ha pronunciato la seguente Ordinanza nel giudizio di ammissibilita' del conflitto tra poteri dello Stato sorto a seguito deliberazione del Senato della Repubblica del 31 gennaio 2001 relativa alla insindacabilita', ai sensi dell'art. 68, primo comma, della Costituzione, delle opinioni espresse dal senatore Riccardo De Corato nei confronti di Walter Ganapini, promosso dal Tribunale di Milano, sezione prima civile, con ricorso depositato l'11 ottobre 2003 ed iscritto al n. 254 del registro ammissibilita' conflitti. Udito nella camera di consiglio del 29 settembre 2004 il giudice relatore Giovanni Maria Flick. Ritenuto che con ordinanza del 6 aprile 2003 il Tribunale di Milano, sezione prima civile, ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti del Senato della Repubblica, in relazione alla deliberazione adottata il 31 gennaio 2001 (doc. IV-quater, n. 58), secondo la quale le dichiarazioni rese dal senatore Riccardo De Corato, in relazione alle quali e' in corso davanti al medesimo Tribunale un giudizio civile per risarcimento dei danni promosso da Walter Ganapini, concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, con conseguente insindacabilita' ai sensi dell'art. 68, primo comma, della Costituzione; che, ad avviso del Tribunale di Milano, il Senato, con l'affermazione di insindacabilita', non avrebbe legittimamente esercitato il proprio potere, stante l'inesistenza del necessario collegamento delle dichiarazioni incriminate con la funzione parlamentare; che, trattandosi di dichiarazioni rese fuori dell'esercizio delle attivita' parlamentari tipiche, avrebbe dovuto infatti esservi - ai fini della sussistenza del «nesso funzionale», presupposto dall'art. 68, primo comma, Cost. - quantomeno una sostanziale identita' di contenuto tra le dichiarazioni stesse e le opinioni gia' espresse in sede parlamentare; che tale condizione non ricorrerebbe per contro nella specie, giacche' tra le dichiarazioni del senatore De Corato oggetto di giudizio - dichiarazioni rese nel corso di un'intervista pubblicata dal quotidiano «La Repubblica» del 22 dicembre 1997 - e l'interrogazione parlamentare presentata dal medesimo al Ministro dell'ambiente il 2 ottobre 1996 non sarebbe ravvisabile alcuna corrispondenza sostanziale; che il Tribunale ritiene, pertanto, che la deliberazione oggetto di conflitto abbia illegittimamente interferito nella propria sfera di attribuzioni, costituzionalmente garantita, chiedendone conseguentemente l'annullamento. Considerato che, in questa fase, la Corte e' chiamata, ai sensi dell'art. 37, terzo e quarto comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, a deliberare esclusivamente se il ricorso sia ammissibile, valutando, senza contraddittorio tra le parti, se sussistano i requisiti soggettivo ed oggettivo di un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, impregiudicata ogni decisione definitiva anche in ordine all'ammissibilita'; che, quanto al requisito soggettivo, il Tribunale di Milano e' legittimato a sollevare il conflitto, in quanto competente a dichiarare definitivamente, per il procedimento del quale e' investito, la volonta' del potere cui appartiene, in ragione della posizione di indipendenza, costituzionalmente garantita, di cui godono i singoli organi giurisdizionali; che anche il Senato della Repubblica, che ha deliberato nel senso della insindacabilita' delle opinioni espresse da un proprio membro, e' legittimato ad essere parte del conflitto, in quanto organo competente a dichiarare definitivamente la volonta' del potere che rappresenta; che, per quanto attiene al profilo oggettivo del conflitto, il Tribunale ricorrente lamenta la lesione della propria sfera di attribuzioni, garantita da norme costituzionali, in conseguenza della deliberazione - ritenuta illegittima - con la quale il Senato ha qualificato come insindacabili, ai sensi dell'art. 68, primo comma, Cost., le dichiarazioni rese dal parlamentare, cui si riferisce il giudizio civile in corso; che, pertanto, esiste la materia di un conflitto, la cui risoluzione e' affidata alla competenza di questa Corte.