(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

           LINEE GUIDA SULLA REALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA'
            ASSISTENZIALI CONCERNENTI LE CURE PALLIATIVE

Premessa
    L'obiettivo  IV  del  PSN 1998-2000 (decreto del Presidente della
Repubblica  23 luglio  1998) aveva gia' previsto tra le priorita' del
S.S.N.  quella del miglioramento dell'assistenza erogata alle persone
che affrontano la fase terminale della vita.
    Un approfondimento di questa tematica assistenziale potra' aversi
nel prossimo P.S.N.
    Va comunque ricordato che la consapevolezza, condivisa da stato e
regioni,  della  urgenza  di  dover affrontare questa problematica ha
gia' portato a:
come approccio generale al trattamento dei malati terminali
    l'approvazione   del   decreto-legge   28 dicembre  1998  n.  450
convertito  con  modifiche  dalla legge 26 febbraio 1999 n. 39 che ha
previsto,  tra  l'altro,  l'adozione di un programma nazionale per la
realizzazione,  in  ciascuna  regione  o provincia autonoma, di una o
piu' strutture dedicate all'assistenza palliativa;
    l'approvazione  del decreto ministeriale 28 settembre 1999 con il
quale e' stato adottato il programma nazionale suddetto;
    l'approvazione  del  decreto  del  Presidente  del  Consiglio dei
Ministri  20 gennaio  2000  con il quale e' stato approvato l'atto di
indirizzo   e   coordinamento   recante   i   requisiti  strutturali,
tecnologici  ed  organizzativi  per  i  centri  residenziali  di cure
palliative;
    l'adozione  da  parte  di tutte le regioni e le province autonome
del   programma   regionale   applicativo   del  programma  nazionale
comprensivi dei piani per l'integrazione delle strutture residenziali
per  le  cure palliative-hospice con le altre attivita' di assistenza
ai  pazienti  terminali,  nonche'  dei  programmi di comunicazione ai
propri cittadini sulla rete integrata dei relativi servizi;
    legge  n.  12  dell'8 gennaio 2001 "Norme per agevolare l'impiego
dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore;
come approccio specifico ai malati terminali per cancro
    la   previsione   contenuta  nelle  linee  guida  concernenti  la
prevenzione,  la  diagnosi e l'assistenza in oncologia (approvate con
apposito  accordo sottoscritto tra stato e regioni nella seduta della
Conferenza  Stato  Regioni  dell'8 marzo  2001 (rep. atti n. 1179) di
specifiche  indicazioni  sulle  cure  palliative  rivolte  ai  malati
terminali  per  cancro, in ambito domiciliare, ambulatoriale e presso
le  strutture  residenziali  per  le  cure  palliative-hospice,  come
approccio specifico ai malati terminali per AIDS
    la  previsione  contenuta  nel Progetto Obiettivo AIDS (approvato
con  decreto  del  Presidente della Repubblica 8 marzo 2000 a seguito
dell'intesa  espressa  nella  seduta  dalla  Conferenza unificata del
27 maggio  1999  (rep.  atti  n.  117/CU)  di  indicazioni sulle cure
palliative  rivolte  ai malati terminali per AIDS presso hospice, nel
capitolo   piu'   complessivo   dedicato   agli  interventi  di  tipo
domiciliare, ambulatoriale e presso le comunita' alloggio e residenze
collettive.
    Le  presenti  linee  guida  esprimono orientamenti applicativi ed
integrativi  dei  sopracitati  provvedimenti,  condivisi dallo Stato,
dalle regioni, dalle province autonome e dalle autonomie locali.
Definizioni generali
    Le  cure  palliative,  secondo la definizione dell'Organizzazione
mondiale   della  sanita',  costituiscono  una  serie  di  interventi
terapeutici  ed  assistenziali finalizzati alla "cura attiva, totale,
di  malati  la  cui  malattia di base non risponde piu' a trattamenti
specifici.  Fondamentale  e'  il  controllo  del dolore e degli altri
sintomi,   e   in   generale  dei  problemi  psicologici,  sociali  e
spirituali.  L'obiettivo  delle  cure palliative e' il raggiungimento
della  migliore  qualita'  di  vita  possibile per i malati e le loro
famiglie.  Molti  aspetti  dell'approccio palliativo sono applicabili
anche piu' precocemente nel corso della malattia.".
Definizioni specifiche
    Mentre per i pazienti terminali affetti da cancro le citate linee
guida  nazionali  per  la  prevenzione, la diagnosi e l'assistenza in
oncologia hanno gia' provveduto a definire criteri di definizione per
la  terminalita' neoplastica, ai quali si rinvia, per l'insieme delle
condizioni  che  possono  avvantaggiarsi  di  un  approccio  di  tipo
palliativo si conviene di attenersi alle seguenti indicazioni.
    Le Cure palliative si caratterizzano per:
      la  globalita'  dell'intervento  terapeutico  che,  avendo  per
obiettivo  la qualita' della vita residua, non si limita al controllo
dei   sintomi   fisici,   ma  si  estende  al  supporto  psicologico,
relazionale, sociale e spirituale;
      la  valorizzazione  delle  risorse  del  paziente  e  della sua
famiglia oltre che del tessuto sociale in cui sono inseriti;
      la molteplicita' delle figure professionali e non professionali
che sono coinvolte nel piano di cura;
      il  pieno  rispetto  dell'autonomia  e dei valori della persona
malata;
      il  pieno  inserimento  e  la forte integrazione nella rete dei
servizi sanitari e sociali;
      l'intensita'  dell'assistenza  globale che deve essere in grado
di  dare  risposte  specifiche,  tempestive,  efficaci ed adeguate al
mutare dei bisogni del malato;
      la continuita' della cura fino all'ultimo istante di vita;
      la qualita' delle prestazioni erogate.
Dimensione del problema
    Metodologia  generale.  Per definire le dimensioni del problema e
fare  una  stima  del  fabbisogno  di  cure palliative, e' necessario
definire  preliminarmente  per  quali  gruppi  di  pazienti  le  cure
palliative sono una risposta appropriata.
    Per  fare  questo  si possono utilizzare diverse fonti di dati in
parte provenienti dalle statistiche correnti, in parte presenti nella
letteratura   scientifica   sull'argomento.   Piu'  precisamente,  e'
possibile utilizzare:
      la  mortalita'  specifica  per  causa, per stimare il numero di
pazienti  che sono deceduti dopo aver attraversato una fase terminale
di  malattia  caratterizzata  da una compromissione della qualita' di
vita.
      i  risultati  di  studi  prospettici  e retrospettivi che hanno
stimato  la prevalenza dei problemi dei pazienti nei loro ultimi mesi
di vita.
      i  dati di utilizzo dei servizi, in primo luogo, quelli di cure
palliative.
    Ciascuna delle tre fonti di informazioni presenta alcuni limiti:
      La  fase  terminale  di  malattia  e'  stata  stimata nella sua
incidenza e durata solo per i pazienti deceduti con tumore. Gli studi
sono  stati condotti in Inghilterra e Stati Uniti, e il trasferimento
dei risultati in contesti diversi potrebbe non essere appropriato.
      La  compromissione  della  qualita'  di  vita  durante  la fase
terminale   del  paziente  oncologico  e'  stata  studiata  in  studi
retrospettivi  (condotti  intervistando  il  caregiver principale del
paziente  deceduto)  e  in  studi  prospettici  (condotti  su  coorti
pazienti  seguiti dai servizi). L'approccio retrospettivo permette di
studiare  campioni rappresentativi dei deceduti per tumore, ma sconta
il  limite  della  difficolta'  a  ricordare  da parte del caregiver.
L'approccio  prospettico su coorti di pazienti seguiti dai servizi di
cure   palliative   e'   piu'   preciso   nella   valutazione   della
compromissione  della  qualita' di vita, ma e' basato su campioni non
rappresentativi dell'insieme dei deceduti.
      I  dati  riferiti  all'utilizzo  dei servizi scontano il limite
dell'impossibilita'  di  includere  nella  valutazione  i bisogni non
soddisfatti  dai servizi esistenti: si fa riferimento ai pazienti che
avrebbero  potuto  ricevere beneficio da interventi specifici di cure
palliative,   ma   che  non  sono  stati  presi  in  carico  in  modo
appropriato.
Tumori
    Tutte  e  tre  le  fonti  citate nell'introduzione possono essere
utili  per  stimare  il  fabbisogno  di  cure palliative nei pazienti
oncologici.
    Studi  condotti  in  diversi Paesi sono concordi nello stimare in
circa  il  90% la percentuale di deceduti per tumore che attraversano
una  fase  terminale  di  malattia  caratterizzata  da  un  andamento
progressivo.  Gli  stessi  studi  stimano  la durata media della fase
terminale  in  circa  90  giorni.  Utilizzando questi due parametri e
conoscendo  il numero dei deceduti per tumore nel proprio territorio,
e'   possibile  stimare  l'incidenza  e  la  prevalenza  di  pazienti
oncologici   che   potenzialmente   beneficerebbero   di   interventi
palliativi.


ogni 1.000                       900             222
deceduti per tumore casi      incidenti      prevalenza
per anno                       per anno        puntuale

    Nota:  casi  incidenti:  90%  dei deceduti; casi prevalenti: casi
incidenti per durata (sopravvivenza media).
    Studi  prospettici  e  retrospettivi  (in  particolare  gli studi
inglesi  su campioni nazionali di deceduti per tumore) concordano nel
rilevare  nel  paziente oncologico una elevata prevalenza di problemi
nell'ultimo  anno  di  vita  (dolore e altri sintomi, riduzione della
funzionalita', distress psicologico, problemi relazionali).
    Stime  inglesi  basate  sulla prevalenza dei problemi nell'ultimo
anno  di vita e sull'utilizzo dei servizi di cure palliative, stimano
che tra i deceduti per tumore:
      il 25-65% abbia bisogno di interventi di cure palliative piu' o
meno complessi (fornito da diverse tipologie di servizi);
      il  15-25% abbia bisogno di ricovero (piu' o meno lungo) in una
struttura tipo hospice.
    Complessivamente  si  puo'  ritenere  che il 90% dei deceduti per
tumore  abbia  bisogno  di  interventi  di  cure palliative a diverso
livello  di  complessita'. Il 15-25% di questi pazienti beneficerebbe
di ricoveri in struttura tipo hospice.
Aids
  In  Italia dal 1982, anno della prima notifica, al 31 dicembre 2000
sono  stati  notificati  al  Centro Operativo AIDS (COA) 47.503 nuovi
casi  di  AIDS  (il  78%  maschi).  Alla stessa data, 31.514 pazienti
(66.3%)  risultavano  deceduti.  L'andamento del numero di casi e dei
deceduti  di  AIDS  in  Italia  evidenzia un incremento sino al 1995,
seguito  da  una rapida diminuzione nel 1996 e negli anni successivi.
La diminuzione registrata nella mortalita' ha comportato il fatto che
il numero dei casi prevalenti sia in crescita negli ultimi anni.

=====================================================================
                |    Casi     |   Deceduti    |   Casi prevalenti
=====================================================================
1994....        |        5.524|          4.306|                12.915
1995....        |        5.661|          4.519|                14.270
1996....        |        5.033|          4.098|                14.784
1997....        |        3.350|          2.055|                14.036
1998....        |        2.401|            953|                14.382
1999....        |        2.083|            623|                15.166
2000....        |        1.426|            326|                16.315

  Nota:  i  casi  prevalenti  sono  i casi diagnosticati nell'anno in
corso  e  negli  anni  precedenti  vivi  almeno  1  giorno  nell'anno
considerato.
  Fonte: Istituto superiore di sanita' (2001).
  La   storia   naturale  dell'AIDS  inoltre,  e'  caratterizzata  da
alternanza  di  periodi  di  progressione  e  di  stabilita',  spesso
inframmezzati  da episodi acuti che richiedono terapie specialistiche
ed  ospedalizzazione.  Il  bisogno  di  cure  palliative  e', quindi,
potenzialmente  presente durante tutta la durata della malattia AIDS,
in  particolare  nelle  fasi di progressione di malattia. Va peraltro
ricordato  che  il  cambiamento in atto dei pattern di mortalita' per
AIDS,  potrebbe  condizionare  la  causa  finale  di morte e, piu' in
generale, il quadro dei bisogni di questi pazienti in fase avanzata e
terminale di malattia.
    Quello  che  sappiamo sulla compromissione della qualita' di vita
in  fase  avanzata  e terminale deriva da studi condotti su coorti di
pazienti  seguiti  da  servizi.  Mancano  studi basati su popolazioni
rappresentative   dell'insieme   dei  pazienti.  I  dati  disponibili
evidenziano  una  compromissione  crescente  di  tutte  le aree della
qualita' di vita all'avvicinarsi del decesso, il 90-100% dei pazienti
riporta  dolore  o  altri  sintomi, distress psicologico (nel 70% dei
casi  in forma severa). Una quota di pazienti presenta deterioramento
cognitivo.  Fra  questi, la quota che sviluppa encefalopatia richiede
un'elevatissima  intensita'  di  assistenza  ed  almeno  il  50%  dei
pazienti  ha  bisogno  di  ausili specifici. Rispetto ai pazienti che
ricevono  generalmente  cure palliative nei servizi, questi sono piu'
giovani  e  spesso  con problemi di natura sociale anche molto gravi.
Durante  la  fase terminale di malattia, la prevalenza e l'intensita'
dei  sintomi risulta piu' elevata rispetto ai pazienti neoplastici in
fase terminale.
    Nel  complesso,  l'insieme  delle evidenze disponibili suggerisce
che  interventi  di cure palliative siano appropriati per i malati di
AIDS,  in particolare nelle fasi avanzate e terminali di malattia. E'
dibattuto  se  gli  interventi  debbano  essere  forniti  da  servizi
specifici  per  questo  tipo  di  pazienti,  o  se  vada incoraggiata
l'integrazione  nei  servizi  esistenti  di  cure palliative. In ogni
caso, gli interventi di cure palliative dovrebbero essere disponibili
al bisogno ed in associazione a terapie causali dirette a controllare
la malattia e le sue complicanze, a partire dalla diagnosi di AIDS.
Patologie non neoplastiche ad andamento progressivo
    Alcune  ricerche  hanno  esplorato  la compromissione delle varie
componenti della qualita' di vita nell'ultimo anno, prima del decesso
per   cause   non   neoplastiche.   Nonostante   la  scarsita'  delle
informazioni,  per  almeno  tre gruppi di malattie le cure palliative
(da sole o associate ad altri interventi) sembrano essere un risposta
efficace ai problemi di questi pazienti:
      malattie del sistema cardiovascolare;
      malattie dell'apparato respiratorio;
      malattie del sistema nervoso.
    Allo stato attuale, per questi pazienti non e' possibile definire
con  precisione  il  bisogno  teorico  di  cure  palliative,  data la
scarsita'  di  informazioni  relativamente  alla  fase  terminale  di
malattia   e   ai   problemi   che  essi  affrontano.  Anche  i  dati
sull'utilizzo  dei  servizi sono poco utili dato il piccolo numero di
pazienti seguiti da questi.
    Studi  inglesi  ed americani sull'argomento, basati sull'utilizzo
dei  servizi,  stimano  che  il  numero  complessivo  di pazienti non
oncologici   che  beneficerebbe  di  interventi  di  cure  palliative
interessa  0.5-1  volte  il  numero  di pazienti deceduti per tumore.
Quindi  ogni  1.000 deceduti all'anno per tumore, possono stimarsi in
500-1000  nuovi  pazienti  non oncologici (e non AIDS) che potrebbero
beneficiare di interventi di cure palliative.
Livelli assistenziali.
    Il  programma  nazionale per la realizzazione di strutture per le
cure  palliative (decreto ministeriale 28 settembre 1999) nell'all. 1
parte I recita:
      "La  rete di assistenza dei pazienti terminali e' costituita da
una  aggregazione  funzionale ed integrata di servizi distrettuali ed
ospedalieri,  sanitari  e  sociali  si  articola nelle seguenti linee
organizzative  differenziate e nelle relative strutture dedicate alle
cure palliative:
        assistenza ambulatoriale;
        assistenza domiciliare integrata;
        assistenza domiciliare specialistica;
        ricovero ospedaliero in regime ordinario o Day hospital;
        assistenza  residenziale  nei  centri  residenziali  di  cure
palliative-hospice".
    Con   i   provvedimenti   di  adozione  dei  programmi  regionali
applicativi  del  programma  nazionale,  comprensivi  dei  piani  per
l'integrazione    delle    strutture   residenziali   per   le   cure
palliative-hospice  con  le altre attivita' di assistenza ai pazienti
terminali, nonche' dei programmi di comunicazione ai propri cittadini
sulla  rete  integrata dei relativi servizi, le regioni e le province
autonome  hanno  provveduto a definire l'impianto organizzativo della
rete della cure palliative nelle proprie realta'.
    Per  dare concreta operativita' a tale rete si conviene che nella
fase del suo consolidamento vengano assicurati:
      accessibilita' da parte dei cittadini;
      possibilita'  di  intervenire in ambiti diversi: in ospedale, a
domicilio,   in   strutture   residenziali   e/o  di  ricovero  anche
specifiche;
      disponibilita'   di   tipologie   assistenziali  diversificate:
ambulatorio,   ricovero   diurno,   ricovero   ordinario,  assistenza
domiciliare e residenziale;
      mantenimento  della continuita' assistenziale ottenuta mediante
l'integrazione delle diverse opzioni in un unico piano assistenziale;
      diffusione della cultura delle cure palliative tra il personale
sanitario,  in  particolare  nelle strutture ospedaliere, migliorando
anche  ed  incrementando gli interventi di terapia del dolore e degli
altri sintomi che provocano sofferenza;
      integrazione con i servizi sociali;
      collaborazione  organica  con  le  risorse  formali e informali
esistenti   nella   societa':   le   organizzazioni  non  profit,  in
particolare  le  associazioni  di  volontariato,  la rete parentale e
amicale ecc.;
      raggiungimento del rapporto ottimale costi/benefici;
      riduzione  dei  ricoveri  inappropriati  e  delle  giornate  di
degenza;
      reale attuazione di dimissioni protette;
      mantenimento di livelli essenziali di assistenza;
      verifica  e la valutazione della qualita' dei servizi offerti e
dei risultati;
    Le esperienze fin qui maturate suggeriscono l'opportunita' che le
prestazioni  siano  erogate secondo una gradualita' di interventi che
veda  al  centro  il  malato, la sua famiglia e i suoi bisogni; deve,
percio',   essere   prevista  e  favorita  ogni  possibile  forma  di
collaborazione  tra strutture pubbliche e private autorizzate ed enti
o  organizzazioni  del  terzo  settore  operanti  sul  territorio, in
particolar  modo  tra  i  servizi di medicina primaria e le strutture
ospedaliere  per  garantire  una  reale  continuita'  assistenziale e
terapeutica.  Cio' e' conseguibile attraverso un modello integrato in
grado  di  far  fronte  alle esigenze sia dei pazienti che presentano
bisogni  clinico-sanitari di bassa intensita', con prevalenti bisogni
di  natura  piu' specificatamente socio assistenziale, sia dei malati
con  bisogni  di natura clinico/sanitaria e/o di natura assistenziale
di particolare complessita'.
    La  maggior  parte  dei  casi  potra'  essere  seguita attraverso
l'intervento  organizzato di personale infermieristico, riabilitativo
e  psicologico  e sociale, coordinato dal medico di medicina generale
anche  attraverso  il  raccordo  tra  servizi  distrettuali e servizi
comunali alla persona.
    Per  assicurare  l'attivita'  di  consulenza  specialistica  e di
eventuale  presa in carico della tipologia piu' complessa di pazienti
sia  in  regime  degenziale  e/o  residenziale che domiciliare, e' da
prevedersi,  per  ambiti  territoriali  definiti  dalla  regione, una
funzione     specialistica     permanente     pluriprofessionale    e
plurispecialistica  affidata  alla  responsabilita'  di  un dirigente
medico,  in  possesso  di  idonea  formazione  ed  esperienza in cure
palliative.
    Tale  funzione  specialistica  potra'  essere garantita attivando
eventualmente  una struttura organizzativa multidisciplinare dedicata
che  configuri  un'Unita'  di  cure palliative e, composta da esperti
nelle   diverse   problematiche   cliniche,   psicologiche,  sociali,
spirituali  e  di comunicazione, tali da fornire risposte adeguate ai
bisogni  del  malato  terminale  e  della sua famiglia. E' fortemente
raccomandato  che  tale  equipe  preveda  almeno  le  seguenti figure
professionali:    medico    palliativista,   infermiere,   psicologo,
assistente  sociale,  operatore  socio sanitario. Ove possibile vanno
inseriti  volontari  specificamente  addestrati e selezionati, per le
attivita' di accompagnamento e di aiuto di natura non clinica nonche'
assistenti  per  il  sostegno  spirituale.  Nell'equipe si integra il
medico   di   medicina   generale   del  paziente  assistito  e,  ove
disponibile, lo specialista che ha seguito il paziente.
    Le   regioni   definiscono  le  modalita'  di  inserimento  delle
strutture residenziali per le cure palliative - hospice nella rete ed
il loro rapporto con la funzione specialistica sopra delineata.
Percorsi assistenziali
    Le  regioni,  nell'ambito  dei  propri provvedimenti di riassetto
dell'assistenza  territoriale,  hanno  provveduto  a  disciplinare le
modalita'  con  cui  ai  soggetti portatori di condizioni o patologie
cronico  degenerative  o  comunque multiproblematici e' garantita una
valutazione multidimensionale per l'accesso alla rete dei servizi, al
fine  di  favorire  i processi di presa in carico e di ottimizzazione
dei percorsi assistenziali.
    Per  quanto riguarda l'ottimizzazione dei percorsi per i soggetti
candidati  ad  un  trattamento palliativo, e' fortemente raccomandata
l'attivazione di interventi che, nella piu' complessiva articolazione
del  processo  valutativo, garantiscano la specifica linea valutativa
finalizzata  all'erogazione  delle  cure  palliative, con particolare
riferimento  alla  definizione di criteri per la stesura dei piani di
intervento  e  per  il  monitoraggio  dell'appropriatezza dei servizi
erogati.  Cio'  e'  conseguibile prevedendo che all'unita' valutativa
multidisciplinare,  ove  prevista  e/o  definita  dalla  regione, sia
comunque   garantita   la  consulenza  della  funzione  specialistica
dedicata precedentemente delineata.
    Nelle  realta'  in  cui  non  e'  ancora  stato  definito un piu'
complessivo  sistema per la valutazione multidimensionale, si ritiene
possa  essere  utile  l'attivazione  di una Unita' valutativa di cure
palliative costituita almeno da:
      medico del distretto;
      medico   palliativista   della   struttura   specialistica   di
riferimento;
      medico di medicina generale del paziente da valutare;
      infermiere coordinatore.
    A  queste  figure  e' opportuno che si aggiungano altri operatori
(medici  specialisti, psicologi, assistenti sociali, ecc.) secondo la
complessita' delle problematiche poste da ogni singolo caso.
Una  formazione  specifica  per  la  dirigenza  nel  campo delle cure
palliative
    L'accesso  alla dirigenza medica e' regolamentato dal decreto del
Presidente  della  Repubblica  del  10 dicembre  1997 n.o 483. Per il
secondo  livello  dirigenziale  (dirigente  di  struttura  complessa)
all'art.  4  sono  elencate  le  discipline ed all'art. 5 i requisiti
indispensabili  per  l'accesso.  La  "Medicina Palliativa" e le "Cure
Palliative"  non sono comprese nell'elenco delle discipline e neppure
nelle tabelle dei servizi equipollenti.
    Attualmente   nella  Comunita'  europea  la  specializzazione  in
Medicina/Cure  palliative  e'  attivata  solo  nel  Regno  Unito e in
Irlanda (in corso di attivazione in Spagna e in Francia), per cui non
risulta  ancora  ufficialmente  riconosciuta,  essendo  necessaria la
presenza  di  una  scuola  in  almeno  quattro  Stati  membri  per il
riconoscimento  europeo  del  titolo.  Sara'  pertanto  assolutamente
necessario,   nella   attuale   e   prossima   situazione   italiana,
identificare  la  figura  professionale  del  medico  specialista  in
Medicina Palliativa con apposito titolo professionalizzante che sara'
a   breve,   con   ogni   probabilita',   riconosciuto  ufficialmente
dall'Unione europea.
  Tenuto  conto di quanto sopra e considerata la prossima attivazione
in  tutte  le  A.S.L.  italiane  dei  programmi integrati per le cure
palliative  basati,  da  un  lato sulla figura del medico di medicina
generale,  dall'alto  sulla  figura  di  uno specialista dedicato, e'
opportuno:
      per  quanto  riguarda i medici di medicina generale, prevedere,
con  modalita'  di  cui  alla  normativa  vigente,  l'inserimento  di
contenuti  formativi in tema di cure palliative sia nei programmi del
corso  di formazione specifica sia durante le attivita' di formazione
continua;
      per  quanto  riguarda  gli  specialisti dedicati, prevedere una
fase  transitoria,  di durata non superiore ai dieci anni, stabilendo
con  un  idoneo  provvedimento  i criteri necessari e sufficienti per
definire   l'idoneita'   ad   operare   nelle  cure  palliative,  per
selezionare  i  formatori  e  per  stabilire  l'accesso alle funzioni
dirigenziali.
    Nel  suddetto  provvedimento,  dunque,  considerata la situazione
urgente   precedentemente   descritta,  fermi  restando  i  requisiti
generali previsti dalla normativa vigente per l'accesso alle funzioni
dirigenziali,  per  l'affidamento  dei compiti dirigenziali nel campo
delle  cure  palliative  potra'  essere  considerato, quale requisito
specifico  aggiuntivo,  il possesso di una specializzazione dell'area
medico-chirurgica  e  l'aver  effettuato corso formativo in "Medicina
Palliativa"  o  "Cure  Palliative",  di  almeno  80  ore,  tenuto  da
istituzioni  pubbliche,  universita' o agenzie formative accreditate,
in collaborazione con societa' scientifiche per le "Cure Palliative".
    Per  quanto  riguarda  l'attivita'  di  servizio  necessaria  per
l'accesso   al   livello   dirigenziale,  potra'  essere  considerata
accettabile  un'attivita'  svolta per almeno 3 anni nel settore delle
cure   palliative,  espletata  in  reparti  o  servizi  del  Servizio
sanitario  nazionale,  ovvero  un'analoga  attivita'  documentata  di
almeno  5  anni  in  servizi  del circuito privato profit e no profit
accreditati, dedicati alle "Cure Palliative".
    Il  Ministero della sanita', infine, con proprio atto, prevedendo
un  comitato  organizzatore  con  la presenza di rappresentanti delle
regioni  e  delle province autonome, istituira' un corso sperimentale
di  formazione  per  dirigenti  dell'Unita'  di  cure  palliative,  e
definira'   un  curriculum  italiano  essenziale  (core  curriculum),
indispensabile   per   assicurare  l'uniformita'  sia  dei  contenuti
disciplinari  delle  cure  palliative, che dei metodi didattici usati
per   insegnarle.   Anche  sulla  base  delle  esperienze  effettuate
attraverso   il   corso   sperimentale   di  cui  sopra,  le  regioni
provvederanno   successivamente   a  realizzare  ulteriori  corsi  di
formazione   dirigenziale  nelle  cure  palliative,  tenendo  inoltre
presenti  le  piu'  generali  modalita'  di  organizzazione dei corsi
formativi  per  l'accesso  alle  funzioni  dirigenziali.  Per  quanto
riguarda  gli  altri operatori professionali impegnati con compiti di
coordinamento   e/o   di  formazione  nelle  attivita'  per  le  cure
palliative  (psicologo,  assistente  sociale,  infermiere) occorrera'
altresi'  prevedere una analoga iniziativa di formazione sperimentale
a carattere nazionale.
Carta dei servizi
    La  Carta dei servizi dell'azienda sanitarie dovra' prevedere una
specifica sezione riguardante i servizi che erogano cure palliative.
Ruolo degli enti locali
    Le  Aziende  sanitarie,  ai  fini  di una migliore assistenza dei
malati  assunti  in  cura  e di un miglior sostegno alle famiglie sia
durante  l'assistenza  sia  nella  fase  dell'elaborazione del lutto,
ricercheranno  la collaborazione, sottoscrivendo specifici protocolli
di  intesa  e/o  convenzioni  e/o  accordi,  con  i  comuni  eroganti
prestazioni   sociali   a  rilevanza  sanitaria.  E'  auspicabile  in
particolare, che venga costruito un rapporto di sinergie con gli enti
locali  e  con  gli  enti no-profit presenti sul territorio impegnati
nelle seguenti aree:
      attivita' di accompagnamento e diversionali;
      attivita' di supporto alla famiglia;
      controllo  di  qualita'  della assistenza e della soddisfazione
degli utenti;
      ricerca e formazione;
      sensibilizzazione e comunicazione con i cittadini;
      fornitura di risorse professionali in genere;
      ogni altra attivita' ritenuta utile ed idonea.
    Regioni  e comuni promuoveranno e realizzeranno, sulla base delle
rispettive  competenze e nell'ambito della programmazione regionale e
locale  in  materia  di  interventi  di  assistenza sanitaria e socio
sanitaria,   un   efficace  collegamento  dei  servizi  per  le  cure
palliative  con  il  sistema  dei servizi sociali e delle prestazioni
sociali  a  rilevanza  sanitaria,  nel  rispetto  di  quanto previsto
dall'atto  di  indirizzo  e  coordinamento in materia di integrazione
socio sanitaria.