ALLEGATO II ANALISI PRELIMINARE PER L'INDIVIDUAZIONE DI AREE CRITICHE DELL'ATTIVITA' INDUSTRIALE INDICE 1 DESCRIZIONE GENERALE DELLO SCHEMA PER INDIVIDUARE AREE CRITICHE DI IMPIANTO 2 I FASE - VALUTAZIONE DEI PARAMETRI INTRINSECI 2.1 Suddivisione di un impianto in unita' 2.2 Scelta della sostanza predominante (o sostanza chiave) 2.3 Determinazione del fattore sostanza 2.3.1 Valutazione del fattore sostanza 2.3.2 Valutazione alternativa del fattore sostanza 2.4 Individuazione dei fattori di penalizzazione 2.4.1 Rischi specifici delle sostanze 2.4.2 Rischi generali di processo 2.4.3 Rischi particolari di processo 2.4.4 Rischi dovuti alle quantita' 2.4.5 Rischi connessi al "layout" 2.4.6 Rischi per la salute in caso d'incidente 2.5 Parametri relativi alla tossicita' 2.5.1 Calcolo dell'indice intrinseco di tossicita' di ciascuna sostanza presente nell'attivita' industriale 2.5.2 Quantita' 2.5.3 Note per l'applicazione del calcolo dell'indice intrinseco di tossicita' 3 II FASE - COMPENSAZIONE 3.1 Trattazione delle misure compensative volte a ridurre il numero degli incidenti 3.1.1 Contenimento 3.1.2 Controllo del processo 3.1.3 Atteggiamento nei riguardi della sicurezza 3.2 Trattazione delle misure compensative tendenti alla riduzione della dimensione potenziale degli incidenti 3.2.1 Protezioni antincendio 3.2.2 Isolamento ed eliminazione delle sostanze 3.2.3 Operazioni antincendio Riferimenti Tabella 1 Tabella 7 Tabella 2 Tabella 8 Tabella 3 Tabella 9 Tabella 4 Fig. 1 Tabella 5 Fig. 2 Tabella 5.1 Fig. 3 Tabella 5.2 Fig. 4 Tabella 5.3 Fig. 5 Tabella 5.4 Fig. 6 Tabella 6 Fig. 7 1 DESCRIZIONE GENERALE DELLO SCHEMA PER INDIVIDUARE AREE CRITICHE DI IMPIANTO Lo schema di seguito descritto, e' utilizzato per la valutazione di impianti in esercizio, in modifica o per l'esame di nuovi impianti, ai fini di individuare le aree critiche attraverso una elaborazione delle scelte, e dei parametri riportati nel modello che viene fornito nella tabella 1 del presente allegato. I parametri sopracitati, oltre che per finalita' istruttorie, consentono al fabbricante una autoanalisi degli indici di rischio dei propri impianti, secondo modalita' e valenza riportate nella letteratura tecnico-scientifica in materia. In figura 1 e' mostrata la sequenza generale di applicazione dello schema ad un impianto od a un processo. Inizialmente l'impianto deve essere suddiviso in un certo numero di unita' che saranno valutate singolarmente; indicazioni sulla procedura da adottare per eseguire tale suddivisione sono riportate nel par. 2. Ciascuna unita' viene valutata con una procedura a due fasi. La parte uniziale del modulo standard prevede uno spazio per individuare l'ubicazione dell'impianto e la particolare unita' da valutare, le sostanze contenute nell'unita' e qualsiasi altra informazione partinente in aggiunta alle condizioni operative di temperatura e pressione del processo. Per iniziare la prima fase, si deve individuare la sostanza a rischio predominante (par. 2.2) e se ne deve valutare un fattore sostanza (par. 2.3). Il fattore sostanza e' la misura del contenuto di energia per unita' di peso della sostanza presente e fornisce un dato di base numerico per gli indici. A questo dato di base saranno aggiunti, nei successivi paragrafi altri parametri quali: qualsiasi particolare proprieta' della sostanza che possa accrescere il rischio potenziale (paragrafo 2.4.1); effetti derivanti dal tipo di processo (paragrafo 2.4.2); effetti derivanti dalle condizioni particolari di processo (paragrafo 2.4.3); quantita' coinvolte (paragrafo 2. 4.4); Particolarita' derivanti dal "layout" dell'impianto (paragrafo 2.4.5); Tossicita' della sostanza ai fini dell'intervento dell'operatore (paragrafo 2.4.6); Tossicita' dell'attivita' industriale nel suo complesso (paragrafo 2.5). Ciascuno dei paragrafi e' stato ulteriormente suddiviso per tener conto di singoli aspetti per i quali debbano essere assegnati dei fattori di penalizzazione. In ogni singolo caso vengono forniti elementi, nel campo raccomandato, per i fattori da assumere. La seconda fase consiste nella compensazione, i cui parametri sono dettagliati nel par. 3. In essa si prendono in considerazione quelle caratteristice che, se mantenute correttamente, contribuiscono a ridurre sia "la magnitudo" dell'incidente, sia la probabilita' che esso abbia inizio. A tali caratteristiche vengono assegnati valori inferiori all'unita'. Nell'indicare i valori compensati, e' essenziale rammentare che i benefici apportati con la compensazione dipendono dalla manutenzione delle parti meccaniche e dal rispetto delle procedure di conduzione. La valutazione derivata dai parametri di compensazione riportati in tabella 1 puo' rappresentare una buona conduzione e manutenzione dell'unita' in esame; rispetto alla precedente analisi indica il grado di affidabilita' delle caratteristiche di sicurezza estrinseche contrapposte alla configurazione intrinseca. Essa, unitamente alle analisi di sicurezza, e' di ausilio alle autorita' che, in relazione a quanto disposto dal D.P.R. 175/88, devono in ultima analisi formulare le conclusioni sul rapporto di sicurezza. Questa seconda fase richiede, ancora piu' della prima, un riscontro sugli impianti da parte delle autorita' ispettive di cui all'art. 20 del D.P.R. 175/88. Nella valutazione di un impianto o di un processo lo schema in due fasi puo' essere ripetuto per ciascuna unita'. 2 I FASE - VALUTAZIONE DEI PARAMETRI INTRINSECI 2.1 SUDDIVISIONE DI UN IMPIANTO IN UNITA' L'unita' si puo' definire come una parte di impianto che puo' essere logicamente caratterizzata come entita' fisica separata. Indipendentemente dall'essere separata fisicamente (o potenzialmente separabile) dalle unita' adiacenti, una unita' si distingue per la natura del processo condotto, per le sostanze contenute in essa o per le sue condizioni operative. La figura 2 mostra un tipico diagramma di impianto e suggerisce come lo si possa suddividere in unita'. Un elenco di ulteriori possibili tipi di unita' e' riportato di seguito alla figura 2. Nelle aree di stoccaggio, una unita' puo' essere normalmente definita come una zona di contenimento delimitata da argini che includa tutti i serbatoi all'interno degli argini stessi. I serbatoi con argini separati, anche se adiacenti devono essere di solito trattati come unita' distinte. Si alleghi alla tabella 1 una schematizzazione dell'impianto o delle aree di stoccaggio con la suddivisione in unita'. 2.2 SCELTA DELLA SOSTANZA PREDOMINANTE (o sostanza chiave) Le sostanze cui si fa riferimento nel presente metodo sono quelle previste dal D.P.R. 175/88. La sostanza predominante (sostanza chiave) e' quel composto o miscela presente nell'unita' che, per le sue proprieta' intrinseche e per le quantita' presenti, fornisce il potenziale maggiore nel caso di rilascio di energia a seguito di combustione, esplosione o reazione esotermica. Essa puo' essere un reagente, un prodotto, intermedio, un solvente o un catalizzatore. Qualunque essa sia, la sua caratteristica essenziale e' costituita dal fatto che la sua combustione o qualsiasi altra reazione fornisce il rilascio di energia piu' elevato possibile per quella unita'. 2.3 DETERMINAZIONE DEL FATTORE SOSTANZA Questo fattore e' una misura dell'energia potenziale della sostanza (o miscela di sostanze) piu' pericolosa presente in quantita' significativa, sia che si tratti di materia prima, sostanza intermedia, prodotto, solvente. 2.3.1 VALUTAZIONE DEL FATTORE SOSTANZA Tale fattore si determina a partire da due proprieta': l'infiammabilita' (Nf) e la reattivita' (Nr). Il fattore sostanza puo' essere ricavato dalla tabella 2. Nei casi in cui una sostanza non sia stata elencata o classificata in tabella 2, per determinare Nf ed Nr usare NFPA 49 0 325 M (rif. 1 e 2). Ove per quella sostanza non siano riportati i dati su NFPA, opportune stime possono essere fatte partendo dalle proprieta' delle sostanze (punto di infiammabilita', analisi DTA/DSC ecc.), utilizzando la tabella 3, nei paragrafi 2.3.1.1., 2.3.1.2. e 2.3.1.3. In generale l'infiammabilita' e la reattivita' si conferiscono alla temperatura ambiente. E' noto che i rischi di incendio e di reazioni di una sostanza aumentano fortemente con l'aumentare della temperatura. Se la temperatura dell'unita' contenente la sostanza in esame e' superiore a 60 C, puo' rendersi necessaria una certa correzione di tale fattore, come indicato in tabella 4. 2.3.1.1 GAS, LIQUIDI O SOLIDI (i) Il valore della reattivita' (Nr) puo' essere anche determinato da una descrizione qualitativa della instabilita' (o reattivita' con l'acqua) di una sostanza, miscela, o composto a temperatura ambiente, come segue: Nr=0 Sostanza completamente stabile, anche quando riscaldata in condizioni di incendio. Nr=1 Reattivita' lieve se riscaldata sotto pressione. Nr=2 Reattivita' significativa, anche senza riscaldamento o pressione. Nr=3 Possibile detonazione confinata. Nr=4 Possibile detonazione non confinata. (ii) Il valore Nr per reazioni esotermiche puo' essere determinato con maggior sicurezza adoperando la temperatura di picco minore, ottenuta con le prove DTA/DSC secondo i campi di temperatura riportati in testa alla tabella 3, con le seguenti eccezioni: 1) Se la sostanza o composto e' un ossidante, incrementare Nr di una unita' (comunque non oltre Nr=4) 2) Per ogni sostanza sensibile agli urti deve essere posto Nr=3 o Nr=4, a seconda della temperatura della reazione esotermica. 3) Se l'Nr ottenuto sembra incoerente con le proprieta' conosciute della sostanza, miscela, o composto devono essere condotte prove addizionali di reattivita' chimica. 2.3.1.2 POLVERI Le polveri sono classificate in tre gruppi: St-1, St-2 ed St-3 e tale classifica viene sostituita al valore Nf sulla base del parametro indicato nella tabella 3 che risulta dalle prove di esplosione. 2.3.1.3 MISCELE DI COMPOSTI Quando la sostanza predominante e' una miscela, il fattore sostanza e' al meglio ottenuto dalle proprieta' della miscela (punto di infiammabilita', punto di ebollizione, prove della reattivita', ecc.). Stime delle proprieta' della miscela possono essere condotte solo se i componenti della miscela non reagiscono tra loro, adoperando approssimazioni di calcolo in base ai dati chimici, purche' i componenti siano chimicamente omologhi. Se le proprieta' cambiano, come in un processo batch, si devono usare le condizioni che durante il cambiamento producono il valore piu' alto del fattore sostanza. Alternativamente, alle miscele puo' essere assegnato un fattore sostanza pari a quello piu' elevato tra i componenti presenti in concentrazione significativa (superiore al 5% in peso). In sintesi l'unita' di processo dovrebbe essere esaminata sull'intero ciclo di funzionamento per lo stato piu' pericoloso (avviamento, esercizio, fermata) con riferimento alla sostanza piu' pericolosa che possa fuoriuscire o che comunque sia presente nelle apparecchiature di processo. 2.3.2 VALUTAZIONE ALTERNATIVA DEL FATTORE SOSTANZA Ove il fattore sostanza non sia determinabile con i metodi descritti nei paragrafi precedenti, esso potra' essere determinato in base ai paragrafi che seguono. 2.3.2.1 Sostanze normalmente infiammabili Per la maggior parte delle sostanze, si riscontrera' che e' la combustione in aria a fornire lo sviluppo di energia piu' elevato e, conseguentemente, il dato di base per la determinazione di B. La formula da usare e' la seguente: B = 1.8 * (delta) Hc, dove (delta) Hc e' il calore di combustione a 25 C in kcal/g, escludendo pero' il calore di condensazione del vapor d'acqua nei prodotti della combustione. 2.3.2.2 Miscele Se la sostanza infiammabile e' presente sempre insieme con altre sostanze infiammabili o con sostanze inerti, si dovra' utilizzare un fattore sostanza basato sullo sviluppo di energia per grammo di miscela. L'espressione da utilizzare sara': B (miscela) = Sommatoria (con i che va da 1 a n) Bi x Xi dove; Bi = fattore sostanza della singola sostanza Xi = percentuale ponderale della singola sostanza. 2.3.2.3 Sostanze marginalmente infiammabili. Queste si possono definire come sostanze che non sono infiammabili alle normali condizioni di trasporto o stoccaggio e tuttavia possono diventare infiammabili in condizioni di elevata temperatura o pressione, o qualora siano coinvolte in un incendio, oppure siano utilizzate insieme con forti ossidanti. I calori di combustione, per queste sostanze, possono essere calcolati partendo dal calore di formazione della sostanza chiave e dai prodotti previdibili della combustione con l'ossigeno. Ove sia possibile la formazione di composti alternativi, dovra essere scelta la reazione maggiormente esotermica. Il valore di B dovra' essere calcolato col metodo indicato nel paragrafo 2.3.2.1. 2.3.2.4 Sostanze di composizione non specificata. Il metodo sopra indicato puo' essere utilizzato solo se sono noti la composizione della sostanza chiave e il calore di formazione di ciascun componente. Ove non sia possibile utilizzare i metodi precedenti sara' necessaria una misurazione sperimentale. Per le polveri un valore approssimato del fattore sostanza e' fornito dalla seguente espressione: B = P/6 dove P e' la pressione massima di esplosione determinata sperimentalmente in psig, misurata a temperatura ambiente. I valori di P sono stati determinati per molte sostanze (rif. 3 e 4). 2.3.2.5 Reazioni di combinazione delle sostanze. Ove la sostanza chiave, se presente nell'unita', abbia una reazione piu' esotermica di quella di combustione, il fattore sostanza dovra' essere basato sull'esotermicita' di tale reazione; pertanto risultera' B = 1,8 / (delta) Hr, ove (delta) Hr e' il calore di reazione in kcal/g. In questo caso g e' riferito ad un grammo di miscela. 2.3.2.6 Sostanze suscettibili di esplosione in fase condensata. Un certo numero di sostanze impiegate negli impianti chimici presenta possibilita' di esplodere in fase condensata. Per tali sostanze lo sviluppo di calore nel caso di esplosione dovra' essere confrontato con il calore di combustione, utilizzando tra i due il valore piu' elevato per l'ottenimento di B, eccettuato il caso in cui risulti evidente che il rischio principale e' associato col percorso relativo al (delta) H inferiore. 2.4 INDIVIDUAZIONE DEI FATTORI DI PENALIZZAZIONE Per i fattori su cui necessita effettuare scelte entro le fasce indicate, il responsabile della valutazione deve indicare i criteri che hanno condotto alla scelta effettuata. 2.4.1 RISCHI SPECIFICI DELLE SOSTANZE Questo paragrafo tiene conto di particolari proprieta' della sostanza chiave che possono influire sulla natura di un incidente o sulla eventualita' che esso si verifichi. La sostanza deve essere considerata alle condizioni in cui essa si trova abitualmente entro l'unita'; percio' i fattori attribuiti in questa sezione possono variare da unita' a unita' all'interno dell'impianto, anche se la sostanza coinvolta e' la stessa. I fattori possono tener conto di rischi significativi introdotti dalla presenza di catalizzatori o altri componenti minori (sino al 10% in peso), nonostante questi possano non avere influito sul fattore sostanza. Ove il materiale chiave sia una miscela, dovranno essere prese in considerazione le proprieta' dei singoli componenti. 2.4.1.1 Sostanze ossidanti (fattore 0-20) Ci si riferisce a sostanze capaci di sviluppare ossigeno in condizioni di incendio, come quelle definite sostanze ossidanti nei regolamenti relativi al trasporto. Si dovra' usare un fattore fino a 20, da stabilirsi in funzione della percentuale di sostanza ossidante presente e del suo potere ossidante. Un fattore deve essere assegnato anche se la sostanza ossidante non e' di per se' la sostanza chiave. Tuttavia, non deve essere assegnato alcun fattore qualora la sostanza ossidante sia parte di una combinazione reagente in base alla quale era stato determinato il fattore sostanza in base al paragrafo 2.3.2.5. Non si dovra' attribuire alcun fattore nei casi di ossidazione o clorazioni controllate ove non sussista alcuna possibilita' che si verifichino ulteriori rilasci in condizioni di incendio. 2.4.1.2 Sostanze che reagendo con l'acqua formano un gas combustibile (fattore 0-30) Sono qui comprese le sostanze che al loro stato normale, oppure alle elevate temperature prodotte da un incendio, reagiscono con l'acqua, con formazione di gas combustibile anche se per esse non sia necessaria l'assegnazione di alcun fattore per il fatto che la sostanza stessa e' di per se' infiammabile. Ove le quantita' di gas prodotto possano provocare solo un incendio di piccole proporzioni (o solo un piccolo incremento della intensita' di un incendio preesistente), risulta appropriato un fattore pari a 5. Ove sia prevedibile un maggior contributo al rischio di incendio, si dovra' utilizzare un fattore fino a 30. 2.4.1.3 Caratteristiche di miscelazione e dispersione: m Il grado di rischio associato alla sostanza chiave e' una funzione del suo stato fisico e quindi della sua facilita' di dispersione. Il fattore assegnato in questo paragrafo viene denominato con il simbolo m. 2.4.1.3.1 Gas infiammabili di bassa densita' (fattore da -60 a 0) L'idrogeno, l'ammoniaca o il metano gassosi ove non siano raffreddati molto al di sotto di 0 C, tendono a salire verso l'alto a causa della spinta statica di galleggiamento All'aperto essi si disperdono pertanto piu' rapidamente rispetto ai gas di densita' neutra e quindi sono meno soggetti ai rischi di incendio o di esplosione. I fattori raccomandati sono -60 per l'idrogeno e -20 per l'ammoniaca e il metano. Per i gas di densita' neutra m=0; per le miscele a temperatura ambiente dovranno essere assegnati fattori in proporzione; ad esempio -5 per una miscela di metano al 25% in aria. 2.4.1.3.2 Gas infiammabili liquefatti (fattore 30) Ci si riferisce qui alle sostanze con punti di ebollizione inferiori a 30 C, stoccati come liquidi sotto pressione. Per tali sostanze impiegare un fattore pari a 30. 2.4.1.3.3 Stoccaggio criogenico (fattore 0-60) Molte sostanze possono essere stoccate allo stato liquido refrigerato ad una pressione pari o circa pari alla pressione atmosferica, come ad esempio nel caso dell'ossigeno, dell'azoto, dell'aria, dell'idrogeno, del metano e dell'etilene. Nel caso che si verifichi una fuga, il liquido evapora ad un tasso determinato dall'afflusso del calore circostante producendo un vapore freddo e denso. Se le temperature sono inferiori a -30 C e' necessario per il contenimento di questi gas liquidi in condizioni di sicurezza, l'impiego di materiali da costruzione speciali. Per tener conto di cio', si dovra' assegnare un fattore pari a 60 per i liquidi mantenuti a temperature inferiori a -30 C a contatto con acciaio dolce o bassolegato. Fattori inferiori possono essere applicati qualora siano stati utilizzati materiali da costruzione alternativi. 2.4.1.3.4 Sostanze ad alta viscosita' (fattore da -20 a 0) Le sostanze molto viscose non si spandono rapidamente e pertanto va loro assegnato un fattore pari a -20. 2.4.1.3.5 Polvere combustibili ed infiammabili (fattore 0-100) Le caratteristiche di miscelazione e di dispersione delle polveri combustibili ed infiammabili sono connesse con le dimensioni della particella campione della polvere. Una polvere con campione molto fine viene facilmente trasportata dai moti atmosferici e puo' cosi' incrementare il rischio del rilascio. Inversamente, particelle di polvere, relativamente grandi, si depositano rapidamente dall'atmosfera, limitando quindi l'estenzione della nube infiammabile derivante dal rilascio. I fattori relativi alle caratteristiche di miscelazione e di dispersione delle polveri combustibili ed infiammabili dovranno essere scelti secondo i seguenti criteri: per polveri aventi dimensione media delle particelle inferiore a 50 micron, attribuire un fattore pari a 100 per polveri aventi dimensione media delle particelle comprese tra 50 e 100, attribuire un fattore pari a 50; Per polveri aventi dimensione media delle particelle compresa tra 100 e 200 micron, attribuire un fattore pari a 20 per polveri aventi dimensioni media delle particelle maggiore di 200 micron, attribuire un fattore pari a 0. 2.4.1.4 Riscaldamento spontaneo (fattore da 30 a 250). Molte sostanze sono in grado di autoriscaldarsi durante lo stoccaggio, includendo tra queste sia sostanze naturali, sia prodotti chimichi organici o inorganici. Alle sostanze solide e pastose in grado di autoriscaldarsi si attribuira' un fattore pari a 30. Ai perossidi organici dovra' assegnarsi tale fattore qualora risulti necessario raffreddarli durante il trasporto. Un autoriscaldamento piu' spinto o una reazione con l'aria possono condurre ad un comportamento piroforico quindi ad una accensione spontanea, gia' con piccole quantita' di sostanza. Ai solidi che presentano tali caratteristiche dovra' essere assegnato un fattore compreso tra 50 e 250, dipendente dalla facilita' di ignizione, dalla finezza delle particelle della sostanza e dalle eventuali impurita' che ne riducano la normale piroforicita'. Ai liquidi piroforici dovra' essere assegnato un fattore pari a 100. 2.4.1.5 Polimerizzazione spontanea (fattore 25-75) Alcune sostanze sono suscettibili di polimerizzazione spontanea esotermica. A queste sostanze dovranno essere attribuiti i fattori di seguito specificati. Adoperare un fattore pari a 25 se, in condizioni operative normali, viene sempre impiegato un adeguato stabilizzante o un inibitore al fine di prevenire reazioni durante il processo e lo stoccaggio. Adoperare un fattore pari a 50 se lo stabilizzante o l'inibitore non e' sempre presente o e' soggetto a perdere la sua efficacia in stoccaggi prolungati nel tempo o in condizioni di incendio. Usare un fattore pari a 75 nel caso in cui si possa verificare una polimerizzazione spontanea in caso di incendio o possa verificarsi una contaminazione durante il normale stoccaggio. 2.4.1.6 Suscettibilita' di accensione (fattore da -75 a 150) I fattori qui attribuiti riguardano la sensibilita' alla ignizione della sostanza chiave, nel suo stato normale a temperatura e pressione ambiente, con l'aria come ossidante. In tabella 5 sono elencati i fattori consigliati per un'ampia gamma di sostanze; tali fattori tengono conto della sensibilita' alla ignizione per via elettrica. Per sostanze chiave che si presentano come miscele, si assume il fattore basato sul componente che fornisce il valore piu' elevato. Ove la sostanza sia nota per la sua suscettibilita' alla ignizione a seguito di compressione adiabatica che possa condurre ad una conseguente esplosione, al fattore di cui sopra si dovra' aggiugere 35. 2.4.1.7 Tendenza alla decomposizione esplosiva in fase gassosa (fattore 75-125) La decomposizione esplosiva si puo' definire come una reazione accompagnata dal rilascio di grandi quantita' di gas caldi, che procede cosi' velocemente da dare ad un osservatore l'impressione di osservare una reazione rapida o un'esplosione. A sostanze che danno luogo al fenomeno descritto, attribuire un fattore pari a 125. Un fattore pari a 75 deve essere assegnato nel caso di bombole contenenti gas liquefatti e un fattore pari a 125 nel caso di bombole di acetilene contenenti assorbenti inerti omologati e acetone. 2.4.1.8 Suscettibilita' alla detonazione in fase gassosa (fattore 0-150) Assegnare un fattore a 150 a quelle sostanze che abbiano la capacita' di detonare per proprio conto in fase gassosa. Questo fattore non deve essere applicato se ad esempio risulta necessario aggiungere altra aria per ottenere una miscela detonabile. Questo fattore deve essere assegnato: (i) nel caso in cui la detonazione sia possibile alle normali condizioni di processo; (ii) qualora sia necessario affidarsi alla strumentazione per evitare l'ingresso nel campo di detonazione. Le variabili controllate possono essere la pressione, la temperatura o la composizione. 2.4.1.9 Proprieta' esplosive in fase condensata (fattore 200-1500) In questo paragrafo vengono prese in considerazione le proprieta' esplosive, detonanti e propellenti in fase condensata. Questo paragrafo non si applica necessariamente alle miscele cui siano stati attribuiti fattori sostanza quali combinazioni reattive (paragrafo 2.3.2.5) e deve essere utilizzato esclusivamente nel caso di proprieta' esplosive evidenti. I fattori da impiegare sono i seguenti: da 200 a 400 per sostanze deflagranti o aventi proprieta' propellenti. da 500 a 1000 per sostanze con capacita' di detonazione. Aggiugere 500 per le sostanze la cui esplosione in fase condensata possa essere innescata da una esplosione in fase vapore. In tabella 6 e' riportato un elenco di gruppi chimici frequentemente associati con comportamenti di tipo esplosivo. 2.4.1.10 Altri comportamenti insoliti (fattori 0-150) Per qualsiasi proprieta' delle sostanze che possa aumentare il rischio di incendio e di esplosione e che non sia stata ancora presa in considerazione dovra' essere attribuito un fattore che si estende fino a 150. 2.4.2 RISCHI GENERALI DI PROCESSO Queste considerazioni si riferiscono ai rischi comuni connessi col processo di base o con altre operazioni che vengano comunque effettuate all'interno dell'unita'. 2.4.2.1 Manipolazione e cambiamenti esclusivamente dello stato fisico (fattore 10-50) Per lo stoccaggio di sostanze infiammabili, separato dalle operazioni di carico e scarico, assegnare un fattore pari a 10. Per le operazioni di processo che comportano manipolazione e cambiamenti di stato fisico eseguite in sistemi chiusi che utilizzano tubazioni di processo fisse (come la distillazione, l'assorbimento e l'evaporazione), attribuire un fattore pari a 10. Ai processi quali la centrifugazione, la miscelazione a carica discontinua e la filtrazione, attribuire un fattore pari a 30. A processi relativi a sostanze solide quali la macinazione, la miscelazione, il trasporto pneumatico, l'imballaggio, la filtrazione di polveri e l'essiccamento di solidi, attribuire un fattore pari a 30. Ove un materiale sia immagazzinato caldo ed abbia una fase d'acqua separata o nel caso in cui il serbatoio di stoccaggio sia riscaldato con vapor d'acqua, assumere un fattore pari a 50. 2.4.2.2 Fasi di reazione Il primo passo consiste nell'attribuire un fattore appropriato per le caratteristiche della reazione (2.4.2.2.1); ulteriori fattori possono essere aggiunti per reazioni in processi di tipo discontinuo (2.4.2.2.2) o nel caso in cui si tratti di apparecchiature multiuso (2.4.2.2.3). 2.4.2.2.1 Caratteristiche della reazione (fattore 25-50) Si dovra' impiegare un fattore pari a 25 per le reazioni endotermiche, nonche' per quelle esotermiche eseguite in soluzioni diluite in maniera tale che il solvente sia in grado di assorbire tutto il calore sviluppato senza creare pericolo. Per reazioni esotermiche, attribuire un fattore pari a 50. 2.4.2.2.2 Reazioni in processi di tipo discontinuo (fattore 10-60) Attribuire un fattore aggiuntivo da 10 a 60 ai processi di tipo discontinuo per tener conto della accresciuta probabilita' di errori dovuti all'operatore. Per le reazioni rapide (durata inferiore a 1 ora) o per quelle particolarmente lente (estese a piu' di un turno di lavoro), attribuire un fattore elevato. Alle reazioni di media velocita' per la cui realizzazione siano richieste poche ore, attribuire un fattore da 10 a 20. 2.4.2.2.3 Molteplicita' di reazioni o operazioni di processi differenti eseguite nella stessa apparecchiatura (fattore 25-75) Attribuire un fattore aggiuntivo fino a 75 ove sussistano possibilita' di contaminazione incrociata ovvero possibilita' che si verifichino ostruzioni. Nei casi in cui un reattore venga adoperato per scopi diversi e la contaminazione dovuta a un prodotto possa influenzare la reazione successiva, impiegare un fattore fino a 50. Nel caso in cui in un singolo apparecchio vengano eseguite piu' fasi di una certa reazione si dovra' attribuire un fattore fino a 65 qualora alterazioni nella sequenza cronologica delle aggiunte di reagenti possano condurre a reazioni non previste. Se sussiste il rischio di formazione di ostruzioni a causa della malteplicita' delle reazioni o delle operazioni, impiegare un fattore a 25. 2.4.2.3 Trasferimento delle sostanze (fattore 0-150) Questo paragrafo si riferisce ai rischi ulteriori associati con i vari metodi di riempimento, scarico ed altri trasferimenti. I fattori da impiegare sono i seguenti: fattore Sistema di tubazione permanenti e completamente chiuse: 0 Impiego di tubazioni flessibili o operazioni che comportano allaccia mento e distacco di tubazioni 25 Operazioni di riempimento o svuotamento attraverso un boccaporto, un coperchio o uno scarico di fondo aperti: 50 Nel caso di impiego di tubazioni flessi bili o amovibili e nel caso in cui siano necessari tubi di connessione aggiuntivi per il contemporaneo sfiato o la bonifica con inerte: 50* Per le melme e le sostanze viscose, ove ostruzioni delle tubazioni o delle valvole costituiscono un rischio: 50* * in aggiunta a qualsiasi fattore usato precedentemente in questo paragrafo. 2.4.2.4 Contenitori trasportabili (fattore 10-100) Questo paragrafo si riferisce ai rischi connessi con i fusti, i contenitori e i serbatoi smontabili, cioe' con i contenitori impiegati per il trasporto su strada e per ferrovia. I fattori raccomandati sono i seguenti: Fusti vuoti 10 fusti pieni non coinvolti nel trasporto 25 fusti pieni interessati dai trasporti 40 serbatoi stradali o ferroviari (fissi o smontabili) 100 2.4.3 RISCHI PARTICOLARI DI PROCESSO In questo paragrafo vengono attribuiti dei fattori a quelle caratteristiche delle operazioni di processo che aumentano il rischio globale al di sopra dei livelli di base considerati nei paragrafi 2.4.1 e 2.4.2. Alle unita' di processo le cui condizioni operative consistano in cicli regolari, per esempio sia nel campo dell'alta che della bassa pressione oppure ad alta e bassa temperatura, non dovra' essere assegnato un fattore per entrambi gli estremi, bensi' si dovra' loro attribuire solo il valore piu' elevato. 2.4.3.1 Bassa pressione (fattore 50-150) Alcuni processi operano a pressioni sub-atmosferiche e pertanto sono potenzialmente soggetti a trafilamenti d'aria o ad altre contaminazioni all'interno del sistema. Il rischio piu' comune derivante da una infiltrazione e' costituito dalla formazione di una miscela infiammabile causata dall'ingresso di aria: i fattori consigliati per le varie condizioni che ne risultano sono forniti di seguito: si dovra' impiegare un fattore pari a 50 se la normale pressione di funzionamento e' compresa tra 0 e 0,2 bar assoluti e un fattore pari a 100 se tale pressione e' compresa tra 0,2 e 1 bar assoluto. Si dovra' impiegare un fattore pari ad 80 per le miscele infiammabili prodotte da piccole oscillazioni attorno alla pressione atmosferica. Altri possibili rischi dovuti all'ingresso di aria sono costituiti dalla formazione di perossidi instabili o dalla reazione con sostanze piroforiche eventualmente presenti. In tali casi si dovra' aggiungere un ulteriore fattore, pari a 50, a ciascun fattore assegnato per la bassa pressione. 2.4.3.2 Alta pressione: p (fattore 0-160) Per le unita' operanti a pressione superiore a quella atmosferica, e' necessaria l'attribuzione di un fattore che tenga conto dei rischi di incendio e di esplosione. Per rappresentare il rischio dovuto all'alta pressione, si introduce un fattore p; il suo valore si determina dai diagrammi di cui alle figure 3 e 4 rispettivamente per i campi 0 - 70 bar eff. e 70 - 700 bar eff.. Al di sopra di 700 bar eff. il fattore p dovra' essere aumentato di 10 per ogni aggiunta di 176 bar. 2.4.3.3 Bassa temperatura (fattore 0-100) Lo scopo di questo paragrafo e' quello di tener conto della possibile frattura fragile degli acciai impiegati alla loro temperatura di transizione o al di sotto di essa. Non necessita attribuire alcun fattore qualora prove effettuate abbiano dimostrato che l'acciaio in questione restera' sempre ad una temperatura di almeno 10 C superiore a quella di transizione. I fattori, per un normale acciaio al carbonio (temperatura di transizione considerata pari a 0 C), dovranno essere attribuiti come segue: Temperatura di esercizio normale fattore sempre superiore a 10 C 0 da 10 C a -10 C 15 da -10 C a -25 C, con nessuna possibi lita' di andare al di sotto di -25 C in qualsiasi condizione 30 inferiore a -25 C o a temperatura superiore con possibilita' di scen- dere a -25 C o anche piu' sotto, in condizioni anomale 100 Fattori equivalenti cioe' fino a 30, ma occasionalmente fino a 100, si dovranno usare per altri acciai che vengano impiegati fino a 10C al di sopra della loro temperatura di transizione. Nel caso in cui sia stato previsto l'impiego di un rivestimento interno atto a fornire protezione per la bassa temperatura al fasciame principale del serbatoio, dovra' essere attribuito un fattore pari a 100 nel caso in cui sussista un rischio significativo di danneggiamento meccanico del rivestimento durante la costruzione o la manutenzione. 2.4.3.4 Temperatura elevata L'esercizio degli impianti ad alta temperatura aumenta i rischi derivanti dalla manipolazione delle sostanze infiammabili e influisce negativamente anche sulla resistenza delle apparecchiature dell'impianto. 2.4.3.4.1 Sostanze infiammabili (fattore 0-35) Per le sostanze infiammabili che alle temperature normali sono solide e che sono tuttavia presenti allo stato liquido, adoperare un fattore pari a 10. Per i solidi e i liquidi infiammabili che si trovano a temperature superiori al loro punto di infiammabilita' (se sono disponibili sia il punto di infiammabilita' in vaso chiuso, sia quello in vaso aperto, adottare il valore inferiore), adoperare un fattore pari a 25. Adoperare un fattore pari a 25 per ogni sostanza predominante mantenuta a temperatura superiore al suo punto di ebollizione normale. Per le sostanze impiegate a temperatura superiore a quella di autoignizione, impiegare un fattore pari a 35. Non deve essere attribuito alcun fattore ai forni, alle camere di combustione o ai forni di essicamento eserciti a temperatura pari o superiori ai 700 C. 2.4.3.4.2 Resistenza dei materiali (fattore 0-25) Deve essere attribuito un fattore aggiuntivo per gli effetti prodotti dalla temperatura sulla resistenza delle apparecchiature dell'impianto, con le seguenti modalita': se la temperatura di esercizio si trova nel campo in cui la sollecitazione ammissibile del materiale di costruzione si riduce del 25% o piu' per un aumento di temperatura pari a 50 C, applicare un fattore pari a 10. Se la temperatura e' tale che i materiali usati per la costruzione di parti dell'impianto sono eserciti in condizioni di scorrimento viscoso e di deformazioni progressivamente crescenti, applicare un fattore pari a 25. 2.4.3.5. Rischi di corrosione ed erosione (fattore 0-400) Devono essere presi in considerazione sia gli effetti interni che quelli esterni e i relativi fattori, ove applicabili, debbono essere sommati entrambi. 2.4.3.5.1 Corrosione interna Nel valutare gli effetti della corrosione interna, deve essere presa in considerazione l'influenza delle impurita' minori. Negli impianti ove siano stati previsti appositi rivestiti resistenti bisognera' esaminare la possibilita' di rottura del rivestimento. Sara' inoltre necessario tener conto degli effetti di corrosione che possono derivare da prodotti collaterali o da inibizione o modificazione delle reazioni che si intendeva realizzare. Serbatoi o tubazioni non rivestiti Tasso di corrosione fattore inferiore a 0,1/mm/anno 0 inferiore a 0,5 mm/anno con un certo rischio di "pitting" o erosione localizzata 10 circa 1 mm/anno 20 piu' di 1 mm/anno in assenza di altri effetti 50 piu' di 1 mm/anno con effetti di erosione 100 in caso di elevato rischio di formazione di incrinature per corrosione sotto tensione, impiegare un fattore pari a 150. Ai tubi saldati a spirale, se usati in luogo di quelli trafilati o di quelli saldati longitudinalmente, attribuire un fattore pari a 100 a meno che il controllo della loro qualita' e il tipo d'impiego garantiscano che le loro prestazioni non sono inferiori a quelle dei tubi saldati longitudinalmente. Materiali rivestiti E' appropriata l'attribuzione di un fattore per la bassa resistenza al danneggiamento meccanico, all'abrasione o alla erosione quando il materiale di rivestimento e' sotto forma di placcatura, incamiciatura o rivestimento stratificato e lo spessore del rivestimento chimicamente resistente e' inferiore a 0,5 mm. Il fattore deve essere scelto in un campo compreso tra 50 e 150, in funzione dello spessore e della resistenza all'urto e allo shock termico del rivestimento chimicamente resistente. 2.4.3.5.2 Corrosione esterna Per determinare questo fattore bisogna prima valutare il tasso di corrosione e poi scegliere il fattore utilizzando le istruzioni in 2.4.3.5.1 relative alla corrosione interna. Dovra' essere attribuito un fattore aggiuntivo da 50 a 100 nei casi di possibilita' di corrosione esterna non visibile. Tuttavia, la assegnazione di un apposito fattore non risulta necessaria qualora il rivestimento isolante sia efficacemente sigillato o vi sia possibilita' di ispezione e monitoraggio in atmosfera corrosiva. 2.4.3.6 Perdite dai giunti e attraverso le guarnizioni (fattore 0-60) Il fattore in oggetto dovra' essere scelto tenendo conto del tipo di progettazione e dei materiali di costruzione adoperati con le seguenti modalita': fattore Costruzione saldata per la maggior parte dei giunti, con, in piu', accoppiamenti flangiati di tipo noto perche' non crea problemi, con i premistoppa delle pompe e delle valvole a tenuta stagna 0 Tenute di pompe e premistoppa presumi bilmente soggette a qualche perdita di lieve entita' 20 Accoppiamenti flangiati noti per essere soggetti regolarmente a perdite di lieve entita' 30 Problemi notevoli di tenuta del processo 60 2.4.3.7 Rischi dovuti a fatica per vibrazioni e carichi ciclici con cedimento delle fondazioni o delle staffe di sostegno (fattore 0-100) Queste situazioni introducono rischi di fatica nelle apparecchiature i quali aumentano il rischio potenziale dell'unita'. In tali circostanze si dovra' utilizzare un fattore fino a 50, scelto in funzione del grado di rischio presentato e della correttezza della progettazione. Nel caso in cui le strutture sopraelevate costituiscano sorgenti potenziali di rischio, si dovra' attribuire un fattore fino a 30 in dipendenza delle probabili conseguenze di un cedimento dell'unita' di sostegno. Usare un fattore pari a 50 ove un serbatoio sia montato su celle di carico o attrezzature similari, o nelle operazioni di riempimento di cisterne per il trasporto stradale o ferroviario quando il loro moto possa provocare l'instabilita' del serbatoio. Rischi di origine naturale sono associati in particolare a zone ben delimitate. Ove si sia in tali zone, si dovra' utilizzare un fattore fino a 100, da definire in funzione dell'aumento prevedibile del rischio. 2.4.3.8 Processo o reazioni difficili da controllare (fattore 20-300) In questo paragrafo vengono forniti i fattori da attribuire alle reazioni esotermiche e alle reazioni secondarie esotermiche, ove sussista la possibilita' di perderne il controllo. Nel caso di reazioni liquido-liquido e liquido-gas vi e' una quantita' tampone che agisce come agente smorzatore dei rischi introdotti da una variazione del tasso di aggiunta di un componente. In tale situazione si dovra' utilizzare un valore compreso tra 20 e 75. Nei sistemi in fase gassosa i fattori dovranno essere scelti tra 100 e 300 a seconda del grado di difficolta' di controllo prevedibile. Qualora il processo venga normalmente effettuato ad una temperatura inferiore per meno di 20 C alla temperatura specificata come limite di sicurezza, dovra' assegnarsi un fattore pari a 100. Altri aspetti da considerare nel caso di difficolta' di controllo sono l'influenza delle impurita', la dipendenza dalla quantita' di catalizzatore e la generica suscettibilita' della reazione a sfuggire improvvisamente al controllo senza alcun preavviso. I fattori da attribuire dovrebbero essere scelti nel campo tra 20 e 300 in funzione delle conseguenze prevedibili. Ove il processo si svolga in serbatoi non a tenuta stagna e le sostanze in essi contenute possano andare in ebollizione, causando un traboccamento, si dovra' attribuire un fattore pari a 75. 2.4.3.9 Funzionamento all'interno o in prossimita' del campo di infiammabilita' (fattore 25-450) Nel caso di stoccaggio di liquidi infiammabili in serbatoi chiusi senza sfiato all'atmosfera, impiegare un fattore pari a 25 ove nello spazio vapore si entri nel campo di infiammabilita' in caso di fuoriuscita accidentale. Nel caso di liquidi infiammabili stoccati in condizioni tali che lo spazio vapore si trovi (in condizioni normali o di equilibrio) al di fuori del campo di infiammabilita', ma tuttavia potrebbe entrarvi durante il riempimento o lo svuotamento o in caso di situazioni non frequenti e tuttavia normali, attribuire un fattore pari a 50. Un'atmosfera infiammabile si puo' fermare al di sopra di liquidi stoccati ad una temperatura inferiore al loro punto d'infiammabilita', sia per immissione di liquido bollente che per formazione di nebbie o di getti di vapore a seguito di riempimento a spruzzo. Impiegare in tal caso un fattore pari a 50. Nel caso di fusti vuoti o di altri tipi di contenitori che abbiano contenuto sostanze infiammabili e non siano stati completamente decontaminati o bonificati, si dovra' attribuire un fattore pari a 150. Alle unita' di processo operanti in prossimita' del campo di infiammabilita' e per le quali ci si debba affidare alla strumentazione per il mantenimento di un'atmosfera non infiammabile, si dovra' attribuire un fattore pari a 100. Ai processi operanti costantemente all'interno del campo d'infiammabilita' dovra' essere attribuito un fattore pari a 150. Ove una unita' di processo operi con una miscela di vapori o gas molto vicini alla composizione stechiometrica (in un campo compreso tra 0,9 e 1,4 volte la composizione stechiometrica del combustibile), il rischio potenziale di esplosione viene chiaramente reso massimo e gli si dovra' attribuire un fattore pari a 200. Per le miscele combustibile/aria per le quali questo campo di composizione corrisponda a quello detonabile, si dovra' attribuire un fattore aggiuntivo pari a 250. 2.4.3.10 Rischio di esplosione superiore alla media (fattore 40-100) Impiegare un fattore pari a 40 nei processi in cui si adoperano liquidi infiammabili o gas infiammabili liquefatti, a temperature e pressioni tali che una fuga dalle apparecchiature ne produrrebbe la rapida vaporizzazione e la probabile formazione di una concentrazione infiammabile in una vasta zona dell'edificio o dell'atmosfera circostante. Ai processi che introducono il rischio di esplosioni nel vapor d'acqua, attribuire un fattore pari a 60. Nel caso di serbatoi di stoccaggio contenenti una fase acquosa con serpentini di riscaldamento a vapor d'acqua immersi in uno strato di idrocarburi o di altri liquidi infiammabili, con conseguente rischio di inversione degli strati, attribuire un fattore pari a 60. Per le operazioni suscettibili di accumulo di contaminanti i quali possano causare un'esplosione, attribuire un fattore pari a 100. Ove si stia valutando la possibilita' di effettuare un aumento delle quantita' in processo e le esperienze di esercizio di cui si e' a conoscenza suggeriscano che, attuando cio', si potrebbe verificare un aumento della reattivita' o della natura del rischio presentato dal processo, attribuire un fattore non minore di 60. Nelle unita' in cui possano accumularsi sottoprodotti, prodotti di corrosione o residui i quali siano in grado di influire sulla stabilita' delle sostanze trattate, fino a provocarne la scomposizione, adottare un fattore non inferiore a 50. Nei casi in cui sia previsto lo stoccaggio di liquidi infiammabili criogenici o ossidanti e di gas infiammabili refrigerati, applicare un fattore pari a 80. 2.4.3.11 Rischio di esplosione di polveri o nebbie (fattore 30-70) Per i processi nei quali le sostanze sono manipolate in maniera tale che rischi di esplosione di polveri o nebbie all'interno o all'esterno delle apparecchiature possano insorgere esclusivamente per disfunzioni o rotture delle apparecchiature stesse, adottare un fattore pari a 30. Attribuire un fattore pari a 50 qualora il processo o le operazioni effetuate facciano uso di un liquido infiammabile tale che sia possibile la formazione di nebbia all'interno di un'apparecchiatura. Ai processi nei quali il rischio di formazione di polveri o nebbie sia quasi sempre presente, si dovra' attribuire un fattore variabile da 50 a 70. 2.4.3.12 Processi utilizzanti ossidanti gassosi ad alta potenza (fattore 0-400) Il calcolo e' basato sul confronto dell'ossidante col caso normale dell'aria come comburente. Non e' necessario applicare alcun fattore se l'ossigeno, il protossido di azoto o il biossido di azoto sono presenti in percentuali inferiori al 21%, se l'ossido di azoto e' in percentuali inferiori al 26% o il cloro e' in percentuali inferiori al 39%. MISCELA OSSIDANTE FATTORE (% in vol.) Ossigeno 02 (100) 300 Protossido o biossido di azoto N2O o NO2 (100) 300 Ossido di azoto NO (100) 230 Cloro Cl2 (100) 125 Aria arricchita di ossigeno 02 totale (x) 300*(x-21)/79 N2O o NO2/gas inerte N2O o NO2 (x) 300*(x-21)/79 NO/gas inerte NO (x) 230*(x-26)/74 Cloro/gas inerte Cl (x) 125*(x-39)/6/1 N.B.:Usare un fattore pari a 400 nei casi in cui si possa formare NO2 liquido dando luogo all'insorgere di un rischio di esplosione in fase condensata. Ove un ossidante sia ottenuto da un gas liquefatto adoperando un vaporizzatore, dovra' attribuirsi un fattore aggiuntivo pari a 200. 2.4.3.13 Suscettibilita' del processo all'accensione (fattore 0-100) La suscettibilita' all'ignizione del combustibile aumenta quando il comburente viene variato da aria ad un ossidante ad elevata potenza e, per tenerne conto, si deve prevedere un apposito fattore. Tale fattore dovra' tener conto della possibile formazione di prodotti collaterali piroforici o di qualsiasi altra sostanza instabile che possa agire come efficace sorgente di ignizione. Il fattore deve essere scelto come segue: Per O2, N2O o NO puri, impiegare 50 Per Cl2 o NO2 puri, impiegare 75 Per ossidanti diluiti impiegare un fattore dedotto per proporzionalita' lineare e che fornisca zero per il 21% O2, 21% N2O, 26% NO, 21% NO2 e 39% Cl2 (su base priva di combustibile), come nel paragrafo precedente. Ove un processo possa produrre piccole quantita' di perossidi instabili o di sostanze piroforiche che possano innescare l'accensione di miscele di vapori, impiegare un fattore aggiuntivo pari a 25. Impiegare un fattore pari a 100 nei processi in cui sia adoperato un liquido suscettibile di accensione per compressione adiabatica di bolle e la tecnica di manipolazione possa causare cio' per cavitazione di pompe o per pompaggio contro coperchi chiusi. 2.4.3.14 Rischi elettrostatici (fattore 10-200) Rischi elettrostatici possono essere introdotti ove una unita' contenga: polveri e sostanze granulari in movimento; liquidi puri ad alta resistivita'; liquidi contenenti due fasi; scarichi di gas contenenti due fasi; o quando l'apparecchiatura considerata sia realizzata con materiali isolanti o abbia rivestimenti interni isolanti (ad esempio di plastica o gomma). Le polveri e le sostanze granulari ad alta resistivita' (ad esempio materiali isolanti elettrici) possono generare cariche elettrostatiche quando scorrono all'interno di apparecchiature, condutture o silos di un impianto. Si dovra' impiegare un fattore compreso tra 25 e 75, piu' un fattore aggiuntivo pari a 50 qualora l'apparecchiatura sia fabbricata con materiale isolante o possieda rivestimenti isolanti (inclusi i rivestimenti dei fusti in politene sciolto). I liquidi organici che siano essenzialmente puri possono essere considerati a rischio minimo se la loro conduttivita' (inverso della resistivita') e' superiore a 1*E-10 S/cm; tuttavia agli idrocarburi altamente puri, che sono essenzialmente non conduttori, dovra' essere attribuito un fattore che sara' scelto nel campo da 10 a 100 e sara' basato sulla conduttivita' della sostanza nello stato in cui essa si trova nell'impianto. I liquidi organici solo moderatamente puri o quelli manipolati in stato contaminato di modo che la loro conduttivita' sia maggiore di 1*E-11 S/cm, possono essere considerati di rischio minimo. Ove possano essere presenti due fasi (un solido in sospensione o un secondo liquido immiscibile) dovra' adoperarsi un fattore compreso tra 50 e 200. Certi gas, se scaricati ad elevata velocita', possono anch'essi generare cariche elettrostatiche. In questo caso di dovra' scegliere un fattore compreso tra 10 e 50. 2.4.4 - RISCHI DOVUTI ALLE QUANTITA' Si attribuisce un fattore per i rischi aggiuntivi connessi con l'uso di grossi quantitativi di sostanze combustibili, infiammabili, esplosive o decomponibili. La quantita' di sostanza (K) deve essere espressa in tonnellate e il fattore di quantita' Q deve essere determinato utilizzando le figure da 5 a 7 che si estendono fino a 80000 tonnellate. Per quantita' inferiori a 100 Kg (0,1 t), impiegare un valore minimo di Q pari ad 1. 2.4.5 - RISCHI CONNESSI ALLA DISPOSIZIONE DI IMPIANTO Le varie configurazioni di progetto e di planimetria dell'unita' da valutare possono introdurre rischi ulteriori. 2.4.5.1. Altezza: H (unita' di misura: metro) L'altezza dell'unita', in metri, viene impiegata per il calcolo dell'indice di esplosione in aria. Essa si definisce come altezza al di sopra del livello normale del suolo, tenendo conto della posizione di parti principali quali le tubazioni principali di derivazione delle colonne di distillazione o di reazione i condensatori dei prodotti di testa o i serbatoi di alimentazione sopraelevati, escludendo pero' le tubazioni dei condotti di sfiato. 2.4.5.2 Area normale di lavoro: N (unita' di misura: metri quadrati) L'area normale di lavoro di una unita' di processo puo' essere definita come la superficie in pianta della struttura associata all'unita', ampliata di quanto necessario per includervi le pompe e qualsiasi altra apparecchiatura collegata non rientrante nella superficie in pianta della struttura. Per i grossi ponti di tubazioni, l'area normale di lavoro si definisce quella ricavata moltiplicando la larghezza massima del ponte di tubazioni per la distanza compresa fra i pali o i tralicci di sostegno. L'area normale di lavoro, nel caso di tubazioni in trincea o per unita' di tubazioni in linea installate al livello del suolo o vicino ad esso (entro un'altezza di 1,5 m), si definisce come prodotto della larghezza effettiva della trincea contenente la tubazione (o la larghezza esistente fra i recinti di protezione nel caso di linee di tubazioni sopra il livello del terreno), per la lunghezza. Nel caso di serbatoio (o di serbatoi) di stoccaggio disposto entro un bacino di contenimento valutato come unita' singola, l'area normale di lavoro si definisce come superficie effettiva, in pianta, del serbatoio stesso, piu' la superficie localizzata occupata dalle pompe e dalle tubazioni associate quando queste siano incluse nella sezione d'impianto considerata quale unita' da valutare. Nel caso di serbatoi di stoccaggio interrati (a non piu' di 10 m al di sotto del livello del suolo), l'area normale di lavoro si definisce come la loro area in pianta. 2.4.5.3 Progettazione della struttura (fattore 0-200) 2.4.5.3.1 Unita' di processo La caratteristica piu' importante da considerare e' l'altezza alla quale risultano presenti nell'unita' quantita' significative di sostanze infiammabili. Per strutture di processo aperte contenenti sostanze infiammabili dovranno essere attribuiti fattori secondo la tabella seguente: Altezza della base (m) Quantita' (t) minore 1 1 - 5 maggiore 5 minore 2 0 0 0 2 - 6 0 10 30 maggiore 6 0 30 50 L'altezza della base e' la quota, al di sopra del livello normale del suolo, della base del serbatoio contenente la sostanza infiammabile. I fattori possono essere dimezzati qualora il serbatoio abbia un bacino di contenimento locale in grado di contenere la capacita' massima del serbatoio stesso. Alle unita' di processo contenenti oltre 5 t di sostanze infiammabili all'interno di un edificio con pavimenti pieni, attribuire un fattore aggiuntivo da scegliersi a seconda del tasso di ventilazione, come di seguito indicato: Ricambi d'aria/h minore 6 6 - 12 maggiore 12 Fattore 100 50 25 2.4.5.3.2 Unita' di stoccaggio Impiegare un fattore pari a 50 quando la base o il punto piu' basso di un serbatoio o recipiente di stoccaggio siano situati piu' di 2 m sopra il livello del terreno nella posizione in cui il serbatoio o il recipiente si trovano. Applicare un fattore pari a 30 nel caso di recipienti o serbatoi di stoccaggio nei quali il centro di gravita' del contenuto (in condizioni di riempimento massimo) si trovi ad un'altezza superiore di 10 m, o piu', al livello generale del suolo nelle vicinanze. 2.4.5.3.3 Sale compressori Alle sale di compressione di gas infiammabili dovra' attribuirsi un fattore pari a 40 se si tratta di costruzioni a tetto di tipo olandese con ventilatori posizionati sul colmo, o un fattore pari a 200 nel caso di murature continue fino al suolo. 2.4.5.3.4 Sostanze il cui vapore ha densita' elevata Si dovra' applicare un fattore quando l'unita' consista in un fabbricato o in una struttura contenenti sostanze infiammabili con densita' di vapore pari a 3 o superiore relativa all'aria. Tale fattore si dovra' determinare in base alla ventilazione prevista, secondo la classificazione seguente: Ventilazione Fattore Aria forzata a bassi livelli con almeno 3 ricambi d'aria/h 0 Solo ventilazione naturale 50 Estrazione a livelli elevati che produca esclusivamente flusso d'aria ascendente 100 2.4.5.4 Effetti domino (fattore 0-250) Quando piu' unita' di processo o edifici siano prossimi l'uno all'altro, un incidente che si verifichi in una unita' puo' coinvolgere quelle adiacenti. In questi casi risultano fattori determinanti l'altezza e la distanza tra le unita'. In funzione di cio' si consigliano i seguenti fattori: Altezza dell'unita' fattore H (in metri) minore 20 0 20 - 30 50 30 - 45 100 45 - 65 150 maggiore 65 200 Se il rapporto tra l'altezza e la dimensione inferiore della base (lunghezza o larghezza) dell'unita' e' maggiore di 3 ed H 15 m, attribuire un fattore addizionale pari a 5 volte tale rapporto. Non attribuire alcun fattore ai serbatoi di stoccaggio aventi la base al livello del suolo. 2.4.5.5 Conformazione al di sotto del suolo (fattore 50 - 150) Dovra' essere attribuito un fattore pari a 150 alle unita' dotate di piani sotto il livello del suolo, bacini di raccolta o di separazioni, pozzetti per le pompe o altri tipi di pozzetto al di sotto del suolo all'interno dell'area normale di lavoro. Tale fattore non va tuttavia attribuito alle zone di contenimento contornanti serbatoi o sfere di stoccaggio ricavate da scavi eseguiti nel terreno e neanche agli impianti di separazione o di trattamento di effluenti o ai bacini di scarico valutati singolarmente, a condizione che siano separati dall'area di lavoro dell'unita' di processo. Ai serbatoi interrati dovra' essere attribuito un fattore pari a 50 per tener conto del piu' elevato potenziale di corrosione. 2.4.5.6 Drenaggio di superficie (fattore 0-100) Nessuna penalita' va attribuita se il punto di drenaggio si trova all'esterno dell'area normale di lavoro e se la pendenza del suolo e' gia' di per se' sufficiente a trasportare le sostanze versate lontano dall'unita'. Per gli spandimenti all'interno dell'area normale di lavoro non va assegnato alcun fattore ove la sostanza sia convogliata verso una rete di raccolta separata. Impiegare un fattore pari a 50 se la rete di raccolta interseca l'area normale di lavoro e pari a 100 qualora non vi siano una pendenza o un dislivello adeguati entro l'area normale di lavoro. 2.4.5.7 Altre caratteristiche (fattore 50-250) E' importante l'esistenza di un adeguato accesso per le operazioni antincendio. Per unita' di processo aventi un'area normale di lavoro compresa tra 400 e 2000 metri quadrati, che non sia dotata di strade di accesso larghe almeno 7 m su tre fronti, impiegare un fattore pari a 75. Similmente, ove l'area normale di lavoro sia maggiore di 2000 metri quadrati, attribuire un fattore pari a 125. Per unita' di processo situate a non piu' di 10 m da sale di controllo, mense, palazzine per uffici, o dai confini dello stabilimento, attribuire un fattore pari a 50. Esso deve essere portato a 250 per un'unita' di processo installata sopra o sotto sale di controllo, uffici o qualsiasi altra area comunque occupata da persone. 2.4.6 - RISCHI PER LA SALUTE IN CASO D'INCIDENTE Questo paragrafo tiene conto degli effetti di ritardo, causato dalla tossicita' del materiale, nell'affrontare un incidente in sviluppo o una minaccia d'incidente. Infatti, poiche' un incidente generalmente implica la fuoriuscita di una sostanza, ove gli operatori, per avvicinarsi al punto di rilascio, debbano indossare equipaggiamenti di protezione vi sara' un ritardo nell'affrontare l'incidente ed una maggiore probabilita' che si verifichino un incendio o un'esplosione rilevanti. Le proprieta' tossicologiche (PT) della sostanza, riportate nella tab. 9, per le piu' importanti sostanze dell'All. III al DPR 175/88, sono valutate come somma degli indici indicati in tab. 7 parte B attribuibili a ciascuna proprieta'. Il valore da attribuire al fattore s si calcola dividendo per 50 la somma dei coefficienti attribuiti, per la sostanza in esame, a ciascun parametro, moltiplicando poi il risultato per 100. Il valore di s variera' pertanto tra o e 100. 2.5 - PARAMETRI RELATIVI ALLA TOSSICITA' Per la determinazione della tossicita', riferita all'esposizione personale diretta ed ambientale, si tiene conto di alcune proprieta' chimico-fisiche, delle proprieta' tossicologiche, ecotossicologiche e delle quantita' di sostanze. Tali proprieta' vengono ponderate con coefficienti legati al comportamento della sostanza nell'ambiente oltre che alla modalita' di esposizione. 2.5.1 - CALCOLO DELL'INDICE INTRINSECO DI TOSSICITA' DI CIASCUNA SOSTANZA PRESENTE NELL'ATTIVITA' INDUSTRIALE. Per ciascuna sostanza coinvolta nel'attivita' industriale si deve calcolare l'indice intrinseco di tossicita' (IIT), che esprime l'indice di tossicita' legato alle proprieta' intrinseche di una data sostanza, relativamente all'esposizione personale diretta e ambientale. Tale indice viene calcolato utilizzando la seguente espressione: (PCF'+PT+PET) * BC * (PED + DA * PE) IIT = --------------------------------------- * 100 976,5 dove: PCF': valore dei coefficienti attribuiti ad alcune proprieta' chimico-fisiche considerate rilevanti agli effetti tossici (riportati in tab. 7 Parte A) PT: Valore dei coefficienti attribuiti alle proprieta' tossicologiche (riportati in tab. 7 Parte B) PET: valore dei coefficienti attribuiti alle proprieta' ecotossicologhiche (riportati in tab. 7 Parte C) BC: coefficiente attribuito alla bioconcentrazione (riportati in tab. 7 Parte D) PED: coefficiente attribuito alla pluralita' di esposizione diretta (riportati in tab. 7 Parte D) DA: coefficiente attribuito alla diffusione ambientale (riportati in tab. 7 Parte D) PE: coefficiente attribuito alla persistenza (riportati in tab. 7 Parte D) Ciascun valore di PCF', PT e PET sopra indicati andra' calcolato come somma degli indici attribuibili a ciascuna proprieta'. I parametri BC, PED, DA e PE sono valori singoli, scelti sulla base della tab. 7 (Parte D) rilevabili dalle caratteristiche di ciascuna sostanza. Nella tab: 9 sono riportati gli indici intrinseci di tossicita' per le piu' importanti sostanze dell'All. III al DPR 175/88. 2.5.2 - QUANTITA' Deve essere fornita la ripartizione delle quantita' che si dispongono nelle varie unita' in esame, per ciascuna sostanza, in relazione alla somma delle quantita' complessivamente presenti nell'attivita' industriale. 2.5.3 - NOTE PER L'APPLICAZIONE DEL CALCOLO DELL'INDICE INTRINSECO DI TOSSICITA' 2.5.3.1 Esclusioni Le proprieta' chimico-fisiche, riportate nella Tabella 7 - Parte A - sono considerate rilevanti in quanto contribuiscono all'esplicazione degli effetti tossici sull'uomo e/o sull'ambiente; tuttavia, rimane determinante la presenza o meno di proprieta' legate ad effetti tossici e se questi sono assenti o particolarmente limitati non sarebbe corretto basare la valutazione dell'indice intrinseco di tossicita' essenzialmente sul contributo portato dalle proprieta' chimico-fisiche. In base a tali considerazioni non vengono incluse nel calcolo dell'indice intrinseco di tossicita' le sostanze per le quali le proprieta' tossicologiche e le proprieta' ecotossicologiche comportino rispettivamente un indice non superiore a un decimo degli indici massimi possibili (ricavato da Tab. 7 - Parte B e parte C) e cioe' 5 per le proprieta' tossicologiche e 2,5 per le proprieta' ecotossicologiche. 2.5.3.2 Osservazioni sull'attribuzione dei coefficienti relativi ai parametri moltiplicativi 2.5.3.2.1 - PLURALITA' DI ESPOSIZIONE a) PERSONALE: Questo tipo di esposizione riguarda l'eventuale assorbimento attraverso alimenti, acqua, prodotti di uso personale contaminati a seguito di incidente. b) DOMESTICA: si intende con questo termine la potenziale contaminazione di luoghi di abitazione, di uso civile, sociale e ricreativo. c) PROFESSIONALE: Il riferimento e' rivolto, ovviamente, all'ambiente di lavoro. 2.5.3.2.2 - DIFFUSIONE AMBIENTALE La possibilita' che si realizzi una contaminazione generalizzata su una vasta area e' correlata anzitutto alla quantita' in gioco, che tuttavia trova separata e specifica valutazione. In questo parametro si considera il tipo di diffusione che e' piuttosto legata alle caratteristiche della sostanza. La diffusione sara' quindi tanto maggiore, quanto piu' la sostanza ha caratteristiche che la favoriscono, come lo stato gassoso o lo stato liquido associato a basso punto di ebollizione, o lo stato solido associato a bassissime dimensioni delle particelle. Invece sostanze pesanti tenderanno a ricadere al suolo in prossimita' del punto di emissione, determinando una diffusione localizzata, circoscrivibile in zone relativamente ristrette. Va pure considerato il caso di contaminazioni di per se' circoscritte che tuttavia, per effetto di idrosolubilita', possono estendersi o comunque determinare contaminazioni secondarie. 2.5.3.2.3 - PERSISTENZA Questo parametro e' legato a condizioni sufficientemente chiare, descritte da dati sperimentali o da non difficili analogie strutturali. Considerato comunque l'impatto iniziale possibile anche nel caso di sostanze poco persistenti, il coefficiente minimo e' 0,5. 2.5.3.2.4 - BIOCONCENTRAZIONE Anche in questo caso, vale quanto detto al punto 2.5.3.2.3, considerata la possibilita' di concentrazione di piccole tracce, il coefficiente minimo e' 0,5. 3 - II FASE: COMPENSAZIONE Le varie caratteristiche di sicurezza e le misure preventive incorporate in un'unita' di un certo impianto possono essere suddivise in due grandi aree, tendenti rispettivamente alla: (i) riduzione del rischio attraverso la riduzione del numero degli incidenti (par. 3.1); (ii) riduzione del rischio attraverso la riduzione dell'entita' potenziale degli incidenti (par. 3.2) La prima area comprende le configurazioni di sicurezza e le misure preventive principalmente rivolte ad evitare incidenti e che, presumibilmente, possono conseguentemente produrre una riduzione del numero di incidenti. Le caratteristiche compensative che possono condurre ad una diminuzione del numero di incidenti sono il tipo di progettazione meccanica, le strumentazioni di controllo e di sicurezza, le procedure di esercizio e di manutenzione, l'addestramento del personale, la buona conduzione e il buono stato di manutenzione degli impianti. Alcune di queste caratteristiche agiscono direttamente per la compensazione del potenziale di rischio, mentre altre, come l'addestramento del personale, agiscono indirettamente, in quanto assicurano che le configurazioni di progetto non vengano eluse o eliminate. La seconda area comprende le caratteristiche di sicurezza e le misure preventive che contribuiscono a ridurre l'entita' di qualsiasi incidente che possa verificarsi e sono intese a minimizzare i danni conseguenti ad un incendio o a una esplosione. Tale compensazione risulta indispensabile, in quanto e' impossibile eliminare completamente il rischio che un incidente si verifichi. Come esempi in tale area si possono citare i sistemi di protezione antincendio e i sistemi antincendio fissi 3.1 - TRATTAZIONE DELLE MISURE COMPENSATIVE VOLTE A RIDURRE IL NUMERO DI INCIDENTI Le misure compensative, in questa area, possono essere raggruppate sotto tre voci: contenimento, controllo del processo e atteggiamento nei riguardi della sicurezza. Per ciascuna voce, sono specificate le configurazioni cui si puo' fare affidamento durante la compensazione e si suggeriscono i fattori appropriati. 3.1.1 Contenimento Questo paragrafo si occupa della riduzione del rischio risultante dall'adozione di standard di progetto elevati per gli apparecchi e le tubazioni a pressione, nonche' dalla loro protezione da effetti di danneggiamento o urto accidentale. Si da' qui credito ad una adeguata protezione contro la sovrappressione interna e alle parti dell'impianto per le quali sono previsti sfoghi o scarichi adeguati e sicuri. Vanno considerati come compresi in questa voce anche i sistemi di rilevazione di fughe ad avviso precoce. Il principale scopo della riduzione del rischio sotto questa voce e' quello di ridurre il numero delle perdite che si verificano. Per sistemi che prevedono l'impiego di quantita' notevoli di sostanze pericolose, le autorita' regolamentari preposte potrebbero richiedere standard di progettazione piu' elevati del normale, in considerazione del rischio di incidente rilevante.. In tal caso dovranno essere attribuiti ed impiegati appositi fattori di compensazione in quanto, nel progetto finale, tali standard elevati saranno necessariamente presenti. 3.1.1.1 Apparecchi a pressione Per standard minimo di progettazione e fabbricazione degli apparecchi a pressione deve intendersi quello corrispondente agli apparecchi saldati costruiti in acciaio secondo la categoria III di cui alla Raccolta S dell'ex ANCC. Per tale standard minimo non deve assegnarsi alcun fattore di compensazione. Per gli apparecchi costruiti secondo le categorie II e I della Raccolta stessa, si adotteranno fattori compensativi rispettivamente pari a 0,9 e 0,8. Qualora siano impiegati altri metodi di progettazione (apparecchi chiodati o altro), ovvero materiali diversi dall'acciaio, i fattori compensativi dovranno essere scelti dopo aver raffrontato i relativi requisiti con le suddette categorie, facendo comunque riferimento alla vigente normativa italiana sugli apparecchi a pressione. 3.1.1.2 Serbatoi di stoccaggio verticali non a pressione Questo paragrafo si riferisce ai serbatoi utilizzati per lo stoccaggio di liquidi e di gas liquefatti a pressioni comprese tra 6 mbar di vuoto interno fino ad una pressione massima interna del vapore pari a 140 mbar, piu' il peso del contenuto. Si puo' attribuire un fattore compensativo qualora i collaudi e i controlli non distruttivi siano stati eseguiti secondo standard piu' elevati di quelli specificati nella terza categoria di saldatura di cui alla raccolta S della ex ANCC oppure, per i serbatoi fino a 10 m di diametro, qualora sia stato previsto un sovraspessore di corrosione. I serbatoi di grande diametro ( 10 m) dovranno essere considerati equivalenti ai serbatoi a pressione della III categoria di saldatura di cui alla raccolta S della ex ANCC e, pertanto, non giustificano l'attribuzione di un fattore, anche se le norme di progettazione richiedono qualche limitato controllo non distruttivo; la situazione non muta anche nel caso in cui sia stato previsto un sovraspessore di corrosione, in quanto i benefici che ne derivano sono, proporzionalmente, di entita' inferiore per i serbatoi di grandi dimensioni rispetto a quelli piccoli. I fattori consigliati sono: Diametro del serbatoio Misure adottate Fattore minore 10 m Normative di collaudo di livello piu' elevato o sovraspessore di corrosione 0,9 oppure, eccezionalmente, 0,8 maggiore 10 m normative di collaudo di livello piu' elevato 0,9 3.1.1.3 Condotte di trasferimento Nell'effettuare la scelta dei fattori suggeriti di seguito, bisogna esaminare se la progettazione (i) esclude gli accoppiamenti flangiati per quanto possibile, (ii) impiega una progettazione ottimale per i giunti essenziali, e (iii) e' in grado di minimizzare le perdite da altri elementi del sistema. Esempi di caratteristiche di progettazione appartenenti all'ultima categoria sono l'impiego di dispositivi speciali a doppia tenuta, di tenute a soffietto e di pompe a giranti inserite in casse a tenuta. I fattori di compensazione consigliati sono: Fattore Condotta progettata e costruita secondo ubicazione di classe 1,2,3 o 4 in accordo con la clausola 841.151 (rif. 5) 0,9 Condotta realizzata in categoria piu' elevata di un livello rispetto a quello richiesto 0,8 Condotta realizzata in categoria piu' elevata di due livelli rispetto a quello richiesto 0,7 Condotta realizzata in categoria piu' elevata di tre livelli rispetto a quello richiesto 0,6 Si consiglia un fattore aggiuntivo quando siano impiegati standard di progetto piu' elevati per i giunti, le valvole e le pompe del sistema. Qualora si applichi piu' di uno dei fattori consigliati, essi dovranno essere moltiplicati tra loro, per ottenerne un fattore globale. Condotte interamente saldate, radiografate al 100%, senza flange (esclusi i punti di sezionamento con valvole), come specificato nella clausola 846.11 del rif. 5 0,9 Flange da saldare di testa in luogo di flange a sovrapposizione in tutte le posizioni con flange 0,95 Flange a gradino e giunti a incastro (ghiere interne ed esterne o dispositivi a trappola) in tutte le posizioni con flange 0,95 Progettazioni a giranti scatolate; valvole con soffietti sigillati o altri dispositivi speciali di tenuta degli alberi 0,95 Il fattore globale, ricavato in questo paragrafo, puo' essere ridotto al massimo fino a 0,5. 3.1.1.4 Involucri e bacini di contenimento supplementari Il contenimento di un serbatoio o una condotta puo' essere migliorato realizzando un secondo e,eventualmente, un terzo involucro di contenimento. Un fattore di compensazione si giustifica pero'solo se questi involucri costituiscono una ulteriore barriera destinata a tenere prima che possa verificarsi una perdita. I fattori consigliati per gli involucri supplementari sono: Serbatoi di stoccaggio Stoccaggio a pressione atmosferica di liquidi, incluso lo stoccaggio refrigerato, con seconda parete di contenimento estesa a tutta l'altezza del serbatoio e in grado di resistere al carico dovuto al cedimento della parete principale, nonche' allo shock termico, se necessario 0,45 Apparecchi a pressione Un secondo involucro all'esterno del rivesti mento in grado di resistere alla pressione 0,5 Qualora il secondo involucro circondi il primo con piu' di 150 mm di rivestimento, sia effettivamente a tenuta ed abbia una resistenza equivalente a quella di una parete di 3 mm di acciaio dolce 0,75 Contenitori trasportabili Se provvisti di ripari di protezione dagli urti con resistenza equivalente ad uno spessore di 12 mm di acciaio dolce 0,8 (Questo fattore puo' essere impiegato in aggiunta ad uno dei fattori relativi al doppio involucro sopra elencati) Condotte di trasferimento Seconda parete esterna a tenuta, con resistenza equivalente ad almeno 6 mm di acciaio dolce 0,6 Nei casi eccezionali in cui sia prevista una terza parete di contenimento, i fattori per ciascuna parete dovranno essere valutati separatamente come sopra per ricavarne, quindi, un fattore combinato come prodotto dei due singoli fattori. Serbatoi di stoccaggio con bacini di contenimento Requisiti standard per liquidi infiammabili 0,95 Bacino di contenimento elevato sino al 50% dell'altezza del serbatoio piu' alto o di altezza superiore a quella di normale standard per tener conto di un possibile traboccamento di schiume 0,75 Pareti del bacino di contenimento con pendenza verso l'interno aggiuntivo 0,85 Area di base cementata o spianata con minima superficie scoperta aggiuntivo 0,9 oppure Bacino di contenimento a perfetta tenuta tale che la sostanza versatasi non possa disperdersi o permeare il terreno aggiuntivo 0,8 Lo spandimento di perdite da giunti di tubazioni puo' essere limitato con schermi in grado di prevenire gli spruzzi dei liquidi in fuga. Se gli schermi sono installati su tutti i giunti ed e' inoltre possibile realizzare rapidamente l'isolamento o la depressurizzazione della condotta, impiegare un fattore pari a 0,9. Ove il serbatoio sia progettato per resistere alle esplosioni interne, come puo' verificarsi nel caso di apparecchiature di impianti pilota o di ricerca, impiegare un fattore pari a 0,4. 3.1.1.5 Sistemi di rilevamento delle perdite e modalita' di reazione I fattori consigliati di seguito si riferiscono a rilevatori che intervengono al 25% del limite inferiore di infiammabilita': essi dovranno essere moltiplicati per 0,9 per rilevatori tarati al 10% del limite inferiore di infiammabilita'. Fattori consigliati: Punto di taratura 25% 10%