(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  consiglio  comunale  di  Cinisi  (Palermo),  rinnovato  nelle
consultazioni  amministrative del 30 novembre 1997, presenta forme di
collegamento   e  di  condizionamento  da  parte  della  criminalita'
organizzata,   che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita'    degli   organi   elettivi,   il   buon   andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    A   seguito   di   rilevate   illecite  interferenze  nella  vita
amministrativa  dell'ente  e  della  sua  collocazione in un contesto
ambientale  profondamente  permeato dalla presenza della criminalita'
organizzata,  il  prefetto di Palermo ha disposto l'accesso presso il
predetto   comune,   ai   sensi   dell'art.   1,  quarto  comma,  del
decreto-legge   6   settembre   1982,   n.   629,   convertito,   con
modificazioni,  dalla  legge  12  ottobre  1982, n. 726, e successive
modificazioni ed integrazioni.
    Elementi  sintomatici  delle  suddette interferenze sono emersi a
seguito di accertamenti eseguiti dai competenti organi investigativi,
che  hanno  condotto  all'arresto  di  sei  persone  per  il reato di
associazione  a  delinquere  di  stampo  mafioso,  tra  le  quali  un
consigliere comunale appartenente alla lista di maggioranza.
    Il  ruolo  di  tale consigliere comunale emerge soprattutto nella
realizzazione  di un ipermercato nel territorio del comune di Cinisi,
operazione dalla quale la locale cosca, secondo le suddette indagini,
trarrebbe  illeciti  profitti sia da una tangente del dieci per cento
sull'importo  dell'investimento (pari a circa 35 miliardi), che dalla
partecipazione delle imprese vicine all'organizzazione criminale alla
esecuzione  dei relativi lavori e sia dal valore aggiunto dei terreni
sui quali dovrebbe sorgere il menzionato centro commerciale.
    Gia'  dalle indagini svolte risultava chiaro che tale consigliere
costituiva  l'anello  di  congiunzione  tra  il  gruppo  di  societa'
interessate  all'investimento,  l'ambiente  mafioso del territorio di
Cinisi e la sfera politico-amministrativa locale.
    Prendendo    in   esame   tre   successive   delibere,   adottate
rispettivamente  nel 1997, 1998 e 2000, e' emerso che il progetto per
la   realizzazione   dell'ipermercato   era   stato   gia'  approvato
dall'amministrazione  al tempo in carica, ma la relativa delibera era
stata  poi  revocata  nel  1998  dall'attuale maggioranza dell'organo
assembleare,   con   un   provvedimento  espressamente  motivato  con
l'opposizione  alla  apertura  di  ipermercati,  soprattutto  se  non
espressione dell'imprenditoria locale.
    Il  livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale
organizzazione criminale e' emerso chiaramente dall'analisi del terzo
provvedimento  consiliare,  con  il  quale  e'  stata riapprovata una
variante  al  piano  di  fabbricazione identica a quella revocata nel
1998, per consentire la realizzazione dell'ipermercato.
    Dall'esame  delle  delibere citate si evince infatti che l'azione
del  suddetto  consigliere e di un imprenditore locale a lui legato -
indicato   quale   referente   della   mafia   per  la  realizzazione
dell'ipermercato  ed  arrestato  unitamente all'amministratore locale
con  l'ordinanza  di  custodia  cautelare  citata  -  si  e' rivelata
determinante nel cambiamento delle scelte del consiglio comunale.
    Un  ulteriore  sintomo  della soggezione dell'apparato politico e
gestionale  a  scelte  rispondenti  ad  interessi  estranei  a quelli
dell'ente  e'  dato  dalla vicenda relativa alla concessione edilizia
per la costruzione di alcuni alloggi di edilizia economica e popolare
da parte di una cooperativa, concessione immotivatamente revocata con
ordinanza  sindacale  in data 29 gennaio 2001, peraltro annullata dal
T.A.R. della Sicilia.
    Al  riguardo, va rilevato che, nell'ambito di una mirata verifica
ispettiva  amministrativa  disposta  dall'assessorato  regionale agli
enti  locali  in  merito  a  tale vicenda, era gia' stato evidenziato
nell'apposita relazione, ancor prima dell'annullamento dell'ordinanza
da  parte del giudice amministrativo, come il provvedimento di revoca
non  risultasse  posto  in  essere in difesa del pubblico interesse o
dell'interesse  dell'amministrazione, ma adottato strumentalmente per
favorire   i   proprietari   delle   aree  interessate  al  programma
costruttivo.
    Ed  in  effetti,  come risulta da un esposto del presidente della
citata  cooperativa  i cui rilievi sono stati puntualmente verificati
dalla    commissione,   i   veri   motivi   che   hanno   determinato
l'ostruzionismo   da  parte  dell'amministrazione  comunale  sono  da
ricercare   nella   presenza,   tra  i  proprietari  dei  terreni  da
espropriare,  di  parenti  di  un noto ed influente esponente mafioso
latitante.
    Altro    settore    in   cui   emerge   segnatamente   l'utilizzo
dell'amministrazione comunale per personali tornaconti affaristici e'
quello  degli appalti pubblici, ove la commissione ha evidenziato una
gestione  amministrativa  che  non  appare  improntata ai principi di
trasparenza,  concorrenza  ed  economicita'  a causa, in particolare,
dell'eccessivo  ricorso  al  cottimo  fiduciario  ed  alla trattativa
privata, anche in ipotesi non consentite dalla relativa normativa.
    In  particolare,  il  ricorso  al  cottimo consentiva di fatto di
limitare  il  numero delle imprese da invitare alle gare, circostanza
questa particolarmente preoccupante essendosi acclarato, peraltro, un
collegamento  tra  otto  imprese  iscritte  all'albo  delle  ditte di
fiducia  ed  esponenti  della  criminalita'  organizzata operanti nel
territorio.
    Di  fatto l'affidamento dei cottimi sembra avesse lo scopo di una
spartizione dei lavori tra imprese preventivamente individuate, tanto
piu'  per  la  mancanza  delle  prescritte  forme  di pubblicita' dei
relativi bandi di gara.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  l'amministrazione  comunale  di  Cinisi,  la  cui capacita' di
determinazione   risulta   assoggettata   alle  scelte  delle  locali
organizzazioni  criminali,  la  palese  inosservanza del principio di
legalita'  nella  gestione  dell'ente  e  l'uso  distorto  della cosa
pubblica,  utilizzata  per  il  perseguimento  di  fini  contrari  al
pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della
sicurezza  pubblica  ed  hanno  compromesso  le legittime aspettative
della  popolazione  ad  essere  garantita nella fruizione dei diritti
fondamentali, ingenerando sfiducia nella legge e nelle istituzioni da
parte dei cittadini.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente
locale  e  criminalita'  organizzata,  a  tutela  dell'ordine e della
sicurezza  pubblica  ed  a  garanzia  dei  valori  costituzionali che
risultano   in  larga  misura  compromessi  dal  diffuso  sistema  di
illegalita'.
    Per   le   suesposte   considerazioni,   si   ritiene  necessario
provvedere,  con  urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento
ed  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante   provvedimenti   incisivi   dello   Stato   nei   confronti
dell'amministrazione comunale di Cinisi.
    A  tal  fine  il  prefetto di Palermo, con relazione del 2 agosto
2001, che qui si intende integralmente richiamata, ha dato avvio alla
procedura  di scioglimento del consiglio comunale di Cinisi, ai sensi
dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nell'art.  143  del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Cinisi
(Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di
rigore.
      Roma, 30 agosto 2001
                                    Il Ministro dell'interno: Scajola