Art. 26. Servizi residenziali 1. Per rispondere ai bisogni delle persone individuate all'art. 25, comma 3, che richiedono prolungati periodi di interventi sostitutivi alla famiglia, i comuni attraverso le zone organizzano e promuovono servizi residenziali a ciclo diurno e continuativo. 2. I servizi residenziali sono articolati in: a) comunita' alloggio e appartamenti protetti; b) comunita' educativo-assistenziali; c) casa albergo; d) residenza servita; e) residenza protetta. 3. Nell'ambito della programmazione socio-sanitaria di zona, di intesa tra aziende sanitarie e comuni, sono realizzate le seguenti forme di residenzialita' ad alta integrazione sanitaria: a) residenze sanitarie assistenziali per anziani; b) comunita' terapeutico-assistenziali per tossicodipendenti e alcooldipendenti; c) centri di riabilitazione e socio-riabilitativi per i portatori di handicap; d) centri diurni, comunita' terapeutiche e residenze sanitarie assistenziali per persone con patologia psichiatrica; e) comunita' alloggio per soggetti affetti da patologia HIV. 4. I requisiti organizzativi, strutturali e di personale delle strutture residenziali, di cui al comma 2, e delle residenze sanitarie assistenziali, di cui al comma 3, sono disciplinati dalla legge regionale n. 29/1992 e successive modifiche e integrazioni. 5. I servizi residenziali assicurano interventi di tutela alla persona, di recupero e reinserimento sociale degli ospiti, in collaborazione con le famiglie, nonche', nel caso di minori, con la competente autorita' giudiziaria. 6. I servizi residenziali sono collocati sul territorio in relazione ad indicatori regionali previsti nel piano triennale dei servizi sociali e nel piano sanitario regionale. L'organizzazione degli stessi deve uniformarsi ai criteri del piano triennale dei servizi sociali con particolare riferimento a: a) coinvolgimento delle famiglie per salvaguardare i legami affettivi, nonche' per consentire rientri al proprio domicilio; b) apertura all'ambiente esterno in modo da favorire la socializzazione e la normale vita di relazione degli utenti; c) collaborazione con i servizi sociali dei distretti per programmare le ammissioni e le dimissioni degli utenti, nonche' per elaborare progetti personalizzati; d) garanzia della partecipazione attiva dell'utente anche per favorire la qualita' assistenziale della struttura.