(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

LA  RIORGANIZZAZIONE  E  IL  POTENZIAMENTO DELL'EDUCAZIONE PERMANENTE
                            DEGLI ADULTI

      1. Le linee di intervento nei Paesi dell'Unione europea.
    Finalita'  e  obiettivi  dell'educazione  degli adulti sono stati
definiti  dalla  Conferenza internazionale di Amburgo del luglio 1997
che,  nella  Dichiarazione  finale,  ha  impegnato  i  Paesi membri a
realizzare  i  principi  adottati,  affinche' l'educazione permanente
possa diventare una realta' significativa del XXI secolo.
    La  Conferenza  di  Amburgo  ha  altresi' riconosciuto il diritto
dell'adulto   all'alfabetizzazione,   cioe'  al  conseguimento  delle
conoscenze di base e delle abilita' necessarie nella societa' moderna
in   forte   trasformazione,  e  il  diritto  all'educazione  e  alla
formazione  permanente,  rilevando come i cambiamenti nel processo di
produzione  indotti  anche  dalla  globalizzazione  e l'aumento della
disoccupazione  necessitano di incisive politiche di investimento per
fornire   a   tutti   gli  individui  i  requisiti  e  le  competenze
utilizzabili nel mondo del lavoro.
    In   tutti   i   Paesi   dell'Unione   europea,   i  processi  di
razionalizzazione  dei  sistemi  di  educazione permanente sono negli
ultimi  anni  fortemente  mirati  ad obiettivi sociali: la lotta alla
disoccupazione,  l'inserimento  dei  giovani nel mondo del lavoro, il
recupero del drop out scolastico, l'integrazione sociale dei disabili
e degli emarginati, l'accoglienza degli immigrati.
    Ad   ogni  livello  della  formazione  e  del  lavoro,  si  punta
sull'educazione   permanente   come   strumento   fondamentale   che,
attraverso l'ampliamento delle opportunita' professionali, permetta a
tutti  i cittadini una seconda chance non solo formativa ma anche nel
lavoro.
    Diversi  Paesi dell'Unione hanno adottato l'idea di una "societa'
in  formazione"  che  offra  al  cittadino  migliori  opportunita' di
promozione    del    suo   ruolo   sociale   soprattutto   attraverso
l'acquisizione  dei  saperi,  puntando  a  prevenire e sconfiggere la
disoccupazione,  facendo  leva  su un'organizzazione piu' efficace ed
elastica  dell'apprendimento, sia nel senso di integrare l'educazione
iniziale  e  quella continua con crediti e certificazioni, sia con il
superamento   della  divisione  tra  "cultura  generale"  e  abilita'
professionali.
    La riorganizzazione dei percorsi formativi in senso permanente ha
portato  i  diversi  Paesi europei a fronteggiare problemi abbastanza
simili   quali   il   decentramento,   il  monitoraggio  dell'offerta
occupazionale  coordinato dalle istituzioni e dai partner sociali, il
conseguente orientamento di giovani e adulti su percorsi formativi ad
hoc, l'accreditamento e il controllo di qualita'.
    Sul  versante  dei  curricula  e  delle certificazioni, i diversi
sistemi  tendono  comunque  a  garantire  all'utenza  la  descrizione
puntuale  delle  competenze  acquisibili  nei  programmi  formativi e
progressivamente  certificate, per assicurare il riconoscimento delle
qualificazioni   nel   mondo  del  lavoro,  sul  piano  nazionale  ed
internazionale.
    I  percorsi  formativi e gli insegnamenti si svolgono sempre piu'
frequentemente  secondo  moduli e la quantificazione in crediti delle
abilita'  raggiunte: un sistema particolarmente adatto all'educazione
continua  perche'  consente di tesaurizzare nel percorso educativo la
professionalita'  acquisita  dall'adulto  nel  mondo  del  lavoro; di
gestire  con  flessibilita'  l'apprendimento  modellandolo su precise
esigenze  formative,  e di validare il processo di qualificazione con
test e prove intermedie.
    Un  problema  di  ordine  generale,  in  tutti  i  Paesi,  e'  il
manifestarsi di una domanda di formazione continua prevalentemente da
parte  di  lavoratori  con  qualifiche e specializzazioni medio-alte,
rispetto  a quelli delle qualifiche medie e basse per i quali occorre
un'azione di stimolo e di promozione.
    La  realizzazione  di  queste  linee  di  fondo  ha  richiesto il
coinvolgimento  degli imprenditori e in generale dei partner sociali,
referenti  indispensabili  di  un  sistema  che  forma qualificazioni
professionali.
                     2. Aspetti socio-culturali.
    Le  nozioni  di  educazione  degli  adulti,  formazione continua,
educazione  permanente  hanno  la  loro  genesi  nella  presa  d'atto
dell'inadeguatezza  di  una  concezione  sequenziale dell'istruzione,
"secondo  la  quale  prima  si  studia,  poi,  conclusi gli studi, si
lavora",  e  mette in luce la necessita' di prefigurare "ritorni" nel
sistema formativo dopo periodi di lavoro e nel corso della vita.
    Soggetti  che  lasciano il sistema formativo senza l'acquisizione
di  un  titolo  o  di una qualifica, accumulano, nel corso del tempo,
vari deficit di conoscenza.
    E'  ormai  accertato  che  la  popolazione  con  basso livello di
cultura e di scolarita' usufruisce meno di altri dei servizi sociali,
e'  meno  presente  nelle  strutture di partecipazione, e' fortemente
esclusa dalla fruizione di momenti della cultura colta, utilizza meno
di  altri  le  opportunita'  formative,  segue  poco  le trasmissioni
televisive a contenuto culturale e informativo.
    Analisi recenti hanno mostrato come sussista uno stretto rapporto
tra  quantita'  e  qualita'  dell'istruzione  ricevuta  e inserimento
professionale.
    Da  cio'  anche  la  conferma  della  necessita'  di aggredire il
problema  da  piu'  punti al fine di rompere la relazione perversa di
esclusioni  diverse. Singole azioni non determinano una politica, che
invece,  per le ragioni esposte, necessita di scelte di ampio respiro
non  legate  alle  contingenze, ma a prospettive di sviluppo connesse
con un quadro di riferimento nazionale, internazionale e locale.
    L'apprendimento,   come   acquisizione   di  elementi  cognitivi,
esperienze,  capacita'  relazionali  che  permettono all'individuo di
agire  positivamente  in  un contesto, e' l'elemento fondante di ogni
inserimento sociale e professionale.
    Appare  logico porre una particolare attenzione sulle interazioni
tra  sistema  formativo  e contesto sociale, nel complesso compito di
individuazione  delle  priorita'  di  intervento  possibile sul piano
educativo.
    Le  disuguaglianze  sociali  non  sono pero' risolvibili solo con
l'aumento del livello di istruzione. Tuttavia, se l'istruzione non e'
condizione sufficiente ai fini di una migliore collocazione sociale o
di  occupazione,  essa  e'  spesso condizione necessaria, in quanto i
livelli di istruzione hanno un rilievo fondamentale per l'inserimento
professionale  e,  in  senso  lato, sociale, sia in base all'utilita'
oggettiva,  documentata dai dati, della risorsa "sapere", sia in base
alle  percezioni  degli  interessati  riguardo  alla formazione ed al
lavoro.
    Per  i  giovani  la  constatazione  dell'inefficacia  dei  canali
tradizionali  nel garantire l'inserimento sociale e occupazionale, la
percezione  della  crescente  difficolta'  di  acquisire lo status di
adulto  e i diritti ad esso legati, come quello di trovare un lavoro,
avere  una  casa  propria,  poter costituire una famiglia, ha indotto
importanti  cambiamenti  nelle  percezioni collettive, in primo luogo
nei  valori  diffusi  tra  i giovani e quindi nelle loro strategie di
vita.
    In  particolare,  la  constatazione  delle  carenze strutturali e
dell'inadeguatezza   delle   agenzie  istituzionalmente  preposte  ha
comportato   l'attribuzione  di maggiore  importanza,  da  parte  dei
giovani,  ai  canali  informali  costituiti  dalle  reti di relazioni
amicali  e  parentali.  L'associazionismo,  i  movimenti  di base, il
volontariato  sono  fattori  sostanziali  di socializzazione, che nei
contesti  piu'  deprivati  acquisiscono,  non a caso, il carattere di
risorsa essenziale.
    Ogni   persona   cresce   infatti   attraverso   una  progressiva
acquisizione  di  saperi, esito della costante analisi, elaborazione,
trasformazione degli oggetti dell'esperienza.
    La  qualificazione  professionale  e'  l'esito  di un processo di
formazione   che  non  puo'  essere  esaurito  in  nessuna  struttura
formativa,  ne' puo' realizzarsi esclusivamente nell'esercizio di una
professione.  Si  configura,  in  modo  differenziato  da  persona  a
persona,  come  una risorsa individuale di conoscenze e di competenze
idonee  a  fare  fronte a circostanze operative diverse nel corso del
tempo.  Il  percorso  di  qualificazione  della maggior  parte  delle
persone non e', in sostanza, il risultato di un ordine sequenziale di
tragitti  formativi  programmati, organizzati, monitorati e valutati.
E'  viceversa  un  percorso  accidentato in cui esperienze diverse di
istruzione  formale e di pratica lavorativa si alternano fra loro, in
cui  risorse  cognitive  di  natura molto varia sono progressivamente
legate ai fini di una qualificazione.
    La  "bassa  qualificazione"  puo'  essere definita come l'assenza
delle  competenze  idonee  all'assolvimento  di  compiti  definiti  o
l'incapacita'   di   stabilire,  tra  abilita'  necessarie  e  saperi
posseduti, dei legami per fare fronte a una situazione data.
    La  competenza  indica, secondo una definizione di vocabolario la
"piena  capacita'  di  orientarsi  in  determinate  questioni".  Tale
definizione  appare  utile  per  chiarire  come  i  "bassi livelli di
scolarita'"  vadano  valutati  attraverso cio' che le persone sanno o
non  sanno fare in condizioni reali, piuttosto che esprimendo giudizi
fondati  su categorie di tipo scolastico, applicandole impropriamente
a contesti che scolastici non sono.
    La  competenza  professionale  e'  come  un  insieme  complesso e
articolato  di abilita' e capacita', esito di una sintesi concettuale
e  operativa  di  aspetti  teorici,  legati,  in  parte,  a contenuti
disciplinari,   e   di   esperienze   concrete.  E'  l'esito  di  una
qualificazione sia iniziale sia continua.
    La  competenza  e'  una  variabile dipendente, interagente con il
contesto   organizzato   in   cui  si  esplica.  Assume  una  propria
caratterizzazione  e  dimensione negli ambiti particolari, nella sede
occupazionale,  nei  settori  o  nei  segmenti  produttivi  in cui e'
"situata".
    In  questa  prospettiva, la "qualificazione" si precisa nella sua
dipendenza da conoscenze e abilita' operanti in un contesto dato.
    Il valore attribuito alla partecipazione sociale e all'educazione
dipende  dall'ambiente  in  cui l'individuo e' vissuto o vive. Gruppi
politici,  religiosi,  sindacali,  professionali ed altri sono o meno
per  l'individuo gruppi di appartenenza e/o gruppi di riferimento. Le
persone  apprendono  a  soddisfare  le  proprie  esigenze  sociali in
relazione  ai  gruppi  in  cui  si  riconoscono, sia perche' ne fanno
parte, sia perche' aspirano a entrarvi.
    La  partecipazione  alla  formazione  non  si  realizza  mediante
tentativi  piu'  o  meno  efficaci di influenzare e sensibilizzare il
singolo, ma operando in rapporto con le diverse aggregazioni sociali,
partendo da problemi che sono presenti sul territorio, con un impegno
collettivo, che vede coinvolte le diverse forze vive dell'ambiente.
    La  formazione,  con  le sue proposte e, entro limiti diversi, lo
stesso lavoro, possono non essere un bisogno primario. Il problema e'
di  valutare  in  che  modo  la  formazione  con le sue proposte puo'
favorire  la  soluzione  di  problemi che non sono di formazione o di
lavoro,   in  che  modo  si  intrecciano  interventi  che  altrimenti
resterebbero separati, senza produrre effetti possibili.
    Rispetto  ai  soggetti  di  scarsa  qualificazione il problema va
posto  in  termini  relativamente  simili,  non tanto per gli aspetti
psicologici,  quanto  per  il  rilievo che in diverse fasi della vita
assumono  i  problemi  dell'esistenza  con  cui  l'orientamento  deve
interagire.
    Una  delle conseguenze piu' gravi degli esiti scolastici negativi
consiste  nella  sfiducia,  da  parte del soggetto poco scolarizzato,
nelle  sue  capacita'  cognitive.  La  sua  partecipazione scolastica
costituisce  un'esperienza nella quale ha registrato, nel passato, un
fallimento,  un'esperienza  che  e'  stata frustrante, che teme o non
desidera, inconsciamente, ripetere.
    Vi  e'  un'autovalutazione  di se' negativa rispetto allo studio,
accompagnata  dalla  percezione delle proprie carenze e della propria
inadeguatezza.   L'esclusione  dalla  formazione  in  eta'  infantile
determina forme di autoesclusione e di esclusione in eta' successiva.
Nel  corso della vita di un individuo, peraltro, i suoi ruoli sociali
cambiano  costantemente  e con essi i compiti che gli sono richiesti,
le aspettative, le esigenze, i bisogni.
    Un approccio globale ai problemi puo' consentire l'individuazione
di  forme di discriminazione positiva e, nell'insieme, spinte tese ad
uguagliare  le  opportunita',  che  sono  un  elemento cruciale nello
sviluppo  di  un  processo  di  orientamento  perche'  costringono  a
centrare    -   l'analisi   sulle   difficolta'   dei   processi   di
partecipazione.
    La discriminazione positiva si realizza a vari livelli. L'ipotesi
qui formulata e' che un coinvolgimento dell'ambiente sociale inneschi
un  processo  destinato  ad  accrescere  le  potenzialita'  educative
dell'ambiente stesso.
    Qualunque  intervento  a  favore  di  soggetti  che esprimono una
domanda  di formazione debole o inesistente richiede forme molteplici
di  intervento  per una sua attivazione: gli elementi di globalita' e
di partecipazione positiva, se sono sempre presenti a vari livelli di
incisivita', richiedono tempi lunghi per una partecipazione massiccia
delle fasce piu' svantaggiate.
    Lo  sviluppo  della  domanda si realizza rispondendo alla domanda
iniziale  qualunque  essa  sia, ma prefigurando percorsi che facciano
sentire  il bisogno di ulteriore impegno verso nuove esperienze. E in
questa  ottica  che va sviluppata l'educazione degli adulti, in forme
diverse per utenze potenziali diverse.
    Le  politiche educative e formative in eta' adulta sono politiche
sociali e quindi devono intervenire su tutte le forme di esclusione e
per  tutte  le  fasce  di  eta' e fornire occasioni di esercitare una
cittadinanza attiva e partecipe in ogni fase della vita, anche per le
persone in situazione di handicap.
    Occorre prevedere, pertanto, un collegamento tra educazione degli
adulti  e  momenti  formativi, culturali e sociali tesi a valorizzare
gli  anziani  come  risorse  e  diffondere  a  loro favore esperienze
culturali,  perche'  non  si  creino  situazioni  di  solitudine e di
emarginazione,   specie   per   le  donne  anziane,  che  in  passato
frequentemente  hanno  vissuto in maniera totalizzante le esigenze di
cura della famiglia.
                       3. Aspetti pedagogici.
    In  questi  ultimi  tempi la riflessione pedagogica ha rivolto le
sue attenzioni all'organizzazione generale del modello che ha operato
fino  ad  oggi  e  l'ha  ritenuto insufficiente per risolvere i nuovi
problemi che toccano il percorso formativo dei soggetti interessati.
    La proposta che viene avanzata e' tesa ad operare un cambiamento.
Nella visione generale del sistema tradizionale prima doveva avvenire
la formazione "intellettuale" alla quale doveva seguire la formazione
professionale.  Prima  ci si doveva formare intellettualmente per poi
poter operare concretamente.
    La struttura formativa generale era pertanto caratterizzata dalla
preminenza  delle conoscenze rispetto alle competenze intese sia come
capacita' sia soprattutto come abilita'.
    Nello  specifico  del  modello scolastico della scuola secondaria
superiore,  gli istituti tecnici generavano prevalentemente capacita'
e  quelli professionali tendevano ad accentuare le abilita'; il tutto
era  normalmente  preceduto  da  un  percorso  di  studi  a carattere
conoscitivo   per   tutti   fino   alla   conclusione   della  scuola
dell'obbligo.
    Tutta  la cultura del Paese ha comunque vissuto sulla costruzione
istituzionale  di  un'idea  molto  semplice:  la  concettualizzazione
doveva  precedere  l'operazione  o  l'applicazione,  anzi essa era la
condizione indispensabile per poter operare. Maggiore era il possesso
della  concettualizzazione, maggiore sarebbe stata la possibilita' di
una  operazione.  Il  percorso  formativo si sostanziava cosi' di una
forma  prolungata  di  studio  demandando  l'applicazione  alla  fase
successiva, quella del cosiddetto "mondo del lavoro".
    Il  mondo  del  lavoro,  da parte sua, non dimostrava particolare
gradimento  per  questa  scelta  ritenendo  che, per alcune di queste
formazioni,  in  particolare,  non  ci fossero piu' le condizioni per
ritenere  che  le  conoscenze  che venivano indicate fossero adeguate
alle  evolute  richieste  dell'attivita'  produttiva.  Si consolidava
sempre  piu'  l'idea  che  fosse  ormai  giunto  il  tempo di pensare
diversamente  l'approccio  alla  formazione. L'inversione di tendenza
doveva  pertanto  riguardare  sia  i  contenuti  sia  i loro tempi di
apprendimento.
    A  questi  due  elementi  se  ne  aggiungeva  pero' un altro. Era
difficile  pensare  ad  una  revisione  del sistema generale senza un
nuovo  punto  di  vista,  cioe' non appariva piu' sufficiente nemmeno
diminuire  il  numero delle informazioni necessarie e ridurre i tempi
di  frequenza.  Si  trattava  di qualificare in maniera differente il
percorso di formazione.
    L'opzione pedagogica.
    La  riflessione  sul  nuovo  concentra  la  sua attenzione su una
ipotesi integrata sia per l'aspetto istituzionale e organizzativo sia
per quello contenutistico-conoscitivo.
    Vari  sono  gli elementi che vengono introdotti e che qualificano
la  nuova  opzione,  ma  per il fatto che sono ritenuti importanti ed
essenziali rappresentano i valori intorno ai quali costruire il nuovo
modello.  Resta, comunque, l'opzione pedagogica il punto centrale che
assegna  un  nuovo  significato a queste componenti ed essa e' basata
sul "concetto di relazione".
    Con  questa  scelta  vengono affrontate diversamente le dicotomie
classiche:   studio-lavoro,  intellettualita'-manualita',  formazione
basilare formazione tecnica professionale-cittadinanza.
    Lo  studio  e' certamente un valore acquisito; e' sempre stato un
valore,  anche se nel passato solo per pochi. Oggi e' definitivamente
considerato un valore essenziale per tutti. Il problema da affrontare
non  riguarda  tanto  il valore dello studio per tutti ma il rapporto
che  lo studio deve stabilire con un altro valore, quello del lavoro.
La  novita' non attiene pertanto allo studio ma alla introduzione del
concetto di lavoro nel curricolo di studio come un concetto formativo
essenziale  per  la comprensione del lavoro stesso. In questa diversa
visione del curricolo il tema del lavoro rappresenta il fatto nuovo e
contribuisce  a  definire  meglio  il rapporto con altri contenuti e,
soprattutto,  con  il valore fondamentale: l'uomo e le sue operazioni
nel mondo.
    L'aspetto  conoscitivo  del  lavoro  riguarda  una sola parte del
tema,   l'altra  attiene:  all'operativita'  reale,  cioe'  alla  sua
dinamica nel momento in cui esso si attua e agisce.
    L'organizzazione   della   formazione  deve  pertanto  stabilire,
rispetto  al  passato, un rapporto diverso col mondo del lavoro e con
le sue molteplici espressioni. Tra studio e lavoro sono individuabili
una  serie  di  forme  di  collaborazione  che  possono rappresentare
modelli   articolati   di  possibili  modalita'  di  relazione  e  di
conseguente  apprendimento.  Si puo' cosi' entrare nella logica della
non identificazione dell'apprendimento con lo studio soltanto, ma con
diverse forme di studio-lavoro.
    Per  cui  si  puo'  sostenere che lo studio e' solo una modalita'
della  conoscenza  e  che  per  giungere  meglio  a conoscere diventa
indispensabile correlare le forme dello studio alle forme del lavoro.
Lo studio non e' piu' la sola condizione per conoscere, la conoscenza
e'  il  prodotto dell'integrazione fra la dimensione teorica e quella
operativa.
    L'uomo  e'  unita'  e  nell'itinerario  della sua formazione tale
unita'  deve essere costantemente mantenuta. Si deve pertanto evitare
di  attuare forme di separazione che portino a considerare periodi in
cui  sia presente la sola formazione dell'intelletto seguiti da altri
in  cui  sia  solo  presente  la  formazione  tecnica o operativa. La
contestualita'  delle  operazioni  va invece mantenuta durante l'arco
della  formazione  in  tutti  i suoi momenti, La formazione integrale
dell'uomo,  prima  di essere un fatto contenutistico, e' una profonda
opzione metodologica.
    Sulla stessa linea di riflessione va collocata la distinzione tra
formazione di base e formazione tecnico-professionale.
    Un altro elemento di questa nuova strategia formativa riguarda il
rapporto tra formazione, lavoro e "diritto di cittadinanza".
    Occorre  qui  richiamare  un  fondamentale assunto costituzionale
secondo  il  quale  la  repubblica  e'  "fondata  sul lavoro". Questa
dichiarazione esprime in modo evidente il collegamento che esiste tra
lavoro e cittadinanza.
    La  costituzione ha inteso assegnare al lavoro un valore primario
in  quanto  riferito  al  modo  col quale il soggetto, la persona, si
colloca  con  tutta la sua vita nell'ambiente produttivo e culturale.
Cio'  che  il lavoro oggi richiede, dal punto di vista pedagogico, e'
di  essere  correlato  in  modo piu' ravvicinato alla riflessivita' e
quindi  di essere in grado di stabilire un diverso rapporto col mondo
tradizionale dello studio.
    Mentre  alla  scuola  e  alle diverse istituzioni formative si e'
chiesto  di  essere  piu'  attente  al  tema del lavoro e al relativo
rapporto col mondo della produzione, al lavoro oggi, si deve chiedere
di essere aperto alla riflessione sulle proprie operazioni e, quindi,
di  considerare questo nuovo aspetto come elemento essenziale del suo
sviluppo qualitativo.
    Il  diritto  di  cittadinanza  attraversa  proprio questi momenti
fondamentali:  il soggetto acquista il diritto al lavoro come diritto
alla   sua   umanizzazione   attraverso   la  riflessivita'.  Occorre
transitare  dalla  concezione  del lavoro come strumento a quella del
lavoro  come  oggetto  significativo per la propria umanizzazione, la
prima  cittadinanza  politica  dell'uomo  risponde a questa esigenza:
contribuire   allo  sviluppo  sociale  mediante  l'umanizzazione  del
lavoro;  essa  passa  attraverso  la riflessione e la consapevolezza.
Questa   appare   la   fondamentale   opzione  politica  intesa  come
partecipazione alla costruzione sociale; per il soggetto che l'assume
e la costruisce e' la sua essenziale e personale opzione pedagogica.
4. Le competenze alfabetiche: dimensioni politiche e socio-culturali.
    L'alfabetizzazione funzionale.
    Recenti  dati  sulla  scolarizzazione della forza lavoro mostrano
una   forte  necessita'  di  arricchire  e  rafforzare  l'area  delle
competenze di base. E' infatti difficile affrontare la vita-personale
e professionale contando su un patrimonio di competenze di base molto
esiguo  (meta'  della  popolazione occupata e' composta da lavoratori
privi  di  titolo, con licenza elementare e al massimo con un livello
di scolarita' obbligatoria).
    La  necessita'  di  partecipare  ad  azioni  educative in diversi
momenti  della  vita  personale e lavorativa e' un diritto cui devono
poter  accedere  ampie fasce di popolazione, con particolare sviluppo
delle  misure  di  accoglienza  per  le  fasce  a  forte  rischio  di
emarginazione  sociale  e  produttiva in relazione alle necessita' di
ristrutturare i propri progetti personali e lavorativi.
    L'avvio di un processo di "riscolarizzazione" in eta' adulta deve
considerare  come  prioritario  il  problema  dei  nuovi  bisogni  di
alfabetizzazione,  collegati  alla necessita' di nuovi saperi e nuovi
linguaggi e dei modelli pedagogici per far fronte a tali esigenze. Il
sistema   scolastico  deve  garantire  anche  per  l'eta'  adulta  la
possibilita'  di  acquisire  i saperi minimi necessari per collocarsi
adeguatamente nella vita sociale e produttiva.
    Un  ulteriore  ambito  di  primaria  importanza cui potrebbero in
parte rispondere le istituzioni scolastiche e l'offerta di momenti di
orientamento  e  counselling  per  facilitare il rientro nei percorsi
formativi,  per  sostenere gli esiti formativi e la spendibilita', in
raccordo con le altre strutture territoriali a cio' preposte.
    Il nuovo obbligo di istruzione e formazione.
    Il  prolungamento a partire dal 2000 dell'obbligo di formazione a
18  anni,  le disposizioni contenute nella legge 20 gennaio 1999 n. 9
in  materia  di  modalita' di assolvimento dell'obbligo di istruzione
elevato a nove anni, le norme sulla componente formativa dei percorsi
di  apprendistato,  definiscono  alcune  delle piu' rilevanti aree di
interazione  tra  le  iniziative che lo Stato, le regioni e gli altri
soggetti   sociali  e  istituzionali  operanti  sul  territorio  sono
chiamati a svolgere nei riguardi della popolazione giovanile compresa
tra  i  14  ed  i  18  anni,  la  piu'  colpita  da vasti fenomeni di
dispersione  scolastica,  demotivazione,  disorientamento e difficile
rapporto col mercato del lavoro.
    Su  queste  materie  esistono  ormai  i  presupposti  politici  e
legislativi  per  la  definizione  di piani operativi che coinvolgano
l'azione  degli  istituti  di  istruzione  secondaria,  e  di  quelli
professionali in particolare, i piu' adatti ad interpretare e gestire
la   domanda   di  istruzione  e  formazione  orientata  alla  rapida
transizione  verso  il mondo del lavoro e/o a forme di alternanza tra
studio e lavoro.
    L'idea guida della "competenza".
    L'idea  guida  che  percorre  e collega concettualmente le citate
norme  e'  quella  di  "competenza", intesa come dimensione operativa
della  formazione,  uso  finalizzato  delle  conoscenze,  saper fare,
organizzare,   decidere.   Tale   interpretazione  della  nozione  di
"competenza",  pur  potendo  trovare  applicazioni  utili ed efficaci
anche    nell'ambito    dei    curricoli    scolastici    finalizzati
all'acquisizione   di   titoli   di   studio   (soprattutto  di  tipo
professionale  e  tecnico),  si  pone  sul  terreno  piu'  ampiamente
comprensivo  del  riconoscimento e della valorizzazione delle diverse
modalita',  forme e stili di apprendimento, realizzati o realizzabili
anche  al  di  fuori dell'offerta educativa di tipo tradizionale: nei
percorsi  della  formazione  professionale,  nei luoghi di lavoro, in
autoistruzione  o  nell'educazione  aperta  e  a  distanza. In questo
quadro  si  pongono  con  urgenza  problemi  di  riconoscimento  e di
interazione,  integrazione  e  circuitazione  delle  esperienze e dei
risultati   della  formazione  comunque  acquisita,  con  particolare
attenzione alle varie forme di educazione extrascolastica.
    Nuovi alfabeti, nuovi analfabeti.
    Accanto  all'esigenza  di  investire  in modo piu' sistematico ed
efficace  nella  educazione  e  nella  formazione iniziale di tutti i
giovani  compresi  nella  citata fascia d'eta' 14-18 anni, in modo da
porre  su piu' solide basi la prospettiva della educazione permanente
o  Life-long, si pone oggi con forza in Italia, come in tutti i Paesi
economicamente e tecnologicamente avanzati, il problema di far fronte
ai  problemi  connessi  al  rapido  sviluppo di nuovi alfabeti, nuovi
saperi e nuove esigenze formative.
    Accanto  agli  ancora  non risolti problemi di una piu' estesa ed
efficace alfabetizzazione primaria si pongono cioe' problemi nuovi di
ri o neo-alfabetizzazione per larga parte della popolazione adulta, e
non  solo  in  relazione  alle competenze professionali possedute: la
formazione  continua  dei  lavoratori  esige  oggi  l'acquisizione di
competenze   socio-relazionali,   comunicative   e   piu'  ampiamente
culturali  che  appaiono  importanti  quanto se non piu' delle stesse
competenze di tipo tecnico-professionale.
    Occorre    percio'    predisporre    iniziative    organiche   di
alfabetizzazione  funzionale  rivolte  agli  adulti,  occupati e non,
tenendo  conto  del  fatto  che  in  Italia  i  loro  livelli medi di
istruzione sono piu' bassi di quelli che si registrano in altri Paesi
dell'area OCSE.
5. Obiettivi  e  strategie  del  patto  sociale  per  lo  sviluppo  e
                           l'occupazione.
    Il  Patto  sociale  per  lo  sviluppo  e  l'occupazione  prevede,
all'allegato  3, l'impegno del Governo "... a predisporre un progetto
specifico e risorse mirate per la sperimentazione e la messa a regime
di  un  "sistema  di educazione per gli adulti", sul quale avviare il
confronto e la sperimentazione d'intesa con le forze sociali e con le
rappresentanze  delle  regioni e degli enti locali. Tale progetto, da
collocare    nell'ambito    della    formazione    integrata,   avra'
caratteristiche di integrazione, modularita', interdisciplinarieta' e
flessibilita',  per  consentire  percorsi  formativi personalizzati e
prevedera'  inoltre  una certificazione integrata e il riconoscimento
di  crediti,  spendibili  nei  percorsi  di  studio  e  nel mondo del
lavoro".
    "Per  rispondere  ai  fabbisogni formativi dei lavoratori e delle
aziende,  messi in evidenza dalle indagini realizzate dagli organismi
bilaterali  costituiti  tra  le  parti  sociali,  Governo  e  regioni
assicureranno  un'offerta formativa integrata tra universita', scuole
e agenzie di formazione professionale, che potra' trovare un punto di
riferimento  nei  centri  territoriali per l'educazione degli adulti,
opportunamente   integrati   dall'apporto   delle   strutture   della
formazione  professionale  e dell'universita'. Tale offerta formativa
sara' organizzata in modo da sostenere l'inserimento lavorativo delle
fasce deboli del mercato del lavoro".
    "...  In merito alla formazione esterna degli "apprendisti" nelle
imprese  artigiane  e  nelle piccole imprese, il Governo si impegna a
procedere  attraverso sperimentazioni concertate tra le forze sociali
e  le  istituzioni ai vari livelli, al fine di individuare percorsi e
modelli formativi idonei alla realta' dell'imprenditoria diffusa. ...
Per  realizzare  questi  obiettivi  Governo e regioni si impegnano ad
assicurare  la  necessaria offerta formativa da parte delle strutture
della formazione professionale e della scuola, integrate fra loro. Il
Governo  si impegna a promuovere un confronto con le parti sociali al
fine del piu' ampio utilizzo dell'apprendistato".
    "Governo e parti sociali concordano sulla necessita' di estendere
i  tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione,
come  strumento  indispensabile  di raccordo tra formazione e lavoro,
secondo le modalita' stabilite dall'art. 18 della legge n. 196/1997 e
relativo   decreto   attuativo  (progetti  formativi  concordati  tra
strutture   formative   e   aziende,  tutoraggio,  coinvolgimento  di
istituzioni e parti sociali)".
    "Il  Governo  intende  favorire  la  ricerca di un accordo tra le
parti  sociali  volto  a  sperimentare  meccanismi  contrattuali  che
finalizzino   quote  di  riduzione  di  orario  alla  formazione  dei
lavoratori,  anche  attraverso  l'utilizzo  delle centocinquanta ore,
l'utilizzo  delle  banche  ore  annuali previste dai CCNL e ulteriori
strumenti  per  consentire  ai lavoratori di accedere pienamente alle
attivita' di formazione continua e di educazione degli adulti".
    "Il  Governo,  in  questo  quadro,  intende  agevolare interventi
formativi  congiunti  tra  regioni  del  nord  e  del mezzogiorno, in
accordo   con   le   parti  sociali,  per  consentire  gli  opportuni
trasferimenti  di  conoscenze  ai  fini  dello  sviluppo  economico e
sociale tra le diverse aree del Paese".
    Con  il  patto  sociale  questi  obiettivi  e  le  strategie  per
conseguirli  si  collocano  in  una nuova definizione della vocazione
istituzionale  del  sistema  di  EDA. Il diritto al sapere, nel nuovo
contesto  sociale  ed  economico  connesso  alla  globalizzazione, si
amplia  fino  a  divenire  diritto alla formazione per tutta la vita,
quale  precondizione  sia  per  la  crescita culturale e civile della
persona sia per l'accesso e la permanenza nel mercato del lavoro.
    La    crescente   complessita'   delle   moderne   societa',   la
flessibilita'  del  mercato  del  lavoro  ed i rapidi cambiamenti dei
contenuti delle professionalita' presuppongono livelli qualificati di
cultura  e  di competenze, aggiornate ed arricchite per consentire al
soggetto  non  soltanto  la  necessaria autonomia culturale, ma anche
l'alternarsi   di   formazione  e  lavoro,  quale  precondizione  per
difendere  il diritto alla qualita' dell'occupazione e all'evoluzione
dei percorsi professionali.
    In  tale  nuovo  contesto,  le  conoscenze  culturali  e  di base
acquistano maggiore   centralita'   e   si  coniugano  come  elementi
pre-professionalizzati,  in  grado  di  collegare la cultura al saper
fare ed ai contesti di vita e di lavoro. L'EDA diviene, pertanto, una
risorsa   importante  per  lo  sviluppo  locale  e  per  il  recupero
dell'identita' anche sociale del territorio.
    Il  ruolo  dell'EDA si colloca, quindi, con chiarezza nell'ambito
del  diritto  di  cittadinanza e come tale deve essere esplicitamente
confermato.
    Anche   nel   nuovo   contesto,   viene   confermato   il   ruolo
tradizionalmente  svolto  dall'EDA, quali le azioni formative rivolte
alle fasce di utenti piu' deboli o marginalizzate, il soddisfacimento
di  bisogni  culturali  individuali,  tra  i  quali  rappresenta  una
priorita'  il  conseguimento  del  titolo  di  studio.  Il recupero e
l'acquisizione  del  titolo  di  studio prevedono percorsi scolastici
all'interno di una strategia complessiva di integrazione che non puo'
negare  la  responsabilita' della scuola in presenza di una specifica
esigenza di istruzione.
    Come  dichiarato  nella  Conferenza di Amburgo, l'EDA deve essere
vista  in  una prospettiva piu' ampia, orientata a diversi obiettivi,
dal  recupero  dei  drop-out  alla rimotivazione culturale e sociale,
all'inserimento  dei  giovani  al mercato del lavoro, alla lotta alla
disoccupazione,  nonche'  all'accoglienza  di  immigrati  che  stanno
diventando  una  presenza sempre piu' significativa nel nostro Paese,
assai rilevante in certe aree.
    Occorre  realizzare  le  condizioni  per  una offerta integrata e
flessibile,  che, a cominciare dalla formazione collegata al lavoro e
ad  altre tipologie educative che corrispondano alle aspirazioni e ai
desideri   degli   individui,   coniughi   esigenze   di   formazione
tecnico-professionale  con  esigenze  di  autonomia  culturale  e  di
orientamento  del  cittadino  e,  attraverso  la  certificazione e il
riconoscimento di crediti nei diversi contesti di studio e di lavoro,
consenta  a  ciascuno  la  personalizzazione dei percorsi culturali e
formativi.
    L'integrazione  -  intesa  quale interazione tra soggetti diversi
nel  rispetto  delle  diverse vocazioni istituzionali - e' l'elemento
che  puo'  consentire  l'apertura  dell'EDA alla nuova qualita' della
domanda  sociale. Tale integrazione dovra' riguardare il raccordo con
la  formazione professionale e, quindi, con i diversi centri pubblici
e  privati  accreditati.  Il  coinvolgimento  della scuola secondaria
superiore  dovra' costituire un obiettivo esplicito, prevedendo tempi
e  forme  di  graduale  inserimento, fino a farne un altro baricentro
dell'attivita' dell'EDA, in grado di fornire risposte alla domanda di
cultura  e di formazione di chi ha gia' il titolo dell'obbligo. Tutto
cio'  in  coerenza  con  la  crescita  e la diffusione dei livelli di
scolarizzazione,   e   in   relazione   all'elevamento   dell'obbligo
scolastico, nonche' alla previsione dell'obbligo formativo.
    In  questa  ottica,  la scuola secondaria serale deve essere piu'
raccordata  con il circuito EDA per consentire ai corsisti il normale
proseguimento dei corsi di studio.
    I  curricoli  della  scuola  serale, soprattutto nella istruzione
tecnica  nonostante  le innovazioni introdotte con le sperimentazioni
in  atto,  non  offrono  le  flessibilita'  richieste dal particolare
modello organizzativo.
    La  concertazione con le parti sociali in grado di dare efficacia
alle  decisioni  assunte,  come  ribadito  dalla  stessa  Commissione
europea, costituisce lo strumento principale per raccordare l'offerta
formativa  anche  alla  domanda  espressa  dal  mercato  del  lavoro,
assicurando  al  tempo stesso quell'ampiezza del consenso che solo e'
in grado di dare efficacia alle decisioni assunte.
              6. L'esperienza dei centri territoriali.
    I centri territoriali permanenti, istituiti ai sensi dell'o.m. n.
455/1997,  hanno  raccolto  e  integrato  unitariamente le precedenti
esperienze  dei corsi di alfabetizzazione e dei corsi per lavoratori,
e rappresentano, sotto l'aspetto organizzativo, l'insieme dei servizi
e delle attivita' di istruzione e di formazione degli adulti presenti
su un territorio di dimensione distrettuale.
    Le  attivita' e i servizi per gli adulti si svolgono su piu' sedi
anche  non  scolastiche e sono coordinati dal centro territoriale che
ha  come  riferimento  amministrativo  e  didattico  una  istituzione
scolastica della fascia dell'obbligo e come coordinatore responsabile
il suo capo d'istituto.
    Sotto  l'aspetto funzionale i centri territoriali permanenti sono
luogo   di  concertazione,  di  lettura  dei  bisogni  formativi,  di
progettazione  e  di  organizzazione delle iniziative di istruzione e
formazione   in  eta'  adulta,  per  l'alfabetizzazione  culturale  e
funzionale,   il   consolidamento   e  la  promozione  culturale,  la
rimotivazione e il riorientamento, l'acquisizione e il consolidamento
di      conoscenze     e     di     competenze     specifiche,     di
pre-professionalizzazione e/o di riqualificazione professionale.
    I   centri   svolgono   attivita'   di   accoglienza,  ascolto  e
orientamento;  di  alfabetizzazione primaria funzionale e di ritorno,
anche  finalizzata  ad  un  eventuale accesso ai livelli superiori di
istruzione  e  di  formazione  professionale;  di apprendimento della
lingua e dei linguaggi; di sviluppo e consolidamento di competenze di
base  e  di  sapori  specifici;  di recupero e sviluppo di competenze
strumentali  culturali  e  relazionali  per una attiva partecipazione
alla vita sociale; di acquisizione e sviluppo di una prima formazione
o   riqualificazione   professionale;  di  rientro  nei  percorsi  di
istruzione e formazione di soggetti in situazione di marginalita'.
    Le  attivita'  si  svolgono  mediante  corsi lunghi di istruzione
oppure  a  mezzo  di  corsi  brevi/moduli a carattere monografico. Al
termine   delle   attivita'   e'  previsto  il  rilascio  di  titoli,
certificazioni o attestazioni dei crediti formativi acquisiti.
    L'accesso  ai  centri  territoriali e' gratuito. Possono accedere
alle  attivita' dei centri gli adulti di qualsiasi eta' e condizione.
Viene  data  precedenza  a coloro che richiedono il conseguimento del
titolo di studio (licenza elementare o media).
    Il  centro  si  avvale  dei  docenti  messi  a  disposizione  dal
provveditorato  agli  studi e degli operatori messi a disposizione da
altri  soggetti pubblici o in convenzione da altri istituti o assunti
con contratto d'opera.
    Il  1998/1999 e' stato l'anno in cui i centri hanno preso l'avvio
in  forma  diffusa su tutto il territorio nazionale, riorganizzando e
comprendendo   anche  molte  delle  esperienze  per  gli  adulti  dei
precedenti ordinamenti.
    Sono  stati  attivati circa 700 corsi di alfabetizzazione (scuola
primaria)  su  2/3  dei centri, e circa 1.700 corsi delle 150 ore nel
95%  dei  Centri,  con  una  utenza complessiva di 53 mila adulti; le
attivita' d'istruzione sono state condotte da oltre 3.300 docenti che
si  sono avvalsi del supporto tecnico e amministrativo di circa 1.200
unita' di personale ATA.
    Altri 97 mila adulti hanno potuto fruire presso i centri di corsi
brevi  o  a  carattere  modulare (es., alfabetizzazione informatica e
linguistica).  Per gli interventi i centri si sono avvalsi, oltre che
dell'apporto  diretto  dei  docenti  assegnati,  anche di prestazioni
aggiuntive e di contratti d'opera intellettuale stipulati con esperti
esterni  nonche'  con  il sostegno degli IRRSAE che hanno organizzato
momenti  di  confronto  degli operatori interessati anche a carattere
regionale.
    Il  tipo di offerta e la quantita' di consenso ottenuto dai nuovi
CTP, in prospettiva, spostano decisamente il centro dell'azione verso
gli  Istituti  di  istruzione  secondaria superiore dove i livelli di
servizio  possono  meglio  corrispondere  ai  nuovi bisogni formativi
emergenti.
    Si  puo'  prevedere  un  ampliamento  dell'offerta di servizio in
questa  direzione  con  interventi  integrati,  senza depotenziare le
realta'  che attualmente soddisfano una diffusa domanda di istruzione
e di formazione.
    Particolari  interventi  vanno progettati e realizzati nelle aree
non  ancora  impegnate  nell'educazione degli adulti, soprattutto nel
Mezzogiorno,  nonostante  i  bassi livelli di istruzione e formazione
della popolazione.
7.  Verso  la  costruzione  di  un  sistema integrato di educazione e
                       formazione permanente.
    Il  processo  di  rinnovamento del sistema formativo italiano sta
interessando   sia   l'area  della  formazione  iniziale  (elevamento
dell'obbligo  di  istruzione,  obbligo  formativo  a  diciotto  anni,
apprendistato,  formazione  integrata  superiore),  sia  l'area della
formazione  continua  e  dell'educazione  in  eta'  adulta (misure di
sostegno  per  la formazione continua previste nella legge 196/1997 e
ordinanza   del   Ministro  della  pubblica  istruzione  n.  455/1997
sull'educazione in eta' adulta).
    Il ridisegno dell'architettura di sistema raccoglie pienamente le
indicazioni provenienti dalle politiche dell'Unione europea in merito
alla  necessita'  che  i  sistemi formativi rispondano ad una domanda
sociale  ed  economica  diversa  dal  recente  passato,  per favorire
l'acquisizione   di   nuovi   saperi   con   opportunita'   formative
differenziate.
    Il  cambiamento  richiede  la promozione di una offerta integrata
tra  il sistema scolastico e il sistema di formazione professionale e
tra questi e il mondo del lavoro.
    I  soggetti  istituzionali  (Stato,  regioni ed enti locali) e le
parti  sociali  debbono  assumere un impegno comune per suscitare una
vasta  percezione,  in tutta la popolazione, in merito all'importanza
del  ruolo  che  l'educazione  degli  adulti  puo'  rivestire  per la
crescita  democratica, civile, sociale ed economica del nostro Paese,
soprattutto nel Mezzogiorno.
    Occorre  uno  sforzo,  politico  e  progettuale,  per  passare da
un'organizzazione per sistemi chiusi ad una organizzazione di rete il
cui  obiettivo  e' costituito da risposte efficaci e differenziate ai
diversi  bisogni  dell'utenza;  senza  questo passaggio, che comunque
presenta  tempi  di  realizzazione  a  medio-lungo termine, non sara'
possibile  parlare  di  interventi integrati e di miglioramento della
qualita' complessiva del sistema.
    L'educazione   degli  adulti  e'  costituita  dall'insieme  delle
opportunita' educative formali (istruzione e formazione professionale
certificata)  e  non formali (cultura, educazione sanitaria, sociale,
formazione nella vita associativa, educazione fisico-motoria) rivolte
ai  cittadini  in  eta' adulta, aventi per obiettivo la formazione di
competenze  personali  di  base  nei diversi campi e di competenze di
base trasferibili e certificabili.
    E'  sull'insieme  di  questo  campo d'intervento che le politiche
d'integrazione previste nel presente paragrafo intendono intervenire.
    Il  carattere  integrato  dei  progetti e degli interventi che ne
conseguono costituisce il motivo ispiratore di una strategia tendente
ad assicurare la funzione "inclusiva" del nuovo sistema.
    Il  campo  dell'educazione  degli  adulti  in  Italia e' ricco di
esperienze  e potenzialita'. Attraverso un processo d'integrazione si
tratta  di  ricondurlo  a  sistema,  aumentarne  la  qualita'  con la
creazione di servizi di supporto, favorire la razionalizzazione degli
interventi  in  atto  ed assicurare un piu' alto grado di eguaglianza
delle  opportunita'  formative  lungo  l'arco  dell'esistenza,  nella
prospettiva  di  realizzare  l'obiettivo  proposto dalla V Conferenza
mondiale dell'Unesco di "one hour a day for learning for all".
    Si   tratta   di   porre  in  essere  un  processo  che  sviluppi
l'integrazione tra:
      1)  le diverse istituzioni responsabili nei diversi campi ed ai
diversi livelli istituzionali, ciascuno per le proprie competenze;
      2) i diversi ambiti d'intervento;
      3) le risorse umane, materiali e finanziarie disponibili.
                         7.1 I destinatari.
    Il nuovo sistema integrato di educazione degli adulti si muove in
una  prospettiva di "life long learning" e per questo intende portare
a  sinergia  l'insieme delle opportunita' formative che interessano i
cittadini  in  eta'  adulta,  in  relazione  ai  diversi  problemi ed
interessi  che  caratterizzano  le  diverse  fasi e i diversi momenti
dell'esistenza.
    Per  questa  ragione il nuovo sistema prende in considerazione la
domanda di formazione espressa da ogni strato di pubblico, ovvero:
      a) pubblici particolari;
      b) pubblici di ogni eta' e condizione sociale.
       7.2 L'oggetto della nuova offerta formativa integrata.
    Il  nuovo  sistema  integrato  di  formazione dovra' assumere tre
compiti prioritari:
      1).  favorire  il  rientro  nel sistema formale di istruzione e
formazione professionale;
      2) favorire l'estensione delle conoscenze;
      3) favorire l'acquisizione di specifiche competenze connesse al
lavoro o alla vita sociale.
                      7.3 Gli agenti formativi.
    Il  Ministero della pubblica istruzione, le altre amministrazioni
dello  Stato,  le  regioni  e  gli  enti locali debbono impegnarsi di
concerto  a promuovere il nuovo sistema integrato di educazione degli
adulti, a partire dalla realizzazione di una progressiva sinergia tra
diversi attori gia' impegnati nel settore.
    In  particolare,  si  considera essenziale l'apporto dei seguenti
agenti:
      a) il sistema scolastico;
      b) il sistema regionale della formazione professionale;
      c) il sistema dei servizi per l'impiego;
      d)  le  reti  civiche  delle  iniziative per l'educazione degli
adulti;
      e) le  infrastrutture  culturali (biblioteche di EE.LL., musei,
teatri...);
      f) le imprese;
      g) le  associazioni  (culturali,  del volontariato sociale, del
tempo libero, delle famiglie, ecc.);
      h) le universita'.
    Tali soggetti possono dar vita congiuntamente a forme associative
anche  a carattere consortile per la gestione di programmi e progetti
comuni.
                      7.4 Il sistema generale.
    Il   sistema   generale   si   articola   sui   seguenti  livelli
istituzionali:
    a) Livello nazionale.
    Le  funzioni relative all'integrazione dei sistemi vanno affidate
ad  un  comitato  integrato,  composto  dal  Ministero della pubblica
istruzione,  dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal
Ministero dell'Universita' e ricerca, dal Dipartimento per gli affari
sociali,  dalla  rappresentanza  delle  regioni,  degli Enti locali e
dalle parti sociali.
    Tale  comitato  deve  essere raccordato con il comitato nazionale
per  l'istruzione formazione tecnica superiore, al fine di assicurare
la  necessaria  coerenza degli interventi di integrazione di sistema,
eventualmente  prevedendo un rapporto strutturale tra i due comitati.
Tali funzioni riguardano soprattutto l'individuazione delle priorita'
strategiche,  la  definizione  degli indirizzi generali nonche' delle
risorse  attivabili,  dei  criteri  per  la  loro  distribuzione e la
definizione  di linee guida per la determinazione degli standard, del
monitoraggio e della valutazione, dei dispositivi di certificazione e
di riconoscimento dei crediti.
    b) Livello regionale.
    La  pianificazione  e  la  programmazione  dell'offerta formativa
integrata  rivolta  agli  adulti  rientrano  nelle  competenze  delle
regioni  ai  sensi  dell'art.  138 del decreto legislativo n. 112 del
1998,  cui  esse  assolvono secondo quanto previsto dagli ordinamenti
regionali.
    Al  fine  di  assicurare  la necessaria concertazione, le regioni
istituiscono   un  comitato  regionale,  costituito  dagli  assessori
regionali   preposti,  dai  rappresentanti  degli  enti  locali,  dal
rappresentante  del  Dipartimento  regionale scolastico e dalle parti
sociali,  secondo modalita' analoghe a quanto previsto per il livello
nazionale.
    Tale  comitato  ha  funzioni di concertazione relative, oltre che
alla   programmazione,   alla  promozione,  al  monitoraggio  e  alla
valutazione del sistema di educazione degli adulti.
    In particolare, tale organismo:
      a) individua  gli  interventi per la promozione dell'educazione
degli adulti;
      b) definisce i criteri per la realizzazione delle attivita' sul
proprio   territorio,  a  partire  dalle  conoscenze  sui  fabbisogni
professionali e formativi locali;
      c) definisce  il  quadro delle risorse disponibili destinate al
sistema integrato di educazione degli adulti;
      d) definisce  i  criteri  e  le  modalita'  di  monitoraggio  e
valutazione.
    Nell'ambito   delle   funzioni   di  programmazione  dell'offerta
formativa,  le  regioni,  tenendo  conto  anche delle indicazioni dei
comitati locali, promuovono il raccordo dei piani di educazione degli
adulti con le politiche di sviluppo ed occupazionali.
    La  regione  definisce,  d'intesa  con  gli  enti  locali, con il
responsabile   della  Direzione  regionale  per  l'istruzione  e  nel
confronto  con le parti sociali, i criteri per l'individuazione degli
ambiti  di  riferimento  territoriale relativamente alla costituzione
dei comitati locali e la dislocazione dei centri territoriali.
    Il   responsabile  della  Direzione  regionale  per  l'istruzione
assicura   l'acquisizione   dei   pareri   del   consiglio  regionale
dell'istruzione  in  merito a quanto previsto dall'art. 4 del decreto
legislativo 30 giugno 1999, n. 233.
    c) Livello locale.
                La provincia svolge le seguenti funzioni:
      a)  concorre  con  la  regione alla definizione delle scelte di
programmazione in tema di educazione degli adulti;
      b)   predispone   le   linee  generali  per  la  programmazione
territoriale, con particolare riferimento alla definizione del quadro
complessivo delle risorse disponibili su scala provinciale;
      c)  programma  i  servizi di informazione e pubblicizzazione di
interesse sovracomunale;
      d)  collabora al monitoraggio del sistema a livello provinciale
sulla  base  delle  indicazioni  ricevute dal livello regionale ed in
sinergia  con  eventuali  progetti  di  monitoraggio e valutazione di
dimensione regionale.
I  comuni  e  le  comunita'  montane  in coerenza con quanto disposto
dall'art.  139,  comma 2 del decreto legislativo del 31 marzo 1999 n.
                 112 svolgono le seguenti funzioni:
      a)  concorrono  con  la regione e la provincia alla definizione
delle scelte di programmazione in tema di educazione degli adulti;
      b)  provvedono  al  monitoraggio  ed all'analisi dei fabbisogni
formativi e professionali che emergono dal territorio;
      c) programmano, d'intesa con i comitati locali, l'uso condiviso
delle risorse disponibili;
      d)  promuovono,  d'intesa  con i comitati locali, le iniziative
nell'ambito dell'educazione degli adulti;
      e)  concorrono alla definizione dei progetti pilota, sulla base
delle priorita' e delle vocazioni territoriali;
      f) promuovono la realizzazione ed il coordinamento dell'insieme
delle  opportunita'  presenti  a  livello  territoriale,  ai fini del
funzionamento integrato del sistema;
      g)  organizzano  iniziative per l'informazione e l'orientamento
degli utenti rispetto alle diverse opportunita';
      h) istituiscono i comitati locali.
                           Il comitato locale.
    La  sede  privilegiata  della programmazione concertata e' quella
locale.  A questo scopo, i comuni e le comunita' montane promuovono -
d'intesa  con  gli  uffici  scolastici  territoriali,  con  gli altri
soggetti  istituzionali  e  con le parti sociali - la costituzione di
comitati  locali  per  l'offerta  formativa  integrata destinata agli
adulti,  sulla  base  dei  criteri definiti in sede di programmazione
regionale.
    I comitati medesimi, in particolare:
      a) promuovono l'educazione degli adulti;
      b)  programmano,  in  linea  con  i criteri stabiliti a livello
regionale,  le  attivita'  da  realizzare  sul  proprio territorio, a
partire dall'analisi dei fabbisogni professionali e formativi locali;
      c)  definiscono  e  programmano  l'uso  condiviso delle risorse
disponibili  destinate  al  sistema:  integrato  di  educazione degli
adulti;
      d)  elaborano  progetti  di  area  e  formulano proposte per il
complessivo calendario dell'offerta formativa;
      e)  formulano  proposte  in  merito  alla istituzione di Centri
territoriali ed alla relativa dislocazione.
    I  comitati locali sono presieduti da rappresentanti dei comuni e
delle  comunita'  montane,  e  sono composti dai rappresentanti degli
Uffici  scolastici  territoriali,  della provincia, dei comuni, delle
comunita'  montane,  delle  parti  sociali  e da rappresentanze delle
Agenzie   formative   (associative   e   non)   operanti,  nel  campo
dell'educazione  non formale. Del comitato fa parte un rappresentante
del  consiglio  scolastico  locale  di  cui  all'art.  5  del decreto
legislativo n. 233/1999.
    L'ambito  territoriale per la costituzione di ciascun comitato e'
definito  sulla  base dei criteri individuati dalla regione, d'intesa
con i comuni e le province.
    Spetta  ai comitati anche assicurare il raccordo con le politiche
occupazionali e i servizi per l'impiego, a partire dall'orientamento,
secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 469/1997.
                         7.5 Gli operatori.
    Per  lo  svolgimento  delle  attivita' formative e' necessaria la
presenza  di  operatori  specializzati,  qualificati e con competenze
professionali specifiche.
    Essi    sono    impegnati    in   funzione   di   pianificazione,
programmazione,  progettazione,  gestione  di  agenzie formative e di
servizi,   docenza,   tutoraggio  d'aula,  di  azienda,  di  servizi,
organizzazione.  Per  ogni progetto deve essere garantita la presenza
di operatori specializzati nella progettazione formativa.
                      7.6 Il modello formativo.
    Il  modello  formativo  si  caratterizza  per  l'offerta  di  una
molteplicita'  di  percorsi  aperti  e  flessibili  e  di  specifiche
opportunita',   al  fine  di  essere  centrato  sulle  condizioni  di
partecipazione  degli iscritti e favorire l'ingresso in formazione di
soggetti adulti di ogni eta'. Esso si caratterizza per la modularita'
dei  percorsi  e  per  la flessibilita' dei moduli che lo compongono,
ognuno  finito  in  se'  e  riconosciuto,  eventualmente, anche quale
credito  formativo  dai  soggetti  coinvolti  sia per la prosecuzione
degli  studi  (nel  sistema  scolastico  e professionale) sia per una
professionalizzazione   dell'individuo   secondo   una  modalita'  di
quantificazione  stabilita  fra  le  istituzioni  interessate ai fini
della  relativa esigibilita' e basata su standard minimi concertati a
livello nazionale.
    Rispetto    alle    attivita'   previste   dalla   programmazione
dell'offerta   formativa  definita  in  sede  di  comitato  locale  e
rispondenti  a  criteri di qualita' ed ai relativi standard formativi
previsti  dal  sistema,  si  potra'  prevedere  il  riconoscimento di
crediti  ai  fini  della  riduzione  del  percorso  scolastico  o del
percorso   di  professionalizzazione.  Potranno  essere  riconosciute
competenze  acquisite  anche  all'esterno delle agenzie specializzate
nell'istruzione  e  nella formazione professionale e, in particolare,
nelle agenzie la cui offerta e' inclusa nei piani elaborati a livello
regionale e locale.
                         7.7 Finanziamenti.
    Il sistema viene sostenuto finanziariamente dalle risorse messe a
disposizione  dallo  Stato,  dalle  regioni,  dagli  enti locali e da
soggetti  pubblici  e  privati,  da integrare eventualmente con altre
risorse messe a disposizione dall'Unione europea.
    Piu' in generale, il sistema integrato di educazione degli adulti
si  fonda  sull'utilizzazione  delle  risorse  strumentali  ed  umane
provenienti  dai  diversi  sistemi  e  dai  diversi agenti pubblici e
privati che concorrono alla sua attivazione e al suo funzionamento.
    I  fondi  statali destinati all'arricchimento ed all'integrazione
dell'offerta formativa hanno lo scopo di:
      a) incrementare   l'offerta   formativa   per   gli  adulti  in
particolare ove carente;
      b) sostenere  i  progetti  pilota  e i progetti per particolari
tipi di attivita';
      c) favorire la costruzione del sistema e delle reti;
      d) favorire i raccordi con la formazione continua.
    Una  quota  adeguata  dell'insieme delle risorse rese disponibili
dalle  regioni  e  dagli  enti  locali  dovra'  essere  destinata  al
finanziamento  della  domanda  individuale  di formazione (assegni di
studio,   buoni  studio,  conti  correnti  formativi  individuali,  i
prestiti d'onore e altro).
                        8. Il programma 2000.
    Premessa.
    La   riorganizzazione   dell'attivita'  EDA  si  colloca  in  una
strategia  che sta velocemente evolvendo, ma che richiede, per la sua
piena  attuazione, ulteriori soluzioni legislative e contrattuali. Va
considerata,  pertanto,  l'esigenza  di  un  governo  della  fase  di
transizione,  individuando le necessarie connessioni tra esperienze e
prospettiva  nella  chiarezza  degli  obiettivi,  dei percorsi, delle
risorse tecnico-professionali.
    In  tale  fase  e' necessario che la definizione delle funzioni e
degli  organismi ai diversi livelli istituzionali debba tenere conto,
per  un  verso,  dei  processi  di  riforma  in  atto  o  in  via  di
realizzazione  (autonomia  scolastica  e riforma dei cicli, d.lgs. n.
112/1998,  legge  n.  196/1997, riforma degli organi collegiali della
scuola,   riforma  del  ministero  della  pubblica  istruzione),  per
l'altro,  delle  caratteristiche  di  sistema  nazionale dell'EDA che
debbono   essere   salvaguardate   per  assicurare  pari  diritti  ed
opportunita' sul territorio nazionale.
                         8.1. Le priorita'.
    Costituiscono obiettivi prioritari:
      a)  l'avvio  dell'impianto  del  modello  di  programmazione  e
gestione  del  nuovo  sistema  di  educazione  degli adulti a livello
locale,   regionale  e  nazionale,  con  il  compito  prioritario  di
rafforzare il ruolo di programmazione dell'offerta formativa da parte
degli  enti  locali e delle regioni d'intesa con i rappresentanti del
Dipartimento  regionale  per  l'istruzione  e  l'insieme dei soggetti
pubblici e privati competenti, secondo modalita' di concertazione con
le  forze sociali, nella prospettiva di un progressivo coinvolgimento
delle  competenze  in  materia  presenti  nelle politiche del lavoro,
dell'istruzione,  dell'universita',  nelle  politiche  sociali, nella
cooperazione internazionale;
      b)  la  sperimentazione  di  progetti  pilota  locali capaci di
assicurare  la  produzione  di  una  modellistica  con  alto grado di
trasferibilita';
      c)   il  rafforzamento  e  lo  sviluppo  dei  sistemi  e  degli
interventi  di  educazione  degli  adulti  nei campi dell'istruzione,
formazione ed educazione non formale degli adulti.
                      8.2. Linee di attuazione.
    Premessa.
    Il  nuovo  sistema di educazione degli adulti potra' nascere solo
come  risultato  di  un ampio processo di trasformazione che assicuri
risorse,   sostenibilita'  e  qualita'  dell'offerta  formativa.  Per
questo,  nell'attuazione  degli  interventi,  costituisce  un vincolo
comune il rispetto e lo sviluppo di modelli di integrazione. A questo
scopo  si  dovra'  operare privilegiando pratiche di integrazione nei
diversi  momenti  di  funzionamento  del sistema e in particolare nei
momenti  della  programmazione, gestione, attuazione, certificazione,
valutazione  e  riconoscimento  dei  crediti.  Per quanto concerne la
gestione   e   l'attuazione   di   programmi  e  progetti  comuni  si
privilegiano   i   soggetti  integrati  costituiti  attraverso  forme
associative anche consortili.
           8.2.1. Il modello di programmazione e gestione.
    a)  A  livello  locale  gli  enti  locali,  su base individuale o
associata,  sono  chiamati  ad  impegnarsi nell'avvio del processo di
programmazione  territoriale dell'offerta formativa integrata rivolta
alla  popolazione  in  eta'  adulta, secondo gli indirizzi esposti al
precedente punto 7.
    I  comitati  locali,  istituiti  a  seguito  di  tali iniziative,
sostituiscono   a   partire   dall'anno  2000  gli  attuali  comitati
provinciali   per   l'educazione   degli  adulti  previsti  dall'o.m.
455/1997.  Il  risultato  di tale processo consistera' nella messa in
rete  e  nel  coordinamento  dell'insieme  dell'offerta di educazione
degli  adulti,  assicurata  da  soggetti  pubblici  e privati e dalla
adozione di comuni strumenti di informazione della popolazione.
    b) A livello regionale e nazionale saranno attivate azioni per la
definizione   di   indirizzi   per   la  programmazione  dell'offerta
formativa,   la  promozione  di  comuni  servizi  di  accompagnamento
(formazione  comune  degli  operatori, comuni servizi di informazione
radiotelevisiva,    etc.),    il    monitoraggio,   la   valutazione,
l'attivazione  di comuni procedure di certificazione e riconoscimento
dei  crediti. Attraverso le azioni qui considerate si dovra' giungere
alla  definizione,  a  livello  nazionale,  delle  linee-guida  di un
programma  per  l'EDA.  L'obiettivo  quantitativo  e'  costituito dal
coinvolgimento a regime di 500.000 persone ogni anno.
     8.2.2. La sperimentazione di componenti del nuovo sistema.
    Gli   enti  locali,  nell'ambito  degli  indirizzi  regionali  di
programmazione,  concorrono,  sulla  base  delle  priorita'  e  delle
vocazioni   territoriali,   alla   definizione   di  progetti  pilota
significativi  attraverso  cui  si  avvia  la  sperimentazione  della
possibili  modalita' di intervento rispetto alle diverse componenti e
dimensioni  di  un  nuovo  sistema  di  educazione  degli  adulti. Le
regioni, d'intesa con gli enti locali, promuovono progetti pilota nel
caso  in  cui  tali  interventi  contribuiscano  allo  sviluppo della
dimensione regionale del sistema integrato di educazione degli adulti
a  supporto  dei  comitati  locali,  con particolare riferimento alle
misure  di  accompagnamento  di  interesse  comune  (formazione degli
operatori,  informazione,  ricerca  e sperimentazione avanzata, nuove
tecnologie, crediti, ecc.).
    Si  trattera'  di  progetti  a  base  territoriale, nel senso che
saranno progettati e gestiti d'intesa con gli enti locali interessati
e con le agenzie competenti.
    La  sperimentazione  dei  progetti pilota dovra' avere un rilievo
nazionale ed essere significativa rispetto al processo di costruzione
del  nuovo  sistema  formativo  per  gli adulti. Indirizzi in materia
saranno definiti dal comitato nazionale.
         8.2.3. La gestione e lo sviluppo degli interventi.
    La  gestione  e  lo  sviluppo degli interventi avviene attraverso
l'azione  sinergica  dei  sottosistemi della scuola, della formazione
professionale e dell'educazione non formale.
    a) l'educazione degli adulti nel sistema scolastico.
    In  tale  ambito  si  provvede  alla  riorganizzazione dei centri
territoriali  per l'EDA, che possono essere ubicati in qualunque tipo
e  ordine  di  scuola,  sulla  base degli obiettivi e delle priorita'
stabiliti   dalla  programmazione  regionale  dell'offerta  formativa
integrata e concertati con gli enti locali e le parti sociali.
    Gli interventi dovranno essere indirizzati alla valorizzazione ed
alla  qualificazione  dei  centri  territoriali  quali  strutture  di
servizio  che  concorrono,  per  quanto  di competenza, alla raccolta
della  domanda  di  formazione, all'orientamento rispetto all'offerta
formativa  territoriale  ed all'organizzazione dell'offerta formativa
integrata  nell'ambito  degli  obiettivi  definiti  sul piano locale,
favorendo  gli opportuni raccordi con i soggetti che hanno competenza
di programmazione o gestione in materia di formazione professionale e
piu' in generale di politiche attive del lavoro.
    Pertanto,  ferme restando le competenze dei servizi per l'impiego
previste   dalle  norme  vigenti,  i  centri  territoriali,  comunque
d'intesa  con  gli  enti  locali,  gli  stessi  servizi  e i soggetti
individuati  dal  comitato locale, possono predisporre l'accoglienza,
valutare  i  crediti  di  ingresso, collaborare all'effettuazione del
bilancio  di competenze e concorrere all'organizzazione di un'offerta
formativa  integrata  e  modulare;  provvedono inoltre, per quanto di
loro  competenza,  all'attribuzione  della  certificazione sulla base
della regolamentazione esistente a livello nazionale e regionale.
    Il  piano  dell'offerta formativa del centro deve essere definito
d'intesa  con  il  comitato  locale che provvedera', a tal fine, alla
designazione di un referente.
    La  realizzazione  del  piano  sara'  oggetto  di  monitoraggio e
valutazione  sulla  base  dei  criteri  definiti dal comitato locale,
nell'ambito degli indirizzi nazionali e regionali.
  Il  modello della struttura cui occorre far riferimento in coerenza
con  le  funzioni  indicate  e'  quello  di un centro di servizio che
concorra   all'attuazione   dell'offerta   formativa   integrata,  da
realizzare  in  particolare  attraverso accordi di rete tra scuole di
diverso  ordine  e  grado,  a  norma del decreto del Presidente della
Repubblica  8 marzo  1999,  n.  275  articoli 7 e 9, e altri soggetti
formativi pubblici e privati.
    Ai   centri   deve   essere   assicurata  l'autonomia  didattica,
organizzativa  e  finanziaria  necessaria  anche  per concorrere alla
realizzazione di un'offerta formativa integrata.
    I  centri si dovranno avvalere di un nucleo stabile di personale,
selezionato  in  base  alla specifica competenza nella materia e alla
esperienza  professionale  maturata,  tenendo conto delle funzioni in
materia  di  progettazione,  attivazione  e utilizzazione delle reti,
raccordo con i soggetti formativi, bilancio di competenze.
    A  questi  fini,  con  riferimento a quanto previsto dal CCNL del
comparto  scuola  del 26 maggio 1999, vanno ridefiniti sulla base del
confronto  con  i  sindacati  di  categoria,  i profili ed i percorsi
professionali dei docenti che operano nei centri territoriali nonche'
le  modalita'  per  il  loro  reclutamento  e  la  definizione  delle
dotazioni   organiche.   A  questo  stesso  fine,  vanno  programmati
specifici interventi per la loro formazione.
    b)   l'educazione  degli  adulti  nel  sistema  della  formazione
                           professionale.
    Il  sistema  di  formazione  professionale  regionale  concorre a
realizzare il sistema di educazione degli adulti cosi' come descritto
nel  presente  documento,  sulla  base  di quanto gia' previsto dalle
leggi  n.  845/1978, n. 236/1993, n. 196/1997 e dalle norme regionali
in materia.
                 c) l'educazione non formale per adulti.
    Le  reti  civiche delle iniziative di educazione degli adulti, le
infrastrutture  culturali  pubbliche, le associazioni, le Universita'
della terza eta', in genere tutti gli agenti che offrono attivita' di
educazione  non  formale  agli  adulti  al fine di sostenere il pieno
sviluppo  della  personalita' dei cittadini, anche attraverso la piu'
ampia  diffusione  della cultura, nonche' l'inserimento delle persone
nella vita socio-culturale della comunita' in cui risiedono, svolgono
un   ruolo   fondamentale   nel   sistema   e  vanno  inseriti  nella
programmazione  locale e regionale delle attivita', secondo modalita'
e procedure, stabilite a livello regionale di concerto con i comitati
locali.
    Tali  procedure  e  modalita'  dovranno consentire il rilascio di
attestati  per l'eventuale riconoscimento delle competenze acquisite,
ai  fini  del  rientro  in percorso di istruzione, di formazione o di
lavoro.
    Le  azioni  sopra  descritte  costituiscono  una  prima  fase  di
intervento  per  fondare  nel  nostro  Paese un sistema di educazione
degli adulti, condiviso e concertato, a sostegno della qualita' della
vita  delle  persone,  del pieno esercizio della cittadinanza e dello
sviluppo locale, con la partecipazione di soggetti pubblici e privati
e con il piu' ampio coinvolgimento delle parti sociali.
    A  questo  fine,  si  ritiene necessario avviare un processo piu'
strutturato  e  fondato  a  livello legislativo, con l'inserimento di
un'apposita  previsione normativa sul sistema formativo integrato per
l'educazione  degli  adulti  nell'ambito  delle  norme collegate alla
legge  finanziaria  2000  sull'istruzione  e la formazione, che offra
anche gli strumenti per facilitare la concertazione istituzionale, il
dialogo sociale e l'integrazione delle risorse.