ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimita' costituzionale degli artt. 1 e 4 del d.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), promosso con ordinanza emessa il 27 gennaio 1988 dal Pretore di Firenze nel procedimento civile vertente tra Bindelli Laura e l'Ente autonomo teatro comunale ed altro iscritta al n. 417 del registro ordinanze 1988 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 39, prima serie speciale dell'anno 1988; Visto l'atto di costituzione dell'I.N.A.I.L. nonche' l'atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri; Udito nell'udienza pubblica del 13 dicembre 1988 il Giudice relatore Aldo Corasaniti; Uditi l'avv. Vittorio Lai per l'I.N.A.I.L. e l'Avvocato dello Stato Pier Giorgio Ferri per il Presidente del Consiglio dei ministri; Ritenuto in fatto 1. - Nel giudizio promosso da Bindelli Laura, tersicorea di fila presso il corpo di ballo del Maggio Musicale Fiorentino, contro l'Ente autonomo Teatro Comunale di Firenze e contro l'I.N.A.I.L., al fine di ottenere la condanna dell'Ente ad assicurarla presso l'Istituto, e di quest'ultimo a corrisponderle la rendita per l'inabilita' permanente derivatale da un infortunio verificatosi durante la preparazione di uno spettacolo, il Pretore di Firenze, con ordinanza emessa il 27 gennaio 1988, ha sollevato d'ufficio questione di legittimita' costituzionale, in riferimento agli artt. 3, 35, comma primo, e 38, commi primo e secondo, Cost., degli artt. 1 e 4 del d.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124 (T.U. delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), nella parte in cui non prevedono l'obbligatorieta' dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro a favore dei ballerini e tersicorei. Osserva l'ordinanza che tra i soggetti ricompresi nell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro non figurano i ballerini e tersicorei, poiche' trattasi di lavoratori non addetti, ne' in via permanente ne' in via transitoria, a macchine, apparecchi e impianti, ovvero occupati in opifici e ambienti organizzati per lavorazioni che comportino l'impiego di tali macchine o apparecchi (art. 1, commi primo e secondo, d.P.R. n. 1124 del 1965), ne' addetti ai lavori di allestimento, prova o esecuzione di pubblici spettacoli, essendo queste attivita' protette in quanto comportino comunque l'utilizzazione di macchine, apparecchi o impianti ovvero in quanto siano comunque collegate, anche spazialmente, con ambienti in cui gli attrezzi suddetti trovano utilizzazione, come si evince dai commi quarto e quinto dell'art. 1 cit. nonche', sopratutto, dalla esclusione dall'assicurazione contro gli infortuni, prevista dallo stesso art. 1, al n. 27, delle persone "addette ai servizi di sala dei locali cinematografici e teatrali", persone, queste, le quali evidentemente sono state escluse dall'obbligo assicurativo in considerazione del fatto che, di norma, la loro attivita' lavorativa non implica l'uso di strumenti o apparecchi pericolosi ne' la permanenza in locali in cui questi ultimi vengono utilizzati. I lavoratori svolgenti mansioni di ballerini e tersicorei non possono neppure farsi rientrare tra coloro che, ricompresi nell'assicurazione, svolgono "in modo permanente o avventizio... opera manuale retribuita" (ex art. 4, comma primo, n. 1, d.P.R. n. 1124 del 1965), essendo la loro attivita' caratterizzata si' da una notevole gestualita', ma che si inquadra non nell'ambito della manualita' pura e semplice, che di regola comporta l'uso di attrezzi e strumenti necessari per l'esecuzione del lavoro, quanto piuttosto nell'ambito delle manifestazioni artistiche, essendo indubbio che il movimento del corpo e, dunque, i gesti delle mani e dei piedi costituiscono, nell'attivita' dei lavoratori in questione, non un mezzo per l'esecuzione di una attivita' di lavoro, ma l'attivita' lavorativa stessa. Neppure puo' trovare applicazione il disposto del sesto comma dell'art. 1 citato, che considera addette ai lavori di cui ai nn. da 1 a 28 dello stesso articolo e, percio', soggette all'assicurazione de qua, le persone le quali, nelle condizioni previste dall'art. 4, sono comunque occupate dal datore di lavoro anche in lavori complementari o sussidiari, stante la gia' detta impossibilita' di ricomprendere tra le persone assicurate di cui all'art. 4 i ballerini e tersicorei, nonche' l'illogicita' di considerare la loro attivita' come complementare o sussidiaria rispetto a quella sicuramente assicurabile, prestata da altri lavoratori (ad es. gli elettricisti) per l'allestimento, la prova o l'esecuzione di pubblici spettacoli, dovendosi, al contrario, ritenere che il rapporto attivita' principale - attivita' complementare si risolva in maniera inversa. In conclusione, ad avviso del giudice a quo i lavoratori in questione non risultano assicurabili, per l'attivita' da loro svolta, contro gli infortuni sul lavoro, ma tale discriminazione appare lesiva del princi'pio di uguaglianza sancito dall'art. 3 Cost., posto che gli artt. 1 e 4 del d.P.R. n. 1124 del 1965 finiscono per disciplinare situazioni sostanzialmente identiche in modo differente e cio' senza alcuna apprezzabile giustificazione, non essendo dato di comprendere il motivo per il quale la tutela assicurativa de qua debba essere apprestata soltanto a favore dei lavoratori che prestino attivita' manuale in senso stretto o utilizzino strumenti o apparecchi per l'allestimento, la prova o l'esecuzione di pubblici spettacoli, e non anche a favore di quegli altri lavoratori, quali i ballerini e i tersicorei, che, per il medesimo fine, prestino un'attivita', non manuale, ma tipicamente gestuale e tale da poter dar luogo ad infortuni non meno apprezzabili di quelli in ipotesi accadibili ai primi. Gli stessi artt. 1 e 4, nella parte in cui escludono l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni per i ballerini e tersicorei, sembrano altresi' in contrasto con gli artt. 35 e 38 Cost., poiche' eludono il preciso compito della Repubblica di tutelare il lavoro "in tutte le sue forme ed applicazioni" (art. 35, comma primo, Cost.) e privano i lavoratori in questione dei mezzi necessari per far fronte, in caso di inabilita' o infortunio, alle loro esigenze di vita (art. 38, commi primo e secondo, Cost.). 2. - Si e' costituito innanzi a questa Corte l'I.N.A.I.L., contestando la fondatezza della questione. Osserva l'Istituto che l'attivita' dei ballerini si esplica secondo modalita' che legittimamente la collocano al di fuori dell'area della protezione garantita dal d.P.R. n. 1124 del 1965, sicche' non appare violato l'art. 3 Cost. Ne' sembrano lesi gli artt. 35 e 38 Cost. alla stregua dei princi'pi enunciati dalla Corte con le sentenze n. 22 del 1967, n.134 del 1971, n. 80 del 1971. 3. - E' intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato dall'Avvocatura dello Stato, eccependo l'infondatezza della questione. Osserva l'Avvocatura dello Stato che proprio dall'analisi svolta dal giudice a quo risulta che la non inclusione dei ballerini e tersicorei tra i lavoratori che fruiscono dell'assicurazione contro gli infortuni non dipende da una limitazione a carattere riduttivo di quella che sarebbe la naturale area di applicazione della protezione assicurativa. Non essendo quindi ravvisabili, nella denunciata esclusione dall'assicurazione, profili di irrazionalita' o di obbiettiva ingiustificabilita', mancano i presupposti per denunciare, a carico dei ballerini e tersicorei, una discriminazione contrastante con il princi'pio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost. D'altra parte, il rilievo su cui fa perno l'argomentazione del giudice remittente, per cui l'attivita' gestuale tipica dei suddetti lavoratori e' tale da poter dar luogo ad infortuni non meno apprezzabili di quelli accadibili ai prestatori di attivita' manuale, si risolve, a ben vedere, in un apprezzamento circa il grado di pericolosita' e di rischio di infortunio che esula dalla verifica di legittimita' costituzionale della legge, rientrando pienamente nel merito delle valutazioni che competono al legislatore nell'effettuare la scelta di attuazione dei princi'pi dettati dall'art. 38 Cost. per quanto attiene alla necessita' di una protezione assicurativa specifica contro gli infortuni sul lavoro. Considerato in diritto 1. - Sono impugnati innanzi a questa Corte gli artt. 1 e 4 del d.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), nella parte in cui non prevedono l'obbligatorieta' dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro a favore dei ballerini e tersicorei. Tali lavoratori dello spettacolo, infatti, ad avviso del giudice a quo: a) non rientrano nella previsione dell'art. 1, commi primo e secondo, poiche' essi non sono addetti, ne' in via permanente ne' in via transitoria, a macchine, apparecchi e impianti, ne' occupati in opifici o ambienti organizzati per lavorazioni che comportino l'impiego di macchine o apparecchi, ne' addetti alla vendita, presentazione pratica, o esperimento di dette macchine, apparecchi o impianti; b) non sono ricompresi nell'ambito di applicazione dell'art. 1, comma terzo, numero 27, poiche' le attivita' ivi contemplate sono protette in quanto comportino comunque l'utilizzazione di macchine, apparecchi o impianti, ovvero in quanto siano comunque collegate, anche parzialmente, con ambienti in cui le attrezzature suddette trovano utilizzazione; c) sono comunque esclusi dall'obbligo assicurativo per difetto della condizione, posta dall'art. 4, della prestazione di "opera manuale retribuita", dal momento che la loro attivita', pur caratterizzata da notevole gestualita', non si inquadra nell'ambito della manualita' in senso proprio, che comporta l'uso di attrezzi e strumenti, ma rappresenta di per se' esplicazione di attivita' lavorativa. Ma siffatta esclusione, sempre ad avviso del giudice a quo, sarebbe lesiva di vari precetti costituzionali, e precisamente: a) dell'art. 3 della Costituzione, apparendo i ballerini ed i tersicorei ingiustificatamente discriminati rispetto ai prestatori d'opera manuale, a favore dei quali soltanto e' apprestata la tutela antinfortunistica, nonostante che l'attivita' dei primi, per la spiccata gestualita' che la contraddistingue, sia tale da esporli ad infortuni non diversamente da quanto accade per i lavoratori che prestino opera manuale in senso stretto; b) degli artt. 35 e 38 della Costituzione, derivando dalla mancata previsione dell'obbligo assicurativo l'elusione del precetto di tutela del lavoro "in tutte le sue forme ed applicazioni", e la sottrazione, ai lavoratori in questione, dei mezzi necessari per far fronte, in caso di infortunio, alle loro esigenze di vita. 2. - La questione e' fondata. In effetti l'insussistenza, per i ballerini e i tersicorei, dell'obbligo dell'assicurazione contro gli infortuni discende dal combinato disposto degli artt. 1, comma terzo, numero 27, e 4, comma primo, numero 1, del d.P.R. n. 1124 del 1965. La prima delle citate disposizioni, infatti, prevede una serie di attivita' lavorative (elencate in 28 numeri) per le quali sussiste l'obbligo assicurativo, anche indipendentemente dalla circostanza che esse vengano eseguite con macchine, apparecchi o impianti ("anche quando non ricorrano le ipotesi di cui ai commi precedenti"), in ragione di una presunzione legislativa di pericolosita', e comprende tra queste le attivita' di allestimento, prova od esecuzione di pubblici spettacoli (numero 27). La stessa disposizione, tuttavia, stabilisce che l'assicurazione e' obbligatoria solo per le persone che siano addette alle attivita' in essa considerate "nelle condizioni previste dal presente titolo". E tra tali condizioni rientra quella enunciata dal successivo art. 4, comma primo, numero 1, in base al quale "sono compresi nell'assicurazione: 1) coloro che in modo permanente o avventizio prestano alle dipendenze e sotto la direzione altrui opera manuale retribuita, qualunque sia la forma di retribuzione". Orbene, se per "opera manuale" deve intendersi - come sembra corretto intendere, pur con le estensioni operate dalla giurisprudenza - l'impiego di attivita' fisica diretto al raggiungimento di un ulteriore risultato, ne deriva che in tale nozione non e' compresa l'ipotesi di una attivita' fisica che integri essa stessa un risultato produttivo, come appunto accade per quei lavoratori dello spettacolo, i quali, attraverso il muoversi, il gestire, il parlare, il cantare e addirittura il semplice essere fisicamente presenti, diano vita ad uno spettacolo. Va peraltro rilevato che la limitatezza della definizione dell'"opera manuale" desumibile dalla legge appare un residuo della concezione originaria dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro come volta a proteggere gli operai addetti a macchine, apparecchi o impianti, in quanto particolarmente esposti al rischio nascente dai suindicati strumenti. Ma in un contesto normativo nel quale e' gia' ammessa, sia pure in via di eccezione e per ipotesi tassativamente determinate (art. 1, comma terzo, numeri da 1 a 28), una esposizione a rischio assicurabile anche al di fuori dell'impiego delle macchine, la limitatezza in parola e' contraddittoria ed ingiustificata, dovendosi per converso ritenere che l'assicurabilita' del rischio va sancita in relazione alla natura obbiettiva di esso, e, soprattutto, che, qualora talune attivita' siano assicurate in quanto espongono ad un dato rischio, obbiettivamente considerato, non possa, senza offesa degli artt. 3 e 38 della Costituzione, non stabilirsi la copertura assicurativa per tutte quelle che espongono allo stesso rischio (cfr. sentenze n. 476 del 1987, n. 256 del 1986, n. 221 del 1985, nonche', in particolare, la sentenza n. 55 del 1981). Va pertanto dichiarata l'illegittimita' costituzionale dell'art. 1 del d.P.R. n. 1124 del 1965, in relazione all'art. 4, numero 1, nella parte in cui non comprende, nelle previsione di cui al terzo comma, numero 27, del medesimo art. 1, i ballerini ed i tersicorei.