(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  consiglio  comunale di Caltavuturo (Palermo), rinnovato nelle
consultazioni  amministrative del 30 novembre 1997, presenta forme di
condizionamento   da   parte   della   criminalita'  organizzata  che
compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi
elettivi,  il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento
dei  servizi,  con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della
sicurezza pubblica.
    A   seguito   di   rilevate   illecite  interferenze  nella  vita
amministrativa  dell'ente  e  della  sua  collocazione in un contesto
ambientale  profondamente  permeato dalla presenza della criminalita'
organizzata,  il  prefetto di Palermo ha disposto l'accesso presso il
predetto  comune,  ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6
settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12
ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
    Considerato  che  la  documentazione  inerente  una delle gare di
appalto  esaminate  risultava  sottoposta  a sequestro da parte della
locale  procura della Repubblica, il prefetto, avvalendosi dei poteri
previsti  dall'art.  143,  comma 2, del decreto legislativo 18 agosto
2000,   n.   267,   ha  ottenuto  altresi'  l'autorizzazione  per  la
commissione ad accedere ai relativi atti.
    Gli  accertamenti svolti dalle competenti autorita' investigative
e   dalla  commissione  d'accesso  hanno  confermato  l'esistenza  di
condizionamenti     dell'attivita'     amministrativa    segnatamente
nell'ambito degli appalti dei lavori pubblici, sia nelle procedure di
gara per l'aggiudicazione di importanti lavori edili e di costruzioni
di  reti  idriche, sia nell'attivita' di vigilanza sulla gestione dei
lavori  che  venivano affidati dalle ditte aggiudicatarie, attraverso
irregolari procedure, ad imprese di loro fiducia.
    In  particolare,  la commissione, pur riscontrando la regolarita'
formale  delle procedure di gara, ha evidenziato un fenomeno anomalo,
caratterizzato dall'affidamento dei lavori, mediante noli a freddo da
parte  delle  ditte  aggiudicatarie,  ad  altre  imprese  che avevano
anch'esse partecipato alla medesima gara.
    La  commissione  ha  rilevato  altresi'  la  sussistenza  di  due
"cordate" di imprese che verosimilmente, di comune accordo, non hanno
presentato offerte di ribasso dal 10 al 19% al fine di poter pilotare
la  media  utile per l'aggiudicazione dell'appalto relativo ai lavori
di costruzione ed automazione della rete idrica interna.
    Dalle  informative degli organi competenti e' emerso altresi' che
almeno   cinque   imprese   partecipanti   alla  suddetta  gara  sono
riconducibili  a  persone  indiziate di appartenere ad organizzazioni
criminali di stampo mafioso.
    Il   condizionamento   dell'amministrazione  comunale  e  la  sua
permeabilita'  da  parte di taluni ambienti dell'imprenditoria locale
sono  confermati anche dai frequenti contatti del sindaco con un noto
imprenditore  locale  che,  secondo gli esiti dell'accesso ispettivo,
risulterebbe  il  vero  regista di tutta la manovra di pilotaggio dei
suddetti   appalti   e   nei   cui  confronti,  unitamente  ad  altri
imprenditori   locali  partecipanti  alla  gara,  sono  stati  aperti
procedimenti penali.
    Il  medesimo  imprenditore  risulta altresi' gravato da misure di
prevenzione  patrimoniali,  tra  cui  il  sequestro di beni mobili ed
immobili  ritenuti il frutto od il reimpiego della illecita attivita'
imprenditoriale  svolta  nella spartizione degli appalti pubblici, in
pregiudizio della concorrenza e dell'economia locale.
    Tali   rapporti   si   inseriscono   in   un   radicato   sistema
economico-criminale   riferito  al  controllo  della  gestione  degli
appalti  pubblici  siciliani,  esercitato  dai  vertici  della locale
organizzazione  mafiosa,  in concorso con esponenti di raggruppamenti
imprenditoriali  anche  nazionali,  nonche'  con rappresentanti delle
istituzioni territoriali, tra cui alcuni amministratori del comune di
Caltavuturo.
    Dall'anomala  esecuzione  dei  lavori nei termini sopra descritti
emerge   con   chiarezza   un   atteggiamento  di  inerzia  da  parte
dell'amministrazione  comunale, che non ha adottato alcuna iniziativa
per  impedire  che imprese non risultate aggiudicatarie degli appalti
potessero  comunque,  anche  in altra veste, eseguire i lavori, dando
vita  ad un vero e proprio subappalto camuffato, in palese violazione
dell'art.  21 della legge 13 settembre 1982, n. 646, che prevede, tra
l'altro,  la  risoluzione  del  contratto  da  parte  della  stazione
appaltante.
    La convergenza tra gli interessi della criminalita' organizzata e
l'amministrazione comunale e' confermata anche dalla circostanza che,
nell'ambito  dell'esecuzione  di ulteriori opere pubbliche, l'ufficio
tecnico  comunale ha autorizzato la ditta aggiudicataria ad avvalersi
di  un  nolo  a  freddo  a  favore  di  un  imprenditore indiziato di
appartenere alla mafia e parente di un noto mafioso.
    Sono  stati, inoltre, acclarati vincoli di parentela ed affinita'
di   due  impiegati  comunali  con  soggetti  deferiti  all'autorita'
giudiziaria per associazione a delinquere di stampo mafioso.
    A  fronte di tale allarmante situazione appare significativamente
grave  che  il  consiglio  comunale  sia stato incapace di esercitare
l'attivita'  di  controllo  e  di  impulso cui e' deputato per legge,
dimostrando di operare in una situazione di soggezione alle ingerenze
mafiose.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  l'amministrazione comunale di Caltavuturo, la cui capacita' di
determinazione   risulta   assoggettata   alle  scelte  delle  locali
organizzazioni  criminali,  la  palese  inosservanza del principio di
legalita'  nella  gestione  dell'ente  e  l'uso  distorto  della cosa
pubblica,   utilizzata   per   il   perseguimento  di  fini  contrari
all'interesse  della  collettivita',  hanno  minato ogni principio di
salvaguardia   della  sicurezza  pubblica  e,  nel  compromettere  le
legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella
fruizione  dei  diritti fondamentali, hanno ingenerato sfiducia nella
legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
    La  descritta  condizione  di assoggettamento esige un intervento
risolutore  da  parte  dello  Stato,  mirato a rimuovere i legami tra
esponenti  dell'ente  locale  e la criminalita' organizzata, a tutela
dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Il  prefetto  di  Palermo, anche sulla base del parere favorevole
espresso  dal  comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica,  con  relazione  del  2  agosto  2001,  che  qui si intende
integralmente   richiamata,   ha   dato   avvio   alla  procedura  di
scioglimento del consiglio comunale di Caltavuturo ai sensi dell'art.
143 del decreto legislativo l8 agosto 2000, n. 267.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nell'art.  143  del  decreto legislativo l8 agosto 2000, n.
267,  che  legittimano  lo  scioglimento  del  consiglio  comunale di
Caltavuturo  (Palermo),  si  formula  rituale proposta per l'adozione
della misura di rigore.
      Roma, 30 agosto 2001
                                    Il Ministro dell'interno: Scajola