(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  comune  di  Tufino (Napoli), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  13 maggio 2001,
presenta  forme  di ingerenza da parte della criminalita' organizzata
che  compromettono  l'imparzialita'  della gestione e pregiudicano il
buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei
servizi.
    A  seguito  di  esposti  presentati  alla  prefettura  -  ufficio
territoriale  del  Governo di Napoli da alcuni consiglieri, nei quali
si  denunciava che la gestione amministrativa del comune di fatto era
condotta,  da  alcuni amministratori locali, peraltro, ritenuti dalle
forze  dell'ordine  vicini anche all'ambiente mafioso, in un clima di
intimidazione  e  prevaricazione  e sulla base di logiche prettamente
clientelari,   il  prefetto,  sentito  il  comitato  provinciale  per
l'ordine   e   la  sicurezza  pubblica,  al  fine  di  verificare  se
l'attivita'  amministrativa  dell'ente  fosse soggetta ad influenze e
condizionamenti  esterni riconducibili ad ambienti della criminalita'
organizzata,  ha  disposto,  il  19 giugno  2003,  l'accesso ai sensi
dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge n. 629/1982, convertito nella
legge n. 726/1982 e successive modificazioni ed integrazioni, per gli
accertamenti di rito.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura e nella
successiva    relazione    integrativa,   alle   quali   si   rinvia,
nell'avvalorare   l'ipotesi   della   sussistenza   di   fattori   di
inquinamento  dell'azione  amministrativa  dell'ente  locale  a causa
dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata nel
territorio,  pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della
cosa  pubblica  si  sia concretizzato nel favorire soggetti collegati
direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte   amministrative   emergono   dal   coinvolgimento  di  alcuni
amministratori  negli  ambienti della locale criminalita', avvalorato
da  una  fitta  rete  di  frequentazioni,  intercorrenti tra costoro,
dipendenti   dell'ente   e   soggetti  gravitanti  nell'ambito  della
delinquenza  organizzata,  nonche'  da  una  gestione  amministrativa
fortemente  caratterizzata da irregolarita', incongruenze ed anomalie
nei  settori  dell'erogazione  dei  benefici economici, del controllo
sull'attivita'  edilizia,  del  rilascio delle relative concessioni e
della esecuzione dei lavori pubblici.
    Dalle  risultanze  dell'accesso  ispettivo sono emerse situazioni
che,  oltre  a  comprovare  le  anomale  interferenze nella attivita'
amministrativa dell'ente, non consentono di escludere che il processo
di libera formazione della volonta' degli amministratori possa subire
nel tempo ulteriori alterazioni, con conseguente compromissione della
trasparenza, della funzionalita' e della imparzialita' dell'attivita'
amministrativa.
    L'altissimo  numero di esposti anonimi e le numerose richieste di
audizione  pervenute  alla  commissione  di accesso anche da parte di
esponenti   della   maggioranza,   vengono   inoltre  considerate  un
indicativo  segnale  del  clima  di  condizionamento  in  cui vive la
societa' civile di Tufino.
    Gli  accertamenti  condotti e le testimonianze raccolte nel corso
dell'attivita'  di  accesso  pongono  in luce che l'organo di vertice
dell'amministrazione   e  un  dipendente  comunale  ne  monopolizzano
l'attivita'  amministrativa,  orientandola a loro piacimento, secondo
logiche prettamente clientelari.
    In   particolare,   la  commissione  riferisce  che  il  predetto
dipendente  viene  unanimemente  definito:  «importante referente del
sindaco»,  suo fervente sostenitore nelle campagne elettorali, «molto
vicino  a  clan  camorristici  presenti  nella  zona»,  e in grado di
orientare  a  suo  piacimento  le scelte amministrative a causa della
«forte influenza che il predetto ha nei confronti del sindaco», e per
questo, nel contempo, temuto, ma anche obbligato punto di riferimento
per gli abitanti di Tufino che sono indotti a rivolgersi a lui per la
risoluzione di qualsiasi problema.
    Il  dipendente  in  questione  risulta  frequentare pregiudicati,
alcuni  dei  quali  affiliati al clan camorristico egemone nei comuni
limitrofi,  ed ha a carico numerosi precedenti penali; risulta essere
stato  piu' volte denunciato per minacce, ingiurie, oltraggio, truffa
aggravata ai danni dello Stato e ai danni del comune di Tufino.
    E'  emerso  che,  in  occasione  dell'arresto  dello  stesso  per
assenteismo,  l'amministrazione non solo si sia limitata ad applicare
al  dipendente,  la  lieve  sanzione  disciplinare di sospensione dal
lavoro  e  dalla  retribuzione  per dieci giorni, ma ha, subito dopo,
provveduto  a  conferirgli l'incarico di assistente presso il comando
di  polizia  municipale. Viene precisato, al riguardo, che anche dopo
questa collocazione lo stesso ha continuato a disertare l'ufficio e a
gestire nelle ore di lavoro l'agenzia di assicurazione ubicata a poca
distanza  dalla  sede  di  lavoro,  intestata alla sua convivente. Di
questa  stessa agenzia si avvale fra l'altro il comune per la stipula
delle polizze assicurative.
    Inoltre anche un altro dipendente e' stato tratto recentemente in
arresto  in quanto ritenuto responsabile dei reati di truffa ai danni
dello Stato e falsita' ideologica.
    In  ordine  alla  figura  del  capo  dell'amministrazione,  nella
relazione d'accesso vengono riportate le dichiarazioni rilasciate dal
vicesindaco,  da due ex assessori e da un consigliere di maggioranza,
che  descrivono  l'amministratore come accentratore e arbitrariamente
autoritario,  «in  grado  anche  di  porre  in  essere ritorsioni nei
confronti  di chi e' in disaccordo con lui». Lamentano, infatti, che,
non  solo  viene  negata alla opposizione ogni forma di controllo, ma
che  ad  assessori  e consiglieri della maggioranza viene imposta una
adesione  acritica  agli  atti  deliberativi gia' stilati in assoluta
mancanza di collegialita'.
    Dagli  accertamenti  condotti  e'  risultato  che  il  sindaco ha
diversi   precedenti   di   polizia   per   gravi  ipotesi  di  reato
assolutamente incompatibili con il ruolo istituzionale rivestito.
    E'  stato  altresi'  appurato  che  un  consigliere  di minoranza
frequenta  pregiudicati  della zona, alcuni dei quali affiliati ad un
clan  camorristico,  e  che ha acconsentito ad assumere uno di questi
soggetti presso la propria azienda, per fargli ottenere i benefici di
giustizia richiesti.
    In ordine all'attivita' amministrativa posta in essere dall'ente,
che  negli  esposti  viene indicata come esclusivamente preordinata a
favorire  parenti  e  sostenitori  di  amministratori  attraverso  la
pratica  del  voto di scambio, e a vessare gli avversari politici, la
commissione  ha  riferito  che l'ente ha erogato benefici economici a
vario titolo a ben diciannove soggetti pregiudicati, alcuni dei quali
titolari di attivita' economiche di un certo rilievo.
    Fra  questi figurano due soggetti parenti di affiliati a sodalizi
camorristici;  la  vedova  di  un  affiliato  ucciso in un agguato di
stampo  mafioso,  nella  cui abitazione e' stato tratto in arresto un
appartenente   ad   una  cosca  criminosa  di  Napoli;  soggetti  con
gravissimi  precedenti  per  sequestro  di persona a scopo di rapina,
tentato omicidio di un appartenente alla Polizia di Stato, detenzione
e  porto  illegale di armi, violenza carnale e sottrazione di minore,
concorso in omicidio volontario, favoreggiamento della prostituzione;
il fratello di un socio della ditta che svolge per l'ente il servizio
di  vigilanza che risulta imputato per il reato di cui al 416-bis del
codice penale.
    Inoltre,  viene evidenziato che l'ente non espleta l'attivita' di
controllo   su   tutta  l'attivita'  edilizia  posta  in  essere  sul
territorio,  ma solo su segnalazioni, e quindi in maniera occasionale
e  potenzialmente  strumentale,  mentre tutte le concessioni edilizie
risultano  essere state rilasciate senza la preventiva verifica della
conformita' degli interventi edilizi proposti alle norme urbanistiche
e di edilizia generale e locale.
    Al  riguardo  viene indicata come sintomatica la vicenda relativa
alla  concessione  rilasciata  al  figlio  del  sindaco per lavori di
ristrutturazione  edilizia  ed  adeguamento  igienico sanitario di un
fabbricato  che non risulta corredata dei necessari elaborati tecnici
ne'  della  valutazione  di  conformita' dei lavori alle prescrizioni
imposte  agli  interventi  edilizi  nella  zona interessata dal piano
regolatore generale.
    Anche   per  gli  insediamenti  produttivi  sono  state  rilevate
assegnazioni in aperta violazione delle norme urbanistiche.
    Anche  i  lavori  per  la realizzazione della nuova casa comunale
sono  stati  affidati  ad una ditta riconducibile ad un congiunto del
segretario  della commissione di gara e con un sistema di appalto che
la  legge  prescrive per lavori di importo inferiore. La consegna dei
lavori  e'  stata  inoltre  effettuata  prima  dell'approvazione  del
progetto  esecutivo.  Alla  stessa  ditta  e'  stata  successivamente
affidata,  con  costi  particolarmente  onerosi  per  l'ente e con la
motivazione   della   somma   urgenza,  anche  la  pulizia  dell'area
antistante  il  cantiere,  che  a  detta  di  diversi  testimoni  non
presentava effettive esigenze di intervento. Per questi ultimi lavori
non  risulta  formalizzato  alcun contratto ne' redatti il verbale di
somma  urgenza  e la perizia giustificativa degli interventi. Inoltre
tre  dipendenti  della  ditta hanno precedenti di polizia e di questi
uno ha precedenti per associazione mafiosa.
    Nel  settore  degli  appalti  numerosi lavori sono stati affidati
direttamente  con  la  motivazione  della  somma  urgenza, nonostante
mancassero,  in  alcuni  casi, i presupposti di legge e, in altri, la
perizia giustificativa degli interventi e l'attestazione del possesso
dei requisiti di ordine generale o tecnico-organizzativi in capo alle
ditte  affidatarie.  L'ente  ha altresi' approvato per diversi lavori
pubblici  la  perizia  di  variante  e  suppletiva  in  mancanza  dei
presupposti normativi di ammissibilita'.
    Inoltre   l'amministrazione   ha  fatto  massiccio  ricorso  alle
assunzioni  a tempo determinato, incorrendo, fra l'altro, anche nelle
procedure  concorsuali,  in numerose violazioni di norme legislative,
regolamentari  e  contrattuali  al  fine di assicurarsi la piu' ampia
liberta' di scelta del soggetto da assumere.
    Viene,   altresi',   rilevato   il   rischio  che  la  situazione
determinatasi  nel  comune  per  effetto  delle  arbitrarieta' che ne
connotano  la  gestione possa indurre ripercussioni sullo stato della
sicurezza   pubblica,   risultando   compromesso   il  diritto  della
collettivita'   locale   allo   svolgimento  democratico  della  vita
amministrativa.
    A tali conclusioni e' pervenuto anche il comitato provinciale per
l'ordine  e  la  sicurezza pubblica, nelle sedute del 4 agosto 2004 e
del 22 maggio 2005.
    Il  complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la
capacita'  di  penetrazione  dell'attivita'  criminosa ha favorito il
consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze di fattori
esterni   al   quadro  degli  interessi  locali,  riconducibili  alla
criminalita'  organizzata,  che,  di  fatto, priva la comunita' delle
fondamentali  garanzie  democratiche  e  crea  precarie condizioni di
funzionalita' dell'ente.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa   il  comune  di  Tufino  la  cui  capacita'  volitiva  risulta
assoggettata   alla   influenza   dei   locali   sodalizi  criminali,
l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso   distorto   delle  pubbliche  funzioni  hanno  compromesso  le
legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella
fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini
nella  legge  e nelle istituzioni; ne sono riprova i numerosi esposti
attraverso i quali vengono auspicati interventi incisivi a tutela del
principio di legalita'.
    Pertanto, il prefetto di Napoli, con relazioni del 10 agosto 2004
e  del  20 maggio 2005, che si intendono integralmente richiamate, ha
proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143
del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in ordine alla quale
il  comitato  provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nelle
sedute  del  4 agosto  2004  e del 22 maggio 2005, ha espresso parere
favorevole.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di
Tufino  (Napoli),  si  formula  rituale proposta per l'adozione della
misura di rigore.
      Roma, 20 ottobre 2005
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu