ha pronunciato la seguente ORDINANZA nel giudizio di legittimita' costituzionale degli artt. 690, secondo comma, 702 e 153 del codice di procedura civile, promosso con ordinanza emessa il 10 gennaio 1991 dal Pretore di Trapani - Sezione distaccata di Alcamo, nel procedimento civile vertente tra Torino Provvidenza e S.P.A. S.I.D.A.F., iscritta al n. 156 del registro ordinanze 1991 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 11, prima serie speciale, dell'anno 1991; Visto l'atto di intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri; Udito nella camera di consiglio dell'8 maggio 1991 il Giudice relatore Francesco Greco; Ritenuto che il Pretore di Trapani, Sezione distaccata di Alcamo, con ordinanza emessa il 10 gennaio 1991 (R.O. n. 156 del 1991), nel corso del procedimento ex art. 700 del codice di procedura civile promosso da Provvidenza Torino nei confronti della S.p.a. S.I.D.A.F., ha sollevato la questione di legittimita' costituzionale, degli artt. 690, secondo comma, 702 e 153 del codice di procedura civile, nella parte in cui non consentono di rimettere in termini il ricorrente che, per causa a lui non imputabile, non abbia rispettato il termine per la notifica alla controparte del ricorso e del decreto emesso, ai sensi dell'art. 700 cit., inaudita altera parte; che, a parere del giudice remittente, sarebbe violato l'art. 24 della Costituzione, in quanto risulterebbe gravemente leso il diritto di difesa del ricorrente per la situazione pregiudizievole creata nei suoi confronti, determinata non da fatto a lui imputabile ma dalla brevita' del termine fissato dal Pretore per la notifica del ricorso e del decreto emesso, ai sensi dell'art. 700 del codice di procedura civile, inaudita altera parte; che l'Avvocatura Generale dello Stato, intervenuta in rappresentanza del Presidente del Consiglio dei ministri, ha concluso per la manifesta infondatezza della questione; Considerato che la garanzia costituzionale del diritto di difesa non implica la illegittimita' dell'imposizione di un termine perentorio al fine di accelerare il corso del processo e quindi la risposta alla domanda di giustizia; che inerisce alla stessa natura dei termini processuali la loro improrogabilita', con la connessa impossibilita' di concedere provvedimenti di sanatoria in caso di loro inutile decorso, per motivi di certezza e di uniformita' della cui ragionevolezza non puo' dubitarsi (Corte cost., ord. n. 900 del 1988); che, pertanto, la questione sollevata e' manifestamente infondata; Visti gli artt. 26, secondo comma, legge 11 marzo 1953, n. 87, e 9, secondo comma, delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale;