Art. 4. Caratteristiche del processo di trasformazione 4.1. Stoccaggio del latte al caseificio. Parimenti alla raccolta, anche nella eventuale fase di stoccaggio del latte presso il caseificio si deve garantire l'assenza di mescolamento con latte non proveniente dalla zona delimitata dal disciplinare e/o non idoneo in base al disciplinare per il formaggio "Stelvio" o "Stilfser". Il caseificio si deve dotare di appositi ed identificati contenitori dove conservare il latte destinato a questa trasformazione, secondo quanto necessario. A cura del caseificio devono essere predisposte e mantenute attive procedure per la gestione della eventuale fase di stoccaggio del latte, nonche' adeguata documentazione che consenta di riferire le masse conservate alla loro provenienza. Inoltre, al fine di garantire una buona qualita' casearia per il latte destinato alla trasformazione, e' consentito raffreddare il latte fino alla temperatura di circa 6,0-9,0 oC e di limitare la durata dello stoccaggio a questa temperatura ad un massimo di 25 ore. Complessivamente il latte, deve essere avviato alla caseificazione entro 48 ore dalla mungitura. 4.2. Trasformazione del latte e preparazione del formaggio. Per tutte le fasi rilevanti della trasformazione del latte in formaggio il caseificio deve avere cura di documentare, mediante opportune registrazioni, la rispondenza dei processi e delle metodologie applicate ai requisiti previsti per la denominazione formaggio "Stelvio" o "Stilfser". Il caseificio deve altresi' aver cura di registrare le informazioni sufficienti a consentire il legame con la materia prima utilizzata al fine di garantire una completa identificazione e rintracciabilita' del prodotto, lungo tutta la filiera di produzione. Ogni produttore di formaggio deve inoltre annotare su apposito registro le quantita' di formaggio ottenuto ed identificato con contrassegno. 4.2.1. Riduzione del tenore in grasso. Il latte puo' essere leggermente scremato, in modo tale da regolare il tenore in materia grassa entro valori compresi fra 3,45 e 3,60 %. La parziale scrematura del latte viene eseguita mediante l'utilizzo di una scrematrice. 4.2.2. Trattamento termico del latte. Il latte viene sottoposto ad un trattamento termico pari ad una temperatura di 72 oC per un tempo di 2-3 secondi. 4.2.3. Impiego di fermenti. L'addizione di fermenti lattici al latte, nell'eventualita' sia praticata, deve prevedere l'impiego di colture mesofile, fatte moltiplicare secondo buona tecnica su latte di raccolta proveniente dalla zona delimitata per la produzione del formaggio "Stelvio" o "Stilfser". La quantita' di fermento impiegato nella trasformazione si attesta a valori prossimi all'1 % della massa del latte in caseificazione. 4.2.4. Impiego di conservanti. Al latte in lavorazione puo' essere aggiunto il conservante lisozima (max 2 g per 100 litri di latte) o il conservante nitrato di potassio (max 2 g per 100 litri di latte). 4.2.5. Caseificazione. Al latte immesso in trasformazione, eventualmente inoculato con fermenti lattici, dopo 50-60 minuti viene addizionato il caglio bovino ad una temperatura della massa in trasformazione di circa 32-33 oC. L'enzima coagulante impiegato deve essere costituito esclusivamente da caglio, in forma liquida o in polvere, preferibilmente a limitato tenore in pepsina. Il tempo di coagulazione del latte, all'interno della vasca polifunzionale in acciaio, mediamente necessario per raggiungere una consistenza della cagliata tale da sostenere la rottura, nelle condizioni tipo, varia da 20 a 27 minuti. Dopo tale periodo si procede alla rottura del coagulo caseoso; tale operazione dura per 10-15 minuti, ottenendo come risultato finale dei grani di pasta delle dimensioni di chicco di mais. Una volta raggiunte le dimensioni finali di rottura, si procede con un periodo di agitazione della massa della durata di 8-12 minuti. Si prosegue quindi con lo scarico di parte del siero di lavorazione, pari al 25-35% della massa lavorata, al fine di procedere al successivo riscaldamento della massa in agitazione fino a 36-40 oC. La cottura della cagliata avviene mediante l'addizione di acqua calda (a 50-70 oC di temperatura) per un volume pari a quanto basta per far raggiungere alla massa la temperatura di 36-40 oC. Raggiunta quindi la temperatura voluta si mantiene la massa in agitazione fino ad ottenere un adeguato prosciugamento dei granuli della cagliata. Si provvede quindi alla estrazione della cagliata, mediante scarico su tavolo spersore o vasca, permettendo l'allontanamento del siero in eccesso. La durata della lavorazione, dall'addizione del caglio e fino allo scarico su tavolo o vasca, si aggira mediamente sugli 80-90 minuti. La fase di allontanamento del siero dalla cagliata viene completata mediante una blanda pressatura della massa. Non appena ottenuto un adeguato grado di prosciugamento della cagliata si procede alla formatura della stessa ed alla immissione delle forme ottenute negli stampi cilindrici da avviare alla successiva fase di pressatura. 4.2.6. Pressatura e successivo rassodamento delle forme in acqua. La cagliata cosi' ottenuta dalla caseificazione viene sottoposta a pressatura per un periodo di tempo variabile da 30 minuti a 2 ore. Terminata la pressatura le forme sono lasciate sostare in un locale condizionato fino ad un sufficiente livello di acidificazione della pasta; prossimo a valori di pH >= 5,5. Si puo' procedere eventualmente al raffreddamento e rassodamento delle forme mediante immersione delle stesse in acqua fresca per 1-3 ore. Tale operazione consente di regolare l'andamento fermentativo e l'acidificazione della pasta, evitando dannosi eccessi di acidita' che potrebbero ripercuotersi negativamente sulla qualita' del formaggio maturo. La salatura viene effettuata esclusivamente mediante immersione del formaggio in salamoia. Il trattamento si protrae per 36-48 ore, impiegando soluzioni saline alla concentrazione di 16-22 oBe' di cloruro di sodio, ad una temperatura di 12-15 oC. Su ogni singola forma, durante la pressatura deve essere apposto il contrassegno riportante le indicazioni identificative del caseificio produttore del formaggio, nonche' le informazioni sufficienti a permettere l'identificazione e la rintracciabilita' dei lotti di produzione, secondo quanto necessario. 4.2.7. Stagionatura. La stagionatura del formaggio "Stelvio" o "Stilfser" rappresenta una fase essenziale e caratteristica del processo di produzione, di cui fa parte integrante. Tale fase avviene in locali condizionati con temperatura di 10-14 oC e una umidita' relativa pari all'85-95% e su tavole in legno. Essa prevede il tradizionale trattamento costituito da rivoltamenti e lavaggi superficiali delle forme intere con blanda soluzione salina, che vengono effettuati con una frequenza pari ad almeno 2 volte per settimana. Alla soluzione salina utilizzata per i lavaggi viene aggiunta nelle prime due tre settimane di stagionatura, la tipica microflora autoctona, formata da vari ceppi di batteri aerobi appartenenti ai generi Arthobacterium ssp.e Brevibacterium ssp. I diversi ceppi utilizzati in questa fase caratterizzano la formazione della patina esterna delle forme, di colorazione variabile dal giallo arancio all'arancio marrone, e alcune particolari caratteristiche organolettiche (profumo e sapore) del formaggio "Stelvio" o "Stilfser". Tale colorazione e' naturale, e viene determinata dalla proliferazione di questi ceppi autoctoni. Affinche' il formaggio "Stelvio" o "Stilfser" possa considerarsi maturo e pronto al consumo le operazioni di stagionatura si devono protrarre almeno fino al sessantesimo giorno di eta' del prodotto a decorrere dall'ultimazione della fase di salatura.