IL TRIBUNALE

    Il   giudice  monocratico  dott.  Ettore  Nesti,  designato  alla
trattazione  dell'istanza  di  sequestro  conservativo sul ricorso di
Matteo  Di  Giorgio,  nei  confronti  di  Rocco  Loreto (procedimento
iscritto al n. 2584/2002 R.G.).

                            O s s e r v a

    Matteo  Di  Giorgio  ha  proposto,  presso  questo Tribunale, con
ricorso   depositato  il  20  dicembre  2002,  istanza  di  sequestro
conservativo  ante causam di beni mobili e immobili, somme, o crediti
verso terzi, rientranti ne! patrimonio di Rocco Loreto.
    Il  ricorrente  riferisce di aver svolto le funzioni di sostituto
procuratore  presso  la  Procura  della  Repubblica  del Tribunale di
Taranto  e  di aver effettuato, nell'ambito di un procedimento penale
(n. 2827/2000  R.G.N.R.),  indagini  nei  confronti  di componenti la
giunta  municipale  di  Castellaneta e di alcuni imprenditori locali.
Assume  che  nel  contesto  di tali indagini fu notificata, in data 4
aprile  2000, al Loreto (all'epoca sindaco del Comune di Castellaneta
e   senatore  della  Repubblica),  un'informazione  di  garanzia,  ex
art. 369  c.p.p. Afferma di essere stato, da quel momento, oggetto di
una  serie  di  attivita'  dirette a screditarlo, poste in essere dal
convenuto.
    Nel  ricorso  vengono trascritte alcune dichiarazioni del Loreto,
riportate  su  articoli  di  stampa o da emittenti televisive, che di
seguito si riassumono.
    Durante  un  comizio  a  Castellaneta,  in data 7 aprile 2000, il
Loreto  definisce  Di  Giorgio «capocantiere». Aggiunge che questi ha
«reclutato  nel  suo ufficio e nella sua abitazione alcuni che stanno
dando  i numeri, piccoli imprenditori, dipendenti comunali, che il Di
Giorgio  e'  «arruolato  nelle  file  di  Forza Italia», che vi e' un
«miscuglio  tra  magistratura,  polizia  giudiziaria  e la sezione di
Forza Italia».
    Un  servizio  del  TG3  regionale  del  12 settembre 2000 riporta
dichiarazioni del Loreto, che definisce l'attivita' d'indagine del Di
Giorgio «una vendetta giudiziaria annunciata».
    Durante  un  servizio dell'emittente televisiva Telenorba, del 13
settembre 2000, il Loreto ribadisce di essere vittima di una vendetta
giudiziaria,  ed  aggiunge:  «il  dott. Di Giorgio si sta vendicando,
utilizzando  in maniera strumentale e scorretta la toga che indossa a
mio  modo  di  vedere  indegnamente»;  accusa il Di Giorgio: di avere
parenti  ed amici strettissimi sistemati neIl'ASL di Taranto, perche'
legato a Giuseppe Brizio, esponente di Forza Italia; di essere autore
di  «un  complotto, mirato a far fuori dalla scena politica esponenti
del  centro  sinistra»;  afferma  che  tale «killeraggio politico» e'
stato  programmato  dal  il  Di  Giorgio  e dal sindaco di Palagiano,
Stellaccio;  che  la prova di tale accordo e' in un filmato in cui si
vede entrare il Di Giorgio «furtivamente» casa dello Stellaccio.
    Sempre in data 13 settembre 2000 il Loreto rilascia dichiarazioni
simili  alle  precedenti ai quotidiani «La Gazzetta del Mezzogiorno»,
«Il  Quotidiano»  e  «Corriere del Giorno». In tale contesto aggiunge
che  «un  solo  giudice  sembra  avere il monopolio su tutto cio' che
riguarda  il  Comune  di Castellaneta» e di non aver perso la fiducia
nella  magistratura  «ma  solo  quella  con  la  emme  maiuscola, che
costituisce il 99,99% dei giudici del nostro paese».
    In  data  14 settembre 2000 il Loreto dichiara alla «Gazzetta del
Mezzogiorno»  di  essersi  incontrato  col  ministro Fassino e che il
pubblico  ministero, in risposta «e' partito all'attacco» con arresti
ed  avvisi  di  garanzia  «autentiche  cazzate»;  di  aver  subito un
autentico, violento, asfissiante assalto da un magistrato», autore di
«un'attivita'  ambigua  e  tortuosa» in cui l'azione investigativa ha
assunto   i   connotati  della  spettacolarita»  con  l'obiettivo  di
«bloccare il mio gia' evidente recupero di consensi, di delegittimare
chi ha ricevuto per la terza volta un massiccio consenso popolare» di
«delegittimarmi  all'interno del centrosinistra nel momento in cui si
discutono  e si decidono le candidature per le elezioni politiche del
2001».  Aggiunge  che  il  p.m.  Di Giorgio vive a Castellaneta, dove
«intrattiene   rapporti   evidenti  e  chiacchierati  con  personaggi
politici»   di   cui  «appare  punto  di  riferimento  a  palazzo  di
giustizia»;  che uno di tali personaggi e' Giuseppe Brizio, esponente
di  Forza  Italia. Afferma che corrono voci circa una candidatura del
Di Giorgio alle prossime elezioni politiche.
    Durante  un  comizio  a Castellaneta, in data 22 ottobre 2000, il
Loreto  dichiara che il Di Giorgio e' indagato presso il Tribunale di
Potenza  e  che nessuno ne ha chiesto le dimissioni. Si augura che il
pubblico  ministero  continui  a  fare  il  suo  lavoro con «maggiore
serieta».
    In  un  esposto del 26 ottobre 2000, indirizzato, tra l'altro, al
C.S.M.  il  Loreto  riassume,  sia  pure  in forma meno esplicita, le
accuse  gia'  formulate,  sollecitando  una  loro  valutazione a fini
disciplinari.
    La  domanda  cautelare e' stata proposta in vista di un'azione di
merito  tesa  al  ristoro del pregiudizio che il ricorrente assume di
aver  subito  in  conseguenza  di  tali  comportamenti,  a  suo  dire
penalmente rilevanti.
    In  particolare  egli intende agire per il risarcimento del danno
morale, del danno alla reputazione personale, del danno esistenziale,
data anche l'assenta infondatezza delle accuse rivoltegli.
    Il    resistente   si   e'   difeso   sostenendo,   innanzitutto,
l'inammissibilita'  dell'azione  di  merito  cui  e'  preordinata  la
domanda  cautelare,  in  riferimento  aria  qualita'  di parlamentare
rivestita  all'epoca dei fatti per cui e' causa: egli ha sostenuto di
aver  reso  le  dichiarazioni  per  cui e' causa nell'esercizio delle
funzioni tutelate dall'art. 68 della Costituzione.
    In corso di causa il Senato della Repubblica, nella seduta del 28
maggio  2003,  ha  deliberato che i fatti per cui e' causa concernono
opinioni  espresse  da  un membro del Parlamento nell'esercizio delle
sue  funzioni  e ricadono, pertanto, nell'ipotesi di cui all'art. 68,
comma 1 della Costituzione.
    Tale  deliberazione  fa  proprie  le  motivazioni contenute nella
relazione della giunta delle elezioni e delle immunita' parlamentari,
comunicata alla presidenza del Senato in data 14 maggio 2003.
    Viene, quindi, ritenuta dal Senato la sussistenza di un nesso tra
le   dichiarazioni   rese  dal  Loreto  ed  il  contenuto  di  alcune
interrogazioni parlamentari.
    La  prima di esse (n. 4-04963), indirizzata dal senatore Bucciero
al Ministro di grazia e giustizia, il 21 marzo 1997, prende spunto da
non meglio precisate (nell'atto) indagini svolte dalla Procura presso
il Tribunale di Taranto a seguito di una denuncia effettuata da un ex
«manager»  della  ASL  di  Taranto, tale Brizio, indicato anche negli
atti  di causa. Il senatore, preso atto delle notizie di stampa circa
l'astensione  del  Di  Giorgio,  per ragioni di opportunita', da tali
indagini,   chiede   di  sapere  quali  fatti  abbiano  originato  il
comportamento del pubblico ministero.
    Con la seconda, questa volta del Senatore Loreto (n. 4-14281), si
rappresenta al Ministro della giustizia ed a quello della sanita', in
data 25 febbraio 1999, che alcuna iniziativa «da parte di istituzioni
come  la  magistratura  inquirente»  e'  stata  presa  in presenza di
attivita'  svolte,  «prima  delle  diverse  campagne  elettorali» dal
direttore  generale  della  ASL TA - 1, responsabile regionale per la
sanita'  di  un partito politico, per la selezione di personale degli
ospedali  della  provincia  di  Taranto  e  per l'appalto esterno dei
servizi della ASL.
    La  terza  (n. 4-15346),  del  26  maggio  1999,  indirizzata dal
Senatore  Loreto  al Ministro della giustizia, a quello della sanita'
ed   a   quello  dell'interno,  contiene  la  denuncia  di  attivita'
elettorali  da  parte  del  direttore  generale della ASL all'interno
dell'ospedale  di Mottola e le coperture «presso uffici giudiziari di
diverso tipo» di cui il medesimo gode.
    La  quarta  (n. 4-15394),  indirizzata  dal  senatore  Loreto  al
Ministro  della  giustizia il 28 maggio 1999, fa proprio il contenuto
dell'interrogazione  4-04963  del  senatore  Bucciero,  rendendo piu'
specifici  i  quesiti  in  essa  contenuti:  in particolare il Loreto
chiarisce  che  le  indagini ebbero inizio su esposto dell'ex manager
dell'Azienda sanitaria di Taranto, Brizio, e contiene la richiesta di
conoscere  se  l'astensione  del Di Giorgio sia stata originata dalla
presenza  di  parenti  o  affini  del medesimo impiegati o consulenti
della ASL di Taranto.
    La  quinta  (4-13220) indirizzata dal senatore Loreto al Ministro
della giustizia ed a quello della sanita' il 30 giugno 1999, descrive
presunte irregolarita' nel procedimento, in corso nell'anno 1996, per
favorire la nomina di Giuseppe Brizio a direttore generale di azienda
sanitaria  locale.  Il  Loreto  chiede  l'opinione dei destinatari in
ordine  ai  ritardi  con  i  quali le procure di Bari e Taranto hanno
svolto indagini sul punto.
    La sesta (n. 4-19727) indirizzata dal senatore Loreto al Ministro
della  giustizia, in data 20 giugno 2000, descrive fatti verificatisi
nel  1997  a  Palagiano, in occasione delle elezioni amministrative e
della  vicenda  giudiziaria  che  porto' il giudice amministrativo ad
annullare  il  provvedimento  col quale Vincenzo Stellaccio era stato
proclamato sindaco. Il senatore riferisce dell'esistenza di scritti e
telefonate  anonimi  che segnalano l'impegno del Di Giorgio a seguire
«con  premurosa  attenzione»  le  vicende  dell'avv. Stellaccio, «suo
grande amico» sfociato in iniziative della Procura di Taranto.
    Si   afferma  l'esistenza  di  una  videocassetta,  anch'essa  di
provenienza  anonima,  che  documenta  un  incontro  tra Di Giorgio e
Stellaccio,  e  si  ipotizza  una  relazione  tra  tale incontro e un
successivo  sequestro,  effettuato  su  iniziativa  della  Procura di
Taranto,  di  atti  che  il  consiglio  comunale di Palagiano avrebbe
dovuto  esaminare  per verificare se lo Stellaccio fosse in posizione
d'incompatibilita' con la carica di consigliere comunale.
    La  deliberazione del Senato della Repubblica incide sul giudizio
cautelare in corso dinanzi a questo Tribunale. Non a caso i difensori
del   Loreto  hanno  chiesto,  in  dipendenza  di  essa,  dichiararsi
«l'improcedibilita'  o  l'inammissibilita»  dell'istanza di sequestro
conservativo.
    Di  tale  deliberazione deve necessariamente tenersi conto, o per
condividerne  il  contenuto o per affermare che non e' stata adottata
nella  ricorrenza  dei  presupposti  di fatto richiesti dall'art. 68,
comma primo, della Costituzione.
    Si  e' verificata, ad avviso di questo giudice, una lesione della
sfera   di   attribuzioni   dell'autorita'   giudiziaria   ordinaria,
costituzionalmente  garantita,  in  quanto e' stato sottratto ad essa
non  solo  il  potere  di  decidere  sulla  fondatezza  della domanda
cautelare,  ma  anche  sulla  fondatezza  della  domanda risarcitoria
proponibile nel giudizio a cognizione piena.
    Invero,  tale  lesione sussiste posto che non risulta siano stati
considerati,  per  giungere  a  deliberare  l'insindacabilita'  delle
dichiarazioni  rese  dal  Loreto,  i  principi  enunciati dalla Corte
costituzionale  in  tema di attivita' divulgative all'esterno di atti
parlamentari.
    Dal  confronto  tra  le  dichiarazioni  per  cui  e'  causa ed il
contenuto  delle interrogazioni parlamentari si evince, tutt'al piu',
una  mera  comunanza  di  tematiche, sicche' deve escludersi nel caso
concreto la sussistenza della particolare forma di immunita' ritenuta
dal Senato della Repubblica.
    Il  Loreto non ha indirizzato al Di Giorgio, nell'esercizio delle
proprie  funzioni parlamentari, le accuse riportate nelle interviste,
nei  servizi giornalistici e nei comizi cui in precedenza si e' fatto
cenno.
    Le interrogazioni, infatti, contengono generici riferimenti:
        a  «coperture»  di  cui ha goduto il direttore generale della
ASL «presso uffici giudiziari di diverso tipo» (n. 4-15346);
        all'assenza  di  iniziative  «da parte di istituzioni come la
magistratura  inquirente»  in  presenza  di  attivita' svolte, «prima
delle diverse campagne elettorali dal direttore generale della ASL TA
- 1 (n. 4-14281);
        a  ritardi  con  i  quali  «le  procure  di  Bari  e Taranto»
avrebbero svolto indagini su presunte irregolarita' nel procedimento,
in  corso nell'anno 1996, per favorire la nomina di Giuseppe Brizio a
direttore generale ASL (n. 4-13220).
    Nei richiamati atti non vi sono, quindi, riferimenti specifici al
Di Giorgio.
    La  stessa  richiesta di conoscere se l'astensione del Di Giorgio
da  indagini  in  corso  presso  la  Procura  di  Taranto fosse stata
originata  dalla  presenza  di  suoi  parenti  o  affini  impiegati o
consulenti  della  ASL  di  Taranto  (interrogazione n. 4-15394) mira
all'accertamento  di  un comportamento in se' legittimo. In essa, poi
non  si  leggono  affermazioni circa il compimento di atti illeciti o
strumentali del pubblico ministero Di Giorgio.
    Risulta  una mera comunanza di tematiche anche tra interrogazione
n. 4-19727 e le dichiarazioni resa il 13 settembre 2000 all'emittente
televisiva «Telenorba».
    Infatti,  il  Loreto  in sede parlamentare si limita ad enunciare
una  serie  di  accadimenti  e  a  sollecitare iniziative «al fine di
evitare  che  certi  uffici della Procura della Repubblica di Taranto
possano  sembrare  al servizio di un gruppo politico, o, addirittura,
di  un  singolo  esponente politico». In seguito, invece, comunicando
con i mezzi d'informazione, si spinge ad accusare il Di Giorgio quale
autore  di  «un  complotto,  mirato  a far fuori dalla scena politica
esponenti   del  centro  sinistra»;  afferma  che  tale  «killeraggio
politico»  e'  stato  programmato  tra  il Di Giorgio e il sindaco di
Palagiano,  Stellaccio; che la prova di tale accordo e' in un filmato
in  cui si vede entrare il Di Giorgio «furtivamente» nella casa dello
Stelaccio.