(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

                   Al Presidente della Repubblica

    Il comune di Monasterace (Reggio Calabria), i cui organi elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio
2001,  presenta  forme di condizionamento da parte della criminalita'
organizzata    che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita'    degli   organi   elettivi,   il   buon   andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Sulla  base  delle  interferenze  rilevate  dai competenti organi
investigativi  nella  vita  amministrativa  dell'ente  da parte della
criminalita'  organizzata,  finalizzate  a  controllare  gli  appalti
pubblici  e  le attivita' economiche dell'intera area, il prefetto di
Reggio  Calabria  ha  disposto,  con  provvedimento in data 17 aprile
2003,  l'accesso  presso il comune di Monasterace, ai sensi dell'art.
1,   quarto  comma,  del  decreto-legge  6 settembre  1982,  n.  629,
convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e
successive modificazioni ed integrazioni.
    Gli   accertamenti   svolti   tanto  dalle  competenti  autorita'
investigative  quanto  dalla  commissione  d'accesso, confluiti nella
relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si rinvia
integralmente, nell'avvalorare l'ipotesi della sussistenza di fattori
di  inquinamento  dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa
dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul
territorio,  pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della
cosa  pubblica  si  sia concretizzato nel favorire soggetti collegati
direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte amministrative risulta favorita dai rapporti di parentela e di
amicizia  che  legano  alcuni  amministratori  comunali con esponenti
della criminalita' organizzata o con soggetti sospettati di gravitare
in  ambienti  mafiosi.  Alcuni  dipendenti  comunali con incarichi di
responsabilita', sono inoltre coinvolti in procedimenti penali per il
reato  di  associazione  a delinquere di stampo mafioso o per delitti
contro la pubblica amministrazione.
    In  quasi  tutti i provvedimenti esaminati attinenti all'edilizia
privata, ai lavori pubblici e al rilascio di licenze commerciali sono
state   riscontrate  irregolarita'  amministrative  tese  a  favorire
personaggi spesso collegati con la cosca locale.
    Nel   settore   edilizio  vengono  evidenziate,  in  particolare,
procedure  per  il rilascio di concessioni in palese violazione della
normativa di settore.
    E'  significativa di possibili cointeressenze la vicenda relativa
alla concessione edilizia rilasciata ad una societa', al cui capitale
sociale  concorrono  le quote di tre amministratori comunali. Ai fini
del rilascio della licenza di costruzione di un capannone industriale
su  un  suolo  che  ricadeva su zona di espansione e non industriale,
l'amministrazione  comunale, attraverso una contorta procedura mirata
sostanzialmente  ad  eludere  i limiti della conformita' urbanistica,
nella   fattispecie   mancante,  procedeva  all'approvazione  di  una
variante  al  piano  regolatore  generale,  rimuovendo  in  tal  modo
l'ostacolo   urbanistico  e  consentendo  quindi  il  rilascio  della
concessione edilizia.
    Sintomatica  di alterata funzionalita' amministrativa appare pure
la  procedura  seguita  per  il rilascio della concessione edilizia a
favore  di  un  amministratore,  formalmente mirata ad effettuare dei
lavori  di  manutenzione straordinaria su un immobile gia' esistente,
ma  che illegittimamente si e' tradotta nella costruzione di un nuovo
immobile.
    Anche  la vicenda relativa alla richiesta di concessione edilizia
per  la  costruzione  di  un  capannone industriale su un terreno con
destinazione   urbanistica   agricola  si  presenta  emblematica.  Al
riguardo  l'amministrazione  piuttosto  che  respingere,  ai sensi di
legge,  la  richiesta,  l'ha  convertita,  di  propria iniziativa, in
domanda di variante al piano regolatore generale.
    Le  sopradescritte varianti allo strumento urbanistico sono state
fra  l'altro  approvate  senza rispettare i termini e gli adempimenti
previsti dalla legge.
    A  causa della carenza dell'attivita' di controllo e di contrasto
all'abusivismo  edilizio,  diffuso  anche  sul  demanio marittimo, e'
stato  disatteso il raggiungimento dell'essenziale fine di tutela del
territorio.  I  casi  di  costruzioni  abusive accertati sono infatti
estremamente  esigui  mentre  il  riscontrato  eccessivo ricorso alle
dichiarazioni  di  inizio  attivita'  denota un atteggiamento elusivo
delle norme urbanistiche edilizie.
    Per  dette  dichiarazioni  non risulta effettuata alcuna forma di
controllo  o  verifica che ne attesti la conformita' urbanistica, ne'
e'  stata  data  comunicazione  all'area vigilanza per la conseguente
attivita'  di  polizia edilizia. Per gli abusi edilizi accertati, non
sono  stati  adottati  i  provvedimenti conseguenziali previsti dalla
legge,   quali   le  ordinanze  di  demolizione  ed  acquisizione  al
patrimonio,  ne'  e'  stata esperita alcuna attivita' di controllo in
ordine  al  rispetto  da  parte dei trasgressori delle ingiunzioni di
sospensione dei lavori.
    Inerzia  e  inefficienza  hanno  contraddistinto  l'attivita' del
comune  anche nelle vicende sottoposte ad accertamento da parte della
procura  della  Repubblica  o  nei  casi  in  cui  la  Soprintendenza
archeologica  di Reggio Calabria ha invitato il sindaco ad adottare i
conseguenti provvedimemiti di competenza per impedire la prosecuzione
dei lavori abusivi.
    Il  livello di assoggettamento dell'ente alle scelte della locale
organizzazione  criminale  e'  emerso  anche  nel  settore dei lavori
pubblici.
    Per  i numerosi casi esaminati le procedure di aggiudicazione non
sono state ispirate a principi di correttezza e trasparenza.
    Oltre al ricorso al frazionamento arbitrario dei lavori, omogenei
per  tipologia  e  categoria,  volto  ad  eludere  la  normativa  che
prescrive   per   le   opere  superiori  ad  un  determinato  importo
l'affidamento  previo espletamento di procedure ad evidenza pubblica,
viene sottolineato che le procedure di gara seguite non corrispondono
ad  alcuna  norma  di  legge  o  regolamento, in violazione anche del
principio  della  concorsualita',  teso  a garantire il conseguimento
delle migliori condizioni contrattuali per l'amministrazione. Difatti
i  bandi  prevedono l'aggiudicazione a sorteggio, con una percentuale
di ribasso gia' prevista del 10 per cento sull'importo a base d'asta,
per cui le ditte non avrebbero dovuto indicare altro importo.
    La  mancata  adozione  di  forme  di  pubblicita'  dei  bandi  ad
eccezione  della  pubblicazione  all'albo  pretorio per otto giorni e
l'assenza  nei  relativi  fascicoli  dei  dati relativi al casellario
giudiziale   ed   ai   carichi  pendenti  contribuiscono  altresi'  a
suffragare   l'ipotesi   che   si   intendesse   avvantaggiare  anche
particolari  soggetti  o  ditte locali, alcuni dei quali molto vicini
alle cosche mafiose operanti sul territorio.
    Anche  per  quanto  riguarda  il  rilascio di licenze commerciali
rileva    la    carenza   di   attivita'   di   verifica   da   parte
dell'amministrazione  comunale.  In  tale  settore  la commissione ha
eccepito irregolarita' nel rilascio di concessioni alcune delle quali
destinate a soggetti ritenuti contigui a cosche criminali.
    Il disordine amministrativo-contabile, la disorganizzazione degli
uffici comunali e la inadeguata gestione del personale che sono stati
riscontrati   nell'ente,   oltre   a  determinare  gravi  disservizi,
costituiscono,  fra  l'altro,  l'humus  favorevole  ad  ogni forma di
interferenza.
  L'organico  del  Comando  dei  Vigili  urbani  cui  e' demandata la
vigilanza  sul  territorio  e'  infatti del tutto carente. Oltre alle
rappresentate   inadeguatezze   nell'attivita'   di   prevenzione   e
repressione  dell'abusivismo  edilizio,  e' indicativo, in proposito,
che  dal maggio  2001  non  sia  stata  rilevata alcuna violazione al
codice della strada.
    Analogamente  gli  uffici  finanziari, presentano disfunzioni che
appaiono  particolarmente gravi in considerazione del procedimento di
dissesto  cui  e' stato sottoposto l'ente, non ancora conclusosi. Gli
accertamenti  effettuati  presso  l'ufficio  tributi del comune hanno
consentito  di  appurare  che  solo il trenta per cento dei cittadini
versa  i  canoni  relativi  all'acqua,  ai  rifiuti  solidi  urbani e
all'imposta   comunale  sugli  immobili.  Il  mancato  pagamento  dei
relativi  canoni  da  circa  quindici  anni  ha determinato una grave
situazione  debitoria  cui  solo recentemente il comune ha inteso far
fronte  con l'avvio di una procedura di recupero dei tributi evasi, a
fronte dell'esposizione ad un secondo dissesto finanziario.
    L'ingerenza  dell'attivita'  criminale  nella cosa pubblica trova
riscontro   e   conferma   nell'inerzia  che  caratterizza  la  linea
dell'amministrazione  in  carica, da cui non promana alcun segnale di
concreta  attenzione  verso le esigenze primarie della collettivita'.
Anzi   il   clientelismo,   i   favoritismi   e   il   disordine  che
contraddistinguono l'attuale amministrazione hanno ingenerato perdita
di prestigio e di credibilita' delle istituzioni e, quindi, diffuso e
acuto  malcontento  nella  popolazione,  che  trova  espressione  nei
numerosi   esposti   in  cui  si  lamentano  disservizi  ed  ingiusti
privilegi.
    Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che
si  e'  determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero
convincimento  per  effetto  delle interferenze di fattori esterni al
quadro   degli  interessi  locali,  riconducibili  alla  criminalita'
organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
    La    situazione   riscontrata   nel   comune   di   Monasterace,
l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso   distorto   delle   pubbliche   funzioni,  utilizzate  per  il
perseguimento  di  fini  contrari al pubblico interesse, hanno minato
ogni  principio  di  salvaguardia  della  sicurezza pubblica ed hanno
compromesso  le  legittime  aspettative  della  popolazione  ad esser
garantita  nella  fruizione  dei  diritti  fondamentali,  ingenerando
sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
    Il  prefetto  di  Reggio  Calabria,  pertanto,  con relazione del
28 luglio  2003,  che  qui  si  intende  integralmente richiamata, ha
proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,
    La descritta condizione di assoggettamento necessita che da parte
dello  Stato  sia  posto in essere un intervento mirato al ripristino
della  legalita'  mediante  il  recupero  della struttura pubblica al
servizio dei suoi fini istituzionali.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nell'art.  143  del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267,  che  legittimano  lo  scioglimento  del  consiglio  comunale di
Monasterace  (Reggio  Calabria),  si  formula  rituale  proposta  per
l'adozione della misura di rigore.
      Roma, 23 ottobre 2003
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu