(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

                   Il Presidente della Repubblica

    Il  comune  di  Cerda (Palermo), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  26 maggio 2002,
presenta   forme  di  condizionamento  da  parte  della  criminalita'
organizzata    che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita'    degli   organi   elettivi,   il   buon   andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    In  relazione  all'esito  di attivita' investigativa condotta sul
territorio,   dalla   quale   e'   emerso   un   contesto  ambientale
caratterizzato  dalla  presenza  della  criminalita'  organizzata, il
prefetto  di  Palermo  ha disposto, con provvedimento del 21 febbraio
2006,  l'accesso  presso  il  comune  di Cerda, ai sensi dell'art. 1,
comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla
legge  12 ottobre  1982,  n.  726,  con  successive  modificazioni ed
integrazioni, per gli accertamenti di rito.
    Gia'   in   precedenza   l'ente   era   stato   destinatario  del
provvedimento  di  scioglimento,  adottato con decreto del Presidente
della  Repubblica  del  30 settembre 1991, ai sensi del decreto-legge
31 maggio  1991,  n.  164, convertito, con modificazioni, dalla legge
22 luglio 1991, n. 221.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si
rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della esistenza di fattori
d'inquinamento  dell'azione  amministrativa  dell'ente locale a causa
dell'influenza  della  criminalita'  organizzata,  ponendo in risalto
come,   nel   tempo,  l'uso  distorto  della  cosa  pubblica  si  sia
concretizzato   nel   favorire  soggetti  collegati  direttamente  od
indirettamente  con  gli ambienti malavitosi. Per alcuni fatti emersi
in  fase  di  accesso  la  commissione  ha trasmesso una segnalazione
all'Autorita'  Giudiziaria  in  merito alle modalita' di espletamento
dei pubblici appalti da parte dell'amministrazione comunale di Cerda.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte  amministrative  risultano  favorite da una fitta ed intricata
rete  di  parentele,  affinita',  amicizie  e frequentazioni che lega
alcuni  componenti della giunta, del consiglio, nonche' dell'apparato
burocratico  ad  esponenti  delle  locali  consorterie criminali od a
soggetti ad esse contigue.
    In   particolare,  a  seguito  degli  accertamenti  esperiti  dai
competenti   organi   e  confluiti  nel  sopracitato  rapporto  della
commissione, sono state effettuate diverse segnalazioni di ipotesi di
reato  alla  competente  Autorita' Giudiziaria ed ulteriori verifiche
risultano,  altresi',  in corso da parte della Direzione Distrettuale
Antimafia   per   una   vicenda   nella   quale   sono  coinvolti  un
amministratore,   attualmente  sospeso  dalla  carica,  ed  un  altro
soggetto,  arrestati  entrambi  a seguito di un'ordinanza di custodia
cautelare  in  carcere  emessa  dalla  Procura  della  Repubblica  di
Palermo,  per  il reato di cui all'art. 416-bis c.p., e condannati in
primo grado.
    Nella  compagine  amministrativa  la figura piu' rilevante, per i
profili   d'interesse,   anche   in   considerazione   del  grado  di
rappresentativita'  e del ruolo che riveste, e' quella dell'organo di
vertice  dell'amministrazione.  Il  predetto  e'  stato segnalato per
abuso  d'ufficio e concorso in falso ideologico alla locale Autorita'
Giudiziaria,  unitamente a personale dell'ufficio tecnico e ad alcuni
componenti della giunta, per aver conferito un incarico professionale
ad  un  geometra  in  carenza  dei requisiti professionali necessari.
Inoltre,  recentemente, il sindaco e' stato raggiunto da un avviso di
garanzia  per ipotesi di reato connesso all'espletamento della carica
poiche' attestava falsamente che era stato espletato un bando di gara
per  l'affidamento  di  lavori  di  manutenzione straordinaria di una
strada  agricola  ad  una ditta riconducibile ad un soggetto detenuto
per  mafia,  a  seguito  della  ordinanza  sopra  citata. Inoltre, il
predetto sindaco risulta avere frequentazioni con personaggi legati o
comunque contigui alla criminalita' organizzata.
    A  carico  di altro amministratore figurano numerose condanne per
reati  di  particolare  gravita', fra i quali rilevano l'emissione di
assegni  a  vuoto,  reati  fiscali, favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina e sfruttamento della manodopera. Lo stesso, gia' presente
nel  disciolto  consiglio  comunale, risulta avere frequentazioni con
esponenti  della  criminalita' organizzata ed e', altresi', genero di
un indiziato di appartenenza alla mafia.
    Particolare valenza assume la figura del consigliere, attualmente
sospeso dalla carica, in quanto, come sopra riferito, detenuto e gia'
condannato  per  associazione  mafiosa.  Il  predetto unitamente alla
sorella  ed  al cognato e ad altro soggetto titolare di una ditta che
risulta  beneficiaria  della concessione di numerosi appalti da parte
dell'amministrazione   comunale,   oltre   a  quello  sopradescritto,
risultano associati con una nota famiglia mafiosa.
    Il  profilo  indiziario  dell'ingerenza negli affari del comune e
della strumentalizzazione delle scelte amministrative viene delineato
dalla  commissione  d'accesso  attraverso  gli accertamenti svolti in
merito al settore urbanistico. Al riguardo, occorre premettere che il
comune  e' sprovvisto di piano regolatore generale e che, in materia,
si  provvede  ancora  in  base  al programma di fabbricazione. Per la
redazione di tale piano l'ente ha provveduto solo nel dicembre 2003 a
dare  l'incarico  a due professionisti, uno dei quali fino al 2004 e'
stato  direttore  tecnico di una ditta il cui titolare risulta essere
il  padre  del  consigliere  sospeso  sopra  citato  e condannato per
associazione mafiosa.
    Dalla  verifica  degli  atti sono state riscontrate irregolarita'
riferibili  alla tenuta dei registri delle concessioni edilizie, dove
sono  state  lasciate  delle  righe  in  bianco  e  non  sbarrate che
avrebbero  consentito  la  annotazione  di  richieste  di concessioni
edilizie  pervenute successivamente. Analogo discorso, in merito alle
carenze  funzionali  degli  uffici,  e'  stato  segnalato  per quanto
concerne  i  registri  delle  riunioni della commissione edilizia. In
particolare, non viene tenuto il registro delle riunioni ed i verbali
delle  stesse vengono inseriti disordinatamente nei singoli fascicoli
riportando errori nella numerazione. Emblematica e' l'autorizzazione,
rilasciata  dal  comune nello stesso giorno della presentazione della
richiesta  ed addirittura prima della assegnazione per la trattazione
all'ufficio  tecnico, a favore del padre dell'amministratore sospeso,
vicenda sulla quale pende procedimento penale.
    Anomalie  vengono  riscontrate  con  riferimento  all'incarico di
responsabile   delle  aree  tecnica,  amministrativa  e  finanziaria,
affidato   ad   un  geometra,  indagato  con  il  piu'  volte  citato
amministratore  arrestato,  per  falso  in  atto  pubblico  e  truffa
aggravata ai danni dell'amministrazione di Cerda, poiche' attestavano
falsamente,  il  primo  in  qualita'  di  direttore  dei lavori ed il
secondo in qualita' di titolare della ditta appaltatrice, la regolare
esecuzione  di  lavori  di  una strada nell'agro cerdese. Inoltre, il
predetto  geometra  delegava  altro soggetto a sostituirlo in caso di
sua  assenza,  che  risulta  avere  legami  parentali con la famiglia
dell'amministratore.   A   carico   del   medesimo  pende,  altresi',
procedimento  penale  per  abuso  d'ufficio  e  costruzione  abusiva,
unitamente  al  padre  del  predetto  amministratore,  in  merito  al
rilascio   di   autorizzazione   alla  costruzione  di  un  capannone
industriale,   ancor   prima   della   presentazione  della  domanda.
Successivamente,   il  sindaco  revocava  il  predetto  incarico  per
conferirlo  ad  altro tecnico che risulta avere collegamenti, seppure
indiretti, con la criminalita' organizzata.
    Indicazione   specifica  di  sensibilita'  agli  interessi  della
malavita  organizzata  e'  la  vicenda  dell'affidamento di reiterati
incarichi esterni ad un professionista, nei confronti del quale si e'
reso   necessario   l'intervento   del   prefetto   che   ha  fornito
controindicazioni  al  sindaco, in quanto il predetto professionista,
pur   non  avendo  precedenti  o  pendenze  penali,  figurava  «quale
direttore tecnico dell'impresa del suocero di un soggetto attualmente
detenuto per associazione per delinquere di stampo mafioso».
    Inoltre, un congiunto del citato professionista, considerato uomo
di  fiducia  del sindaco, e' socio, unitamente al figlio dello stesso
sindaco,  di  altra ditta. Con riferimento agli incarichi conferiti a
tale   professionista,  gia'  presente  nel  corso  della  precedente
consiliatura,  si segnala quello relativo alla sistemazione idraulica
e  risanamento  di  un  burrone, revocato dal sindaco successivamente
all'insediamento  della  commissione  di  accesso in quanto risultava
travalicare il limite perentorio ed inderogabile del compenso fissato
per  ogni  professionista. Inoltre, risulta presentata denuncia sulle
modalita'  di esecuzione dell'appalto che sarebbe stato modificato in
fase  di esecuzione al fine di non intralciare il capannone costruito
abusivamente dal piu' volte citato padre dell'amministratore sospeso.
    Altra   situazione   che   denota  una  alterazione  del  livello
qualitativo  dell'attivita' amministrativa dell'ente e' la nomina del
responsabile  dei progetti e selettore nei concorsi pubblici, banditi
dal  Servizio  Civile  Nazionale,  in  seno al consiglio direttivo di
un'unione  di  comuni,  presieduto  dal sindaco di Cerda, che risulta
diffidato di P.S., nonche' cugino di primo grado di omonimo noto boss
locale.  Il  predetto  e'  legato  da lungo tempo al sindaco e con lo
stesso  risulta  coinvolto  in vicende di carattere giudiziario al di
fuori  dell'attivita' amministrativa. Inoltre, a seguito di attivita'
ispettiva  di  funzionari  incaricati  dal Direttore Nazionale per il
Servizio Civile di effettuare una verifica presso il comune di Cerda,
relativamente   alla  gestione  del  personale  volontario,  venivano
contestate  irregolarita',  alcune delle quali relative alla mancanza
di  comunicazioni  delle  assenze  dei volontari ai fini del rimborso
relativo al vitto. Emblematica, al riguardo, e' la circostanza che il
ristorante  aggiudicatario dell'appalto per la fornitura dei pasti ai
volontari e' gestito dalla figlia del predetto.
    La sussistenza di pregiudizievoli cointeressenze e' riscontrabile
anche  con  riferimento  al  settore  dei contributi, dove emerge che
diversi  soggetti  riconducibili  a  famiglie  mafiose hanno goduto a
vario  titolo  di  benefici  economici  da  parte  del  comune. Nella
trattazione  di  alcune  pratiche  sono  state  riscontrate anomalie,
riferibili  sia  alla  circostanza  che  alcuni contributi sono stati
erogati prima ancora del ricevimento delle domande sia all'assenza di
accertamenti  patrimoniali  sui  nuclei  familiari  dei  richiedenti,
laddove,  invece,  da informazioni assunte dai Carabinieri emerge che
il tenore di vita dei riceventi risulta di buon livello.
    In  materia  di  appalti  pubblici,  la commissione evidenzia una
gestione   amministrativa   caratterizzata   da  irregolarita'  e  da
procedure  di  dubbia legittimita'. In particolare, l'amministrazione
ha  fatto  ricorso  costante  a procedure ristrette per la scelta del
contraente  (trattative  private),  non  giustificate  dai criteri di
urgenza,   indifferibilita'   o   dalla   particolare   natura  delle
prestazioni  richieste  e  che  mal  si conciliano con le cautele che
devono  connotare  l'attivita'  di  una  pubblica amministrazione che
agisce  in  un  contesto territoriale notoriamente contraddistinto da
possibili illecite interferenze nella gestione della cosa pubblica.
    L'esame  degli atti compiuto ha posto in luce gravi e persistenti
anomalie  che  hanno  interessato  numerosi  lavori non riportati nel
registro dei contratti. Con riferimento alle procedure di affidamento
di  lavori  a  trattativa  privata  risulta  che l'amministrazione ha
artatamente  frazionato  gli  importi  dei  lavori  per  aggirare  la
normativa  comunitaria  in materia di lavori pubblici, consentendo ad
alcuni  soggetti  di  beneficiare di somme indebite e non effettuando
alcun  controllo sui lavori eseguiti. Inoltre, in numerosi appalti e'
stata  aggirata  la  normativa di settore, simulando una fornitura di
beni  laddove,  invece,  si  trattava  di  prestazioni  di  opere che
sarebbero  dovute,  pertanto,  ricadere sotto la procedura dei lavori
pubblici affidabili mediante cottimo-appalto e contratto aperto.
    Altre irregolarita' attengono all'ingiustificato quanto frequente
ricorso a procedure ristrette di scelta del contraente non supportate
dai  necessari  presupposti connessi all'urgenza e/o alla particolare
natura delle prestazioni; alla pressoche' totale mancanza di collaudi
delle  opere; all'assenza di regolari contratti; ai cottimi fiduciari
in  assenza  di  un  albo  delle  imprese di fiducia; agli interventi
affidati  a  seguito  di  dichiarazione  di somma urgenza per i quali
mancano i verbali di consegna dei lavori.
    Sintomatico  di  anomale  ingerenze  e'  l'affidamento diretto di
lavori  pubblici, a trattativa privata, in carenza dei presupposti, a
ditte  vicine al contesto mafioso. E' il caso dell'affidamento ad una
ditta  individuale,  il  cui titolare e' affine a soggetto condannato
per  associazione  a  delinquere  di stampo mafioso e ad altra ditta,
attualmente sottoposta a sequestro giudiziario, il cui titolare viene
ritenuto prestanome di altra persona, condannata ex art. 416-bis c.p.
    Ulteriore indice di possibile devianza dell'azione amministrativa
dell'ente   e'   rinvenibile   anche  nelle  aggiudicazioni  di  aste
pubbliche,  connotate  da  profili  di  illegittimita',  tra le quali
rileva  la  mancanza  sia  della attestazione comprovante i requisiti
tecnico-organizzativi, sia della menzione, nei verbali di gara, delle
modalita' di cautelazione della documentazione di gara prodotta dagli
interessati.   In   particolare,   depongono   in   favore   di  tale
prospettazione  le  aggiudicazioni ad una societa' il cui titolare e'
parente   di  un  soggetto  condannato  per  associazione  maflosa  e
turbativa  d'asta.  Inoltre,  la  prefettura  ha  evidenziato che nei
confronti  della suddetta societa', pur non sussistendo elementi tali
da   impedire   la   concessione   del  nulla  osta  necessario  alla
certificazione   antimafia,   sussistevano  pero'  frequentazioni  in
ambienti  controindicati,  in  quanto  il  titolare dell'impresa era,
altresi', in contatto con soggetti indiziati mafiosi.
    Gli  elementi  fattuali  desunti  dagli  accertamenti ispettivi e
dalle   indagini   in   corso   appaiono   determinanti   in   ordine
all'accertamento   della   vicinanza   tra   l'amministrazione  e  la
criminalita'  organizzata  e  concorrono  a  configurare  un concreto
pericolo di sviamento dell'attivita' comunale dal perseguimento degli
interessi dell'intera collettivita'.
    L'inosservanza   del   principio   di  legalita'  nella  gestione
dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso
le  legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella
fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini
nella legge e nelle istituzioni.
    Pertanto,  il  prefetto  di  Palermo, con relazione del 20 luglio
2006,  che  qui  si  intende  integralmente  richiamata,  ha proposto
l'applicazione  della  misura  di  rigore  prevista dall'art. 143 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  condizione  di  assoggettamento  necessita che, da
parte  dello  Stato,  sia  posto  in  essere  un intervento mirato al
ripristino  della  legalita'  mediante  il  recupero  della struttura
pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali.
    Per le suesposte considerazioni, si ritiene necessario provvedere
ad   eliminare   ogni   ulteriore   motivo  di  deterioramento  e  di
inquinamento  della  vita  amministrativa  e  democratica  dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nell'art.  143  del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267,  che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Cerda
(Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di
rigore.
    Roma, 30 novembre 2006
                                      Il Ministro dell'interno: Amato