Art. 5. Legame con il territorio 5.1. Il territorio. Situato agli estremi confini sud-orientali della Provincia di Pisa, il territorio di produzione si estende tra le valli dei fiumi Era (a Nord) e Cecina (a Sud). Per la sua posizione interna ma non troppo lontana dal mare, l'areale presenta un clima sub-litoraneo con mesi autunnali e primaverili piovosi. La geologia, seppur piuttosto semplice, presenta una morfologia estremamente variegata a causa della spinta erosione meteorica unita alla prolungata attivita' antropica (disboscamento, pastorizia, lavori agricoli) che hanno dato luogo alla formazione di biancane (piccole cupole argillose di aspetto mammellonare), calanchi (serie di ripidissime piccole valli contigue caratterizzate da un profilo planimetrico simile a un ferro di cavallo) e balze (gigantesche voragini originate dall'azione erosiva delle acque meteoriche). In questo ambiente avviene una forte selezione della vegetazione. La morfologia tormentata, la mobilita' e la scarsa permeabilita' del substrato, lo scarso contenuto di materia organica, la sua ricchezza in sali e i lunghi periodi di aridita' selezionano una rada vegetazione erbacea che tollera la salinita' ed esprime specifici meccanismi di adattamento. La sommita' dei calanchi e i crinali sono occupati da una prateria di graminacee, nelle aree con argilla affiorante domina la sulla, alla base dei calanchi piante che sopportano i ristagni d'acqua. Diffusi anche il timo e le piante che sono oggetto di brucatura, come la ginestra odorosa. Ma soprattutto vi «nasce spontaneamente in gran copia» (G. Amerighi: il cacio pecorino, 1973) il cardo selvatico. L'allevamento ovino ha rivestito da sempre una notevole importanza nell'economia agraria del territorio volterrano. Le condizioni pedoclimatiche dell'areale, particolarmente idonee, hanno favorito negli anni il trasferimento in loco di intere famiglie di allevatori. Questo ha comportato un progressivo aumento della consistenza del patrimonio ovino locale, dalla cui attitudine alla produzione di latte piuttosto che lana molti storici fanno derivare la rinomata esperienza degli allevatori e lo sviluppo di molte strutture idonee alla caseificazione. La tradizionale trasformazione del latte crudo direttamente in caseifici annessi alle strutture di ricovero degli animali e' altresi' all'origine del carattere artigianale di tale attivita'. Grazie all'impiego della mano d'opera locale e all'uso di tecniche costanti, si e' riusciti a garantire una continuita' della tradizione, con conseguente mantenimento di un'alta specializzazione inevitabilmente legata a risorse umane difficilmente reperibili in altri contesti territoriali. 5.2. Il prodotto. Le peculiarita' del «Pecorino delle Balze volterrane» nascono dal particolare metodo di produzione basato sull'impiego di caglio ricavato dai fiori della pianta di cardo, presente in abbondanza nel territorio. Questo aspetto e la specificita' dei pascoli determinano differenze con gli altri formaggi ottenuti da latte ovino soprattutto sotto il profilo organolettico. In particolare, a parte la dolcezza, che e' inusuale in un formaggio pecorino, sono percepibili profumi unici di erbe e fiori, le cui essenze, grazie alle ridotte temperature di lavorazione ( < 40°C), rimangono disciolte e caratterizzano il prodotto finito conferendo al formaggio gusti e profumi tipici dell'areale di produzione. Proprio queste caratteristiche sono state alla base delle lodi che molti, da letterati a studiosi di scienze agrarie, hanno speso sul prodotto e che risalgono fino al XV secolo. Molte sono infatti le segnalazioni sul formaggio locale ottenuto con l'impiego di caglio vegetale ritrovate in documenti che risalgono al XVIII secolo. In particolare e' utile menzionare un interessante carteggio, della meta' del 1700, intercorso tra Monsignor Mario Guarnacci, erudito cittadino volterrano, ed il suo maestro il filologo Anton Maria Salvini. In alcune missive raccolte in un testo di G. Pilastri del 1926, si leggono espliciti riferimenti al «Pecorino delle Balze volterrane». Di esso si dice esplicitamente che «e' migliore, per qualita', perfino dei rinomati formaggi lombardi», mentre in un sonetto si dichiara che «Ogni cacio egli cuopre oscura e atterra, E tutti i pregi in se de' caci aduna......». Ulteriori riferimenti al «Pecorino delle Balze Volterrane» risalgono al XVIII secolo. In particolare si segnala l'opera del francese M. De La Lande dal titolo «Voyage in Italie» pubblicata a Parigi 1786. Nel capitolo XXIII, interamente dedicato ai formaggi italiani («Des Fromages d'Italie»), l'autore, giunto in questa parte della Toscana, parla di «un fromage doux......, pour le quel on fait prendre le lait avec une fleur de chardon».. Nella prima meta' dell'Ottocento, il prodotto compare nei libretti di osservazioni agrarie di Ignazio Balenotti, canonico pievano del territorio, pubblicati nel citato volume di G. Amerighi. Secondo il Balenotti in Toscana sono presenti due tipologie di formaggi: «quello detto forte e che pizzica e l'altro dolce». Il secondo si ottiene «dal fiore di carciofo selvatico detto presame e conosciuto dalla piu' parte dei nostri contadini col vocabolo di presura». Appare interessante infine notare che il «Pecorino delle Balze Volterrane» ha sempre avuto un riconoscimento anche economico. Come si desume dal «Listino dei prezzi all'ingrosso» pubblicato dal consiglio e ufficio provinciale dell'economia di Pisa, nei primi anni '30 del secolo scorso questo formaggio riusciva a spuntare prezzi di vendita molto piu' alti degli altri (1.700 lire/q.le prodotto stagionato; 1.000 lire a q.le prodotto fresco. Il prezzo degli altri formaggi era: Stracchino, 800 L/q.le; Belpaese: 900L/q.le; Gorgonzola prima qualita': 850L/q.le; Parmigiano reggiano scelto: 1650 L/q.le). 5.3. Il legame fra il prodotto e il territorio. Il clima e la conformazione geologica del territorio favoriscono lo sviluppo di essenze vegetali locali che rappresentano la principale fonte di sostentamento degli ovini al pascolo e che conferiscono aromi volatili al latte. L'ambiente risulta determinante anche per l'ottenimento del particolare tipo di caglio derivante dal cardo selvatico presente in abbondanza nel territorio. L'imponente fenomeno erosivo inoltre ha portato alla formazione di strutture cavernose di forme e dimensioni diverse utilizzate, nei secoli scorsi, dai contadini e dai pastori locali sia per il ricovero del bestiame che per la stagionatura dei prodotti lattiero-caseari. Qui infatti i livelli di umidita', tendenzialmente costanti, fanno si che la stagionatura del pecorino proceda gradualmente, contribuendo in tal modo a mantenere le peculiarita' del prodotto. Nella gastronomia locale il «Pecorino delle Balze Volterrane», noto per il suo sapore delicato, e' estremamente ricercato rientrando in molti piatti della cucina tradizionale pisana. Numerose sono le occasioni di consumo di questo formaggio come antipasto, insieme a salumi e ortaggi sott'olio, grattugiato sui primi piatti conditi con sugo di carne o e infine, a seconda del suo periodo di stagionatura, come formaggio da tavola o da grattugia nella preparazione di minestre e paste ripiene cotte al forno (ad es. nei «ceci in magro»).