4. AREE DI MIGLIORAMENTO DELLA ASSISTENZA DIABETOLOGICA IN ITALIA In un'ottica di miglioramento della tutela della persona con diabete, l'individuazione di criticita' negli attuali modelli assistenziali diventa uno strumento particolarmente importante per programmare interventi utili a indurre gli opportuni cambiamenti o migliorare alcune attivita' fondamentali nell'assistenza diabetologica. L'enfasi va principalmente posta sulla continuita' assistenziale, attraverso maggiore integrazione e coordinamento tra i livelli di assistenza e con il coinvolgimento attivo del paziente nel percorso di cura. Alcuni dati recentemente pubblicati, ad esempio quelli del Progetto DAWN Internazionale (Diabetes Attitudes, Wishes and Needs) e i primi dati dello stesso studio italiano, hanno individuato aree di criticita' nella assistenza diabetologica (in particolare legate all'impatto psicosociale della malattia), facendo emergere gap su cui e' necessario concentrare un forte impegno. Sono state evidenziate barriere di comunicazione tra operatori sanitari e tra operatori e paziente, gap nella continuita' assistenziale, scarsa aderenza alla terapia farmacologica e non farmacologica, ricadute su molteplici aspetti della vita personale e familiare della persona con diabete. Nella considerazione che il Piano costituisca una piattaforma su cui costruire programmi di intervento specifici, scelti e condivisi, veneono di seguito indicate alcune aree ritenute prioritarie per il miglioramento dell'assistenza diabetologica (vedi tabella successiva). Per ciascuna verranno indicati aspetti essenziali e criticita' attuali, e proposti obiettivi, indirizzi strategici, possibili linee di intervento e di monitoraggio. RIQUADRO 15 - AREE DI MIGLIORAMENTO DELLA ASSISTENZA DIABETOLOGICA IN ITALIA ------------------------------------------------------------------- a. stili di vita b. controllo dei fattori di rischio cardiovascolari c. gestione delle complicanze vascolari d. educazione terapeutica e. terapia farmacologica f. piede diabetico g. patologie del cavo orale h. diabete e gravidanza i.. diabete in eta' evolutiva j. passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella dell'adulto k. gestione della persona con diabete ricoverata per altra patologia l. l'uso appropriato delle tecnologie m. associazioni di persone con diabete n. epidemiologia e registrazione dei dati ------------------------------------------------------------------- a. Gli stili di vita Aspetti essenziali Studi di intervento di ampio spettro hanno dimostrato e confermato come l'adozione di uno stile di vita piu' sano, con una adeguata attivita' fisica e una corretta alimentazione, possa prevenire o differire la comparsa di molti casi di diabete di tipo 2, anche in soggetti ad alto rischio (con ridotta tolleranza glicidica, IGT), nonche' contribuire alla prevenzione delle complicanze anche nei soggetti con diabete tipo 1. Le prove convincenti ottenute debbono essere trasferite sulla popolazione. L'intervento sullo stile di vita e', infatti, vantaggioso dal punto di' vista economico (rispetto ai costi del trattamento del diabete e delle sue complicanze), e' privo o quasi di effetti collaterali, e promuove la salute e il benessere in generale (riducendo l'obesita', i lipidi serici, la pressione arteriosa, e in generale il rischio per malattie cardiovascolari). Gli interventi messi in atto negli studi sopra citati sono: 1) alimentazione piu' sana; 2) aumento dell'attivita' fisica; 3) riduzione del peso corporeo^ In particolare la dieta sana e' consistita principalmente da un aumento del consumo di fibre idrosolubili (vegetali) e da una riduzione del consumo di grassi animali e di grassi saturi. Criticita' attuali Lo stile di vita moderno (scarsa attivita' fisica, dieta scorretta e sovrappeso) rappresenta la maggiore criticita'. A esso si aggiunge la continua pressione dei mezzi pubblicitari che spineono verso attivita' non corrette o addirittura dissimulano le stesse come corrette. Obiettivi proposti L'obiettivo e la prevenzione e/o il ritardo della comparsa del diabete mellito di tipo 2 (ma anche di altre malattie cronico-degenerative), mediante l'applicazione di un sano stile di vita. Nello specifico, tale cambiamento deve essere perseguito da tutti i soggetti a rischio di diabete. Indirizzi strategici Strategia generale e l'applicazione il piu' possibile generalizzata di uno stile di vita che favorisca una adeguata attivita' fisica e una alimentazione sana e corretta. E' fondamentale diffondere l'informazione della assoluta semplicita' ed economicita' della loro applicazione. Possibili linee di intervento Azioni rivolte alla popolazione generale (promozione di alimentazione sana e attivita' fisica mediante campagne di informazione), alla popolazione a rischio (screening mirati) e alle persone gia' affette da diabete, sia per gli effetti benefici che lo stile di vita ha sulla malattia, sia come veicolo per l'ulteriore diffusione di corrette informazioni. Monitoraggio L'applicazione precoce di un corretto stile di vita previene e/o ritarda l'insorgenza del diabete di tipo 2. Il monitoraggio dell'efficacia delle azioni proposte e pertanto misurabile mediante la riduzione del tendenziale aumento di prevalenza e incidenza del diabete di tipo 2. b. Il controllo dei fattori di rischio cardiovascolari Aspetti essenziali Le malattie cardiovascolari costituiscono tuttora la prima causa di mortalita' nel mondo occidentale. L'epidemiologia moderna ha identificato numerosi fattori di rischio in grado di favorirne l'instaurazione e la progressione. Alcuni di questi sono ineliminabili (eta', sesso, familiarita'), mentre su molti altri si puo' e si deve attivamente intervenire (dislipidemie, ipertensione, diabete, obesita', vita sedentaria, stress, tabagismo). Alcuni fattori di rischio per malattie cardiovascolari coincidono con quelli per diabete, riconoscendo una patogenesi comune (insulino-resistenza, sindrome metabolica). Il loro controllo, pertanto, permette di prevenire e/o ritardare la comparsa di diabete e di malattie cardiovascolari. Criticita' attuali Esiste nella classe medica e nella popolazione generale una buona coscienza e conoscenza sull'importanza di alcuni dei fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, tabagismo), meno di altri (obesita' viscerale, alterazioni di glicemia a digiuno e dopo carico, ipertrigliceridemia, basso colesterolo HDL). Obiettivi proposti Nell'obiettivo generale del controllo dei fattori di rischio nella popolazione, rientra come obiettivo specifico l'identificazione dei soggetti a rischio al fine di operare sugli stessi un piu' stretto (ed efficace) controllo e guadagno di salute. Indirizzi strategici La strategia principale e l'aumento di conoscenza e coscienza sui fattori di rischio meno noti. In particolare e indispensabile divulgare l'importanza del controllo dell'obesita' viscerale, dell'ipertrigliceridemia, del basso colesterolo HDL, delle alterazioni della glicemia. Particolare attenzione dovra' aversi nell'identificare soggetti a rischio di diabete secondo quanto raccomandato dai documenti di indirizzo (IGEA). Possibili linee di intervento a) sulla popolazione generale, promuovendo campagne che illustrino l'importanza dei fattori di rischio. Le esperienze gia' fatte sul tabagismo e sull'ipercolesterolemia possono essere di esempio; b) sui MMG e PLS, veicolo principale della medicina preventiva, attraverso un'adeguata e corretta informazione; possibilmente con progetti di collaborazione informativa e scientifica con le strutture epidemiologiche regionali e i centri di diabetologia e malattie metaboliche; c) direttamente sulla popolazione a rischio, identificata attraverso ogni possibile strumento di aggregazione (scuole per informare i genitori, associazioni di pazienti per informare i figli, medicina del lavoro). Monitoraggio Interventi mirati a una migliore conoscenza, alla riduzione e al controllo dei fattori di rischio cardiovascolari permetterebbero un notevole guadagno di salute nella popolazione generale. c. La gestione delle complicanze vascolari Aspetti essenziali Le complicanze micro- e macro-vascolari costituiscono uno dei maggiori problemi clinici e assistenziali nella cura del diabete. Le complicanze cardiovascolari sono responsabili del 70% delle morti nei pazienti diabetici. A fronte di un decremento dell'incidenza della malattia coronarica nella popolazione generale, nei maschi diabetici questa riduzione appare meno marcata e nelle donne diabetiche si osserva addirittura un incremento di incidenza. La retinopatia diabetica, nei paesi industrializzati, e' la principale causa di cecita' tra i soggetti in eta' lavorativa, mentre la nefropatia diabetica e' una delle cause piu' importanti di insufficienza renale terminale, con una incidenza simile nel diabete di tipo 1 e nel tipo 2. Per il diabete tipo 2 negli adulti le linee guida IGEA hanno definito le modalita' organizzative e le raccomandazioni per migliorare la qualita' della cura del diabete e per prevenirne le complicanze. Criticita' attuali Nei pazienti diabetici, il rischio cardiovascolare e' aumentato e in particolare sono molto piu' frequenti le forme subcliniche di malattia cardiovascolare. Spesso e' carente la corretta valutazione del rischio cardiovascolare globale. La cecita' da retinopatia diabetica potrebbe essere evitata in piu' della meta' dei casi se venissero attuate una corretta informazione dei pazienti e forme adeguate di educazione sanitaria, fondamentali per il successo di qualsiasi politica di prevenzione del danno visivo nel diabete. Lo sviluppo e la progressione della nefropatia diabetica potrebbero essere rallentati dall'attuazione di un corretto programma educativo, rivolto ai pazienti e ai medici di medicina generale, sulla possibilita' di effettuare una diagnosi precoce attraverso il dosaggio della microalbuminuria. La diagnosi delle neuropatia non e' sempre agevole, poiche' nel caso della polineuropatia questa e' spesso considerata di pertinenza neurologica, mentre, nel caso della forma autonomica, spesso manca un'adeguata preparazione all'indagine anamnestica e obiettiva. Obiettivi proposti Obiettivo generale della prevenzione di tutte le complicanze micro- e macro-vascolari del diabete e quello di ridurne l'incidenza e la progressione. Obiettivi specifici sono la riduzione dell'incidenza di infarto del miocardio e ictus, la riduzione dell'incidenza di insufficienza renale terminale (dialisi) nei pazienti diabetici, la riduzione dell'incidenza di cecita' e la riduzione dell'incidenza di neuropatia diabetica. Indirizzi strategici Realizzazione di programmi di informazione rivolti sia alle persone con diabete sia alle varie categorie del personale sanitario coinvolte a vario titolo nella loro assistenza. Realizzazione di programmi per la corretta valutazione del rischio cardiovascolare globale, fondato su appropriata anamnesi ed esame dei fattori di rischio, utilizzando le carte del rischio. Possibili linee di intervento Attuazione di linee guida e documenti di consenso (es. IGEA, Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito SID-AMD ecc.) Condivisione di tali documenti con tutte le figure professionali che si occupano del problema (medicina generale, diabetologia, cardiologia, medicina d'urgenza, geriatria). Monitoraggio La misura finale di risultato sara' rappresentata dalla riduzione dell'incidenza di eventi cardiovascolari, di insufficienza renale terminale, dell'incidenza di cecita' e di disabilita' visiva grave, di poli-neuropatia e neuropatia autonomica, nelle sue diverse componenti. d. L'educazione terapeutica Aspetti essenziali La moderna scienza educativa afferma che le persone di ogni eta' apprendono e modificano i loro comportamenti molto piu' facilmente se sono convinte che la nuova conoscenza o il nuovo comportamento possa aiutarle a soddisfare quello che percepiscono come un bisogno. L'Educazione Terapeutica (ET) va distinta dall'Educazione Sanitaria e dalla Informazione sanitaria (IS). Per Educazione Sanitaria s'intende l'insieme d'informazioni generali sulle norme di comportamento, conoscenze, atteggiamenti, abitudini, valori che: a) contribuiscono a esporre a (o a proteggere da) un danno alla salute; b) si riferiscono specificamente a soggetti sani e non; c) possono comprendere norme generali che si apprendono in ambiente familiare, scolastico, sociale e non solo medico. Per informazione sanitaria s'intende la diffusione di qualsiasi informazione di carattere sanitario senza verifica dell'effetto che la trasmissione dei messaggi informativi provoca nei destinatari. Puo' essere attuata mediante messaggi verbali diretti, filmati, opuscoli, manifesti. Per Educazione Terapeutica s'intende un complesso di attivita' educative che si rivolge a specifiche categorie di soggetti, che si esplica attraverso la trasmissione di conoscenze, l'addestramento a conseguire abilita' e a promuovere modifiche dei comportamenti. Quando si parla di Educazione terapeutica e di empowerment, si devono avere come fondamento valori come l'autonomia, la liberta' e la responsabilita', in altre parole la componente Etica dell'approccio assistenziale. Per sua natura l'ET presuppone specifiche competenze degli educatori non solo di tipo scientifico, ma anche comunicativo, di pedagogia clinica e di approccio di squadra, nonche' l'utilizzo di specifiche metodologie e la verifica dei risultati ottenuti per ciascuno dei tre campi dell'educazione. L'ET ha come scopo quello di migliorare l'efficacia delle cure del diabete attraverso la partecipazione attiva e responsabile della persona al programma delle cure. Il miglioramento non solo degli stili di vita ma anche delle abilita' personali nelle attivita' di supporto alle cure e alle scelte di modifiche concordate dei trattamenti sono responsabili della maggiore efficacia delle cure stesse e del benessere psico-fisico della persona con diabete. Un obiettivo educativo essenziale per i pazienti e i loro familiari e' dunque percepire gli obiettivi della terapia come benefici desiderabili, con la stessa intensita' con cui si desidera la soddisfazione dei propri bisogni personali. Criticita' attuali Il diabete e' una malattia insidiosa: in genere le persone che ne sono affette, di fronte all'assenza di disturbi reali, non accettano serenamente l'onere della cura e dei controlli. La maggiore difficolta' nell'educazione terapeutica e anche legata alla resistenza al cambiamento. Come per i pazienti e' difficile cambiare stabilmente alcune abitudini di vita in funzione della cura, cosi' per il personale sanitario non e' facile passare da un atteggiamento prescrittivo a uno partecipativo, da un ruolo di guida a uno di sostegno, dal gereo professionale alla lineua comune, dalla chiusura all'apertura. Obiettivi proposti Obiettivo principale e' ottenere un miglior controllo del diabete e dei fattori di rischio attraverso lo strumento fondamentale della terapia educazionale. Indirizzi strategici - Rendere disponibili, per le persone affette da diabete e per i loro familiari, adeguati strumenti e strutture per un efficace percorso di educazione terapeutica. - Condividere con le persone affette da diabete, anche attraverso lo strumento delle loro associazioni, la cultura dell'importanza della terapia educazionale, al fine di costruire non solo un'adeguata offerta ma anche e soprattutto un indispensabile bisogno di salute. Possibili linee di intervento Prima linea di intervento e' la formazione di personale per praticare l'educazione terapeutica. Inoltre, e' necessario migliorare, da parte delle strutture, la capacita' di praticare educazione terapeutica strutturata efficace. Monitoraggio Monitoraggio della reale applicazione dell'educazione terapeutica strutturata e. La terapia farmacologica Aspetti essenziali Insieme con la dieta, l'attivita' fisica e l'educazione, la terapia farmacologica rimane uno dei pilastri fondamentali su cui si basa il controllo della malattia diabetica. La crescente prevalenza del diabete ha stimolato lo sviluppo di nuovi farmaci in grado di controllare il DMT2 agendo sui diversi meccanismi patogenetici della malattia, mentre per il tipo 1 e il tipo 2 insulino-trattato sono stati prodotti analoghi dell'insulina caratterizzati da cinetiche diverse tali da migliorare il controllo glicemico, ridurre il rischio di ipoglicemia e migliorare la qualita' della vita. Quindi, dai pochi farmaci a disposizione fino a pochi anni fa, oggi ve ne sono dei nuovi, spesso di complessa gestione, e molti altri sono previsti nel prossimo futuro. Criticita' attuali Uso inappropriato dei farmaci, che considera solo il risultato metabolico e non la sicurezza e la capacita' di mettere in atto la terapia da parte della persona con diabete. Obiettivi proposti Obiettivo generale e' il miglioramento del controllo della malattia diabetica e dei fattori di rischio cardiovascolare connessi alla malattia stessa, nello specifico attraverso la promozione della prescrizione di farmaci efficaci, selezionati sulla base di evidenze scientifiche, adattati alle caratteristiche del singolo paziente. Indirizzi strategici L'utilizzo di linee guida basati sulle evidenze scientifiche attualmente disponibili e' il primo passo da percorrere. La promozione della ricerca svolta direttamente in Italia e' la strategia fondamentale, a medio e lungo termine, per definire linee guida adattate alla realta' del Paese. Possibili linee di intervento - Formulazione e condivisione di linee guida per la terapia farmacologica, basate sulle evidenze scientifiche. - Diffusione delle stesse attraverso campagne di formazione e informazione indipendente di tutti gli attori coinvolti nella cura delle persone con diabete. Monitoraggio Monitoraggio dell'uso di farmaci, come indice di appropriatezza prescrittiva nel rispetto della sostenibilita' economica. f. Il piede diabetico Aspetti essenziali Piu' di 250 milioni di persone nel mondo sono affette da diabete mellito e un numero troppo elevato di questi individui presenta ulcere del piede, che possono col tempo comportare un'amputazione^ Dati gli alti costi associati alle ulcere del piede, questa malattia non e' soltanto un onere assai gravoso per il paziente, ma anche per il sistema sanitario. Sebbene svariate complicanze come cardiopatie, insufficienza renale e cecita', colpiscano seriamente, anche dal punto di vista economico, gli individui affetti da diabete, le complicanze che interessano il piede fanno pagare il tributo maggiore; il 40-70% di tutte le amputazioni delle estremita' inferiori e' correlato al diabete mellito e, in alcune zone, sono state registrate percentuali fino al 90%. Negli USA veneono eseguite ogni anno piu' di 50.000 amputazioni associate al diabete; cifre equivalenti sono state registrate in altri Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Ne consegue che le complicanze del piede rivelano un quadro piuttosto preoccupante. L'85% di tutte le amputazioni delle estremita' inferiori legate al diabete e' conseguenza di ulcere del piede. I fattori piu' importanti correlati allo sviluppo di ulcere del piede sono la neuropatia periferica, i microtraumi del piede e le deformita'. Una combinazione di piu' fattori rallenta il normale processo di guarigione di un'ulcera e puz favorire l'insorgere di un'infezione o di una ganerena, con conseguente lungodegenza ospedaliera e amputazione. Fattori determinanti predittivi per l'esito delle ulcere del piede diabetico sono le infezioni, l'ischemia, il trattamento delle lesioni, la riduzione del carico, la neuropatia e la comorbilita'. Queste problematiche necessitano di un approccio di gruppo multifattoriale e in genere multidisciplinare articolato su diversi livelli di intensita' di cura. Criticita' attuali In Italia esistono centri altamente specializzati per la prevenzione e la cura del piede diabetico. Nonostante cio', spesso il piede diabetico viene trattato (e purtroppo anche amputato) senza che sia mai stato visto da uno specialista. Lo spettro delle lesioni ai piedi varia da regione a regione a causa delle differenti condizioni socio economiche, degli standard di cura e della qualita' delle calzature. Fondamentale e' la diffusione delle possibilita' di cura di tale complicanza, in mani esperte. Obiettivi proposti Obiettivo generale e' la riduzione dei casi di amputazione. Molti Paesi europei, del Medio Oriente e dell'Africa, insieme a organizzazioni come l'OMS e l'IDF si sono posti l'obiettivo di ridurre il numero di amputazioni del 50% (dichiarazione di St. Vincent). Obiettivo specifico e' la riorganizzazione delle strutture sanitarie per inserire nel percorso di cura di tutti i pazienti diabetici adeguati screening e strumenti di cura del piede. Indirizzi strategici Un considerevole numero di studi ha dimostrato che il tasso di amputazioni puo' essere ridotto di piu' del 50%, qualora veneano applicate le appropriate strategie: ispezione regolare del piede e della calzatura, cura preventiva del piede e valutazione dell'idoneita' delle calzature, approccio multidisciplinare nel caso di lesione al piede, diagnosi precoce di vasculopatia periferica e intervento rivascolarizzazione, continuo follow-up del paziente con pregressa ulcera del piede, registrazione delle amputazioni e delle ulcere del piede. Possibili linee di intervento Realizzazione di programmi di informazione rivolti sia ai pazienti sia alle diverse categorie di personale sanitario coinvolto a vario titolo nella loro assistenza. Formazione del personale sanitario coinvolto anche al fine dell'identificazione dei soggetti a rischio, (mediante esame clinico con valutazione dei riflessi e dei polsi periferici, l'osservazione di eventuali deformita' ai piedi, la presenza di calli, la valutazione con il monofilamento e il rilievo anamnestico di pregresse ulcere o amputazioni). Migliorare le conoscenze e le capacita' professionali nella cura del piede diabetico. Definire e adottare modalita' organizzative strutturate al fine di garantire una corretta e precoce diagnosi e un adeguato trattamento. Monitoraggio La misura finale sara' rappresentata dalla riduzione dell'incidenza di amputazioni. g. Le patologie del cavo orale Aspetti essenziali I soggetti diabetici sono a elevato rischio di contrarre le maggiori patologie che colpiscono il dente e il suo apparato di sostegno E' quindi doveroso prevedere sistematicamente programmi educativi mirati, individuali e di gruppo, per tutti coloro che affluiscono alle strutture diabetologiche, ospedaliere e territoriali e per i diabetici assistiti a domicilio. La prevenzione delle infezioni del cavo orale e' inquadrata nell'ambito delle norme "igieniche" connesse alla malattia diabetica, insieme alla cura e alla prevenzione delle patologie a carico della pelle, dei piedi e degli occhi. Criticita' attuali L'educazione odontoiatrica del paziente diabetico e attuata con scarsa sistematicita', a volte improvvisata, spesso mal documentata, talora completamente assente. Fondamentale e' anche l'educazione dell'odontoiatra al trattamento delle patologie del cavo orale nel paziente diabetico. Obiettivi proposti Obiettivo generale e' la riduzione delle patologie del cavo orale nei pazienti affetti da diabete mellito. A tal fine e' indispensabile perseguire una buona compliance del paziente diabetico, attraverso un programma educativo attuato con metodo sistematico. Indirizzi strategici Programmazione educativa alla prevenzione e cura delle geneiviti, delle parodontosi e della carie, con interventi che coinvoleano il diabetologo, l'infermiere, la dietista, l'odontoiatra, l'igienista dentale; Possibili linee di intervento - Interventi educativi precoci e progressivi, con tempi dedicati che saranno determinati dal ritmo di apprendimento della persona con diabete. Fine generale e' il raggiungimento di abilita' che possano rendere indipendenti nella soddisfazione delle proprie fondamentali necessita'. - Realizzazione di programmi di condivisione e di educazione degli operatori sanitari (diabetologi, infermieri, dietisti, odontoiatri, igienisti dentali). Monitoraggio - Delle patologie del cavo orale nei pazienti diabetici. - Della realizzazione di corsi educativi. h. Diabete e gravidanza Sulla base dei dati di prevalenza nazionali ed europei, si stima che circa il 6-7% di tutte le gravidanze risulti complicato da diabete. Ogni anno in Italia oltre 40.000 gravidanze sono complicate da diabete gestazionale e circa 1.500 da diabete pregravidico. L'aumento dell'incidenza di diabete tipo 2 nelle donne in eta' fertile e il fenomeno dell'immigrazione da Paesi a elevata incidenza di DMT 2 porteranno, nei prossimi anni, a un progressivo aumento delle gravidanze in donne diabetiche, spesso non programmate. IL DIABETE PREGRAVIDICO Aspetti essenziali E' possibile ridurre significativamente l'incidenza di malformazioni congenite attraverso programmi di intervento preconcezionali finalizzati a far coincidere la gravidanza con un periodo di ottimizzazione metabolica e con la stabilizzazione delle complicanze croniche. Pertanto tutte le diabetiche in eta' fertile dovrebbero essere informate sull'importanza di programmare la gravidanza in condizioni di buon controllo glicemico e pianificare il concepimento utilizzando metodi contraccettivi efficaci. Numerosi studi hanno dimostrato come il rischio di malformazioni aumenti in relazione al grado di alterazione glico-metabolica presente nelle fasi immediatamente post-concepimento e che le principali malformazioni congenite si determinano nelle prime 7-8 settimane di gestazione. Un'analoga relazione esiste tra scompenso diabetico periconcezionale e tasso di abortivita' precoce. Studi randomizzati hanno dimostrato la possibilita' di ridurre significativamente l'incidenza di malformazioni congenite con programmi di intervento pre-concezionali finalizzati a far coincidere la gravidanza con un periodo di ottimizzazione metaboliche e con la stabilizzazione delle complicanze croniche. Criticita' attuali Nonostante il miglioramento delle tecniche di sorveglianza fetale e di assistenza al neonato e alla madre, il diabete pregravidico e' ancora oggi gravato da una elevata frequenza di morbilita' materna e fetale. La programmazione della gravidanza e' importante per ridurre la frequenza di outcome avverso materno e fetale ma, purtroppo, in Italia solo circa il 50% di tali gravidanze sono programmate. Questo dato spiega almeno in parte come l'incidenza di malformazioni congenite nella popolazione diabetica risulti 5-10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Allo stesso modo elevata e l'incidenza di parti pretermine e tagli cesarei. Inoltre veneono segnalate frammentarieta' e disomogeneita' dell'assistenza che determinano risposte sanitarie difformi. Tutto questo fa si' che la situazione italiana sia ancora ben lontana dagli standard indicati dalla dichiarazione di Saint Vincent, cioe' rendere l'outcome della gravidanza diabetica simile a quello della gravidanza fisiologica. Obiettivi proposti Obiettivo generale e' la riduzione della morbilita' materno fetale nelle donne con diabete pregravidico. Obiettivi specifici sono: 1) riduzione delle malformazioni congenite; 2) riduzione dei parti pretermine; 3) riduzione dei tagli cesarei; 4) riduzione della microsomia; 5) riduzione della mortalita' perinatale; 6) riduzione progressione complicanze croniche materne e preclampsia/eclampsia; 7) incremento delle gravidanze "programmate". Indirizzi strategici - Promozione della programmazione della gravidanza (attraverso programmi di educazione sui temi della riproduzione e della sessualita' femminile). - Integrazione dei servizi (diabetologi, ostetrici, neonatologi). - Adozione di sistemi di rilevazione dell'outcome delle gravidanze diabetiche e delle malformazioni del nato da madre diabetica. Possibili linee di intervento - Attivita' di counselling pregestazionale, finalizzata a educare e rendere consapevoli le donne diabetiche e i loro partner sui rischi di una gravidanza non programmata. - Formazione degli operatori sanitari per la realizzazione di programmi educativi finalizzati alla programmazione della gravidanza. - Promozione di campagne informative e di incontri individuali e di gruppo destinati alle donne diabetiche in eta' fertile. - Monitoraggio ostetrico-metabolico (visite di controllo, monitoraggio metabolico, follow-up delle complicanze, educazione alimentare, educazione terapeutica, supporto psicologico). - Creazione di canali preferenziali per il monitoraggio ostetrico. - Stesura di protocolli operativi per il monitoraggio metabolico durante il travaglio, nel parto e post-partum - Creazione di reti assistenziali per il diabete in gravidanza con collegamento fra i diversi centri operanti sul territorio. Monitoraggio (indicatori proposti) - Numero di neonati con malformazioni congenite/neonati sani da madri diabetiche (possibile obiettivo: riduzione dell'1%/anno delle malformazioni congenite nella popolazione diabetica). - Tipo di parto (possibile obiettivo: riduzione frequenza di taglio cesareo e di parto pretermine). - Macrosomia fetale (possibile obiettivo: riduzione macrosomia fetale). - Complicanze materne (possibile obiettivo: riduzione progressione complicanze croniche materne e preclampsia/eclampsia). - Numero di gravidanze programmate/gravidanze diabetiche (possibile obiettivo: gravidanze programmate => 60% di tutte le gravidanze registrate nelle donne diabetiche). IL DIABETE GESTAZIONALE Aspetti essenziali Il diabete mellito gestazionale (GDM) rappresenta un problema di primario rilievo nazionale, nei confronti del quale si impone una razionalizzazione dell'intervento assistenziale, con la definizione di adeguati percorsi diagnostico-terapeutici. E' caratterizzato da una intolleranza al glucosio di entita' variabile, che inizia o viene diagnosticata per la prima volta in gravidanza e, nella maggior parte dei casi, si risolve non molto tempo dopo il parto. E' comunque necessario documentare la risoluzione della condizione dopo la nascita, poiche' veneono erroneamente diagnosticate come affette da GDM numerose donne in gravidanza con diabete di tipo 2 non diagnosticato in precedenza. Se il diabete gestazionale non viene controllato, c'g il rischio di un'aumentata frequenza di complicazioni della gravidanza e del parto, come pre-eclampsia e distocia di spalla. Criticita' attuali Lo screening e la diagnosi precoce di GDM costituiscono un argomento storicamente controverso. Revisioni sistematiche, linee guida e rapporti di technology assessment concludono che non vi sono prove che dimostrino l'efficacia nella pratica di uno screening universale di GDM. Anche i criteri diagnostici fin qui utilizzati differiscono, in termini di glucosio utilizzato (75 e o 100 g) durante il test da carico orale, valori soglia e numero di valori superiori alla soglia necessari a porre diagnosi; queste discrepanze sono la conseguenza dell'incertezza sugli effetti dei livelli di glicemia materna nei confronti di esiti rilevanti di salute per il feto e il neonato. I criteri di screening e diagnosi del GDM sono descritti nella linea guida Gravidanza fisiologica del SNLE (www.snleiss.it/len gravidanza fisiologica agg 2011), cui si rimanda. Le raccomandazioni di questa linea guida sono state condivise da Istituto superiore di sanita' (ISS), Associazione medici diabetologi (AMD) e Societa' italiana di diabetologia (SID) e riprese nel documento del progetto IGEA "Gestione integrata del diabete mellito di tipo 2 nell'adulto", pubblicato nel 2012, (pag.34). Obiettivi proposti Obiettivi generali proponibili sono: - riduzione della morbilita' materno-fetale e neonatale nel GDM; - attuazione di misure di prevenzione del diabete di tipo 2; - aumento del numero di donne sottoposte a follow-up post parto. Oltre a questi sono possibili obiettivi specifici: - riduzione dei tagli cesarei; - riduzione della microsomia; - riduzione della distocia di spalla; - riduzione della morbilita' e mortalita' fetale e neonatale; - aumento numero di donne sottoposte a follow-up post-parto. Indirizzi strategici - Integrazione dei servizi (diabetologi, ostetrici, neonatologi) per il monitoraggio ostetricodiabetologico finalizzato a garantire alla donna con diabete gestazionale indicazioni diagnostiche e valutazioni del rischio gravidico. - Promozione di sistemi per monitorare l'outcome delle gravidanze. Possibili linee di intervento - Adozione delle raccomandazioni su screening e diagnosi del GDM contenute nella LE Gravidanza fisiologica(www.snleiss.it/len gravidanza fisiologica agg 2011). - Formazione degli operatori sanitari. - Campagne informative per sensibilizzare le donne alla problematica del GDM e del follow-up. - . - Monitoraggio ostetrico-metabolico (visite di controllo, monitoraggio metabolico, follow-up delle complicanze, educazione alimentare, educazione terapeutica, supporto psicologico). - Creazione di canali "preferenziali" per il monitoraggio ostetrico. - Stesura di protocolli operativi per il monitoraggio metabolico durante il travaglio, nel parto e post-partum - Creazione di reti assistenziali per il diabete in gravidanza con collegamento fra i diversi centri operanti sul territorio. Monitoraggio (indicatori proposti) - Numero di pazienti sottoposte a esami diagnostici per GDM. - Frequenza di taglio cesareo. - Frequenza di macrosomia e distocie di spalla. - Morbilita' e mortalita' fetale e neonatale per GDM. - Numero di donne sottoposte a follow-up per la prevenzione del diabete tipo 2. i. Il diabete in eta' evolutiva Aspetti essenziali Tutte le forme di diabete possono oggi comparire in eta' pediatrica (0 - 18 anni); il progressivo aumento documentato in tutto il mondo si accompagna a un abbassamento dell'eta' di esordio. La diagnosi di DMT1 e' ancora tardiva con rischio elevato di chetoacidosi ed anche di morte (0,15 - 0,30%). Il DMT1 e' associato con una certa frequenza ad altre patologie autoimmuni (per esempio: celiachia 7-8%, tiroidite 10%) che complicano la gestione della malattia. Il DMT2 e' in aumento nella popolazione generale, sempre di piu' esordisce in eta' evolutiva (in particolare in soggetti obesi e in popolazioni a rischio) iniziando come intolleranza glucidica. Un bambino su tre in Italia e' in eccesso ponderale e non esistono al momento interventi preventivi e terapeutici strutturati sulla obesita' infantile. Il MODY e' spesso misconosciuto e necessita di conferma diagnostica mediante indagini genetiche talora complesse. Il Diabete neonatale (DN) e' raro; alcune forme, se diagnosticate correttamente mediante indagini genetiche possono essere trattate con terapia orale. Nell'eta' evolutiva, il diabete mellito e caratterizzato da una forte instabilita' e, quindi, da una gestione estremamente difficile in relazione a peculiarita' fisiologiche, psicologiche e nutrizionali. Il bambino/adolescente con diabete vive un disagio transitorio in relazione all'eta' e allo stadio di maturita'; cio' comporta uno svantaggio e una limitazione di grado variabile allo svolgimento delle funzioni tipiche dell'eta', imponendo un peso che deve essere sopportato anche dai genitori, dai fratelli, dai parenti, dalla scuola e dalla comunita' in genere. Criticita' attuali - Manca una cultura diabetologica pediatrica nella popolazione. - Le varie forme di diabete nei bambini e adolescenti spesso non sono gestite in ambiente pediatrico dedicato, con approccio prevalentemente di tipo biomedico e carente approccio psicosociale. - La diagnosi delle varie forme di diabete e' spesso tardiva, con rischi sia immediati (chetoacidosi e coma) che per il follow up; al miglioramento delle tecniche di cura non corrisponde un miglior controllo metabolico. - Manca un monitoraggio epidemiologico delle varie forme di diabete in eta' evolutiva (esistono solo dati parziali di incidenza limitati al DMT1 e non esistono dati su DMT2, MODY e DN). - I mutamenti della societa' influenzano negativamente la famiglia (famiglie monoparentali o problematiche; ritmi lavorativi accelerati); difficolta' nel ruolo educativo, indifferenza e mancato ascolto sono causa di disagio che si aggrava in presenza di diabete. - Le difficolta' in ambito scolastico possono determinare sentimenti di diversita' e condizioni di esclusione, con limitazione del benessere psico-fisico e rischio di associazione con problemi psico-sociali e comportamentali quali difficolta' relazionali, ansia, depressione e disturbi del comportamento alimentare. - Le resistenze basate su pregiudizi e ostacoli legati talora a normative obsolete, interferiscono gravemente sul coinvolgimento dei pazienti nelle attivita' fisico-sportive scolastiche ed extra scolastiche (le procedure per ottenere la certificazione annuale di idoneita' allo sport agonistico rappresentano un forte disincentivo). Obiettivi proposti - Conoscere dati certi sull'epidemiologia (incidenza e prevalenza) del diabete mellito in eta' evolutiva, al fine di programmare e realizzare azioni di salute pubblica e qualificazione della spesa. - Evitare il sovraccarico nutrizionale precoce allo scopo di ridurre l'incidenza della malattia. - Favorire la diagnosi precoce per il DMT1 per ridurre il rischio di chetoacidosi e assicurare un piu' agevole follow-up della malattia; ridurre l'incidenza della intolleranza glucidica e del DMT2; porre una diagnosi certa e piu' precoce delle varie forme di MODY e di DN. - Garantire un approccio efficace da parte degli operatori; prevenire i disturbi psico-sociali dovuti ad esclusione o diversita' rendendo la malattia piu' facilmente gestibile nelle famiglie di immigrati. - Garantire il miglior trattamento possibile, e il miglior controllo metabolico, ai bambini /adolescenti con DMT1, in accordo con le linee guida scientifiche; prevenire patologie associate a errori nutrizionali e DCA. - Garantire benessere e piena integrazione ai bambini/adolescenti con diabete e alle loro famiglie, in primo luogo garantendo la partecipazione a tutte le attivita' scolastiche. Indirizzi strategici - Diffondere una cultura diabetologica pediatrica nella popolazione italiana e immigrata, anche mediante il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, delle associazioni e istituzioni di volontariato. - Informare sui sintomi iniziali del DMT1 per una diagnosi precoce; informare sulla natura della malattia per il migliore inserimento possibile dei pazienti nella quotidianita'. - Promuovere l'educazione allo stile di vita (evitare l'iperalimentazione e aumentare l'attivita' motoria) a partire dalla gravidanza. - Promuovere la lotta all'obesita' infantile, con particolare riguardo alle famiglie a rischio di DMT2. - Promuovere la formazione su MODY e DN fra gli operatori sanitari. - Promuovere la formazione degli operatori sanitari a un approccio psico-sociale. - Favorire la partecipazione alle attivita' fisiche e sportive, anche a livello agonistico. - Supportare i ruoli di genitore e di figlio verso una maggiore efficacia. - Garantire sicurezza e gestione delle emergenze metaboliche in ambito scolastico. Possibili linee di intervento - Formare il personale delle SPD a un approccio anche psicosociale. - Campagne di informazione/formazione indirizzate alla popolazione generale e agli operatori sanitari sui sintomi iniziali del diabete DMT1 (anche mediante apposite locandine nelle scuole, nelle farmacie e presso gli ambulatori dei MMG/PLS). - Lotta all'obesita' infantile, con particolare riguardo alle famiglie a rischio di DMT2, mediante la istituzione di una rete regionale integrata che vigili e intervenga su familiarita', prevenzione e diagnosi precoce (come gia' indicato nelle linee guida SIEDP per la cura del diabete). - Attivazione mediante i Servizi Epidemiologici Regionali (SER) di un monitoraggio continuo delle varie forme di diabete in eta' evolutiva, con particolare riguardo alla incidenza e prevalenza del DMT1. - Attivazione di sistemi di monitoraggio sull'utilizzo dei microinfusori e altri presidi a tecnologia avanzata in eta' pediatrica. - Applicazione, con monitoraggio ed eventuale revisione periodica, delle raccomandazioni interministeriali per un pieno inserimento scolastico del bambino/adolescente con diabete, per la somministrazione dei farmaci non differibili e per la gestione delle emergenze; inserimento del corretto stile di vita nella formazione curriculare, a partire dalla scuola dell'infanzia e primaria. - Formare gli operatori delle SDP alla realizzazione di corsi strutturati e omogenei per il sostegno di genitori e figli al rafforzamento della efficacia nei loro ruoli. - Promuovere attivita' di tipo assistenziale residenziale (es. campi scuola). Monitoraggio (indicatori proposti) - Numero di Regioni e Province autonome che hanno attivato, tramite i SER il monitoraggio epidemiologico delle varie forme di diabete. - Misura della prevalenza di chetoacidosi diabetica all'esordio e nei casi di diabete gia' diagnosticato. - Diminuzione dei ricoveri ordinari non all'esordio e dei DH per diabete in eta' evolutiva in chetoacidosi. - Miglioramento della percezione di benessere psico-sociale da parte dei ragazzi con diabete e delle loro famiglie mediante specifici studi. - Utilizzo dei microinfusori in eta' pediatrica. - Monitorare attivazione, reale funzionamento e sviluppo di strutture sanitarie dedicate al diabete in eta' evolutiva. - Numero degli Istituti scolastici che attivano il servizio previsto dalle raccomandazioni interministeriali, attraverso monitoraggio da parte dei Ministeri interessati. j. Il passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella dell'adulto Aspetti essenziali L'assistenza ai teen-ager, per le loro caratteristiche emozionali, molto diverse da quelle dei bambini e degli adulti, richiede competenze diverse. In questa delicata fase l'adolescente deve rispondere a molte richieste interne (costruzione di una propria identita', volonta' di differenziazione da quello che il ragazzo e' stato in passato e dai modelli adulto-genitoriali) ed esterne (nuove amicizie e relazioni, la scuola, i coetanei e la forza di omogeneizzazione al gruppo di riferimento). La motivazione alla cura e a uno stile di vita corretto diminuisce o si altera, mentre, contemporaneamente, l'adolescente per la prima volta diventa l'interlocutore privilegiato al momento delle visite al centro diabetologico (per sua esplicita richiesta o per un "fisiologico" e pericoloso allontanamento dalla famiglia). In questa fase sono richiesti un lavoro particolare e una formazione di base sulla motivazione alla compliance e alla collaborazione, che tenga conto delle ambivalenze tipiche dell'eta', di una quota di "aggressivita'" nei confronti dei curanti (come nei confronti di altre figure adulte, in particolare i genitori) e della malattia. L'adolescente deve arrivare alla convinzione che il passaggio e davvero necessario, che lo portera' a essere seguito in maniera piu' adeguata alle sue mutate esigenze, alle quali il centro pediatrico non puo' piu' rispondere nel migliore dei modi. Il passaggio deve essere posto come naturale evoluzione della cura e del rapporto col Centro, che sara' frutto di una scelta razionale e consapevole, quindi adulta. A questa convinzione il giovane con diabete deve giungere gradualmente e deve essere gia' stato precedentemente informato insieme alla famiglia. Criticita' attuali La fase di transizione tra l'infanzia e l'eta' adulta (che include le variazioni biologiche della puberta') pone particolari problemi alla persona con diabete e al team che lo assiste. Alla fine del percorso di maturazione si rende necessario il passaggio di competenze da servizi con particolari competenze auxologiche, nutrizionali, relazionali (ma anche familiari, scolastiche, di gruppo, etc.) a servizi piu' vicini a problematiche "adulte" quali l'inserimento nel mondo del lavoro, la maternita'/paternita', le complicanze tardive, eccetera. La visione di piano terapeutico, o lo stile di intervento, proposti dal nuovo medico, con il quale ancora non si e' sviluppato un legame di familiarita' e riservatezza, potrebbero differire da quelli praticati per anni e rappresentare per il giovane adulto, che si presentera' alla visita senza l'abituale vigile presenza dei genitori, motivo di allontanamento dalla cura e dai controlli. I giovani con diabete che non si sottoponeono a controlli clinici e che si perdono al follow-up hanno un elevato rischio di complicanze a lungo termine. Obiettivi proposti - Promozione dell'indipendenza in rapporto al grado di maturita' e di conoscenza del soggetto. - Sviluppo di strategie atte ad avviare il passaggio dal diabetologo pediatra al diabetologo dell'adulto^ Indirizzi strategici - Sostenere il cambiamento nella cura e nelle abitudini che non puo' disgiungersi da un ascolto attivo e da un'attivita' costante di counselling adolescenziale. - Promuovere la disponibilita' dei ragazzi, che come tutti i loro coetanei (e forse piu' di loro) affrontano un difficile passaggio dall'adolescenza alla piena maturita'. - Promuovere un trasferimento graduale, non traumatico, che tenga conto delle realta' locali (coesistenza o meno dei due centri nella stessa struttura, tipo di rapporto tra i medici dei due centri, ecc.). - Promuovere una comunicazione efficace tra i medici della Diabetologia Pediatrica e i medici della Diabetologia dell'Adulto, il PLS e il MMG. - Organizzare una transizione strutturata ai Centri di Diabetologia per l'adulto. Possibili linee di intervento - Assicurare la transizione dei ragazzi, al termine del loro percorso di maturazione, ai servizi di diabetologia per l'adulto in accordo con le linee guida esistenti. - Disegnare un percorso di transizione personalizzabile da soggetto a soggetto e adattabile alle varie realta' locali. - Avviare i giovani in transizione a servizi che diano garanzie di adesione alle linee guida (primo passo per costruire una uniformita' di approccio terapeutico e un'alleanza che garantira' efficacia e fiducia). - Ottenere un "feedback" dai pazienti che hanno recentemente affrontato la transizione. Monitoraggio (indicatori proposti) - Percezione del benessere psico-sociale da parte dei giovani e delle loro famiglie. - Numero di pazienti e modalita' di trasferimento ai servizi di diabetologia per adulti, quantificando l'esito a distanza della transizione. - Monitoraggio periodico dell'eventuale drop-out dal sistema di cure. k. La gestione della persona con diabete ricoverata per altra patologia Aspetti essenziali Il diabete costituisce in ospedale una realta' trasversale a tutti i reparti: e' presente in almeno un paziente su quattro tra i degenti e in un paziente su due/tre in terapia intensiva cardiologica. Il tasso standardizzato di ospedalizzazione e' circa del 23-24% rispetto al 12,5 % della popolazione non diabetica. Quasi il 70% della spesa sanitaria correlata a diabete in Italia e' dovuto a costi diretti attribuibili all'ospedalizzazione per complicanze acute e croniche. Difficilmente il ricovero e' dovuto a eventi metabolici acuti legati alla malattia (iperglicemia, iperosmolarita', chetoacidosi o ipoglicemie), ma piu' frequentemente a eventi acuti che richiedono un ricovero urgente (ictus, infarto miocardico, infezioni, frattura o trauma) o a interventi chirurgici in elezione in persone con diabete. Si possono individuare quattro momenti fondamentali del passaggio delle persone con Diabete in ospedale: a) percorso pre-operatorio del paziente diabetico: permette di eseguire le indagini necessarie per la valutazione del rischio operatorio e di preparare l'intervento; b) accesso dei pazienti Diabetici in Pronto soccorso: per problemi connessi alla malattia, quali ipoglicemia o iperglicemia, iperosmolarita' o chetoacidosi, ulcere infette del piede, o per iperglicemia di nuovo riscontro (neodiagnosi); c) assistenza al paziente diabetico ricoverato: per tutti i pazienti con diabete e' opportuno il coinvolgimento della Struttura Diabetologica di competenza per la presa in carico del paziente e la gestione della fase acuta; d) dimissione "protetta" o presa in carico pre-dimissione: in qualunque contesto assistenziale sia ricoverato il paziente con Diabete, deve essere condiviso con il servizio di Diabetologia (sia ospedaliero sia territoriale) un percorso di dimissione protetta, che garantisca una continuita' assistenziale tra ospedale e territorio che mantiene il paziente al centro di una rete di servizi efficiente ed efficace, evitando gli "abbandoni" del paziente dimesso senza gli strumenti (presidi) e senza la formazione idonea per eseguire la terapia farmacologica e l'autocontrollo glicemico domiciliare in sicurezza. Criticita' attuali La presenza di diabete (noto o di nuova diagnosi) aumenta il rischio di infezioni e di complicanze, peggiora la prognosi, allunga la degenza media e determina un incremento significativo dei costi assistenziali. L'iperglicemia e' un indicatore prognostico negativo in qualunque setting assistenziale, ma le evidenze scientifiche dimostrano che la sua gestione ottimale migliora l'outcome dei pazienti, riduce la mortalita' e i costi. Obiettivi proposti Gestire il diabete nei pazienti ospedalizzati con schemi di trattamento validati e condivisi, semplici e sicuri. Creare una continuita' tra territorio e ospedale, perche' il diabetico ospedalizzato possa ricevere le stesse cure e attenzioni che trova nel territorio. Indirizzi strategici - Formazione degli Operatori Sanitari Medici e non Medici di area medica e chirureica al fine di garantire alle persone con diabete una uniformita' di comportamento soprattutto nella gestione della terapia e dell'autocontrollo glicemico, nella diffusione e applicazione dei protocolli per le emergenze, e nelle informazioni sanitarie fornite. - Interventi educativi rivolti ai pazienti per favorire l'autogestione della malattia: il ricovero ospedaliero che rappresenta una criticita' nella vita del diabetico, puo' cosi' diventare una opportunita' per migliorare l'assistenza al paziente stesso e l'outcome. Possibili linee di intervento - Per garantire la sicurezza e la appropriatezza degli interventi terapeutici, la continuita' del percorso assistenziale e ridurre i costi delle degenze e' indispensabile che il team diabetologico e il MMG/PLS siano coinvolti attraverso percorsi assistenziali condivisi, definiti a livello locale e approvati e sostenuti a livello aziendale. - Il paziente diabetico richiede un'attenta e competente "continuita' di cura", sia nel senso "territorio-ospedale" che di una "dimissione protetta" dall'ospedale al territorio con presa in carico da parte del team di riferimento (per la sua gestione ottimale) e consulenza infermieristica strutturata (per addestrare i pazienti all'uso della terapia insulinica e dell'autocontrollo glicemico domiciliare). Monitoraggio Possibili misure finali saranno rappresentate da: riduzione della degenza media con azzeramento delle giornate di degenza pre intervento; ottimizzazione delle liste di attesa con riduzione dei ricoveri inappropriati; miglioramento degli esiti. l. L'uso appropriato delle tecnologie Aspetti essenziali L'evoluzione tecnologica ha ampiamente favorito la semplicita' d'uso dei device per la somministrazione di insulina e il monitoraggio della glicemia; un uso appropriato ne garantisce l'efficacia e la prevenzione di errori di utilizzo. Il team diabetologico che ha in carico il paziente ha gli elementi per operare la scelta piu' appropriata rispettando le esigenze, le caratteristiche e le capacita' manuali e intellettive del singolo paziente e tenendo nel giusto conto le innovazioni tecnologiche. Al di la' del sogno della realizzazione del pancreas artificiale, la piu' immediata e piu' importante applicazione delle tecnologie, e' quella di mettersi al servizio delle persone con diabete, sostenendole nelle necessita' quotidiane (controllare la glicemia, definire la dieta, iniettare e variare la dose di insulina) in modo da garantire nel tempo una gestione appropriata, efficace e dinamica della terapia. Per quanto riguarda l'autocontrollo domiciliare della glicemia (SMBE), il suo obiettivo e' educare il paziente, e la sua famiglia fornendo gli strumenti adatti al fine di conseguire un adeguato compenso metabolico per prevenire o posticipare l'insorgenza delle complicanze acute (chetoacidosi e ipoglicemia) e per prevenire o posticipare l'insorgenza delle complicanze croniche (retinopatia, nefropatia, micro e macro-angiopatia). Tutto cio' si traduce in pratica in una miglior conoscenza della propria malattia, migliore applicazione della terapia, riduzione delle complicanze, migliore qualita' di vita, riducendo al contempo i costi di gestione della stessa. L'annotazione dei risultati e di altre informazioni inerenti la gestione della patologia ha importanza fondamentale sia per il paziente sia per il medico. Solo dall'attenta analisi e conseguente discussione dei dati registrati ha, infatti, origine il "progetto terapeutico" piu' adatto. A tal fine devono essere tenute presenti le caratteristiche che possono condizionare la scelta di un glucometro rispetto a un altro, tenendo conto anche, qualora necessario, della fenotipizzazione del paziente. Tali strumenti devono garantire: a) praticita' d'uso e adeguatezza alla fenotipizzazione del paziente; b) accuratezza e precisione; c) controllo di qualita'. Per quanto riguarda la terapia insulinica sottocutanea continuativa tramite microinfusore (CSI - Continuous Subcutaneous Insulin Infusion), questa e' una proposta terapeutica che e' oggi spesso presentata alle persone con diabete di tipo 14 . Sulla base di un editoriale sulla prescrizione della CSI in Europa, oggi in Italia risulta in trattamento con Microinfusore il 12% della popolazione con Diabete di Tipo 1 (Renard, 2010). E' doveroso ricordare che il costo delle due alternative terapeutiche (CSI e terapia multi-iniettiva) e' considerevolmente differente non solo in termini di device e materiali di consumo, ma anche in termini di impianto organizzativo dei necessari percorsi assistenziali dedicati. Se si confrontano i costi "grezzi" delle due terapie la CSI ha un impatto economico annuo 4 volte superiore alla terapia MDI con glareine + analoghi rapidi. Nel confrontarsi con nuove apparecchiature, e' necessario sempre considerare anche gli aspetti organizzativi assieme alla appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche, enfatizzando il concetto secondo cui al corretto utilizzo della strumentazione si deve sempre affiancare un corretto apprendimento sia dell'operatore sia del paziente e un appropriato utilizzo di competenze. La disponibilita' di molti e sempre nuovi dispositivi medici e la spesa per l'acquisto degli stessi stanno assumendo, nel corso degli anni, una rilevanza sempre maggiore; e' quindi necessario individuare azioni che portino a un equilibrio tra alcuni elementi: la disponibilita' al paziente dei prodotti innovativi, l'appropriatezza in fase di programmazione, di acquisto e di utilizzo dei dispositivi, e la disponibilita' finanziaria delle strutture del Servizio sanitario nazionale. E' necessario avere come obiettivo l'impiego di strumenti e procedure idonei ad ottenere risultati sicuri e a ridurre il potenziale rischio e i costi, personali e sociali, connessi ad un non appropriato autocontrollo glicemico, cosi' come riportato nei documenti "Appropriatezza clinica, strutturale, tecnologica e operativa per la prevenzione, diagnosi e terapia dell'obesita' e del diabete mellito" ("Quaderni del Ministero della salute n. 10, 2011, scaricabile sul sito www.salute.gov.it)5 . E' quindi necessario anche procedere sempre a una esatta valutazione di quanto viene proposto come innovativo (che non sempre significa " novita'"), unita a una valutazione del peso dei benefici per il paziente e, piu' in generale, per il sistema sanitario. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, il personale coinvolto nell'utilizzo di pompe insuliniche e dispositivi per il monitoraggio continuo della glicemia deve essere adeguatamente preparato, in modo da rendere pazienti e caregiver capaci di un impiego corretto. Pertanto, tale uso deve essere riservato a Centri altamente specializzati, e declinato in un articolato programma di gestione. ------------------ 4 L'HTA piu' recente (Cummins E, Royle P, Snaith A, Greene A, Robertson L, McIntyre L, Waueh N, "Clinical effectiveness and cost-effectiveness of continuous subcutaneous insulin infusion for diabetes: systematic review and economic evaluation", 2010) g, di fatto, l'aggiornamento di un documento prodotto dal National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE) nel 2008. 5 Vedi anche il "Documento di consenso AMD-SID- SIEDP-OSDI- SIBioC - SIMeL, 2012" (consultabile sui siti delle Societa' Scientifiche). Criticita' attuali La principale criticita' e' la mancanza di criteri espliciti e condivisi nella selezione dei pazienti. Inoltre, veneono segnalate prescrizioni di dispositivi non appropriati, frequenti errori di utilizzo, problemi nel controllo di qualita' e aumento dei costi. Obiettivi proposti - Perseguire un equilibrio tra la disponibilita' al paziente dei prodotti innovativi, l'appropriatezza in fase di programmazione, di acquisto e di utilizzo dei dispositivi medici, e la disponibilita' finanziaria delle strutture del Servizio sanitario nazionale. - Pervenire a una corretta valutazione della innovativita' di un prodotto, del peso dei benefici per il singolo paziente nonche', piu' in generale, per il sistema. - Considerare gli aspetti organizzativi insieme all'appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche. - Favorire l'impiego di strumenti e di procedure idonei a ottenere risultati sicuri e a ridurre il potenziale rischio e i costi, personali e sociali, connessi a un uso non appropriato dell'autocontrollo glicemico. - Promuovere l'appropriatezza nell'uso delle tecnologie, nel rispetto di criteri di selezione condivisi. Indirizzi strategici - Le tecnologie potrebbero rappresentare l'occasione ideale per definire e testare una modalita' organizzativa che consenta equita' di accesso alla tecnologia stessa, valorizzando al tempo stesso le competenze e l'esperienza dei Centri piu' specializzati e ad alto livello di organizzazione. - Tale modello "hub and spoke" sarebbe garanzia di una adeguata selezione dei pazienti avviati alla terapia, alla erogazione di programmi di educazione terapeutica certificati, alla verifica periodica dei risultati e al raggiuneimenti del risultato atteso per la valutazione sulla opportunita' del proseguimento del trattamento, alla raccolta delle informazioni per il monitoraggio periodico della qualita' del processo assistenziale e, infine, anche al contenimento dei costi. Possibili linee di intervento - Promuovere azioni che migliorino l'organizzazione dei servizi di assistenza, per garantire al paziente la continuita' dell'autocontrollo e i controlli di qualita' interni ed esterni continuativi nel tempo (formazione, verifiche ispettive, eccetera). - Adottare da parte delle strutture di riferimento diabetologico e di laboratorio strategie basate su un programma di VEQ o su confronto tra dati, nel rispetto di protocolli validati e condivisi dalle societa' scientifiche, e che tenga conto delle interferenze segnalate, della calibrazione, della possibilita' di errore da parte del paziente. - Migliorare l'adesione del paziente alla terapia attraverso un educazione terapeutica strutturata che lo ritenga capace di autogestire sia il controllo sia il trattamento della patologia. - Verificare periodicamente il raggiungimento del risultato atteso nell'uso degli strumenti ad alta tecnologia per la valutazione sulla opportunita' del proseguimento del trattamento. - Erogazione di programmi di educazione terapeutica certificati. - Raccolta di informazioni per il monitoraggio periodico della qualita' del processo assistenziale e sul contenimento dei costi. - Data l'importanza di un utilizzo corretto delle tecnologie nel rispetto della sostenibilita' economica, promuovere l'omogeneizzazione dei comportamenti prescrittivi finalizzata anche al contenimento delle risorse dedicate alla diagnosi e terapia del diabete. - Promuovere forme di comunicazione che contengano procedure condivise e validate a livello centrale, con la collaborazione delle Societa' scientifiche, per far si che le persone con diabete usino la tecnologia in maniera corretta, efficace e sicura. - Fornire indicazioni specifiche che definiscano e ottimizzino il contesto assistenziale nel quale dovranno essere identificati i pazienti per l'utilizzo delle diverse tecnologie. - Attivare iniziative che migliorino l'appropriatezza della prescrizioni, favoriscano l'adozione di percorso educativo strutturato, migliorino la competenza del servizio di diabetologia documentato e certificato, promuovano il monitoraggio dei risultati. Monitoraggio Monitorare l'uso appropriato delle tecnologie, con particolare riguardo al rispetto di criteri di selezione condivisi. m. Le Associazioni di persone con diabete Aspetti essenziali Le Associazioni di persone con diabete svoleono un'azione collettiva, responsabile, solidale ed hanno un ruolo importante nell'assistenza, specialmente in questo particolare momento storico in cui le risorse destinate ai servizi si riducono in modo vistoso. Alcuni elementi di fondo che le caratterizzano (spontaneita', gratuita', servizio agli altri, continuita') le rendono una forza collettiva che si auto-organizza per migliorare il benessere delle persone con diabete ma che non puo' e non deve sostituirsi all'intervento pubblico con cui deve coordinarsi e avere un dialogo costruttivo. Il loro ruolo diventa strategico se non erogano solo servizi ma sono anche in grado di migliorare la qualita' della vita delle persone con diabete e delle loro famiglie e di costruire percorsi di socializzazione e di integrazione ponendosi come intermediario tra istituzioni e collettivita', secondo un principio di responsabilita' sociale partecipata. Esse devono puntare soprattutto all'innovazione e alla promozione di politiche sociali e sanitarie attente ai problemi, valorizzando al massimo i bisogni, e puntando a essere elemento di cambiamento sociale e sanitario. Devono infine svolgere ruoli di anticipazione nella risposta a bisogni emergenti, di stimolo delle istituzioni pubbliche a tutela dei diritti dei cittadini, di formazione della cultura della solidarieta' e delle reti informali di solidarieta' di base, di sussidiarieta'. LA FORMAZIONE Le Associazioni di persone con diabete sono, e devono essere, costituite da volontari, che agiscono in forma di attivita' senza scopi di lucro, coinvolti direttamente o indirettamente nella patologia. E' importante il ruolo di un Associazionismo che abbia una formazione adeguata nel percorso di salute sia per il diabetico sia per le persone a rischio di diabete. Criticita' attuali Talora i volontari hanno conoscenze, tecniche e amministrative limitate e non in grado di intervenire efficacemente nelle attivita' previste dall'organizzazione. Cio', riduce l'efficienza e l'efficacia del loro impegno sia nei confronti della persona con diabete, che nei rapporti col sistema sanitario e le Istituzioni. Obiettivi proposti E' fondamentale che tutti i volontari siano formati e qualificati per il ruolo che compete loro all'interno dell'organizzazione e che acquisiscano quella capacita' gestionale che li porti a operare con efficienza, chiarezza, affidabilita', eticita' e professionalita' sia nei confronti della persona con diabete, che nei confronti delle Istituzioni. Indirizzi strategici Sviluppare il processo di formazione (che deve riguardare in particolar modo la capacita' di comunicazione e ascolto), la relazione d'aiuto, la conoscenza di leggi e normative nazionali, regionali, locali, la gestione amministrativa e contabile dell'Associazione, la capacita' organizzativa e programmatoria. Possibili linee di intervento Corsi di formazione, inserimento nell'ambito di gruppi di lavoro e commissioni a livello sia locale sia centrale. Monitoraggio Numero di corsi di formazione; numero di gruppi di lavoro con presenza di rappresentati delle Associazioni, ecc. L'EDUCAZIONE SANITARIA E L'EDUCAZIONE TERAPEUTICA L'educazione del diabetico (ed anche dei familiari e dei genitori, per il minore) e' il cardine della corretta gestione della malattia. In quest'ottica le Associazioni di persone con diabete possono contribuire, in accordo con il personale sanitario, al miglioramento dell'educazione del paziente e del contesto sociale in cui egli vive e opera, fino al raggiungimento di uno stato di pacifica convivenza con il diabete. Criticita' attuali Dagli studi pubblicati si evidenza una scarsa compliance operatore sanitario/paziente. In questo gioca sicuramente un ruolo fondamentale la comunicazione. Pertanto le Associazioni devono contribuire a migliorare l'aspetto comunicativo e portare la persona con diabete alla consapevolezza di un'autogestione adeguata, nel rispetto di quanto definito dal MMG, dal PLS o dal Servizio di Diabetologia. Obiettivi proposti Rendere piu' efficienti ed efficaci gli interventi, migliorare la capacita' comunicazionale, qualificare le conoscenze. Indirizzi strategici Formazione e informazione adeguata per supportare la persona con diabete, in accordo con il personale sanitario, nell'autocontrollo e nell'autogestione giornaliera, promovendo corretti stili di vita. Possibili linee di intervento - Attivita' di formazione e informazione dei volontari - Attivita' di supporto all'organizzazione di corsi di educazione sanitaria rivolti a tutta la popolazione in collaborazione con i Medici e/o le Aziende Ospedaliere, e/o le ASL, nel rispetto di quanto previsto dalla legislazione di riferimento, dai contenuti delle Linee Guida e dai piani regionali. - Supporto della persona con diabete nei suoi diritti e doveri sia sanitari sia sociali. Monitoraggio - Numero di corsi attivati per la formazione per i volontari. - Numero di partecipazioni alle attivita' di supporto ai corsi di educazione sanitaria. - Numero di contatti per attivita' di relazione d'aiuto instaurati. n. L'epidemiologia e la registrazione dei dati Aspetti essenziali Un corretto sviluppo di un Piano sulla malattia diabetica non puo' prescindere da una approfondita conoscenza dei dati relativi alla patologia e alle sue complicanze (incidenza, prevalenza, variabilita' temporale e geografica, ricoveri ospedalieri, costi, eccetera). Sono auspicabili, quindi, la migliore utilizzazione e integrazione di tutte le fonti informative esistenti rese accessibili a livello locale, regionale e nazionale. Si ritiene possibile, utile e necessario promuovere un sistema di monitoraggio della malattia diabetica, tecnologicamente agile e progressivamente sempre piu' completo, teso a supportare una strategia efficace di uso delle informazioni a tutti i livelli: dalla pratica clinica ai pazienti, dalla amministrazione delle aziende sanitarie locali alla programmazione regionale e nazionale. Epidemiologia e sistemi informativi costituiscono quindi gli strumenti strategici sui quali puntare per tradurre nella pratica corrente le conoscenze disponibili e utilizzare i metodi epidemiologici per migliorare qualita' ed esiti della cura. Criticita' attuali L'utilizzo, al momento carente, degli archivi computerizzati esistenti e periodicamente aggiornati per fini amministrativi (esenzione ticket, SDO, prescrizioni farmaceutiche, archivio di mortalita') deve essere potenziato a livello regionale e integrato a livello nazionale al fine di rispondere all'esigenza di quantificare e monitorare gli eventi e produrre rapporti periodici sull'andamento della patologia e delle sue complicanze, nonche' sulla qualita' della cura erogata. E' necessario, inoltre, pur rispettando e valorizzando le decisioni e le esperienze effettuate in contesti clinici e territoriali eterogenei, garantire una coerenza tra i diversi sistemi informativi, da concordare nelle sedi opportune in ambito nazionale. Obiettivi proposti Obiettivo generale e' riorganizzare, omogeneizzare e realizzare attivita' di rilevazione epidemiologica finalizzate al miglioramento delle conoscenze sulla patologia e dell'assistenza^ Obiettivi specifici sono: a) la misura dell'incidenza e della prevalenza di diabete di tipo 1 e di tipo 2, delle loro complicanze e del loro andamento nel tempo valutando la possibilita' di estendere tali misurazioni alle altre forme di diabete, quali diabete in gravidanza e MODY; b) la definizione di una lista di indicatori comuni per misurare la qualita' degli interventi di prevenzione e assistenza sanitaria erogata (in termini di valutazione continua delle strutture, dei processi di diagnosi e cura e degli esiti degli stessi) tenendo anche conto di quanto definito nell'ambito di progetti gia' avviati (es. Progetto IGEA); c) l'integrazione in rete delle strutture territoriali finalizzata all'attuazione di programmi di gestione integrata della malattia, garantendo simultaneamente la connessione in rete dei servizi, e la condivisione delle informazioni fondamentali per la realizzazione del programma secondo le necessita' dell'assistenza e del governo clinico. Indirizzi strategici Integrazione e potenziamento dei flussi informativi esistenti, a sostegno di un modello di gestione integrata per le persone con diabete. Raccolta delle informazioni che tenga conto delle diverse modalita' organizzative esistenti, anche partendo dal lavoro gia' svolto dalle istituzioni regionali e nazionali e da associazioni professionali e scientifiche. Inoltre, al fine di migliorare progressivamente l'azione strategica, si ritiene necessario condividere le esperienze con il contesto internazionale, in particolare a livello europeo. Possibili linee di intervento Attivazione di gruppi di lavoro nazionali e regionali per l'Informazione integrata nel Diabete, che, attraverso la definizione di criteri di base e specifiche tecniche generali, consentano la condivisione di un sistema di indicatori su base nazionale. Creazione progressiva di banche dati in grado di interconnettersi tramite l'adozione di regole comuni, al fine di disporre delle basi di conoscenza per il follow-up e la sorveglianza della patologia, unendo i diversi tipi di informazione esistenti attraverso un'azione coordinata di intervento sul territorio. Avviamento del sistema integrato e definizione delle linee di indirizzo per l'integrazione a livello interregionale e nazionale (in particolare si svilupperanno: criteri per il collegamento delle informazioni a livello nazionale; metodologie e principi per la conduzione di studi epidemiologici; criteri per la realizzazione di registri di patologia in accordo con la normativa nazionale). Monitoraggio Attraverso una lista di indicatori comuni a tutte le Regioni, in linea con quanto definito a livello nazionale, misurare l'andamento nel tempo della comparsa delle complicanze associate al diabete, e la qualita' degli interventi di prevenzione e assistenza sanitaria erogata (in termini di valutazione continua delle strutture, dei processi di diagnosi e cura e degli esiti degli stessi). 5. IL MONITORAGGIO DEL PIANO Tenendo conto dell'attuale quadro istituzionale caratterizzato sia dall'autonomia regionale sia dall'inderogabilita' della garanzia dei livelli essenziali di assistenza, il Piano pone specifica attenzione non solo alla fotografia dell'esistente ma anche all'individuazione di criticita' nel sistema e alla conoscenza di strumenti che riflettano la qualita' e la quantita' delle prestazioni. Inoltre, si pone particolare enfasi sulla responsabilizzazione delle Istituzioni e dei soggetti deputati all'organizzazione ed erogazione dei servizi, sottolineando l'importanza di rendere partecipi al tempo stesso tutti coloro che interagiscono con i servizi, compresi i cittadini. Il suo impianto non fa riferimento a rigidi modelli ma cerca di indirizzare le Istituzioni deputate alla regolamentazione, all'organizzazione e all'erogazione dell'assistenza, verso una omogeneizzazione e una interazione di intenti, nella gestione della tutela della persona con diabete e a rischio di diabete. Dal punto di vista operativo un disegno di monitoraggio del Piano deve indirizzarsi lungo le seguenti direttrici: a) il monitoraggio a livello centrale, del recepimento del Piano da parte delle Regioni a livello locale, attraverso l'analisi, finalizzata al benchmarking inter-regionale, degli atti formali di recepimento, nonche' degli strumenti conseguenti, di cui ogni regione si dotera' (Linee di indirizzo, Piani programmatici) per contestualizzare, sulla base delle proprie scelte strategiche specifiche ma in armonia con una logica di "unitarieta' nella differenza", l'articolazione organizzativa e operativa prevista dal Piano e il processo attuativo dei progetti in esso indicati; b) il monitoraggio degli assetti organizzativi e operativi che scaturiranno dalle scelte attuative del Piano nelle singole Regioni; in particolare: la riorganizzazione e il riorientamento dei servizi attuali verso la prospettiva di un "nuovo sistema di Cure Primarie", relativamente alla gestione del Diabete Mellito, piu' orientato all'efficacia, all'efficienza e a una vera attenzione ai bisogni "globali" (non solo clinici) dei pazienti, alle potenzialita' di questi ultimi nell'autogestione della propria patologia e dei propri percorsi assistenziali, alla effettiva valorizzazione dei contributi scaturenti dalla rete dei caregiver e, piu' in generale, dalle risorse comunitarie, in primis quelle del volontariato qualificato; c) l'andamento dei principali indicatori di salute relativi alla patologia diabetica per cercare di comprendere, nel breve e nel medio/lungo periodo, quanto le strategie attuate, e non solo ipotizzate, siano effettivamente in grado di generare risultati, sia in termini di performance, sia in termini di outcome, sia in termini di modalita' e di costi di gestione. Queste tre direttrici sulle quali si e scelto di strutturare l'articolazione del monitoraggio del Piano, forniranno non soltanto dei risultati valutativi sull'impatto, diretto e indiretto, ma anche quei necessari elementi critici di riflessione per la revisione dello stesso, dei suoi indirizzi e delle sue raccomandazioni, in modo che le prossime stesure siano aderenti ai fabbisogni emergenti nei contesti reali e si nutrano del sapere che scaturisce dalle problematiche attuative e dei fattori di successo. RIQUADRO 16 - INDICATORI DI PIANO ------------------------------------------------------------------- Monitoraggio a livello centrale del recepimento del Piano da parte delle Regioni Indicatori proposti: - delibera regionale di recepimento del Piano; - atti di costituzione di apposita commissione o gruppo a livello regionale per la sua diffusione e norme per la sua attuazione regionale; - censimento delle strutture specialistiche con analisi dati disponibili. Valutazione degli effetti dell'attuazione del Piano basata sugli outcome. Indicatori proposti: - attivazione della rete assistenziale (delibere, norme che definiscano e regolamentino la integrazione e il lavoro in rete); - acquisizione nelle singole Aziende Sanitarie degli atti necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano; - prevalenza e incidenza del diabete nella popolazione generale; - prevalenza del diabete in ospedale. Valutazione delle strategie basata sulla regolare revisione delle linee di indirizzo del Piano e dei progressi fatti verso la loro attuazione Indicatori proposti: - adozione locale di PDTA specifici per il diabete; - formazione locale di gruppi multi-professionali (Diabetologi, MMG, ODLS, Direzioni Sanitarie, Associazioni) per il coordinamento dell'attivita' diabetologica e la definizione del PDTA; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione del diabete; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione dell'obesita'; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione del rischio cardiovascolare. ------------------------------------------------------------------- Di seguito si propone un esempio di come gli indicatori proposti potrebbero essere declinati secondo le varie competenze (livello centrale e locale): A livello centrale - delibera regionale di recepimento del Piano; - atti costituzione di apposita commissione o gruppo a livello regionale per la sua diffusione e norme per la sua attuazione regionale; - atti di attivazione della rete assistenziale (delibere, norme che definiscano e regolamentino la integrazione e il lavoro in rete); A livello regionale/aziendale - adozione locale di PDTA specifici per il diabete; - formazione locale di gruppi multi-professionali (Diabetologi, MMG, ODLS, Direzioni Sanitarie, Associazioni) per il coordinamento dell'attivita' diabetologica e la definizione del PDTA; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione del diabete; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione dell'obesita'; - progettazione e realizzazione di interventi integrati socio sanitari di prevenzione del rischio cardiovascolare; - attivazione del flusso informativo integrato tra le aziende per la patologia diabetica. Per quanto attiene alle modalita' di attuazione del monitoraggio cosi' delineato e al sostegno all'attuazione del Piano, appare opportuno indirizzarsi lungo due direttrici fondamentali: - da un lato, ogni Regione individuera' gli assetti e gli strumenti che si riterranno piu' consoni, all'interno del quadro delineato dal Piano e degli indicatori in esso contenuti, a realizzare un proprio sistema di monitoraggio; il sistema di monitoraggio regionale, oltre a fornire il sapere utile a meglio calibrare le scelte strategiche locali, alimentera' il sistema di monitoraggio nazionale, finalizzato alla rivisitazione critica del Piano e alla gestione del processo di benchmarking, che costituisce l'ossatura fondante di un sistema in cui le differenze possano effettivamente rappresentare un valore reale e uno stimolo continuo verso l'innovazione; - dall'altro lato, appare necessario dotarsi di un unitario impianto nazionale di monitoraggio del Piano, che sia in grado, attraverso un lavoro di rete, di costruire e gestire un monitoraggio "vivo", sostanziale e non solo formale, degli sviluppi del Piano, delle sue difficolta' attuative e dei fattori di successo che scaturiranno dalle diverse esperienze regionali. In tale prospettiva sara' pero' necessario definire un programma di lavoro che veda coinvolti altri attori quali l'AGENAS e l'ISS, che, con il progetto IGEA ha fornito un nuovo disegno di gestione delle patologie croniche, improntato al pieno rispetto delle scelte attuative delle varie regioni, seppure in una logica di sviluppo di tendenze unitarie sul piano tecnico-scientifico, organizzativo e operativo.