(all. 1 - art. 1) (parte 1)
                                                             Allegato

Metodi I.1.

DETERMINAZIONE DELLA BIOMASSA MICROBICA DEL SUOLO PER FUMIGAZIONE

1. Oggetto

   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
biomassa microbica del suolo.

Metodo I.1.1.

Fumigazione con cloroformio

1. Principio
   I  metodi che prevedono la fumigazione del terreno con cloroformio
si  basano  sul  fatto  che i vapori del fumigante provocano la lisi,
quindi la morte, delle cellule microbiche con il conseguente rilascio
di materiale citoplasmatico.

2. Reattivi
   2.1. Cloroformio per cromatografia, cioe' stabilizzato con amilene
(2-amino-butene);
   2.2. grasso al silicone;
   2.3. carta bibula.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Camera termostatabile;
   3.2. cappa chimica aspirante;
   3.3. pompa rotante da vuoto;
   3.4. apparecchiatura per la stima della capacita' di campo;
   3.5. essiccatore da vuoto;
   3.6. beakers in vetro da 100 mL;
   3.7. palline antiebollizione.

   4. Procedimento
   4.1. Purificazione del cloroformio stabilizzato con etanolo
   Occorre  lavorare  sotto  una  cappa  aspirante ben funzionante ed
avere  2  bottiglie Pirex con tappo a vite da i litro. Si introducono
500  mL  di  CHCl(base  3)  in una bottiglia e si aggiungono 25 mL di
H(base 2)SO(base 4) concentrato (96%). Si tappa e agita energicamente
per  2-3  minuti;  si  versa in un imbuto separatore e si attende per
qualche  secondo  la  separazione della fase CHCl(base 3) (superiore)
dall'acido  solforico;  quindi  si  versa  il CHCl(base 3) nell'altra
bottiglia e si scarta l'acido solforico.
   Impiegando ogni volta H(base 2)SO(base 4) nuovo, si ripete 3 volte
il  lavaggio  del  cloroformio. Dopo l'ultima eliminazione dell'acido
solforico,  si trasferisce il CHCl(base 3) in un beaker di vetro da 2
litri  e  si  aggiunge circa 1 litro di acqua di rubinetto; quindi si
mescola  bene  con  una bacchetta di vetro, si attende la separazione
delle  fasi  e  si scarta l'acqua. Si ripete 3-4 volte cambiando ogni
volta  l'acqua.  Quindi  si  distilla  il  CHCl(base 3) cosi' lavato,
avendo cura che la temperatura non superi mai i 66 gradi C. Infine si
raccoglie il distillato in bottiglia di vetro scura, si aggiungono 10
g  di  K(base  2)CO(base  3)  anidro e si conserva in frigo. A questo
punto  il  CHCl(base  3) puo' essere usato per fumigare il terreno se
appare perfettamente limpido.

   4.2. Fumigazione
   La  fumigazione con cloroformio consiste nel mantenere il campione
di  suolo in una atmosfera di cloroformio per 20-24 ore, al buio ed a
25  gradi  C. Si introduce in un ampio essiccatore un beaker di vetro
con  30-40 g di ogni campione di suolo fresco aggiustato al 50% della
capacita'  di  ritenzione  idrica. Non occorre siglare direttamente i
beaker  con pennarelli poiche' il CHCl(base 3) scioglie la scrittura,
ma  piuttosto  e' bene introdurre in ogni beaker un pezzetto di carta
bibula  siglato  a matita. Poggiare quindi tutti i beaker con i suoli
sulla  piastra  di porcellana forata dell'essiccatore (circa 30 cm di
diametro),  sul  cui  fondo sia stato gia' messo un beaker contenente
circa 50 mL di CHCl(base 3) per cromatografia, cioe' stabilizzato con
2-amino-butene  e  qualche  pallina  antiebollizione.  Si  puo' anche
utilizzare  cloroformio  stabilizzato  con  etanolo, purche' l'alcool
venga  previamente eliminato. Sul fondo e ai lati dell'essiccatore e'
bene  sistemare  anche  qualche  striscia di carta bibula imbevuta di
acqua  in  modo  da  evitare  l'abbassamento  dell'umidita' dei suoli
durante la fumigazione. Quindi azionare la pompa rotante da vuoto per
creare un'atmosfera di CHCl(base 3) all'interno dell'essiccatore. Una
volta  che  si formano numerose bollicine nel CHCl(base 3), si lascia
funzionare   la   pompa   ancora   per   un  minuto.  Quindi,  chiuso
l'essiccatore,  si  incuba per 20-24 ore al buio e a 25 gradi C. Dopo
tale lasso di tempo il CHCl(base 3) deve essere completamente rimosso
dai  pori  del  terreno.  Per  questo  occorre  aprire l'essiccatore,
rimuovere  il  beaker con il CHCl(base 3) (se la fumigazione e' stata
condotta  bene  il  livello  del  CHCl(base  3)  dopo le 24 ore si e'
notevolmente    abbassato),   riporre   i   suoli   fumigati   dentro
l'essiccatore;  quindi, sempre con la pompa da vuoto, si effettuano 8
successive   evacuazioni   di   2  minuti  ciascuna,  intercalate  da
reimmissioni  di  aria  per  30  secondi.  Il cloroformio deve essere
previamente   purificato  dalle  sostanze  stabilizzanti  (di  solito
etanolo)  con  cui  le  ditte  produttrici  lo immettono sul mercato,
poiche' diversamente i risultati vengono largamente sovrastimati.

   Metodo I.1.2.

Determinazione  del  contenuto  di  carbonio della biomassa microbica
(Bc) col metodo Fumigazione-Incubazione (FI)

1. Principio
   Nel  metodo  della  Fumigazione-Incubazione  (FI), i residui delle
cellule  uccise  dal cloroformio vengono mineralizzati a CO(base 2) e
NH(base  4 elevato +), durante un'incubazione di 10 giorni a 25 gradi
C,  dai microrganismi sopravvissuti alla fumigazione od inoculati nel
terreno dopo l'eliminazione del cloroformio. Come controllo si usa il
terreno  non  fumigato  con determinazione di CO(base 2) e NH (base 4
elevato  +)  prodotti  durante un' incubazione alle stesse condizioni
sopra riportate. Il limite maggiore di questo metodo e' la scelta del
controllo  e  del  relativo  periodo d'incubazione. Non e' possibile,
comunque,  applicare il metodo FI nel caso di terreni acidi, sommersi
o  di  recente ammendati con substrato organico fresco. La dimensione
del  flusso  di decomposizione puo' essere messa in relazione diretta
col  contenuto  in carbonio della biomassa del suolo all'inizio della
fumigazione tramite l'equazione

   Bc = Fc/Kc

   dove  Bc  e'  il contenuto di carbonio della biomassa microbica in
microg  g(elevato  -1)  suolo secco, Fc e' la quantita' di C prodotta
come  CO(base  2)  durante l'incubazione del suolo fumigato sottratte
della  quantita'  derivante  dal  suolo  non  fumigato  (controllo) e
incubato  alle  stesse  condizioni  del  precedente, Kc (in genere e'
uguale  a 0,45) e' la frazione di carbonio proveniente dalla biomassa
uccisa  che viene mineralizzata a CO(base 2) durante l'incubazione in
condizioni standard.

   2. Reattivi
   2.1.  Soluzione  di  indicatore  acido-base:  sciogliere 100 mg di
fenolftaleina in 100 mL di etanolo all'80%;
   2.2.  soluzione  di  bario  cloruro  0,75 N: introdurre 91,61 g di
BaCl(base  2)·2H(base  2)O  in  un pallone da 1000 mL, sciogliere con
circa  700 mL di H(base 2)O deionizzata e quindi portare a volume con
acqua;
   2.3.  soluzione  di  idrossido  di sodio 1N: diluire una soluzione
volumetrica  contenente  1  mole  di  NaOH  fino  a 1000 mL con acqua
deionizzata;
   2.4.  soluzione  titolante  di  acido cloridrico 0,1N: diluire una
soluzione  volumetrica  contenente 0,1 moli di HC1 fino a 1000 mL con
acqua deionizzata.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Camera termostatabile;
   3.2. titolatore automatico (se possibile);
   3.3. fiasche di vetro ermetiche di circa 1000 mL di capacita';
   3.4. buretta a caricamento automatico (divisione 1/20 mL);
   3.5.  beakers  da  250 mL, ancorette magnetiche, piastra agitante,
tavolo elevatore.

   4. Procedimento
   Sia il beaker contenente il suolo fumigato che quello con il suolo
di  controllo  vengono  messi  singolarmente  in fiasche da 1000 mL a
chiusura  ermetica, assieme a 2 beakers piu' piccoli, uno di plastica
contenente 4 mL di NaOH 1N (soluzione che assorbira' la CO(base 2)) e
l'altro  di  vetro  con 4 mL di acqua (per impedire l'abbassamento di
umidita'  durante  l'incubazione).  Si chiudono tutte le fiasche e si
incubano  in  una camera termostata a 25 gradi C. Inoltre si incubano
anche  2  fiasche che non contengano il suolo (prova in bianco). Esse
serviranno  a  valutare  la  CO(base  2)  non  prodotta  dal suolo ed
assorbita dalla soda durante le varie fasi della titolazione. Dopo 10
giorni  di incubazione si riaprono le fiasche e si aggiungono 8 mL di
BaCl(base  2)·2H(base  2)O  0,75N  nei beakers contenenti la soda (si
forma  un precipitato lattiginoso di BaCO(base 3)); quindi si tappano
immediatamente  con  parafilm.  E'  necessario,  in  ogni  fase della
determinazione,  non  respirare  al  di  sopra  dei beaker. Quindi si
procede  alla  titolazione  della  soda  residua  con HC1 0,1N. Se si
dispone  di  un  titolatore  automatico, il pH di fine titolazione e'
8,62.  Altrimenti  si  devono  aggiungere  2-3  gocce dell'indicatore
acido-base  (dopo  l'aggiunta  dell'indicatore,  la  soluzione basica
diventa  di  colore  rosa  ed  il  punto  di  viraggio  e' dato dalla
scomparsa del colore rosa, cioe' la soluzione ridiventa lattiginosa).

   5. Espressione dei risultati
   Poiche'  la  produzione  di  CO(base  2)  e' stata evidenziata per
assorbimento su NaOH secondo la reazione

  CO(base 2)+2OH(elevato a -) = CO(base 3 elevato a 2-)+H(base 2)O

la qualita' di C della CO(base 2) viene cosi' calcolata:
microg  CO(base  2)-C  g(elevato  -1)  suolo  umido  =  (b-a)  0,1 6,
1000/peso suolo umido (g),
dove:

   b e' il volume (mL) di HCl 0,1N usato per titolare il bianco; a il
volume  (mL)  di  HC1  0,1N  per  titolare le prove col suolo; 0,1 la
normalita'  del  titolante;  6 il peso equivalente del carbonio (peso
atomico  diviso  il  numero  di ossidrili con cui reagisce la CO(base
2)); 1000 il fattore di conversione da mg a microg.
   Il  contenuto  in  carbonio  della  biomassa  microbica (Bc) viene
calcolato  come  riportato in precedenza (Bc = Fc / Kc). Naturalmente
occorre considerare la quantita' di suolo secco.

   6. Note
   Il  problema  maggiore  del  metodo FI e' la scelta del controllo.
Esso  e'  indispensabile  poiche' non tutta la CO(base 2) evoluta dal
suolo  fumigato durante l'incubazione deriva dalla decomposizione dei
microorganismi  lisati  dal  CHCl(base  3)  una  aliquota  di essa e'
infatti   ascrivibile   alla  respirazione  basale  (degradazione  di
substrati organici extracellulari).
   Il  metodo  FI  per  la  misura  di Bc non e' applicabile ai suoli
acidi,  a  quelli sommersi e a quelli che abbiano ricevuto di recente
un  substrato  organico  fresco,  in  quanto  si e' visto che in tali
condizioni  molto spesso la CO(base 2) prodotta dal controllo risulta
essere  superiore quantitativamente rispetto alla CO(base 2) prodotta
dal  suolo  fumigato, dando cosi' origine a valori di Bc negativi. Si
consiglia,  prima della fumigazione gia' descritta, di pre-incubare a
temperatura  ambiente  i  suoli  per  7  giorni in presenza di alcali
(NaOH+CaO),  affinche'  si  esaurisca  la  CO(base 2) derivante dalla
respirazione  di  frammenti  di  radice  ancora viventi o da processi
abiotici nel caso di suoli calcarei.

Metodo I.1.3.

Determinazione  dell'azoto  della  biomassa microbica (BN) col metodo
Fumigazione-Incubazione (FI)

1. Principio
   Il  metodo  si  basa  sulla  mineralizzazione ad azoto ammoniacale
delle  forme  organiche  azotate  contenute  nelle cellule microbiche
lisate dal cloroformio, ad opera dei microrganismi sopravvissuti alla
fumigazione  od  in  oculati  nel  suolo  fumigato.  Si  puo'  quindi
determinare il contenuto in azoto della biomassa microbica tramite la
relazione

                             BN = FN/KN

Dove:

   FN  e'  il  flusso  addizionale  di N ammoniacale prodotto durante
l'incubazione  che  segue  la  fumigazione  con cloroformio; KN e' la
frazione di N contenuto nella biomassa uccisa che viene mineralizzata
sotto  le  particolari  condizioni  di  incubazione usate. Quindi, FN
risulta essere la differenza tra N mineralizzato dal suolo fumigato e
incubato  e  l'N  mineralizzato  dal suolo non fumigato (controllo) e
incubato alle stesse condizioni.

   2. Reattivi
   2.1.  magnesio ossido (MgO). Scaldare circa 200 g di MgO "pesante"
in fornace a 600-700 gradi C per 2 ore. Raffreddare il prodotto in un
essiccatore  contenente granuli di KOH e conservarlo in una bottiglia
ben tappata;
   2.2. soluzione estraente (potassio cloruro 1N). Introdurre 74,56 g
di  KC1  in  un  pallone da 1 L, sciogliere con circa 700 mL di acqua
deionizzata e portare a volume con acqua;
   2.3.  soluzione  di  acido  borico-indicatore.  Sciogliere 20 g di
H(base  3)BO(base  3) puro in circa 700 mL di acqua calda, trasferire
la soluzione raffreddata in un pallone da 1000 mL gia' contenente 200
mL  di  etanolo  e  20  mL  di  una  miscela  di indicatori preparata
sciogliendo  0,3 g di verde bromocresolo e 0,165 g di rosso metile in
500  mL  di etanolo. Dopo aver miscelato (a questo punto la soluzione
appare rosa), aggiungere NaOH 0,05 N fino a comparsa del colore verde
pallido.  Quindi  portare  a  volume  con acqua deionizzata (Keeney e
Nelson, 1982);
   2.4.  soluzione  titolante  di  acido solforico 0,005 N. Preparare
diluendo  fino  a 2 L una soluzione volumetrica contenente 0,005 moli
di H(base 2)SO(base 4).

   3. Apparecchiatura
   3.1. Agitatore a scuotimento lineare alternato;
   3.2. distillatore micro-Kjeldahl;
   3.3. titolatore automatico (se possibile);
   3.4. spettrofotometro (se possibile);
   3.5. contenitori di plastica da 250 mL con tappo avvitabile;
   3.6.  imbuti, filtri di carta Whatman 42 e contenitori di plastica
da 1000 mL con tappo.

   4. Procedimento
   I  campioni  di  suolo,  sia  fumigati che non, ed incubati per 10
giorni  a  25  gradi  C,  utilizzati  per la determinazione di Bc (la
CO(base  2)  prodotta  durante l'incubazione e' stata assorbita dalla
soda,  i  suoli  quindi  non  sono stati distrutti), vengono estratti
(agitazione per 60 minuti a velocita' media e a temperatura ambiente)
con  una  soluzione  di KCl 1N nel rapporto suolo (g): estraente (mL)
1:4.  Il suolo (30 g), fumigato e non, viene trasferito dai beaker in
contenitori  da  250  mL  e  trattato  con 120 mL di KCl 1N, quindi i
contenitori   vengono   tappati   ed   agitati.  Dopo  estrazione  le
sospensioni  di suolo vengono filtrate per mezzo di imbuti contenenti
dischi  di  carta  Whatman  42,  ed  il  filtrato  viene  raccolto in
contenitori tappabili di plastica.
   Il  contenuto  in  azoto  ammoniacale  del  filtrato  puo'  essere
determinato  mediante  diversi metodi: i) distillazione dell'estratto
in   corrente  di  vapore,  in  presenza  di  MgO,  con  un  apparato
micro-Kjeldahl  e  successive distillazione e titolazione; 2) con una
delle   reazioni  colorimetriche  tipiche  dell'ammonio  (indofenolo,
Nessler, ecc.).

   5. Espressione dei risultati
   Il  contenuto  di azoto ammoniacale in ogni suolo, fumigato e non,
viene calcolato come segue:

microg  NH(base  4  elevato  a +)-N g(elevato a -1) suolo umido = V ·
                         0,005 · 14 · 1000/b

dove:

   V  e'  il  volume  (mL)  di  H(base  2)SO(base  4)  usato  per  la
titolazione,  0,005  e'  la  normalita'  del  titolante,  14  il peso
equivalente  dell'azoto,  1000  il  fattore  di  conversione  da mg a
microg,  b  i  grammi  di  suolo  umido  corrispondenti  al volume di
estratto  in  base  al  rapporto  di estrazione usato. Cosi', se sono
stati  usati 25 mL di estratto, in base al rapporto di estrazione 1:4
(g:mL), b sara' uguale a 6,25.
   Il  flusso  di  mineralizzazione  dell'azoto dopo fumigazione, FN,
sara' uguale alla differenza tra NH(base 4 elevato a +)-N scambiabile
presente   nel   fumigato   dopo  10  giorni  d'incubazione  meno  il
corrispettivo accumulato nel non fumigato (controllo). Assumendo KN =
0,54, ne consegue la relazione:

                            BN = FN/0,54

Analogamente  a  Bc,  i dati cosi' ottenuti devono essere riportati a
g(elevato -1) suolo secco.

Metodo I.1.4.

Determinazione di BN e Bc col metodo Fumigazione-Estrazione (FE)

1. Principio
   Il  metodo  della  fumigazione-estrazione  si basa sul fatto che i
composti cellulari rilasciati in seguito alla lisi cellulare, indotta
dalla fumigazione, possono essere estratti da una soluzione salma. Si
e'  accertato che esiste una stretta correlazione fra il contenuto in
C  della  biomassa  misurato  col  metodo FI (Bo) e il contenuto di C
estratto  con  K(base  2)SO(base  4)  0,5 M dopo fumigazione, secondo
l'equazione:

                           Bc = 2,64 · Ec

dove:

   Ec  e' la differenza fra il C organico estratto dal suolo fumigato
e quello estratto dal suolo non fumigato (controllo).
   Inoltre   e'   stata  osservata  una  correlazione  lineare  molto
significativa  tra  l'azoto  totale estratto con una soluzione salma,
dopo  fumigazione con CHCl(base 3), e l'FN valutato secondo il metodo
FI. Da questa correlazione si e' potuta ricavare la relazione

                           BN = 2,22 · EN

   dove  BN  e'  il  contenuto  in  N della biomassa microbica; EN e'
l'azoto  totale  estratto  con  K(base  2)SO(base  4) 0.5 M dal suolo
fumigato  meno  quello  estratto  dal suolo non fumigato (controllo);
2,22  e'  un  fattore di proporzionalita' empiricamente determinato e
basato  su  una  stima  di  BN  ottenuta  ponendo  KN  uguale a 0,57.
Assumendo,   invece,   un   valore  di  KN  di  0,68  il  fattore  di
proporzionalita' diventa 1,85.

   2. Reattivi
   2.1.  Soluzione  estraente  (dipotassio solfato 0,5 M). Introdurre
87,13  g  di K(base 2)SO(base 4) in un pallone da 1000 mL, sciogliere
con circa 700 mL di acqua deionizzata e portare a volume con acqua;
   2.2. acido solforico al 3% e al 96%;
   2.3.  soluzione  di  rame  solfato  0,29  M.  Introdurre 4,63 g di
CuSO(base  4) in un pallone da 1000 mL, sciogliere con circa 70 mL di
acqua deionizzata e portare a volume con acqua;
   2.4. sodio idrossido 9 N. Introdurre 360 g di NaOH a scaglie in un
beaker  di  plastica da 1000 mL, sciogliere con circa 700 mL di acqua
deionizzata  (porre  il  beaker  in  acqua  fredda  per facilitare il
raffreddamento della soluzione) e portare a volume con acqua;
   2.5.  soluzione  di  acido  borico-indicatore.  Preparare  come in
1.3.3.3;
   2.6.  soluzione  titolante  di  acido solforico 0,005 N. Preparare
come in 1.3.3.3;
   2.7. acido fosforico 85%;
   2.8. ossido di mercurio (HgO);
   2.9.  dicromato  di potassio 0.4 N. Sciogliere 19,613 g di K2Cr2O7
(essiccato  a 105 gradi C) in 200 mL di acqua deionizzata e portare a
1  litro  con  acqua. Conservare a temperatura ambiente; il titolo e'
molto stabile;
   2.10.  soluzione  titolante di sale di Mohr 33,3 mN. In un pallone
da  1000  mL  introdurre  13,06  g  di  Fe[NH(base  4](base 2)SO(base
4)·6H(base  2)O  e 50 mL di H(base 2)SO(base 4) 96%; dopo che il sale
e'  sciolto,  portare  a  volume con acqua deionizzata. A causa della
lenta  ossidazione  dello ione ferroso a ferrico, tale soluzione deve
essere titolata al momento dell'uso con dicromato;
   2.11.       soluzione       indicatore       redox      (complesso
1,10-fenantrolina-FeSO(base   4)   25  mM).  Sciogliere  1,485  g  di
1,10-fenantrolina monoidrata e 0,695 g di FeSO(base 4)·7H(base 2)O in
100 mL di acqua deionizzata.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Agitatore a scuotimento lineare alternato;
   3.2. titolatore automatico (se possibile);
   3.3. bagnomaria con agitazione;
   3.4. distillatore micro-Kjeldahl;
   3.5.  contenitori  di  plastica da 250 mL, palloni in vetro da 100
mL, parafilm, carta stagnola, palline antiebollizione di vetro;
   3.6. imbuti, filtri di carta Whatman 42 e contenitori da 100 mL di
plastica con tappo.

   4. Procedimento
   I  campioni di suolo, fumigati e non, preparati come per il metodo
FI,  non devono essere incubati ma immediatamente estratti con K(base
2)SO(base  4)  0,5 M nel rapporto suolo (g):estraente (mL) 1:4 per 30
minuti  a temperatura ambiente ed agitazione media, e quindi filtrati
con  carta  Whatman  42.  Gli  estratti cosi' ottenuti possono essere
analizzati  per  il  contenuto  di  C  organico,  N totale e di altri
elementi. Da notare che anche col metodo FE e' consigliato di portare
i  suoli  al  50%  della  capacita'  di ritenzione idrica prima della
fumigazione.

   4.1. Determinazione del contenuto in N della biomassa microbica

   Per determinare il contenuto in N della biomassa microbica occorre
analizzare  il  contenuto  in N totale degli estratti. Operando sotto
cappa  aspirante,  20  mL  di  estratto vengono introdotti in tubi da
digestione   da   75   mL  (e'  indispensabile  mantenere  tali  tubi
nell'idoneo   supporto   metallico   per   evitare  un  riscaldamento
disomogeneo  durante  la  successiva  fase  di digestione); quindi si
aggiungono  per  ogni tubo 4 mL di H(base 2)SO(base 4) al 96%, 0,5 mL
di  CuSO(base  4)  0,29 M e qualche pallina antiebollizione di vetro.
Quindi  i  tubi vengono trasferiti, tramite supporto metallico, in un
digestore  monoblocco  di alluminio e, al fine di eliminare l'eccesso
di  acqua,  condurre due pre-digestioni, una di 2 ore a 120 gradi C e
l'altra  di  un'ora  a  180  gradi  C. Quindi si opera una digestione
finale  a  360  gradi  C  per  3  ore.  Il  numero  e la durata delle
pre-digestioni  puo' variare in funzione del tipo di digestore usato.
Naturalmente  durante  la  digestione  a  caldo, i tubi devono essere
collegati con un sistema di aspirazione per la condensazione dei fumi
acidi.  Se si dispone di un titolatore automatico, si digerisce anche
un  bianco  che  differisce  dai  campioni solo poiche' l'estratto di
suolo  e'  sostituito con un volume uguale di soluzione estraente (20
mL  K(base  2)SO(base  4)  0,5  M).  Finita  la digestione, si lascia
raffreddare,  si  aggiungono ad ogni tubo 15 mL di acqua deionizzata,
si  scuotono  i tubi con il Vortex per staccare l'eventuale sedimento
minerale  attaccato sul fondo, e quindi si porta a volume (75 mL) con
acqua  deionizzata.  Si  tappano  i  tubi  con  Parafilm e si miscela
energicamente.  Quindi,  con un apparato micro-Kjeldahl distillare 25
mL  del  surnatante  limpido  dei  75  mL  contenuti  in  ogni  tubo,
aggiungendo 8 mL di NaOH 9 N. Naturalmente, per non far volatilizzare
NH3,  la  soda  deve essere aggiunta attraverso l'imbuto raccoglitore
dopo  che  il pallone di distillazione e' stato ben avvitato. Per gli
accorgimenti  durante  la distillazione, la raccolta del distillato e
la  titolazione,  seguire  la procedura adottata col metodo FI per la
determinazione  dell'azoto  ammoniacale.  Al solito, disponendo di un
titolatore automatico, il punto di fine titolazione sara' il pH della
soluzione  di  raccolta  del  distillato  del bianco (di solito circa
5,4).
   4.2. Espressione dei risultati
   Il  contenuto  in  N  totale  estratto da ogni suolo, prima e dopo
fumigazione, sara':

  microg N g(elevato -1) suolo umido = V · 0,005 · 14 · 3 · 1000/5

dove:

   V  e'  il  volume  (in  mL)  di  H(base  2)SO(base 4) usato per la
titolazione,   0,005   la   normalita'  del  titolante,  14  il  peso
equivalente  dell'azoto,  3  rapporta i 25 mL distillati ai 75 totali
del tubo da digestione, 1000 converte i mg a microg e 5 sono i grammi
di  suolo  umido  corrispondenti  a  20  mL  di estratto usati per la
digestione, in base al rapporto di estrazione usato.
   Il  flusso  addizionale  di  N  totale  estraibile  indotto  dalla
fumigazione,  EN, e' uguale alla differenza in microg N g(elevato -1)
suolo tra suolo fumigato e non (controllo).

   4.3. Determinazione del contenuto in C della biomassa microbica

   Al  fine  di  stimare  il  contenuto in C della biomassa microbica
occorre  determinare  il  contenuto  in  C organico degli estratti di
suolo, sia fumigato che non fumigato. Tale determinazione si effettua
per  ossidazione  in  ambiente  acido a caldo. Si introducono 8 mL di
estratto, 2 mL di K2Cr2O7 0,4 N, 70 mg di HgO (evita la formazione di
composti  in  grado di interferire col tipo di determinazione), 10 mL
H(base  2)SO(base 4) al 96% e 5 mL H3PO4 all'85% in palloncini da 100
mL.  Si  prepara  anche  un  bianco che invece dell'estratto di suolo
contiene  la  soluzione  estraente  (8 mL K(base 2)SO(base 4) 0,5 M).
Quindi  si  tappa  con carta stagnola e si mantengono i palloni a 160
gradi  C per 30 minuti, preferibilmente sotto blanda agitazione. Dopo
raffreddamento  si  porta  a  volume  con acqua deionizzata, si agita
finche'  la  soluzione diventa omogenea, e si titola il dicromato che
non  ha reagito con Fe[NH(base 4](base 2)SO(base 4)·6H(base 2)O (sale
di  Mohr)  33,3 mN in ambiente acido, usando come indicatore redox il
complesso 1,10-fenantrolina-FeSO(base 4) 25 mM. Piu' precisamente, in
un  beaker da 250 mL si introducono 25 mL dei 100 mL di ogni pallone,
50 mL di H(base 2)SO(base 4) al 3% e 2-3 gocce di indicatore. Quindi,
sotto  agitazione  si aggiunge goccia a goccia il titolante. Il punto
di fine titolazione e' dato dal viraggio della soluzione da arancione
a   rosa-rosso   (bastano   poche   gocce  affinche'  la  miscela  di
titolazione,  dopo  aver  raggiunto  una colorazione incolore-azzurro
pallido, passi ad una rosa-rosso).

   4.4. Espressione dei risultati

   Poiche'  il  C  organico  viene  ossidato dal dicromato secondo la
reazione

       2Cr(base 2)O(base 7 elevato a 2-)+3C+16H(elevato a +) =
              4Cr(elevato a 3+)+3CO(base 2)+8H(base 2)O

il  contenuto in C organico di ogni estratto si ricava dalla seguente
relazione:

   microg C g(elevato -1) suolo umido = (b - a)·0,0333·3·4·1000/2

dove:

   b  e' il volume di titolante (mL) necessario a titolare il bianco;
a  il  volume  di  titolante  (mL)  usato  per il campione; 0,0333 la
normalita'  del sale di Mohr; 3 il peso equivalente del C; 4 rapporta
i  25  mL  titolati  ai  100 totali nel pallone; 1000 converte i mg a
microg;  2  sono i grammi di suolo corrispondenti a 8 mL di estratto,
in base al rapporto di estrazione usato.
   Il  flusso  addizionale  di  C  organico totale estraibile causato
dalla  fumigazione,  Ec,  e'  uguale  alla  differenza  in  microg  C
g(elevato -1) suolo tra suolo fumigato e non (controllo).
   4.5.   Determinazione   del  contenuto  di  zolfo  della  biomassa
microbica (Bs) con il metodo Fumigazione-Estrazione (FE)
   E' possibile estrarre i composti organici dello zolfo dal terreno,
fumigato  e  non,  con  NaHCO3 0,1M o CaCl(base 2) 10 mM nel rapporto
suolo (g)/estraente (mL) 1:5.
   4.6. Espressione dei risultati
   Il  valore  di  Bs  puo'  essere stimato, se si usa il NaHCO3 come
estraente, dalla seguente relazione:

                             Bs = Fs/Ks

   dove  Bs sono i microg di S della biomassa g(elevato -1) suolo, Fs
sono  i  microg  di S totale estratti dal suolo fumigato sottratti di
quelli  estratti  dal  suolo  non  fumigato  (controllo)  e  Ks e' la
proporzione  di  S-biomassa aggiunto, rilasciato con la fumigazione e
quindi  estratto. Usando come estraente il CaCl(base 2), il valore di
Ks e' 0,412.
   Analogamente  alla  determinazione  di  Bc  e  BN,  la  stima  del
contenuto  di Bs si riduce alla valutazione del flusso addizionale di
S totale causato dalla fumigazione.
   4.7. Determinazione del fosforo contenuto nella biomassa microbica
(Bp) col metodo Fumigazione-Estrazione (FE)
   Anche  in  questo  caso  si  procede  all'estrazione  del  terreno
fumigato  e  non.  Si  determina quindi il flusso addizionale (Fp) di
fosforo  inorganico  (Pi)  causato dalla fumigazione con CHCl(base 3)
per  24  ore.  Il  valore  di  Fp e' dato dal Pi rilasciato dal suolo
fumigato sottratto del Pi rilasciato dal suolo non fumigato.
   Si  predispongono  3  coppie di aliquote di 10 grammi di suolo; si
fumiga  la  prima  coppia  per  24  ore  a  25 gradi C, e si incubano
aerobicamente  a  25  gradi  C per 24 ore, la seconda e terza coppia.
Quindi estrarre le prime due coppie di suoli con 200 mL di NaHCO3 0,5
M  (pH  8,5) e la terza con 200 mL della stessa soluzione addizionata
di 250 microg di Pi.
   4.8. Espressione dei risultati
   Il  contenuto  in  P  della  biomassa  microbica  si  ricava dalla
relazione:

     Bp = microg Pi g(elevato -1) suolo = [25·(B-A)]/[0,4·(c-a)]

   dove a sono i microg Pi g(elevato -1) suolo estratti dal suolo non
fumigato,  b  i  microg  Pi  g(elevato  -1)  suolo estratti dal suolo
fumigato (seconda e prima coppia di suoli, rispettivamente), c sono i
microg Pi g(elevato -1) suolo estratti dalla terza coppia di suoli.
   Il  contenuto  in  Pi  di  ogni  estratto  di  suolo  puo'  essere
determinato  colorimetricamente  dopo aggiunta di ammonio molibdato e
acido ascorbico.

   Metodo I.2.

   DETERMINAZIONE DELL'ATP ESTRATTO CON ACIDO FOSFORICO

   1. Oggetto
   Il  presente  documento  fissa  un  mtodo  per  la  determinazione
dell'ATP estratto dal suolo.

   2. Principio
   Il  contenuto  di  ATP  (adenosina  5'-trifosfato)  nel suolo puo'
essere  utilizzato  come  un  indice  della biomassa microbica o come
indice  della  attivita'  microbiologica  presente. Se il campione di
suolo  fresco  viene analizzato subito dopo il prelievo, il contenuto
di  ATP  rappresenta un indice dell'attivita' microbica. Se invece il
campione  di suolo fresco viene preincubato per 5-7 giorni a 25 gradi
C  ad  umidita'  costante prima di essere analizzato, il contenuto di
ATP rappresenta il contenuto di biomassa microbica.

   3. Reattivi
   3.1.  Estraente:  Soluzione  A (Es A) - 0.67 M H3PO4, 2M urea, 20%
(in  volume)  DMSO,  0.02%  (in  peso)  adenosina,  20  mM EDTA (sale
bisodico);  Soluzione B (Es B) - Differisce dalla soluzione A poiche'
viene aggiunto, a quest'ultima, ATP (in quantita' tale da raggiungere
un  contenuto  di 5-10 ng nella cuvetta di misurazione dell'ATP) come
"spike" (standard interno).
   3.2.  Tampone: Tris 0.2 M, EDTA 4mM ed acetato di Mg 15 mM portato
a pH 10.2 - 10.8 con NaOH 1 M; il pH finale del tampone dipende dalla
quantita'  di  soluzione  estraente  impiegata  per la determinazione
dell'ATP  dovendo  il  valore  di  pH  della  soluzione impiegata nel
luminometro oscillare tra 7.3 e 7.8.
   3.3.  Sistema  enzimatico  luciferina/luciferasi (Monitor Reagent,
BioOrbit, Turku Finland).
   3.4. ATP standard interno (ATP Standard, BioOrbit, Turku Finland).

   4. Apparecchiatura
   4.1. Luminometro e cuvette;
   4.2. beakers (50 mL);
   4.3. sistema di agitazione a temperatura determinata;
   4.4. ultrasonicatore con frequenza massima di 20 KHz;
   4.5. bagno di ghiaccio.

   5. Procedimento
   5.1. Estrazione dell'ATP dal suolo
   I  campioni  di  suolo  vengono  setacciati immediatamente dopo il
prelievo  e  pesati  (1-2  g)  nei  beakers  di  analisi. Si aggiunge
l'estraente  (1:20,  rapporto suolo: estraente) ed il miscuglio viene
omogeneizzato su agitatore magnetico e sonicato per 2.5 minuti al 60%
della frequenza massima esercitata dalla sonda di medio formato di un
sonicatore.  Il  beaker durante tali operazioni e' tenuto in bagno di
ghiaccio.  Dopo  averlo chiuso con parafilm, il beaker, contenente la
soluzione  del  suolo,  viene posto in bagno a 4 gradi C ed agitato a
150  colpi  min(elevato  alla  -1)  per 30 minuti; quindi, la mistura
viene filtrata su filtro a pieghe (Whatman 42). L'estratto (da 0.01 a
0.15 mL) viene diluito a 0.8 mL con tampone Tris-EDTA-Mg acetato sino
ad  avere  un  pH  finale  di 7.3 - 7.8. Lo stesso procedimento viene
seguito  impiegando  lo  stesso suolo ma con la soluzione estraente B
per quantificare l'efficienza di estrazione.

   5.2. Determinazione dell'ATP

   Una   aliquota   (0.2   mL)  di  Monitor  Reagent  viene  aggiunta
all'estratto  tamponato  (0.8 mL), fresco o conservato a -15 gradi C,
in una provetta di polietilene e quindi il tutto leggermente agitato.
Si  consiglia di effettuare la lettura su tre ripetizioni per ciascun
estratto  tamponato  di suolo e la luce emessa da ogni campione viene
misurata  per  mezzo di un Luminometro 1250 (LKB-WALLAC, Finland) con
letture  integrate,  da  tre  a  sei,  (periodo  di  integrazione  10
secondi).  Dopo  ciascuna  determinazione  si  aggiunge  alla  stessa
provetta  una  aliquota  nota di ATP (p. es.: 50.7 ng) quale standard
interno  per  correggere  l'influenza dell'estratto sull'emissione di
luce.

   6. Espressione dei risultati
   Il   contenuto   di  ATP  del  terreno  viene  prima  quantificato
attraverso il procedimento dello standard interno e poi, considerando
l'efficienza   di   estrazione,   ricalcolato   secondo  quest'ultima
grandezza.


Per cui

      b - a
ATP = ----- x d
        c

dove:

a = valore del bianco (estratto tamponato);
b = valore del campione (dopo l'aggiunta del monitor reagent);
c = valore misurato dopo l'aggiunta dello standard interno
    (diminuito del valore b); d= quantita' di ATP standard aggiunto.

Efficienza di estrazione dell'ATP = (ATP con Es B) - (ATP con Es A)
                                    -------------------------------
                                         ATP aggiunto in Es B

Metodi II.1.

DETERMINAZIONE DELLA RESPIRAZIONE DEL SUOLO

1. Oggetto

   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
respirazione del suolo

   Metodo II.1.1.

   Determinazione   della   CO(base   2)  sviluppata  dalla  biomassa
microbica del suolo per metodo titrimetrico

   1. Principio
   Durante  l'incubazione del suolo all'interno di un sistema chiuso,
la  CO(base  2) evoluta viene intrappolata da una soluzione di NaOH e
successivamente titolata con HC1.

   2. Reattivi
   2.1. H(base 2)O distillata (CO(base 2)-free);
   2.2. NaOH 1 N;
   2.3. HCl 0.1 N;
   2.4. BaCl(base 2) 0.75 N;
   2.5.  indicatore fenolftaleina (sol. all'1% in etanolo 95% v/v) se
non si dispone di un titolatore automatico.

   3. Apparecchiatura
   3.1.Recipienti  in vetro con tappo a vite a chiusura ermetica da i
L;
   3.2.termostato settato a 25 gradi C;
   3.3.titolatore  automatico  e  materiale  di  corredo o buretta in
vetro con rubinetto per titolazione;
   3.4. beakers in vetro da 50 mL;
   3.5.recipienti in plastica da 50 mL circa.

   4. Procedimento
   Si  pesano 20 g di suolo setacciato (al 55% WHC) in un beaker e si
posiziona il beaker sul fondo della fiasca. Si pipettano 4 mL di NaOH
1  N  nel recipiente di plastica che viene riposto nell'interno della
fiasca  adiacente al beaker con il suolo. Si chiude immediatamente il
tappo a vite e si accerta che la fiasca sia chiusa ermeticamente.
   Si   preparano  3-5  controlli  costituiti  dalle  fiasche  chiuse
ermeticamente con all'interno il recipiente con 4 mL di NaOH senza il
beaker contenente il suolo.
   Si  incubano  tutte le fiasche a 25 gradi C per un periodo massimo
di  3 giorni (un periodo piu' lungo potrebbe creare una condizione di
anaerobiosi).
   Al  termine  dell'incubazione  si aprono le fiasche, si preleva il
recipiente  con NaOH, si aggiungono 8 mL di BaCl(base 2) 0.75 N e tre
o quattro gocce dell'indicatore fenolftaleina. Si titola il contenuto
del  recipiente  con  HCl  0.1  N fino al viraggio dal colore rosa al
bianco  neutro.  Se si dispone di un titolatore automatico si imposta
un  pH di fine titolazione pari a 8.8. Infatti, a questo valore di pH
la  solubilita'  del  BaCO3 equivale a 4,88·10-4; valori di pH minori
porterebbero a solubilizzare quantita' apprezzabili di BaCO3 e quindi
una  parte  dell'HCl  consumato sarebbe da ascrivere alla titolazione
del CO32-.

   5. Espressione dei risultati
   La  quantita'  di  C-C02 prodotta e' calcolata secondo la seguente
equazione:


mg C-CO(base 2) g s.s.-1 h(elevato -1) = (Vo-V) x M x E
                        --------------
                          20 x h inc
dove:

g s.s. = grammi di suolo (peso secco)

Vo    = mL di HCl necessari per titolare NaOH del controllo (media
        di tutti i controlli)
V     = mL di HCl necessari per titolare NaOH del campione
h inc = durata incubazione espressa in ore

M     = 1,1 - Molarita' del titolante HCl

E     = Peso equivalente del carbonio nella CO(base 2). E=6 se i
        risultati vengono espressi in termini di C (ad es. mg di C-
        CO(base 2)); E=22 se i risultati vengono espressi in termini
        di CO(base 2) (ad es. mg di CO(base 2)).

Metodo II.1.2.

Determinazione della respirazione del suolo nel SAPROMAT

1. Principio
   Questa  stima  e'  basata  sulla  misura  dell'O(base 2) assorbito
durante  l'incubazione del suolo in un sistema chiuso. L'O(base 2) e'
rilasciato da un sistema elettrochimico.

   2. Procedura
   L'apparato Sapromat tipo B6 o B12, consiste in un bagno ad acqua a
temperatura  regolabile  contenente  gli  strumenti  di  misura  e un
sistema  di  registrazione  dei  risultati.  Il  sistema di misura e'
costituito  da  un  recipiente  contenente  una  soluzione (NaOH) che
assorbe  la  CO(base  2),  un  sistema  che  produce  O(base  2) e un
misuratore  di  pressione.  I  recipienti  sono collegati con tubi di
gomma  a  formare  un  circuito  chiuso  per  cui i cambiamenti della
pressione  atmosferica  al  di  fuori  del sistema non influenzano le
misure di assorbimento dell'O(base 2).
   L'assorbimento  di  O(base  2)  durante  la respirazione del suolo
causa  una  diminuzione  di  pressione  indicato da un misuratore che
regola   la  produzione  elettrolitica  di  ossigeno  come  anche  la
visualizzazione e la registrazione dei risultati.

   3. Espressione dei risultati
   L'assorbimento  di  O(base 2) viene visualizzato sul display in mg
di O(base 2).

   4. Note
   Si consiglia di usare 50-100 g di suolo incubati a temperature che
vanno  da  20  grafi  C a 30 gradi C e al 55% della WHC (Capacita' di
ritenzione  idrica). L'assorbimento di O(base 2) non viene registrato
nelle  prime  2 ore al fine di consentire al sistema di equilibrarsi.
Il rapporto CO(base 2)/O(base 2) della fase gassosa sopra il campione
di  suolo deve rimanere costante per tutto il periodo di misurazione.
In questo modo vengono evitate le condizioni di anaerobiosi.

   Metodo II.1.3.

   Stima  della  respirazione  del  suolo con l'apparato WCESTHOFF 1.
Principio
   Il  metodo  si  basa  sulla  determinazione  della  CO(base 2) con
l'analizzatore Wcesthoff Ultragas 3.

   2. Procedimento
   I  tubi  per i campioni sono riempiti con suolo umido e setacciato
(100g al 55% della WHC) e si incuba a 22 gradi C (Anderson and Domsch
1978b). Ad intervalli di 1 ora viene insuffiata aria senza CO(base 2)
attraverso  il suolo e la concentrazione di CO(base 2) viene misurata
per 10 minuti.

   3. Espressione dei risultati
   L'analizzatore   di   gas   Ultragas   3   misura   variazioni  di
conducibilita'  elettrolitica  (diminuzione)  causate  dalla reazione
della  CO(base  2)  con  la  soluzione acquosa di NaOH presente in un
recipiente  all'interno  dell'analizzatore.  Queste  variazioni  sono
proporzionali   alla  concentrazione  di  CO(base  2)  e  si  possono
registrare i risultati ottenuti.

   4. Note
   La   versione   piu'   moderna  dell'Ultragas  US4-CO(base  2)  e'
caratterizzata  da  una alta sensibilita' e pertanto e' consigliabile
operare  a  basse  concentrazioni di CO(base 2). Concentrazioni anche
inferiori   ad   1  ppm  di  CO(base  2)  possono  essere  facilmente
determinate su di una scala da 0 a 50 ppm.

   Metodo II.1.4.

   Analisi  del  gas  evoluti  dalla  biomassa  microbica  del  suolo
mediante la tecnica a infrarossi

   1. Principio
   Il  metodo  si  basa  sulla  stima  automatica  della  CO(base  2)
attraverso  un  analizzatore  di gas infrarosso (IRGA). I campioni di
suolo  sono  insuffiati  con  aria cosi' che problemi di diffusione e
accumulo di CO(base 2) possono essere evitati.

   2. Procedimento
   Un  sistema di entrata dell'aria realizzato in tubi di PVC (32 mm)
e'  installato  a  12  m  da  terra (o comunque a i m al di sopra del
tetto)  per  assicurare  un apporto continuo di aria pulita esterna e
con  concentrazione  stabile.  Il  sistema  e' formato da 24 linee di
campionamento,  indipendenti  le  une  dalle  altre, in modo da poter
variare  il flusso in ciascuna da 100 a 1000 mL min(elevato alla -1).
Ogni circuito contiene una pompa per gas a membrana, una bottiglia di
lavaggio  per  gas  da  500  mL con acqua deionizzata acidificata che
funziona  da  umidificatore  e  un  tubo (25x4cm) di campionamento di
perspex nel quale e' posto il campione di suolo. Il tubo e' chiuso ai
lati  da cuscinetti di polistirene e collegato al sistema da raccordi
in gomma.
   Valvole  a  spillo  sono regolate individualmente per impostare lo
stesso  flusso sulla linea del campione indipendentemente se sia o no
diretto all'IRGA.

   3. Espressione dei risultati
   Un  flussimetro  misura  la  velocita' di flusso del gas e un IRGA
viene  usato per misurare le concentrazioni di CO(base 2) (Heinemeyer
et  al.  1989).  L'intero  sistema  e' computerizzato e un tubo senza
suolo  viene usato come controllo. I quantitativi di suolo utilizzati
sono  generalmente  di  100  g al 55% della WHC e tutto il sistema e'
mantenuto a 22 gradi C.

   4. Note
   La  linearita'  nell'evoluzione  di  CO(base  2) e' assicurata per
quantita'  di  suolo  da  5  a  100 g. Si possono usare anche diverse
temperature  d'incubazione.  Questo sistema risulta essere molto piu'
sensibile del Sapromat e gode di una buona riproducibilita'.

   Metodi II.2.

   DETERMINAZIONE DEL POTERE MINERALIZZANTE DEL SUOLO

   1. Oggetto
   Tale  documento  fissa  i  metodi per la determinazione del potere
mineralizzante del suolo.

   Metodo II.2.1.

   Metodo di estrazione con acqua bollente

   1. Principio
   Questo  metodo consente l'estrazione dell'azoto presente nel suolo
e   la  sua  determinazione  quantitativa  utilizzando  la  procedura
Kjeldahl.

   2. Reattivi
   2.1. Acido solforico (H(base 2)SO(base 4)) concentrato;
   2.2. miscela di solfato di potassio (K(base 2)SO(base 4)), solfato
di rame (CuSO(base 4)) e selenio (Se) (rapporto p/p 10: 1: 0.1);
   2.3. idrossido di sodio (NaOH) 10N;
   2.4. acido solforico (H(base 2)SO(base 4)), 0.005N standard;
   2.5.  soluzione  indicatrice  di  acido borico. Sciogliere 20 g di
acido  borico  puro  (H(base  3)BO(base  3)) in circa 700 mL di acqua
calda  e trasferire la soluzione raffreddata in un pallone da i litro
contenente  200  mL  di  etanolo  e  20  mL  di  indicatore (ottenuto
sciogliendo  0.300  g  di  verde  bromocresolo  e 0.165 g di rosso di
metile  in  500 mL di etanolo). Dopo aver omogeneizzato accuratamente
si  porta  a  volume  aggiungendo  lentamente NaOH 0.05 N fino a che,
prendendo  1  mL della soluzione e trattandolo con 1 mL di acqua, non
si riscontri una variazione di colore da rosa a verde pallido.

   3. Apparecchiature
   3.1. Condensatore Liebig;
   3.2. apparecchiatura Kjeldahl.

   4. Procedimento
   Mettere 10 g di suolo in un matraccio Erlenmeyer e trattare con 60
mL  di  acqua.  Collegare  il  matraccio  con  un condensatore Liebig
verticale  e  riscaldare  per  mantenere  la  miscela  acqua-suolo in
ebollizione  per  60  minuti. Raffreddare la miscela, filtrarla sotto
vuoto  (carta  da  filtro Whatman No 42) e, se necessario, rifiltrare
per rimuovere il materiale sospeso.
   Determinare  il  contenuto  di azoto nel filtrato con la procedura
semimicro  Kjeldahl:  riscaldare 20 mL del filtrato con 2 mL di acido
solforico  concentrato e 0.7 g di una miscela di K(base 2)SO(base 4),
CuSO(base  4) e Se (rapporto p/p 10: 1:0.1) in un pallone Kjeldahl da
50  mL  utilizzato  per  la  distillazione  in  corrente  di  vapore.
Riscaldare  il pallone in un sistema di digestione microKjeldahl fino
alla limpidezza. Dopo la chiarificazione continuare la digestione per
1 ora.
   Distillare successivamente il contenuto del pallone in corrente di
vapore con 10 mL di NaOH 10N e raccogliere l'ammonio liberato durante
la distillazione in un matraccio contenente una soluzione indicatrice
di acido borico.
   Determinare l'ammonio per titolazione con acido solforico 0.005 N.

   Metodo II.2.2.

   Metodo del permanganato di potassio in ambiente acido

   1. Principio
   Il  metodo  prevede l'ossidazione e l'idrolisi dell'azoto organico
da parte di soluzioni di permanganato di potassio in ambiente acido.
   Il  permanganato  acido  permette  di  estrarre  l'azoto  dal pool
dell'azoto organico del suolo per ossidazione ed idrolisi.

   2. Reattivi
   2.1. Soluzioni di permanganato di potassio (KMnO4) 0.05, 0.1 e 0.2
N in H(base 2)SO(base 4) 1N;
   2.2. acido solforico (H(base 2)SO(base 4)) 1N.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Apparato per la distillazione in corrente di vapore

   4. Procedimento
   La  procedura  di  estrazione e' praticamente equivalente a quella
proposta   da   Stanford  e  Smith  ma  gli  estratti  ottenuti  dopo
centrifugazione  a seguito della iniziale, agitazione dei campioni di
suolo con una soluzione di H(base 2)SO(base 4) 1N, vengono conservati
per l'analisi dell'azoto ammoniacale.
   Preparare  le soluzioni estraenti di permanganato acido nel giorno
dell'estrazione  sciogliendo  aliquote  di  KMnO4  in soluzioni 1N di
H(base  2)SO(base  4) tali da ottenere una normalita' finale di KMnO4
pari a 0.05, 0.1 e 0.2.
   La  procedura  di estrazione e' la seguente: porre 2 g di campione
di  suolo  in  tubi da centrifuga e tenere in agitazione con 50 mL di
H(base  2)SO(base  4)  1N  per  1 ora a temperatura ambiente. Dopo la
centrifugazione   a   1000   g   analizzare   il  surnatante  per  la
determinazione  di N-NH(base 4 elevato a +) mediante la distillazione
in corrente di vapore usando NaOH come alcalinizzante.
   I  residui  di  suolo  vanno  posti in agitazione con 50 mL di una
soluzione  acida  di  KMnO(base 4) per i ora a temperatura ambiente e
successivamente  centrifugare.  Analizzare il surnatante raccolto per
la determinazione di NH (base 4 elevato +) come descritto sopra.

   Metodo II.2.3.

   Metodo  di  estrazione  con  una  soluzione  di  CaCl(base  2)  in
autoclave

   1. Principio
   Questo  metodo  si  basa  sulla  determinazione  dell'N-NH(base  4
elevato  a  +)  formato quando un campione di suolo viene trattato in
autoclave a 121 gradi C per 16 ore.

   2. Reattivi
   2.1.   Soluzione  di  cloruro  di  calcio  (CaCl(base  2))  0.01M.
Sciogliere 1.5 g di CaCl(base 2) x 2H(base 2)O in 1 litro d'acqua;
   2.2.  soluzione  di cloruro di potassio (KCl) 4M. Sciogliere 300 g
di KCl in 1 litro d'acqua;
   2.3. ossido di magnesio. Riscaldare MgO in una muffola elettrica a
600-700 gradi C per 2 ore. Raffreddare il prodotto in un disseccatore
contenente  idrossido  di potassio (KOH) in gocce e conservare in una
bottiglia a tenuta d'aria;
   2.4. soluzione indicatrice di acido borico.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Apparato per la distillazione;
   3.2. palloncino da distillazione da 150 mL;
   3.3. microburetta, 5 mL, graduata a intervalli di 0.01 mL.

   4. Procedimento
   Porre 10 g di suolo in un tubo di pyrex da 50 mL, aggiungere 25 mL
di  CaCl(base  2)  0.01M  ed  agitare  delicatamente per mescolare il
contenuto.  Coprire  con  un  foglio  di alluminio e porre il tubo in
autoclave.  Portare  la  temperatura  a  121 gradi C ed effettuare il
trattamento  in  autoclave  per  16  ore.  Lasciare  quindi il tubo a
raffreddare  a temperatura ambiente e trasferire quantitativamente la
miscela  suolo-CaCl(base 2) in un pallone da distillazione da 150 mL.
L'uso  di circa 25 mL di KCl 4M facilita il trasferimento. Aggiungere
0.2-0.3  g  di MgO e determinare L'ammontare di N-NH(base 4 elevato a
+)  liberato  dalla  distillazione in corrente di vapore dopo quattro
minuti.  Determinare  il  contenuto di azoto ammoniacale presente nel
suolo  prima  dell'incubazione  secondo  la  procedura utilizzata per
l'analisi  della  miscela autoclavata e calcolare l'azoto disponibile
per differenza fra i risultati di queste due analisi.

   Metodo II.2.4.

   Metodo biochimico di Bremner

   1. Principio
   Il campione di suolo e' mescolato con sabbia di quarzo in rapporto
1:3  e la miscela e' inumidita con acqua ed incubata a 30 gradi C per
due settimane in condizioni che permettano un'adeguata aereazione del
campione senza perdite d'acqua. L'ammontare di azoto nitroso, nitrico
ed  ammoniacale  del  campione  incubato  viene  poi stimato mediante
estrazione   con   KCl  2N  e  successiva  determinazione  dell'azoto
ammoniacale  prodotto  per mezzo di una distillazione, in corrente di
vapore  ed  in  presenza  di ossido di magnesio e lega di Devarda. La
quantita'  di  azoto  nitroso,  nitrico ed ammoniacale presente nella
miscela  suolo-sabbia di quarzo prima dell'incubazione e' determinata
con  lo  stesso procedimento. L'azoto mineralizzabile nel campione di
suolo  viene calcolato dalla differenza tra i risultati di queste due
analisi.

   2. Reattivi
   2.1. Lega di Devarda. Preparare questo reagente macinando una lega
di  buona  qualita'  (Fisher Scientific Co., Pittsburgh, o J.T. Baker
Chemical  Co.,  Phillipsburg,  N.Y.) fino a che il prodotto non passi
attraverso un setaccio di 100 mesh e per almeno il 75% attraverso uno
di  300  mesh.  Conservare  la lega cosi' prodotta in una bottiglia a
tenuta d'aria;
   2.2. soluzione indicatrice di acido borico (vedi II.2.1., 2.5.);
   2.3. acido solforico H(base 2)SO(base 4) 0.005N standard;
   2.4.  soluzione  di cloruro di potassio (KCl) 2N: sciogliere 1.5 g
di KCl in 10 litri d'acqua;
   2.5. ossido di magnesio (MgO) (vedi II.2.1., 2.5.).

   3. Apparecchiatura
   3.1. Apparato per la distillazione in corrente di vapore;
   3.2. palloni da distillazione;
   3.3. microburetta, 5 mL, graduata a intervalli di 0.01 mL.

   4. Procedimento
   Mescolare  10 g di suolo con 30 g di sabbia di quarzo in un beaker
da  100  mL  di  capacita' e trasferire la miscela in una bottiglia a
collo  largo  da  250  mL  contenente  6  mL di acqua. Distribuire la
miscela uniformemente sul fondo della bottiglia, chiuderne l'apertura
con del parafilm ed incubare a 30 gradi C per 14 giorni. Alla fine di
questo  periodo di incubazione aggiungere 100 mL di KCl 2N ed agitare
per   un'ora.   Lasciare  sedimentare  e  pipettare  un'aliquota  del
surnatante liquido (circa 20 mL) in un palloncino da distillazione.
   Determinare  il contenuto di azoto nitroso, nitrico ed ammoniacale
nella  miscela suolo-sabbia di quarzo mediante raccolta e titolazione
dell'ammoniaca  liberata dalla distillazione in corrente di vapore in
presenza  di  MgO e lega di Devarda. Determinare l'ammontare di azoto
nitroso,  nitrico  ed ammoniacale presente nella miscela suolo-sabbia
di  quarzo  prima  dell'incubazione  seguendo  la  stessa metodologia
applicata  alla  miscela incubata e calcolare l'azoto mineralizzabile
del  campione  di  suolo  dalla  differenza esistente fra i risultati
delle due analisi.

   Metodo II.2.5.

   Metodo biochimico di Stanford e Smith

   1. Principio
   Una  miscela  di  suolo  e  sabbia  di  quarzo  viene  incubata in
condizioni   idriche   e  di  temperatura  ottimali  per  l'attivita'
microbica.  L'azoto  minerale  formato viene rimosso e determinato ad
intervalli di tempo prefissati per la durata di 30 settimane.

   2. Reattivi
   2.1. Lega di Devarda;
   2.2. soluzione indicatrice di acido borico (vedi II.2.1., 2.5.);
   2.3. acido solforico [H(base 2)SO(base 4)] 0.005N standard;
   2.4.  soluzione  dilavante  di  cloruro  di  calcio (CaCl(base 2))
0.01M;
   2.5.  soluzione  nutritiva  [0.002  M  CaSO(base 4) x 2H(base 2)O;
0.002 M MgSO(base 4); 0.005 M Ca(HPO(base 4)2 X H(base 2)O e 0.0025 M
K(base 2)SO(base 4)];
   2.6. sabbia di quarzo.

   3. Apparecchiatura
   3.1.  Tubi  da dilavamento da 50 mL o imbuti buchner di porcellana
(diametro = 13 cm);
   3.2. apparato per la distillazione in corrente di vapore;
   3.3. palloni da distillazione;
   3.4. microburetta, 5 mL, graduata a intervalli di 0.01 mL.

   4. Procedimento
   4.1. Metodo con tubi di dilavamento
   Un  campione di 15 g di suolo essiccato all'aria e vagliato a 2 mm
viene  mescolato  con sabbia di quarzo in rapporto 1:1 ed inserito in
tubi  da  dilavamento  da  50  mL  al fondo dei quali e' sistemato un
filtro di lana di vetro.
   Rimuovere   l'azoto   minerale   inizialmente   presente  mediante
dilavamento  con  100  mL  di  CaCL(base  2)  0.01  M,  seguito dalla
somministrazione  di  25 mL di una soluzione nutritiva priva di azoto
(0.002  M  Caso(base4)  *  2H(base  2)O; 0.002 M MgSO(base4); 0.005 M
Ca[(HPO(base  4)](base  2)  x  H(base 2)O e 0.0025 M K(base 2)SO(base
4)). Allontanare l'acqua in eccesso sotto vuoto (60 cm Hg). Tappare i
tubi  ed  incubare  a  35  gradi  C. Lo scambio gassoso attraverso la
porzione aperta del tubo di dilavamento e' sufficiente a mantenere un
sistema  aerobico.  Dopo  due  settimane raccogliere l'azoto minerale
mediante  dilavamento  con  CaCl(base  2)  0.01  M e con la soluzione
nutritiva  priva  di  azoto, seguita dall'applicazione del vuoto come
descritto sopra.
   Rimettere  i  tubi ad incubare ed effettuare i dilavamenti dopo 2,
4, 8, 12, 16, 22 e 30 settimane).
   Ripristinare  il  contenuto  ottimale  di  acqua nel suolo ad ogni
dilavamento.
   Il  dilavato  viene  trasferito  in  palloni  Kjeldahl da 800 mL e
diluito con 300 mL di acqua distillata. In seguito all'aggiunta della
lega  di  Devarda  (0.5  g)  e  di  NaOH 10N (2 mL), l'azoto minerale
(NO(base3  elevato  a  -), NO(base2 elevato a -), NH(base 4 elevato a
+)) viene determinato mediante titolazione acida con H(base 2)SO(base
4) 0.005N dopo distillazione con acido borico.

   4.2. Metodo con imbuti buchner

   50  g  di  suolo  vengono miscelati con 50 g di sabbia di quarzo e
disposti  in un imbuto buchner di porcellana (diametro esterno 13 cm)
sul  fondo  del  quale  e'  stato  sistemato  un  filtro di stoffa di
acetato.  La miscela deve formare uno strato omogeneo di uno spessore
non   superiore  ai  2  cm.  Particolare  attenzione  va  posta  alla
granulometria  della  sabbia  di  quarzo  che  dovra'  essere  sempre
compresa  tra 0.2-0.8 mm poiche', agendo sull'aereazione del campione
influisce  in  modo  decisivo  sui  risultati analitici. La soluzione
estraente di CaCl(base 2) e' stata sostituita con CaSO(base 4) saturo
per  rendere  gli estratti leggibili anche con metodi potenziometrici
date  le  note interferenze che lo ione cloro esercita in questo tipo
di misure. Infine e' stata apportata una modifica alla temperatura di
incubazione  che  e'  stata  abbassata  dai  35  gradi  C proposti da
Stanford e Smith a 30 gradi C per avere una migliore correlazione con
la realta' di campo. L'umidita' viene ripristinata mediante una pompa
aspirante.
   Su  una  aliquota  degli  estratti  dopo  filtrazione con filtro a
pieghe  viene  determinato  il contenuto in N- NO(base3 elevato a -),
N-NH(base  4  elevato  a  +) ed N- NO(base2 elevato a -) con i metodi
piu' convenienti (colorimetrico, potenziometrico, ecc).

   Metodi II.3.

   ATTIVITA' AZOTOFISSATRICE

   1. Oggetto
   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
attivita' azotofissatrice nel suolo.

   Metodo II.3.1.

   Determinazione   dell'attivita'  azotofissatrice  su  campioni  di
terreno

   1. Principio
   La  riduzione  dell'acetilene  (C(base  2)H(base  2))  ad  etilene
(C(base   2)H(base   4))  e'  in  genere  utilizzata  per  una  stima
dell'attivita'   nitrogenasica   nei  sistemi  naturali.  Entrambi  i
composti,   infatti,   possono  venire  facilmente  dosati,  anche  a
concentrazioni  molto  basse,  con  tecniche gas-cromatografiche e la
reazione   e'   altamente  specifica  perche'  nessun  altro  sistema
enzimatico e' in grado di ridurre l'acetilene.

   2. Reattivi
   2.1.  N(base  2)  se risulta necessario prevenire l'esposizione di
campioni all'ossigeno;
   2.2.  C(base  2)H(base  2)  o (elevato a 15)N(base 2) adatta (vedi
note tecniche) per esperimenti in campo;
   2.3. fonte di gas con funzione di standard (vedi note tecniche) se
desiderato;
   2.4. sorgente di Ar o He;
   2.5. fonte di O(base 2);
   2.6. gas vettore N(base 2) per analisi con C(base 2)H(base 2).

   3. Apparecchiatura
   3.1.  Bottiglie  con  tappo  a tenuta di gas, beute o barattoli in
vetro con tappo a tenuta;
   3.2. sacchi in plastica a bassa permeabilita'. I sacchetti possono
essere  fermati  per mezzo di tubi con tappo a tenuta o possono avere
direttamente  saldata  alla superficie una pallina di silicone oppure
setti  in  gomma  siliconica  o  butilica  per  mezzo  dei  quali sia
possibile inserire un ago di siringa;
   3.3. spatole;
   3.4. provette portacampioni per il trasferimento dei sedimenti;
   3.5. pinzette;
   3.6. forbici;
   3.7. bisturi;
   3.8. guanti;
   3.9. sacchetti di plastica;
   3.10.  siringhe  di  taglia  appropriata per l'addizione di C(base
2)H(base 2) o (elevato a 15)N(base 2) al campione in esame;
   3.11. siringa per prelievo gas;
   3.12.  siringhe  monouso  in  plastica  da i mL ed ago con o senza
valvola in teflon;
   3.13. pompa a vuoto elettrica o manuale;
   3.14. gas-cromatografo con detector a ionizzazione di fiamma;
   3.15. colonna C18 in Porapak (R);
   3.16.  per  analisi  con  (elevato  a  15)N(base  2)  occorre  uno
spettrometro di massa.

   4. Procedimento
   Trasferire   il   campione  scelto  per  l'analisi  nell'opportuno
contenitore.   Campioni   come  pezzetti  di  radice  possono  essere
trasferiti  intatti o tagliati in pezzetti piu' corti ma prima devono
essere   superficialmente   sterilizzati  con  appropriate  soluzioni
(ipoclorito,  acqua ossigenata, clorammina T, nitrato di argento). E'
raccomandabile  per  materiali  biologicamente molto attivi (piante o
animali)  che  il  rapporto tra il volume occupato dalla fase gassosa
(mm3) rispetto al peso fresco del campione (grammi) sia almeno pari a
300,  cosi'  da  minimizzare  i cambiamenti rapidi della composizione
dell'atmosfera   durante  l'analisi.  Il  peso  esatto  del  campione
introdotto   puo'   essere   convenientemente   determinato  dopo  la
determinazione del contenuto di umidita'.
   Puo' essere necessario aggiustare l'umidita' del campione di suolo
o sedimento, puo' essere fornita un opportuna fase acquosa a parti di
piante  acquatiche,  se occorre stimolare l'attivita' azotofissatrice
puo' essere necessario aggiungere fonti organiche di carbonio o azoto
combinato.
   Prima  dell'incubazione  occorre  chiudere i contenitori con tappi
appropriati o saldare le superfici dei sacchetti di plastica.
   Occorre  stabilire l'atmosfera appropriata per l'analisi. Nel caso
del  saggio  di  riduzione  dell'C(base  2)H(base  2) l'atmosfera del
sistema  non dovrebbe essere alterata; se occorre una riduzione delle
concentrazioni  di O(base 2), il sistema deve essere saturato con una
miscela  di  N(base  2)-O(base  2)  o  di  un  parziale arricchimento
dell'atmosfera  con N(base 2). Quando si impiega (elevato a 15)N(base
2) e' necessario rimuovere completamente dall'atmosfera l'N(base 2) e
sostituirlo,  con  un'atmosfera  di Ar o He, con (elevato a 15)N(base
2).
   Per  introdurre  C(base  2)H(base 2) o (elevato a 15)N(base 2) nel
sistema  si  deve  rimuovere  con  una siringa un volume di atmosfera
uguale  a  quello del gas che dovra' essere introdotto. In seguito si
inietta  C(base  2)H(base  2)  in  quantita'  tale  da  ottenere  una
pressione  parziale di 0,05-0,1 atm (una concentrazione maggiore puo'
essere  necessaria  alla  saturazione  della  nitrogenasi  in  alcuni
sistemi contenenti microrganismi e in particolari tipi di sedimenti),
o (elevato a 15)N(base 2) in quantita' tale da ottenere una pressione
parziale di almeno 0,4 atm.
   Introdurre  un gas con funzione di standard interno, se desiderato
(vedi  Note), quindi incubare in situ, o a temperatura controllata in
laboratorio.  Condizioni  di  luce/buio  possono essere utilizzate in
base all'obiettivo preposto.
   Alla   fine   dell'incubazione   campionare  la  fase  gassosa  ad
intervalli di tempo, utilizzando una siringa (0,1-1,0 mL) per analisi
gascromatografiche.    La    frequenza   di   campionamento   dipende
dall'attivita'  del  campione  e  dalle  condizioni di campionamento,
anche  se analisi ogni 1-4 ore sono quelle maggiormente desiderabili;
attivita' mediamente basse possono richiedere campionamenti numerosi,
per periodi di tempo piu' lunghi.

   Metodo II.3.2.

   Determinazione   dell'attivita'  azoto  fissatrice  effettuata  su
carote
   1. Principio
   L'uso  di carote di suolo o sedimenti, con o senza piante intatte,
ha  il  vantaggio  di  limitare  gli agenti di disturbo rispetto allo
studio  di  parti  isolate  dal sistema. Cio' e' vero soprattutto per
campioni racchiusi nei contenitori di prelevamento.

   2. Reattivi

   2.1.  Una fonte di C(base 2)H(base 2) o di (elevato a 15)N(base 2)
adatta (vedi Note) per esperimenti in campo;
   2.2.  una  fonte  di  gas  con funzione di standard (vedi Note) se
desiderato; una siringa riservata unicamente a questo scopo;
   2.3. sorgente di Ar o He;
   2.4. sorgente di 02.

   3. Apparecchiatura
   3.1.  Trivelle  o  tubi cilindrici in acciaio o altro materiale di
almeno  10  cm  di diametro, di lunghezza variabile (usualmente 15-20
cm)  che  possono  avere  i  bordi  inferiori  affilati.  Per  alcuni
esperimenti  puo'  essere desiderabile chiudere il fondo del cilindro
di  campionamento  con  fogli  plastificati  o  metallici saldati con
opportuni cementi, gomma butilica o siliconica;
   3.2.  camera  di  analisi.  Deve essere sufficientemente ampia per
contenere  il  campione  intatto,  o  nel  caso di campioni con fondo
ermeticamente  chiuso  deve  essere saldata opportunamente alla parte
superiore  del  portacampione.  La  camera  puo'  essere in vetro, in
metallo  rigido a tenuta gassosa, o in plastica e deve avere un setto
per l'iniezione ed il prelievo della fase gassosa;
   3.3.  siringhe  di  taglia  appropriata  per l'addizione di C(base
2)H(base 2) o (elevato a 15)N(base 2) al campione in esame;
   3.4.  siringhe  per il campionamento. Le siringhe piu' convenienti
da utilizzare sono siringhe monouso in plastica da 1 mL munite di ago
con  o senza valvola in teflon. Siringhe di vetro con o senza valvole
possono  ugualmente  essere  utilizzate,  ma  sono  generalmente piu'
costose.  Se si presenta la necessita' di conservare i campioni, fare
riferimento a quanto riportato nelle note tecniche;
   3.5. pompa a vuoto elettrica o manuale.

   4. Procedimento
   Quando  viene  effettuato  il carotaggio, puo' essere desiderabile
campionare  piante individuali o campioni "at random" con vegetazione
piu' o meno uniforme. Per alcuni sistemi (p. es. zone salmastre) puo'
risultare notevolmente piu' pratico utilizzare sezioni orizzontali di
suolo piuttosto che il metodo del carotaggio.
   Si  chiude  il campione apponendo la base sul fondo e la camera di
misurazione   sul   coperchio  o  chiudendo  l'intera  carota  in  un
contenitore  separato.  Quindi, si stabilisce l'atmosfera appropriata
per l'analisi: si introduce C(base 2)H(base 2) o (elevato a 15)N(base
2),  come descritto per i campioni isolati dal sistema, ed un gas con
funzione di standard interno, se desiderato (vedi Note).
   Quindi   si   incuba  in  situ  o  a  temperatura  controllata  in
laboratorio.  Condizioni  di  luce/buio  possono essere utilizzate in
base all'obiettivo preposto.
   Alla   fine  dell'incubazione  si  campiona  la  fase  gassosa  ad
intervalli  di  tempo  con  siringa  (0,1-1,0  mL) per le analisi gas
cromatografiche. La frequenza di campionamento dipende dall'attivita'
del  campione  e  dalle  condizioni di campionamento. Il manifestarsi
della  fase  stazionaria e' meno frequente, in questo tipo di analisi
rispetto  a  quella  effettuata  sui  campioni  separati dal sistema,
perche'  le perturbazioni sono minimizzate. Periodi di incubazione di
2-6,  10-24  o  10-48  ore sono i piu' appropriati per questo tipo di
analisi.
   Per  analisi  dell'(elevato a 15)N(base 2) la percentuale di atomi
di  15N  in eccesso dell'atmosfera sperimentale e il campionamento di
N(base   2)   fissato   devono   essere   determinati  ad  intervalli
appropriati.
   Nelle  analisi di campioni provenienti da incubazioni con (elevato
a  15)N(base  2) si deve escludere la presenza di CO(base 2) e N(base
2)O  al fine di evitare interferenze nella determinazione dei diversi
isotopi  dell'azoto.  L'arricchimento  in (elevato a 15)N(base 2) nel
campione  prelevato  viene  determinato  come  descritto da Bergensen
(1980).

   5. Espressione dei risultati
   In  molti casi la presentazione dei dati in base alla superficie o
al  volume  e' adeguata e deve essere calcolata dalle dimensioni note
del campione. I dati possono inoltre essere convertiti sulla base dei
pesi  freschi  o  secchi dei campioni di suolo o radici, eseguendo la
determinazione dell'umidita'.

   Metodo II.3.3.

   Misura dell'attivita' azotofissatrice in situ con sistema aperto

   1. Principio
   Il  principio  su  cui  si  basa  e' relativamente semplice: in un
recipiente  chiuso,  inserito nel suolo, viene iniettato acetilene ed
un  opportuno  gas  che  funge  da  standard  interno; ad appropriati
intervalli  di tempo, vengono prelevati campioni di gas da analizzare
con il gas-cromatografo.

   2. Reattivi
   2.1. Fonte di gas da utilizzarsi come standard interno;
   2.2. Fonte di C(base 2)H(base 2). CaC(base 2) o C(base 2)H(base 2)
in bombola.

   3. Apparecchiatura
   3.1.  Recipienti  cilindrici di grandezza appropriata (10-30 cm di
diametro  e  15-30  cm di altezza, in dipendenza del sito di analisi,
del  contenuto  di  acqua,  ecc.) in plastica acrilica o in materiale
metallico.  Ciascun tipo di recipiente deve avere sul bordo superiore
una  scanalatura  contenente  acqua  o un altro sistema che serva per
l'inserimento  della  parte superiore da sigillare a tenuta. La parte
superiore  puo' essere rigida (fogli o cilindri in plastica acrilica)
o   flessibile   (semplici   fogli  o  sacchi  in  plastica  a  bassa
permeabilita'  o polietilene). Essa e' mantenuta attaccata alla parte
inferiore  o per inserimento nella scanalatura del cilindro inferiore
per  mezzo  di  un  bordo  rinforzato  e rigido in PVC oppure fissata
utilizzando  gomma  siliconica,  butilica  o collanti simili. In ogni
caso,  questa copertura presenta setti in gomma o palline di silicone
che  permettono  di  prelevare  campioni  di  atmosfera contenuti nel
sistema, per mezzo di siringa.
   3.2.  Una siringa della capacita' di almeno 500 mL e' richiesta se
viene utilizzato C(base 2)H(base 2) in bombola;
   3.3. Siringa riservata per standard.
   3.4.  Termometro  per la misurazione della temperatura all'interno
del sistema.
   3.5.  Siringhe  per il campionamento. Le siringhe piu' convenienti
da  utilizzare sono siringhe monouso in plastica da 1 mL ed ago con o
senza  valvola  di  teflon.  Siringhe  di  vetro  con o senza valvole
possono  ugualmente  essere  utilizzate,  ma  sono  generalmente piu'
costose.  Se si presenta la necessita' di conservare i campioni, fare
riferimento a quanto riportato nelle note tecniche.

   4. Procedimento
   Scegliere  il  luogo di analisi ed inserire il cilindro nel suolo.
La  scelta  di  campioni  rappresentativi, puo' rivelarsi difficile o
addirittura impossibile per vegetazioni naturali, dove e' preferibile
un  posizionamento  "casuale"  all'interno  delle  comunita' tipo. In
studi  diurni,  le  analisi devono essere iniziate in momenti diversi
del giorno.
   Introdurre  nel cilindro un termometro (se desiderato) e un beaker
o una beuta contenente carburo di calcio sufficiente per generare 0,1
atm di C(base 2)H(base 2), se viene scelta questa forma di produzione
di acetilene.
   Applicare  la parte superiore del recipiente e sigillare con acqua
o altro materiale opportuno.
   Introdurre  C(base 2)H(base 2) attraverso iniezione dell'opportuno
volume prelevato da bombola o versando acqua sul carburo subito prima
di  fissare la parte superiore del dispositivo alla parte sottostante
(prima  dell'iniezione  di  C(base 2)H(base 2) un volume di atmosfera
pari a quello di C(base 2)H(base 2) introdotto deve essere prelevato,
ma questo non risulta sempre strettamente necessario).
   Introdurre propano o un altro tipo di gas con funzione di standard
interno.
   Campionare  la  fase  gassosa  ad  intervalli di tempo con siringa
(0,1-1,0  mL)  per  le  analisi  gascromatografiche.  La frequenza di
campionamento   dipende   dal   sistema   oggetto  di  studio  ma  e'
raccomandabile  che  i  campioni  siano prelevati dopo 0,5; 1,0; 2,0;
5,0;  24  e 48 ore, cosi' che possano essere osservate variazioni nel
tempo.
   Campionamenti  rapidi della durata di 2-5 ore sono preferibili per
minimizzare  i  cambiamenti  nell'atmosfera  e  la  perdita di C(base
2)H(base 2) dal sistema. Se si presenta la necessita' di conservare i
campioni, fare riferimento a quanto riportato nelle note tecniche.

   5. Espressione dei risultati
   Un  esempio  di calcolo che coinvolge uno standard interno gassoso
e'  fornito nelle note tecniche. I tassi calcolati di C(base 2)H(base
4)  prodotto possono essere messi semplicemente in relazione all'area
di  saggio  o,  per  alcune  applicazioni, la massa radicale presente
nell'area  di  saggio  deve  essere  prelevata  e  i  tassi  messi in
relazione al peso secco delle radici.

   6. Note
   6.1. Atmosfere necessarie per il saggio della riduzione del C(base
2)H(base 2).
   Nei suoli che sono dotati di moderata porosita' la saturazione dei
siti di azotofissazione avviene facilmente con una pressione parziale
di  C(base  2)H(base 2) di 0,05 atm ma, a causa dell'alta solubilita'
del  C(base  2)H(base  2),  anche 0,2 atm possono essere richieste in
suoli  saturi  di acqua. In alcuni casi, per es. in radici isolate da
un  ambiente  caratterizzato  da basse pressioni di ossigeno, si puo'
verificare l'inattivazione della nitrogenasi; tale inconveniente puo'
essere  eliminato  riducendo  il  piu'  possibile  l'esposizione  del
campione all'aria e riducendo la pressione parziale dell'O(base 2) ad
un valore intorno a 0,1-0,05 atm.
   6.2. Standard interni
   In  molti  casi  lo  stesso  C(base  2)H(base  2)  puo' fungere da
standard  interno.  Tuttavia  in  campioni dotati di una significante
fase  acquosa  o  per  saggi  da  effettuarsi in situ, sarebbe meglio
utilizzare  altri  gas  dotati di solubilita' e di caratteristiche di
diffusione  vicine  a  quelle  possedute  da C(base 2)H(base 2), come
etano,  propilene  e  propano.  Nella tabella i sono riportate alcune
proprieta' di questi gas comparati con quelle di C(base 2)H(base 2) e
C(base 2)H(base 4).
   Essi  differiscono non solo in relazione alla solubilita' in acqua
ma  anche  nel  grado  di  eluizione dalle colonne Porapak utilizzate
comunemente  nell'analisi dei campioni; inoltre, il loro assorbimento
nel  suolo  decresce  nell'ordine seguente: propilene> metano> etano>
propano.  La  scelta  dello  standard interno deve essere fatta molto
accuratamente   considerando   il  tipo  di  campione  da  sottoporre
all'analisi  e  la compatibilita' con il sistema di gas cromatografia
utilizzato.


Tabella 1. Alcune proprieta' di gas standard interni comparate
    con quelle di acetilene ed etilene. da Knowels (1980).
====================================================================
Proprieta'     Metano  Acetilene  Etilene  Etano  Propilene  Propano
====================================================================
Solubilita'
in acqua a
20 gradi  C*   0,036     1,05      0,122   0,0496    0,22     0,0394
--------------------------------------------------------------------
Ordine di
eluizione
su:
Porapak R      1         3         2       3         4        5
Porapak N      1         4         2       3         5        5
Porapak Q      1         2         3       4         5        6
--------------------------------------------------------------------
*La solubilita' e' espressa in cm3 di gas per cm3 di acqua a 20
 gradi C.

   I  calcoli,  assumendo  di  utilizzare  quale  standard interno il
propano,  possono  essere  eseguiti  nel  modo seguente (Balandreau e
Dommergues, 1973):

                    R=e2V2-elV1 - elV1 : a(t2-t1)

   dove  R  e'  la  quantita'  di  C(base 2)H(base 4) prodotta in mol
m(elevato  alla -2) h(elevato alla -1), el ed e2 le concentrazioni di
C(base  2)H(base  4)  dei  campioni  presi  ai  tempi  t1 e t2 in mol
mL(elevato alla -1), V1 e V2 i volumi in mL occupati dai gas ai tempi
t1 e t2.
   Poiche':

                        V1 = P/p1 e V2 = P/p2

dove
   p1  e  p2  sono  le  concentrazioni di C3 H8 dei campioni presi ai
tempi t1 e t2 in mol(elevato alla -1) mL(elevato alla -1),
   P la quantita' di C(base 3)H(base8) iniettata in moli,
   a la superficie inclusa in m2,
   t1 e t2 i tempi in ore dei campionamenti.
   Sara':

    R=e2P/p2 - el P/p1 : a(t2-t1) = P/a(t2-t1) x (e2/p2 - el/p1)

   La sensibilita' relativa del gas cromatografo a C(base 2)H(base 2)
e  a  C(base  3)H(base8) puo' essere determinata iniettando quantita'
equimolari dei due gas.
   Se e/p' e' il rapporto delle altezze dei picchi di C(base 2)H(base
4)  e  di  C(base 3)H(base8) (con l'attenuazione inclusa) ottenuta in
tale  calibrazione  e  he1  /  hp1  e he2 / hp2 sono i rapporti delle
altezze  dei  picchi  di  C(base  2)H(base  4) e di C(base 3)H(base8)
ottenuti nei campioni ai tempi t1 e t2 allora:

              R=Pp'/ae(t2-t1) x (h e2 / hp2 -h el /hp1)

   In  questo  caso,  per  ciascun  particolare esperimento in cui la
quantita' di propano iniettata e la sensibilita' del gas-cromatografo
sono  costanti,  sono  necessari  solo  i  rapporti delle altezze dei
picchi dei campioni di gas da analizzare.

   6.3.  Atmosfere  necessarie per il saggio con (elevato a 15)N(base
2)
   Per  questo  saggio  e'  necessario rimuovere l'N(base 2) presente
nell'atmosfera  e  sostituirlo con la maggior quantita' di (elevato a
15)N(base 2) possibile. Percio' e' necessario far fluire nel campione
da  analizzare  una  corrente  di Ar o He seguita dall'aggiunta della
necessaria  quantita'  di  (elevato  a  15)N(base  2).  La  pressione
parziale  di  (elevato  a  15)N(base  2) dovrebbe essere compresa tra
0,4-1,0 atm.

   6.4. Approvvigionamenti di gas per usi in campo
   Assai  spesso,  in questo tipo di analisi, risultano utili piccoli
contenitori  per  gas in metallo o palloni in gomma. Tuttavia, C(base
2)H(base  2)  puo'  essere  generato  anche  a partire da CaC(base 2)
(carburo  di  calcio).  L'(elevato  a  15)N(base  2)  viene preparato
precedentemente in laboratorio a partire da [(elevato alla 15)NH(base
4](base  2)SO(base  4)  ed  eventualmente  trasportato  in  campo  in
siringhe di vetro a tenuta.

   6.5. Conservazione dei campioni di gas prelevati per analisi
   La   conservazione   dei   campioni   da   sottoporre  all'analisi
gas-cromatografica puo' essere fatta con uno dei modi seguenti:

- in siringhe di vetro (p. es. Glaspak) dotate di valvola per ridurre
  le perdite;
- in  tubi  tipo  Vacutainer o bottigliette in cui sia stato fatto il
  vuoto precedentemente;
- iniettando  i  campioni  da analizzare in bottigliette riempite con
  acqua  in  cui l'acqua in eccedenza esce da un secondo ago inserito
  nel setto; in questo caso puo' essere necessaria una correzione per
  la solubilita' dei componenti di interesse nell'acqua contenuta nel
  recipiente.

Metodo II.3.4.

Misura simultanea dell' azotofissazione e della denitrificazione

1. Principio
   Poiche'  l'azotofissazione  e la denitrificazione possono avvenire
contemporaneamente  nello stesso suolo, puo' essere utile determinare
contemporaneamente  C(base  2)H(base  4)  e  N(base  2)O.  Poiche' in
presenza  di  C(base  2)H(base  2)  la  riduzione  di  N(base  2)O e'
completamente inibita, la misura dell'accumulo di N(base 2)O presente
nel  sistema  risulta  essere una stima del grado di denitrificazione
totale di un suolo.

   2. Procedimento
   Per  effettuare la contemporanea determinazione di C(base 2)H(base
4)  e di N(base 2)O sono necessari tipi di detector diversi da quelli
impiegati  per  la  determinazione dell'etilene, che devono risultare
piu'  sensibili  all'N(base 2)0, come quelli a conduttivita' termica,
ad  ultrasuoni,  a  ionizzazione di elio o a cattura di elettroni. La
determinazione contemporanea dei due gas puo' essere ottenuta ponendo
una derivazione a forma di T dietro l'iniettore per i gas: un braccio
del T e' connesso ad una colonna adatta per la separazione del N(base
2)O  (p.  es.  una  colonna  di  2-3 m x 3 mm Porapak Q, di 80-100 di
porosita)  e  termina  ad  un detector a conduttivita' termica (TCD).
L'altro  braccio e' connesso ad una colonna adatta per la separazione
degli  idrocarburi  (per  es.  una  colonna  di  2  m  x 3 mm Porasil
C/isocianato  di  metile,  di  80-100  di  porosita) e termina con un
detector  a  ionizzazione  di  fiamma  (FID).  Il  flusso  del gas di
trasporto  (elio) e' regolato a circa 16 mL min1 per il FID e a 46 mL
min(elevato  alla  -1)  per  il  TCD. La temperatura della colonna e'
mantenuta a 50 gradi C e i due detector sono connessi con due pennini
per registrare i dati.

   Metodo II.4.

   ATTIVITA' AMMONIOSSIDANTE

   1. Oggetto
   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
attivita' ammonio ossidante del suolo.

   Metodo II.4.1.

   Misura dell'attivita' nitrificante potenziale (PNA)

   1. Principio
   La  misura  della  PNA  viene  determinata secondo le modalita' di
Belser  e  Mays,  1980  e,  dato che si svolge in un tempo ristretto,
viene  presa  come  un  indice  istantaneo  della popolazione ammonio
ossidante attiva.

   2. Procedimento
   20  g di suolo vengono pesati in una beuta Erlemayer di 250 mL; si
aggiungono  50  mL  di  tampone fosfato 2mM (pH 7.2 - 7.5) contenente
[NH(base  4](base  2)SO(base  4) alla concentrazione di 0.5 o 1mM; la
sospensione  viene  incubata a 26 gradi C su un agitatore rotante. La
produzione  di  nitriti  o  di nitriti piu' nitrati viene misurata ad
intervalli   regolari  durante  un  periodo  di  4-6  ore  prelevando
un'aliquota della sospensione (1 o piu' mL) e centrifugandola a 15000
x  g  per  5  minuti;  il  surnatante viene addizionato con un volume
identico  di  2M  KCl per arrestare la nitrificazione. Per la lettura
dei soli nitriti aggiungere alla sospensione 1 mL di 1M KClO3.
   Per  determinare  la PNA massima in funzione del pH, aggiungere 1N
HCl  o  1N  NaOH alla sospensione al fine di ottenere una gamma di pH
tra 4.5 e 8.5 con intervalli di 0.5.
   L'acetilene  (conc.~10Pa) inibisce la nitrificazione autotrofa, ma
non  quella  eterotrofa; questo consente, eliminando il clorato dalla
sospensione,  di misurare la produzione di NO (base 3 elevato a -) in
presenza  ed  in  assenza  di acetilene: la differenza rappresenta il
valore della nitrificazione eterotrofa.
   La  determinazione  di  nitriti, nitrati e ammonio nei suoli viene
misurata in estratti da soluzioni 1:5 (suolo: 2 M KCl).

   3. Espressione dei risultati
   La  PNA si stabilisce determinando la produzione di NO3 o NO (base
2 elevato a -) da NH (base 4 elevato +) mediante l'Autoanalyzer o con
procedure  spettrofotometriche  dirette  utilizzando  il  reattivo di
GriessIlloway.

   Metodi II.5.

   VALUTAZIONE DELL'ATTIVITA' DENITRIFICANTE DEL SUOLO

   1. Oggetto
   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
attivita' denitrificante del suolo.

   Metodo II.5.1.

   Valutazione dell'attivita' denitrificante in situ

   1. Principio
   La  determinazione  dell'attivita'  denitrificante puo' esprimere,
secondo  quale  sia  la metodologia adottata, la reale intensita' del
processo  nel  suolo in un determinato momento o la sua potenzialita'
(potenziale di denitrificazione).
   Tale  metodo  permette  la  determinazione  dell'N(base 2)O svolto
dalla superficie indisturbata del suolo, tramite A.I.T. e dispositivi
infissi nel suolo (cover-box).

   2. Reattivi
   2.1.  carburo  di calcio in granuli; 2.2. cloruro di rame CuCl2 in
soluzione acquosa all'8%.

   3. Apparecchiatura
   3.1.  Cilindri in acciaio di 40 cm di diametro e 35 cm di altezza,
aperti  inferiormente  e  muniti superiormente di coperchio mobile in
plexiglas,  a  tenuta  di  gas  e  provvisto  di  un  foro  con setto
perforabile;
   3.2.  siringhe  monouso da 10 mL e da 1 mL; siringhe di precisione
per gas cromatografia da 0,1 mL, 0,5 mL e 1 mL;
   3.3. vial da 5 mL, con tappo perforabile e ghiera di protezione in
alluminio  (tipo flacone per antibiotici) a tenuta di vuoto, riempiti
con cloruro di calcio granulare (pezzatura 1-2 mm);
   3.4. sistema per vuoto;
   3.5.  contenitori  monouso in alluminio, di forma tronco conica e,
superiormente di 8 cm ca. di diametro;
   3.6. gas cromatografo con rivelatore a cattura di elettroni (ECD),
equipaggiato con colonna di acciaio, lunga 2 m e con diametro interno
di 2 mm, impaccata con Poropak Q 80-100 mesh.

   4. Procedimento
   Dopo aver inserito nel suolo i cilindri metallici (non meno di due
per  ogni  trattamento)  alla  profondita'  di  5 cm, si procede alla
somministrazione  dell'acetilene ponendo all'interno di ogni cilindro
un contenitore di alluminio con 25 mL di soluzione di cloruro di rame
in  cui  si  versano  8  g  di carburo. Questa operazione consente lo
sviluppo  della quantita' di acetilene necessaria per raggiungere una
concentrazione  della  medesima nel suolo mediamente non inferiore al
4-5%. Si chiude rapidamente il cilindro con il coperchio e si attende
mezzora  circa  per  favorire  la  completa diffusione dell'acetilene
prodotta  nella  reazione.  Trascorso tale tempo si effettua un primo
prelievo  di  atmosfera all'interno del cilindro tramite perforazione
del  setto  di gomma inserito nel coperchio con una siringa da 10 mL,
per  valutare  l'N(base  2)O  presente  al  tempo zero e si ripete il
prelievo  dopo  due  ore.  In  entrambi  i  casi  il campione gassoso
prelevato  viene rapidamente trasferito nei vial sotto vuoto e il cui
contenuto  di  cloruro  di  calcio  permette  l'elimazione del vapore
acqueo  che  disturba  le  analisi. Queste potranno essere effettuate
entro  breve  tempo  dal  campionamento  o anche dopo diversi giorni,
avendo cura pero' di conservare i vial a 5 gradi C.
   L'analisi  della  miscela  gassosa  viene  effettuata  per via gas
cromatografica  con  rivelatore a cattura di elettroni dopo passaggio
in colonna con Poropak Q con un flusso di elio di 40 mL x min(elevato
alla  -1)  e  make-up di azoto con flusso di 20 mL x min(elevato alla
-1).  La  quantita' di miscela gassosa immessa in colonna e' di 1 mL,
tramite   siringa  monouso  corredata  di  ago  in  acciaio  per  gas
cromatografia.   Le  condizioni  strumentali  piu'  convenienti  sono
risultate  essere  quelle  che seguono: temperatura all'iniettore 225
gradi  C,  temperatura  della  camera  50  gradi  C,  temperatura  al
rivelatore   350   gradi   C;  tensione  d'impulso  (pulse  width)  i
microSiemens, tensione di eccitazione 50 Volt; la corrente che regola
la   frequenza  puo'  variare  tra  i  e  1,5  nA  e  a  questa  deve
corrispondere una frequenza non inferiore a 4000 Hertz.

   5. Espressione dei risultati
   Le  concentrazioni  di N(base 2)O misurate dallo strumento vengono
calcolate  tramite  riferimento  ad  una  retta  di taratura eseguita
preventivamente.  La trasformazione delle concentrazioni in quantita'
assolute  di  N(base  2)O  richiede  la  conoscenza del volume libero
interno  dei  cilindri.  Questo  puo'  essere calcolato in modo molto
approssimativo,   qualora   la   superficie   del   suolo  sia  quasi
perfettamente piana, misurando l'altezza media da terra del cilindro,
o  in  maniera  esatta  tramite  delle  prove in bianco con un gas di
riferimento  (p. es. il propano) che viene introdotto nel cilindro in
quantita' nota.

   6. Note
   L'esecuzione  della prova deve essere evitata nelle ore piu' calde
della giorno dato l'effetto radiante che i cilindri metallici possono
svolgere   con  conseguente  notevole  aumento  della  temperatura  e
dell'umidita'   dell'atmosfera  al  loro  interno.  Qualora  non  sia
possibile  procedere alle prove nelle prime ore del mattino (che sono
risultate essere le piu' valide anche al fine dell'estrapolazione dei
risultati alle 24 ore) e' necessario procedere alla coibentazione dei
cilindri  con  vari  accorgimenti.  Tra questi il piu' valido risulta
essere  quello  di  rivestire il cilindro con schiuma poliuretanica e
schermare il coperchio con paglia o simili.
   Data  l'elevata  solubilita'  dell'N(base 2)O in acqua nel caso di
suoli  saturi  o  prossimi alla saturazione e' opportuno procedere al
calcolo del protossido di azoto disciolto nell'acqua del suolo che va
aggiunto  a  quello  misurato  nello spazio di testa. Il calcolo puo'
essere   fatto  usando  il  coefficiente  di  Bunsen  nella  seguente
equazione:

                      M=Cg[Vg + v(base 1)alfa]

   dove  M  e'  la quantita' totale di N(base 2)O (nell'acqua e nella
fase gassosa), Cg la concentrazione di N(base 2)O nella fase gassosa,
Vg  il  volume della fase gassosa, V1 il volume della fase liquida ed
alfa  il  coefficiente  di  Bunsen.  Per  comodita'  del  lettore  si
riportano alcuni valori di questo coefficiente relativi al protossido
di azoto.


Temp.       coeff. di
gradi C     Bunsen

 10         0,882
 15         0,743
 20         0,632
 25         0,544

Metodo II.5.2.

Valutazione della denitrificazione potenziale del suolo D.E.A.

1. Principio
   Tale saggio, tramite A.I.T. ed incubazione di un campione di suolo
in  anaerobiosi,  permette  di  determinare del potenziale enzimatico
denitrificante del suolo (Denitrifying Enzyme Activity, D.E.A.).

   2. Reattivi
   2.1. Acqua sterile;
   2.2. soluzione 1,4 mM di KNO(base 3);
   2.3. soluzione 1 mM di cloramfenicolo;
   2.4. acetilene PP in bombola;

   3. Apparecchiatura
   3.1. Beute Pyrex, con collo senza bordo, da 50mL;
   3.2.   tappi   perforabili   in   gomma  al  silicone,  con  bordo
ribaltabile;
   3.3. siringhe monouso da 1 e da 10 mL;
   3.4. iringhe per gas cromatografia da 0,1 mL, 0,5 mL e 1 mL;
   3.5. contenitori portatili per gas da 1,5 L, a volume variabile;
   3.6. plastigas;
   3.7. vial da 5 mL, con tappo perforabile e ghiera di protezione in
alluminio  (tipo flacone per antibiotici) a tenuta di vuoto, riempiti
con cloruro di calcio granulare (pezzatura 1-2 mm);
   3.8. sistema per vuoto;
   3.9.  cabina  per  anaerobiosi,  con atmosfera di N(base 2) (80%),
CO(base 2) (15%), H(base 2) (5%);
   3.10.  gas  cromatografo  con  rivelatore  a  cattura di elettroni
(ECD),  equipaggiato con colonna di acciaio, lunga 2 m e con diametro
interno di 2 mm, impaccata con Poropak Q 80-100 mesh.

   4. Procedimento
   Campioni  di  20  g  di  suolo  (nel caso dei suoli agrari o degli
orizzonti  minerali) o di 10 g (nel caso degli orizzonti organici dei
suoli  agrari)  vengono  disposti  in  beute  da 50 mL ed umidificati
preventivamente  fino  al 50% della loro capacita' di ritenuta idrica
con acqua sterile.
   Quindi si trasferiscono le beute nella cabina per anaerobiosi e si
procede alla aggiunta di 10 mL di soluzione costituita da una miscela
delle soluzioni di nitrato di potassio e di cloramfenicolo in modo da
ottenere  una  concentrazione del primo pari a 20 µg per g di suolo e
pari a 300 µg per g di suolo del secondo.
   Si  tappano  le  beute  e  si  aggiunge C(base 2)H(base 2) con una
siringa da 10 mL per raggiungere la concentrazione di questa del 10 %
v/v.  Terminata  quest'ultima operazione si dispongono le beute su un
agitatore  orbitale  a 120 r.p.m. in modo da ottenere una fanghiglia.
Questo consente di favorire al massimo le reazioni tra il substrato e
la  carica  enzimatica denitrificante presente nel suolo e di ridurre
al  massimo  la  durata  della  prova.  Da questo momento si inizia a
calcolare  il  tempo  di  incubazione  (2  h)  nel corso del quale si
effettuano tre prelievi del gas nello spazio di testa delle beute: il
primo  immediatamente  all'avvio  dell'incubazione  (tempo  zero), il
secondo  dopo  un  ora  e  il  terzo dopo due ore. I campioni gassosi
prelevati  vengono  trasferiti  nei  vial, come descritto anche nella
metodica  precedente,  e ivi conservati in attesa dell'analisi al gas
cromatografo.
   La  metodologia  analitica  gas  cromatografica  non differisce da
quella    descritta   sopra   per   la   valutazione   dell'attivita'
denitrificante in situ e ad essa si rimanda, tenendo presente che, in
questo  caso,  e'  sempre necessario procedere al calcolo dell'N(base
2)O disciolto nella fase acquosa.

Metodi III.1.

DETERMINAZIONE DEL POTENZIALE NITRIFICANTE

1. Oggetto
Il  presente  documento  fissa  i  metodi  per  la determinazione del
potenziale nitrificante del suolo.

Metodo III.1.1.

Determinazione  del  potenziale  nitrificante  del suolo condizionato
alla capacita' di campo

1. Principio
Il  metodo,  si  basa sull'incubazione del suolo trattato con ammonio
solfato  e  sulla  misura  del  contenuto  di nitrati prodotti dopo 3
settimane di incubazione a 25 gradi C.

2. Reattivi
Nel  corso  dell'analisi si utilizzano acqua distillata e reagenti di
qualita' analitica riconosciuta.
2.1.  Ammonio  solfato,  [NH(base 4](base 2)SO(base 4), soluzione 0,2
mol/L:  in  un  becher  da  1000 mL si sciolgono 26,428 g di [NH(base
4](base  2)SO(base  4)  con  circa  700 mL di acqua. Si travasa in un
matraccio tarato da 1000 mL e quindi si porta a volume con acqua;
2.2.  soluzione estraente di potassio solfato 0,5 mol/L o di potassio
cloruro 2 mol/L: si sciolgono 87,13 g di K(base 2)SO(base 4) o 149,12
g  di  KCl  con  circa  700  mL  di acqua in un becher da 1000 mL. Si
travasa  in  un  matraccio  tarato da 1000 mL e si porta a volume con
acqua.

3. Apparecchiatura
Corrente attrezzatura da laboratorio e in particolare:
3.1. centrifuga;
3.2. agitatore meccanico;
3.3. camera termostatica.

4. Procedimento

4.1.  Determinazione del contenuto iniziale di azoto nitrico presente
nel suolo
Si pesano 20 g di suolo fresco in una bottiglia di polietilene da 250
ml,  si aggiungono 100 mL della soluzione estraente e si agita per 60
minuti.  Si  centrifuga,  si  filtra  (Whatman n. 42) e nell'estratto
limpido si determina il contenuto di azoto nitrico.

4.2. Incubazione
Si  pesano  100  g  di suolo fresco in un becher e si aggiungono 2 mL
della  soluzione  di [NH(base 4](base 2)SO(base 4) 0,2 mol/L ed acqua
in  quantita'  sufficiente  per  portare  il  suolo alla capacita' di
campo. Si tappa il becher con un velo di parafilm leggermente forato,
si pesa e si pone in incubatore a 25 gradi C in assenza di luce per 3
settimane.  E'  necessario  pesare  il  becher  settimanalmente e, se
occorre,  aggiungere  acqua  allo  scopo  di mantenere l'umidita' del
suolo alla capacita' di campo.

4.3. Prova in bianco
Si   effettua   parallelamente  una  prova  in  bianco  nelle  stesse
condizioni, omettendo il solfato di ammonio.

4.4. Estrazione dell'azoto nitrico
Alla  fine  dell'incubazione si pesano 20 g di suolo in una bottiglia
di  polietilene  da  250  mL  e  si  aggiungono  100  mL di soluzione
estraente.   Si   agita  su  agitatore  meccanico  per  60  minuti  a
temperatura  ambiente, si centrifuga a 4.000 giri/min per 5-10 minuti
(oppure  si  lascia in riposo 30 minuti) e quindi si filtra su filtro
Whatman  n.  42.  Su  un'aliquota  del  filtrato  si dosa poi l'azoto
nitrico.

5. Espressione dei risultati
I  risultati  vengono espressi in microg di N-NO (base 3 elevato a -)
g(elevato -1) di suolo seccato in stufa a 105 gradi C.
Il valore dell'attivita' nitrificante "potenziale" sara' ricavato per
differenza:

                             No = Nt-Ni

dove:
No e' l'attivita' nitrificante potenziale;
Nt e' il contenuto di azoto nitrico nel campione trattato con solfato
di ammonio;
Ni e' il contenuto iniziale di azoto nitrico.
Il  valore  dell'attivita'  nitrificante "attuale" sara' ricavato per
differenza:

                             Nc = Nn-Ni

dove:
Nc e' l'attivita' nitrificante attuale;
Nn  e' il contenuto di azoto nitrico nel campione non trattato (prova
in bianco);
Ni e' il contenuto iniziale di azoto nitrico.

Metodo III.1.2.

Misura del potenziale nitrificante sulla sospensione del suolo (a)

1. Principio
   In questo metodo, i campioni di suolo sono trattati con un eccesso
di  liquido  (soil  slurry)  ed  incubati per 24 ore sotto agitazione
continua in condizioni ottimali di umidita', aerazione e contenuto di
fosforo  e  azoto ammoniacale. Il contenuto di nitrati viene misurato
sulla   sospensione  del  suolo  prelevata  ad  intervalli  di  tempo
prestabiliti.

   2. Reattivi
   Nel  corso  dell'analisi si utilizzano acqua distillata e reagenti
di qualita' analitica riconosciuta.
   2.1.  Ammonio solfato, [NH(base 4](base 2)SO(base 4), soluzione 50
mmol/L:  in  un  becher  da  1000 mL si sciolgono 6,607 g di [NH(base
4](base  2)SO(base  4)  con  circa  700 mL di acqua. Si travasa in un
matraccio tarato da 1000 mL e quindi si porta a volume con acqua.
   2.2.  Fosfato  bipotassico,  K(base2)HPO  (base  4), soluzione 0,2
mol/L:  in  un  becher  da 100 mL si sciolgono 3,484 g di K(base2)HPO
(base  4) con circa 70 mL di acqua. Si travasa in un matraccio tarato
da 100 Ml e quindi si porta a volume con acqua.
   2.3.  Fosfato  monopotassico,  KH(base2)PO (base 4), soluzione 0,2
mol/L:  in  un  becher  da  100 mL si sciolgono 2,722g di KH(base2)PO
(base  4) con circa 70 mL di acqua. Si travasa in un matraccio tarato
da 100 mL e quindi si porta a volume con acqua.
   2.4.  Soluzione tampone a pH 7,2 (1,5 mmol/L di NH (base 4 elevato
+)  e  1  mmol/L  di  PO4-3):  si prelevano 3,5 mL della soluzione di
K(base2)HPO  (base 4), 1,5 mL della soluzione di KH(base2)PO (base 4)
e  15  mL  della  soluzione  di  [NH(base  4](base  2)SO(base 4) e si
introducono  in un matraccio tarato da 1000 mL. Si porta a volume con
acqua  dopo  aver aggiustato il pH a 7,2 con una soluzione diluita di
H(base  2)SO(base  4) o di NaOH. La soluzione e' chimicamente stabile
ma  occorre  riprepararla  dopo  un certo periodo perche' puo' essere
contaminata   da  crescita  microbica.  Conservare  le  soluzioni  in
frigorifero.

   3. Apparecchiatura
   Corrente attrezzatura da laboratorio e in particolare:
   3.1. Centrifuga.
   3.2. Agitatore oscillante.
   3.3. Camera termostatica.

   4. Procedimento
   4.1. Incubazione
   Si  pesano  15  g  di  suolo  fresco (10 g se il suolo presenta un
contenuto  elevato  di sostanza organica) in una beuta da 250 mL e si
aggiungono  100  mL di soluzione tampone a pH 7,2. Si chiude la beuta
con  un  tappo di cotone o di gomma forato e si agita per 24 ore a 25
gradi C.

   4.2. Campionamento
   Si  effettuano  4  campionamenti  (2,  4,  22 e 24 ore) al fine di
esaminare  la cinetica del processo. Si prelevano, nel momento in cui
cessa  l'agitazione, 10 mL della sospensione omogenea o una quantita'
superiore,  nel  caso  che  la  sospensione  venga  filtrata, con una
pipetta  automatica  provvista  di  puntale con apertura adeguata. Si
centrifuga  in  tubi  da  centrifuga  da  15 mL a 8000 giri/min per 8
minuti oppure si filtra su filtri Whatman n. 42.
   Sull'estratto limpido si determina il contenuto di azoto nitrico

   5. Espressione dei risultati
   I  risultati  vengono  espressi in µg di N-NO (base 3 elevato a -)
h(elevato  -1)  g(elevato -1) di suolo seccato in stufa a 105 gradi C
(NO  (base  3  elevato  a  -)  h(elevato  -1) g-1: 3=pedice; -=apice;
-1=apice).
   Alcuni  consigliano di determinare anche la concentrazione di N-NO
(base  2  elevato a -) e di sommare questo valore a quello dell'azoto
nitrico al fine di calcolare la velocita' di nitrificazione (NO (base
2 elevato a -): 2=pedice; -=apice).

   Metodo III.1.3.

   Misura del potenziale nitrificante sulla sospensione del suolo (b)

   1. Principio
   Tale  metodo  prevede l'incubazione per 6 ore di campioni di suolo
trattati  con una soluzione (soil sluriy) contenente fosforo, ammonio
e  sodio  clorato. In presenza di clorato la quantita' di nitrito che
si accumula corrisponde alla quantita' di azoto ammoniacale ossidato.
Il  contenuto  di  nitriti viene misurato sulla sospensione del suolo
prelevata ad intervalli di tempo prestabiliti.

   2. Reattivi
   Nel  corso  dell'analisi si utilizzano acqua distillata e reagenti
di qualita' analitica riconosciuta.
   2.1.  Potassio  cloruro,  KCl,  soluzione 4 mol/L: in un becher da
1000  mL  si  sciolgono  298  g  di KCl con circa 700 mL di acqua. Si
travasa  in un matraccio tarato da 1000 mL e quindi si porta a volume
con  acqua. 2.2. Fosfato bipotassico, K(base2)HPO (base 4), soluzione
0,2 mol/L: in un becher da 100 mL si sciolgono 3,484 g di K(base2)HPO
(base  4) con circa 70 mL di acqua. Si travasa in un matraccio tarato
da 100 mL e quindi si porta a volume con acqua.
   2.3.  Fosfato  monopotassico,  KH(base2)PO (base 4), soluzione 0,2
mol/L:  in  un  becher  da 100 mL si sciolgono 2,722 g di KH(base2)PO
(base  4) con circa 70 mL di acqua. Si travasa in un matraccio tarato
da 100 mE e quindi si porta a volume con acqua.
   2.4.  Soluzione  stock  A:  si  prelevano  28  mL  di soluzione di
K(base2)HPO  (base  4) e si introducono in un matraccio tarato da 100
mL,  si  aggiungono  72  mL di soluzione di KH(base2)PO (base 4) e si
porta a volume con acqua.
   2.5. Soluzione stock B: Sodio clorato, NaC1O3, soluzione 1M: in un
becker  da  100  mL si sciolgono 10,64 g di NaClO3 con circa 70 mL di
acqua Si travasa in un matraccio tarato da 100 mL e quindi si porta a
volume con acqua.
   2.6.  Soluzione  tampone  a pH circa 7,2: si prelevano 10 mL della
soluzione  stock  A  e  si  introducono  in un matraccio tarato da un
litro.  Si  aggiungono  15  mE  della  soluzione  stock  B e 0,5 g di
[NH(base 4](base 2)SO(base 4). Si porta a volume con acqua.

   3. Apparecchiatura
   Corrente attrezzatura da laboratorio e in particolare:
   3.1. Centrifuga.
   3.2. Agitatore oscillante (175 rpm).
   3.3. Camera termostatica.

   4. Procedimento
   4.1. Incubazione
   Si  pesano  25  g  di  suolo  fresco  in  una beuta da 250 mL e si
aggiungono 100 mL di soluzione tampone a pH 7,2. Si chiude la beuta e
si agita per 6 ore a 25 gradi C.

   4.2. Campionamento
   Dopo   2   e  6  ore  si  prelevano,  nel  momento  in  cui  cessa
l'agitazione,  in  modo  da  mantenere  costante  il  rapporto suolo:
soluzione,  2  mL  della  sospensione  in  un tubo da centrifuga e si
aggiungono 2 mL di KCl.
   Si  centrifuga  a  3000  giri/min  per  2 minuti, se necessario si
filtra con carta Whatman n. 42. Sull'estratto limpido si determina il
contenuto di N-NO (base 2 elevato a -).

   5. Espressione dei risultati
   I  risultati  vengono  espressi in ng di N-NO (base 2 elevato a -)
min(elevato  alla  -1)  g(elevato -1) di suolo seccato in stufa a 105
gradi C.

   Note

   Se  la  determinazione  del contenuto di N-NO (base 2 elevato a -)
richiede   una  maggiore  quantita'  di  estratto,  si  consiglia  di
utilizzare  10  mL di slurry per ogni campionamento e di prelevare il
surnatante dopo sedimentazione.
   In questo caso, la centrifugazione o la filtrazione potrebbero non
essere necessarie.
   Se  non  e'  possibile  effettuare  immediatamente  l'analisi  gli
estratti  devono  essere  conservati in frigorifero a 4-8 gradi C per
non piu' di 24 ore. Si consiglia di non congelare gli estratti.
   Se vengono utilizzati fanghi il contenuto di ossigeno dello slurry
potrebbe   essere   limitante;   in  questo  caso  occorre  aerare  i
contenitori o aggiungervi direttamente ossigeno.

   6. Note
   I  nitrati  negli estratti di suolo possono essere determinati per
via colorimetrica, per distillazione in corrente di vapore o mediante
l'uso di un elettrodo specifico.
   Per  la  dettagliata  descrizione  dei  metodi  di determinazione,
rimando al Manuale di Metodi Chimici della medesima collana.

   Metodi III.2.

   ATTIVITA' AMMONIFICANTE POTENZIALE

   1. Oggetto
   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
attivita' ammonificante del suolo.

   Metodo III.2.1.

   Metodo della piastra di terra

   1. Principio
   Il  metodo  si  basa  sull'aggiunta ad un campione di suolo di una
quantita'  nota  di sostanza azotata proteica misurandone ogni giorno
la quantita' di ammoniaca liberata nell'atmosfera.

   2. Reattivi
   2.1. Polvere di sangue essiccato;
   2.2. acido solforico N/50;
   2.3. idrossido di sodio N/50.

   3. Procedimento
   Distribuire  sul  fondo  di una piastra Petri di 10 cm di diametro
senza coperchio 50 g di suolo e 0.5 g di polvere di sangue essiccato.
Aggiungere 12 mL di acqua (25% di umidita). Porre la piastra Petri in
una di dimensioni maggiori (15 cm di diametro). Versare nella piastra
piu'  grande  10  mL  di  acido solforico N/50 esattamente misurati e
qualche  goccia  di  rosso  di  metile  come  indicatore di viraggio.
Chiudere  la  piastra  grande  con  il suo coperchio ed incubare a 28
gradi  C.  Ripetere  tre  volte  ciascuna determinazione. Ogni giorno
titolare la quantita' di ammoniaca liberata nel seguente modo:

- levare dalla piastra piu' grande quella contenente il suolo;
- sciacquare al di sopra della piastra grande il fondo di quella piu'
  piccola con una spruzzetta;
- titolare l'acido solforico con della soda N/50;
- scolare  e  rimpiazzare  i  10  mL  di  acido solforico N/50 per la
  titolazione del giorno dopo.

   Si  incuba  per  un  periodo di 12 giorni (di solito la produzione
dell'ammoniaca alla fine di questo periodo e' molto debole).

   4. Espressione dei risultati
   Si  traccia una curva dello sviluppo quotidiano di ammoniaca su un
foglio   di  carta  millimetrata  riportando  sull'ascisse  il  tempo
(giorni)   e  sulle  ordinate  la  quantita'  di  ammoniaca  titolata
(millilitri  di  soda  N/50  oppure  azoto od ammoniaca). La curva di
ammonificazione ha il suo massimo in genere intorno al quinto giorno.
   In  modo  analogo  si  calcola  la  quantita'  totale di ammoniaca
liberata durante tutta la durata dell'esperimento.

   Metodo III.2.2.

   Metodo della caseina lattica

   1. Principio
   Il  metodo  si  basa  sull'aggiunta  al suolo di una macromolecola
proteica  la  cui  mineralizzazione  coinvolge  tutti i microrganismi
ammonizzanti.  In particolare un campione di suolo viene incubato per
6  settimane  in  presenza di un eccesso di caseina lattica. Il suolo
viene   lisciviato   ad   intervalli  di  tempo  definiti  e  l'azoto
ammoniacale determinato colorimetricamente.

   2. Reattivi
   2.1. Soluzione satura di CaSO(base 4)
   2.2.  soluzione  nutritiva  esente  da  azoto  (0.002  M CaSO(base
4)*2H(base  2)O,  0.005  M  Ca(H(base  2)PO(base 4)), 0.0025 M K(base
2)SO(base 4), 0.002 M MgSO(base 4)).

   3. Procedimento
   Il  suolo (50 g), miscelato in parti uguali con sabbia di quarzo e
disposto  in  buchner  (diametro  esterno  di 13 cm) su uno strato di
circa 2 cm, viene incubato alla temperatura di 30 gradi C ± 0.5 ed al
60%  della  WHC previa aggiunta di azoto nella quantita' di 250 mg/kg
sotto  forma  di  caseina lattica. Mantenendo costante l'umidita', ad
intervalli  di tempo di 7 giorni si procede a lisciviare il suolo con
900  mL di una soluzione satura di CaSO(base 4) e, successivamente, a
reintegrare gli elementi nutritivi trattando il terreno con 100 mL di
una  soluzione  esente  da  azoto  (0.002 M CaSO(base 4)*2H(base 2)O,
0.005  M Ca(H(base 2)PO(base 4)), 0.0025 M K(base 2)SO(base 4), 0.002
M MgSO(base 4).
   Nei  percolati  viene  determinato,  per  via  colorimetrica,  sia
l'azoto  nitrico  (che  dovrebbe  risultare  in  tracce)  che  quello
ammoniacale.   La   durata   dell'incubazione   e'  di  6  settimane.
Parallelamente  viene allestita una prova in bianco del tutto analoga
alla precedente fatta eccezione per l'aggiunta della caseina lattica.

   4. Espressione dei risultati
   La  quantita'  di  ammonio  proveniente  dall'ammonizzazione della
sostanza  organica endogena del suolo (detta "A" ed espressa in mg di
azoto per g di suolo) dovra' essere sottratta di volta in volta dalla
quantita'  sviluppata  dalla  tesi  con  aggiunta  di caseina lattica
(detta "B") secondo la seguente formula:


                                                 B-A
% NH(base 4 elevato a +)/(g suolo x 7 giorni) = ------ x 100
                                                  250

Metodo III.2.3.

Metodo dell'arginina

1. Principio
   Tale metodo, utilizzato adottando delle modifiche tecniche minori,
si  basa, come il precedente, sull'aggiunta al suolo di una quantita'
nota di sostanza organica azotata in eccesso e misurando la quantita'
di ammoniaca prodotta dopo incubazione.

   2. Reattivi
   2.1.  Soluzione  di arginina allo 0.2%. Sciogliere 2 g di arginina
in  1000 mL di acqua distillata. Conservare in frigorifero a +4 gradi
C;
   2.2.  soluzione di KCl 2M. Sciogliere 149.1 g di KCl in 1000 mL di
acqua distillata.

   3. Procedimento
   In 3 bottiglie di polietilene da 150 mL si pesano il corrispettivo
di  10  g  di  suolo secco all'aria, si aggiungono 2.5 mL di arginina
allo  0.2% e si incubano a 33 gradi C per 2-3 ore prima di congelare.
Ripetere  l'operazione inoculando altri 3 sottocampioni con 2.5 mL di
acqua  distillata.  Si scongelano i campioni, si estraggono con 50 mL
di  KCl  2M,si  agita  per  1  ora,  si  filtra su Whatman N. 42 e si
conserva in frigorifero a + 4 gradi C. E' prevista la determinazione,
a parte, del contenuto in acqua dei campioni.

   4. Espressione dei risultati
   Il  contenuto  in  NH  (base  4 elevato +) scambiabile puo' essere
determinato  colorimetricamente  e  esprime  i  risultati  secondo la
seguente espressione:


mgNH(base 4 elevato a +)/(g suolo x ora)=

(NH(base 4 elevato a +) - C - NH (base 4 elevato +) - B) x (ml KCl +
ml Arg + ml H(base 2)O campione)
----------------------------------------------------------
                g suolo X ore incubazione

Metodo III.3.

RESPIRAZIONE  DEL  SUOLO  INDOTTA  DALL'AGGIUNTA DI SUBSTRATO (METODO
SIR)

1. Oggetto
   Il  presente documento fissa un metodo per la determinazione della
respirazione del suolo.

   2. Principio
   Il  metodo  si  basa  sulla  determinazione della respirazione del
suolo  mediante  il consumo di ossigeno o la produzione della CO(base
2)  immediatamente  dopo  l'aggiunta  di  substrato  a concentrazioni
saturanti.  Il  SIR  e'  calibrato  utilizzando  uno dei metodi della
fumigazione per la determinazione della biomassa microbica.

   3. Procedimento
   La  determinazione  del SIR puo' essere eseguita seguendo tecniche
diverse  riportate  in  letteratura  da  vari  autori  e  di  seguito
descritte.
   In linea generale il metodo SIR prevede le seguenti fasi:

- preparazione del campione;
- aggiunta  al  suolo  della  concentrazione saturante di glucosio in
  soluzione o in polvere ed omogeneizzazione del substrato nel suolo.
  Se  il  glucosio  e' utilizzato in polvere si aggiunge un materiale
  inerte (talco) per facilitarne la dispersione;
- incubazione del suolo (generalmente a 25 gradi C) per un periodo di
  5-6 ore;
- determinazione  della  respirazione  massima  iniziale seguendo una
  delle tecniche riportate di seguito;
- calcolo dell'aliquota di CO(base 2) prodotta per ora di incubazione
  per  100  grammi  di  suolo  (peso  secco) e calcolo della biomassa
  microbica    equivalente   alla   respirazione   massima   iniziale
  utilizzando l'equazione descritta in (4).

3.1. Preparazione del campione
   Il  campione  di  suolo  viene setacciato (< 2 mm) per eliminare i
residui delle radici e la macrofauna presente. Il setacciamento rende
il  suolo  maggiormente  omogeneo  facilitando sia la dispersione del
glucosio sia il rilascio della CO(base 2) evoluta.
   La stima del SIR in suoli seccati all'aria non risulta corretta in
quanto  una parte della biomassa microbica potrebbe essere inattivata
o  uccisa.  In  suoli naturalmente secchi o con un basso contenuto di
umidita'  e'  comunque possibile applicare il metodo SIR per la stima
della  biomassa  microbica senza dover ricorrere all'umidificazione o
alla pre-incubazione.
   3.2.  Aggiunta al suolo della concentrazione saturante di glucosio
in  soluzione  o  in  polvere  L'aggiunta del substrato puo' avvenire
utilizzando  il  glucosio  in soluzione o in polvere. In quest'ultimo
caso il glucosio viene disperso in talco (0.5 g di talco per 100 g di
suolo)  al  fine  di  rendere  piu'  omogenea  la  concentrazione del
glucosio  nel  suolo.  La  concentrazione  ottimale  di  glucosio  da
aggiungere al suolo deve essere stabilita di volta in volta eseguendo
degli esperimenti preliminari; la concentrazione ottimale di glucosio
e'  generalmente  compresa tra 1 e 8 mg g(elevato -1) a seconda delle
tipologie  di  suolo.  Se  il  substrato  e'  disciolto  in  acqua la
concentrazione della soluzione varia da 8 a 30 mg Ml-1.

   3.3. Incubazione del suolo
   Un'aliquota  di suolo pari a 1 g di suolo secco, al quale e' stato
aggiunto  il  substrato,  viene posta in un recipiente di vetro che a
sua  volta e' inserito in bottiglie il cui volume e' di 28-30 mL o in
siringhe  con  un volume di 60 ml. Le bottiglie o le siringhe, chiuse
ermeticamente  per  impedire  gli  scambi  gassosi  con  l'atmosfera,
vengono  incubate  a 25 gradi C per circa 5-6 ore dopo l'aggiunta del
substrato.

   3.4. Determinazione della respirazione massima iniziale
   Le  determinazioni  della CO(base 2) sono eseguite sia sui suoli a
cui  non  e'  stato  aggiunto  il substrato (controllo) sia sui suoli
lasciati incubare per 5-6 ore dall'aggiunta di glucosio.
   Per  la  determinazione della CO(base 2) possono essere utilizzate
varie apparecchiature, le piu' comunemente utilizzate sono:
   3.4.1. gas cromatografo (GC);
   3.4.2. sistema a flusso di aria;
   3.4.3. respirometro (Sapromat);
   3.4.4. ultragas 3 (Wosthoff analizzatore di CO(base 2)
   3.4.5. analizzatore ad infrarossi.
   3.4.1. Gas cromatografia
   La  determinazione  della  CO(base 2) mediante l'uso della tecnica
della  gas  cromatografia  e' semplice e veloce e consente di leggere
circa 40 campioni per ora.
   Il  campione  di  gas prelevato dallo spazio di testa mediante una
siringa  e'  generalmente  di  1 mL. I gas cromatografi hanno la fase
stazionaria   costituita   da  colonne  Poropak  (T,  Q)  in  acciaio
inossidabile  di  1.5-2.2  m, diametro interno di 1-2 mm e utilizzano
come  gas  di trasporto l'elio (He). I detector per la determinazione
della  CO(base  2)  sono  generalmente  quelli  a termoconducibilita'
(TCD).  La calibrazione dello strumento e' eseguita mediante l'uso di
standard di CO(base 2) a concentrazione nota.

   3.4.2. Sistema a flusso di aria
   Il  sistema  per la determinazione della CO(base 2) consiste in un
apparato  costituito  da  beute  (125  mL)  contenenti 30 g di suolo,
all'interno delle quali viene insuffiata aria priva di CO(base 2). Il
gas  in  uscita  dalle beute (flusso pari a 50-80 mL min(elevato alla
-1))  viene  fatto  passare attraverso 50 mL di NaOH 10-20 mM in modo
che  la  CO(base 2) liberata dal suolo possa essere trasportata dalla
corrente di aria e catturata dalla soluzione alcalina. Si aggiunge il
glucosio  in  soluzione portando il suolo al 120 % della capacita' di
campo  in  quantita' pari a 8 mg g(elevato -1) di suolo. La quantita'
di  CO(base  2)  catturata  dalla  soluzione  di NaOH fu determinata,
previa  precipitazione  dei carbonati con l'aggiunta di BaCl(base 2),
mediante  la  titolazione  a  pH  8.6  con  HCl  a  molarita' nota ed
utilizzando come indicatore di pH la fenolftaleina.

   3.4.3. Respirometro (Sapromat)
   I   respirometri  sono  considerati  sistemi  di  misura  migliori
rispetto   ai   sistemi   statici   della   gas  cromatografia  nelle
determinazioni  su  suoli  alcalini. Infatti, a seguito della cattura
della  CO(base  2)  in  soluzione  alcalina  il sistema provvede alla
misurazione  sia  del  consumo  di  O(base 2) sia della produzione di
CO(base  2),  cosi'  come e' stato descritto nello specifico capitolo
relativo alla respirazione del suolo.
   Si  Utilizzano 0.5 g di suolo posti in un volume di 19 mL e 0.3 mL
di  KOH 5 M per intrappolare la CO(base 2) prodotta. 1 mL di glucosio
e'  aggiunto  al  suolo in soluzione (30 mg mL(elevato alla -1)) e la
respirazione  e'  misurata  ogni  30  minuti leggendo direttamente le
variazioni di pressione al micromanometro.

   3.4.4. Ultragas 3 (Wosthoff) analizzatore di CO(base 2)
   Lo  strumento l'Ultragas 3 (Wosthoff), analizzatore di CO(base 2),
consente  di  sottrarre  la  CO(base 2) dall'ambiente in cui e' stata
prodotta  mediante  una  corrente  di aria, dopo di che la CO(base 2)
viene  catturata  da  una soluzione di NaOH 0.04 N. La conducibilita'
della soluzione alcalina varia in funzione della quantita' di CO(base
2)  catturata  e  pertanto  le  letture di conducibilita' dopo essere
state registrate vengono automaticamente convertite in concentrazione
di CO(base 2).
   La quantita' di suolo necessaria per ogni campione e' di circa 100
g a cui viene aggiunto il glucosio in polvere mescolato con talco nel
rapporto  di  1:3.  Il  suolo  e  il  substrato vengono omogeneizzati
assicurando  una  distribuzione  uniforme  del  glucosio nel suolo. I
campioni  da analizzare vengono posti in provette di plastica (25 x 4
mm) chiuse con tappi di poliuretano e collegate con l'analizzatore di
CO(base 2).
   Il  flusso di aria priva di CO(base 2) e' intermittente (ogni ora,
per circa 20 minuti) e il tasso di respirazione viene misurato per 10
minuti.

   3.4.5. Analizzatore ad infrarossi
   L'analizzatore   di   gas   a  infrarossi  e'  un  metodo  per  la
determinazione   della   CO(base  2)  molto  sensibile  ed  e'  stato
utilizzato anche per la determinazione della respirazione del suolo.

   4. Espressione dei risultati
   La  differenza tra la respirazione dopo 5-6 ore di incubazione dei
suoli a cui e' stato aggiunto glucosio e quella basale (controllo) e'
espressa  come  µmol  CO(base  2) g(elevato -1) suolo secco h(elevato
alla -1).

                            x =(X6-X0)/h

dove

X  = mL di CO(base 2) 100 g(elevato -1) h(elevato -1) (respirazione
     indotta dall'aggiunta di substrato-SIR);

X6 = mL di CO(base 2) dopo 6 ore di incubazione dall'aggiunta di
     substrato;

Xo = mL di CO(base 2) relative alla respirazione basale (controllo);

h  = ore di incubazione (5 o 6).

Metodi IV.1.

ATTIVITA' UREASICA DEI SUOLI

1. Oggetto
   Il  presente  documento fissa i metodi per la determinazione della
attivita' ureasica del suolo.

Metodo IV.1.1.

Determinazione mediante la misura dell'urea non consumata

1. Principio

   Il  metodo  di  determinazione prevede l'incubazione, per un tempo
prefissato,  di  un campione di suolo con una soluzione non tamponata
di  urea e la misura della quantita' di urea non trasformata mediante
determinazione colorimetrica.
   L'incubazione va effettuata in assenza di un batteriostatico.

   2. Reattivi
   Utilizzare  acqua  bidistillata  o  ultrapura  e reagenti di grado
analitico:
   2.1.  soluzione  di  urea  2 mg ML-1 in acqua: sciogliere 2.0 g di
urea  in  circa 700 mL di acqua, e portare a volume finale di 1 litro
con acqua;
   2.2.  soluzione  di  acetato  di  fenilmercurio (PMA) 50 mg L-1 in
acqua;
   2.3.  soluzione  di  fenilmercurio  acetato  e  cloruro  potassico
(KCl-PMA)  (2 M KCl-5 mg L-1 PMA): sciogliere 1.5 g di KCl in 9 litri
di acqua e aggiungere i litro di soluzione di PMA (2.2.);
   2.4. soluzione di diacetilmonossima (DAM): sciogliere 2.5 g di DAM
in 100 mL di acqua;
   2.5. soluzione di tiosemicarbazide (TSC): sciogliere 0.25 g di TSC
in 100 mL di acqua;
   2.6. soluzione acida: aggiungere 300 mL di acido fosforico (H3PO4)
all'85%  e 10 mL di acido solforico concentrato (H(base 2)SO(base 4))
a 100 mL di acqua e portare a volume finale di 500 mL con acqua;
   2.7.  soluzione colorante: mescolare immediatamente prima dell'uso
25  mL  di soluzione di diacetilmonossima (2.4.) e 10 mL di soluzione
di tiosemicarbazide (2.5.) con 500 mL di reagente acido (2.6.);
   2.8.  soluzione  standard  di urea (250 mg/mL: sciogliere 0.5 g di
urea  in  circa 1500 mL di soluzione di KCl-PMA (2.3.), e diluire a 2
litri con la stessa soluzione. Tale soluzione contiene 250 µg di urea
miL-1, se l'urea utilizzata e' pura.
   Tutti   i   reattivi  sono  stabili  per  parecchie  settimane  se
conservati  a  4 gradi C in frigorifero, tranne il reattivo colorante
(2.7.) che deve essere preparato immediatamente prima dell'uso.

   3. Apparecchiatura
   Normale attrezzatura da laboratorio e in particolare:
   3.1. beute tarate da 50 mL, provviste di tappo di vetro;
   3.2. bagno termostatico;
   3.3. bagnomaria bollente;
   3.4. imbuti filtranti da vuoto (di polietilene);
   3.5. spettrofotometro o colorimetro.

   4. Procedimento
   4.1. Saggio di attivita'
   Incubare in una bottiglia di vetro chiusa 5 g di suolo umido cioe'
non seccato all'aria, preventivamente setacciato (<2 mm sulla base di
un  campione  seccato  in  stufa), con 5 mL di soluzione di urea 2 mg
ML-1  (10  mg  di urea) per 5 ore a 37 gradi C in bagno termostatico.
Alla  fine dell'incubazione, rimuovere il tappo e aggiungere 50 mL di
reagente  3.  Chiudere  di  nuovo  la  bottiglia e agitare per 1 ora.
Filtrare  la sospensione di suolo, sotto vuoto, utilizzando un filtro
di carta Whatman n. 42.
   Effettuare il saggio in tre repliche.
   4.2. Determinazione colorimetrica dell'urea
   Pipettare   una  aliquota  (1-2  mL)  di  estratto  ottenuto  dopo
filtrazione, contenente al massimo 200 µg di urea in una beuta tarata
da  50  mL,  portare a un volume di 10 mL con la soluzione KCl-PMA, e
aggiungere   30   mL   della   soluzione  colorante  (2.7.).  Agitare
vigorosamente  per  alcuni  secondi per mescolare bene i componenti e
porre   in  bagnomaria  bollente.  Dopo  30  minuti  di  incubazione,
raffreddare  immediatamente  la beuta sotto acqua corrente per almeno
15  minuti  (o  ponendo  in  bagno  di acqua fredda a 12-20 gradi C).
Portare  il  volume  a  50  mL  con  acqua e mescolare accuratamente.
Misurare  l'intensita'  della colorazione rossa prodotta a 500-550 nm
(il   massimo   di  assorbimento  e'  riportato  a  527  nm)  con  lo
spettrofotometro  (nel  caso  che venga usato un colorimetro usare un
filtro verde n. 54).
   4.3. Preparazione di una curva di calibrazione
   Diluire 10 mL di soluzione standard di urea (2.8.) a 100 mL con la
soluzione   (KCl-PMA)   (2.3.)   in  una  beuta  tarata  e  mescolare
accuratamente.  Pipettare,  poi,  0,  1,  2,  4,  6,  e  8 mL di tale
soluzione  in  tante beute tarate da 50 mL, aggiustare il volume a 10
mL  la  soluzione  KCl  PMA  e  procedere  esattamente come descritto
precedentemente  per  la  determinazione  dell'urea  nell'estratto di
suolo.  I  vari  campioni conterranno rispettivamente 0, 25, 50, 100,
150 e 200 µg di urea.

   5. Espressione dei risultati
   L'attivita'  ureasica  si  esprime in quantita' (g o moli) di urea
idrolizzata da 1 g di suolo in 1 ora di incubazione.
   Calcolare  la  quantita'  di urea rimasta (A) mediante la curva di
calibrazione  preparata utilizzando la soluzione standard di urea. La
quantita'  di  urea  idrolizzata da 1 g suolo in 1 ora di incubazione
sara' data dalla differenza fra i g di urea inizialmente aggiunti (10
g)  e  quelli misurati nell'estratto (A), il tutto diviso per 5 (g di
suolo incubati) e ancora per 5 (ore totali di incubazione).

                  Attivita' ureasica = (10-A)/5 x 5

Metodo IV.1.2.

Determinazione mediante misura dell'ammoniaca prodotta

1. Principio

   Il  metodo  di  determinazione  prevede l'incubazione per un tempo
prefissato  di un campione di suolo con una soluzione non tamponata o
tamponata  di  urea.  Sul filtrato del campione si effettua la misura
della   quantita'   di  ammoniaca  prodotta  mediante  determinazione
colorimetrica.
   L'incubazione va effettuata in assenza di un batteriostatico.
   L'ammoniaca formatasi reagisce con il sodio salicilato in presenza
di  sodio  dicloroisocianurato  e  in  condizioni  alcaline  forma un
complesso   stabile   di   colore   verde.   La  presenza  del  sodio
nitroprussiato nella miscela di incubazione agisce da catalizzatore e
aumenta la sensibilita' del metodo di circa 10 volte.

   2. Reattivi
   Utilizzare  acqua  bidistillata  o  ultrapura  e reagenti di grado
analitico:
   2.1.  soluzione  concentrata di urea (0.72 M) in acqua: sciogliere
43.2 g di urea in circa 700 mL di acqua, e portare a volume finale di
1 litro con acqua;
   2.2. soluzione diluita di urea (0.08 M) in acqua: sciogliere 4.8 g
di  urea  in 700 mL di acqua e portare a volume finale di 1 litro con
acqua oppure diluire la soluzione 0.72 M alla molarita' finale 0.08 M
(fattore di diluizione 9);
   2.3.  soluzione  di  cloruro  potassico  e  acido  cloridrico (1 N
KCl-0,01 N HCl): sciogliere 74.56 g di KCl in 1 litro di 0.01 N HCl;
   2.4. tampone borato pH 10: mescolare 50 mL di 0.025 M Na2B4O7 x 10
H(base 2)O (9.525 g L-1) con 18.3 mL di NaOH 0.1 M e diluire a 100 mL
con acqua;
   2.5.  soluzione di sodio salicilato: mescolare al momento dell'uso
100  mL  di  sodio  nitroprussiato 0.12% (1.2 g L-1), 100 mL di sodio
salicilato 17% (170 g L-1) e 100 mL di acqua distillata;
   2.6.  soluzione di dicloroisocianurato sodico 0.1%: sciogliere 1 g
di dicloroisocianurato sodico in 1 litro di acqua;
   2.7.  soluzione  standard di NH4Cl (NH(base 4 elevato a +)-N, 1 mg
ML-1): sciogliere 3.8207 g di NH4Cl in 1 litro di acqua.

   3. Apparecchiatura
   Normale attrezzatura da laboratorio e in particolare:
   3.1. beute tarate da 100 mL, provviste di tappo di vetro;
   3.2. bagno termostatico;
   3.3. agitatore meccanico;
   3.4. imbuti filtranti da vuoto (di polietilene);
   3.5. spettrofotometro o colorimetro.

   4. Procedimento
   4.1. Saggio di attivita'

a) Saggio  in  assenza  di  tampone:  5 g di suolo (campioni di suolo
   fresco-umido  preventivamente  setacciati  (<2 mm) e conservati in
   buste di polietilene a 4 gradi C) vengono posti in beute da 100 mL
   e  umettati  con  2.5  mL  di  soluzione 0.08 M di urea (2.2.). Le
   beute,  chiuse con tappo di vetro, vengono incubate per 2 ore a 37
   gradi  C  in bagno termostatico. Dopo incubazione, i tappi vengono
   rimossi  e ai campioni vengono aggiunti 50 mL di soluzione KCl/HCl
   (2.3.)  e  le  miscele  vengono  tenute in agitazione su agitatore
   meccanico per almeno 30 minuti. Le risultanti sospensioni sono poi
   filtrate  sotto  vuoto  usando  filtri di carta Whatman n. 42. Sui
   filtrati    si    effettua    la    determinazione   colorimetrica
   dell'ammoniaca. Il saggio va effettuato in triplicato.
b) Saggio  in  presenza di tampone: A 5 g di suolo, posti in beute da
   100  mL,  vengono aggiunti 2.5 mL di soluzione concentrata di urea
   0.72 M (2.1.) e 20 mL di tampone borato pH 10.0 (2.4.). I campioni
   vengono  incubati  per  2  ore a 37 gradi C, trattati con 30 ml di
   soluzione  di  KCl/HCl  (2.3.)  e  successivamente  filtrati  come
   descritto   precedentemente.   I  filtrati  ottenuti  vengono  poi
   analizzati  per il contenuto di ammoniaca. Il saggio va effettuato
   in triplicato.

   Per  ambedue  i  metodi  si  allestiscono  campioni  di  controllo
incubando  il suolo con 2.5 mL di acqua distillata e aggiungendo urea
alla fine dell'incubazione e immediatamente prima dell'aggiunta della
soluzione KCl/HCL.
   4.2. Determinazione colorimetrica dell'ammoniaca
   1  mL  di filtrato viene diluito a 10 mL con acqua distillata e si
aggiungono  in  successione  5 mL della soluzione di sodio salicilato
(2.5.)  e  2  mL di soluzione di sodio dicloroisocianurato (2.6.). Si
incuba a temperatura ambiente per 30 minuti e si legge l'assorbanza a
690 nm. Il colore e' stabile per almeno 8 ore a temperatura ambiente.
   4.3. Preparazione di una curva di calibrazione
   La  standardizzazione  del metodo si effettua allestendo una curva
di  calibrazione utilizzando la soluzione standard di NH4Cl. Campioni
contenenti  0,  0.5,  1.0, 1.5 e 2.0 µg per mL di NH(base 4 elevato a
+)-N vengono sottoposti al procedimento prima descritto.

   5. Espressione dei risultati
   L'attivita'  ureasica  si  esprime  in  quantita'  (g  o  moli) di
ammoniaca prodotta da 1 g di suolo in 2 ore di incubazione.
   Calcolare  la quantita' di ammoniaca prodotta mediante la curva di
calibrazione  preparata  utilizzando la soluzione standard di cloruro
di  ammonio.  Nel calcolo vanno considerate le diluizioni operate per
l'estrazione     dell'ammoniaca     e    successiva    determinazione
colorimetrica.

Metodi IV.2.

ATTIVITA' PROTEOLITICA DEL SUOLO

1. Oggetto

   Il  presente  documento  fissa  i  metodi  per  la  determinazione
dell'attivita' proteolitica del suolo.

Metodo IV.2.1.

Attivita' proteasica verso substrati di alto peso molecolare

1. Principio

   Il  metodo  si basa sulla determinazione di amminoacidi rilasciati
dopo incubazione del suolo in presenza di caseina.

   2. Reattivi
   2.1.  Soluzione tampone (Tris 50 mM a pH 8.1). Si sciolgono 6.05 g
di  Tris  (idrossimetil) amminometano in 700 mL di acqua distillata e
quindi  si  aggiusta  il  valore  di pH della soluzione a 8,1 con una
soluzione di HCl; si diluisce infine ad 1 l con acqua distillata;
   2.2.  soluzione di caseina. Si sospendono 10 g di caseinato sodico
in  acqua  distillata  calda (circa 50 gradi C) e dopo agitazione per
almeno 1 ora si porta a 500 mL con acqua distillata. Se si dispone di
caseina  si consiglia di sospendere 10 g del composto in tampone tris
(1)  e  di  portare  eventualmente  il  valore  di  pH  a 8,1 con una
soluzione  di NaOH; dopo aver agitato la sospensione per almeno i ora
si porta a 500 mL con tampone tris;
   2.3.  soluzione  di  acido  tricloroacetico.  Si sciolgono 75 g di
acido  tricloroacetico  (TCA)  in  circa 300 mL di acqua distillata e
quindi si diluisce a 500 mL con acqua distillata;
   2.4. soluzione di carbonato sodico. Si sciolgono 50 g di Na2CO3 in
60  mL  di  una  soluzione  di  NaOH  1N che sono stati in precedenza
diluiti con acqua distillata; infine si diluisce ad 1 L;
   2.5. soluzione di solfato rameico. Si sciolgono 0,5 g di CuSO(base
4).5H(base  2)O  in  acqua  distillata  e  si  porta  il volume della
soluzione a 100 mL con acqua distillata;
   2.6.  soluzione  di  tartrato  sodico. Si scioglie 1 g di tartrato
sodico  (C4H4KNaO6.4H(base  2)O)  in acqua distillata e si diluisce a
100 mL con acqua distillata;
   2.7  soluzione  di  carbonato  sodico,  solfato rameico e tartrato
sodico. Si diluiscono 1000 mL della soluzione di carbonato (4) con 20
mL della soluzione 5 e con 20 mL della soluzione 6;
   2.8.  soluzione  di  Folin-Ciocalteau.  Si  diluiscono  167 mL del
reagente  di  Folin  con  500 mL di acqua distillata. La soluzione e'
instabile e deve essere preparata immediatamente prima dell'uso;
   2.9.  soluzione  standard  di  tirosina.  Si  sciolgono  50  mg di
tirosina  in  circa 70 mL di tampone tris (soluzione) e si diluisce a
100 mL con tampone tris.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Spettrofotometro;
   3.2.  bagno  ad acqua con dispositivo per agitare e controllare la
temperatura;
   3.3. centrifuga.

   4. Procedimento
   4.1. Saggio di attivita'
   Si  pone  1 g di suolo fresco in un tubo da centrifuga e quindi si
aggiungono  5  mL  di tampone Tris e 5 mL della soluzione di caseina.
Dopo aver tappato il tubo da centrifuga, si mescola il contenuto e si
incuba  per  2  ore  a  50  gradi  C  sotto  agitazione  in  un bagno
termostatato. Alla fine della incubazione si aggiungono 5 mL di TCA e
si  agita il contenuto. Per la preparazione del controllo si segue lo
stesso  protocollo  sperimentale della prova con la sola eccezione di
aggiungere  la  soluzione  di  caseina alla fine della incubazione ed
immediatamente  prima dell'aggiunta di TCA. Si consiglia di replicare
il  saggio. Quindi si centrifuga la sospensione (10.000-20.000 g) per
10 minuti.
   4.2. Determinazione colorimetrica degli aminoacidi
   Vengono  aggiunti  5 mL del surnatante a 7,5 mL della soluzione di
carbonato  sodico,  solfato rameico e trartrato sodico; si incuba per
15  minuti  a  temperatura  ambiente  e  poi si aggiungono 5 mL della
soluzione  di  Folin.  Si  filtra  la  sospensione  e  dopo un'ora si
determina  la  densita'  ottica  a  700  nm; si consiglia di eseguire
diverse determinazioni prima di ottenere un valore costante.
   4.3. Preparazione della curva di taratura
   Si  pipettano  0, 1, 2, 3, 4 e 5 mL della soluzione di tirosina in
palloni  volumetrici  della  capacita'  di  10 mL; si aggiungono 5 mL
della soluzione di caseina in ciascun pallone volumetrico e quindi si
porta  a  volume con il tampone tris. Si determina la densita' ottica
come descritto in precedenza.

   5. Espressione dei risultati
   L'attivita'  proteasica  si  esprime  in quantita' (g) di tirosina
prodotta da 1 g di terreno secco in 2 ore di incubazione.
   Si  sottrae la densita' ottica del controllo da quella delle prove
e  si  calcola la quantita' di tirosina prodotta mediante la curva di
calibrazione preparata utilizzando la soluzione standard di tirosina.
   Dopo  si  calcola  l'attivita'  proteasica  del  campione di suolo
secondo la seguente formula:


                                                C x 15
µg tirosina/g terreno secco/2 ore = -----------------------------
                                     peso secco di 1 g di suolo

   dove   15  rappresenta  il  volume  finale  della  soluzione  dopo
l'aggiunta  del  TCA e C e' la concentrazione di tirosina determinata
sulla curva di calibrazione.

Metodo IV.2.2.

Determinazione  dell'attivita'  proteasica verso un substrato a basso
peso molecolare

1. Principio

   Il metodo si basa sulla determinazione dell'ammoniaca liberata per
catalisi  di  un derivato dipeptidico (N-alfa-benzoil-L-argininamide,
BAA) mediante misure potenziometriche.
   Il  metodo  puo'  essere  applicato  per  tutti  i  tipi di suolo,
compresi quelli fortemente organici.

   2. Reattivi
   2.1  Tampone  K(base2)HPO  (base  4)/KH(base2)PO (base 4) 0.1 M pH
7.00;
   2.2.  soluzione  A: disciogliere g 27.8 di KH(base2)PO (base 4) in
1000 mL di acqua deionizzata;
   2.3.  soluzione  B:  disciogliere g 53.65 di K(base2)HPO (base 4).
7H(base 2)O o g 71.7 di K(base2)HPO (base 4) 12H(base 2)O in 1000 mL;
   2.4. miscelare 390 mL di A con 610 mL di B e diluire a 2000 mL: pH
7.00;
   2.5.  NaOH  10  M:  sciogliere  40  g di idrossido di sodio (NaOH,
esente  da  ammoniaca)  in  80  mL  di  acqua  deionizzata,  lasciare
raffreddare e diluire a 100 mL;
   2.6.   (substrato):   N-alfa-benzoil  L-argininammide  idrocloruro
monoidrato  0.03  M.  Il substrato deve essere conservato a 4 gradi C
(stabile per circa 2 settimane);
   2.7.  KCl  2  M:  sciogliere  149.1 g di sale anidro in 1000 mL di
acqua;
   2.8.  soluzione  concentrata  di  NH4Cl  1000  mg/L;  pesare,  con
l'approssimazione  di  +/- 1 mg, 3.819 g di cloruro di ammonio anidro
(NH4Cl)  seccato  a  110  gradi C, sciogliere in acqua e diluire ad 1
litro;
   2.9.  soluzione  standard  di  NH4Cl  10  mg/mL.  Dalla  soluzione
concentrata   di  cloruro  ammonio  si  prepara  per  diluizione  una
soluzione a 10 mg/L e una a 1 mg/L per tarare lo strumento.

   3. Apparecchiatura
   3.1. Potenziometro munito di elettrodo selettivo per ammoniaca;
   3.2. bagno (ad acqua) oscillante, riscaldato e termostatato;
   3.3. agitatore magnetico;
   3.4. pH-metro;
   3.5. vetreria da laboratorio.

   4. Procedimento
   E' preferibile, come in tutti i saggi enzimatici eseguire prove in
triplo, compreso i controlli.
   4.1. Saggio di attivita'
   Il  suolo  (1g) viene posto in un beaker da 25 mL; si aggiungono 4
mL  di tampone fosfato e 1 mL di substrato. Nel controllo si aggiunge
solo  tampone  fosfato  (il substrato si aggiunge dopo l'incubazione,
prima  della  determinazione  di  ammoniaca).  Si pone ad incubare in
bagno  termostatato per 2 ore a 40 gradi C; e' necessario tappare con
"parafilm"  o  altro  per  impedire  l'evaporazione  del solvente. Si
toglie  dal  bagno  e  si aggiungono 4 mL di KCl 2M (volume finale 10
mL).  Si  eseguono  le  determinazioni  di  ammoniaca  liberata dalla
idrolisi   enzimatica   del   BAA   direttamente  nei  recipienti  di
incubazione  contenenti suolo e 10 mL di soluzione. La determinazione
viene  eseguita  al  potenziometro  come  qui  di  seguito  riportato
(taratura dello strumento).
   4.2. Taratura dello strumento
   E'  preferibile  l'uso  di  potenziometri provvisti della funzione
"CONCENTRAZIONE"   oltre   che   della   scala   dei  mV,  in  quanto
operativamente  piu'  semplici.  Possono  comunque  essere utilizzati
tutti  gli  elettrometri in grado di apprezzare variazioni di +/- 0.5
mV.
   Prima   dell'uso   assicurarsi   della  efficienza  dell'elettrodo
selettivo e in particolare della integrita' della membrana (attenersi
al  manuale  di  istruzione  della ditta costruttrice). In generale i
controlli da eseguire sono:

- pendenza  della  retta  di  taratura - concentrazione di NH (base 4
  elevato +) e potenziale (e' funzione della temperatura);
- tempo di risposta (e' funzione della concentrazione di ammoniaca);
- riproducibilita'   (intervallo   di   concentrazione  con  risposta
  lineare).

   Si  esegue  la determinazione della soluzione standard 10 mg/L; si
utilizzano circa 10 mE di soluzione in un beaker da 25 mL, si immerge
per  3-5  mm  l'elettrodo  nella  soluzione,  si  agita con agitatore
elettromagnetico  (senza creare vortici), si aggiungono 0.1-0.2 mL di
NaOH  10  M  (pH  intorno  a  11).  Si  registrano  i  valori  in  mV
corrispondenti a questa concentrazione di ammoniaca; si esegue quindi
la  determinazione  del  potenziale  dato  dalla  soluzione avente la
concentrazione  di  1 mg/L. Le soluzioni ammoniacali che differiscono
di  un valore 10 in concentrazione danno approssimativamente pendenze
di 57 mV a 18 gradi C e 59 mV a 25 gradi C.
   Se  si  lavora con un apparecchio provvisto della funzione "CONC",
si imposta il valore dello standard (p. es. 1 mg/L) a cui corrisponde
un  valore  costante  nel tempo in mV sulla scala dello strumento; si
imposta  la  pendenza  trovata  nelle  condizioni  sperimentali  e lo
strumento e' pronto per ulteriori determinazioni, che saranno date in
concentrazione  di  NH (base 4 elevato +) (mg/L). Se lo strumento non
e'  provvisto  della  funzione  "CONC",  si  riportano i valori in mV
corrispondenti ai vari campioni su una retta di taratura che fornisce
le concentrazioni di ammoniaca (mg/L) in corrispondenza dei valori di
potenziale  (mV).  Dopo  10  determinazioni  circa,  e  osservando le
istruzioni   operative   dello  strumento,  si  deve  controllare  la
concentrazione  di  uno  standard  e  immergere  l'elettrodo  in  una
soluzione  a  pH  4  per  rimuovere  eventuale  depositi di idrossidi
colloidali  od  altro  e sporcizia sulla membrana. Queste precauzioni
sono  prese  a  discrezione  dell'operatore  e compatibilmente con la
velocita' di "risposta" dell'elettrodo e del tipo di suolo in esame.
   5. Espressione dei risultati
   I  valori  di  concentrazione  di  NH  (base  4  elevato +) (mg/L)
misurati  direttamente al potenziometro per i singoli campioni devono
essere sottratti dei rispettivi controlli.
   Quindi  si  calcola  l'attivita'  enzimatica in base alla seguente
espressione:


            Attivita' enzimatica (µgN-NH4/g h(elevato alla -1)) =

                           µgN-NH4/mL
            ------------------------------------- x 10 mL
            peso secco suolo x ore di incubazione

Metodi IV.3.

DETERMINAZIONE DELL'ATTIVITA' FOSFATASICA DEL SUOLO

1. Oggetto

   Il  presente  documento  fissa  i  metodi  per  la  determinazione
dell'attivita' fosfatica del suolo.

Metodo IV.3.1.

Metodo per la determinazione della fosfomonoesterasi

1. Principio

   Il    principio   del   metodo   per   la   determinazione   delle
fosfomono-esterasi consiste nel determinare spettrofotometricamente a
400 nm il p-nitrofenolo rilasciato quando il suolo emesso ad incubare
con    soluzioni    tamponate   di   p-nitrofenilfosfato   di   sodio
(fosfomonoesterasi)  eventualmente in presenza di toluene come agente
sterilizzante.

   2. Reattivi
   2.1.  Tampone  Universale  Modificato  (TUM-soluzione  madre; vedi
"Commenti"):  sciogliere  12,1  g  di tris(idrossimetil)amminometano,
11,6  g  di  acido  maleico, 14,0 g di acido citrico e 6,3 g di acido
borico  in 488 mL di NaOH 1N, quindi diluire la soluzione ad un litro
con H(base 2)O distillata (conservare in frigorifero);
   2.2.  tampone Universale Modificato a pH 6,5 ed a pH 11,0 (TUM-6,5
e TUM-11): porre 200 mL di TUM-soluzione madre in un beker da 500 mL,
portare il pH a 6,5 con una soluzione di HCl 0,1N e quindi diluire ad
un  litro  con  H(base  2)O  (TUM-6,5).  Prelevare  altri  200  mL di
TUM-soluzione  madre, portare a pH 11,5 con una soluzione di NaOH 0,1
N e quindi diluire ad un litro con H(base 2)O (TUM-11);
   2.3. p-Nitrofenil fosfato (p-NP) 0,025 M: in un matraccio da 50 mL
solubilizzare  0,420  g  di  p-nitrofenil  fosfato  tetraidrato (sale
bisodico)  in 40 mL di TUM-6,5 per saggi di fosfomonoesterasi acida o
in  40  mL di TUM-11 per saggi di fosfomonoesterasi alcalina, portare
quindi a volume con il TUM utilizzato per la solubilizzazione;
   2.4.  cloruro  di  calcio  0,5  M:  in  un  matraccio  da un litro
solubilizzare  73,5  g di CaCl(base 2).H(base 2)O con circa 700 mL di
H(base 2)O, quindi portare a volume con H(base 2)O;
   2.5.  idrossido  di  sodio  0,5  M:  in  un  matraccio da un litro
sciogliere  20  g di NaOH con circa 700 mL di acqua, quindi portare a
volume con acqua;
   2.6.  soluzione  standard  di  p-nitrofenolo:  sciogliere 1,0 g di
p-nitrofenolo  con circa 70 mL di H(base 2)O, diluire ad un litro con
H(base 2)O (conservare in frigorifero).

   3. Apparecchiatura
   3.1. Spettrofotometro UV-VIS;
   3.2. pHmetro.

   4. Procedimento
   Porre 1g di terreno in un matraccio da 50 mL, aggiungere 0,2 mL di
toluene,  4 mL di TUM-6,5 per i saggi di fosfomonoesterasi acida o di
TUM-11  per  quelli  di  fosfomonoesterasi  alcalina,  ed  1 mL della
soluzione  contenente  p-nitrofenil  fosfato  nello  stesso  tampone.
Agitare  per  alcuni  secondi,  chiudere  il  matraccio  e  porlo  in
incubatore  a  37  gradi  C per un'ora. Bloccare la reazione mediante
aggiunta  di  1  mL  di  CaCl(base  2) 0,5 M e di 4 mL di NaOH 0,5 M.
Agitare il tutto per alcuni secondi quindi filtrare la sospensione su
un  filtro  a  fascia  blu  (o  Whatman  n.  2).  Eseguire la lettura
spettrofotometrica   del   filtrato  a  400  nm  contro  un  "bianco"
costituito  da  tutti i reagenti tranne la soluzione del p-nitrofenil
fosfato    sostituendola    con    1    mL   del   TUM   appropriato.
Contemporaneamente  ai  saggi  di  attivita' va eseguito un saggio di
controllo  con lo stesso procedimento, ma aggiungendo la soluzione di
p-nitrofenil   fosfato  solo  dopo  aver  aggiunto  le  soluzioni  di
CaCl(base  2) 0,5 M e di NaOH 0,5 M (cioe' immediatamente prima della
filtrazione della sospensione di terreno).
   La  concentrazione  del p-nitrofenolo contenuto nel filtrato viene
eseguito  tramite  una  retta  di  taratura costruita con le densita'
ottiche di soluzioni standard contenenti 0, 10, 20, 30, 40 e 50 µg di
p-nitrofenolo.  (Preparare  tali soluzioni diluendo 1 mL di soluzione
di  p-nitrofenolo  0,025  M  a  100  mL  con  il  TUM  appropriato, e
prelevando da questa soluzione aliquote di 0, 1, 2, 3, 4 e 5 ml. Dopo
aver  aggiustato  il  volume  a  5  mL  con  H(base 2)O addizionare a
ciascuna  soluzione  1 mL di CaCl(base 2) 0,5 M e 4 mL di NaOH 0,5 M,
filtrare  la  sospensione ottenuta e sul filtrato eseguire la lettura
spettrofotometrica a 400 nm).

   5. Espressione dei risultati
   I  risultati  sono  espressi  in  termini  di  µg di p-nitrofenolo
g(elevato -1) h(elevato alla -1).

   Metodo IV.3.2.

   Metodo per la determinazione della fosfodiesterasi

   1. Principio

   Il    principio   del   metodo   per   la   determinazione   delle
fosfodiesterasi  consiste  nel  determinare spettrofotometricamente a
400  nm  il  p-nitrofenolo  rilasciato  quando  il  suolo e' messo ad
incubare  con soluzioni tamponate di bis-p-nitrofenilfosfato di sodio
(fosfodiesterasi),  eventualmente  in presenza di toluene come agente
sterilizzante.

   2. Reattivi
   2.1.  Tampone  tris-(idrossimetil)-amminometano  0,05  M  a pH 8,0
(TRIS-8):  sciogliere  6,1  g  di tris-(idrossimetil)-amminometano in
circa  800  mL  di  H(base  2)O  ed  aggiustare  il pH ad 8,0 con una
soluzione  di  H(base  2)SO(base  4) 0,2 N, quindi diluire fino ad un
litro;
   2.2. bis-p-Nitrofenil fosfato (b-PNP) 0,005 M: sciogliere 0,1811 g
di  bis-p-nitrofenil  fosfato  di  sodio  con  circa 80 mL di tampone
TRIS-8,  quindi  diluire  a  100  mL  con  il  tampone (conservare in
frigorifero);
   2.3.              soluzione              estraente              di
tris-(idrossimetil)-amminometano-idrossido  di  sodio  0,1  M a pH 12
(TRIS-NaOH):  sciogliere  12,2 g di tris-(idrossi-metil)-amminometano
con  circa 800 mL di H(base 2)O ed aggiustare il pH a 12 con NaOH 0,5
N, quindi diluire ad un litro con H(base 2)O;
   2.4.  cloruro  di  calcio  0,5  M:  sciogliere 73,5 g di CaCl(base
2).H(base  2)O con circa 700 mL di H(base 2)O, quindi diluire fino ad
un litro con H(base 2)O;
   2.5.  soluzione  di tris-(idrossimetil)-amminometano 0,1 M a pH 10
(TRIS-l0):  sciogliere 12,2 g di tris-(idrossimetil)-amminometano con
circa  800  mL  di  H(base  2)O,  quindi diluire fino ad un litro con
H(base 2)O;
   2.6. soluzione standard di p-nitrofenolo (vedi fosfomonoesterasi).

   3. Apparecchiatura
   3.1. Spettrofotometro UV-VIS;
   3.2. pHmetro.

   4. Procedimento
   Porre  1  g di terreno in un matraccio da 50 mL, aggiungere 0,2 mL
di  toluene,  4 mL di tampone TRIS-8 ed 1 mL della soluzione di b-PNP
0,005  M. Agitare per alcuni secondi la miscela di reazione. Chiudere
il  matraccio  e  porlo  in  un  incubatore  a  37 gradi C per 1 ora.
Bloccare  la reazione mediante aggiunta di 1 mL di CaCl(base 2) 0,5 M
e  4  mL  di  TRIS-NaOH.  Agitare il tutto per alcuni secondi, quindi
filtrare  la  sospensione  su di un filtro a fascia blu (o Whatman n.
2).  Eseguire  la  lettura  spettrofotometrica  sul filtrato a 400 nm
operando come descritto per le fosfomonoesterasi.

   5. Espressione dei risultati
   I  risultati  sono  espressi  in  termini  di  µg di p-nitrofenolo
g(elevato -1) h(elevato alla -1).

   Metodo IV.3.3.

   Metodo per la determinazione della pirofosfatasi

   1. Principio

   Il  principio del metodo per la determinazione della pirofosfatasi
consiste  nel determinare spettrofotometricamente a 700 nm il fosfato
rilasciato  quando  il  suolo  e' messo ad incubare con una soluzione
tamponata di pirofosfato di sodio.

   2. Reattivi
   2.1. Idrossido di sodio 1 N;
   2.2. acido solforico 0,1 N;
   2.3.  tampone  Universale  Modificato  (TUM-soluzione madre) (vedi
fosfomonoesterasi);
   2.4. TUM a pH 8,0 (TUM-8): prelevare 200 mL di TUM-soluzione madre
e  portarli  a  pH 8,0 con HCl 0,1 N, diluire quindi fino ad un litro
con H(base 2)O;
   2.5. soluzione di pirofosfato di sodio 50 mM: sciogliere 2,23 g di
Na4P2O7.10H(base  2)O con 20 mL di TUM-8; aggiustare il pH ad 8,0 con
una  soluzione  di HCl 0,1 N, quindi diluire fino a 100 mL con H(base
2)O (preparare la soluzione giornalmente);
   2.6.  soluzione di acido ascorbico 0,1 M-acido tricloroacetico 0,5
M  (Reagente  A): sciogliere 8,8 g di acido ascorbico a 41 g di acido
tricloroacetico  con  circa 400 mL di H(base 2)O quindi aggiustare il
volume a 500 mL (preparare la soluzione giornalmente);
   2.7.   ammonio  molibdato  tetraidrato  0,0  15  M  (reagente  B):
sciogliere  9,3  g di (NH4)6Mo7O(base 2).4H(base 2)O con circa 450 mL
di H(base 2)O, quindi diluire fino a 500 mL con H(base 2)O;
   2.8.  citrato  di  sodio  (0,15 M)-arsenito di sodio (0,3 M)-acido
acetico  (7,5  %) (reagente C): sciogliere 44,1 di citrato di sodio e
39  g  di Na3AsO3 con circa 800 mL di H(base 2)O, aggiungere 75 mL di
acido  acetico  glaciale (99,9%) e diluire fino ad i litro con H(base
2)O;
   2.9.   soluzione  standard  di  fosfato:  sciogliere  0,439  g  di
KH(base2)PO  (base 4) con circa 700 mL di H(base 2)O e diluire quindi
fino ad 1 litro sempre con H(base 2)O (tale soluzione contiene 100 µg
di P-PO4-3/mL).

   3. Apparecchiatura
   3.1. Spettrofometro UV-VIS;
   3.2. pHmetro.

   4. Procedimento
   Porre 1 g di terreno in un tubo da centrifuga da 50 ml, aggiungere
3  mL  della  soluzione  di pirofosfato di sodio 50 mM ed agitare per
alcuni secondi, chiudere il tubo e porlo ad incubare a 37 gradi C per
5  ore. Dopo incubazione aggiungere immediatamente 3 mL di TUM-8 e 25
mL  di  H(base  2)SO(base  4)  1  N.  Agitare la miscela per almeno 3
minuti,  quindi  centrifugare  la sospensione per 30 secondi a 12.000
rpm.  Porre  1 mL di supernatante in un matraccio da 25 mL contenente
10  mL di reagente A, successivamente aggiungere 2 mL di reagente B e
5  mL di reagente C. Dopo agitazione portare a volume con H(base 2)O.
Dopo quindici minuti fare la lettura allo spettofotometro a 700 nm.
   La  concentrazione  in P-PO4-3 viene determinata tramite una retta
di  taratura  costruita con le densita' ottiche di soluzioni standard
contenenti  0,  5,  10,  15,  20  e 25 µg di P-PO4-3. (Preparare tali
soluzioni  diluendo 0, 5, 10, 15, 20 e 25 mL della soluzione standard
di fosfato in matracci da 100 mL e portando a volume con H(base 2)O).

   5.  Espressione dei risultati I risultati sono espressi in termini
di µg di P-PO4-3 g-1h(elevato alla -1).

Metodo IV.4.

DETERMINAZIONE DELL'ATTIVITA' SOLFATASICA DEL SUOLO

1. Oggetto

   Il  presente  documento  fissa  un  metodo  per  la determinazione
dell'attivita' solfatasica del suolo.

   Metodo IV.4.1.

   Metodo per la determinazione della arilsolfatasi

   1. Principio
   Il    principio    del    metodo,    consiste    nel   determinare
spettrofoto-metricamente  il p-nitrofenolo rilasciato quando il suolo
e'    messo    ad   incubare   con   una   soluzione   tamponata   di
pnitrofenilsolfato di sodio eventualmente in presenza di toluene come
agente sterilizzante.

   2. Reattivi
   2.1. Toluene;
   2.2.  tampone  acetato  0,5  M  a  pH  5,8:  sciogliere  68  g  di
CH3COONa.3H(base  2)O con circa 700 mL di H(base 2)O, aggiungere 1,70
mL  di  acido acetico glaciale (99%) e diluire ad un litro con H(base
2)O;
   2.3.   soluzione  di  p-nitrofenilsolfato  di  potassio  0,025  M:
sciogliere 0,312 g di p-nitrofenilsolfato di potassio con circa 40 mL
di  tampone  acetato,  quindi  diluire  fino  a 50 mL con il tampone.
(Conservare la soluzione in frigorifero);
   2.4.  cloruro  di  calcio  (CaCl(base  2))  0,5  M. Preparare come