Il  testo  degli  articoli 4  e 5 riportati alla pag. 35, seconda
colonna,  e  36 della Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 46 del
25 febbraio 2003, e' sostituito dal seguente:
                              "Art. 4.
             Elementi comprovanti l'origine del prodotto
    La  denominazione  "Caseus  Romae tende ad enfatizzare, con l'uso
del  latino,  sia  l'antichita' di tale tradizione produttiva, che il
ruolo  preponderante esercitato dalla Campagna Romana nel consolidare
storicamente una produzione che risulta in ogni caso diffusa in tutto
il territorio regionale fin da epoca remota.
    Dall'indagine etimologica in epoca storica sono risultate in uso,
nel  tempo, numerose denominazioni per contraddistinguere un prodotto
o una famiglia di prodotti.
    Gli   elementi   che   comprovano  l'origine  del  prodotto  sono
costituiti da:
1. Riferimenti storici, che risalgono a tempi antichissimi:
        Teodoro  Pisciano,  grammatico  dei  secoli  IV e V, cita per
primo il termine Caseus Pecorinus;
        i  fregi  della  Tomba  etrusca  "Golini  presentano, tra gli
strumenti  da  cucina,  una  grattugia utilizzata per caci asciutti e
stagionati;
        M.P.  Catone raccolse le norme che regolano l'usufrutto della
pastorizia nella Roma repubblicana.
    Il latte di pecora aveva tre destinazioni: religiosa/sacrificale;
alimentare come bevanda; trasformazione in formaggi di pecora freschi
e stagionati;
        nelle  ricette  di  Catone, il formaggio di pecora riveste un
ruolo  fondamentale;  vengono  suggerite,  anche,  le  accortezze per
evitare che il formaggio fresco inacidisca;
        Virgilio  ricorda  che il cacio era presente nel rancio delle
legioni romane: 27 grammi al giorno;
        Columella  nel  "De  re  rustica  ,  libro  settimo, 7.2-8.3,
descrive dettagliatamente la "fabbricazione del cacio :
        Tomarelli,  anno  1926, nel capitolo "Principali formaggi che
si producono con il latte di pecora descrive la caciotta romana;
        Tomassetti  nel  suo libro "La campagna romana del 1910, tomo
I,  riporta  "Le  pecore  che  occupano  le nostre pianure sono circa
500.000,  e producono, ... oltre i latticini squisiti, tra i quali il
cacio pecorino ... ;
        R. Marracino, nel suo libro "Tecnica lattiero-casearia , anno
1962, descrive, riferendosi al 1950, le tecniche di lavorazione della
caciotta tipo romano.
2. Riferimenti culturali:
      Festa  della civilta' romana in onore della divinita' Pale, che
nel pantheon romano figurava come protettrice di greggi e pastori. Da
questa  dea,  prese  il  nome  il  colle Palatino, dove abitavano, in
origine, i pastori;
      Festa  della  divinita'  minore  Rumina,  dea dei poppanti, che
veniva venerata in un tempio vicino al ficus rumanilis posto ai piedi
del Palatino;
      Ercole  Metalli,  nel  suo  libro "Usi e costumi della campagna
romana  , anno 1903, mette in evidenza, come durante la pratica della
transumanza    e    monticazione,   il   vergaro,   in   riconoscenza
dell'ospitalita' offerta dal guardiano della tenuta, durante le tappe
di sosta, gli offre caciotte di pecora;
      nella  mostra "Migrazione e lavoro storia visiva della Campagna
Romana  del  1900,  a  cura  della Cooperativa Pagliaccetto, troviamo
numerose  fotografie  raffiguranti  pastori,  greggi  e  formaggi  di
pecora, caciotte;
      nel  trattato  di  Bartolomeo  Scappi  del 1570, i menu' per la
corte    Pontificia    comprendevano    "casci,   ...   caciocavalli,
provature ... .
3. Riferimenti statistici:
      Demarco,  nel  libro  "Statistica del Regno di Napoli del 1811,
mette  in  risalto  il  prezzo  piu'  basso e piu' alto in grani, del
prodotto cacio romano;
      la presenza del prodotto sui mercati dell'intera regione Lazio,
e'  avvalorata  dai  dati  rilevati  sui  mercuriali delle rispettive
C.C.I.A.A.  di  Roma  dal  1922-1949,  di  Viterbo  dal 1949-1964, di
Frosinone dal 1955-1999, di Latina dal 1951-1977;
      dalla   Borsa  merci  della  C.C.I.A.A.  di  Roma  si  nota  la
variazione di prezzo che tale prodotto ha subito dal 1979 al 1998;
      il  prof. R. Marracino nel suo libro "Tecnica lattiero-casearia
,  anno  1962,  riporta  che  nel 1950 erano prodotte 100.000 q.li di
caciotte.
4. Riferimenti  sociali ed economici, quali la presenza di produttori
che da anni effettuano questo tipo di produzione:
      la  tenuta  di  Castel  di  Guido;  da  una  comunicazione  del
direttore, l'azienda produceva nel 1969 circa 3.500 litri di latte di
pecora, che in parte veniva venduto tal quale ed in parte trasformato
nel  prodotto caciotta, come si evince dalla contabilita' di masseria
siglata dal vergaro e dal direttore nel 1958, 1960, 1965 e 1967;
      la  masseria  Gasparri,  dai  cui  libri  contabili si mette in
evidenza il prezzo al chilo e i chilogrammi totali prodotti di cascio
nelle  stagioni  agrarie  che vanno dal 1907 (prezzo al chilo di 1.90
lire per un totale di 3.018,50 kg) al 1925 (per un totale di 2.751,50
kg).
5. Numerose  sono  le  feste  campestri, sagre, manifestazioni che si
svolgono nei comuni della regione Lazio:
      dal  1978 si svolge nel comune di Fiamignano (Rieti) la "Mostra
Rassegna Ovina con Sagra della pecora e dei suoi prodotti ;
      da  circa  il  1970  si  svolge  nel comune di Barbarano Romano
(Viterbo) la festa della ricotta e del formaggio di pecora.
    L'origine   e'   comprovata,   inoltre,   dall'iscrizione   degli
allevatori,  dei  produttori  e  confezionatori  in  appositi elenchi
tenuti ed aggiornati dall'organismo di controllo di cui all'art. 7.
                               Art. 5.
                 Metodo di ottenimento del prodotto
Materia prima.
    La  materia  prima  del  formaggio  a  pasta semicotta e semidura
"Caseus  Romae  e'  costituita  da latte intero di pecora proveniente
dalle   razze:  Sarda  e  suoi  incroci,  Comisana  e  suoi  incroci,
Sopravvissana e suoi incroci, Massese e suoi incroci.
    Il latte viene munto a mano o meccanicamente due volte al giorno:
la  mattina  e  la sera. E' ammesso che il latte munto venga stoccato
per non oltre 4 mungiture.
    Il  latte,  previa  filtrazione  o  depurazione centrifuga, viene
refrigerato  a  circa 4o C e lavorato non oltre le 24 ore dall'ultima
mungitura.
    Nel  periodo  estivo,  quando  l'animale  si  trova  nello stadio
fisiologico  di asciutta, e' consentita la tradizionale pratica della
monticazione.
    Le   pecore   da   latte   usufruiscono   di   pascoli  naturali,
prati-pascolo   ed   erbai  caratteristici  dell'area  geografica  di
produzione  di cui all'art. 3. E' ammesso il ricorso all'integrazione
con  foraggi  secchi  e  con  concentrati,  escludendo  l'utilizzo di
sostanze  di  sintesi  e  di  organismi  geneticamente modificati. Le
pecore  da latte non devono essere soggette a forzature alimentari, a
stress   ambientali   e/o   sofisticazioni  ormonali  finalizzate  ad
incrementare la produzione.
Metodo di produzione.
    Il   latte  puo'  essere  lavorato  sia  crudo  che  dopo  essere
sottoposto  al trattamento della pastorizzazione a 63-72o C per 15-90
secondi  e  versato  nella  caldaia di lavorazione. A questo punto si
determina  il  grado di acidita' del latte e si provvede all'aggiunta
dei  fermenti  lattici  naturali  quali: Streptococchi e Lattobacilli
autoctoni.
    Il latte viene riscaldato fino alla temperatura di lavorazione di
35-38o  C, mantenendolo in agitazione per accelerare ed uniformare la
distribuzione  del  calore.  Raggiunta  la  temperatura desiderata si
versa  il caglio liquido naturale ottenuto dall'abomaso di agnelli di
provenienza nell'area di cui all'art. 3, in quantita' variabile da 30
a 50 g per hl di latte.
    Il  caglio  naturale  di  origine  animale  e'  costituito  da un
complesso  di  enzimi,  naturalmente  presenti nell'abomaso, quali la
chimosina,  la  pepsina e la gastrina. Tale prodotto enzimatico viene
estratto  dall'abomaso  di  abbacchio romano sacrificato, privato dei
tessuti  grassi  aderenti  alle pareti. Gli abomasi "pellette , cosi'
ottenuti,  sono  pronti  per  essere  destinati  l'essiccazione  o al
processo di congelamento.
    Per  ottenere  il  caglio liquido, le "pellette , precedentemente
essiccate  a  temperature di 25o - 30o C o congelate alla temperatura
di  -25o  C,  vengono  tagliuzzate  e  poste  a macerare in soluzione
d'acqua  e sale 10-20% (NaCl) alla temperatura di 12-15o C. In queste
condizioni  gli  enzimi passano per diffusione in salamoia. Il caglio
liquido   ottenuto   puo'  essere  sottoposto  alla  filtrazione  per
eliminare le impurezze presenti in sospensione.
    Dopo  15-20 minuti dall'aggiunta di caglio nel latte, si forma un
coagulo  omogeneo  a  consistenza  uniforme,  ossia  la  cagliata. Si
procede   alla   rottura   della   cagliata  con  attrezzature  quali
rompicagliata  o spini, fino a raggiungere le dimensioni di un chicco
di riso o nocciola, favorendo, cosi', lo spurgo.
    La  cagliata  viene riscaldata fino alla temperatura di 40-48o C.
Viene estratta dal siero in modo manuale con l'uso di teli e posta in
apposite  fascere  o stampi di plastica aventi dimensioni compatibili
con le altezze e le pezzature definite all'art. 2, ed in particolare:
      per pezzature da 1-4 kg: da 14 a 20 cm di diametro;
      per  pezzature  sopra  i  4  kg  fino  a 7 kg: da 18 a 22 cm di
diametro;
      per  pezzature  sopra  i  7  kg  fino a 15 kg: da 20 a 30 cm di
diametro; fascere regolabili con laccio;
      per  pezzature  sopra  i  15  kg fino a 30 kg: da 28 a 38 cm di
diametro, fascere regolabili con laccio.
    La  cagliata,  una  volta  posta  nelle fascere, vi rimane per un
periodo  di  circa 24 ore e viene sottoposta a compressione manuale o
meccanica,  in  modo  da  permettere  ulteriormente la fuoriuscita di
siero.
    La  formatura deve essere eseguita con 4-5 rivoltamenti in camera
calda, in condizioni di temperatura non inferiori a 20o C.
    Entro  le 24 ore il formaggio viene sottoposto alla salatura, che
puo' essere praticata:
      a  secco  (a mano), per aspersione o per soffregamento del sale
sulle  superficie  delle  forme di pezzatura compresa tra 1-30 kg; in
tale  caso  le  forme vengono lasciate a contatto con il sale a secco
per un periodo di circa 3 mesi;
      in  salamoia  per  pezzature  inferiori  ai  15  kg,  in vasche
contenenti  una  soluzione salina di NaCl minimo del 17%; in tal caso
le  forme  vengono  immerse  per un periodo minimo di 8 ore per kg di
prodotto/forma.
    La  stagionatura  avviene in locali idonei, con umidita' relativa
variabile  dall'80% al 95% e temperatura fra 12-18o C, per un periodo
variabile tra 1 e oltre 6 mesi, proporzionalmente alla pezzatura.
    La marchiatura viene effettuata sulla crosta, per il Caseus Romae
"Semi-Stagionato  e  "Stagionato  e  a  mezzo di etichetta per quello
"Fresco .".