(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica

    Il comune di Burgio (Agrigento), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  26 maggio 2002,
presenta  forme  di ingerenze da parte della criminalita' organizzata
che  compromettono  l'imparzialita'  della gestione e pregiudicano il
buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei
servizi.
    In  relazione all'esito dell'attivita' investigativa condotta nel
territorio,   dalla   quale   e'   emerso   un   contesto  ambientale
caratterizzato  dalla  presenza  della  criminalita'  organizzata, il
prefetto  di Agrigento ha disposto, con provvedimento del 27 febbraio
2004,  l'accesso  agli  uffici,  ai  sensi  dell'art. 1, comma 4, del
decreto-legge  6 settembre  1982,  n.  629,  convertito  dalla  legge
12 ottobre  1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni,
per  verificare la sussistenza di condizionamenti mafiosi all'interno
del comune.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si
rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della esistenza di fattori
di  inquinamento  dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa
dell'influenza  della  criminalita'  organizzata,  ponendo in risalto
come,   nel   tempo,  l'uso  distorto  della  cosa  pubblica  si  sia
concretizzato   nel   favorire   soggetti  collegati  direttamente  o
indirettamente con gli ambienti malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte  amministrative  risultano  favorite da una fitta ed intricata
rete  di  parentele,  affinita', amicizie e frequentazioni che lega i
componenti  della  giunta  e  diversi  consiglieri, cosi' come alcuni
dipendenti e lavoratori assunti per progetti di pubblica utilita', ad
esponenti della locale consorteria o a soggetti ad essa contigui.
    In  tale contesto, va verosimilmente assunto un decisivo ruolo di
collegamento,   un  amministratore  di  cui  e'  stata  accertata  la
contiguita'   ad  ambienti  della  criminalita'  organizzata  e  che,
investito   di   funzioni   di   particolare   rilevanza  all'interno
dell'amministrazione,  era  nella  condizione  di orientare le scelte
gestionali  dell'ente.  La  sussistenza  di  tale collegamento appare
confermata  anche  dalla  circostanza  che il predetto amministratore
intratteneva  rapporti  a carattere professionale con ditte e imprese
la  cui titolarita' e' riconducibile a soggetti appartenenti o vicini
alla   criminalita'   organizzata,  cui  sono  stati  ricorrentemente
affidati dall'amministrazione lavori, forniture e servizi.
    In  particolare,  gli  accertamenti esperiti hanno fatto emergere
l'azione  condizionante  svolta sull'attivita' contrattuale dell'ente
locale,  grazie al ruolo «carismatico» acquisito nell'ambiente locale
per  effetto  dell'uso  congiunto delle prerogative derivategli dalla
carica pubblica e dalla fitta rete di relazioni con imprese, connessa
all'esercizio   dello  studio  di  consulenza  di  cui  e'  titolare,
peraltro,  insieme  ad un altro socio legato da rapporti di parentela
con un esponente di spicco di una famiglia mafiosa. Altra circostanza
che  assume significativita' in quel contesto e' l'atto intimidatorio
compiuto  nei  confronti  del  predetto,  che per tale motivo sarebbe
stato indotto a rassegnare le dimissioni dalla carica.
    La  commissione  incaricata  dell'accesso riferisce, inoltre, che
nell'apparato  burocratico,  nella  passata  gestione  amministrativa
capeggiata  dal  medesimo sindaco, e' stato preposto ad un delicato e
strategico  settore,  nell'imminenza  del  turno  elettorale  per  il
rinnovo  degli  organi  comunali,  il nipote di un elemento di spicco
della  malavita organizzata locale. Viene sottolineato, in proposito,
come  nell'attribuzione  dell'incarico  dirigenziale  il predetto sia
stato  evidentemente  favorito dall'amministrazione che ha proceduto,
previa  apposita  modifica  regolamentare,  alla  copertura del posto
dirigenziale  tramite  concorso interno ed in carenza degli specifici
titoli di studio previsti per la predetta qualifica.
    Come ampiamente esposto nella relazione conclusiva dell'attivita'
ispettiva,   nel   settore  degli  appalti  pubblici  e'  emersa  una
accentuata propensione dell'amministrazione comunale a deviazioni dal
sistema  di  legalita'  che la rende particolarmente vulnerabile alle
pressioni esercitate dall'esterno.
    Sintomatico segnale di soggezione dell'apparato politico a scelte
corrispondenti ad interessi estranei all'ente e' il dato fattuale che
le  procedure di conferimento degli appalti non sono state ispirate a
principi  di correttezza e trasparenza al fine di garantire la libera
concorrenza  tra  gli operatori per il bene pubblico e che, fin dalla
passata  gestione  amministrativa,  capeggiata  dal medesimo sindaco,
hanno  beneficiato  di  incarichi  e  di appalti pubblici, in diverse
occasioni,  a  turno,  persone  e ditte i cui titolari hanno rapporti
parentali   o   di   frequentazione   con  esponenti  della  malavita
organizzata.
    Nei  numerosi  casi esaminati, la commissione ha rilevato infatti
che  le  procedure  di  aggiudicazione  presentano  gravi anomalie ed
irregolarita', quali l'errata applicazione della normativa in materia
di  criteri di aggiudicazione, l'inadeguata pubblicita' del bando, la
preclusione  a  ditte  con  sede fuori del comune di partecipare alla
gara,  l'ammissione di offerte oltre il termine, l'interruzione dello
svolgimento  delle  operazioni  di  gara  senza che venisse attestata
l'avvenuta  adozione  di  tutte  le  misure necessarie a garantire la
segretezza    delle    offerte,   la   mancata   acquisizione   della
certificazione   antimafia   da  parte  delle  ditte  aggiudicatarie.
Inoltre,  la  circostanza  piu'  volte  riscontrata  che  le  offerte
appaiono redatte dalla medesima mano, ha indotto l'organo ispettivo a
ritenere  sussistente  un  accordo  collusivo fra le ditte offerenti,
volto   ad   eludere   la  libera  concorrenza  ed  a  predeterminare
l'aggiudicatario.  Indiscriminato e' risultato, inoltre, il frequente
ricorso alla proroga degli affidamenti dei servizi.
    Caratterizzata  da  anomalie  che  appaiono  sintomatiche  di  un
atteggiamento di favoritismo nei confronti di determinate imprese, e'
l'aggiudicazione dei lavori di manutenzione dell'impianto di pubblica
illuminazione,  per un anno, ad una ditta il cui titolare ha rapporti
di  frequentazione  con  esponenti di spicco della locale consorteria
mafiosa,  e,  per l'anno successivo, ad una ditta facente capo ad una
persona   molto   vicina   al   titolare   della   precedente   ditta
aggiudicataria.
    L'attivita'  di  accesso ha rilevato poi che l'amministrazione ha
spesso  stretto rapporti contrattuali, sia tramite trattativa privata
sia tramite cottimo fiduciario, in assenza dei presupposti di legge e
nonostante  non fosse ancora stato istituito un albo delle imprese di
fiducia,  con  soggetti  che hanno rapporti di parentela, affinita' o
amicizia  con persone tratte in arresto per associazione a delinquere
di  stampo  mafioso  o  frequentano  soggetti  a questi vicini. Tra i
contraenti   prescelti   viene,   in   particolare,   annoverata  una
cooperativa fra i cui soci figura un soggetto che frequenta esponenti
mafiosi,  cui  sono  stati affidati sia i servizi di mensa scolastica
che di assistenza domiciliare ad anziani e disabili, e che non ha mai
presentato il prescritto certificato antimafia.
    L'organo   ispettivo   evidenzia   che   fra  le  ditte  invitate
dall'amministrazione,  nel  2004,  ad  iscriversi all'istituendo albo
delle   imprese  di  fiducia,  talune  hanno  titolari  con  rapporti
parentali,  amicali  od  economici  con  soggetti di elevato spessore
criminale  che nella precedente consiliatura hanno gia' svolto lavori
o servizi per l'amministrazione.
    Sono     inoltre     indicative     di    anomale    interferenze
nell'amministrazione,   l'erogazione   di   ripetuti   contributi  di
assistenza  economica  in  violazione  delle  norme  regolamentari di
riferimento  e  non  sempre  validamente  giustificata  da  effettive
esigenze,  ed  il  ritardo  nell'accertamento e nella riscossione dei
tributi locali.
    Tale  quadro  di  diffuse  disfunzioni  e illegittimita', secondo
quanto  emerge  dall'accesso  esperito,  risulta peraltro assecondato
dalla  carenza  della  dovuta  attivita'  di indirizzo e controllo da
parte   degli   organi   di   governo   nei  confronti  dell'apparato
burocratico.
    Alcuni   episodi  criminosi,  riconducibili  al  tentativo  della
criminalita' organizzata di interferire nell'attivita' della pubblica
amministrazione,  verificatisi  anche  in  prossimita' della scadenza
elettorale,  hanno  altresi' determinato uno stato di precarieta' sul
piano della percezione della sicurezza pubblica.
    Gli  elementi  fattuali  desunti  dall'indagine ispettiva e degli
organi  di  polizia, riscontrati unitariamente, appaiono determinanti
in ordine all'accertamento della vicinanza tra l'amministrazione e la
criminalita'  organizzata  e  concorrono  a  configurare  un concreto
pericolo di sviamento dell'attivita' comunale dal perseguimento degli
interessi dell'intera collettivita'.
    L'inosservanza   del   principio   di  legalita'  nella  gestione
dell'ente   e   l'uso   distorto   delle  pubbliche  funzioni,  hanno
compromesso  le  legittime  aspettative  della  popolazione ad essere
garantita  nella  fruizione  dei  diritti  fondamentali,  minando  la
fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni.
    Pertanto,  il  prefetto di Agrigento, con relazioni del 5 ottobre
2004  e  del  14 giugno  2005,  che  qui  si  intendono integralmente
richiamate,   ha  proposto  l'applicazione  della  misura  di  rigore
prevista  dall'art.  143  del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267.
    La descritta condizione di assoggettamento necessita che da parte
dello  Stato  sia  posto in essere un intervento mirato al ripristino
della  legalita'  mediante  il  recupero  della struttura pubblica al
servizio dei suoi fini istituzionali.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di
Burgio  (Agrigento), si formula rituale proposta per l'adozione della
misura di rigore.
      Roma, 1° agosto 2005
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu