Art. 6 - Elementi che comprovano il legame con l'ambiente L'Agnello del Centro Italia gode di una reputazione ormai consolidata a partire dal 1961 e trova la sua prima traccia in un documento del settembre di quell'anno pubblicato dall'Associazione Nazionale della Pastorizia, nell'ambito della Rassegna Interregionale ovina che si tenne a Castelluccio di Norcia (Perugia), in cui veniva enunciato che <<obiettivo e' quello di migliorare le condizioni di vita delle zone montane conferendo ad esse le premesse indispensabili per lo sviluppo della pastorizia e dell'agnello del centro Italia in particolare.>> Ulteriore prova di tale reputazione si riscontra negli Atti del primo incontro organizzato dall'Associazione Nazionale della Pastorizia, a Verona, nel 1976, su "Problemi e prospettive dell'Allevamento ovino e caprino in Italia". Nell'intervento di un allevatore si evidenziava che <<In Umbria noi abbiamo, oltre alla razza Sopravissana, presente soprattutto nelle zone di Norcia e di Spoleto, l'Appenninica, che sono due razze autoctone da cui si ottiene l'agnello del Centro Italia.>> Nel medesimo documento si riportava l'intervento del rappresentante degli allevatori dell'Umbria, il quale, evidenziando una diminuzione dei capi ovini allevati, rimarcava che <<I territori interessati a questo fenomeno sono quelli vocati e vasti ed appartengono all'ampia fascia dell'Italia centrale dove, tra l'altro, veniva praticata al massimo la transumanza data la ingente disponibilita' di prati-pascoli naturali; si tratta di Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo, Romagna e Toscana.>> Il rappresentante auspicava altresi' <<di dover utilizzare al massimo quei corredi genetici di cui disponiamo. Rimane poi da attuarsi l'incrocio di prima generazione tanto da consentire che arieti di alcune razze da carne possano, accoppiati con una designata parte di pecore anche Sopravissane, e dar luogo alla produzione di un agnello del Centro Italia (sia leggeri 15 - 25 kg che pesanti oltre i 25 kg) ancora piu' ricco di carne.>> Dopo aver sollecitato interventi tecnici, che affiancassero gli allevatori, cosicche' <<il consumatore potra' rinnovare la fiducia all'agnello del Centro Italia, come risultato della managerialita' dei nostri allevatori e dell'ambiente di produzione che in combinazione con le caratteristiche genetiche delle razze locali e agli interventi tecnico-scientifici, determineranno senz'altro un riflesso sul prodotto venduto e una auspicabile maggiore remunerazione al produttore.>> Inoltre, veniva segnalato un <<errore che si sta diffondendo a danno del consumatore e anche degli allevatori e il mio riferimento va al "castrato" ottenuto dall'agnello del Centro Italia, un eccellente prodotto, che come la nostra migliore tradizione prevede, deve derivare da animali di massimo un anno di eta', da cui si ottiene una carcassa di peso medio di 25 kg. Ora, purtroppo, si va diffondendo, presso molte macellerie, la vendita di pecore di fine carriera spacciandole al consumo come castrato di agnello del Centro Italia. Questo fatto ha portato ad una disaffezione anche dei consumatori tradizionali, un danno economico agli allevatori, che producono, seppure in quantita' limitata questo prodotto, spesso su ordinazione, di associazioni e pro loco che organizzano sagre paesane.>> In un documento tecnico ed economico predisposto dalla Federazione Nazionale Pastori per i partecipanti all'assemblea generale del 1981, intitolato "Per lo sviluppo dell'Ovinicoltura italiana", veniva elencato come tra <<I principali prodotti della produzione italiana di carne ovina macellata in carcassa sono: 1) ... 2) l'agnello del Centro Italia (leggero - pesante) di peso carcassa da 8 a 12 ed oltre 12 kg.>> In una pubblicazione realizzata dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Teramo del 1988, relativa al "XI Convegno sulla pastorizia e problemi delle zone montane del Teramano", il responsabile dell'Ispettorato Agrario auspicava nel suo intervento "Pastorizia: comparto trainante per l'economia agricola provinciale" che <<per valorizzare il prodotto, oltre ad incrementare e migliorare le produzioni unitarie, e' necessario arrivare alla qualificazione dello stesso, assoggettandolo a controllo in azienda e al riconoscimento della tipicita' d'origine dell'agnello del Centro Italia con marchio di garanzia.>> La Federazione Nazionale Pastori, al fine di incrementare la reputazione presso il consumatore anche dell'agnello del Centro Italia, propose una campagna promo-pubblicitaria che per la sua realizzazione fu meritevole di una partecipazione finanziaria del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, il cui importo a copertura parziale, deliberato con il Decreto Ministeriale n. 1937 del 30 dicembre 1987 "Campagna promozionale per la valorizzazione e il consumo delle carni ovi-caprine", ammontava pari a circa 500.000.000 di Lire. Tale campagna, attivata nel 1988, era caratterizzata dallo slogan "...non solo durante le feste" posto sotto l'immagine stilizzata di un abete (sbarrato), e invitava il consumatore a prendere in considerazione l'acquisto dell'agnello del centro Italia anche in altri periodi, con lo slogan <<L'agnello del centro Italia prodotto di qualita', buono tutto l'anno>>. Tali slogan sono stati pubblicati su quotidiani, ricettari, manifesti affissi sulle fiancate di autobus urbani; palloni aerostatici ancorati nei pressi di fiere e manifestazioni nazionali. La campagna prevedeva anche dei comunicati da mettere a disposizione della stampa, in cui si evidenziava, come <<Il consumo delle carni ovi-caprine e' in Italia incredibilmente contenuto. Infatti, nonostante siano da tempo note le qualita' nutritive e le garanzie di genuinita' del prodotto, esso e' per lo piu' orientato nella stagione invernale e nelle occasioni natalizie e pasquali ... quelli a maggior resa in carne come l'agnello del Centro Italia, ..., trionfano incontrastati. Detto per inciso, non si comprende come mai la carne prescelta per le occasioni piu' importanti resti negletta per lunghi periodi.>> Nell'informativa "Mangiare in ecologia: l'impegno della Federpastori per un maggior consumo delle carni ovi-caprine" si affermava che <<Va inoltre considerato che un ulteriore incremento degli insediamenti degli allevamenti ovi-caprini potrebbe rilevarsi estremamente utile dal punto di vista socio-economico ... sono regioni in cui la tradizione pastorale e' ancora forte, nonostante non siano state risparmiate dal fenomeno dell'esodo ... eppure sono queste zone marginali, ma non interessate dall'inquinamento che tanti danni sta causando alla nostra agricoltura, le piu' ricche di insediamenti di allevamenti ovi-caprini ed anche le piu' adatte al loro incremento ... condizione di base per lo sviluppo di un prodotto italiano qualitativamente eccellente, come testimonia l'apprezzamento manifestato dai consumatori nei confronti ... dell'agnello del Centro Italia.>> In occasione del convegno interregionale tenutosi ad Ancona nel novembre 1990 <<Riscopriamo l'agnello del Centro Italia. Nella cucina e nell'alimentazione>>, promosso dall'Associazione Produttori Ovini di Ancona, dalla Federazione Nazionale Pastori e dall'Unione Nazionale fra le Associazioni dei Produttori Ovi-Caprini, nell'intervento programmato dal titolo "Agnello del Centro Italia: prodotto di qualita' buono tutto l'anno", si affermava che <<Questa occasione rappresenta una tappa importante per la crescita delle organizzazioni che operano nel settore e per gli allevatori associati, data l'ampia zona coinvolta (sei Regioni) e per le caratteristiche di un prodotto molto apprezzato dai consumatori, come l'agnello del Centro Italia, che purtroppo soffre una forte concorrenza da parte dei prodotti di importazione immessi sul mercato locale a prezzi notevolmente ribassati rispetto a quanto gli allevatori del Centro Italia possono offrire, tenuto conto dei sempre crescenti costi di produzione.>> Si ribadiva inoltre come: <<L'agnello del Centro Italia e' un prodotto che, come sappiamo, e' venuto emergendo come fatto distintivo della produzione agricola locale ... infatti l'agnello del Centro Italia si differenzia per il fatto di provenire da soggetti ad attitudine produttiva carne e proprio percio' si ottiene un'alta resa alla macellazione, caratteristica questa che il consumatore apprezza maggiormente.>> L'Agnello del Centro Italia ha trovato un supporto organizzativo e promozionale anche in istituzioni tecnico-scientifiche e nella distribuzione tradizionale delle macellerie ed in questo contesto e' maturata la convinzione che un marchio di origine fosse la strada da seguire per valorizzare questa produzione tipica. A tale riguardo il prof. Domenico Maria Sarti, della Facolta' di Agraria di Perugia, nell'ambito del convegno tenutosi a Bastia Umbra il 28 marzo 1992, sugli "Aspetti quanti-qualitativi delle produzioni ovi-caprine", divulgo' un marchio "Agnello del Centro Italia", gia' sperimentato fin dal dicembre '91. Tale proposta fu recepita anche dall'Associazione Provinciale Pastori Coltivatori Diretti di Perugia e dalla Societa' cooperativa Commissionaria Esercenti Macellai Acquisti Collettivi di Perugia, entrambe le quali nel 1993, instaurarono - attraverso la stipula di un accordo quadro di fornitura, in cui veniva riconosciuta la qualita' del prodotto negli allevamenti tradizionali del centro Italia - una collaborazione finalizzata anche ad una riconoscibilita' della carcassa. Infatti, nel punto 4 dell'accordo si conveniva che: <<Ogni carcassa di agnello deve essere individuata con una fascetta numerata e riportante la dicitura: "Una rinnovata tradizione nell'agnello del centro Italia">>. Sempre sullo stesso accordo, al punto 7, si conveniva che <<... il prezzo degli agnelli verra' stabilito con cadenza quindicinale sulla base della media dei prezzi delle rispettive categorie/peso vivo - riportata dal mercuriale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Grosseto, Perugia, Macerata e L'Aquila - ed incrementata del 20%.>> Al punto 10, inoltre, si precisa che <<... l'esercente e' tenuto a presentare separatamente il prodotto oggetto del presente accordo e darne divulgazione al cliente consumatore con cartelloni, adesivi e con locandine pubblicitarie.>> L'anno successivo venne sottoscritto un ulteriore accordo quadro di fornitura simile al primo e valevole fino al 31 dicembre 1995, integrato con un sistema di marchiatura tramite un logo rappresentante un agnello stilizzato e parzialmente circoscritto dalla dicitura "Agnello del Centro Italia". La stessa denominazione ricorre nelle locandine promozionali relative a numerose sagre di ovini che si sono svolte in diverse localita' dell'Italia centrale a partire dall'anno 2000, in cui la Federpastori consigliava, al consumatore, l'Agnello del Centro Italia circondando il proprio logo con la denominazione stessa. Nel 2004 e nel 2005 sono stati stipulati due accordi di filiera, tra Ovinmarche e Bovinmarche, nelle cui premesse si <<intende valorizzare l'agnello ottenuto da razze e tipi genetici fortemente radicate nel centro Italia ... e dagli incroci da carne "di seguito definito "Agnello del Centro Italia">>. Inoltre, al punto 2 si conviene di suddividere il peso vivo <<compreso da 16 a 25 kg ed agnelli di oltre 25 kg, castrato dal peso vivo compreso da 40 a 60 kg.>> Nel marzo 2004, a Bastia Umbra, in occasione della XXXVI edizione Agriumbria, e' stato organizzato il convegno: "Stato dell'arte dell'I.G.P. Agnello del Centro Italia e sviluppi futuri". Il prof. Domenico Maria Sarti, nella sua relazione <<L'I.G.P. a tutela della produzioni dell'agnello da carne tipico delle Regioni dell'Italia centrale>> poneva in risalto nella premessa le <<cause che concorrono a relegare il mercato delle nostre carni ovine in una specie di "terra di nessuno" in cui chiunque e' libero di entrare con prodotti privi di concrete garanzie sull'origine e sulle caratteristiche qualitative e troppo spesso spacciandoli al consumo come agnello del centro Italia.>>. Dopo un excursus storico sulle diverse fasi organizzative e promozionali dell'agnello del Centro Italia, presentava alcuni elementi per una proposta di disciplinare, raccomandando inoltre di <<accelerare i tempi per attivare la procedura di riconoscimento dell'IGP Agnello del Centro Italia, per valorizzare sul piano economico questo patrimonio ovino costituito da soggetti che hanno raggiunto ottimi standard qualitativi di prodotto e performance di incrementi ponderali.>> Ulteriori partecipazioni del Comitato promotore IGP Agnello del Centro Italia alla manifestazione di Agriumbria, sono avvenute nel 2005, nel 2007 e nel 2008. In quest'ultima edizione (la XL) venne organizzata la Tavola rotonda <<L'agnello del centro Italia: una rinnovata proposta della tradizione>>, promossa fra l'altro dal Dipartimento di Biologia applicata dell'Universita' degli Studi di Perugia, anche dalle organizzazioni di categoria degli allevatori e dalla Federazione Nazionale Macellai. Nella stesso ambito si tennero, con ampia partecipazione di visitatori, le prove di assaggio della carne di Agnello del Centro Italia. La reputazione della denominazione e' ulteriormente sostenuta da una copiosa documentazione commerciale di fatture a partire dall'anno 1994, provenienti da numerosi Comuni della zona di produzione. Specificita' Il prodotto e' ottenuto da razze e da incroci da carne fortemente radicate nell' areale di produzione e alcune di esse traggono il loro nome dalle realta' ove hanno manifestato il miglior adattamento all'ambiente e performance produttiva. Questo profondo legame del patrimonio genetico, derivante da una razza detta genericamente "appenninica" ed utilizzato per l'ottenimento della carne di Agnello del centro Italia, ha permesso il maggior vantaggio di questi ovini nell'accrescimento rispetto ad altre razze /tipi genetici allevati in zona. Il sistema di allevamento, si svolge all'aperto, per almeno 8 mesi l'anno e cio' permette di fare ricorso - anche con la pratica della transumanza - all'estesa disponibilita' di pascoli ricchi di varieta' vegetali pabulari, di cui alcune endemiche della zona, grazie a vaste superfici incluse in parchi/aree protette e ad una gestione ottimale di pratiche agricole; mentre si differenzia da altri indirizzi produttivi o da realta' maggiormente siccitose, in cui il ricorso a mangimi e concentrati proteici e' molto elevato. Inoltre, la nota managerialita' degli allevatori dell'Agnello del Centro Italia e la continua selezione dei capi finalizzata al miglioramento della qualita' e della produttivita', assicurano una costante specificita' che si e' concretizzata anche in un rapido accrescimento ponderale. E' noto che quest'ultima specificita' dell'Agnello del Centro Italia condiziona positivamente, ed in particolare, altre due caratteristiche: la tenerezza della carne e una migliore resa alla macellazione riconosciuta economicamente al produttore dal commercio. L'accrescimento rapido va a vantaggio dei tessuti che si sviluppano precocemente, presentando un rapporto carne/ossa, una adiposita' totale ed un contenuto in lipidi maggiore rispetto a quelli che si accrescono in maniera piu' lenta. Inoltre, la misurazione del pH, alla macellazione o tra le 24 e le 30 ore dalla macellazione, rileva come queste caratteristiche vengono mantenute anche a seguito della macellazione e del raffreddamento delle carni.