(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  comune  di  Boscoreale  (Napoli),  i cui organi elettivi sono
stati  rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del 26 maggio
2002,  presenta  forme  di  ingerenze  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che  compromettono  l'imparzialita'  della  gestione  e
pregiudicano  il  buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare
funzionamento dei servizi.
    Invero,  sulla  base  degli  elementi  informativi raccolti dalle
forze  dell'ordine  nel corso dell'attivita' di monitoraggio posta in
essere   nel   territorio   in   ordine   a   presunti   fenomeni  di
condizionamento  degli  organi  elettivi  da parte della criminalita'
organizzata,  il  prefetto  di Napoli ha disposto, il 10 giugno 2004,
l'accesso  presso  il  suddetto  ente,  ai  sensi dell'art. 1, quarto
comma,  del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, dalla
legge   12 ottobre  1982,  n.  726,  e  successive  modificazioni  ed
integrazioni.
    Gia'  in precedenza il consiglio comunale di quell'ente era stato
destinatario  di  provvedimento di scioglimento, adottato con decreto
del  Presidente  della  Repubblica del 15 dicembre 1998, ai sensi del
decreto-legge  31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni,
dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
    Al  riguardo appare evidentemente finalizzata ad evitare i rischi
dello    scioglimento   la   radicale   modifica,   in   concomitanza
dell'insediamento  della  commissione  di accesso, della composizione
della  giunta e la revoca degli incarichi a due dirigenti considerati
responsabili della violazione del protocollo di legalita'.
    Le   risultanze   della  attivita'  di  accesso  confluite  nella
relazione  redatta  dalla  commissione  all'uopo  incaricata,  cui si
rinvia  integralmente,  hanno evidenziato la sussistenza di obiettivi
fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a
causa   dell'influenza   della  criminalita'  organizzata  fortemente
radicata sul territorio.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte amministrative risultano favorite da una generale acquiescenza
degli  organi elettivi e dell'apparato burocratico, il cui operato e'
comunque riconducibile agli organi di governo in virtu' dello stretto
rapporto  fiduciario  che e' sotteso al conferimento degli incarichi,
nei   confronti   di   istanze   provenienti   dagli  ambienti  della
criminalita' organizzata locale. Per alcuni amministratori sono state
accertate contiguita' con esponenti della camorra.
    Inoltre  fino al 2004 facevano parte del consiglio e della giunta
due amministratori, gia' presenti nella disciolta compagine politica,
i  cui  rapporti  con esponenti delle locali organizzazioni criminali
avevano  contribuito  a  motivare  la misura dissolutoria. Per uno in
particolare  di essi sarebbe stata, anche successivamente al predetto
scioglimento,   accertata   la   frequentazione   di  ambienti  della
criminalita' organizzata.
    Lungi  dal  conformare  la  propria azione ai canoni fondamentali
della legalita' ripristinata dalla commissione straordinaria nominata
a   seguito   del  precedente  scioglimento,  il  governo  locale  ha
ricominciato a perseguire interessi estranei a quelli della comunita'
amministrata,  favorendo  anche  soggetti  collegati  direttamente  o
indirettamente con gli ambienti malavitosi.
    In  particolare  nel  settore edilizio, che gia' in occasione del
precedente   scioglimento  era  stato  ritenuto  contesto  ampiamente
permeabile alle illecite interferenze della criminalita' organizzata,
e'  stato  rilevato  un  significativo  incremento  di  opere abusive
ricollegabile  alla  inerzia  dell'ente  nell'intraprendere azione di
contrasto.  La  commissione d'accesso ha ritenuto che tale inerzia in
un  settore  strategico  per  il  governo del territorio, non solo e'
contraria  alla  cura  degli  interessi  pubblici,  ma costituisce un
elemento indiziante della sensibilita' degli organi di governo e, per
essi,  degli  organi  gestionali, verso gli interessi della malavita.
Rappresenta  difatti  un  dato fattuale che la stragrande maggioranza
degli  abusi  edilizi  siano stati rilevati dalle forze dell'ordine e
che in diverse occasioni queste abbiano provveduto a sequestrare aree
e fabbricati di cospicue dimensioni nella disponibilita' di congiunti
di elementi di spicco della criminalita' organizzata.
    E'  stato, infatti, accertato al riguardo che, in piu' occasioni,
l'amministrazione  non  ha  provveduto  ai conseguenti adempimenti di
demolizione  o  di  acquisizione  al patrimonio comunale di manufatti
abusivi  nella  titolarita' di stretti congiunti di esponenti apicali
di  clan  camorristici  che  si sono peraltro resi responsabili della
violazione  dei  sigilli ai medesimi apposti, e che a tale inerzia si
e'  invece  significativamente  contrapposto  il  rilascio,  per  una
struttura   nella   disponibilita'   di   soggetti  con  emblematiche
contiguita',  in tempi straordinariamente brevi e in difformita' allo
strumento   urbanistico,   della   concessione   edilizia   e   della
autorizzazione  a  condurvi  un  esercizio  pubblico,  previa  revoca
dell'ordinanza  di  demolizione  e  ripristino dello stato dei luoghi
precedentemente   emessa,   e   irrogazione   di  una  mera  sanzione
amministrativa.   Parimenti   e'   emerso  che  l'amministrazione  ha
illegittimamente  concesso  il  permesso di costruire in sanatoria in
una   zona   sottoposta   a  vincolo  paesaggistico  ad  un  soggetto
imparentato  a  persone  destinatarie  in  passato  di  provvedimenti
restrittivi  per  il  delitto  di  cui  all'art. 416-bis c.p., le cui
attivita'  erano  state  prese  in  considerazione  in  occasione del
precedente  provvedimento  di  scioglimento. L'attivita' ispettiva ha
peraltro  rilevato  il  frequente  utilizzo,  da  parte  degli stessi
amministratori,  per  lo  svolgimento  di  convegni  e manifestazioni
pubbliche,  di  strutture  non  conformi  alla  normativa  edilizia o
gestite in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative.
    E'  stata inoltre rilevata l'assenza di qualsivoglia attivita' di
controllo  e  verifica  da  parte  dei  competenti uffici comunali in
ordine al rilascio di licenze e autorizzazioni amministrative.
    Risultano  peraltro  aver  beneficiato del benevolo atteggiamento
dell'amministrazione   anche  esercizi  commerciali  riconducibili  a
soggetti  contigui  alla  criminalita' organizzata. La commissione ha
accertato   infatti   che,  sebbene  le  forze  dell'ordine  avessero
rilevato, nella conduzione di alcuni esercizi nella disponibilita' di
soggetti  contigui  alla criminalita' organizzata, infrazioni tali da
comportare l'adozione di ordinanze di chiusura, l'amministrazione ha,
in  un  caso,  rilasciato  ugualmente  la certificazione in sanatoria
necessaria  per  la  conduzione  dell'attivita'  commerciale e, in un
altro,  ha  procrastinato  la notifica del provvedimento di rigore al
titolare dell'esercizio, consentendo, nelle more della notificazione,
la  prosecuzione  dell'attivita'  e  il rilascio delle autorizzazioni
prescritte.
    Nel  settore  degli  appalti  e'  emerso che, in violazione delle
specifiche   prescrizioni   contenute  nel  protocollo  di  legalita'
sottoscritto  dal  sindaco,  l'amministrazione comunale ha piu' volte
omesso  di  acquisire, preventivamente all'apertura delle offerte, le
informazioni  antimafia  sul conto delle ditte partecipanti a gara di
appalto.  Cio'  ha peraltro comportato l'affidamento di alcuni lavori
ad  una ditta i cui titolari hanno rapporti di parentela con soggetti
contigui  alla  criminalita' organizzata. Solo a seguito di specifico
richiamo  da  parte  della  prefettura, sono state sospese le gare in
corso,  annullate  quelle  espletate  in  difformita' al protocollo e
revocati  gli  incarichi dirigenziali ai responsabili delle procedure
viziate.  L'attivita'  ispettiva  ha  inoltre  evidenziato che ad una
ditta,  il  cui  titolare  ha  legami  di  parentela  con un elemento
ritenuto  vicino al clan camorristico egemone, sono stati aggiudicati
alcuni   lavori   con   procedure   connotate   da  violazioni  delle
prescrizioni  di  segretezza per la partecipazione delle imprese alla
gara e da indizi di turbativa d'asta.
    La   commissione   ritiene  sintomatica  dell'acquiescenza  degli
amministratori  ai  condizionamenti  della criminalita' organizzata e
della  propensione  dell'ente a deviare dai canoni di legalita' nella
gestione della cosa pubblica, l'erogazione di contributi in favore di
associazioni  socio-culturali  delle quali le forze dell'ordine hanno
accertato  legami  con  esponenti  della  criminalita' organizzata. E
'infatti   emerso  che,  non  sussistendo  agli  atti  documentazione
giustificativa per tali contribuzioni, dette procedure sono prive dei
presupposti   di   legittimita'.   In  particolare,  dalle  verifiche
effettuate  e'  emerso  come  l'assetto  istituzionale  di  una delle
associazioni  beneficiarie  offra  uno  spaccato  emblematico  di  un
intricato  sistema  di  rapporti che vede protagonisti rappresentanti
politici   locali  ed  esponenti  della  criminalita'  organizzata  o
personaggi  a  questi  ultimi  legati  da parentele e frequentazioni.
Indicativa    al    riguardo   e'   la   utilizzazione   della   sede
dell'associazione    per    la    campagna   elettorale   di   alcuni
amministratori.  Comprova  il  particolare  favore  di  cui  gode  la
predetta  associazione  da  parte  dell'amministrazione  comunale  la
circostanza  che  alle forze dell'ordine, che avevano verificato, nel
corso  di una manifestazione organizzata dalla predetta associazione,
la  mancanza dell'autorizzazione sanitaria per la somministrazione di
cibi  e  bevande, sia stata esibita, il giorno successivo, la licenza
richiesta rilasciata quello stesso giorno con la espressa indicazione
della decorrenza retroattiva dell'autorizzazione.
    Gli  elementi  emersi  dalle  procedure  di  accesso, riscontrati
unitariamente, appaiono determinanti in ordine all'accertamento della
vicinanza  tra  l'amministrazione  e  la  criminalita'  organizzata e
concorrono   a   configurare   un   concreto  pericolo  di  sviamento
dell'attivita' comunale dal perseguimento degli interessi dell'intera
collettivita'.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  comune  di  Boscoreale,  l'inosservanza  del  principio di
legalita'  nella  gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche
funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione
ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando
la  fiducia  nella  legge  e  nelle  istituzioni  dei  cittadini  che
esprimono il loro dissenso in numerosi esposti.
    Pertanto,  il  prefetto  di Napoli, con relazione del 14 dicembre
2005,   che   si   intende   integralmente  richiamata,  ha  proposto
l'applicazione  della  misura  di  rigore  prevista dall'art. 143 del
decreto  legislativo  18 agosto  2000, n. 267, su conforme avviso del
Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di
Boscoreale (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della
misura di rigore.
      Roma, 23 gennaio 2006
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu