(all. 2 - art. 1)
                                                          Allegato A1
                                         (Alla delibera n. 4/06/CONS)


                    IL MODELLO DI DETERMINAZIONE
                     DEL TASSO DI REMUNERAZIONE
                       DEL CAPITALE IMPIEGATO



   1. IL  MODELLO  DI CALCOLO DEL TASSO DI REMUNERAZIONE DEL CAPITALE
IMPIEGATO
   L'Autorita',  sulla  base di quanto previsto dalla Raccomandazione
98/322/CE  della  Commissione Europea e coerentemente con le delibere
n. 101/99 e n. 344/01/CONS, nonche' da ultimo secondo quanto previsto
dall'art. 50  del  Codice,  ha  proceduto  a  valutare  il  costo del
capitale utilizzando il metodo del costo medio ponderato del capitale
(WACC,  Weighted  Average  Cost  of Capital). Tale costo, espresso in
termini  percentuali,  e' dato dalla media dei tassi di remunerazione
del  capitale proprio e del capitale di debito pesata rispettivamente
dall'incidenza  che  tali fonti finanziarie hanno sul capitale totale
dell'operatore.
   Il  tasso  di remunerazione del capitale e' calcolato in base alla
seguente formula: WACC = [E/ (D+E)] * Cp /(1-T) + [D / (D+E)] * Cd
   dove:
    E: valore corrente del capitale proprio;
    D: valore corrente del debito finanziario netto;
    Cp  / (1-T): tasso di remunerazione del capitale proprio al lordo
dell'effetto   fiscale;   Cd:   tasso  di  remunerazione  del  debito
finanziario;
    T: aliquota fiscale
   Il  tasso  di  remunerazione  del capitale proprio (Cp), calcolato
sulla base del modello Capital Asset Pricing Model (di seguito CAPM),
e'  dato  dalla somma del tasso di rendimento privo di rischio con il
prodotto  tra  il  tasso  del  rischio incrementale dell'investimento
azionario  rispetto  al  rendimento  privo  di  rischio  (Equity Risk
Premium,  di  seguito  ERP) e  l'indice  di  volatilita'  del  titolo
azionario  dell'operatore  rispetto  al  rendimento medio del mercato
(Coefficiente Beta).
   Cp = Rf + ERP x B1
   dove:
    Rf: Tasso di remunerazione privo di rischio;
    ERP:   Tasso   del   rendimento   incrementale  dell'investimento
azionario  rispetto  al  tasso  privo  di  rischio  (premio  medio di
mercato);
    B1:   Coefficiente   di  volatilita'  beta  (rischio  sistematico
relativo al capitale proprio - Beta levered).
   Il  tasso  di  remunerazione  del  capitale di debito (Cd) e' dato
dalla  somma  del  tasso  privo  di rischio (Rf) e di un tasso per il
premio  dovuto  al  rischio  sul  debito  (Pd, rischio di insolvenza,
cosiddetto debt premium).
   Cd=Rf+Pd
   La  struttura  finanziaria  dell'operatore  e' data dai pesi che i
valori  economici  del  capitale  proprio  e  del  capitale di debito
assumono rispetto al valore economico del capitale totale.
   D/(D+E) e E/(D+E)

   2. IL  CALCOLO DEL TASSO DI RENDIMENTO PRIVO DI RISCHIO (RISK FREE
RATE)
   Il  tasso  di  rendimento  privo  di  rischio  e'  utilizzato  per
calcolare  sia  la remunerazione del capitale proprio nell'ambito del
modello  CAPM,  sia  per determinare la remunerazione del capitale di
debito. In  base alla prassi corrente, il rendimento privo di rischio
e'  valutato  utilizzando  il tasso nominale del rendimento effettivo
lordo dei titoli di stato a medio-lungo termine.
   I  titoli di stato con scadenza a medio-lungo termine maggiormente
utilizzati ai fini della determinazione del tasso di rendimento privo
di rischio sono costituiti dai BTP a scadenza quinquennale, decennale
o  trentennale. Il  rendimento  effettivo lordo dei BTP e' pubblicato
quotidianamente. Per  la  determinazione di tale tasso di rendimento,
quindi,  assume  particolare rilevanza il periodo di riferimento, per
esempio  trimestrale o semestrale, all'interno del quale calcolare il
tasso di rendimento effettivo medio giornaliero.

   2.1 La valutazione dell'Autorita'
   Gli  investimenti  nelle  infrastrutture  di rete effettuati dagli
operatori  rete fissa prevedono generalmente un ritorno economico nel
medio   lungo   periodo. L'Autorita'  con  le  delibere  n. 101/99  e
n. 344/01/CONS ha ritenuto di utilizzare i BTP con scadenza decennale
per  determinare  il  tasso  privo di rischio anche in relazione alla
durata prevista per il ritorno sugli investimenti.
   Ai  fini  del  calcolo  del  tasso  di  rendimento effettivo medio
giornaliero dei BTP, un arco di tempo di riferimento mensile fornisce
un'informazione   finanziaria   puntuale,   ma   soggetta   a   forti
oscillazioni  di  periodo  in periodo. D'altra parte un intervallo di
riferimento  di  dodici  mesi  permette di ottenere informazioni piu'
stabili, ma poco significative dal punto di vista finanziario.
   L'Autorita'  pertanto  ritiene che il tasso di rendimento privo di
rischio  debba  essere  calcolato come media giornaliera del tasso di
rendimento effettivo lordo dei BTP riferita a un periodo di tre mesi.

   A. Si  condivide  l'orientamento dell'Autorita' di utilizzare, per
il calcolo del tasso di rendimento privo di rischio (risk free rate),
la media giornaliera dei rendimenti effettivi lordi dei BTP decennali
relativi a un periodo trimestrale?

   2.2  Le osservazioni degli operatori nel processo di consultazione
pubblica
   Un  operatore rete fissa ritiene che ai fini del calcolo del tasso
di  rendimento  privo  di  rischio,  il  riferimento ad un periodo di
osservazione   trimestrale  appare  inadeguato. Lo  stesso  operatore
ritiene   infatti   metodologicamente   piu'   corretto  prendere  in
considerazione   un   periodo   temporale   piu'   ampio  (un  anno),
coerentemente  anche  con  quanto  previsto  dalla  best practice. Un
periodo   di   un   anno  e',  infatti,  meno  soggetto  a  possibili
oscillazioni  di  tasso  legate  ad  eventi  contingenti  e  pertanto
fornisce  un  dato  piu' stabile e significativo da un punto di vista
finanziario.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e mobile non condividono l'orientamento dell'Autorita' di utilizzare,
per  il  calcolo  del  tasso di rendimento privo di rischio, la media
giornaliera  dei  rendimenti  effettivi lordi dei BTP decennali. Cio'
per  due  ordini  di  motivi,  il primo di natura prettamente tecnico
economica, il secondo strategico regolatoria.
   Tali   operatori   in   conclusione  propongono  all'Autorita'  di
utilizzare  come stima del tasso "risk free" la media giornaliera dei
rendimenti  effettivi lordi dei BTP o di titoli europei confrontabili
con  duration  di 18-24 mesi in coerenza con la durata del periodo di
validita' delle attuali analisi di mercato, prevista dal NQR.
   Un  operatore  di  rete  fissa  ritiene  che  il  calcolo del WACC
dovrebbe  essere  oggetto  di  revisione  annuale  in  ragione  della
variabilita'  a  cui  sono  soggetti i parametri che lo compongono. A
questo  riguardo tale operatore ritiene che debbano essere utilizzati
per  il  calcolo  del  tasso di rendimento privo di rischio, la media
giornaliera  dei  rendimenti  effettivi  lordi  dei BTP a cinque anni
relativi a un periodo trimestrale.

   (2.3) Le conclusioni dell'Autorita'
   Il  costo  del  capitale  rappresenta  il  costo  opportunita'  di
investimenti  alternativi  in  relazione  al capitale impiegato nella
rete fissa di Telecom Italia. Per tale ragione la durata del tasso di
rendimento   privo   di  rischio  deve  riflettere  la  durata  degli
investimenti   realizzati   nella   rete   fissa. Il   ritorno  sugli
investimenti  nella  rete  fissa  e'  tipicamente  riferito  al lungo
periodo. Al riguardo, l'Autorita' ritiene coerentemente con la prassi
regolatoria   seguita   in  altri  Paesi,  che  la  durata  media  di
riferimento  per  il  calcolo  del  rendimento privo di rischio debba
essere riferita ad un arco di tempo decennale.
   Ai  fini  della  determinazione  del  tasso di rendimento privo di
rischio,  l'Autorita'  ha  utilizzato  i  rendimenti  giornalieri del
cosiddetto  indice  benchmark  pubblicati  dal  principale quotidiano
finanziario  italiano  (Sole 24 Ore S.p.A). L'indice benchmark misura
il  rendimento lordo di titoli pluriennali dello Stato con scadenza a
dieci anni per ciascuno dei principali paesi avanzati.
   L'Autorita'  ha  ritenuto  di  utilizzare  l'indice  benchmark  in
quanto,  differentemente  dai BTP, tale indice fornisce un rendimento
di  riferimento  per  i  titoli  privi  di rischio in Italia. I Buoni
Pluriennali del Tesoro, possono infatti fornire a parita' di duration
(nella fattispecie decennale), rendimenti differenziati.
   L'Autorita'   ha   quindi   calcolato,  alla  luce  della  attuale
situazione   dei   mercati  finanziari,  il  rendimento  medio  lordo
dell'indice   benchmark   (per   l'Italia) utilizzando  i  rendimenti
osservati  nell'ultimo  anno  di riferimento. Il rendimento lordo del
tasso privo di rischio, cosi' calcolato, si attesta intorno a 4 punti
percentuali.

   (3) IL CALCOLO DEL COEFFICIENTE BETA
   Il costo del capitale proprio, secondo la migliore prassi corrente
e  sulla  base  della  Raccomandazione  98/322/CE  della  Commissione
Europea,  e'  calcolato  attraverso  il cosiddetto modello CAPM. Tale
modello  richiede  come input il tasso di rendimento privo di rischio
(Rf),   il  coefficiente  di  volatilita'  Beta  relativo  alle  sole
attivita'  oggetto  di  misure  regolamentari,  il  premio di mercato
(Equity  Risk  Premium) riconosciuto  all'investitore  per il maggior
rischio  dell'investimento  azionario rispetto all'investimento privo
di  rischio  e  l'aliquota  fiscale  (T) da  applicare  al  tasso  di
rendimento netto calcolato con il modello CAPM.
   3.1.1 Il coefficiente Beta
   Il  coefficiente  Beta  misura la volatilita' del rendimento delle
attivita'  regolamentate  rispetto al rendimento medio di mercato. In
base  alla  prassi corrente tale coefficiente puo' essere determinato
sulla  base di serie storie rilevate quotidianamente, settimanalmente
o  mensilmente e che fanno riferimento a un periodo di rilevazione di
tre,  quattro  o  cinque  anni. Il  rendimento  medio  di  mercato e'
calcolato  in  base ad un indice di riferimento in cui ciascun titolo
azionario e' trattato.

   3.1.2 La valutazione dell'Autorita'
   L'Autorita'  ha  proceduto  alla  rilevazione degli Equity Beta (o
Beta  levered) delle seguenti Societa': Telecom Italia S.p.A, Telecom
Italia  Mobile  S.p.A., Seat Pagine Gialle, Telecom Argentina e Entel
Chile. In  particolare  sono  stati  rilevati  i  dati  concernenti i
rendimenti  giornalieri  delle societa' e degli indici di riferimento
dei  rispettivi  mercati  di  appartenenza  (MIB  30  per le societa'
italiane) riferiti ad un periodo quinquennale.
   Al  fine  di applicare il tasso di remunerazione del capitale alle
sole  attivita'  regolamentate,  l'Autorita'  ha  ritenuto  di  dover
scorporare   dal   coefficiente  Beta  levered  della  capogruppo  le
componenti  di  volatilita'  riferite  alle  societa'  parzialmente o
interamente  detenute da quest'ultima sulla base dei rispettivi Asset
Beta  (o  Beta  unlevered). Pertanto  si  e' proceduto al calcolo dei
rispettivi  Beta  unlevered. Tale  calcolo  ha richiesto la stima del
Beta  del  debito,  e del rapporto tra capitale proprio e capitale di
debito,  per  la  capogruppo  e  per  ognuna  delle  societa' da essa
partecipata. A  fini  comparativi, il Beta unlevered della capogruppo
e'  stato  confrontato  con  i  valori  riferiti  ai  piu' importanti
operatori integrati presenti in ambito europeo.
   Assumendo  che  i  parametri  di  volatilita' delle partecipazioni
nelle  singole  societa'  contribuiscano  al parametro di volatilita'
relativo  al gruppo in misura pesata ai relativi valori di mercato si
e'  proceduto  a  ricavare  il  Beta  unlevered  relativo  alle  sole
attivita' regolamentate.
   In  fine utilizzando il Beta del debito e il rapporto tra capitale
proprio  e  capitale  di  debito si e' ottenuto il Beta levered delle
attivita' regolamentate.

   B. Si  condivide  l'orientamento dell'Autorita' di utilizzare, per
il   calcolo   del  coefficiente  Beta  le  serie  storiche  rilevate
giornalmente in un arco di tempo quinquennale e di scorporare da tale
calcolo  le  componenti  di  volatilita'  riferite  ad  attivita' non
regolamentate?

   3.1.3   Le   osservazioni   degli   operatori   nel   processo  di
consultazione pubblica
   Un  operatore  di  rete fissa non condivide, per la stima del Beta
delle attivita' di rete fissa, di procedere tramite lo scorporo delle
componenti  di  volatilita'  riferite  ad  attivita'  cosiddette "non
regolamentate",  reputando,  invece,  pertinente procedere tramite lo
scorporo delle componenti di volatilita' riferite ad attivita' non di
rete fissa domestica.
   In  linea di principio tale operatore condivide l'utilizzo, per il
calcolo   del   coefficiente   Beta,   di   serie  storiche  rilevate
giornalmente   in   un  arco  temporale  quinquennale. Tuttavia  tale
operatore  ritiene che per il calcolo del coefficiente Beta, l'indice
di  riferimento  debba  essere  il MIBTEL in quanto indice relativo a
tutte  le  azioni  quotate  in  Borsa  Italiana,  che  esprime meglio
l'andamento  complessivo  del  mercato azionario rispetto al MIB30 il
quale   e'   composto   solo   dalle   prime   trenta   aziende   per
capitalizzazione.
   Infine  lo  scorporo  delle  componenti di volatilita' non di rete
fissa  dovrebbe  essere  effettuato  utilizzando i Beta Levered delle
attivita' partecipate non di rete fissa domestica.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e  mobile  condividono  l'orientamento  dell'Autorita' di misurare un
Beta  valido  per  Telecom  Italia S.p.A. (gruppo) nel suo complesso,
scorporando  i  Beta  asset  misurati per le societa' partecipate. Si
dovrebbe  inoltre  procedere  a  stimare  per  ogni singolo aggregato
regolatorio   un   valore   di   Beta  attraverso  lo  strumento  del
benchmarking con i Beta di imprese operanti in condizioni comparabili
a  quelle dei singoli aggregati regolatori (es. rete di distribuzione
idrica,  rete  di trasporto elettrica, rete di distribuzione del gas,
multiutility).
   Tali  operatori  ritengono  infine che il calcolo del coefficiente
Beta  debba  fare riferimento a serie storiche di durata triennale in
modo  da  escludere  dal calcolo dei Beta la discontinuita' economica
che ha caratterizzato il mercato azionario negli anni 2000 e 2001.
   Un  operatore  di  rete fissa ritiene che l'intervallo di tempo di
osservazione delle serie storiche non debba essere inferiore a cinque
anni. Tale  operatore  ritiene  che  un maggior numero di rilevazioni
possa  fornire  informazioni  statisticamente  piu'  significative  e
pertanto condivide l'orientamento dell'Autorita' circa l'esercizio di
calcolo del coefficiente Beta.

   3.1.4 Le conclusioni dell'Autorita'
   Il  modello  di calcolo CAPM (Capital Asset Pricing Model) prevede
che il coefficiente Beta (equity) sia determinato come covarianza dei
rendimenti  dell'attivita'  in relazione alla varianza dei rendimenti
dell'indice di mercato di riferimento.
   La  maggior  parte degli operatori, rispondenti alla consultazione
pubblica,  condivide  la metodologia di calcolo del coefficiente Beta
per la rete fissa di Telecom Italia proposta dall'Autorita'.
   L'Autorita'  ha  quindi proceduto a calcolare il coefficiente Beta
(equity) della  divisione  di  rete  fissa  di Telecom Italia in base
alla:
    - rilevazione  dei  rendimenti  giornalieri dei titoli di Telecom
Italia e delle societa' partecipate;
    - valutazione  del  capitale  investito delle societa' del gruppo
Telecom Italia a valori di mercato;
    - determinazione  indiretta  del  Equity Beta della rete fissa di
Telecom  Italia  in  relazione al peso di tale attivita' sul capitale
investito consolidato a valori di mercato.
   Per  quanto  concerne i Beta equity delle societa' appartenenti al
gruppo  Telecom  Italia,  le  rilevazioni dei rendimenti dei titoli e
dell'indice  di  mercato  sono  state effettuate sulle serie storiche
giornaliere degli ultimi 5 anni.
   Il  coefficiente  asset Beta misura il coefficiente di volatilita'
del  capitale  investito ed e' calcolato sulla base della formula che
segue una volta noti gli Equity e Debt Beta:
         ---->  Vedere formula a pag. 166 della G.U.  <----

   I rispettivi Asset Beta sono calcolati a partire dagli equity Beta
osservati sul mercato in base alla struttura finanziaria specifica di
ciascuna  societa'  del  gruppo (TIM, Telecom Italia Media), del Beta
del debito (debt Beta), calcolato come rapporto tra premio del debito
e premio di mercato, nonche' dell'aliquota fiscale marginale (IRES).
   Sulla   base   delle   risultanze  della  consultazione  pubblica,
l'Autorita' ha provveduto al calcolo del coefficiente Beta impiegando
diversi  indici  di mercato (MIB 30 e MIBTEL) e ha quindi comparato i
risultati  con  le principali fonti di riferimento internazionali dei
mercati finanziari.
   Le risultanze di tale esercizio di calcolo forniscono coefficienti
Beta  equity  della rete fissa di Telecom Italia compresi all'interno
di in un intervallo ristretto e pari a 0,82 - 0,92.

   3.2.1   IL   TASSO   DEL  RISCHIO  INCREMENTALE  DELL'INVESTIMENTO
AZIONARIO (EQUITY RISK PREMIUM, ERP)
   L'ERP  misura  il  premio  che  remunera  il  rischio incrementale
dell'investimento  azionario  rispetto  al rendimento delle attivita'
finanziarie prive di rischio. In linea di principio il mercato di cui
si calcola il risk premium dovrebbe essere lo stesso mercato rispetto
al  quale  si  effettua  la  stima  del  coefficiente  Beta. La stima
dell'ERP  puo' essere effettuata sia sulla base di serie storiche sia
sulla base dei rendimenti attesi.
   3.2.2 La valutazione dell'Autorita'
   Il tasso del rischio incrementale azionario e' tipicamente stabile
nel  tempo. Variazioni  dell'ordine  di  un punto percentuale di tale
tasso  possono  richiedere  anche  piu'  decenni. L'Autorita'  con le
delibere  n. 101/99  e  n. 344/01/CONS  aveva  determinato  il  tasso
incrementale dell'investimento azionario nella misura del 4%.
   La  valutazione  relativa all'ERP e' stata effettuata considerando
sia  studi e pubblicazioni relativi a serie storiche sia stime basate
sul  calcolo  del premio implicito nella capitalizzazione dell'indice
di  riferimento. Questo  secondo approccio e' basato sull'utilizzo di
un  determinato  tasso  di rendimento atteso che risulta maggiormente
coerente  con  le  finalita' del presente procedimento di definire un
tasso  di  remunerazione del capitale applicabile ad un arco di tempo
tipicamente superiore all'anno.
   L'Autorita'  ha  quindi ritenuto di utilizzare un tasso di rischio
incrementale azionario calcolato attraverso il premio implicito nella
capitalizzazione  dell'indice di riferimento (Dividend Discount Model
semplificato).

   C. Relativamente  alla stima dell'ERP, si condivide l'orientamento
dell'Autorita'  di  utilizzare  un  valore  basato  su  un  tasso  di
rendimento atteso utilizzando l'approccio descritto nei punti 4.2.1 e
4.2.2 del presente documento?

   3.2.3   Le   osservazioni   degli   operatori   nel   processo  di
consultazione pubblica
   Un   operatore   di   rete   fissa  non  condivide  l'orientamento
dell'Autorita'  di  calcolare  il  premio  per  il rischio di mercato
(ERP) ricorrendo  al  Dividend Discount Model (DDM). Al riguardo tale
operatore   ritiene   che   il   DDM  non  sia  utilizzabile  per  la
determinazione   del   premio   per   il   rischio,  in  quanto  cio'
comporterebbe   un  utilizzo  del  modello  che  esula  dalla  prassi
utilizzata   dagli   analisti   finanziari  e  condurrebbe  a  valori
fortemente  volatili  poiche'  basata  su previsioni, per loro stessa
natura  incerte,  di  lungo  periodo  e  non  su  valori storicamente
accertati.
   Il  ricorso  ad  analisi  storiche  sulla  misura dei premi per il
rischio  permette,  al  contrario,  di  calcolare  valori che qualora
vengano  osservati su un orizzonte temporale sufficientemente ampio e
che  dunque  cattura differenti fasi del mercato azionario, tendono a
ridurre il peso dei fattori extrafondamentali e contingenti.
   In    conclusione,   tale   operatore   sottolinea   come,   nella
determinazione  dell'ERP, non sia metodologicamente corretto prendere
in  considerazione dati che si riferiscono ad un periodo temporale di
breve  o  medio  periodo. Maggiore  e'  il  periodo  temporale che si
considera,  piu'  il  corrispondente valore di ERP e' rappresentativo
della maggiorazione di rendimento che un investitore medio si aspetta
di  ottenere investendo nel mercato azionario rispetto al mercato dei
titoli di Stato.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e mobile hanno espresso perplessita' circa la proposta dell'Autorita'
di  determinare  il  valore  dell'ERP  attraverso l'utilizzo del solo
criterio  del  Dividend  Discount  Model  per la stima del valore. In
particolare  tali  operatori  ritengono  che  il  DDM, che prevede di
utilizzare  un  tasso  di  rischio  incrementale  azionario calcolato
attraverso  il premio implicito nella capitalizzazione dell'indice di
riferimento,  possa  portare  a  risultati  molto  lontani dai valori
risultanti dall' analisi di serie storiche. A tal riguardo si ritiene
che  i due metodi (DDM e serie storiche) dovrebbero essere utilizzati
parallelamente  al  fine di validare attraverso l'analisi delle serie
storiche,   le  stime  empiriche  derivanti  dall'utilizzo  del  DMM,
definendo   pertanto   un   premio  per  il  rischio  che  approssimi
adeguatamente le due valutazioni.
   In conclusione tali operatori propongono di calcolare il premio di
rischio  ERP  attraverso l'utilizzo congiunto del DDM e di modelli di
stima  che  utilizzano  le  serie  storiche  nonche' dell'utilizzo di
benchmark  (segnalando come in Gran Bretagna Ofcom abbia calcolato il
valore  dell'ERP  nell'ambito  di un intervallo di valori che fossero
contemporaneamente  coerenti  con le stime derivanti dall'utilizzo di
modelli  basati su serie storiche, su stime prospettiche e analisi di
benchmark).
   Un  operatore  di  rete fissa ritiene che l'ERP subisca variazioni
inferiori  al  punto  percentuale  nel  corso  di  diversi  decenni e
condivide  l'orientamento dell'Autorita' di continuare ad adottare la
stessa  metodologia di calcolo dell'ERP coerentemente con le delibere
101/99 e 344/01/CONS.

   3.2.4 Le conclusioni dell'Autorita'
   Le  osservazioni  espresse  dagli  operatori  nella  consultazione
pubblica  non  convergono sull'identificazione della metodologia piu'
appropriata per il calcolo del premio di mercato. L'Autorita' ritiene
che,   alla  luce  dell'attuale  congiuntura  di  mercato,  l'uso  di
metodologie  di  calcolo basate esclusivamente su serie storiche o su
analisi prospettiche possano fornire risultati non affidabili.
   In  relazione  a quanto premesso e in considerazione del fatto che
il  premio di mercato si modifica solo nel lungo periodo, l'Autorita'
ritiene  opportuno  confermare, per il presente calcolo del costo del
capitale,  il  premio  di  mercato  gia'  determinato con la delibera
n. 344/01/CONS e fissato in 4 punti percentuali.
   Tale  valore  peraltro  e' quello utilizzato da altre Autorita' di
regolamentazione  settoriale  per  la  determinazione  dei  tassi  di
remunerazione del capitale nei rispettivi settori.

   (3.3.1) L'ALIQUOTA    FISCALE:   LA   VALUTAZIONE   DELL'AUTORITA'
L'Autorita',  ai  fini  del  calcolo  del  tasso di remunerazione del
capitale  proprio  ante  imposte,  ha considerato un'aliquota fiscale
attesa a cui sarebbe soggetto un investimento incrementale di risorse
in  attivita' similari. Tale aliquota fiscale e' ottenuta dalla somma
dell'aliquota piena IRPEG e dell'aliquota IRAP.

   D. Si  condivide l'orientamento dell'Autorita' di utilizzare, come
aliquota  fiscale del capitale proprio lordo, quella ottenibile dalla
somma delle aliquote piene dell'IRPEG e dell'IRAP ?

   3.3.2   Le   osservazioni   degli   operatori   nel   processo  di
consultazione pubblica
   Un   operatore   di   rete   fissa  non  condivide  l'orientamento
dell'Autorita'  in  quanto  non  tiene  conto  delle  caratteristiche
dell'ordinamento  tributario nazionale e del contesto nel quale opera
Telecom Italia.
   In  particolare  tale  operatore  ritiene  che non sia logicamente
ammissibile  una  misura  di  tax  rate  ottenuta  come  somma di due
aliquote  riferibili  a  due  tributi diversi (seppur relativi ad uno
stesso  soggetto  passivo). Se  e' vero, come nello specifico caso in
rassegna,  che ciascun tributo e' il risultato di un'aliquota per una
base  imponibile, la somma dei tributi puo' essere rappresentata come
prodotto  tra  somma  delle aliquote e base imponibile soltanto se le
basi  imponibili  coincidono. Peraltro, quando le due basi imponibili
divergono  in  modo sostanziale (i.e. sono diverse) un'operazione del
genere  rischia  di  generare  effetti  distorsivi  ai  limiti  dell'
arbitrarieta'.
   Per  misurare, invece, l'incidenza reale dell'IRAP sul tax rate e'
indispensabile  tener  conto  dell'entita'  del  costo  del lavoro in
relazione   al  EBIT  e  conseguentemente  apportare  un  fattore  di
rettifica (FR) al tasso IRAP di tipo FR * 4,25%.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e   mobile   condividono   l'orientamento  dell'Autorita'  in  merito
all'aliquota  fiscale  da utilizzare ai fini del calcolo del tasso di
remunerazione del capitale proprio ante imposte.
   Un   operatore   di  rete  fissa  condivide  l'orientamento  dell'
Autorita'  di calcolare l'aliquota fiscale del capitale proprio lordo
come  somma  delle  aliquote  IRPEG e IRAP. Tale approccio di calcolo
garantisce  che gli investimenti effettuati sono soggetti alla stessa
aliquota fiscale dei nuovi investimenti. La metodologia di calcolo e'
inoltre  applicabile  a qualsiasi operatore e fornisce trasparenza al
mercato.

   3.3.3 Le conclusioni dell'Autorita'
   L'Autorita'   alla   luce   delle   considerazioni   emerse  nella
consultazione  pubblica ritiene opportuno valutare l'aliquota fiscale
complessiva,  applicabile  al  tasso  di  remunerazione  del capitale
proprio,   sulla   base   del   peso   che   le   imposte   derivanti
dall'applicazione dell'IRES e dell'IRAP hanno sul risultato economico
di Telecom Italia.
   Per  quanto  concerne  L'ITRAP,  e'  prevedibile  una  progressiva
riduzione  in  seguito  alla  politica  fiscale  attesa  dei prossimi
anni. L'Autorita'  ritiene pertanto che il tasso di remunerazione del
capitale  potra'  essere  soggetto a revisione qualora l'IRAP dovesse
subire  delle  rettifiche  significative  a  seguito di interventi di
politica fiscale da parte del governo.
   Cio'   premesso   l'Autorita'   ritiene   che  l'aliquota  fiscale
applicabile  al calcolo del costo del capitale proprio sia valutabile
nell'intorno del 40%.

   4. IL COSTO DEL CAPITALE DI DEBITO
   Il  calcolo  del costo del capitale di debito (Cd) misura il costo
di  acquisizione  di  mezzi  finanziari  di terzi. Tale costo e' dato
dalla  somma  del tasso privo di rischio (Rf) e da un tasso dovuto al
rischio   di  insolvenza  detto  anche  premio  sul  debito  (Pd). Le
obbligazioni di alcuni operatori sono trattate sui principali mercati
regolamentati  e  pertanto  i  relativi  tassi  sono  utilizzati come
approssimazione del costo del debito. Tale approccio tuttavia si basa
su   un   tasso  di  remunerazione  del  debito  non  necessariamente
efficiente in quanto associato al rendimento dell'obbligazione di una
specifica   societa'. In   alternativa  e'  possibile  utilizzare  il
cosiddetto    "tasso    benchmark"    del   mercato   obbligazionario
internazionale,  il  quale  e'  pubblicato  quotidianamente  dai piu'
rilevanti   periodici   specializzati  nelle  dinamiche  dei  mercati
finanziari.
   La  duration  delle  obbligazioni  dovrebbe essere coerente con la
duration del tasso privo di rischio (risk free rate).
   4.1 La valutazione dell'Autorita'
   L'Autorita'  ritiene  che  il  costo  del debito finanziario debba
essere  coerente  con  il  periodo  di riferimento del tasso privo di
rischio e quindi determinato come media dei rendimenti
   medi  degli  ultimi 3 mesi delle obbligazioni Sogerim con scadenza
2011 e Telecom Italia con scadenza 2012.
   Al  tasso  cosi'  ottenuto,  valore  per  altro  allineato  con  i
rendimenti  di  titoli  obbligazionari emessi dalle altre societa' di
telecomunicazioni  europee,  corrisponde  uno  spread  implicito, sul
tasso  di  rendimento  privo di rischio (stimato sulla base di quanto
esposto al punto 3.2 del presente documento) .
   Il  costo complessivo del capitale di debito e' in ultimo ottenuto
facendo  la  media ponderata tra il costo del debito finanziario e le
altre  fonti  di passivo non onerose tra cui i debiti Ex Lege 58/92 e
il fondo TFR.

   E1  Si  condivide l'orientamento dell'Autorita' di utilizzare, per
il  calcolo  del  costo  del capitale di debito finanziario, un tasso
medio  implicito di rendimento relativo agli ultimi tre mesi rilevati
derivato  dall'analisi  delle  emissioni  obbligazionarie  di Telecom
Italia con scadenza pluriennale (2011 e 2012)?

   E.2   Si   condivide   inoltre  l'orientamento  dell'Autorita'  di
calcolare  il  costo  complessivo  del  capitale di debito come media
ponderata  tra  capitale  di  debito  finanziario e le altre fonti di
passivo non onerose (tra cui il TFR e i debiti tributari)?

   4.2  Le osservazioni degli operatori nel processo di consultazione
pubblica
   Un  operatore  di  rete  fissa  non  concorda  con  l'orientamento
espresso  dall'Autorita'  nel quesito E.1 e ritiene che un periodo di
osservazione  trimestrale sia inadeguato. Al riguardo, tale operatore
ritiene,   infatti,   metodologicamente  piu'  corretto  prendere  in
considerazione   un   periodo   temporale   piu'   ampio   un  anno),
coerentemente  anche  con  quanto  previsto  dalla  best practice. Un
periodo   di   un   anno  e',  infatti,  meno  soggetto  a  possibili
oscillazioni legate ad eventi contingenti e pertanto fornisce un dato
piu' stabile, pur mantenendo di significativita' da un punto di vista
finanziario.
   Inoltre,   coerentemente   con   il  periodo  temporale  preso  in
considerazione  per  la  determinazione  del  tasso  risk free (dieci
anni),  si  ritiene piu' opportuno prendere in considerazione un bond
di    Telecom    Italia   avente   scadenza   piu'   lunga   peraltro
disponibile-rispetto   ai   due   bond   (2011   e  2012) individuati
dall'Autorita'.
   In  merito  al  quesito  E.2  lo  stesso  operatore  di rete fissa
condivide  in linea di principio l'approccio metodologico che prevede
di  calcolare  il costo complessivo del capitale di debito come media
ponderata  tra  capitale  di  debito  finanziario e le altre fonti di
passivo  pur  tuttavia precisando che il calcolo del costo del debito
dovrebbe  tener  conto  dei  ratei  e  risconti di natura finanziaria
nonche' del debito netto.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e  mobile  concordano  con l'orientamento espresso dall'Autorita' nel
quesito  E.1 di calcolare il costo del capitale di debito per Telecom
Italia  nel  complesso  delle  sue  attivita'  utilizzando  il  tasso
benchmark riferito a un periodo di 18/24 mesi.
   Gli   stessi  operatori  concordano  con  l'orientamento  espresso
dall'Autorita' nel quesito E.2.
   Un  operatore  di  rete  fissa  ritiene  che  fare  riferimento ai
rendimenti delle obbligazioni di TI significa utilizzare il costo che
TI  deve  sostenere  per  ricorrere  al  mercato  del credito. Per le
diverse caratteristiche di TI tale costo potrebbe essere piu' elevato
del  costo  medio  del  credito  in Italia. Le inefficienze di TI non
dovrebbero  essere  riflesse  nei  costi  dei servizi di accesso e di
interconnessione. Il  tasso  benchmark  e'  applicabile  a  tutti gli
operatori  presenti nei mercati italiani ed e' di facile ed immediata
rilevazione. Per tali ragioni si ritiene che il calcolo del costo del
debito  debba fondarsi sul tasso benchmark e non sui rendimenti delle
obbligazioni di TI.
   Lo   stesso  operatore  di  rete  fissa  condivide  l'orientamento
dell'Autorita' espresso nel quesito E.2.
   4.3 Le conclusioni dell'Autorita'
   Le   osservazioni   espresse   dagli   operatori  in  merito  alla
determinazione  del  costo  del  debito non convergono verso un'unica
metodologia di calcolo.
   In  ragione  delle considerazioni gia' espresse nel paragrafo 2.3,
l'Autorita'  ritiene  che,  coerentemente  con  la duration del tasso
privo  di  rischio e con la prassi internazionale, anche il costo del
debito  debba  essere  riferito  ad  un  periodo  decennale. E' stato
pertanto   stimato   il   rendimento   medio   lordo   di  un  titolo
obbligazionario con scadenza a dieci anni che si e' attestato intorno
a 4,8%.
   In  merito  all'inclusione  delle fonti di passivo non onerose nel
calcolo  del costo del debito, l'Autorita', anche alla luce di quanto
emerso  in  fase di consultazione pubblica, ha calcolato il costo del
debito  come media ponderata del costo delle passivita' finanziarie e
delle passivita' non onerose (TFR e debiti tributari).
   Cio' premesso, il costo del debito calcolato dall'Autorita' tenuto
conto delle passivita' non onerose e' risultato intorno al 4,5%.

   5. LA STRUTTURA FINANZIARIA
   La  struttura  finanziaria  e' data dal peso che i valori correnti
del  capitale  proprio e del capitale di debito assumono sul capitale
totale. In  alcuni  casi in alternativa alla valutazione corrente del
capitale  proprio  e  del capitale di debito si utilizza un approccio
alternativo  che  definisce  la  struttura finanziaria sulla base del
miglior   mix   di  fonti  finanziarie  adottabile  da  un  operatore
efficiente.
   5.1 La valutazione dell'Autorita'
   L'Autorita' ha analizzato la struttura finanziaria consolidata del
Gruppo   TI   espressa  a  valori  di  mercato. Il  capitale  proprio
attribuibile  a  Telecom  Italia "rete fissa" e' stato calcolato come
differenza tra il capitale proprio consolidato di Telecom Italia e il
capitale  proprio delle societa' operanti in mercati non direttamente
riconducibili  all'attivita' nazionale di rete fissa (TIM, SEAT P.G.,
Telecom Argentina e Entel Chile). Analogamente il valore del capitale
di  debito  e' stato calcolato come differenza tra debito consolidato
di Telecom Italia e debito delle societa' controllate.

   F. Si  condivide  l'orientamento  dell'Autorita' di determinare la
struttura  finanziaria secondo le modalita' descritte nel paragrafo 6
del presente documento?

   5.2  Le osservazioni degli operatori nel processo di consultazione
pubblica
   Un   operatore   di   rete  fissa  non  condivide  l'approccio  di
determinare  la  struttura  finanziaria  con  riferimento al Bilancio
consolidato,  ne'  ritiene  corretto  il  riferimento  ad un generico
operatore efficiente.
   In  merito  alla  determinazione  della struttura finanziaria tale
operatore sottolinea che:
    il  dato  di  partenza  per  la  determinazione  della  struttura
finanziaria  di  Telecom  Italia "rete fissa" deve essere il Bilancio
Civilistico    di    Telecom   Italia   S.p.A.,   non   il   Bilancio
Consolidato. Cio'  anche  in coerenza con la metodologia adottata nel
procedimento   del   2001;    come   sottolineato   in   merito  alla
determinazione  del costo complessivo del capitale di debito, la best
practice  prende  in  considerazione  non  il debito lordo, bensi' il
debito al netto delle "Disponibilita' e Crediti Finanziari a Breve";
    occorre  escludere  quelle componenti di debito nate al solo fine
di essere impiegate per operazioni di fusione e/o acquisizione.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e  mobile  concordano  con  la metodologia proposta dall'Autorita' al
fine   di   determinare   la   struttura   finanziaria   di   Telecom
Italia. Tuttavia  tali  operatori  sottolineano  come  i valori cosi'
determinati  siano  riferibili  a Telecom Italia nel suo complesso, e
non ai singoli aggregati regolatori e come quindi, a livello teorico,
sarebbe  necessario  stimare  la struttura finanziaria efficiente per
ogni singolo aggregato regolatorio.
   Un  operatore  di  rete fissa ritiene che la struttura finanziaria
debba fare riferimento alla sola attivita' di rete fissa. Al riguardo
ritiene  che  ai fini dell'imposizione dell'orientamento al costo dei
servizi,  la  struttura  finanziaria  della  rete  fissa debba essere
calcolata  sulla base del miglior mix di fonti finanziarie adottabile
da un operatore efficiente. Cio', infatti, garantisce che l'operatore
interconnesso non sopporti costi dovuti alle inefficienze finanziarie
di Telecom Italia.
   In   conclusione   tale  operatore  non  condivide  l'orientamento
dell'Autorita'  di  determinare  la struttura finanziaria di TI sulla
base delle modalita' espresse al punto 5.1 dell'Allegato B2.
   5.3 Le conclusioni dell'Autorita'
   La  maggior  parte  degli operatori rispondenti alla consultazione
pubblica  ritiene  opportuno  determinare la struttura finanziaria di
Telecom   Italia  sulla  base  di  un  mix  efficiente  di  fonti  di
finanziamento.
   L'Autorita'  ha  provveduto  a  stimare il valore di mercato delle
societa'  appartenenti  al  gruppo Telecom Italia nonche' i debiti in
capo  a  ciascuna  di  esse. Sulla  base  della struttura finanziaria
consolidata  e' stato determinato il mix di fonti finanziarie proprie
e  di  terzi  della  divisione  di  rete  fissa di Telecom Italia. Il
rapporto  tra  debiti  e  capitale  complessivo  della  rete fissa di
Telecom  Italia  e'  risultato  superiore  alla  media dei principali
operatori di rete fissa europea. Al riguardo, l'Autorita' ritiene che
la  struttura  finanziaria  della rete fissa di Telecom Italia non e'
necessariamente  rappresentativa  di  un operatore efficiente ai fini
del  calcolo  del  costo  del  capitale  e, pertanto, ha provveduto a
stimare il mix ottimale di fonti di finanziamento valutando i dati di
operatori  di  rete  fissa  europei  comparabili  per  dimensioni  ed
attivita'  a  Telecom  Italia,  pervenendo ad un intervallo di valori
compresi tra 0,25 e 0,4.

   6. IL  TASSO  DI  REMUNERAZIONE  DEL  CAPITALE  DIFFERENZIATO  PER
ATTIVITA'
   Il  vecchio  quadro  normativo cosi' come la normativa nazionale e
internazionale  vigenti  prevedono  obblighi di separazione contabile
per  alcuni  aggregati regolatori di rete fissa. L'art. 48 del Codice
prevede  la  possibilita' da parte dell'Autorita' di imporre obblighi
di   separazione  contabile  in  relazione  a  particolari  attivita'
nell'ambito   dell'accesso  e  dell'interconnessione. La  separazione
contabile  ha  il  fine  di  fornire  conti  e  informazioni sui vari
aggregati regolatori come fossero differenti societa' strutturalmente
separate. E'   quindi   possibile   ipotizzare   diversi   tassi   di
remunerazione   del   capitale   investito   per   ciascun  aggregato
regolatorio.
   L'art. 50  del  Codice prevede inoltre che l'Autorita' tenga conto
di  "... un'equa  remunerazione  del  capitale  investito,  di volume
congruo, in considerazione dei rischi connessi ....".
   6.1 La valutazione dell'Autorita'
   Da   un   punto  di  vista  concettuale  l'Autorita'  ritiene  che
l'applicazione  di  valori  differenti del tasso di remunerazione del
capitale  agli aggregati regolatori Telecom Rete di Accesso e Telecom
Rete  di  Trasporto,  prevista  dalla Raccomandazione 98/322/CE della
Commissione  europea  e  dal  Codice, appare appropriata in quanto il
mercato dell'accesso e il mercato del trasporto presentano differenti
situazioni  competitive  nonche'  diversi  gradi  di  rischiosita'  e
pertanto  e'  ragionevole  ritenere  che  il  parametro  Beta nei due
contesti  aziendali  assuma valori differenti. Il calcolo di un tasso
di  remunerazione del capitale differenziato per aggregati regolatori
richiede  la  stima  indiretta  del  coefficiente  Beta facendo anche
ricorso  agli  indici  di  volatilita'  del  rendimento  di aggregati
regolatori  comparabili  appartenenti  ad  altri  settori  produttivi
nazionali  ed  extra  nazionali. L'Autorita'  ritiene che la stima di
differenti  tassi  di  remunerazione  del capitale, per le differenti
attivita'  nell'ambito dell'accesso e dell'interconnessione, sia allo
stato perseguibile.

   G. Si  condivide  l'orientamento  dell'Autorita' di determinare un
tasso  di  remunerazione  del  capitale  differenziato  per aggregati
regolatori?

   6.2  Le osservazioni degli operatori nel processo di consultazione
pubblica
   Un  operatore  di  rete  fissa  non  condivide  l'orientamento  di
determinare  un tasso di remunerazione del capitale differenziato per
Aggregati Regolatori sia per ragioni di tipo generale/finanziario che
di
   business/regolamentari.
   Tale  operatore fa rilevare, infatti, che non esiste in Europa ne'
un  titolo  di  un  operatore  ne'  un  indice che faccia riferimento
esclusivo  a  presunti segmenti di attivita' come per esempio la rete
di accesso o la rete di trasporto.
   L'operatore  infine  sottolinea che qualora si ricorresse comunque
ad una suddivisione dei due beta, non consegue necessariamente che la
somma,  eventualmente  ponderata,  di  tali  beta  sia equivalente al
valore   aggregato. L'espressione   del  beta,  infatti,  essendo  un
parametro  di  mercato, e' strettamente legata alla percezione che il
mercato  stesso  ha della rischiosita' complessiva dell'azienda e non
della somma dei singoli rami di attivita' che la compongono.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e  mobile  sottolineano  il  rilievo  e  l'importanza che il tasso di
remunerazione del capitale impiegato nell'aggregato regolatorio "rete
di  accesso" sia calcolato con riferimento alle specifiche condizioni
competitive  e  di mercato che caratterizzano tale ramo d'azienda. In
particolare  si  fa  notare  come  l'ipotesi di calcolare un tasso di
remunerazione distinto per aggregato regolatorio:
    sia stata formulata dall'Autorita' stessa sin dal 1999;
    sia  stata  gia'  applicata dall'autorita' francese mentre quella
britannica  ne  stia valutando l'utilizzo all'interno del processo di
implementazione del Nuovo Quadro Regolamentare (NQR);
    sia  particolarmente  rispondente  a  quanto previsto dal NQR per
quanto   concerne  l'obiettivo  piu'  generale  di  promozione  della
concorrenza   (necessario  evitare  sussidi  incrociati  tra  servizi
diversi) ma anche per quanto previsto in relazione alla necessita' di
remunerare   il   capitale  investito  proporzionalmente  al  rischio
connesso all'investimento.
   Un  operatore di rete fissa ritiene che ogni aggregato regolatorio
debba  avere  un  proprio WACC di riferimento. E' evidente che alcuni
parametri  come  il  coefficiente  Beta, necessari per il calcolo del
WACC,  non  sono  direttamente  rilevabili sul mercato finanziario in
quanto  gli  aggregati  regolatori  non  sono  quotati in borsa. Tale
operatore ritiene pertanto che tali parametri possano essere ricavati
da  mercati  comparabili  anche riferiti ad altri settori di pubblica
utilita'    nazionali    ed    internazionali   come   trasporti   ed
energia. L'elemento  chiave  di  un  coefficiente Beta comparabile e'
dato  dalla  rischiosita'  dell'attivita'  nel  settore  e  non dalle
caratteristiche tecniche dei servizi offerti. Un ipotetico Beta della
rete ferroviaria e' quindi equiparabile al Beta della rete di accesso
delle  telecomunicazioni  per  il  rischio simile a cui sono soggette
entrambe  le  attivita'  in  relazione  al  grado  di concorrenza dei
mercati.
   6.3 Le conclusioni dell'Autorita'
   Come  evidenziato  dagli  operatori rispondenti alla consultazione
pubblica,  il  calcolo  di  un  tasso  di  remunerazione del capitale
distinto  per  divisioni  aziendali  implica il ricorso ai cosiddetti
comparables,  vale a dire ai coefficienti Beta di aziende operanti in
settori  simili,  per grado di competitivita', alla rete di accesso e
di trasporto nonche' alla divisione commerciale di Telecom Italia.
   Sono  stati  quindi analizzati i coefficienti Beta di operatori di
telecomunicazioni   italiani   ed  esteri  fornitori  di  servizi  di
telefonia  fissa  e  mobile  nonche'  di servizi a larga banda. Si e'
provveduto  altresi'  ad  analizzare  i coefficienti Beta di societa'
italiane   ed   estere  operanti  in  settori  di  pubblica  utilita'
caratterizzati  da  diversi  gradi  di  concorrenza  come  il settore
idrico, aeroportuale, elettrico ed energetico.
   Al termine dell'analisi dei coefficienti Beta di societa' italiane
ed  estere operanti nei settori di telecomunicazioni ed altri settori
di  pubblica  utilita', l'Autorita' ha concluso che, sebbene esistono
metodologie  consolidate  per  il calcolo di Beta divisionali, i dati
osservati   (relativi   a   oltre   20   societa) non  consentono  di
identificare  una  relazione  significativa  tra rischio di impresa e
grado di infrastrutturazione nelle reti di accesso e trasporto.
   Sulla   base  di  quanto  premesso,  l'Autorita'  ritiene  che  un
coefficiente  Beta  divisionale  (Accesso  e  Trasporto) non sia allo
stato  determinabile  ai  fini  del  presente  calcolo  del costo del
capitale.

   7. TASSO DI REMUNERAZIONE DEL CAPITALE IN TERMINI REALI E NOMINALI
   Per  determinare il tasso di remunerazione del capitale in termini
reali  e' necessario che il processo di calcolo della media ponderata
del costo del capitale tenga conto del tasso di inflazione.
   In  generale,  l'esercizio  di  calcolo  del costo del capitale in
termini reali richiede di definire le modalita' di determinazione del
tasso  di inflazione e quindi la scelta della tecnica di calcolo piu'
appropriata  per  la  trasformazione  del  tasso di remunerazione del
capitale da nominale in reale.
   Il  tasso  di  inflazione puo' essere derivato a titolo di esempio
dal tasso di inflazione pubblicato annualmente dall'ISTAT ovvero come
differenza  dei  tassi  di  rendimento nominali e reali dei titoli di
Stato.
   Il  calcolo  del  tasso  medio ponderato del costo del capitale in
termini  reali  puo' essere effettuato impiegando diverse tecniche di
calcolo pur utilizzando come input lo stesso tasso di inflazione.

   H. Si  condivide  l'orientamento  dell'Autorita' di determinare un
tasso di remunerazione del capitale in termini nominali e reali?

   7.2  Le osservazioni degli operatori nel processo di consultazione
pubblica
   Un  operatore di rete fissa ritiene che non vi possa essere alcuno
spazio di applicazione per un costo del capitale in termini reali. In
particolare  si  osserva  che  tutti i valori considerati nell'ambito
degli  strumenti  di "rimedio" alle posizioni dominanti sono espressi
in  termini nominali e, come tali, non possano che essere associati a
tassi parimenti nominali.
   Si  osserva  inoltre  che gli operatori di TLC italiani operano in
area   Euro  e  che,  pertanto,  non  sono  ravvisabili  esigenze  di
aggiustamenti  in  eventuali  confronti  con  altri operatori europei
anche   in   ragione   di  un  comune  scenario  inflazionistico  non
particolarmente dinamico.
   Sei operatori di rete fissa e un operatore integrato di rete fissa
e mobile non condividono l'orientamento dell'Autorita' di determinare
il tasso di remunerazioni del capitale anche in termini reali.
   Un operatore di rete fissa condivide l'orientamento dell'Autorita'
di calcolare un WACC sia in termini nominali sia in termini reali.
   7.3 Le conclusioni dell'Autorita'
   La  maggior  parte  degli operatori rispondenti alla consultazione
pubblica  non ha condiviso l'orientamento dell'Autorita' di calcolare
il  tasso  di  remunerazione  del capitale anche in termini reali. In
particolare  viene  fatto  osservare  che  il  costo  del capitale in
termini  reali  non e' rilevante per le imprese che operano nell'area
Euro,   la   quale  e'  caratterizzata  da  un  tasso  di  inflazione
tendenzialmente stabile e comune agli Stati membri.
   Alla  luce  di tanto, l'Autorita' nel condividere quanto emerso in
sede  di  consultazione,  ritiene  opportuno  determinare il tasso di
remunerazione del capitale solo in termini nominali.

   8. IL TASSO MEDIO DI REMUNERAZIONE DEL CAPITALE IMPIEGATO
   Una  volta determinati i parametri rilevanti relativi al CAPM e al
costo  del  debito,  l'Autorita'  ha  provveduto a calcolare il tasso
medio  di  remunerazione del capitale pesato dal rapporto che i mezzi
finanziari  propri  e  di  terzi hanno sul capitale complessivo della
divisione di rete fissa di Telecom Italia.
   Sulla  base  di  quanto  premesso  e  considerati  gli  intervalli
ragionevoli  di  variazione,  il  tasso di remunerazione del capitale
nominale ante imposte e' quindi risultato pari a 10,2 %.