Art. 10 
 
 
              Inutilizzabilita' e segreto professionale 
 
  1. Le dichiarazioni rese o le informazioni acquisite nel corso  del
procedimento di mediazione non possono essere utilizzate nel giudizio
avente il medesimo oggetto  anche  parziale,  iniziato,  riassunto  o
proseguito dopo l'insuccesso della mediazione, salvo  consenso  della
parte dichiarante o  dalla  quale  provengono  le  informazioni.  Sul
contenuto delle stesse dichiarazioni e informazioni  non  e'  ammessa
prova testimoniale e non puo' essere deferito giuramento decisorio. 
  2. Il mediatore non puo' essere  tenuto  a  deporre  sul  contenuto
delle  dichiarazioni  rese  e  delle   informazioni   acquisite   nel
procedimento di mediazione, ne' davanti all'autorita' giudiziaria ne'
davanti ad altra autorita'. Al mediatore si applicano le disposizioni
dell'articolo 200 del codice di procedura penale e  si  estendono  le
garanzie previste per il difensore dalle  disposizioni  dell'articolo
103 del codice di procedura penale in quanto applicabili. 
 
          Note all'art. 10: 
              - Si riporta il testo degli  articoli  103  e  200  del
          codice di procedura penale: 
              «Art. 103 (Garanzie di liberta' del difensore). - 1. Le
          ispezioni e le perquisizioni  negli  uffici  dei  difensori
          sono consentite solo: 
                a)  quando  essi  o  altre   persone   che   svolgono
          stabilmente attivita' nello stesso ufficio  sono  imputati,
          limitatamente ai  fini  dell'accertamento  del  reato  loro
          attribuito; 
                b) per rilevare tracce o altri effetti materiali  del
          reato  o  per  ricercare  cose  o  persone   specificamente
          predeterminate. 
              2. Presso  i  difensori  e  gli  investigatori  privati
          autorizzati e  incaricati  in  relazione  al  procedimento,
          nonche' presso i consulenti tecnici non si puo' procedere a
          sequestro di carte o documenti relativi  all'oggetto  della
          difesa, salvo che costituiscano corpo del reato. 
              3.  Nell'accingersi  a  eseguire  una  ispezione,   una
          perquisizione o un sequestro nell'ufficio di un  difensore,
          l'autorita'  giudiziaria  a  pena  di  nullita'  avvisa  il
          consiglio  dell'ordine  forense  del   luogo   perche'   il
          presidente  o  un  consigliere  da  questo  delegato  possa
          assistere alle operazioni. Allo stesso, se interviene e  ne
          fa richiesta, e' consegnata copia del provvedimento. 
              4. Alle ispezioni, alle perquisizioni  e  ai  sequestri
          negli uffici dei difensori procede personalmente il giudice
          ovvero, nel corso delle indagini preliminari,  il  pubblico
          ministero in forza di motivato  decreto  di  autorizzazione
          del giudice. 
              5.  Non  e'  consentita  l'intercettazione  relativa  a
          conversazioni  o   comunicazioni   dei   difensori,   degli
          investigatori privati autorizzati e incaricati in relazione
          al procedimento, dei consulenti tecnici e  loro  ausiliari,
          ne' a quelle tra i medesimi e le persone da loro assistite. 
              6. Sono vietati il sequestro e ogni forma di  controllo
          della corrispondenza tra l'imputato e il proprio  difensore
          in quanto riconoscibile dalle prescritte indicazioni, salvo
          che  l'autorita'  giudiziaria  abbia  fondato   motivo   di
          ritenere che si tratti di corpo del reato. 
              7. Salvo quanto previsto dal comma 3 e dall'art. 271, i
          risultati  delle   ispezioni,   perquisizioni,   sequestri,
          intercettazioni di conversazioni o comunicazioni,  eseguiti
          in violazione delle disposizioni  precedenti,  non  possono
          essere utilizzati.». 
              «Art. 200 (Segreto professionale).  -  1.  Non  possono
          essere obbligati a deporre su quanto hanno  conosciuto  per
          ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi
          i casi in cui hanno l'obbligo  di  riferirne  all'autorita'
          giudiziaria: 
                a) i ministri di confessioni religiose, i cui statuti
          non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano; 
                b)   gli   avvocati,   gli   investigatori    privati
          autorizzati, i consulenti tecnici e i notai; 
                c)  i  medici  e  i  chirurghi,  i   farmacisti,   le
          ostetriche  e  ogni   altro   esercente   una   professione
          sanitaria; 
                d) gli esercenti altri uffici o professioni ai  quali
          la legge riconosce la facolta'  di  astenersi  dal  deporre
          determinata dal segreto professionale. 
              2.  Il  giudice,  se  ha  motivo  di  dubitare  che  la
          dichiarazione resa da tali persone per esimersi dal deporre
          sia infondata, provvede  agli  accertamenti  necessari.  Se
          risulta infondata, ordina che il testimone deponga. 
              3.  Le  disposizioni  previste  dai  commi  1  e  2  si
          applicano ai giornalisti professionisti iscritti  nell'albo
          professionale, relativamente ai nomi  delle  persone  dalle
          quali  i  medesimi  hanno  avuto   notizie   di   carattere
          fiduciario nell'esercizio della loro professione.  Tuttavia
          se le notizie sono indispensabili ai fini della  prova  del
          reato per cui si procede e la loro veridicita' puo'  essere
          accertata solo  attraverso  l'identificazione  della  fonte
          della notizia, il giudice ordina al giornalista di indicare
          la fonte delle sue informazioni.».