(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  prefetto di Vibo Valentia, sulla base di rapporti informativi
delle forze dell'ordine che, a seguito dell'emissione di ordinanza di
custodia cautelare in carcere nei confronti, tra gli altri, di alcuni
amministratori  del  comune di San Gregorio d'Ippona (Vibo Valentia),
per  il  reato  associativo  di  stampo  mafioso,  non escludevano il
condizionamento  degli  organi elettivi dell'amministrazione comunale
da  parte  di  una  forte  cosca  mafiosa radicata nel territorio del
comune,  ha  disposto,  con  provvedimento  in  data  4 ottobre 2006,
l'accesso  presso  il  comune  di  San  Gregorio  d'Ippona,  ai sensi
dell'art.  1,  quarto  comma,  del decreto-legge 6 settembre 1982, n.
629,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n.
726, e successive modificazioni ed integrazioni.
    A  seguito  delle  dimissioni rassegnate dalla meta' piu' uno dei
consiglieri,  il  consiglio comunale dell'ente, i cui organi elettivi
sono  stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 3 aprile
2005, e' stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica in
data 25 gennaio 2007, ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n.
3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    Peraltro l'esito degli accertamenti svolti tanto dalle competenti
autorita' investigative quanto dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione commissariale conclusiva della procedura, avvalorava
l'ipotesi  della  sussistenza  di fattori di inquinamento dell'azione
amministrativa   dell'ente   locale   a  causa  dell'influenza  della
criminalita'  organizzata fortemente radicata sul territorio, ponendo
in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia
concretizzato   nel   favorire   soggetti  collegati  direttamente  o
indirettamente con gli ambienti malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte  amministrative  emergono  da  situazioni di coinvolgimento di
alcuni amministratori locali con esponenti della locale criminalita',
nei  cui confronti l'autorita' giudiziaria ha disposto l'applicazione
di   misure   cautelari.   Le   indagini   hanno  rilevato  l'estrema
pericolosita'   della  cosca  criminale  che  opera  nel  territorio,
l'organicita'  della stessa con i localiambienti economico - politico
-  amministrativo  e,  comunque,  un  forte  interesse della malavita
locale  al  governo  dell'ente, concretizzatosi, peraltro, in base ai
riscontri  giudiziari  effettuati,  anche  nel  condizionamento dello
svolgimento  delle consultazioni elettorali. La situazione di pesante
ed  illecita  ingerenza nella vita politico-amministrativa del comune
viene  ulteriormente  suffragata  dai molteplici atti d'intimidazione
posti  in  essere  nei  confronti  dell'organo  di  vertice,  con  il
presumibile  intento  di  indurlo  ad  ottemperare ai probabili patti
preelettorali.
    Le  risultanze  dell'attivita' di accesso hanno messo in evidenza
che  con  riferimento al dilagante fenomeno dell'abusivismo edilizio,
sia  stata  messa in atto una sterile attivita' di contrasto da parte
dell'ente,  inidonea quindi al concreto raggiungimento dei fini della
tutela  del territorio e che costituisce un elemento indiziante della
sensibilita'  degli  organi  di  governo  verso  gli  interessi della
malavita:  rappresenta difatti un dato testuale che gli abusi in tale
settore  siano  stati  rilevati  dalle  forze  dell'ordine  e non dal
competente ufficio.
    Le    sopra    evidenziate   situazioni   di   omesso   controllo
sull'attivita'   edilizia   denotano   un   mtreccio  patologico  tra
l'amministrazione  e  il  sodalizio  criminoso  dal  quale puo' farsi
fondatamente  discendere una gestione della cosa pubblica indirizzata
a  favorire,  seppure  indirettamente,  interessi  estranei  a quelli
dell'amministrazione,  che  e'  riscontrabile anche nel settore degli
appalti.
    Infatti  l'accentuata propensione dell'amministrazione comunale a
deviazioni   dal   sistema   di  legalita'  viene  riscontrata  negli
affidamenti  diretti  per  somma urgenza dove emerge la carenza della
necessaria  motivazione;  del  pari  le procedure ristrette, quali la
trattativa  privata  previa  gara informale e gli affidamenti diretti
per somme urgenze non sono supportate dalle condizioni legittimanti.
    La  possibile  devianza  dell'azione  amministrativa dell'ente e'
rinvenibile   anche   nella  circostanza  che  fra  gli  imprenditori
affidatari  di  opere pubbliche risultano soggetti legati da rapporti
di  frequentazione e di parentela con esponenti della criminalita'. A
tal  riguardo,  pur  avendo  l'ente  sottoscritto  con  la competente
Prefettura-Ufficio   territoriale   del   Governo  un  protocollo  di
legalita',  agli  atti  non  sono  state  rinvenute le certificazioni
antimafia relative alle imprese affidatarie di appalti.
    Sintomatica  di  una  gestione  amministrativa  non improntata ai
principi  di  trasparenza  e'  la coincidenza dei poteri di indirizzo
politico  e  di quelli di gestione della cosa pubblica in capo all'ex
sindaco,  che  risulta,  tra  l'altro,  essere  titolare dell'impresa
appaltatrice di lavori per il comune.
    Ulteriore  segnale di possibile compressione esterna sugli organi
del comune viene individuato dalla commissione nella vicenda relativa
alla  chiusura  di  un  esercizio commerciale il cui titolare risulta
essere   elemento   di  spicco  della  criminalita'  organizzata.  In
particolare al predetto esercizio, oggetto di alcuni provvedimenti di
chiusura  temporanea,  e'  stata  revocata la licenza commerciale per
motivazioni preclusive con provvedimento prefettizio. Tuttavia l'ente
ha reso esecutivo tale provvedimento con considerevole ritardo e solo
dopo  espresso sollecito da parte della competente Prefettura-Ufficio
territoriale del Governo.
    Anche  la  elargizione  di contributi in materia assistenziale e'
risultata effettuata in assenza dei presupposti istruttori prescritti
dalla normativa regolamentare.
    La  commissione  di accesso ha infine rilevato il grave disordine
amministrativo  in  cui  versa  l'ente,  caratterizzato da un sistema
gestionale   privo   di   direttive   specifiche  e  da  una  confusa
ripartizione  dei  compiti,  assolutamente  non  adeguata  alle reali
esigenze della collettivita'.
    Alla  palese  disorganizzazione  ed  inefficienza  del sistema di
riscossione  dei  tributi  fa  riscontro  l'elevatissima evasione dei
tributi  comunali e del canone dell'acqua potabile, segno evidente di
una  diffusa  illegalita'  e  della  generale  inosservanza  dei piu'
elementari   precetti  normativi,  da  cui  non  sono  esenti  alcuni
amministratori  e  dipendenti comunali, nonche' soggetti appartenenti
alla criminalita' organizzata.
    Il  complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la
capacita'  di  penetrazione  dell'attivita'  criminosa ha favorito il
consolidarsi di un sistema di connivenza e di interferenze di fattori
esterni   al   quadro  degli  interessi  locali,  riconducibili  alla
criminalita'  organizzata,  che,  di  fatto, priva la comunita' delle
fondamentali  garanzie  democratiche  e  crea  precarie condizioni di
funzionalita' dell'ente.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  comune  di San Gregorio d'Ippona la cui capacita' volitiva
risulta  assoggettata  alla  influenza dei locali sodalizi criminali,
l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso   distorto   delle  funzioni  pubbliche  hanno  compromesso  le
legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella
fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini
nella legge e nelle istituzioni.
    Pertanto,  il  prefetto  di Vibo Valentia, valutata la situazione
riscontrata sia in ordine al contesto ambientale nel quale e' notoria
la  diffusione del fenomeno criminale, sia in relazione allo stato di
disfunzionalita'  dell'ente,  con  relazione  del 25 gennaio 2007, ha
proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Rilevato  che,  per  le  caratteristiche  che  lo configurano, il
provvedimento   dissolutorio   previsto  dall'art.  143  del  decreto
legislativo  18 agosto 2000, n. 267, puo' intervenire finanche quando
sia    stato   gia'   disposto   provvedimento   per   altra   causa,
differenziandosene  per  funzioni  ed  effetti,  si  formula  rituale
proposta  per  l'adozione  della  misura  di rigore nei confronti del
comune  di  San  Gregorio  d'Ippona  (Vibo  Valentia) con conseguente
affidamento  per  la durata di diciotto mesi della gestione dell'ente
ad  una  commissione  straordinaria  cui,  in  virtu'  dei successivi
articoli 144   e   145,   sono  attribuite  specifiche  competenze  e
metodologie  di  intervento  finalizzate  a  garantire  nel  tempo la
rispondenza    dell'azione   amministrativa   alle   esigenze   della
collettivita'.
      Roma, 20 aprile 2007
                                      Il Ministro dell'interno: Amato