(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  consiglio  comunale  di  Rizziconi (Reggio Calabria) presenta
forme   di   collegamento   e   di  condizionamento  da  parte  della
criminalita'  organizzata, che compromettono la libera determinazione
e   l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,  il  buon  andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  sevizi,  con  grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    L'ente  e'  collocato  in  un  contesto  ambientale profondamente
permeato dalla radicata presenza di gruppi criminali, la cui opera e'
riconducibile  al piano egemonico del clan territorialmente dominante
che,  gia'  durante la campagna elettorale, ha posto in essere azioni
finalizzate    ad   interessare   l'intreccio   politica-criminalita'
organizzata.
    Al  periodo  prelettorale, peraltro caratterizzato da una carenza
di candidature verosimilmente sintomatica del condizionamento, risale
il   grave  episodio  di  danneggiamento,  consistente  nell'incendio
dell'autovettura  di  un  candidato  che  si  contrapponeva  ad altro
candidato  poi  eletto  e  risultato  legato  da  vincoli  di stretta
amicizia  e  comparato  al  boss di uno dei principali clan criminali
locali.
    L'esito    delle   consultazioni   amministrative   svoltesi   il
29 novembre  1998  ha  visto  la  riconferma di vari componenti della
precedente     compagine     politico-amministrativa,    evidenziando
l'immobilismo   che,   anche  in  forza  del  nesso  di  continuita',
caratterizza la gestione dell'ente.
    Gli  accertamenti svolti dalle competenti autorita' investigative
hanno  avvalorato le ipotesi di infiltrazioni e condizionamento della
criminalita' organizzata nell'azione amministrativa dell'ente locale,
nonche'  un  notevole  livello  di  compromissione in cui versano gli
organi  elettivi ed un uso distorto da parte di alcuni amministratori
della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari
al  pubblico  interesse  al  fine  di favorire illecitamente soggetti
collegati   direttamente   o   indirettamente   con  la  criminalita'
organizzata.
    In  particolare,  dall'attivita'  investigativa sono emersi abusi
commessi  dalla  commissione  edilizia, nonche' gravissime connivenze
tra   gli   amministratori   e  gli  appartenenti  alla  criminalita'
organizzata che hanno determinato l'organo giurisdizionale competente
a  dar  corso  a  procedimenti  penali  nei  confronti  di alcuni dei
componenti della medesima commissione.
    Nel  settore  dei  pubblici  appalti, il riscontro della costante
aggiudicatrice  di  lavori  alle  stesse  ditte  gia'  favorite dalla
precedente   amministrazione   suffraga   il  clima  di  asservimento
dell'amministrazione  locale  alla  cosca  dominante  nel  territorio
comunale. Invero, gran parte dei titolari delle ditte e dei loro soci
risulta  essere  strettamente  collegata  da  vincoli  di  parentela,
affinita',  amicizia ed assidua frequentazione con pluripregiudicati,
latitanti,  affiliati ed esponenti della criminalita' organizzata sia
locale, che operante nei territori circonvicini.
    Emblematico  della  trama  di  interessi  esterni  che attanaglia
l'ente e', altresi', il rapporto di stretta collaborazione emerso tra
le  ditte collegate ai boss locali, spesso sfociato nell'attribuzione
di   subappalti   tra  le  stesse  ed  evidenziato  dalla  ricorrente
presentazione   di  offerte  di  lavori  caratterizzate  da  assoluta
identicita' dei costi indicati.
    In  materia di opere pubbliche non risultano conseguiti risultati
di  rilievo  per  la  collettivita',  benche'  gia'  dalla precedente
amministrazione siano stati disposti piu' che ingenti stanziamenti di
denaro.  Gli  attuali  organi  elettivi  hanno al riguardo deliberato
l'assegnazione  di  incarichi per progetti preliminari a vari tecnici
esterni  alcuni  dei  quali,  all'esito  delle  approfondite indagini
svolte, sono risultati legati alla locale malavita organizzata.
    L'amministrazione  risulta  incapace di compiere autonomamente le
scelte  imposte dal perseguimento dell'interesse collettivo, versando
in  uno  stato  di  generale degrado peraltro evidenziato anche dalla
disfunzionalita' che connota i servizi ad essa affidati.
    Piu'  specificamente, nonostante l'impegno di considerevoli somme
stanziate  dall'ente,  tanto  con  le  procedure ordinarie quanto con
quelle  di  somma  urgenza,  nel  settore  della viabilita' risultano
essere stati posti in essere interventi superficiali, non risolutori,
e  comunque  limitati  ad alcune delle direttrici principali a fronte
del  persistente  stato  di totale incuria in cui versano le restanti
strade.
    Inoltre,  benche'  il  comune  abbia  una  popolazione  di  circa
settemila  abitanti,  non  esistono asili nido, ed e' in funzione una
sola scuola materna statale.
    L'amministrazione non ha mai dato corso ad iniziative sociali ne'
culturali ed il funzionamento della biblioteca risulta affidato ad un
dipendente legato da vincoli di affinita' con il capo della dominante
consorteria criminale.
    Del  tutto  inadeguato  alle  esigenze della cittadinanza risulta
altresi'  il  servizio  dei  vigili urbani affidato a complessive tre
unita', una delle quali non operante sul territorio in quanto addetta
esclusivamente alla sede amministrativa.
    Per  quanto  concerne  la  rete  idrica e' emerso che gli allacci
vengono predisposti liberamente dagli utenti senza rilascio di alcuna
autorizzazione  da  parte  dell'ente  che,  aderendo  ad una coerente
logica di illegalita', non riscuote i relativi tributi.
    Del pari l'ente non percepisce il canone annualmente previsto per
il  servizio  di  nettenza urbana in relazione al quale non risultano
attuate le previste iniziative di recupero.
    A  completare  il  descritto  stato di immobilismo amministrativo
gestionale  concorre,  inoltre, la constatata omissione dei controlli
da  parte  degli organi di vigilanza sul territorio che ha consentito
il compimento di abusi anche nel settore edilizio.
    Con  riferimento  alle  riscontrate  insufficienze  e disfunzioni
dell'ente   non   puo'   non   rilevarsi  che  le  stesse,  ancorche'
riconducibili all'apparato gestionale, si ripercuotono sull'attivita'
degli  organi  elettivi.  Questi, infatti per essere collegati, tanto
tra  loro  quanto con la sottostante organizzazione amministrativa da
imprescindibili  rapporti interattivi, non possono ritenersi estranei
all'irregolare andamento amministrativo.
    Per   effetto   delle   carenze   gestionali   conseguenti   alla
penetrazione dell'attivita' criminosa e del mancato perseguimento dei
primari   interessi   della  collettivita'  locale  si  e'  venuto  a
consolidare  un  sistema  di  favoritismi,  connivenze e collusioni a
difesa   del   quale   la   criminalita'  organizzata  oppone  azioni
intimidatorie,  minacce,  rappresaglie e ricatti che, ingenerando uno
stato  di totale soggezione che priva la comunita' delle fondamentali
garanzie, pone in pericolo lo stato della sicurezza pubblica.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  consiglio  comunale di Rizziconi (Reggio Calabria), la cui
capacita'  di  determinazione  risulta assoggettata alle scelte delle
locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio
di  legalita'  nella  gestione  dell'ente e l'uso distorto della cosa
pubblica,  mirato  al  conseguimento  di  fini  contrari  al pubblico
interesse,   hanno   compromesso   le   legittime  aspettative  della
popolazione   ad   essere   garantita  nella  fruizione  dei  diritti
fondamentali,  ingenerando  diffusa  sfiducia  nella  legge  e  nelle
istituzioni  e minando ogni principio di salvaguardia della sicurezza
pubblica.
    Il  prefetto  di  Reggio  Calabria,  pertanto,  con relazioni del
25 gennaio  e  del  29 maggio 2000 che qui si intendono integralmente
richiamate,  valutata  la  situazione  riscontrata  sia  in ordine al
contesto  ambientale  nel quale e' notoria la diffusione del fenomeno
criminale,  sia  agli episodi intimidatori, sia allo stato di carente
funzionalita' dell'ente, ha dato avvio alla procedura di scioglimento
del  consiglio  comunale  di Rizziconi ai sensi dell'art. 1, comma 2,
del   decreto-legge   31 maggio   1991,   n.   164,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
    La  descritta  condizione  del  comune  e  le  esigenze di tutela
dell'ordine e della sicurezza pubblica nonche' di garanzia dei valori
costituzionali,  in  larga  misura compromessi dal diffuso sistema di
illegalita',   richiedono   l'intervento   risolutore   dello   Stato
finalizzato  sia  a recidere i legami tra gli amministratori locali e
gli   esponenti   della  criminalita'  organizzata  che  a  prevenire
l'ulteriore deterioramento dell'ente.
    A  tal  fine  si  rende  necessario  che la durata della gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nell'art.  1  del  decreto-legge  31 maggio  1991,  n. 164,
convertito,  con  modificazioni,  dalla legge 22 luglio 1991, n. 221,
che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di Rizziconi
(Reggio  Calabria),  si formula rituale proposta per l'adozione della
misura di rigore.
      Roma, 27 luglio 2000
                                     Il Ministro dell'interno: Bianco