere  eventuali
ipoglicemie in corso di attivita' o  tardive.  I  team  specialistici
daranno la loro disponibilita'  per  incontri  di  formazione  con  i
responsabili  e  con  gli   istruttori   delle   attivita'   sportive
organizzate,  amatoriali  e  professionistiche,  ove   possibile   di
concerto con il medico dello sport. 
  Considerati  i  benefici   effetti   psico-fisici,   e'   opportuno
incentivare  i  giovani  con  diabete  alla  pratica   dell'attivita'
sportiva,  facilitando  il   rilascio   dell'idoneita'   allo   sport
agonistico e non agonistico. E' necessario allo scopo pervenire  alla
elaborazione di protocolli specifici per l'eta'  evolutiva,  d'intesa
con i Medici dello Sport e con i PLS, a seconda dei casi. 
  Campi scuola 
  I campi scuola  rappresentano  uno  strumento  utile  nel  processo
educativo del bambino e del giovane diabetico e della famiglia. 
  Inizialmente  intesi  come  supporto  alle  famiglie  con   disagio
sociale,  sono  oggi  riconosciuti   dalle   principali   istituzioni
diabetologiche internazionali (ADA, IDF, ISPAD). Essi  rappresentano,
indistintamente  per  tutti  i  giovani  diabetici,   un'opportunita'
finalizzata a migliorare le loro capacita' di integrazione sociale. 
  Pertanto  le  Regioni,  sulla  base  dei  propri  disegni  di  rete
assistenziale,  prenderanno  in  considerazione  tale   opportunita',
affidandone  l'organizzazione  e   la   conduzione   alle   strutture
specialistiche di diabetologia pediatrica,  anche  in  collaborazione
con Associazioni di volontariato no-profit. 
 
 
                    RIQUADRO 14 - I CAMPI SCUOLA 
 
 
  ------------------------------------------------------------------- 
  Scopi prioritari dei campi scuola: 
    -  promuovere  l'educazione  specifica  per  l'autogestione   del
diabete in ambiente protetto; 
    - stimolare l'indipendenza nella gestione del diabete in  assenza
dei familiari; 
    - favorire il confronto con i coetanei e condividere con  essi  i
propri problemi; 
    - sviluppare il processo di autostima,  la  responsabilizzazione,
il controllo emotivo e far superare ogni sensazione di  isolamento  e
di diversita' dei partecipanti; 
    -  favorire  la  formazione,  l'arricchimento   professionale   e
consolidare i rapporti con il team pediatrico di diabetologia. 
  ------------------------------------------------------------------- 
 
 
  NUTRIZIONE E COMPORTAMENTO ALIMENTARE 
  Una corretta alimentazione, intesa non  come  restrizione  ma  come
nutrizione  equilibrata,  salutare   e   preventiva,   che   consenta
all'individuo un normale  accrescimento,  un  miglior  controllo  sia
della  glicemia  sia  di  altri   parametri   metabolico-clinici   e'
indispensabile per bambini e  adolescenti  con  diabete,  poiche'  la
gravita' della prognosi  (es.  obesita'  e  complicanze  tardive)  e'
strettamente legata a una corretta gestione, da  parte  degli  stessi
pazienti e delle famiglie, dello stile  di  vita  in  generale  e  di
quello alimentare in particolare. 
  Bambini  e  ragazzi  con  diabete  hanno  gli   stessi   fabbisogni
nutrizionali degli altri soggetti di pari eta'; quelli  che  ricevono
un regolare counseline nutrizionale hanno una dieta  piu'  vicina  ai
L.A.R.N. (Livelli di Assunzione Raccomandati di  Nutrienti)  rispetto
ai controlli e non diversi fattori  di  rischio  cardiovascolare.  Le
raccomandazioni nutrizionali per uno stile di vita  salutare  per  la
popolazione generale sono appropriate anche per i giovani con diabete
di tipo 1 e pertanto la famiglia  e  tutto  l'ambito  relazionale  si
possono avvantaggiare dell'educazione nutrizionale permanente, il che
favorira' il normale inserimento sociale. 
  Gli obiettivi educativi  dietetico-nutrizionali  vanno  commisurati
all'eta'  dei  pazienti  mediante  l'utilizzo  di  differenti  metodi
didattici. Il riconoscimento, la prevenzione,  il  trattamento  degli
episodi  ipoglicemici  e  l'adattamento  della  dieta   all'attivita'
fisico-sportiva sono obiettivi educativi prioritari. 
  Prescrizioni dietetiche inadeguate sono corresponsabili del  grande
aumento  dei  disordini  alimentari.  Al  fine  quindi   di   evitare
ripercussioni negative, di carattere oreanico e psicologico,  indotte
da una dieta restrittiva o squilibrata, e' necessario assicurare: 
    - valutazione auxologica e dello stato nutrizionale  dei  giovani
con diabete; 
    - colloqui dietologici con i pazienti e  i  loro  familiari,  con
tecniche  di  educazione  terapeutica,  al  fine  di  incrementare  e
rinforzare le conoscenze sulla corretta alimentazione della famiglia,
sulla infondatezza di  diete  restrittive  e  sulla  opportunita'  di
un'alimentazione sana che preveda l'apporto equilibrato  di  tutti  i
principi nutrizionali, nel  rispetto,  per  quanto  possibile,  delle
tradizioni locali, delle esigenze della famiglia  e  dello  stile  di
vita del soggetto; 
    - elaborazione  e  proposta  di  modelli  alimentari  corretti  e
strategie   comportamentali   personalizzate   per   la    nutrizione
preventiva; 
    - ricerca e miglioramento della motivazione al cambiamento; 
    -  elaborazione  di  interventi  informativi/educativi  su  fasce
selezionate di popolazione. 
  TRANSIZIONE DEI GIOVANI DIABETICI VERSO L'ETA' ADULTA 
  La transizione dell'adolescente con diabete alla rete assistenziale
dedicata all'adulto e una fase molto critica per la continuita' delle
cure, anche per l'elevato rischio di abbandono del sistema delle cure
da parte del ragazzo, con pericolo concreto di  complicanze  a  lungo
termine. Tale transizione avviene spesso in maniera disomogenea. 
  La  competenza  del  pediatra  diabetologo  termina  quando  si  e'
completato lo sviluppo fisico, psicologico e  sociale  del  paziente.
Alla  fine  del  percorso  di  maturazione  si  rende  necessario  il
passaggio di competenze tra i medici che si fanno carico della  presa
in  cura  del  giovane,  da  servizi   con   particolari   competenze
auxologiche, nutrizionali, relazionali a  servizi  piu'  vicini  alle
problematiche   dell'inserimento   nel   mondo   del   lavoro,   alla
maternita'/paternita', alle complicanze tardive, eccetera. 
  E' necessario che tale passaggio sia preparato, motivato, condiviso
e accompagnato, nella consapevolezza che l'educazione  all'autonomia,
parte integrante della cura, va intesa anche come educazione alla non
dipendenza da un centro, da un'equipe, da un medico. 
  Il passaggio deve essere un "processo" e non un evento critico. 
  L'adolescente deve essere aiutato ad  acquisire  la  consapevolezza
che il passaggio e davvero necessario e  che  lo  aiutera'  a  essere
seguito nei modi adeguati alle sue mutate  esigenze,  alle  quali  la
rete pediatrica non puo' piu' rispondere in maniera ottimale. 
  Questo processo deve essere realizzato costruendo gradualmente, con
la famiglia e con il giovane stesso,  un  clima  di  comunicazione  e
collaborazione aperte e adeguate. 
  E'   indispensabile   disegnare   un   percorso   di    transizione
personalizzabile e adattabile alle varie realta' locali, tenendo come
riferimento, i modelli condivisi dalle Societa' Scientifiche. 
  Perche' la transizione sia efficace occorre che: 
    - la famiglia, il giovane e i medici siano orientati al futuro; 
    - la progettazione della  transizione  sia  comunicata  molto  in
anticipo; 
    - il trasferimento della gestione di cura dal genitore al giovane
adulto sia precoce; 
    - la famiglia e gli  operatori  sanitari  aiutino  il  giovane  a
sviluppare l'indipendenza; 
    - i giovani siano coinvolti; 
    - si realizzi un piano di transizione che  preveda  l'accoglienza
nella struttura per gli adulti da  parte  di  personale  formato,  in
spazi e tempi dedicati ai giovani; 
    -  il  processo  sia   complesso,   dinamico   e   periodicamente
verificato.